No j a E d i z i o n i 2P
La sensibilità culturale e l’amore per la Nojanità delle imprese sottoelencate hanno reso possibile la pubblicazione della presente opera:
Grafica 2P s.n.c. Lasorella Sabino Costruzioni Diciolla Fedele Impianti Idrici Supermercato Pesce Mimmo Caffetteria Pasticceria Bruno Ristorante Pizzeria Relais Caesart Bed e Breakfast Madio Centro Edile Ceramiche Ciavarella e Saponaro Carni Vito Santamaria Macchine Agricole Antico Forno del Vico Lisco Emanuele Costruzioni Pannarale Agostino Carburanti Vito Berardi Autoricambi Settanni Angelo Prodotti per L’agricoltura Losacco Materiale per L’edilizia Panificio Gianna Cavallo Tecnologie Elettriche Asiatrading Arredi etnici Arte povera in Voga i sapori di Puglia
Chiuso in tipografia nel mese di novembre 2006
Realizzazione: Prof. Vito Didonna
Stampa: Grafica 2P s.n.c. (Noicàttaro)
No j a E d i z i o n i 2P
Si ringraziano per la collaborazione: L’amministrazione del Comune di Noicàttaro, il Sindaco Ing. Vanni Dipierro, l’Ass. alla Cultura Ottavio Leone, le Associazioni ARCI, PRO-LOCO, SINISTRA GIOVANILE, PARNASO. Le fotografie sono state concesse dalle signore Antonia Latrofa e Prudenza Lucafò. Il progetto grafico e l’impaginazione sono di Mimmo Di Donna. Nella foto di copertina, “I Musicisti”, Olio su tela di Rosa Didonna. Le tavole del progetto sono dell’Arch. Mauro Scionti. L’ottimizzazione è stata curata da Massimo Guastella, Antonio Diciolla e Grafica 2P
... avevo tre anni circa e ricordo ancora che un pomeriggio, mia madre Graziella, mi portò ’abbàsc’io t-ià-tr e fui colpito dal diavoletto Scarfò, che sulla scena, tra fumi e bagliori accecanti si inabissava nella botola del suggeritore...
Sommario
L’intervista
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La Storia
pag. 5
I Documenti
pag. 25
L’intervista “Ho deciso, si ho deciso, cara Rosa” - mi dice Vito Didonna, nojano purosangue, mio cognonimo con vincoli di parentela non troppo stretti “ho finalmente deciso di pubblicare quel mio studio sul teatro cittadino di Noicàttaro al quale ho dedicato anni di ricerca, spolverando, credimi, i tanti e tanti documenti rinvenuti nell’Archivio storico del nostro comune”. Mi guarda, poi d’un tratto lo sguardo sembra soffermarsi, per un attimo, assente, molto altrove e questo mio caro amico, al quale ho sempre riconosciuto un profondo rigore metodologico nella ricerca sul nostro teatro e altro, mi fissa, si proprio negli occhi, chiude per un attimo i suoi... poi, fiume in piena, continua: “Sai è una storia vecchia la mia, un vero e proprio magone, un qualcosa che mi pesava sullo stomaco e che mi ha accompagnato per tutto il periodo della mia adolescenza sino a poco tempo fa. Il tuo recente libro sul nostro teatro cittadino ha dato il via a una decisione che mi portavo dietro da anni, da moltissimi anni e più specificatamente dal maggio del 1977, data questa nella quale consegnai al nostro Comune il frutto di una mia ricerca tesa a far conoscere, anche al grosso pubblico, al lettore comune, ai cultori di storia locale operanti extra moenia la storia di una struttura pubblica, il teatro cittadino, non ancora oggi restituito alla fruizione di tutti”. Ancora pochi attimi di silenzio, sosta obbligata per riordinare le idee, lasciar affiorare i ricordi e, dopo un caffè preparato dalla moglie Olga, ancora fiume in piena, Vito incalza lasciando affiorare, dal cassetto dei ricordi, quelli più antichi, quelli dei suoi anni giovanili, trascorsi, come un pò tutti noi, nella nostra cittadina, pochi svaghi, lunghe passeggiate e soste in Piazza, brevi escursioni a Bari, tanti e tanti sogni ad occhi aperti e lo studio. “Come sai, il nostro teatro cittadino nel 1950 era ancora attivo e, anche per noi ragazzi, unico divertimento, per un pò di ossigeno culturale, era quello di assistere” - dice -” alla rappresentazione di qualche testo teatrale. Una sera, proprio qui, accompagnato da mia madre Graziella, ebbi modo di assistere ad uno spettacolo teatrale della
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Filodrammatica Nojana del maestro Anelli. Avevo circa tre anni e ricordo, si ricordo ancor oggi, quella maschera, quella di un diavoletto, Giuseppe Scarfò idraulico, che si muoveva sulla scena con fare burlesco, dispettoso e quasi ossessivo, una maschera che per lunghi anni ha accompagnato i miei sogni, una vera e propria ossessione. Un magone, ti dicevo prima, che volevo togliermi di dosso e che mi spinse, ad iniziare, continuare e concludere le mie ricerche sul nostro teatro cittadino nella piena convinzione, o meglio certezza, che quel diavoletto avrebbe continuato ancora, per tante e tante notti, a percorrere per lungo e in largo i miei sogni, coprendo con il suo ghigno altri, più interessanti, più rasserenanti, più umani”. “Lo strano è, cara Rosa” - aggiunge con un sorriso quasi liberatorio - “che quel magone solo ora è scomparso sostituito però da un altro, quello di dare alle stampe la ricerca. Ormai molti e molti anni sono passati da quel maggio 1977 tra inutili attese e vana speranza che gli amministratori comunali, vecchi e nuovi, succedutesi negli anni, comprendessero l’importanza di ogni studio e/o ricerca sulle nostre radici senza farne tabula rasa, ancor oggi, a vantaggio di un illusorio progresso”. Ancora un attimo di pausa, poi, con la solita affettuosità, l’amico Vito mi sorride, mi stringe la mano con calore e, sotto lo sguardo complice della moglie, mi saluta: “grazie Rosa, ti sono grato perché sono convinto che sia stata tu a farmi decidere per la pubblicazione. Darò presto alle stampe, anzi prestissimo, questa mia ricerca”. Rosa Didonna
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La Storia
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uesta ricerca venne ideata nel 1980 come supporto giustificativo di un intervento per il restauro e il recupero del Teatro Cittadino sito in Via Carmine, a Noicàttaro. I tempi sono passati, molta polvere si è accumulata sulle buone intenzioni ma rimane il resoconto basato sull’analisi di documenti dell’Archivio Comunale e di pubblicazioni locali. Oggi questo scritto vuole offrire uno spaccato delle attività politiche, religiose e largamente culturali svolte tra il 1860 e il 1950 circa nel locale Teatro Cittadino. A suo tempo mi aiutarono con notizie e suggerimenti il dott. Sebastiano Tagarelli, che sperava vivamente in un recupero attivo del vecchio Teatro, e il mio amico Franco Miulli, adesso professore a Torino, con la raccolta e la scelta delle fonti e l’elaborazione di alcune riflessioni sulla vita culturale di Noicàttaro nell’Ottocento. Un grazie anche al Dott. Saverio Abbruzzese e a Cesare Sforza che mi sollecitarono a pubblicare nella seconda edizione del “CRIVELLO” la storia del Teatro. Il Trappeto detto del Carmine Quando nel 1806 Giuseppe Bonaparte e poco più tardi Gioacchino Murat emisero provvedimenti per l’abolizione della feudalità nel Regno di Napoli, i beni e i privilegi dei potenti baroni meridionali furono trasferiti ai Comuni. I1 Comune di Noja “ereditò” nei primi anni dell’800 dai Duchi Carafa, tra l’altro, anche il Trappeto detto del Carmine, così chiamato in quanto si trovava sulla via che dall’attuale piazza Umberto I portava al Convento dei Frati Carmelitani. Questo Trappeto costituiva uno dei servizi che il Duca gestiva nella comunità e per il cui uso i cittadini pagavano le tasse. I Duchi di Noia esercitavano la loro influenza oltre che nel settore della macina delle olive, anche in altri. Da un inventario del 1830 risulta che il Comune di Noia aveva ereditato dai Duchi, oltre al Trappeto, due neviere, una legniera, due forni, diversi pozzi comunali.
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Come utilizzò il Comune questi locali nel momento in cui entrò in loro possesso? In genere il comportamento delle amministrazioni rispettò la funzionalità di quei locali che effettivamente riflettevano le esigenze del paese, concedendoli, però in appalto a privati cittadini. Nel nostro caso, il Trappeto del Carmine, sappiamo venne dato in gestione nel 1830 alla vedova Antonellis; passò successivamente alla signora Ruggero e poi agli Evoli. Nel 1850 i documenti dicono che il sig. Bari, daziere per il consumo del vino, aveva in gestione il Trappeto del Carmine. Ma i rapporti tra il Decurionato e il sig. Bari non furono dei più sereni a causa del ritardo di questi nel pagamento del canone di fitto: nel 1852 la Giunta intimava al gestore la devoluzione del locale al Comune e il pagamento dei canoni arretrati. La vertenza tra il Comune e il sig. Bari si trascinò per quasi un decennio e venne definita a Trani: il Tribunale condannò il sig. Bari a lasciare il locale e a pagare i canoni arretrati. Successivamente il 6 febbraio 1862, il Tribunale impegnava il Sindaco a prendere possesso del Trappeto. Da alcuni atti si constata che l’intenzione dell’amministrazione era quella di rifittare il locale, ma che i vari tentativi fatti risultarono infruttuosi a causa del grave stato di abbandono in cui esso era stato lasciato dal sig. Bari. Ancora il 19 maggio 1863, il Consiglio Comunale invitava la Giunta a fare nuovi tentativi “onde non continui a mancare la rendita”. Ma improvvisamente, senza essere preceduto da altri atti che potessero giustificare in qualche modo nuove decisioni in merito alla destinazione del locale, compare al 16° punto all’ordine del giorno del Consiglio Comunale del 10 novembre 1863, l’argomento: riduzione del Trappeto detto del Carmine a Teatro Cittadino. Aggiornata quella seduta al 28 novembre, il Sindaco, Giuseppe Manzari, proponeva di far precedere la discussione su quell’argomento da quella sulle variazioni di bilancio “dovendosi stanziare l’esito occorrente”. Accolta all’unanimità la proposta, il consigliere assessore Sturni prendeva subito la parola e, dopo aver riferito sui vari tentativi di affittare il locale, affermava che “mancando questo municipio di Teatro e di una sala conveniente per i comizi, sarebbe opportuna la riduzione dell’enunciato locale per servire al duplice scopo”. La proposta incontrò l’opposizione del consigliere Lisco il quale, preoccupato della situazione finanziaria del Comune, era del parere che
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si dovesse “eliminare ogni spesa di lusso, ... e rimettere a miglior tempo una tale opera”. L’assessore Sturni controbatteva affermando che l’opera non poteva ritenersi di lusso perché il Comune aveva bisogno “assoluto di un locale per comizi”. E aggiungeva, per allontanare le preoccupazioni finanziarie di Lisco, che “con una mite somma all’anno si avrebbe a poco a poco un magnifico locale, senza dissestare affatto le finanze municipali”. La sua proposta incontrava a questo punto l’appoggio deciso di altri consiglieri, Mastrogiacomo, Contessa, Bari: messa ai voti, passava all’unanimità. L’esigenza assolutamente necessaria di avere un locale dove tenere riunioni, incontri, dibattiti, passò sopra alle preoccupazioni finanziarie del cons. Lisco: è necessario tener presente che siamo nel 1863, i Borboni hanno lasciato il posto ai Savoia. Seppure tra mille difficoltà e ristrettezze economiche, il Sud sta affrontando un nuovo corso e il bisogno di una sala per comizi e per teatro, espresso con determinazione dal Consiglio di Noicàttaro, ne è prova. I Carmelitani e la Teatralità Religiosa a Noja Se i tempi nuovi stimolavano il nostro Comune a costruire un locale per riunioni, l’attività teatrale invece aveva tradizioni più antiche a Noicattaro. Infatti il 10 giugno 1831 la Giunta Comunale chiedendo al re Ferdinando di Borbone l’istituzione di una rappresentanza giudiziaria, descriveva l’ampiezza e la comodità dei locali dell’ex Convento del Carmine e accennava al fatto che “anni addietro nel suo refettorio a spese di alcuni cittadini se n’è formato un pubblico teatro tuttora esistente”. Questa affermazione è la novità fondamentale ed anche la sorpresa della ricerca: prima della decisione del Consiglio Comunale del 1863 con cui si impegnava un capitolo di spesa a ristrutturare il Trappeto di Via Carmine, esisteva un “pubblico teatro” costruito sicuramente nei primi anni dell’Ottocento e ubicato nel refettorio del Convento del Carmine. Si deve dedurre da ciò la presenza di una realtà culturale precedente il risveglio del periodo unitario. Non ci sono però documenti
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sull’attività teatrale nella nostra cittadina svolta nel teatro dell’ex refettorio, ma si può tentare, con riferimenti molto generali alla storia della Chiesa nel meridione, di conoscere perché il comodo teatro era stato ricavato nel refettorio del Convento del Carmine. Il convento dei Carmelitani di Noja era stato costruito nel 1583 su richiesta del marchese Gian Lorenzo Pappacoda. Il convento fu sede importante tanto da ospitare lo studentato provinciale dei frati Carmelitani e le riunioni da cui venivano eletti i dirigenti provinciali dell’ordine. Documenti attestano che nel 1816, all’epoca della purificazione e disinfestazione del nostro paese dopo la peste, venne bruciata un’enorme quantità di documenti della biblioteca conventuale molto rinomata nella Terra di Bari. L’attività religiosa e sociale dei Carmelitani e di altri ordini nati dal Concilio di Trento era finalizzata in breve alla massima diffusione del credo cattolico romano e per questo non era infrequente nel 1600 il ricorso a sacre rappresentazioni per diffondere nell’animo popolare la verità tridentine. In questo periodo politicamente l’Italia Meridionale è la provincia orientale dei vastissimi possedimenti spagnoli: la cattolicissima Spagna privilegiava e favoriva forme appariscenti e teatralizzanti del credo religioso. È sufficiente accennare agli “autos sacramentales” e alle “comedias de santos” che ebbero diffusione capillare su tutto il territorio dominato dagli Spagnoli. Queste rappresentazioni religiose e le processioni nate e sviluppate in Castiglia, in Spagna, ancora oggi costituiscono il nucleo delle tradizioni religiose dei nostri paesi. A Noicattaro l’origine del ciclo delle processioni della Settimana Santa va individuata proprio in queste “comedias de santos”. Il dominio spagnolo e la presenza dei Frati Carmelitani sono stati determinanti quindi per sviluppare in una certa direzione la cultura e la religiosità dei noiani. Nei primi anni dell’ottocento però, dopo il decreto di esproprio dei beni ecclesiastici i frati abbandonaro i conventi: questi divennero sedi di scuole, comuni, ospedali, ma le tradizioni religiose alimentate dai frati continuarono in contesti sociali e politici nuovi. Non fu atto occasionale quello di alcuni cittadini noiani che costruirono a loro spese un teatro pubblico, il primo a Noia, ricavato nel refettorio dell’ex Convento: fu una continuità, un voler rivivere
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anche esperienze di un passato non lontano interrotto dalla tragica parentesi della peste del 1815. Tentativi di Vendita La continuità culturale delle esperienze di teatro realizzate nel locale dell’ex refettorio Carmine doveva essere presente nella mente del cons. Sturni e dell’intero consiglio comunale quando fu deciso di ricavare nel trappeto di Via Carmine l’attuale Teatro Cittadino: una decisione tanto più voluta se unita all’esigenza di un locale per comizi e riunioni dove i cittadini incominciavano a rendersi responsabili della gestione delle comunità civica. Negli anni successivi alla decisione del 1863 si pensò a ristrutturare l’ambiente del trappeto e a vendere gli attrezzi di molitura. Nel 1866 il Consiglio approvava il rifacimento della volta “essendosi verificato da un ingegnere un gran pericolo di ruina alla volta, al quale guasto hanno dato causa i proprietari del piano superiore. Questi hanno chiesto al Municipio che concorra nelle riparazioni che sono state proposte dall’arch. Nitti, consistenti cioè nella costruzione di una novella sottovolta e dei novelli piedritti su cui detta volta sotto insiste”. Più tardi si approva la vendita di “due colonne, due cosiddette scrofole, quattro falci di ferro e parte dei legnami”. Dopodiché non si incontra più nessun atto deliberativo sulla ristrutturazione del trappeto, anzi, il 15 novembre 1867 viene rivolta al Consiglio domanda di acquisto del trappeto da parte del primicerio Angelo Demattia, del canonico Raffaele Didonna e da padre Angelo Lacoppola, proprietari delle case soprastanti l’immobile. La richiesta viene esaminata dal Consiglio del 9 dicembre ed accettata “per lo stato guasto in cui sì trova il locale e per la mancanza di tubi fumari ed impossibilità assoluta di fornirlo di medesimi attesa la topica posizione”. Queste affermazioni ci fanno intendere che l’Amministrazione aveva in pratica rinunciato al progetto di restauro forse perché molto oneroso per le allora povere casse comunali. Ma l’atto di vendita a privati non viene perfezionato e la patata bollente della gestione del trappeto ritorna ad occupare gli ordini del giorno delle giunte.
