Collana: ‘opuscula n.6’
Note a margine del contratto matrimoniale fatto rogare dal pittore e frescante Paolo Finoglio in favore della figlia Beatrice
Francesco Saverio Iatta
Note a margine del contratto matrimoniale fatto rogare dal pittore e frescante Paolo Finoglio in favore della figlia Beatrice 1.Nota introduttiva Le ricerche effettuate
nell’Archivio
Diocesano
di
Conversano1, nel precipuo intento di reperirvi fonti attendibili per la storia di Conversano, non smettono di offrirci sempre più piacevoli sorprese. Infatti, sol da poco, Angelo Fanelli2 ha riesumato (offrendocene, però, un’inedita quanto intrigante lettura) dall’Archivio che dirige una ‘carta dotale’3 che molto probabilmente permetterà di offrire una prospettiva, meno approssimativo dell’attuale, intorno alla vita e quindi poi pure
delle stesse minute abitudini, più o meno arrischiate4, dell’uomo e quindi poi pure del noto pittore e frescante Paolo Finoglio5 Angelo Fanelli, infatti, nel rileggere con particolare acume6 un contratto dotale7 rogato dal notaio Francesco Giuliani senior8 ne ha desunto alcuni particolari, in gran parte singolari, che in precedenza non erano stati quasi affatto colti o che, quanto meno, non erano stati ritenuti tra i più rilevanti tra quelli che ci tramandava la stessa fonte. Questo contributo si propone quindi di ricostruire la storia delle riletture di una stessa fonte archivistica e quindi di far emergere, oltre che gli impliciti suggerimenti che se ne possono cogliere, quanto Angelo Fanelli ritiene di dover precipuamente segnalare (perché lo ritiene di grande rilevanza) “all’attenzione e allo studio degli storici dell’arte quella produzione pittorica che Finoglio padre offre in dote alla figlia Beatrice per il suo secondo matrimonio con Giovanni Battista Tarsia9”, produzione che, almeno sino ad ora, non è stata attribuita alla mano del pittore di Atella sebbene sia “da presumere finogliesca: data l’attività paterna10”.
2.Marangelli 1967 Francesca Marangelli11 nel corso della sua ricerca volta a tentare di reperire fonti inedite sulla vita di Paolo Finoglio12 - aveva rinvenuto diversi rogiti nei quali il Finoglio vi compariva come uno dei principali attori13. E da una loro lettura ne aveva, tra l’altro, correttamente desunto che il Finoglio, durante una parte della sua vita (in gran parte quella finale14), non solo s’era imposto per la sua non comune abilità di pittore15 ma che inoltre aveva anche poi pure ripetutamente tentato, sia pure con alterna fortuna16, di farsi valere come uomo d’affari nell’intento, molto probabilmente, di far fruttare, nella maniera che gli sarà parsa il più opportuna, ciò che man mano guadagnava e aveva messo da parte in maniera ben più consistente che non in passato17 anche perché era oramai divenuto un affermato pittore18.
Tra i rogiti notarili in cui Finoglio19 compare come uno dei maggiori attori, la Marangelli ha poi avuto la ventura di rinvenire e quindi appuntarvi specificamente la sua attenzione anche sul ‘contratto matrimoniale’ con il quale il Finoglio assegna i beni dotali che intende trasmettere alla figlia Beatrice e, come era prassi20, nello stesso contratto questi beni vi vengono non solo distintamente descritti quanto poi pure enumerati in una lunga lista21.