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Nel maggio del 1868 il locale viene concesso in fitto a un tale Giovanni Liturri con l’impegno che questi devolvesse il canone locatizio per i lavori di riparazione e cioè un nuovo portone e due finestroni. Il locatario non accettò le condizioni del fitto, di conseguenza i lavori non vennero realizzati e il trappeto andò sempre più in malora. Nel 1869 finalmente l’Amministrazione ritorna sull’antica decisione stanziando la somma di 1700 lire messa a disposizione dall’esattore Francesco Positano. Nella delibera si legge che “è vivissimo desiderio del paese di veder portato a termine un’opera di tanta civiltà”. La definitiva decisione di trasformare il trappeto in teatro non va disgiunta da altre opere di civiltà che i nostri amministratori si apprestavano a realizzare fidando “nell’alta potestà del magistero dei Savoia”. Nel 1864 il Consiglio decideva di sistemare il comune nell’ex Convento dei Carmelitani, nel 1865 venivano istituiti corsi di scuola serale, si aprivano nuova strade nel paese; nel 1866 si chiede al Re di istituire nell’ex Convento dei Cappuccini il nuovo ospedale e l’asilo infantile e veniva proposta l’istituzione dell’orto sperimentale botanico nel giardino del Carmine, in vista dell’apertura di una scuola agraria. In questi atti amministrativi che segnavano la presenza di nuovi fermenti culturali nel nostro centro dopo la caduta della monarchia borbonica va inserito la rinnovata proposta del Consiglio Comunale: Noicattaro poteva avere un teatro cittadino così come altri centri della provincia di Bari: Andria, Barletta, Bisceglie, Gravina, Trani, Bari, Mola. Un Teatro di provincia nella Puglia di fine ‘800 Con la delibera del 1869, il Consiglio invitava l’esattore ad anticipare parte della somma per apportare le modifiche necessarie a trasformare il trappeto in teatro e affidava il progetto e la direzione dei lavori all’ing. Nitti. Ma l’iter burocratico per l’approvazione, da parte degli organi superiori si presenta subito irto di difficoltà: un lungo carteggio si intreccia tra la Prefettura e il Sindaco che, per non disperdere i già esigui fondi, non esita a ricorrere a sottigliezze, presentando un progetto di semplice riduzione di una struttura già
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esistente. La controversia si protrae per qualche mese, fino a quando la Prefettura non accetta le spiegazioni del Sindaco. Infatti, nel gennaio del 1871 Angelo Saverio Positano viene chiamato a sovrintenere ai lavori di stuccatura e di intonacatura del locale. Nel 1875 si spendono 150 lire per riparazioni urgenti, nel 1877 vengono acquistate sedie e arredi. Il locale veniva gradualmente attrezzato e fra mille difficoltà si avviava a diventare un centro di cultura. Fino al 1880 non si hanno documenti che attestano lo svolgersi di rappresentazioni o di qualsiasi altra attività: tuttavia è indubbio che il Teatro abbia in qualche modo funzionato, se la Giunta e il Consiglio impegnavano capitoli di spesa per l’accrescimento del patrimonio scenico e se, nel settembre del 1880, giungeva dal sig. Gordini di Gallipoli la richiesta di concessione per alcune rappresentazioni. Il locale non verrà concesso perché, come scrive il Sindaco, “c’è un’altra compagnia in Rutigliano che fa pratica per venire a Noicattaro”. La richiesta del Gordini da Gallipoli dimostra che il nostro teatro nel frattempo aveva dato modo di farsi conoscere, tanto da essere immesso nel normale circuito delle compagnie teatrali di passaggio che si recavano in altri teatri della provincia di Bari. Non ci sono altri documenti sull’attività del teatro fino alla delibera consiliare del 28 gennaio 1885. L’atto riguarda una nuova richiesta di acquisto rivolta dai proprietari delle case vicine: il canonico Raffaele Didonna e Addolorata Ghionda. Il Consiglio così si esprime: “considerato che per la sistemazione anzidetta è quel locale insufficiente alle esigenze del paese ed incapace al detto uso giacché, non avendo finestre ed uscite necessarie ad evitare pericoli d’incendio, venne, con ordinanza comunale, dichiarato inadatto, su reclamo dei proprietari circostanti di maniera che non aprendosi mai, gli arredamenti scenici ed altro deperiscono ogni giorno, ritenendo che dal prodotto a ricavarsi dal detto locale può completarsene un altro anche di proprietà comunale, adattando gli stessi attrezzi esistenti nell’attuale teatro”. Nella stessa occasione il Consiglio Comunale incarica la giunta di fare una perizia per la vendita del locale, ma anche questa volta la pratica subirà inspiegabili ritardi. Nonostante questi tentativi di vendita il Teatro viene tuttavia
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utilizzato a mezzo servizio come locale di scuola della Banda Cittadina ricostituitasi proprio in questi anni. Infatti il Consiglio del 22 gennaio 1885 deliberava la ricostituzione della Banda cittadina che nel passato aveva mietuto larghi successi nella provincia di Bari: il cons. De Riso fece aggiungere in delibera “Il teatro cittadino sia ceduto per il solo uso di poter fare concerti e sarà custodito e conservato a piena responsabilità della Commissione della banda, meno però che in detto teatro volesse funzionare qualche compagnia comica per trattenere il pubblico”. L’osservazione del cons. De Riso ebbe un effetto molto limitato nel tempo. Nel giugno del 1894 il Sindaco Raffaele Didonna incaricava l’impiegato comunale Michele Cirillo di numerare i posti disponibili in platea e in galleria per eventuali concerti e rappresentazioni teatrali. Dal 1895 numerose richieste di utilizzo vengono presentate e solo poche accettate. Tra le richieste pervenute nel 1895 vanno ricordate quelle del comico Romanazzi Centofanti, del marionettista Michele Zimesi, della Compagnia Drammatica Lombarda. Altre ne giungono nel 1897: quella di Antonio Guarino di Modugno, di Cesare Menichelli di Brindisi, di Alfonso Albano di Grumo Nevano, di Vincenzo Del Prete di Ginosa. Molte di queste richieste esaminate dalla Giunta non venivano soddisfatte. Dalla lettura degli atti amministrativi si può dedurre il criterio di scelta: sono rilevanti la bravura dell’artista e l’affiatamento della compagnia, ma altrettanto importante doveva essere la dignità morale delle opere da rappresentare. Infatti alcune richieste tendevano a sottolineare la buona moralità degli artisti: la compagnia Del Prete nella sua presentazione affermava di “moderare i costumi e far risorgere la moralità abbattuta del lazzo osceno”. Quindi la Giunta Comunale addetta all’esame delle richieste operava una severa censura sugli spettacoli per prevenire anche i frequenti disordini che le compagnie musicali e le sciantose di eccessiva libertà potevano suscitare in un piccolo paese di provincia come Noicattaro. Il Croce scrive: “Disordini ben naturali quando si pensi che nella monotona vita dei paesi di provincia attrici e canterine facevano lampeggiare qualche sembiante del lusso, della gaiezza e delle
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voluttà delle capitali. Contro codeste diaboliche seduttrici canterine, trepide madri e sospettose amanti facevano giungere al Re e ai Prefetti i loro gridi di angoscia”. Nel gennaio del 1898, Carmine Petito richiede la concessione del locale per 24 recite. Allegato alla richiesta c’è uno schizzo del teatro col nome delle famiglie che hanno sottoscritto l’abbonamento per i dieci palchi del primo ordine: i Santoro, i De Mattia, i Positano, i Pontrelli, i Guarnieri. La richiesta, sostenuta dalle famiglie più in vista del nostro paese alla fine dell’800, viene accettata anche perché rinomato e famoso è Carmine Petito, imparentato con quell’Antonio Petito, attore comico napoletano della prima metà dell’800 e grande interprete della maschera di Pulcinella. Il repertorio della Compagnia Petito comprende bozzetti napoletani, commedie con maschere del repertorio del S. Carlino e caffé concerto. Politica e Cinema nel Teatro agli inizi del ‘900 All’inizio del 1899 si ripresentava ancora nel Consiglio Comunale la proposta di vendita del Teatro. Il consesso stabiliva che con il ricavato della vendita si dovesse completare il nuovo teatro presso il Palazzo Comunale, la cui costruzione era iniziata da molti anni, adattando in parte alla nuova costruzione le vecchie strutture. Non è possibile conoscere il motivo e le cause di questa drastica decisione. D’altra parte è attualmente impossibile individuare il locale destinato alla nuova sede del teatro, sia a causa delle fonti d’archivio che non ne consentono affatto l’identificazione, sia a causa degli innumerevoli rifacimenti e ristrutturazioni operati nell’ex convento dei Carmelitani. Anche questa volta, però, la deliberazione di vendita venne disattesa. Poco dopo, il 4 febbraio del 1899, il Teatro veniva concesso per un corso di recite al capocomico Domenico Piepoli di Barletta: tra tante incertezze e continui ripensamenti il teatro intanto era in attività. All’inizio del ‘900 un gruppo di studenti noiani dava tre recite di beneficenza in occasione del carnevale. Altre rappresentazioni drammatiche si svolsero nella stagione autunnale dello stesso anno.
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Queste rappresentazioni studentesche non avevano grosse pretese, tuttavia costituivano l’inizio di un coinvolgimento socio culturale a cui non furono estranee le filodrammatiche locali operaie. Ma il Teatro Cittadino nel primo novecento non si limitò ad ospitare soltanto attività culturali e ludiche, divenne anche un contenitore adatto per manifestazioni politiche e sindacali. In questi anni la politica italiana, dopo le manifestazioni operaie del 1898 a Milano e l’uccisione a Brescia del re Umberto I, è dominata da un clima di distensione favorito dall’apertura di Giolitti nei confronti della classe operaia e del Partito Socialista di Turati. A Noicàttaro in questi anni esistevano già organizzazioni operaie e un Circolo Socialista abbastanza attivo. Questo circolo chiedeva nell’aprile del 1902 la concessione del teatro per una conferenza di Arturo Frizzi. La Giunta presieduta dal sindaco Giambattista De Riso concedeva il locale “a patto che la conferenza avesse luogo nelle ore di luce, non oltre le 17.00, non convenendo nelle ore della sera, potendo essere turbato l’ordine pubblico”. Altre conferenze e riunioni operaie si svolsero nel teatro tra il 1903 e il 1904. Il ruolo del vecchio teatro nella cultura del nostro paese divenne più incisivo quando, nel 1912 la giunta concedeva in fitto per tre anni il locale al sig. Giacomo Dipierro “per impiantarvi un cinematografo”. A Noicàttaro quindi approdava, dopo quasi diciassette anni dalle prime proiezioni sperimentali dei fratelli Lumiere a Parigi, nei sotterranei del Gran Caffè, questa nuova realtà. Possiamo immaginare il successo nel nostro paese dei capolavori del primo cinema muto italiano: “Gli ultimi giorni di Pompei”, “Quo Vadis?”, “Cabiria”, “Sperduti nel buio”. Il sig. Dipierro, per questo nuovo impegno, rinnovò le strutture del teatro e, d’accordo con il Comune e i proprietari vicini, aprì a ridosso del palco n. 5 una porta di sicurezza nel giardino e nell’atrio del portone del sig. Didonna. Le proiezioni si davano una volta alla settimana e gli spettacoli erano due o raramente tre. Ma ancora una volta difficoltà burocratiche e interessi particolari intralciarono la nuova attività determinando periodiche sospensioni degli spettacoli: nel luglio
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del 1912, in seguito a disposizioni ministeriali sui cinematografi localizzati sotto il livello stradale, venne ordinata la chiusura del locale. L’attività cinematografica nel teatro venne interrotta anche per il sopraggiungere del primo conflitto mondiale. A Noicàttaro tuttavia il cinema richiamava ormai parecchia gente tanto che furono presentate nel 1912 al Comune due domande per l’apertura di due sale cinematografiche: in via Garibaldi da P. Caldarazzo e nell’Atrio Castello da F.P. Divella. Alla fine della prima guerra mondiale, nel gennaio del 1919, il teatro veniva nuovamente utilizzato come locale cinematografico gestito da A. Caldarazzo e Francesco Amoruso. A questi subentrarono nel 1924 Giuseppe Tinelli e Giorgio De Bellis. La gestione di questi ultimi locatori fu alquanto travagliata tanto che il sig. Tinelli aprì una sala cinematografica in Via C. Battisti intitolandola al famoso attore Amleto Novelli chiudendo il teatro per il quale pagava ancora il fitto. Nel 1928 il Teatro Cittadino veniva concesso all’Opera Nazionale Dopolavoro: il locale si avviava così a svolgere un nuovo ruolo nel Fascismo. Attività Teatrale e Fascismo L’utilizzazione della sala come cinematografo determinò un deperimento delle strutture del teatro. In un articolo del CRIVELLO del 15.2.1925, si descrive lo stato di abbandono in cui era tenuto il locale dai gestori e, dopo aver lamentato la perdita del sipario, delle scene, dei mezzi per l’illuminazione, si aggiunge: “... occorrono restauri all’intero locale. E ciò, perché il teatro rimane sempre teatro; ché se qualche volta è servito al suo vero scopo, gli impresari dei cinema se ne sono sempre doluti... Il giovane prof. Onofrio Laudadio lanciò già da parecchio tempo alla gioventù studentesca del paese la encomiabile proposta di organizzare legalmente un’associazione filodrammatica, che domandasse in affitto al Municipio il nostro Teatro con lo scopo di riattarlo e di trasformarlo in un elegante tempietto per i cultori dell’arte recitativa”. Dunque tentativi di riportare il locale al primitivo decoro e alla
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destinazione che gli era propria erano stati fatti già prima del ‘25, ma solo qualche anno più tardi, nel 28-29, si sarebbero potuti realizzare i restauri del locale che tanto auspicavano i giovani giornalisti del CRIVELLO. Gli interventi del restauro al nostro teatro erano da collegarsi al nuovo generale clima culturale portato avanti dalle autorità fasciste che utilizzavano il teatro e il cinema per “educare” le masse agli ideali del nuovo regime. Non a caso il restauro del teatro cittadino è effettuato sotto il patrocinio dell’Opera Nazionale Dopolavoro, organizzazione fondata nel 1925 dal Duce che si occupava della gestione del tempo libero delle masse lavoratrici. Anche a Noicàttaro, dunque, le autorità fasciste si preoccuparono che nel teatro appositamente restaurato si proiettassero con una certa frequenza e obbligatoriamente i cinegiornali e i documentari dell’Istituto Luce, mentre si invitavano periodicamente i Carri di Tespi, veri e propri teatri circo ambulanti, le cui rappresentazioni dovevano rispondere alle esigenze ideologiche e morali del nuovo stato fascista. Il restauro del nostro teatro venne portato avanti tra non poche difficoltà e si completò finalmente nel 1935. E proprio in questo periodo veniva fatta la richiesta dal dott. Sebastiano Tagarelli, presidente della locale sezione del Comitato Balilla, da poco fondata a Noicàttaro, di utilizzo della struttura teatrale restaurata. La richiesta viene accettata e così il Teatro Cittadino acquistò un nuovo ruolo nella storia del nostro paese. Di fronte alla vastità dei compiti assegnati dalle istituzioni ufficiali del regime, quale funzione svolse il nostro piccolo teatro cittadino, erede dello spirito libero ed irriverente delle compagnie girovaghe napoletane e delle tradizioni religiose e culturali del nostro paese? Il teatro funzionò sotto il regime fascista col nome di “Sala dell’Opera Nazionale Balilla”. Nell’archivio comunale non ci sono documenti sull’attività politica e culturale svolta da questa organizzazione, ma pubblicazioni dell’epoca e testimonianze verbali permettono di ricostruire in parte l’attività del nostro teatro. Il teatro venne usato dall’O.N. Balilla per i frequenti discorsi celebrativi del regime che rispondevano all’esigenza di propagandare
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con retorica unita ad un fervore religioso di notevole effetto, gli ideali “aggressivi” della borghesia agraria meridionale. Il dott. Tagarelli vi tenne varie conferenze: nel 1935 per la proclamazione dell’Impero e per commemorare i soldati italiani massacrati a Dogali dagli Etiopi, nel ‘37 in occasione del 24 maggio, anniversario della Vittoria nella I guerra mondiale. Ma accanto a queste manifestazioni dichiaratamente politiche, la gestione dell’O.N. Balilla permise anche la rappresentazione di lavori teatrali prodotti da filodrammatiche locali. Il dott. Tagarelli rappresentò in questo periodo “Analisi di anime”; “I figli della pietraia”; “Rose silvestri”. Molte attive furono anche le filodrammatiche studentesche dei maestri Sabino Anelli e Natale Decaro, eredi della tradizione delle filodrammatiche nojane fondata dal maestro Donato Tagarelli che rappresentarono ripetutamente e con entusiastica accoglienza “I Masnadieri” di Schiller. Diverso il genere di rappresentazione invece delle filo-drammatiche operaie del Circolo giovanile “Virtù e lavoro” che dettero un applaudito dramma: “Gli spazzacamini della val d’Aosta”. In questo periodo di gestione da parte della locale sezione Balilla, nel teatro non vennero mai date proiezioni cinematografiche perché nel nostro paese si era aperto da tempo e funzionava con una certa continuità il cinema “Amleto Novelli” del maestro Tinelli. Non mancarono però iniziative filantropiche: nel 1937 il Comitato delle Dame di Carità organizzò una serie di recite di beneficenza nel periodo di Carnevale. Fino al 1940 circa l’attività del teatro cittadino è intensa e ricca di avvenimenti politici e culturali: tutto questo svanì con la guerra. Infatti durante la II guerra mondiale il piccolo teatro sarà chiuso e da allora inizia un inarrestabile processo di decomposizione delle strutture sceniche. Certamente oggi, al di là del giudizio che si può dare sul regime fascista, si deve ammettere che gli anni tra il ‘35 e il ‘40 costituirono il periodo di massima utilizzazione e “splendore” del piccolo teatro che ebbe una validissima funzione socializzante per le giovani generazioni coinvolte nelle numerose filodramatiche locali.
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II Dopoguerra: famiglie sfrattate nel Teatro In un documento del 1944 sul finire della guerra, il sindaco Antonio Guarnieri comunicava al Questore che il teatro cittadino non veniva utilizzato perché «piccolissimo e privo delle uscite prescritte dalla legge». Caduto il paravento politico che lo copriva come sala dell’Opera Nazionale Balilla, il teatro si avviava a diventare con le amministrazioni monarchiche e democristiane del dopoguerra un relitto buono per tutti gli usi. Tuttavia da parte di intellettuali e di nuovi gruppi culturali ci fu un tentativo nell’immediato dopoguerra di attivare il piccolo teatro. Va ricordata a questo proposito la rappresentazione nel 1946 della commedia «Torna Carnevale», scritta dal dott. Sebastiano Tagarelli per festeggiare la fine della guerra e il ritorno alla gioia di vivere, di «far carnevale». Ancora nel 1947 la compagnia dei Dilettanti Associati diretta da Nuccio Sviato rappresentò la commedia di Camasio e Oxilia «Addio Giovinezza». Altre richieste di concessione non mancavano, ma gli amministratori sempre con maggiore difficoltà davano permessi per le. rappresentazioni. Diego Sviato nel 1946 avanzava richiesta per utilizzare il teatro come sala di rappresentazioni cinematografiche e teatrali. Pino Dabbicco di Bari sempre nel 1946, pregava il sindaco di concedergli l’uso del locale per «far lavorare la sua compagnia di venti persone». Il sig. Tanzi di Bari nel 1947, ne faceva richiesta per due o tre serate. Il sindaco di Mola di Bari, sig. Massimeo, raccomandava a1 nostro sindaco Agostino Dipierro il cav. Vito Morgese, reponsabile della filolirica «Van Westerhout», per alcune rappresentazioni. Ma per tutti il locale era chiuso perché non rispondente alle norme di pubblica sicurezza. Gradualmente ed inesorabilmente il teatro cittadino veniva dimenticato anche perché nel nostro paese alcuni privati crearono nel frattempo nuove strutture per lo spettacolo. Infatti in un freddo pomeriggio, giovedì 15 gennaio 1948, si inaugurava il nuovo Cinema Teatro «Adriatico, in via P. Umberto. L’iniziativa per questa mastodontica struttura (1100 posti) venne presa dai nuovi gruppi economici emergenti a Noicàttaro, legati alla commercializzazione dell’uva “mennavacca”: le famiglie Stangarone, Pignataro, Lamanna, Dipierro, Pesce, Tagarelli, avevano finanziato in
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società la costruzione del faraonico cinematografo che doveva sostituire nel cuore dei nojani il vecchio teatro cittadino. Nell’estate dello stesso anno, esattamente a luglio, il cav. Vincenzo Riccardi, sulla via per Capurso, in periferia, apriva l’Arena “Giardino”. E il vecchio Teatro Cittadino?. Noicàttaro era ormai avviata a conoscere nel secondo dopoguerra un rinnovamento politico ed economico grazie alla continua espansione del tendone e alla commercializzazione dell’uva da tavola. Nuovi ceti sociali sostituirono nella gestione politica del paese le famiglie della vecchia borghesia agraria legata alle colture estensive non più redditizie (Guarnieri, Macario, Crapruzzi, Siciliano, De Riso ecc. ecc.). Nuovi valori culturali si affermarono, tal chè nessuno nel paese si scandalizzò quando il sindaco Agostino Dipierro, nel 1951, concesse il vecchio teatro cittadino a due famiglie sfrattate, tali Pompeo Onofrio e Pompeo Francesco, per uso abitazione. Più tardi negli anni ‘60, mentre continuava lento il deperimento scenico, le amministrazioni affidarono il locale alla Banda Cittadina che lo utilizzò come sala di esercitazione, poi alla squadra di calcio «U.S. Noicàttaro» per la sede sociale. Tutto sommato la presenza della banda e della società sportiva dava ancora tono e ruolo sociale al vecchio teatro che ormai non si faceva più illusione sulla nuova funzione che andava a svolgere nella nuova ricca opulenta società nojana. Quando più tardi la banda cittadina si sciolse e la locale squadra di calcio trovò sistemazione più adeguata, il glorioso teatro venne adibito a deposito di biciclette, di motori sequestrati e rubati, di segnaletica stradale, di liquidi disinfettanti ... Si rincominciò a parlare del vecchio teatro negli anni ‘70 con le prime amministrazioni di sinistra. Molti furono i fattori che alimentarono la volontà di un recupero architettonico e funzionale dello stabile abbandonato: la presenza di uomini di cultura sensibili ai bisogni di rinnovamento sociale e politico del nostro centro negli anni ‘70; la costruzione della Biblioteca Comunale; l’azione svolta dai giovani del Gruppo d’Impegno Civico; l’esigenza di nuovi spazi sociali per una cultura democratica sulla scia dei movimenti del ‘68. A questi fattori si aggiunse anche la proposta, da parte dell’Ente Regionale Puglia, della costituzione del Consorzio Teatrale Pugliese animato da Egidio Pani e quindi della valorizzazione degli stabili ottocenteschi, numerosi in Puglia, adibiti a teatro: consistenti contributi
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finanziari erano infatti destinati a quei comuni che avessero intrapreso opere di restauro dei vecchi teatri. Così nel consiglio comunale del 21 gennaio 1976, l’amministrazione Saponaro affidava all’unanimità all’architetto Mauro Scionti di Bari il progetto di massima per la riparazione e il ripristino del teatro cittadino. Nel deliberato si precisava che «la necessità di restaurare l’unico teatro cittadino va cercata nel fatto che in questo centro mancano locali adibiti a pubbliche riunioni e manifestazioni oggi tanto sentite in modo particolare dai giovani».
Il Progetto di Restauro negli Anni ‘80 Chi avrà avuto la pazienza di seguirmi fin qui certamente ricorderà che nel passato altri interventi di restauro del teatro suscitarono nei nostri amministratori ripensamenti, difficoltà da superare. Lo stesso identico problema sì pose anche per il progetto di restauro affidato all’architetto Scionti. Infatti l’atto deliberativo del gennaio 1976 venne riportato in consiglio il 6 luglio 1976. I consiglieri della Democrazia Cristiana, partito all’opposizione, che avevano in un primo momento votato a favore dell’iniziativa, si astenevano. Così si espresse il capogruppo della DC. Tanzella: «La spesa relativa al restauro del vecchio teatro non è di pubblica utilità; le condizioni statiche del locale non sono rassicuranti, inoltre il problema inerente l’agibilità è molto delicato, pertanto il gruppo DC si astiene dalla votazione». I consiglieri della maggioranza di sinistra (Positano, Porcelli, Furio, Didonna) facevano rilevare che il restauro andava fatto per «conservare la memoria civile e il patrimonio architettonico e per eliminare l’umidità delle fondamenta, garantendo così la stabilità dei fabbricati confinanti e soprastanti... il teatro così recuperato andava utilizzato come sezione audiovisiva della Biblioteca Comunale». Dopo meno di un anno da quella seduta consiliare, l’arch. Scionti realizzò il progetto presentandolo alla cittadinanza nel luglio del 1977 in una pubblica mostra-dibattito allestita nella sede della Pro Loco. Il progetto
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suscitò vivo interesse sopratutto tra i giovani e in quelle persone che, non più giovani, avevano tuttavia nel passato trascorso il loro tempo libero nelle filodrammatiche dilettanti che agivano nel nostro piccolo teatro. Cosa prevedeva il progetto? Si legge nella relazione: «Noicàttaro sente la mancanza di una struttura polivalente per attività collettive. Il teatro in oggetto, anche risanato, non può che assolvere in minima parte a quella funzione. Un vasto cortile scoperto è adiacente al teatro ed è attualmente collegato a questo da due finestre, una usata già nel 1912 come uscita di sicurezza per il cinematografo. Una serie di ambienti coperti, attualmente utilizzati come Bar (ex Bar Toni) sono adiacenti al cortile e lo collegano alle strada del Carmine. Noi siamo convinti che teatro, cortile e bar possono, una volta collegati tra di loro, essere trasformati in un’unica grande struttura polivalente; il fulcro formale di questa nuova struttura sta nel recupero dell’ambiente architettonico e delle strutture lignee del teatro, il fulcro funzionale sarebbe invece ubicato in questi nuovi e più vasti ambienti. Il cortile può essere ricoperto da una struttura spaziale, senza limitazione alcuna agli affacci dei piani superiori; può essere suddiviso secondo necessità in sale di dimensioni diverse, utilizzando pareti mobili e può essere collegato alla sala del teatro risagomando opportunamente le attuali finestre. Gli ambienti oggi utilizzati dal bar sarebbero ristrutturati per contenere una saletta, una vasta hall ed i necessari servizi igienici. Per rendere operante questo progetto generale è necessario prima di tutto acquistare tutti gli ambienti che attualmente non appartengono al Comune». La proposta di ristrutturazione dello stabile, approvata dalla Commissione Edilizia Comunale e dalla Sovrintendenza ai Beni Artistici e Culturali della Regione Puglia, prevedeva nel 1977 un impegno finanziario di 200 milioni circa. Il vivo interesse con cui venne accolto il progetto di restauro dell’arch. Scionti (il dott. Tagarelli propose di intitolare la nuova struttura polivalente al maestro Rito Selvaggi), non trovò però un seguito nella realizzazione del progetto che da allora giace fra la polvere dell’archivio e la smemoratezza dei nostri amministratori. Perché tutto questo? Negli anni successivi alla presentazione del progetto, vari motivi intervennero, tra cui la difficoltà dell’acquisizione del locale adiacente, allora utilizzato dal Bar Toni. Ma soprattutto mancò la volontà politica di quell’amnministrazione di sinistra che,
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proprio in quel periodo, iniziò ad abbassare la guardia sui problemi sociali e culturali del paese, praticando la piÚ facile e redditizia politica delle speculazioni edilizie e degli accordi clientelari. Alla fine di questa lunga storia, certamente non esauriente, credo sia maturo oggi il tempo per un possibile riesame del restauro conservativo del teatro.
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I Documenti
Archivio storico di NoicĂ ttaro Crivello I edizione Bollettino Madonna della Lama Progetto Scionti: rilievi Foto Filodrammatica Nojana 25
Documento n.1 Giugno 1831. Dal verbale seduta del Decurionato. Richiesta al Re dell’istituzione del Regio Giudicato nell’ex Convento dei Carmelitani. “..era un convento di studio, e da celebrarsi capitoli, e che anni addietro nel suo refettorio a spese di taluni cittadini se n’è formato un comodo pubblico teatro tuttavia esistente”. Documento n.2 Deliberazione di Consiglio del 28 novembre 1863. Riduzione trappeto detto del Carmine a Teatro Cittadino. .....In questo punto il Sindaco ha fatto osservare che fra le proposte segnate all’ordine del giorno, evvi quella di ridurre a pubb1ico Teatro il locale del Trappeto Comunale detto del Carmine. e prevedendo il caso che il Consiglio possa accogliere siffatta proposta, e dovendosi in questa categoria stanziare l’esito corrente a proposito che se ne faccia ora la discussione. Il Consiglio vi ha aderito alla unanimità. In seguito di ciò il consigliere assessore Sturni sviluppando la proposta ha fatto noto al Consiglio, che le pratiche usate dalla Giunta per fittare il Trappeto comunale detto del Carmine sono riuscite infruttuose, perchè essendo l’indicato Trappeto di antica costruzione, non v’è persone che voglia usarne. Chè d’altronde non è conveniente al1’amministrazione di tenerlo in amministrazione, perchè l’introito non pareggerebbe l’esito. Che mancando questo Municipio di Teatro e di una sala conveniente per i comizi, sarebbe opportuna la riduzione dell’enunciato locale per servire al duplice scopo. Eppure a nome della Giunta propone che il locale in parola sia ridotto a Teatro: che all’uopo sia facultata la Giunta a far elevare l’analogo progetto: che il legname e ferro esistente nel Trappeto siano venduti e la somma a ricavarne sia investita per le prime spese; e che da ultimo sia stanziata nel bilancio di questo anno la somma di £.6O.OO.
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Il Consigliere signor Lisco ha detto che nello stato di deficienza in cui si trova la finanza sarebbe prudente eliminare ogni spesa di lusso, epperò ha esternato il suo avviso di rimettersi a miglior tempo una tale opera. Il signor Sturni ha replicato che l’opera in esame non può dirsi di lusso e perchè sarebbe maggior lustro per il paese e perchè fornisce il comune di un locale assolutamente necessario per i comizi. Che d’altronde l’intera spesa non mena a gravare il Municipio dell’intera spesa tutta ad un tempo. Con una mite somma all’'anno si avrebbe a poco a poco un magnifico locale, senza dissestare affatto le finanze municipali. Perciò ha dichiarato di insistere nella sua proposta. Hanno appoggiato la proposta Sturni i signori Mastrogiacomo, Contessa e Bari. Messa ai voti è stata ritenuta ad unanimità. Sindaco: Giuseppe Manzari; Consiglieri: Mastrogiacomo-Giardinelli-Pende-Contessa-Laterza Divella-Bari-Sturni-Lisce-Positano-Lagioia-Crapuzzi-Nardone-Santoro Antonellis - Moncelli. Documento n.3 Delibera consiliare n.50 del 20 marzo 1869. Istituzione del Teatro Cittadino. ....sulla quarta proposta segnata all’ordina del giorno e concernente la costruzione del Teatro Comunale nel locale di proprietà di queste Municipio messo a strada Carmine, il Sindaco Presidente à manifestato come a compiere i voti di quest’Amministrazione espressi in vari atti precedenti trova opportuno proporre quanto segue: 1) Che risultando dalla deliberazione del giorno 30 novembre 1867 che questo Esattore Fondiario Signor Positano Francesco largiva a favore del Municipio la somma di Lire 1700.00 pagabili a fine Dicembre prossimo, sia tale somma portata tra gli introiti fuori Bilancio, ed adibita alla riduzione della località sopraindicata, apportandosi tutte quelle modificazioni che la Giunta Municipale sotto la direzione
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dell’Ingegner Signor Nitti troverà necessario. 2) Che detta opera sia compiuta in economia e fin da ora, pregandosi questo onorevole esattore a compiacersi di anticipare sull’ammontare l’occorrente detto £.1700.00 da lui dovute a fine d’anno. 3) Che la Giunta delegando un suo membro all’amministrazione a compimento di siffatta opera ad eseguirsi in economia presenti a suo tempo l’analoga contabilità giustificativa per la finale approvazione ad impartirsi dal Consiglio. ED IL CONSIGLIO considerando che infatti è un vivissimo desiderio del paese di veder portata a termine un’opera di tanta Civiltà. Considerando che la largizione dell’Onorevolo Esattore Fondiario sarebbe ben spesa ad istituzione siffatta. Considerando che gli onorevoli componenti questa Giunta municipale confortati sempre del voto quasi unanime di questo consesso meritino la fiducia più ampia per l’attenzione d’un opera che non potrebbe essere condotta . . . . . . diverso da quelle di eseguirsi tutte le innovazioni che Ella crederà opportuno e necessario se non in economia e sotto la sua immediata sorveglianza AD UNANIMITÀ DELIBERA portarvi fra gli introiti fuori Bilancio del presente esercizio le £.1700.00 dovute dall’Esattore Fondiario signor Positano Francesco. Invitarvi costui a compiacersi di anticipare quegli occorrenti che saranno creduti necessari, e che ad opera compiuta saranno ritenute in scaricamento dell’art. che appositamente sarebbe aperta nella parte straordinaria. Facultarsi finalmente questa Giunta Municipale a procedere a tutte quelle innovazioni e restauri che saranno creduti necessari ed opportuni sotto la direzione dell’Ingegnere direttore Municipale signor Nitti riservandosi il Consiglio a suo tempo di costatare unicamente regolarità della spesa, e ritenendo fin da ora come sua emanazione tutto quanto sarà per eseguirsi dalla Giunta Municipale a ciò espressamente delegata.