Nel leggere i capitoli matrimoniali22 fatti stipulare, con apposito rogito, in favore di Beatrice - molto probabilmente perché guidata precipuamente dalla sua sensibilità femminile - la Marangelli ha posto precipuamente la sua attenzione sui gioielli23 che Beatrice porta in dote24. Per ciò poi, molto probabilmente, nell’esaminare gli stessi beni dotali la Marangelli punta poi specificamente la sua attenzione, in specie, sulla qualità e quindi la quantità stessa del corredo25 che Beatrice ottiene quale sua dote26. La Marangelli, insomma, ritiene la fonte che esamina sopra tutto interessante “per la conoscenza interiore e domestica della nostra storia27”. E, per ciò, in proposito si sente in dovere di
glossare: “in un elenco tripartito prima vengono i gioielli, poi la presentazione del corredo28. E in proposito, soggiunge: “commovente per la sua modestia ... è il rame da cucina”29. E, quindi poi, postilla i suoi precedenti pertinenti rilievi con un: “complessivamente ori corredo e rame sono valutati 1.259 ducati30”. Infatti la Marangelli si limita a segnalare quasi di sfuggita che: “Del corredo fanno parte quadretti e quadri grandi, con o senza cornici, rappresentanti paesaggi (sic)31 o scene sacre del repertorio caro alle famiglie religiose (Madonna del Rosario, Cristo bambino dormiente, l’Annunciata, Santa Cecilia, ecc.”32. La Marangelli per ciò avverte appieno il valore che ha il ‘contratto dotale’ che esamina per la storia del costume e della mentalità della gente del 600, e la sua attenzione è catturata, in maniera preminente, da alcuni degli aspetti tra i più significativi della cultura materiale e quindi poi dalla stessa mentalità tipica del tempo e ne indica, quindi, tutti gli elementi materiali che la caratterizzano. E che, per l’appunto, divengono gli elementi
caratterizzanti di un microcosmo condizionato da uno specifico backgraund e, per ciò, da quel complesso variegato di usi, costumi e circostanze che sono utili, per l’appunto, a delinearne le più significative caratteristiche. E dalle quali si evincono tutti quegli elementi che avevano una loro primaria valenza nel corso del XVII secolo. Dati particolarmente eloquenti quelli colti dalla Marangelli che, per altro, la stessa ricercatrice sottolinea, con singolare acume, mettendo in risalto, però, solo alcuni degli elementi dei ‘capitoli matrimoniali’ stipulati in favore di Beatrice Finoglio. Pertanto, quasi di sfuggita e, per ciò stesso non attribuendo loro il particolare rilievo che, al contrario, invece meritano. Infatti la Marangelli si limita a segnalare quasi di sfuggita che: “Del corredo fanno parte quadretti e quadri grandi, con o senza cornici, rappresentanti paesaggi (sic)33 o scene sacre del repertorio caro alle famiglie religiose (Madonna del Rosario, Cristo bambino dormiente, l’Annunciata, Santa Cecilia, ecc.”34. E benché nel rogito si indichi, uno per uno, il valore (presunto) di ogni dipinto di cui si fa inoltre mettere in rilievo, al notaio che stila il relativo rogito, anche il tema che vi vien raffigurato (che quindi vien a far parte integrante dell’asse dotale di Beatrice con una sua specifica quanto peculiare valenza) la Marangelli non lo riporta. Non lo riporta come se non ne avesse ravvisato il particolare rilievo che pur invece hanno in seno al contratto dotale stipulato in favore di Beatrice. Come, per altro verso, non sottolinea come invece avrebbero (a nostro avviso) meritato, i soggetti che sono rappresentati nei singoli dipinti che entrano a far parte dei capitoli dotali di Beatrice. Anche se i soggetti raffigurati negli stessi dipinti rappresentano scene sacre che fanno parte di un repertorio particolarmente caro a gran parte delle famiglie del tempo. E che,
per ciò, avevano non solo una loro ben preciso valore commerciale quand’anche pure un loro ben altrettanto preciso valore aggiunto. Un plus valore che consisteva, per l’appunto, nel dato che le tele raffiguravano temi sacri di un repertorio particolarmente caro ai credenti. E che quindi questi sarebbero stati particolarmente propensi ad acquistare per ornarne le proprie abitazioni. Infatti, le tele che vengono offerte a Beatrice non hanno solo un valore esclusivamente commerciale quanto pur anche un valore specificamente attinente alla sfera del sentimento religioso che, come attesta una diffusa documentazione che ci è giunta in merito, era largamente diffuso in età moderna. Dati questi ultimi che non potevano essere considerati marginali e/o sin anche meramente secondari e quindi non potevano non essere segnalati al lettore in quanto erano elementi che offrivano caratteristiche tali che li rendevano particolarmente preziosi per il mercato del tempo. Come, per l’appunto desiderava precipuamente il dotante che con i quadri che costituivano uno dei beni dotali offerti a Beatrice intendeva rimpinguare l’asse dotale offerto alla figlia che, vedova (non si può fare a meno di sottolinearlo in maniera conveniente), si rimaritava. 