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Documento n.4 Seduta della Giunta. Aprile l869 Sulla domanda del Capocomico sig. Deluca, la Giunta Municipale concede alla compagnia da esso diretta il locale detto Refettorio del Carmine gratuitamente per giorni trenta, con l’obbligo alla medesima di destinare la seconda serata di. beneficio in prò del Nuovo Teatro Cittadino, che trovasi in corso di esecuzione. Documento n.5 Vito De Bellis, pittore noiano, alla Giunta - 10 nov. 1877 Il sottoscritto fin dal maggio ‘76, per incarico ricevute da quella amministrazione lavorava per codesto Teatro un telone con più corrispondenti pezzi di scena ed altri oggetti del valore di £.73,20 tra capitali e manodopera, giusta la parcella dimostrativa che ha l’onore di allegare. Epperò urgenti suoi bisogni impongono oggi di reclamare dalla innata cortesia della S.V. la disposizione in suo favore del correlativo pagamento ed anticipa i suoi più sentiti ringraziamenti. Documento n.6 Richiesta di concessione del sig. Gordini. Gallipoli 17 settembre 1880. All’Ill.mo Sig. Sindaco di Noicattaro. Interesso la bontà della S.V. di farmi conoscere se codesto teatro è libero da impegni, che posso recarmi sopra al luogo per trattare l’abbonamento di un corso di recite da far iniziare nel prossimo mese di ottobre. Sicuro che vorrà. onorarmi di un sollecito riscontro per regolare gli interessi della mia compagnia, anticipandole i miei ringraziamenti,
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saluti. Il capocomico Cesare Gerdini (Risposta del Sindaco) Si dica che al momento vi è una compagnia al vicino comune di Rutigliano, che fa pratiche per venire in Noicattaro. Documento n.7 Delibera Consiliare del 28.01.1885, n. 105. Domanda di acquisto dell’ex Trappeto Comunale sito alla strada Carmine. A relazione del Presidente del Consiglio letta la domanda dei signori Raffaele Didonna fu Angelo e Addolorata Ghionda, possessori di case limitrofe al detto locale comunale, attualmente ridotto a teatro; Considerato che per la sistemazione anzidetta è quel locale insufficiente alle esigenze del paese ed incapace al detto uso, giacchè non avendo finestre ed uscite necessarie per evitare dei pericoli d’incendio, venne coll'ordinanza comunale dichiarato inadatto su reclami dei proprietari circostanti, di maniera che non aprendosi mai, gli arredamenti scenici ed altro, deperiscano ogni giorno; ritenendo che dal prodotto a ricavarsi dal detto locale può completarsene un altro anche di proprietà comunale, adattando allo stesso gli stessi attrezzi esistenti all'attuale teatro. Visto come non sia il caso deliberarsi in merito della domanda fatta giacchè necessita farsi elevare perizia, unanime delibera incaricarsi la giunta a far elevare da un architetto a sua scelta la perizia del locale anzidetto, all’esito della quale riserba il Consiglio provvedere definitivamente in altra tornata. Documento n.8 1894 Riprende l’attività teatrale. Il Sindaco al sig. Impresario del teatro cittadino 30 giugno 1894. Ad evitare ogni possibile inconveniente ho disposto che a cura di
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V.S. con l’assistenza dell’impiegato sig. M. Cirillo, all’uopo da noi delegato, vengano numerati i posti disponibili di platea e quelli di galleria e ciò perchè non si abbia ad ammettere un numero maggiore di individui di quello che il teatro può contenere. I biglietti saranno numerati e corrispondenti ai posti disponibili. È invitato inoltre V.S. a non voler ammettere persone estranee sul palcoscenico, tranne che i funzionari di P.S.. Se a non permettere che il vestibolo e corridoio del teatro vengano occupati da spettatori. Le trasmetto una copia dell'ordinanza da me emanata: affiggere una nel vestibolo e l’altra in platea. Un invito a V.S. di volersi attenere a quanto in esso è prescritto per ciò che riguarda il suddetto oggetto. Il Sindaco. Documento n.9 Delibera di Giunta del 13 sett. 1895, n.142. Domanda per concessione del Teatro Cittadino. La Giunta, viste le istanze del comico Romanazzi Centofanti Salvatore e del marionettista Michele Zimesi che domandano la concessione di questo Teatro cittadino, considerato che essendo sprovvisto di attrezzi ad unanimità respinge le due domande succitate. Documento n.10 Delibera di Giunta del 29 sett. 1895, n.158. Concessione del Teatro comunale. La Giunta vista la domanda della Compagnia drammatica Lombarda tendente ad ottenere la concessione di questo teatro comunale per dare al pubblico un corso di rappresentazioni. Considerato che la Compagnia venendo in questo Comune farebbe magrissimi affari, non potrebbe riuscire assolutamente a far tanto di abbonamento da poter far fronte alle sole spese; Ad unanimità delibera non accogliere la domanda della drammatica Compagnia Lombarda.
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Documento n.11 Cartolina Postale del 2.3.1897 del sig. Antonio Guarini di Modugno rivolta al Sindaco di Noicattaro. Egregio Signor Sindaco, memore della vostra protezione e tanto riavvicinato chieggo se è possibile effettuare costà una ventina di recite. Tengo 7 donne e 7 uomini, buon repertorio comico e molte novità in bozzetti drammatici. Facciamo anche dei Vaudevilles, come pure la solita Gran Via, e seralmente uno splendido concerto di canzoni e duetti napoletani nuovissimi con 5 canzonettisti. Dalla vostra risposta regolerò le cose mie e ringraziandovi sempre ed ossecquiandovi con rispetto, mi segno. Devotissimo ed umilissimo - Antonio Guarini. Documento n.12 Risposta del Sindaco di Noicattaro al sig. Antonio Guarino, de1 4 marzo 1897. Pel Sindaco titolare indisposto rispondo alla sua cartolina del 2 corrente per manifestare che da quest’Amministrazione non può concedersi il teatro cittadino essendo stato adibito ad altro uso. firmato B.Guarnieri. Documento n.13 Lettera al Sindaco di Noicattaro del sig. Alfonso Albano - Grumo Nevano - 13 novembre 1897. Il sottoscritto nella sua qualità di professore di musica e direttore di compagnia comica e cafè chantant, trovandosi in giro con la sua compagnia prega la S.V. Ill.ma, volergli concedere il permesso di
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recarsi con la sua compagnia adornata di ottime canzonettiste e molte conosciute dalla S.V. in codesta piazza per darvi un corpo di recite dal 22 nov. a tutto dicembre corrente anno 1897, previo compiacimento della S.V. Ill.ma che dietro esito della compagnia dilungargli altro permesso. Nella sicurezza che la presente le venga bene accetta, lo spero, attendendo sollecito riscontro. Documento n.14 Cartolina postale del sig. Cesare Menichelli, Brindisi 29 Maggio 1897. Ill.mo Sig. Sindaco trovandomi in questa con la mia compagnia sarei desideroso portare in codesta la stagione estiva, perciò prego la S.V. a volermi indicare se in codesta potrei aver concesso il solito locale per erigervi un teatro. L’esteso repertorio delle ultime novità drammatiche, l’affiatamento della compagnia, la ricchezza del vestiario e dell’addetto scenico mi sono garanzia di poter contentare le giuste esigenze di si colta cittadinanza. La ringrazio anticipatamente ed aspettando venerato riscontro dalla S.V., mi segno. Obbligatissimo - Cesare Menichelli. Documento n.15 Risposta del Sindaco di Noicattaro al sig. Menichelli, 9 Giugno 1897. In riscontro alla vostra cartolina vi manifesto che essendo stato negli scorsi anni il teatro adibito a sala di musica, si trova spogliato di ogni suppellettile, e che anche a volersi rifornire dalla Compagnia, questa farebbe male i propri interessi, primo perchè il locale non si presta nella stagione estiva, secondo perchè si è solito in questo Comune recarsi a villeggiare nella stagione estiva e quindi il paese resterebbe spogliato. Stante ciò non posso aderire alla vostra richiesta. Il Sindaco. 33
Documento n.16 Domanda del sig. Carmine Petito per la concessione del Teatro Cittadino Gennaio del 1898. Il sottoscritto prega la S.V. e la spettabile Giunta Municipale di volergli accordare la concessione di questo Teatro Cittadino per il corso di 24 recite. La compagnia è formata dal seguente elenco artistico e repertorio. Direttore Carmine Petito Donne Virginia Petito Annina Morelli - Lina Migliarini - Maria A’bbate parte ingenua: Metilda Petito Uomini Carmine Petito - Vincenzo Petito - Gaetano Lazzo - Adolfo Lancellotti Filippo Petito - Michele Bux - Giovanni Petito Giuseppe Perdonò Maestro direttore d’orchestra Guglielmo Migliarini Maschera di Pulcinella Carmine Petito Sciosciamocca Vincenzo Petito Rammentatore Michele Bux Repertorio Bozzetti napoletani - Annina de Rosa, dramma - Il Ritorno di Ninnillo dall’Africa - Gennarino il Pompiere - I misteri di Napoli - I misteri di Parigi - Commedie con la maschera e senza del repertorio del S. Carlino - Caffè concerto. Per Petito - Lazzo Gaetano
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Documento n.17 Delibera di Giunta del 28 Gennaio 1898. Concessione del Teatro comunale. A relazione del Presidente, la Giunta, vista la domanda del sig. Carmine Petito tendente ad ottenere la concessione di questo Teatro Cittadino per darvi un corso di 24 rappresentazioni, tenuto conto del numero delle firme degli abbonati che è soddisfacente; ad unanimità concede al sig. Carmine Petito il Teatro comunale per un corso di 24 rappresentazioni. Documento n.18 Abbonamenti registrati dalla compagnia Petito. Taddei e Compagni palco n.9 e 10 Santoro e Anelli “ n.8 De Mattia Francesco “ n.7 Positano e Pontrelli “ n.6 Masotti e Positano Nicola “ n.5 Dott. De Riso e Guarnieri “ n.4 .................. “ n.3 Ferdinando Taddei “ n.2 Rappresentanza Municipale “ n.1
£. 4.00 £. 2.25 £. 3.00 £. 3.50 £. 3.00 £. 2.25 £. 2.25 £. 2.25 ---------
Documento n.19 Cartolina postale Richiesta di concessione del Teatro da parte del Capo Comico Vincenzo del Prete. Ginosa (Le), 27 Gennaio 1898. Illustrissimo signor Sindaco, mi sò ardito domandare alla S.V. la concessione di codesto Teatro onde passare il restante del Carnevale e
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porzione di Quaresima. Le fo noto che la mia Compagnia è di genere Nazionale di prosa e di musica con Canzonettista. Prego la bontà della S.V.I. a mandarmi un sollecito riscontro dal quale potrà anche rilevare se è possibile fare anche un discreto abbonamento. Per repertorio, condotta e vestiario, se vuole informazioni può scrivere a queste autorità locali. Accetti i più alti sentimenti della mia stima e mi creda suo umilissimo. (annotato con penna sul retro della cartolina postale) Si manifesta essere stato concesso ad altra Compagnia. Documento n.20 Cartolina postale. Richiesta di concessione del Teatro comunale del sig. Vincenzo Del Prete. Noicattaro 2 Settembre 1898 Agli Onorevoli Signori Sindaco Giunta Municipale di Noicattaro. Il sottoscritto capocomico di una Compagnia Varietà prosa e musica, dimanda alle SS.VV. Ill.me di volergli concedere questo Teatro Cittadino per darci un corso di Trenta recite delle migliori commedie del Cav. Eduardo Scarpetta, drammi storici spettacolosi, Bozzetti napoletani (novità per la piazza), Vaudeville ed un esteso repertorio di canzoni: l’abbonamento principierà dal 15 ottobre p.v. all’estensione delle trenta recite. Si raccomanda il sottoscritto alla bontà delle SS.VV. Ill.me ed acclude l’elenco del personale artistico e repertorio. Tanto spera e sicuro ne anticipa fin da ora i più sentiti ringraziamenti. Il capocomico - Vincenzo Del Prete. Non si accoglie per restauri a doversi fare nel Teatro.
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Documento n.21 Elenco del personale della Compagnia Del Prete. Elenco della Comica Compagnia “Varietà prosa musica” condotta e diretta dal conosciuto artista Vincenzo Del Prete. Personale Artistico Donne - Concetta Martinez Celestina Borasci Celestina Del Prete Amelia Pocci Angelina Montuori Luisa Pocci Marietta Del Prete Antonietta De Vitis Celestina Martines Uomini - Luigi Ronzoni Eugenio Martines Gaetano Martines Enrico D’Ameli Vincenzo Del Prete Michele Del Prete Vincenzo D’Ameli Arturo Del Bello Renato Martines Maschera del Pulcinella Vincenzo Del Prete Felice Scisciamocca Eugenio Martines Trovarobe - Suggeritore - Macchinista Moderare i costumi, eccitando il riso, far risorgere la moralità abbattuta dal lazzo osceno, flagellare il vizio, istruire il Popolo, ecco lo scopo prefisso da tale Impresa.
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Documento n.22 Repertorio della Compagnia Vincenzo Del Prete. Repertorio delle Commedie del Cav. Edoardo Scarpetta. 1) Santarella 2) L’amico del papà 3) Tre pecore viziose 4) Na Nutrice 5) L’avventura di un farmacista 6) Mettiteve a fa l’ammore con me 7) Mrestame a muglierata 8) Nu pulliume dint’astoppa 9) Nu quatino a lu quinto piano 10) Miseria e nobiltà 11) La locanda del silenzio 12) Madame Pipiripì 13) Nu pazzo nammurato do no pupazzo 14) Na commedia scritta da Scisciamocca 15) Pulcinella marito geloso 16) Nu simm coraggiuso 17) Sciusciamocca arte di 60.000 ducati 18) Quimece soldi sono che 15.000 lire 19) Pulcinella senator romano 20) È buscie o è verità 21) Na compagnata a lo scoglio de Frisco 22) Come si pagano i debiti nel 1898? 23) L’educande di Sorrento Parodie Musicali La stella di Posilipo - Ruy Blas - I maccheroni del Diavolo - Il carnevale di Napoli - Cicco e Cola - I Briganti - I due cittadini Una richiesta
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Repertorio drammatico Amleto - Otello - La morte civile - Tosca - Malacarne - Cavalleria Rusticana - Una vendetta siciliana - Le due orfanelle - Il galeotto e lo sciancato - Il conte di Conversano - La statua di carne - Il cieco di Lecce - I due carnefici - Fausto - Don Giovanni di Marana - Marcellina - Giorgio Gandi - Suor Teresa - Partita a scacchi - Cantico dei cantici. Bozzetti Napoletani A bascio puorte - A santa Lucia - La malavita - Ò vuto - Nu guaglione de malavita - Zì Znnaro - Ammore muorte - Nu fummaco verole - Vita per vita - Il castello Siciliano - Int’a nu vico Innanz’a chiazzetta Pensat’à Craparo - Nu cammorista - Le ombre - I vermi - Le caverne delle fontanelle - Teresa - Ammoniti e sorvegliati Commedie brillanti Quattro donne in una casa - Una battaglia di donne - Il marito in campagna - Il Figaro - La legge del cuore - La dote - Il regno di una donna. Documento n.23 Lettera del Tenente Adolfo Martinez al Sindaco per la concessione del Teatro - Bitetto, 2 maggio 1898. Onorevole Signor Sindaco, memore della sua cortesia e della sua gentilezza ricevute quando due anni fa con la mia compagnia ebbi l’onore di dare due recite di passaggio in codesto teatrino alla presenza di un pubblico rispettabile, vengo con la presente a tediarla onde mi concedesse codesto teatro per poche recite, dovendo per il 15 corrente debuttare a Trani per l’inaugurazione di un nuovo teatro colà costruito per uso estivo. Io ho diminuita la mia compagnia di operette e l’ho formata di varietà, cioè bozzetti drammatici napoletani ed italiano del
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repertorio di Pantalena con operette e fiabe musicali, oltre uno scelto repertorio di canzoni e duetti avendo buoni elementi. Insomma le offro un genere di cui il pubblico ne resterà contento potendo avere musica tutte le sere. Compagnia affiatatissima, ottimi elementi: il porgitore è mio cognato che ottenendo la sua protezione sarò sicuro del completo affare. Sono sicuro che trattandosi di pochi giorni vorrà accordare il Teatro, tanto più che mi era stato concesso ora che mi trovavo a Corato. Certo che vorrà esaudire la mia preghiera la ringrazio anticipatamente e mi creda suo servo. Documento n.24 Deliberazione di Consiglio del 4 gennaio 1899, n.25 Vendita del Teatro comunale. Il Consiglio, a unanimità incarica la Giunta di rivedere la perizia fatta elevare pel locale ora adibito a Teatro comunale, e in seguito mettersi in vendita detto locale pel prezzo risultante dalla perizia riveduta, meno i legnami. Si stabilisce che dal ricavato di tale vendita si dovrà completare il nuovo Teatro presso il Palazzo comunale, la cui costruzione fu iniziata da molti anni or sono, adattando a detto Teatro l’impalcatura tuttora esistente. Sindaco Didonna Raffaele. Documento n.25 Domanda del sig. Adolfo Martinez, impresario, per concessione del Teatro - Noicattaro 18 Gennaio 1899. Onorevole Signore, il sottoscritto fa istanza perché la S.V. si compiaccia cedergli l’uso di questo teatro comunale per darvi un corso di recite con la mia compagnia d’operette e di varietà durante questo carnevale. Fornirgli le sedie occorrenti per corredare il teatro, sette
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professori di musica di questa spettabile Banda comunale ed il consumo di quel poco petrolio che occorre per illuminare il suddetto teatro. I tratti generosi del vostro nobile cuore che tante volte vi contraddistinguono, nonché quello di così specchiata Giunta comunale, lo scelto repertorio, la decenza e messa in scena di cui è dotata la compagnia, oltre un affiancamento inappuntabile, lo fanno certo di un favorevole riscontro, ed anticipandone i più sentiti ringraziamenti si dichiara servo umilissimo di tutti. Documento n.26 Cartolina postale del sig. Domenico Piepoli, Barletta 3.2.1899. Il Sig. Sindaco, offro una compagnia di Zarzuele. e di vaudevill, con concerto canzonettistico per divertire codesto pubblico di Noicattaro. Artisti bravi. Chiedo prima di azzardare un viaggio per venire a fare l’abbonamento la concessione del Teatro, quale si trova, che penserò io a metterlo in bello. Fidando della cortesia di S.V. Ill.ma, con rispetto mi segno. Umilissimo servo - D. Piepoli. Documento n.27 Risposta dal Sindaco al sig. Piepoli. Noicattaro, 4.2.1899. Non vi sarebbe difficoltà per la concessione di questo teatro, purchè la compagnia fosse composta di bravi artisti, come voi dite, e purchè si faccia un discreto abbonamento, ciò che vi sarebbe facile se la vostra compagnia fosse di soddisfazione a questo pubblico. Il Sindaco
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Documento n.28 Richiesta di studenti per il Teatro, 23.12. 1900. Al Sindaco di Noicattaro Oggetto: chiesta della chiave del teatro comunale. Gli studenti qui sottoscritti pregano caldamente V.S. di voler loro dare la chiave del Teatro Cittadino, essendosi tutti uniti di dare nel prossimo carnevale tre recite, ad epoche diverse, a beneficio dai poveri del paese. Sicuro che V.S. non vorrà rifiutarsi a tale domanda, si sottoscrivono Nicola Decaro Giovanni Positano Cirillo Raffaele Giuliano Cirillo Didonna Francesco Nicola Pignataro Lacoppola Vito Sforza Luigi Documento n.29 Lettera degli studenti al Sindaco per la concessione del Teatro. Noicattaro, 13 Settembre 1901. Illustrissimo Signor Sindaco di Noicattaro, gli studenti di Noicattaro, memori dalla promessa di pubblica beneficenza fatta nello scorso inverno, e non mantenuta per ragioni che nessuno ignora, hanno stabilito di dare altre recite drammatiche in questa stagione autunnale, con la ferma fiducia che il consenso e l’appoggio dell’Amministrazione e di tutti i generosi non verrà loro meno a conseguire lo scopo che si sono preposto. In nome di tutti il sottoscritto prega caldamente la S.V. di voler concedere loro per tali recite la sala del Teatro cittadino.
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Con i sensi più sinceri di ringraziamento e di rispetto, si pregia dichiararsi della S.V. Ill.ma Devotissimo. Per gli studenti: Giovanni Pagliarulo. Documento n.30 Delibera di Giunta del 17 Aprile 1902, n.111. Concessione del Teatro al Circolo Socialista. Sindaco, Demattia Francesco. La Giunta, vista la dimanda del presidente del Circolo Socialista, con cui chiede ottenere pel giorno 22 corrente, il Teatro Cittadino per una Conferenza che terrà Arturo Frizzi. Ad unanimità concede il Teatro, a condizione che la conferenza abbia luogo nelle ore diurne non oltre le 4 o le 5 pomeridiane, non convenendo nelle ore della sera potendo essere turbato l’ordine pubblico. Documento n.31 Delibera di Giunta del 14 Marzo 1903, n.65. Esito per illuminazione nel Teatro. La Giunta ad unanimità approva l’esito di £.1.55 sostenuto per l ’ a l l e s t i m e n t o d e l Te a t r o q u a n d o v i e n e r i c h i e s t o a quest’Amministrazione per tenervi delle conferenze. Documento n.32 Lettera di Cittadini per richiesta del Teatro Comunale, Noicattaro 23.10.1904. Ill.mo Sig. Sindaco e componenti la Giunta Municipale di Noicattaro.
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Il sottoscritto si pregia informare la S.V. Ill.ma che da questa settimana corrente, dovendo aver luogo una pubblica riunione operaia; perciò si chiede alla S.V. il teatro cittadino come luogo di questa riunione. La prego che per il giorno 25 corrente sarà ceduto il detto teatro. Il sottoscritto: Tagarelli Antonio. Documento n.33 Delibera di Giunta del 1° settembre 1906, n.482. Concessione temporanea del Teatro Cittadino. La Giunta, seguendo l’istanza del Capo Comico Longo Carmelo, concede a costui il Teatro Cittadino, per una serie di rappresentazioni di giorni 19. Documento n.34 Domanda del sig. Dipierro Giacomo al Sindaco di Noicattaro per l’attacco di luce elettrica al Teatro, 27 marzo 1912. Ill.mo sig.Sindaco e componenti comunali di Noicattaro. Il sottoscritto domanda alla S.V. I. il nulla osta per l’apposizione della conduttura elettrica a corrente continua 125 volt. la quale deve essere fermata con mensolette su prospetti dei caseggiati ed attraversare la via Cannella, il Vico Vinacci o la Strada Carmine sino ad immettersi nel Teatro Cittadino. Mi dichiarò responsabile a tutti gli effetti di legge della sicurezza ed incolumità pubblica che per tale impianto; è sicuro che le S.I. vorranno concedermi quanto sopra; con i segni della più devota stima le riverisco. Giacomo Dipierro.
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Documento n.35 Esito della visita della Commissione al Teatro-Cinema, 10 Luglio 1912. La commissione teatrale esistente nel Comune formata a norma dell’art.40 del Regolamento di P.S., riunitasi nelle persone del sig. Pesce Vito prosindaco, Moscatelli Giro maresciallo dei RR.CC. come rappresentante ufficiale di P.S. e Sciannameo Francesco perito geometra come tecnico, assistita dal Sig. Sicilia Aurelio in seguito alla circolare in data 5 luglio corr. n.1106 e lettera n.16098 delle R. Questura di Bari si è recata nel Teatro cittadino per verificare se il cinematografo impiantatovi dal sig. Dipierro Giacomo di Giacomo di questo comunale, in seguito a concessione in fitto avuta dal Comune con delibera consiliare in data 13/3 approvata dal Prefetto della Provincia il 22 marzo col n.9777, presenti tutte le garanzie di sicurezza degli spettatori. Ha quindi constatato quanto segue: 1°)- che il portone d’ingresso porta sulla strada principale detta Carmine è sufficientemente largo e dà accesso ad un ballatoio precedente la scala che scende nella platea, quale scala è ampia e con gradini di pietra tufacea dura e comoda per scendere e salire. 2°)- Che lateralmente si apre, a destra di chi entra, una altra porta che va pel palcoscenico tutto in fabbrica con ampia finestra posta a circa due metri di altezza e che affaccia sul giardino dei sigg. Bari e Didonna. 3°)- Che dal palcoscenico a destra di chi guarda in platea, un’altra porta è stata aperta per comunicare con la prima fila dei palchi, e dal palco n.1 di rappresentanza, una scala in tufo dà libero transito a coloro che salgono e scendono in platea. 4°)- Che dalla platea circondata da un corridoio largo circa un metro, ove sono appena situate 60 sedie fra le quali liberamente può circolarsi con una scala in tufo si accede ai palchi di 1^ fila da un lato e di 2^ fila dall’altro in modo che le persone non possano agglomerarsi. 5°)- Che ai palchi proprio a ridosso del palco n.5, si apre una larga
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uscita di sicurezza e la porta da accesso nel giardino del sig. Bari e sull’atrio del gran portone del sig. Didonna Gb., porta recentemente aperta da esso fittavolo signor Dipierro Giacomo col consenso del Comune e dei proprietari. 6°)- Che la volta e il pavimento del Teatro sono tutte in muratura, come anche di muratura seno rivestite il palcoscenico ed i palchi che sono tutti aperti e comunicanti fra loro, in modo che si ha una liberissima circolazione tra gli spettatori. 7°)- Che il sistema della illuminazione da gas acetilente è stato riformato a luce elettrica che proviene esternamente dal macchinario di altro fabbricato del sig. Dipierro posto a circa 250 metri dell’entrata principale del teatro. I fili conduttori a corrente continua della luce dalla porta d’ingresso e per mezzo circolo nel teatro sono stati impiantati tecnicamente e sono coverti altrechè dalla gomma com’è in uso, anche di tubi metallici affine di evitare quanto più è possibile un accidentale contatto. La Commissione perciò, ritenuto che le proiezioni cinematografiche, poiché vengono eseguite una sola volta la settimana e raramente si ha una tale affluenza di pubblico da ripetere per la 3^ volta la rappresentazione. È di parere che possa accordarsi il permesso prescritto dall’art. 42 della legge di P. S. al sig. Dipierro Giacomo di Giacomo per l’esercizio al pubblico del cinematografo. Previa lettura e conferma viene sottoscritto. Documento n.36 Telegramma espresso dalla Questura di Bari al Sindaco di Noicattaro per denuncia anonima sull’attività cinematografica al Teatro. - Bari, 26.7.1913. Relazione precedente corrispondenza comunico a V.S. unito reclamo anonimo pervenuto Ministero circa condizioni sicurezza codesto cinematografo. Prego V.S. adottare urgenza, se del caso, ogni provvedimento atto tutelare ampiamente e rigorosamente incolumità pubblica, ordinando anche, se occorra, sospensione spettacoli.
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Prego inoltre V.S. di favorirmi con la sollecita restituzione dell’allegato, informazioni circa accuse in esso contenute e provvedimenti adottati. Il Questore Documento n.37 Risposta del Sindaco al Telegramma del Questore. 29.7.1913. In riscontro telegramma espresso del 26 corr. di V.S. le manifesto che il Cinamatografo di cui è oggetto detto telegramma è in esercizio da oltre un anno senza che si siano verificati inconvenienti di sorte. Non è vero che non abbia uscite di sicurezza e che i palchi in legno siano corrosi dal tempo. Con nota 5 luglio 1912, n.1606 di V.S. fu sospeso l’esercizio, ma poi in seguito a parere favorevole della Commissione Teatrale, trasmesso a codesto ufficio con nota del 9 detto mese anno, fu autorizzato a funzionare di nuovo non essendo stato ritenuto tra quelli sotterranei di cui tratta la circolare ministeriale 29 giugno 1912. Ciò rivelarsi dall’altra nota di codesto ufficio dell’11 luglio detto n.16058. Stante ciò non ho creduto disporre la sospensione degli spettacoli e durante queste feste nessun incidente si è deplorato. Resto ora in attesa di disposizioni da parte da parte di V.S. Il Sindaco Documento n.38 Delibera di Giunta del 13 gennaio 1919. Fittanza del Teatro Comunale. Sindaco, Nicola Campione. .....Esaminata la richiesta di Caldarazzo Antonio di Giuseppe e Amoruso Francesco per ottenere in locazione il Teatro comunale, allo scopo di farvi
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funzionare un Cinematografo; ritenuta l’opportunità di accogliere la richiesta, avendo a norma le condizioni altra volta stabilite per tale locazione; la giunta unanime, delibera di concedere ai su nominati il Teatro comunale alle seguenti condizioni, ed autorizza il Sindaco a sottoscrivere l’analogo contratto: 1°)- La locazione avrà la durata di anni tre, dei quali due obbligatori ed uno facoltativo. Ove per il 3° anno non si intendesse confermare la locazione, bisognerà avvertire per iscritto l’altra parte non meno di tre mesi prima della scadenza. 2°)- La pigione è convenuta per annue £.150.00. Per le spese di riparazione ai palchi, pulizia, pittura ed altro, i locatari anticiperanno il fitto di due anni di £.300.00. 3°)- Avvenuta la consegna sarà redatto apposito e dettagliato verbale di tutto quanto esiste nel Teatro che i locatari sono obbligati restituire nelle identiche condizioni. Nel caso di guasti sui mobili o sull’abbellimento, i locatori saranno tenuti ad eseguire a loro spese tutte le occorrenti riparazioni. 4°)- L’Amministrazione Comunale dovrebbe servirsi del Teatro per conferenze, commemorazioni, ed altro, i locatari dovranno cederlo senza pretesa alcuna di compenso, salvo per la sola illuminazione la cui spesa sarà da convenire. 5°)- Dovrà rimanere a disposizione dell’Amministrazione il palco n.1 per la rappresentanza comunale, senz’alcun pagamento. 6°)- Se dovesse venire per recite qualche compagnia drammatica o di operette, e dopo che il Sindaco avrà dato il permesso, i locatari saranno obbligati a cedere l’uso del Teatro e delle sedie con un compenso non superiore a Lire 3.50 ogni sera di rappresentazione, salvo per la illuminazione che, se la Compagnia vorrà servirsene, dovrà a che convenire il prezzo. 7°)- La nuova porta di sicurezza dovrà tenersi aperto durante le rappresentazioni, in modo che in caso di bisogno, gli spettatori possano comodamente uscire. 8°)- Prima di comunicare ogni rappresentazione i locatari dovranno ottemperare a quanto dispongano gli artt. 37 e 38 della legge sulla P.S. del Regolamento.
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9°)- Le spese del contratto sono ad esclusivo carico dei locatari. 10°)- Nel caso i locatari non dessero principio al funzionamento del Cinematografo, pel cui uso il Teatro è dato, entro due mesi da oggi, il presente contratto si intenderà senz’altro rescisso di pieno diritto. Documento n.39 Rappresentazione teatrale dal “Crivello” n.2 del 17.1.1923 Teatro comunale. Da qualche tempo nel Teatro Comunale di questa ridente cittadina gestisce la compagnia NAPOLI CHE GIRA: CAFARO, SANTAGUIDA, MORETTTI, la quale ogni sera ha riportato crescente successo. In particolare modo si è distinto il Cav. E. Cafaro nell’incarnazione della maschera del Pulcinella, molto brava la I donna Signora Lia Dechiara, vero interprete dell’arte drammatica il sig. U. Santaguida, I attore, e apprezzatissimo il Sig. G. Moretti nelle sue imitazioni, come anche la sig. Elvira Moretti nulla lascia a desiderare, la piccola Marj con le sue canzonette piace sempre più, Brugnolino comico grottesco è il “beniamino del pubblico. Documento n.40 Attività teatrale dal “Crivello” n.3 del 1 febbraio 1923. Teatro Cittadino. Noicattaro. Domenica alle ore 19, la filodrammatica “Paolo Ferrari” di Triggiano reciterà un dramma patriottico in 5 atti dal titolo “G. OBERDAN”. Siamo sicuri che i bravi giovani di cui è formata la compagnia filodrammatica daranno ancora saggio della loro valentia richiamando numeroso pubblico.
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Documento n.41 Ordinanza del Sindaco a installare norme di sicurezza nel Teatro, Noicattaro, 6 giugno 1923. “Il Sindaco vista la circolare n. 31 maggio n.12838 della R. Questura ordina alla ditta Caldarazzo Antonio e Pignataro Rocco, esercenti un cinematografo a via Carmine, di tenere nella cabina di proiezione un estintore od altro mezzo che prontamente usato in caso di principio d’incendio, specie delle pellicole, che sono infiammabili, ne impedisca il propagarsi. E di usare tutte le cautele atte ad impedirvi che il fumo si manifesti. Il Sindaco: Dipierro. Documento n.42 Attivata cinematografica nel Teatro, dal “Crivello”. Noicattaro 16 gennaio 1925 Noicattaro è il paese delle coppie; ne mancava ancora una: quella dei cinamatografi, ed ecco che ne è sorta un altro in Piazza Umberto a far pariglia con quello già esistente in Via Carmine. Entrambi portano due nomi gloriosi: il vecchio “Cinema Cavour” il nuovo “Cinema Savoia”. Ed il nostro pubblico che e sensibile all'arte, frequenterà con piacere questi ritrovi, apprezzerà la bontà delle produzioni e costringerà i proprietari a scegliere e produrre le opere che più vanno in rinomanza. A dire il vero nel cinema Cavour di via Carmine si sono svolte delle bellissime films. Noi abbiamo constatato con piacere che il nuovo Cinema ha preso il nome di Savoia ha mostrato pari gusto proiettando ieri sera il “Boris” con pieno successo. Così il pubblico potrà indifferentemente essere sicuro di passare qualche ora di tranquillità e godimento sia nell’uno come nell’altro locale, lontano per un momento dalla politica. Il Crivello che vede bene tutto ciò che è iniziativa privata, augura che la triste e biliosa politica non faccia capolino anche nei due cinema, e rimangono davvero luogo di riposo e di godimento dello spirito» Una raccomandazione speciale al fine tatto dei rispettivi proprietari.