3.Fanelli 2004 Al contrario della Marangelli, Angelo Fanelli - (dopo aver riletto attentamente i capitoli matrimoniali fatti stipulare dal Finoglio in favore della figlia Beatrice dal notaio Francesco Giuliani senior di Conversano35) ha posto, in modo preminente, la sua attenzione, invece, su alcuni dati che, nella precedente lettura della Marangelli avevano avuto, al contrario, un rilievo men che secondario. E quindi in merito scrive (consegnandolo sia pure a una sua nota36) quanto segue:
“Ritengo di grande importanza sottoporre all’attenzione e allo studio degli storici dell’arte quella produzione pittorica che Finoglio padre offre in dote alla figlia Beatrice per il suo secondo matrimonio con Giovanni Battista Tarsia. Nei capitoli, patti e conventioni matrimoniali rogati a Conversano il 29 novembre 1642 e sottoscritti con firma autografa, il Finoglio nella lunga lista dotale inserisce i seguenti dipinti con il loro rispettivo valore: 1. Dodici quadretti tondi con cornici dorate (del valore di 12 ducati); 2. Altri dieci quadretti con cornici (10 ducati); 3. Una “Natività” grande con cornice (20 ducati); 4. Lo “Sposalizio di Santa Caterina” (8 ducati); 5. Una “S. Cecilia” (5 ducati); 6. La “Beata [Maria] Maddalena dei pazzi” (3 ducati); 7. La “Madonna del SS. Rosario” (4 ducati); 8. Un “Cristo dormiente” (5 ducati) 9. Una “Annunciazione” (5 ducati)”37. Immediatamente dopo Angelo Fanelli tiene, inoltre, a precisare: “Di queste opere non viene indicata la paternità artistica38”. Ebbene se si soppesa, con l’attenzione che è dovuta, l’elenco dei dipinti che Paolo Finoglio assegna in dote alla propria figlia, vi si rinviene, tra questi dipinti, anche una ‘Annunciazione’. Una ‘Annunciazione’ di cui purtroppo non viene indicata la paternità, che tuttavia, è da presumere finogliesca: data l’attività paterna. Come tiene a sottolineare, con acume, Angelo Fanelli. E una ‘Annunciazione’ (oggi attribuita ad uno degli aiuti39 di Paolo Finoglio che molto probabilmente aveva operato nei cantieri creati dal pittore di Atella in Conversano) è ora conservata presso la chiesa di Santa Maria dell’Isola di Conversano.
Questo ultimo dato di fatto, si deve quindi ascrivere unicamente ad un mero caso? O non si deve invece ritenere, proprio grazie all’elenco delle tele offerte in dote a Beatrice, che la “Annunciazione” sino ad ora attribuita ad uno degli aiuti del Finoglio non sia, invece, proprio di mano del Finoglio che verosimilmente ne ha tratteggiato i caratteri maggiori e quindi la ha poi fatta, molto probabilmente, terminare da un suo aiuto? Come non si può quindi non tenere presente, in proposito, quanto tiene acutamente a sottolineare Angelo Fanelli che scrive: “Tale lista (si riferisce all’elenco dei dipinti che Finoglio offre in dono alla figlia), quindi, potrebbe costituire la base documentaria per risalire a un’attribuzione finogliesca: nel fortunato caso di riuscire a rintracciare il successivo approdo a tali dipinti40”. Insomma, non appena Angelo Fanelli ha avuto l’opportunità di leggere il contenuto della ‘carta dotale’ (con la quale il Finoglio costituisce, con un contratto matrimoniale, la dote41 per la figlia) la sua attenzione (scorrendo il minuzioso elenco con il quale, per assolvere ad una tradizione consolidata42, si inventariavano43 tutti i beni dotali che venivano assegnati alla nubenda e cioè il minuzioso elenco della biancheria44, degli abiti45, dei gioielli46 e delle suppellettili47 di cui era poi indicato accanto anche il loro valore48) la sua attenzione è stata catturata, in maniera preminente, non dal fatto che il Finoglio assegni, “come dote di detta Beatrice mille ducati di moneta49” e neppure dal minuzioso elenco dei gioielli50 che immediatamente dopo vengono inseriti nell’elenco dei beni dotali assegnati alla nubenda, quanto invece, al contrario, proprio dalla parte terminale dell’elenco che enumera, singolarmente, i dipinti che vengono a comporre, a tutti gli effetti di legge, una parte dell’asse dotale assegnato a Beatrice51.