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Documento n.43 II Teatro Cittadino dal “Crivello”, 16 febbraio 1925 Quando il cinema Cavour, dall’attuale sede, troppo incomoda ed angusta, si sarà trasferito negli adatti, magnifici locali di prossima apertura, noi ci auguriamo che nessun’altra impresa lo rimpiazzi e l’Amministrazione Comunale sia saggia da non permettere mai più che il teatro cittadino sia adibito ad altri usi. Se si pensasse che i nostro avi ebbero, ed effettuarono egregiamente, l’idea di non poter far mancare al paese un luogo che fosse consacrato agli spettacoli teatrali, e con esatti criteri, incorrendo in non lievi spese, lo architettarono e lo resero un comodo ritrovo per quei tempi, si potrebbe affermare che noi abbiamo mostrato pochissimo interessamento per il culto dell’arte drammatica e ci siamo lasciati per esso superare da parecchi dei paesi limitrofi, che hanno a tale scopo innalzati vasti, imponenti ed artistici edifici, rispetto ai quali, il nostro è rimasto meno di quel che era. Malgrado la più accurata manutenzione, l’affollamento che da qualche anno si è verificato per il Cinema nel nostro “Cittadino”, 1’ha ridotto quasi un impraticabile cantina. Se la compagnia Del Prete Martinez ritornasse nel nostro paese, memore delle belle accoglienze che si ebbe dal nostro popolo, conoscitore ed ammiratore dell’Arte, nelle sue varie estrinsecazioni, e ricordasse di aver abbellito e rimodernato il teatro con ripetute recite di beneficenza, se ne allontanerebbe, noi crediamo, sprezzante ed accorata. Avessimo saputo almeno conservare ciò che gli altri ci donarono, insegnando e i severamente come s’impone, non diremo il culto dell’estetica, ma l’imprescindibile necessità della decenza almeno in un pubblico luogo, ove il popolo, divertendosi, eleva sé stesso, si educa e si migliora, per le ripercussioni più o meno forti che egli riceve sull’animo sensibile dallo studio di uomini e di fatti che apprezza e loda o condanna sulla scena. Riteniamo che fra tutti i fattori essenziali non solamente della coltura, ma dell’educazione morale, il più importante, il più efficace ed il più popolare sia l’arte drammatica, quando, con la potenza suggestiva della parola, quest’arte affascina ed entusiasma; onde condividiamo la retta opinione di tutti coloro che credono fermamente essere necessario ed indispensabile per un popolo civile vivere ore sublimi, di spensieratezza e
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di purità, ore di pentimenti e di rimorsi in un sacro luogo ove la virtù abbia la più acconcia consacrazione ed il plauso più spontaneo e naturale, e dove la passione ed il vizio trovino il più sentito universale abominio. La pellicola che velocemente scorre sullo schermo alletta e diverte e qualche volta impressiona e benefica lo spettatore ma bisogna riconoscere, in vero, che la cinematografia assolve precipuamente un compito, quello di sferzare e spingere l’immaginazione umana verso le più vertiginose altezze, laddove nell’arte recitativa la sorgente del bello e del buono più che nell’occhio e nella fantasia sconcertata ed accesa, noi la cerchiamo e la troviamo, soddisfatti, nel profondo della nostra anima, partecipe dell’azione reale e palpitante. I generi d’arte sono differenti, ma la muta non può prevalere sull’altra la quale da Omero a Plauto, da Goldoni a D’Annunzio e a Sem Benelli, ha mirato sempre, passando attraverso il prisma dell’immaginazione dei popoli delle differenti età e delle nazioni diverse, a migliorare, i costumi degli uomini sotto il rispetto morale, raggiungendo sempre il massimo degli effetti, a paragone degli altri mezzi educativi, perchè fra tutte le arti didascaliche, essa sola ha sempre ed ovunque parlato al cuore. I personaggi infatti non si muovono soltanto e non possiedono la grande abilità d’una, mimica perfetta solamente, ma manifestano col vivo della voce i sentimenti ai quali partecipano gli spettatori, sotto i cui occhi si svolge, con maggior vivezza di colorito, l’azione drammatica. È ormai .già lungo tempo che non si sia fermata da noi una buona compagnia per l’indecenza del luogo dove darebbe i suoi debutti. Ricordiamo a proposito le immani, fatiche costate agli artisti dilettanti le serate di beneficenza, le quali, per le spese necessario ogni volta sopportate, relativamente poco hanno sempre reso agli Enti beneficati. Non v’è più traccia del corredo artistico, manca il sipario, non ci sono più scene, ne mezzi per illuminazione ed occorrono restauri all’intero locale. E ciò perchè il teatro non rimane sempre teatro; chè se qualche volta è servito al suo vero scopo gli impresari dei cinema se ne son sempre doluti. Il giovane prof. Onofrio Laudadio lanciò, già da parecchio tempo, alla gioventù studentesca del paese la encomiabile proposta di organizzare legalmente un’associazione filodrammatica che domandasse in affitto al Municipio il nostro Teatro con lo scopo di riattarlo e trasformarlo in un elegante tempietto per i cultori dell’arte recitativa, col renderlo completo
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nelle decorazioni e nel fabbisogno. S’organizzi dunque la filodrammatica e presenti al Comune la domanda di cessione del Teatro, riservando il diritto al Municipio di nominare una commissione di vigilanza che interverrebbe, in rappresentanza dell’Amministrazione, nell’opera di restauro. E giacchè siamo in tema di restauri, noi facciamo ancora un’altra bella proposta: quella cioè che sia effettuato un corridoi d’uscita dai palchi nell’attiguo giardini annesso all’ex orfanotrofio del sig. Giacomo Siciliano, viale che darebbe sulla via adiacente ad esso. Il corridoio dovrebbe essere chiuso fra i palazzi da una parte ed un alto muro di cinta, che si farebbe costruire, appositamente, dall’altra. Per tutto ciò occorre in primo luogo la buona volontà dei signori proprietari degli stabili per la vendita di quella parte di superfice occorrente per effettuare il disegno, che renderebbe più igienico, più sicuro e più comodo il teatro; poi ancora l’interessamento delle Autorità competenti che realizzerebbero il progetto. Abbiam fede che gli intellettuali nostri concittadini comprendano il significato etico di restituire la dignità di un moderno teatrino al nostro “Comunale”, e cooperino efficacemente al giusto e civile raggiungimento del nobile altissima proposito.
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Documento n.44 Elenco dei teatri e cinematografi del Municipio di Noicattaro in data 4 gennaio 1927.
QUALIFICA
Data Visita Commissione Provinciale
Proprietario o Concessiona.
1- Teatro Cittadino
1913
Tinelli G.
Chiuso
2- Cinema “Amleto Novelli”
19.11.925
“ “
aperto
2.8.926
D’Alessandro Federico
aperto d’estate
3- Cinema “Arena Italia” Torrepelosa
Il Commissario prefettizio Giovanni Milella
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2.8.1926
Cinema “Italia” in Torrepelosa
D’Alessandro Federico
Tinelli Giuseppe
in epoca remota
Teatro Cittadino
19.11.1925
comunale
Data di fondazione
Cinema “Amleto Novelli”
Generalità del Proprietario
QUALIFICA
Elenco dei locali adibiti a pubblici spettacoli. Noicattaro 31 Gennaio 1928
29.7.927
24.1.927
1913
Data ultima ispezione
4a
4a
“
C l a s s i f i c a
20.2.928
15.6.928
“
Data ultima licenza in corso
“
“
concesso recentemente all’Opera Nazion. Dopolavoro
Altre note
Documento n.45
Documento n.46 Biglietto Urgente di Servizio della Regia Questura di Bari, 23 giugno 1930. Al Signor Podestà di Noicattaro. L’Opera Nazionale Balilla sollecita l’apertura di codesto Teatro Comunale per darvi un corso di rappresentazioni di musica e di prosa. Poiché il locale non è stato mai visitato dalla Commissione Provinciale permanente, informo che non può essere aperto al pubblico per alcun motivo se prima codesto comune non provvederà a chiedere la visita di collaudo, inviando a quest’ufficio vaglia bancario di £.440.45 per indennità ai membri della commissione. Il Questore Documento n.47 Richiesta di informazioni da parte della Questura di Bari in data 19 luglio 1933. Prego riferirmi con sollecitudine quali teatri di codesto comune siano di proprietà comunale indicando capacità, sala o palcoscenico ed eventuali oneri. II Questore: Pannariello Documento n. 48 Risposta del podestà alle richieste del Questore. Noicattaro, 25 luglio 1933. Questo Comune possiede un piccolo teatro, con sala della capacità di 200 posti, e palcoscenico della superficie di metri quadrati 50. II teatro per la sua insufficenza e per l’ubicazione non è più usato da moltissimi anni. II Podestà: De Caro.
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Documento n.49 Delibera di Giunta del 3 novembre 1934, n.151. Cessione d’uso del locale del Teatro Comunale all’O.N. Balilla. Letta la richiesta del Presidente dell’O.N. Balilla, diretta ad ottenere la cessione d’uso del locale di proprietà comunale a via Carmine, già adibito a Teatro, per essere destinato a sede dell’Istituzione, e ciò per un decennio dal 1935 in considerazione delle non lievi spese di restauro di cui il locale abbisogna e che saranno sopportate integralmente dall’opera; Visto essere dovere della civica Amministrazione di contribuire allo sviluppo dell’istituzione voluta dal Regime per la educazione fisica e morale della gioventù e quindi di aderire con entusiasmo alla richiesta, per fare si che anche in questo Comune l’O.N. venga agevolata e sorretta nei suoi alti fini da raggiungere; Delibera concedere a titolo gratuito per un decennio dal 1935 all’O.N. Balilla l’uso del locale di proprietà comunale a via Carmine già adibito a teatro nello stato in cui si trova e senza alcuna altra spesa per il Comune. Documento n.50 Richiesta dell’Associazione delle Dame della Carità di Noicattaro, 13 aprile 1937. Ill.mo sig. Podestà, la sottoscritta si onora comunicare a V.S. che domenica prossima, 18 corr. mese, le Dame di Carità daranno al pubblico una serata pro-poveri malati. Nel teatro cittadino, gentilmente concesso dall’O.N.B., reciterà una compagnia di giovinetti dilettanti offertasi spontaneamente e gratuitamente. Ossequi. Devotissima. Rachele De Mattia ved. Campione - Presidente Dame di Carità di Noicattaro
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Documento n.51 Rappresentazione teatrale - Torna Carnevale - di Sebastiano Tagarelli Febbraio 1946. “Comitato Filantropico Civile” - promotore e organizzatore della “Festa di Beneficenza” nei giorni di Carnevale del 1946. PERSONAGGI ED INTERPRETI Carnevale - basso - Univ. Nicola Masotti di Michele Pulcinella - tenore -Domenico Pagliarulo di Giovanni Arlecchino - baritono - Angelo Sciannameo di Nicola Brighella - tenore - Michele Pagliarulo di Giovanni Baianeon - basso - Filippo Ciavarella di Pasquale Pantalone - baritono - Vittorio Iaffaldano di Pietro Colombina - soprano - Sig.na Irma Pagliarulo di Pietro Oretta - contralto - Sig.na Marianna Benedetto di Francesco Ballerine - Rita Tagarelli-Elena Cassandro Maschere (Vito Salatino - Mario D’Amore) Cori (Nina Deleonardis - Angela Verni - Rosita Guarnieri - Anna Angelini Angelini Giovanna - Maria Tenerelli - Rosa Sorino - Colomba Pompiglio Celestina Verni - Maria Latrofa - Titina Buono - Caterina Difino. Angelo Benedetto - Giacomo Tagarelli - Angelo Pompiglio - Marino Latrofa Vito Ditrani - Pasquale Saponaro.
Direttore e concertatore Violino Violino Contrabasso Tenore Cornetta Clarone Clarino
ORCHESTRA - Sig. Giuseppe Consiglio - Sig.Girolamo Rossi - Sig.Nicola Larosa - Sig.Giovanni Dipierro - Sig. Michele Valerio - Sig. Donato Sciannameo - Sig. Vito Ciavarella - Sig. Vitantonio Susca
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Clarino Scenografo Pittori Elettricisti
- Sig.Giuseppe Colonna -Vito Laudadio -Vito Laudadio - Filippo Ciavarella -Filippo Scarpelli - Giuseppe Scarfò.
Documento n.52 Rappresentazione teatrale, dal “Crivello”, 15 Marzo 1946 TORNA CARNEVALE Come abbiamo annunciato nel numero precedente, è andato in scena il bozzetto musicale “Torna Carnevale” di S. Tagarelli per la musica di Costamegna e Consiglio. Lo spettacolo, allestito a scopi di beneficenza, ha ottenuto un cordiale successo da parte del pubblico, il quale ha avuto modo di rilevare il buon grado di preparazione raggiunto dagli interpreti, la ricca sceneggiatura, il vestiario del balletto, ed ha apprezzato le qualità canore dei giovani cantanti, in particolar modo le voci della signorina Pagliarulo e di suo fratello Domenico. Buona la prestazione dell’universitario Masotti nella parte di Carnevale. II sig. Giuseppe Consiglio ha concertato e diretto in modo veramente lodevole con la partecipazione di una piccola orchestra. Hanno prestato la loro collaborazione alle serate di beneficenza il soprano Pino La Sorsa ed il baritono Tito Titano, eseguendo un programma tratto da opere liriche. Documento n.53 Delibera del Commissario Prefettizio del Comune di Noicattaro, del fitto del Teatro, 23 marzo 1946. Il Commissario Profettizio, vista la domanda del sig. Diego Sviato intesa ad ottenere in fitto il locale di proprietà comunale, sito a via Carmine, a numero civico 76, per il passato destinato a modeste rappresentazioni teatrali di dilettanti. Ritenuto che il detto locale non risulta idoneo ad
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abitazione, né a bottega, ma che per altro può servire a sede di scuola di musica e di recitazioni. Ottenuta dal richiedente l’assicurazione che non ad altro diverso scopo egli intenda destinare il locale stesso; DELIBERA 1°)- dare in fitto al sig. Sviato Diego di Antonio il locale sopra indicato per mesi tre a decorrere dal 22 marzo prossimo; 2°)- fissare in lire 2.000 il canone mensile da pagarsi anticipatamente; 3°)- dichiarare responsabili il locatore eventuali osservazioni o sanzioni che possono essere assunto per contravvenzione alla disciplina e alla polizia teatrale, non autorizzandosi da parte del Comune l’uso del locale a sala di rappresentazioni teatrali e cinematografiche. Il Commissario Prefattizio Emanuele Loperfido Documento n.54 Rappresentazione teatrale, dal “Crivello”, 31 Marzo 1946. La Partite a scacchi, e arte varia alla Sala A. Novelli. L’attività del Comitato Filantropico Civile si è trasferita dalla sala del Teatro Comunale alla sala Amleto Novelli con una nuova serie di rappresentazioni di beneficenza. La nota saliente di questa recente esibizione è stata la messa in scena dell’atto unico in versi di Giuseppe Giacosa “La partita a scacchi”, tratto da una antica leggenda cavalleresca. L’interpretazione intelligente, generosa ed efficace della sig.na Rita Tagarelli e dei signori Giuseppe Logroscino, Nicola Masotti e Antonio Tagarelli ha dato un esito particolarmente favorevole alla realizzazione di questo lavoro in cui il sentimento romantico, l’ardore cavalleresco vivono in un’atmosfera di poesia e di semplicità. Nel corso degli spettacoli è stata ripetuta l’esecuzione del bozzetto lirico “Torna Carnevale”; il cui risultato è apparso migliore delle esecuzioni precedenti ed i piccoli canterini si sono prodigati nella maniera più volitiva, riscuotendo applausi a scena aperta. La piccola orchestra guidata da G. Consiglio ha eseguito inoltre una fantasia dal Natale di Pierrot di Monti e
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una variazione per clarinetto e orchestra. Dall’opera il Giuramento di Mercadante. Attendiamo che l’attività lodevole del Comitato Filantropico non si arresti a questa prima prova che peraltro risultando eccellente, crediamo, debba essere una garanzia per altre future iniziative. Documento n. 55 Richiesta del sig. Dabbicco per l’uso dal Teatro. Bari 11.2.47. All’On. Sindaco di Noicattaro. Mi perdoni onorevole se oso disturbarla. Sono 1’organizzatore di una compagnia di grandi riviste e di arte varia. Trovandomi con tutti i venti elementi che compongono la compagnia senza lavoro dal novembre 1946 e sapendo che il teatro comunale del paese nel quale lei risiede è libero, le faccio con la presente una domanda, sempre se Lei è d’accordo. La domanda che le faccio e che lei acconsenti di farci lavorare nel Teatro su citato. Io sottoscritto ho già visitato il Teatro circa un mese fa e so le gravi spese che ci vogliono per faro recite, questo non importa li faccio a spese della compagnia. Mi basta che lei onorevole sii così generoso, quanto lo credo fermamente, e come mi hanno già parlato i suoi concittadini che ci attendono da tempo di darci lavoro, lei sa le spese che sopporto, e senza ricavato, lei che è un uomo di grande giudizio, e capisce che cosa significhi ai tempi d’oggi, stare disoccupato e le spese che noi organizzatori sopportiamo, senza poter avere il sussidio disoccupati dall’E.C.A. di Bari. Loro aspettano come i pii devoti la sua risposta. Voglio ripeterle che le condizioni la quale si trova il teatro le conosco e ci penseremo noi a metterlo in uso il teatro servirebbe per solo 12 giorni e precisamente dal 16 al 27 c.m.. Lei ci fa sapere cosa vuole per il fitto di questo periodo e subito io personalmente starò da lei per averlo in consegna, e firmare (se Lei vuole) un qualsiasi documento. In attesa che questa mia possa essere presa in considerazione, cordialmente La saluto. Distinti saluti. Pino Dabbicco
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Documento n.56 Risposta del Sindaco al sig. Dabbicco, in data 12.2.1947. Sono dolente di dover rispondere negativamente alla vostra richiesta, perchè il piccolo teatro locale non risponde alle condizioni di pubblica sicurezza prescritte dalla legge. La impresa cinematografica locale muoverebbe doglianze come ha fatto in altre circostanze, e metterebbe l’amministrazione nell’imbarazzo, dovendo necessariamente farvi interrompere le rappresentazioni, dopo averci voi sopportato delle spese. Distinti saluti. II Sindaco: Di Pierro Documento n.57 Rappresentazione teatrale dal “Crivello”, 23 Marzo 1947. ADDIO GIOVINEZZA. La Compagnia dei Dilettanti Associati, diretta da Nuccio Sviato, ha presentato al Teatro Comunale, sabato 16 Marzo la notissima commedia di Camasio e Ostilia “Addio Giovinezza” Ci sono note le difficoltà superate dai componenti per allestire questo spettacolo e non daremo troppo peso a qualche manchevolezza registrata nel corso della prima rappresentazione. Diremo soltanto che l’impegno è stato notevole da parte di tutti questi attori giovani e giovanissimi e che la loro attività presente e futura va incoraggiata e sostenuta. Un elogio particolare merita Nuccio Sviato nella parte di Mario, per la sua interpretazione agile e sicura, favorita dal fatto di non essere nuovo ai cimenti sulla scena e vantando una esperienza non trascurabile nel genere; la signorina Nina Cappelli ha dato il meglio di sè nella parte di Dorina; ma abbiamo rilevato in moltissime occasioni il suo insistere in una dizione molto aspra e marcata, in antitesi al personaggio romanticosentimentale della commedia: meglio ha fatto la signorina Maria Tenerelli nella parte di Elena: recitazione efficace, pronta comprensibile; notata però una certa freddezza in atteggiamenti che richiedevano maggior calore e
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maggior impegno. Buona anche la prestazione di Tommasino Spagnuolo nella parte di Leone, sebbene alcune scene siano state alterate da eccessiva precipitazione, da movenze e moti non felicemente controllati e tali da sembrare inopportuni ed esagerati. Una recitazione senza infamia e senza lode quella delle signorine Elena Cassandro, Elsa Lasorella, Maria Remerciaro, Emilia Sviato, dei giovani Nino Petruzzi, Onofrio Brattoli, Dino Sciannameo e Anelli Vincenzo. Attendiamo una prova più convincente dalla medesima compagnia nella prossima rappresentazione del dramma di Sem Benelli “La cena delle beffe”. Documento n.58 Richiesta d’uso del Teatro da parte del sig. Tanzi di Bari, in data 30 marzo 1947. Egregio Segretario, le sarei assai grato se vorrà compiacersi farmi conoscere se per due-tre serate, è possibile avere in fitto il locale teatro comunale, avendo in mente dare una serie di spettacoli “Arte varia”. In seguito, se la piazza promette, potremmo vedere prenderlo addirittura in gestione. Dovrebbe nel contempo sapermi dire se esso Teatro è in piena efficenza, ed in numero dei posti. In caso affermativo, fissarmi un appuntamento, affinchè possa venire costà. In attesa di un vostro cortese riscontro, distintamente vi saluto. Carlomaria Tanzi - Palazzo di Città, 54 - Bari Documento n.59 Richiesta d’uso del Teatro, in data 9 ottobre 1949. Al Sindaco del Comune di Noicattaro. Le comunico che la Filolirica Molese “N. Van Westerhout” ha preparato una commedia musicale del cav. Dott. Vito Morgese nostro concittadino.
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Le sarei grato se vorrà interessarsi affinchè detta commedia sia rappresentata anche in codesto Comune. La ringrazio ed ossequio. II Sindaco: D. Massimeo. In margine; che rispondere? dare incarico a qualcuno? Visto: II Sindaco (A. Dipierro). Documento n.60 Delibera consiliare n. 1 del 21.1.1976 Incarico all’Arch. Mauro Scionti per la redazione del progetto di massima e direzione lavori per il restauro del vecchio Teatro Cittadino - Approvazione Convenzione. L’Assessore Didonna Prof. Vito informa il Consiglio che occorre restaurare il teatro cittadino da tempo abbandonato ai roditori e quindi attualmente in pessimo stato di conservazione. “La necessità di restaurare l’unico teatro cittadino, anche se vecchio” continua il Prof. Didonna “va cercata nel fatto che in questo centro abitato mancano locali adibiti a pubbliche riunioni o manifestazioni oggi tanto sentite in particolar modo dai giovani i quali avvertono urgente il bisogno di incontrarsi per uno scambio di idee. A tal uopo, e, dopo un accertato esame della situazione, è bene incaricare l’Arch. Mauro Scionti di redigere un progetto di massima che servirà, nel contempo a chiedere il necessario contributo agli Enti a ciò preposti di stipulare con lo stesso Architetto l’importo convenzionato. Dopo la relazione Didonna, II Sindaco legge la convenzione che integralmente si trascrive: CONVENZIONE 1°)- il Comune di Noicattaro, allo scopo di ripristinare il vecchio teatro cittadino sito in via Carmine affida allo Arch. Mauro Scionti, domiciliato in Bari alla via Giovene civico 39, l’incarico della redazione del progetto di massima, direzione lavori e contabilità per la riparazione e ripristino del vecchio teatro cittadino; 2°)- Come primo intervento al fine di chiedere contributi agli Enti
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finanziatori, l’Arch. Mauro Scionti redigerà il progetto di massima che consterà dei seguenti elaborati: a)- relazione storica sociale ed artistica; b)- relazione illustrativa tecnico-economica; c)- planimetrie; d)- piante; e)- sezioni; f)- computo metrico; 3°)- Il progettista s’impegna e si obbliga di consegnare gli elaborati necessari, completi e nel numero di 5 copie entro il 30 giugno 1976; 4°)- In caso di inadempienza non giustificata, l’incarico potrà essere revocato dall’Amministrazione; in tal caso il progettista potrà richiedere alcun compenso per le spese eventualmente già sostenute nè compenso alcuno. 5°)- II compenso per la redazione di detto progetto sarà corrisposto soltanto nel caso in cui gli Enti finanziatori corrisponderanno i contributi per la realizzazione dell’opera e saranno nella misura prevista dalla legge. 6°)- Il progettista s’impegna altresì ad apportare tutte le modifiche e le rettifiche che gli organi tecnici dovessero richiedere ai fini dell’approvazione del progetto senza alcun compenso aggiuntivo. Il sig. Barile chiede chiarimenti circa la spesa indi il Dott. Tatarella dichiara di astenersi dal voto non per l’opera da realizzare che va caldeggiata, ma per il sistema preferito circa la scelta del professionista per la quale scelta invece bisognava presentare al Consiglio una terna. Didonna chiarisce che per il restauro del teatro sono stati interpellati più professionisti. Esula quindi, la scelta dell’Architetto Scionti da ogni legame politico. Visto che nessun altro chiede la parola il Sindaco, Presidente della seduta, mette ai voti per alzata di mano il conferimento dell’incarico al1’Arch. Mauro Scionti di redigere un progetto di massima per il restauro del vecchio teatro cittadino e 1’approvazione della relativa convenzione ed accerta il seguente risultato. Presenti 27; Votanti 26; Astenuto 1; maggioranza assoluta 14; Voti favorevoli 26. IL CONSIGLIO Udita la relazione Didonna;
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Preso atto dell’apposita convenzione; Visto l’esito della eseguita votazione, All’unanimità dei voti (votanti 26, 1 astenuto) espressi per alzata di mano, DELIBERA 1°)- incaricare l’Architetto Mauro Scionti della redazione di un progetto di massima, della direzione dei lavori e della relativa contabilità, relativo alla riparazione e ripristino del vecchio teatro cittadino sito in via Carmine; 2°)- Approvare la convenzione in narrativa riportata. Documento n.61 Dal Bollettino della Madonna della Lama n.1 anno 1976 - Il “Teatro Cittadino” di Sebastiano Tagarelli. Noja ebbe nel 1869 un privilegio di grande importanza politico-sociale, privilegio che potè vantare su tutti i Centri urbani limitrofi, e dal quale trasse immensi benefici per l’emancipazione del popolo, non soltanto istruttivo-educativo, ma di speciale e necessaria distensione alla monotonia dalla vita paesana, specie nelle lunghe serate d’inverno, quando - a due ore di notte - la gente di solito si tappava in casa, sia per la scarsa illuminazione stradale (a petrolio o a gas d’acetilene), sia per la sistematica chiusura degli esercizi pubblici (i rari caffè dei giocatori a carte e le affollate cantine di beoni), sia per la stanchezza che seguiva al trapazzo delle dure, lunghe giornate di lavoro. II “teatrino” - sufficiente a quall’epoca a contenere 150 spettatori abituali circa in una popolazione di qualche migliaio d’abitanti, per la massima parte contadina ed analfabeta, progettato a ferro di cavallo, fu realizzato con posti di platea dal proscenio al corridoio in giro, sotto i palchi, e fu occupato, per un buon terzo dell’area totale, da adatto palcoscenico, alto circa un metro dalla càvea, e chiuso da telone in velluto nella cornice tra i due palchi estremi del ferro di cavallo. I quali furono costruiti in due ordini, in forte struttura di legno, con accesso distinto per due scalinate con gradini di pietra: l’uno per la prima fila, composta dal palco centrale, di due laterali e di tre ordinati contigui sull’ala sinistra, con quattro sulla destra, poiché l’ultimo di questi, riservato alle Autorità n’era separato, con una
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scaletta in ferro, a chiocciola, dalla platea - e 1’altr’ordine, sovrastante al primo, ad uso esclusivo dalla “piccionaia”. I palchi si affacciavano in platea a mezzo d'avancorpi a balconate, divisi da colonne, come rispettati, e tutti esternamente rivestiti allora di vernici policrome e di fregi indorati, con poggiali imbottiti di crine in manicotti di cuoio. Il palcoscenico, proporzionato all’ampiezza del teatro, aveva sul tavolato di pavimentazione tre botole, una delle quali immetteva da una estremità extra telone di fondo, a mezzo scala di pietra, nel vano sottostante, in cui erano sistemati spogliatoi distinti, per attori ed attrici, da quelli ricavati nello spessore delle pareti sul palcoscenico stesso, e la pedana con conchiglia in legno, avanti, per il posto del suggeritore; le altre due botole, di dimensioni ridotte, servivano sul palco ad eventualità di sceniche rappresentazioni. Si scendeva al teatro (’abbàsc’io t-ià-tr) per alcuni scalini e sul pianerottolo superiore era sistemato il botteghino dei biglietti e su quello inferiore erano: sulla destra l’accesso riservato al palcoscenico - sulla sinistra l’ingresso alla sala ed ai palchi; l’uno con porta a chiave e l’altro con adatta tenda di velluto. I principali inconvenienti, che si lamentavano allora nel teatro, riguardavano l’igiene del locale, che, specie quando si stipava di gente d’ogni ceto, difettava d’areazione (il ricambio d’aria ottenendosi dall’ingresso e dalle aperture superiori di finestre sul muro perimetrale del lato opposto). Questa carenza igienica (correnti fredde per risucchio d'aria calda direttamente dall’esterno) era aggravata dall’obbligatorio sistema d’illuminazione o a gas d’acetilene o a lumi a petrolio o ad olio o addirittura con candele. Altro inconveniente collegato era nel difetto d’una “hall”, d’un atrio d’aspetto e d’uscita. Non meno deprecata era inoltre la mancanza in dotazione propria di sedie e di poltrone, che - di volta in volta - va si trasportavano da chiese, da circoli, da case private, col pericolo di moleste, se non nocive, infestazioni d’ogni specie! Malgrado le più accurate, ma quasi sempre insufficienti pulizie. Infine non esisteva l’attrezzatura scenica (quinte, fondali, ecc.), che bisognava allestire ad ogni spettacolo. Quanti giovani pittori, esordienti, dilettanti o di professione, non si prodigarono in queste imprese, ottenendone merito ed ambite soddisfazioni?
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Dal 1870 ai primi del ‘900, il teatro svolse una funzione, limitata a piccoli concerti musicali, vocali e strumentali, a spettacoli di varietà, a qualche rappresentazione di prosa (per lo più farse e commedie) di Compagnie girovaghe dal Napoletano e dalla Sicilia, di passaggio nella nostra Regione. L’intuito di “mio padre” di sfruttarlo a scopo educativo ed istruttivo, oltre che ricreativo, ne fece palestra - per oltre un ventennio d’esercitazione e di vera e propria scuola d’arte, drammatica a tutti i giovani studenti del nostro paese: dagli universitari alle maestrine, dai più giovani ai frequentanti ginnasio e liceo ed Istituti tecnici e magistrali, sì che può affermarsi che non un solo studente od operaio d’una certa levatura di quel tempo, fosse sfuggito a cimentarsi con la scena, alcuni rivelando, capacità artistiche non comuni, sia per interpretazione, che per dizione e mimica, tanto da lasciar traccia profonda nel ricordo, pur nella successione contrastante d’anni e d’eventi. E vorrei poterli elencare tutti i nostri “artisti” in erba, se me lo consentisse l’obbligata concisione dell’argomento in un articolo, e se, citando solo coloro che si distinsero, non temessi di far torto agli altri, tutti degni di lode. La filodrammatica nojana divenne pertanto un'istituzione parascolastica, appasionatamente formata e sviluppata, con la scelta degli elementi più idonei, al vaglio delle studiate attitudini individuali, dalla competenza pedagogica e letteraria del “direttore” per antonomasia, che allestì periodicamente entusiasmanti rappresentazioni dei capolavori di Schiller - di Goldoni - di Molière - di Giacosa - di Niccodemi - di Giacometti, ecc. ecc.. Convinto che l’Arte scenica è fra tutti i fattori della Cultura il più popolare, il più efficace, il più estensivo, operando sul processo intellettuale e morale collettivo dei membri d’una Società, il “maestro” se ne servì come mezzo di formazione spirituale associativa, contribuendo, con i suoi riuscitissimi “bozzetti” d'occasione, ad integrarlo opportunamente. Se svanisse dalla memoria dei più vecchi la superba schiera degl’interpreti dei Personaggi drammatici - informati dal suo soffio di Educatore, rimarrà sempre una leggenda che farà caro quel luogo, in cui s’avvicendò la “gioventù studiosa” paesana del primo novecento, a mano che la regia teatrale passava dalla ricca esperienza di mio “padre” a me stesso, dopo che attore, drammaturgo; quindi ai due altri suoi “discepoli”: il prof. Natale De Caro ed il prof. Sabino Anelli, non meno abili inzagatori di valentissimi artisti, felici produttori di rappresentazioni largamente
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encomiate, ferme ancora nel ricordo della nostra generazione. Validissimo peraltro fu il contributo che dette il nostro teatro alla realizzazione di notevoli incassi di “beneficenza”, devoluti a scopi patriottici e civili e religiosi. Basti pensare alle recite “pro Comitato Assistenza Famiglie bisognose di Combattenti e di soldati al Fronte -per il Monumento ai caduti - per i disastrati dai terremoti di Messina e d’Avezzano - pro ricovero locale di mendicità - per la Conferenza di S. Vincenzo”. Ma il teatro cittadino inoltre servì per incontri politici, per conferenze, per celebrazioni e commemorazioni, prima ancora che lo sostituisse “1’Aula Magna del Palazzo di Città”. Né a tant’onore s’arresta la benemerenza acquisita dalle specifiche, suddette funzioni assolte dal nostro teatro, poiché fu in quel locale che Noicàttaro, per l’intelligente operosità dei Fratelli Di Pierro fu Giacomo, conobbe il “Cinema muto” (1912) - e, per vari anni della suddetta gestione, sotto il patrocinio comunale, potè seguire gli sviluppi nazionali ed esteri di quest'altro possente mezzo di elevazione e di ricreazione del popolo, come non accadde per i paesi vicini. La malattia dell’epoca del nostro paese (I càos a còcchi’a cocchie! V. Annate del Crivello di Vincenzo Fiorentino) non risparmiò il TeatroCinema; e gl’interessi di opposizione all’impresa Di Pierro, boicottandolo col pretesto di motivi igienici e di pubblica sicurezza (V. carteggio tra Comune ed Autorità tutorie) ne limitarono dapprima l’esercizio, tra inchieste, sospensioni di spettacoli e riparazioni e adattamenti del locale (finestra d’uscita dai palchi) finché passò ad altra gestione (1921). Caldarazzo e C.ì - mentre s’apriva al pubblico il nuovo cinema “il Vittoria” in altro trappeto in disuso, nella proprietà di Marino Decaro, nel fossato, nell’atrio della Porta di Servizio del Castello. Ma questo doppione non ebbe grande fortuna e, dopo qualche anno, fu costretto a chiudere i battenti, forse per fallimento di entrambe le società, per concorrenza. Purtroppo però fu d’allora che si segnò la decadenza ed il graduale deterioramento dello stabile del teatro cittadino, destinato prima a sala di preparazione dei nostri numerosi musicanti (in due bande cittadine!) e quindi di concertazione dei rinomati complessi bandistici nojani di: Giuliano Consiglio (a bànn di uagniàun) e di Nicola Lacoppola. Di poi, per motivi politici contrastanti, tolto anche a quest’ufficio, fu chiuso ed
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abbandonato. Per ereditata passione, fui io che, Presidente del Comitato Balilla, non seppi e non volli rassegnarmi alla completa rovina, conseguente al relitto del teatro, ricco di tanta storia, quanta in esso fu scritta dalla Gioventù del mio paese; e, senza stancarmi, chiesi e ottenni dal “Dopolavoro provinciale” la restaurazione dell’ambiente, riportato al suo primitivo decoro nel 1930, sì che si ripresero periodicamente ed a ritmo costante le recite delle varie filodrammatiche, da me dirette, organizzate tra studenti ed operai. Lì detti le prime di “Analisi d’anime” (dramma ribattezzato col titolo: “Le vie della vita”); lì esordii con “ I figli della Petraia” - del “Torna carnevale”. Lì gli operai del Circolo giovanile “Virtù e Lavoro” s’esibirono, applaudittisimi, nel dramma de: “Gli spazzacamini di val di Aosta” - prima che, col la sez. dei Giovani Esploratori Italiani - per legge fascista venissero incorporati nella Opera Balilla. Un’altra impresa era sorta intanto a soppiantare il vecchio teatro, col nuovo cinema in via C. Battisti l’Amleto Novelli - costruito e gestito da un altro benemerito concittadino, il prof. Giuseppe Tinelli. Anche per sopraggiunte vicende politiche nazionali, ebbe per tal modo inizio la seconda fase del declassamento del nostro teatro, per lunghi anni rimasto inutilizzato, asilo di topi e di ragni, invaso dall'umidità e dal salnitro quindi sfruttato, ora per un uso ed ora per un altro, extra funzionale proprio, per depositi vari, in balìa di netturbini, che a poco a poco lo spogliarono fin dalle travi e delle tavole per farne fuoco, e lo ridussero quindi allo stato primitivo di... trappeto. Ma anche nel cinema “Novelli”, il teatro dette qui i suoi conati di sopravvivenza; lì infatti, tra varie e cicliche rappresentazioni, fu sancito il trionfo delle mie “Rose silvestri” da Carlo Tamberlani, dopo la riuscitissima esecuzione filodrammatica nel Cinema Vittoria di Rutigliano. Il mio paese, non estraneo alla civiltà meccanica del cinema e del video (era sorto intanto il cinema “Adriatico”, senza palcoscenico, ed in ogni casa funzionavano apparecchi televisivi) rimase d’allora privo del suo “teatro di prosa” quasi che il suo ruolo fosse culturalmente superfluo; e la nuova mentalità finì - trasformata - con l’adattarsi all’esotico ed allo ammodernamento prosaico dei suoi piaceri, e comunque aberrati dalla nostra classica norma morale e civile. Pur col crisma letterario del “primo
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premio” in Concorsi nazionali a Torino, a Milano, a Cosenza, d’allora altre due mie Opere drammatiche: “L’amore si vendica” e “I due tempi” sono rimaste inedite ed ignote ai miei Concittadini, anche se d’attualità, ed attendono nel mio archivio l’onore dalla scena, deliberatamente da me negata altrove, senza prima il varo in mezzo al pubblico che mi appartiene e per il quale le scrissi… Documento n.62 Delibera consiliare n.20 del 6.7.1976 - Incarico redazione progetto ripristino teatro cittadino e relativa convenzione. “L’assessore Vito Didonna relazione nel modo seguente: Uno dei problemi che il Comune ha ritenuta di dover affrontare è quello riguardante il restauro del vecchio teatro cittadino da tempo abbandonato ai roditori ed attualmente in pessimo stato di conservazione nel quadro della salvaguardia del patrimonio comunale, e nel contempo, storico ed artistico del Paese. Lo studio del problema venne affidato all’arch. Scionti il quale si impegna di compilare il progetto di massima negli elaborati tecnici necessari. Questo Consiglio già con atto n.1 del 21 gennaio c.a. aveva incaricato lo stesso architetto Scionti della redazione del progetto di massima. La Sezione Provinciale di Controllo nella seduta del 19 febbraio 1976 si limita a chiedere chiarimenti osservando che “l’affidamento dell’incarico di realizzare un progetto di massima appare quanto meno prematuro in relazione anche alla complessa normativa che disciplina l’agibilità dei teatri per cui appare sufficiente la stesura di una relazione di massima”. La relazione di massima, consigliata dalla S.P.C., non appare soddisfacente allo scopo, in quanto il vecchio Teatro cittadino una volta “privilegio di grande importanza politico sociale, privilegio vantato su tutti i centri urbani limitrofi e dal quale trasse immenso beneficio per la emancipazione questo popolo sia nel campo istruttivo-educativo che in quello della distensione alla monotonia della vita paesana”. Il problema, perciò, ritorna alla ribalta amministrativa per una
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imminente risoluzione anche perchè il teatro di cui trattasi artisticamente parlando, non va disdegnato. L’Architetto Scionti, pertanto, al fine di disciplinare i suoi rapporti col Comune ha fatto pervenire la seguente convenzione. Il Sindaco legge la Convenzione: 1°)- il Comune di Noicattaro, allo scopo di ripristinare il vecchio teatro cittadino sito in via Carmine affida allo arch. Scionti Mauro, domiciliato a Bari in via Giovene n.39, l’incarico dalla redazione del progetto di massima per la riparazione ed il ripristino del vecchio teatro cittadino. Il progetto di massima si compone dei seguenti elaborati a) relazione storico-artistica; b) relazione tecnica-illustrativa; c) planimetrie, piante e sezioni; d) relazione di massima sull’importo dei lavori (preventivo di spesa). 2°)- Il progettista si impegna a consegnare gli elaborati nel numero di 5 copie entro 3 mesi, dalla firma della convenzione. In caso di inadempienza non giustificata l'incarico potrà essere revocato dall’Amministrazione. 3°)- Il compenso per la redazione di questo progetto sarà corrisposto soltanto, nel caso in cui gli Enti Finanziatori corrisponderanno contributi per la realizzazione dell’opera e saranno nella misura prevista dalla legge. 4°)- Il Comune di Noicattaro affida allo stesso architetto l’incarico di redigere il progetto esecutivo per un intervento urgente di consolidamento della struttura muraria e di impermeabilizzazione. 5°)- Per il progetto esecutivo di cui al punto 4°) il progettista si impegna a consegnare tutti gli elaborati nel numero di 5 copie entro 3 mesi dalla firma dalla convenzione. 6°)- Per il compenso di cui al punto 4°), questo sarà corrisposto nella misura prevista dalla legge. Il Comune si impegna a versare £. 500.000 al momento della stipula della convenzione. Chiesta la parola il Geom. Petruzzi così si esprime: È pur vero che le costruzioni in muratura, manufatti a volte anche arditi, sono soggetti a turbamenti statici di varia natura, come possono essere assestamenti al terreno nei punti ove grava il maggior peso e cioè sui pilastri o piedritti d’imposta, fenomeno che si verifica nei primi anni di una costruzione esclusivamente in muratura, ma una volta che il terreno stesso
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ha raggiunto un grado o indice di compressione alla base è difficile che si verifichino altri cedimenti se non ci sono cause esterne che li determinino, quali potrebbero essere infiltrazioni di acqua alla base o umidità diffusa alle strutture portanti. Anche le volte che formano il cielo di un ambiente sono soggetti a turbamenti statici sino a raggiungere difformazioni e schiacciamenti in chiave compromettendo la stabilità di un qualsiasi edificio, le cause che determinano questi altri fenomeni sono diverse e tra questi, i maggiori carichi permanenti ed accidentali, riduzione o mancanza di mutuo contrasto, vetustiva dei materiali che compongono la volta come i conci e la malta idraulica che nel tempo perde la sua forza di coesione, ecco perché prima di parlare di lavori di restauro, rifacimento, ripristino e riparazione del nostro vecchio teatro cittadino si rende necessario accertare le condizioni statiche del comprensorio per poi decidere sulle opere di consolidamento delle vecchie strutture, quindi eseguire uno studio particolare di tutti quei fattori che hanno determinato le varie lesioni e la deformazione della volta. Quindi oltre agli elaborati tecnici occorrenti per eseguire un progetto di massima prima con un progetto esecutivo poi, quale relazione storicoartistica, relazione tecnica illustrativa, pianta del teatro, sezioni necessario per eseguire uno studio particolare delle strutture portanti mediante siggi, relativo preventivo di massima circa l’importo spese dei lavori, si rende necessario che l’architetto Mauro Scionti mediante una relazione tecnica particolareggiata illustri con molta chiarezza quale opere di consolidamento crede opportuno eseguire per garantirlo così da futura stabilità nel tempo tenuto conto che il vecchio teatro sarà luogo di trattenimento di giovani e di pubblico per cui si rende necessario l’interessamento dell’Amministrazione sulla incolumità di coloro i quali frequenteranno quel luogo. Inoltre si rende necessario che venga provveduto a fornire il teatro di uscite di sicurezza di cui il vecchio teatro è carente e che venga chiesto una preventiva autorizzazione da parte del competente Comando dei Vigili del Fuoco di Bari circa la perfetta funzionalità del piccolo teatro e che il tutto risulti conforme alle leggi e norme che regolano i locali per pubblici spettacoli”. II Consigliere Dipierro Francesco, chiede chiarimenti sulla destinazione
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del locale in cui aveva sede il vecchio teatro cittadino in quanto fornita di una sola porta d’ingresso, difficilmente potrà conservare la sua vecchia natura di teatro. Parlano il Dott. Iovele, il sig. Pignataro Vincenzo ed il Dott. Decaro i quali mettono in evidenza l’impossibilità (dato lo stato attuale del locale, il quale non è che uno scantinato, e le leggi che disciplinano la materia) di adibire il vecchio teatro cittadino all’uso richiesto dalle attuali esigenze dei cittadini non tanto per la spesa necessaria da sopportare quanto, per la insussistenza dei requisiti dovuti dei quali il locale in argomento non può essere dotato per la posizione in cui si trova. Il Geom. Petruzzi, riottenuta la parola, chiede chiarimenti sulla maniera con la quale l’Amministrazione intende risolvere il problema afferente il campo tecnico. L’avvocato Positano, il Prof. Porcelli, l’Ass. Didonna ed il sig. Didonna Vito fanno presente che la risoluzione del problema è affidata a un professionista competente e che il luogo in cui l’arte drammatica, anche mezzo di elevazione e di ricreazione del popolo, rifulse un giorno, non può essere trascurata dal punto di vista di conservazione della memoria civile e di patrimonio architettonico. II problema della funzionalità va visto nella prospettiva di creare in quel luogo la sezione audiovisiva della biblioteca comunale. Il sig. Furio Rocco aggiunge richiamando l’argomento: “saranno eseguiti soltanto i lavori di restauro strettamente necessari e sotto la responsabilità dell’amministrazione soprattutto sul teatro insistono civili abitazioni perciò i lavori di restauro in cemento armato e l’eliminazione di umidità a livello di fondamenti garantiscono la stabilità di fabbricati confinanti. Il Consigliere Dipierro riallacciandosi alle responsabilità fa presente la necessità di costruire in un altro posto il teatro dal quale si discute secondo le esigenze moderno in quanto potranno aver luogo manifestazioni artistiche anche per i cittadini di una certa levatura. L’ins. Tanzella sostiene che la spesa relativa al restauro del vecchio teatro, non è di pubblica utilità e che le condizioni statiche del locale non sono rassicuranti, inoltre, il problema inerente l’agibilità è molto delicato, per tanto il gruppo D.C. si astiene dalla votazione. Il Sindaco ricorda al Consesso che il restauro del vecchio teatro cittadino fu concordato nel suo ufficio da tutti i partiti politici.
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Pertanto, non chiedendo nessun altro consigliere di parlare, il Sindaco mette ai voti per alzata di mano: 1°)- il restauro del vecchio teatro cittadino; 2°)- l’affidamento dell’incarico all’architetto Mauro Scionti: a) della redazione di un progetto di massima per la riparazione e il ripristino del vecchio teatro corrispondendo il compenso nella misura prevista dalla logge, soltanto nel caso in cui gli Enti finanziatori corrisponderanno i contributi per la realizzazione dell’opera b) della redazione di un progetto esecutivo, per un intervento urgente, di consolidamento della struttura muraria e di impermeabilizzazione per il compenso previsto dalla legge; 3°)- l’approvazione della relativa convenzione; ed accerta il seguente risultato: - Presenti 28, astenuti 11, votanti 17, maggioranza assoluta 9, voti favorevoli 17; IL CONSIGLIO Uditi gli oratori; Considerata la necessità, per le ragioni di cui in premessa, di restaurare il vecchio teatro cittadino e di affidare all’architetto Mauro Scionti i progetti di cui in narrativa; Presa visione della relativa convenzione; A voti unanimi dei votanti, 17, DELIBERA 1°)- il restauro del vecchio teatro cittadino; 2°)- l’affidamento dell’incarico all’architetto Mauro Scionti: a) - della redazione di un progetto di massima per la riparazione e il ripristino del vecchio teatro cittadino corrispondendo il compenso nella misura prevista dalla legge, soltanto nel caso in cui gli Enti finanziatori corrisponderanno i contributi per la realizzazione dell’opera; b) - della redazione di un progetto esecutivo, per un intervento urgente di consolidamento della struttura muraria e di impermeabilizzazione per il compenso previsto dalla legge;
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3°)- l’approvazione della relativa convenzione; 4°)- l’imputazione della spesa sul cap.39 “Spese per manutenzione immobili non adibiti a servizi generali amministrativi” del bilancio 1976. Documento n.63 Dal progetto di restauro dell’arch. Scionti, approvato dalla Soprintendenza alle Belle Arti. Relazione tecnica. 1977. Fin dal secondo sopraluogo appare evidente la necessità di concentrare l’intervento di risanamento nella bonifica della struttura muraria che separa la sala del teatro dal cortile interno scoperto. Il più elevato afflusso di umidità si presenta proprio in quella struttura sotto forma tanto di umidità da acqua superficiale dispersa quanto di umidità ascendente dal sottosuolo; il danno maggiore è visibile nel settore che insiste sul palcoscenico. Abbiamo notato che il battuto di cemento che copre tutto il cortile interno impedisce ogni evaporazione naturale dell’acqua superficiale dispersa. Abbiamo dedotto che per migliorare parzialmente lo stato generale della struttura muraria sarebbe necessario sostituire il battuto in cemento impermeabile con altro tipo di pavimentazione ed in ogni caso sarebbe necessario disporre dell’agibilità di questo cortile per realizzare, in adiacenza della struttura muraria, un’intercapedine perimetrale esterna che intercetti l’accesso dell’umidità superficiale dispersa. In questo sopraluogo abbiamo fatto alcune considerazioni di carattere funzionale-distributivo le cui premesse si possono riassumere in due affermazioni: 1) Noicattaro sente la mancanza di una struttura polivalente per attività collettive; 2) il teatro in oggetto, anche risanato, non può assolvere che in minima parte a quella funzione. Un vasto cortile scoperto è adiacente al teatro ed è attualmente collegato a questo da due finestre, una usata già nel 1912 come uscita di sicurezza per il cinematografo; una serie di ambienti coperti, attualmente utilizzati come Bar sono adiacenti al cortile e lo collegano alla strada del Carmine.
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Noi siamo convinti che teatro, cortile e Bar possono, una volta collegati tra di loro, essere trasformati in un’unica grande struttura polivalente; il fulcro formale di questa nuova struttura sta nel recupero dell’ambiente architettonico e delle strutture lignee del teatro, il fulcro funziona e sarebbe invece ubicato in questi nuovi e più vasti ambienti. Il cortile può essere ricoperto da una struttura spaziale, senza limitazione alcuna agli affacci dei piani superiori; può essere suddiviso secondo necessità in sale di dimensioni diverse, utilizzando pareti mobili e può essere collegato alla sala del teatro risagomando opportunamente le attuali finestre. Gli ambienti oggi utilizzati dal bar sarebbero ristrutturati per contenere una saletta, una vasta Hall ed i necessari servizi igienici. Per rendere operante questo progetto generale è necessario prima di tutto acquistare (od espropriare per pubblica utilità) tutti gli ambienti che attualmente non appartengono al Comune. 4) Il progetto parziale. Il progetto allegato a questa relazione (1) limita ogni intervento al vano teatro conservato nelle sue attuali dimensioni e particolarmente insiste sulla più accurata bonifica dell’area della scena. L’umido che sale dal sottosuolo e contemporaneamente si infiltra nella muratura perimetrale a diretto contatto di terra proprio in quest’area risulta particolarmente evidente. È necessario completare il rinforzo della volta a botte nei tratti dove questo non è stato realizzato e, dopo opportuna puntellatura delle strutture aeree, intervenire sulle fondamenta delle strutture verticali per una verifica di stabilità ed un necessario intervento di consolidamento. È necessario livellare il pavimento del vano ubicato sotto la scena, costruire un buon vespaio e far girare tutto intorno un contromuro opportunamente ventilato. La ventilazione sarà attivata da un impianto elettromeccanico alloggiato in un incavo dell’attuale finestra aperta sulla scena. È necessario riscaldare tutto l’ambiente ed a questo provvederà un impianto di riscaldamento la cui caldaia sarà ubicata in un vano ricavato sotto la scala di accesso ed a cui si potrà accedere dall’esterno. La ventilazione trasversale sarà garantita da aperture opportunamente localizzate e facilmente manovrabili. È necessario dotare l’ambiente di un impianto igienico ed a questo si
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dovrà provvedere costruendo un soppalco sul fondo della scena al quale accedere mediante due scale laterali le cui porte si apriranno sul corridoio anulare. Una trivellazione orizzontale collegherà gli scarichi ai tubi della rete idrica e fognante che corrono lungo la strada. È necessario, infine, un impianto elettrico che permetta di illuminare il palco, i corridoi anulari della platea ed i palchi. In generale per restaurare l’area della scena sarà necessario l’apporto di maestranze specializzate in lavori di restauro. La mano d’opera locale, muratori e carpentieri, potrà essere utilizzata nel restauro della platea e delle opere in legno. È necessario controllare lo stato del vespaio della platea, rifarlo se necessario; ripristinare i muretti di spalla delle balconate e le scale di accesso ai palchi ed alla strada; bonificare integralmente tutta la struttura in legno. Questa ultima bonifica è certamente l’opera più complessa: ogni elemento in legno deve essere smontato e ricontrollato; tutti i pezzi mancanti o fatiscenti debbono essere sostituiti; deve essere ridisegnato ogni aggancio dei travetti in legno alla struttura muraria del teatro. Vernici speciali ignifughe proteggeranno in seguito la struttura bonificata da possibili incendi. In ogni caso, come misura di sicurezza, l’uso dei palchi dovrà sempre essere limitato al primo livello. Se questo progetto sarà realizzato in tutte le sue parti il teatro di Noicattaro incomincerà finalmente a svolgere quella funzione sociale e collettiva per cui 100 anni fa è stato disegnato.
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Progetto Scionti: portone d’ingresso 79
Progetto Scionti: zona palchi e palcoscenico 80
palcoscenico
ingresso via Carmine
palchi
Progetto Scionti: planimetria del teatro 81
Noicattaro, sede della Proloco, luglio 1977. Presentazione del progetto Scionti. Il presidente Peppino Sozio illustra il progetto. Tra i relatori, l’Architetto Scionti, Vito Didonna, Vito Liturri.
Tra il pubblico: Vito Madio, Nino Favuzzi, Peppino Liturri, il maestro Dilorenzo, Giacomo Miulli, Anna Didonna, Sandro Tagarelli, Mimmo Diciolla, Vincenzo Dibari, Nino Dibenedetto 83
La Filodrammatica Nojana del maestro Sabino Anelli rappresentò nel 1944 “Genoveffa di Brabante” e nel 1949-50 “S. Elisabetta d’Ungheria”.
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Fotogrammi della Filodrammatica del maestro Anelli
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Realizzare un libro è un’operazione complessa, che richiede numerosi controlli: sul testo, sulle immagini e sulle relazioni che si stabiliscono tra essi. L’esperienza suggerisce che è praticamente impossibile pubblicare un libro privo di errori. Saremo quindi grati ai lettori che vorranno segnalarceli. Per segnalazioni o suggerimenti relativi a questo libro l’indirizzo a cui scrivere è:
No j a E d i z i o n i 2P
Grafica 2P snc - Noicàttaro (Ba) Tel. 080 479 32 14
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