L’attenzione di Angelo Fanelli, insomma, non è stata catturata (se non parzialmente) dai “ricchi pezzi di arredamento della camera degli sposi; dai paramenti di raso; dalla seta e frange d’oro, dai tappeti verdi e cremisi, dai materassi di lana gentile dalle lenzuola e dalle mante, sempre di lana gentile, dai messali, dalle tovaglie di faccia ricamate, dalle robe di tela di Fiandra e poi dal vestito di broccato verde guarnito di galloni d’oro (valore ottanta ducati) e dai bagagli di pelle che costituiscono il corredo di Beatrice52”. Al contrario è stata invece catturata, letteralmente se non esclusivamente, dal dover constatare che, a far parte integrante dell’asse dotale53 di Beatrice, “fanno parte quadretti e quadri grandi, con o senza cornici, rappresentanti paesaggi o scene sacre del repertorio caro alle famiglie religiose (Madonna del Rosario, Cristo bambino dormente, l’Annunciata, Santa Lucia, ecc.)”54. Un elenco di beni che non sarebbe potuto non parere, in un altro contesto, che quanto meno singolare. Infatti, non lo si sarebbe potuto che considerare inconsueto, se non proprio addirittura eccentrico, sol che non fosse stato invece rivenuto o compreso in un contratto matrimoniale se non fatto stipulare proprio da un pittore di professione o da un mercante d’arte. Se, infatti, il corredo di Beatrice viene confrontato con i corredi minuziosamente elencati in una ‘carta dotale tradizionale’55 si sarebbe subito rilevata la sua singolarità. Infatti in queste non è affatto solito rinvenire elenchi di dipinti. Insomma, se il minuzioso elenco di beni dotali, che per esigenze meramente comunicative abbiamo sin qui definito ‘quanto meno singolare’, vien confrontato con l’elenco dei beni
dotali che venivano minuziosamente elencati in una delle tante ‘carte dotali tradizionali’ in queste ultime non vi si sarebbe di certo rinvenuto alcun dipinto. Non per nulla, chi ha fatto stipulare il contratto matrimoniale di Beatrice è un pittore ed è poi per giunta anche un pittore affermato. Non si deve quindi considerare singolare che, nel contratto matrimoniale di Beatrice, figlia di un pittore, spicchi, pur tra molto altro, anche un particolareggiato elenco nel quale vengono enumerati, indicandone i temi e quindi il loro presunto valore (come per altro verso voleva ogni ben congegnato contratto matrimoniale) ben ventinove quadri tra grandi e piccoli, con cornice e senza56. Quelli appena messi in evidenza sono quindi dati che Angelo Fanelli non potevano non sfuggire (molto probabilmente con una indubbia, piacevole sorpresa) e per ciò non poteva che riproporla, tal quale gli era parsa, agli storici d’arte. Anche se la sede in cui Angelo Fanelli ha segnalato il caso 57 che gli pareva davvero carico di non affatto modesto futuro, non ha permesso, malauguratamente, che una scarsa divulgazione. 4.Il valore di un suggerimento Angelo Fanelli, come abbiamo fatto rilevare, tiene quindi a far risaltare - su ogni altro oggetto che viene a far parte integrante del minuzioso elenco dei capitoli, patti e conventioni matrimoniali58, rogati e sottoscritti a Conversano il 29 novembre 1642, con firma autografa dal Finoglio59 - che il pittore di Atella non si limita a dotare la figlia ‘anche’ di una serie di anonimi, piccoli e/o grandi, quadri. Angelo Fanelli fa rilevare, al contrario della Marangelli, che i ventinove quadri grandi e piccoli (con e senza cornici) - che costituiscono una porzione dell’asse dotale creato per la figlia - benché non ne venga indicata la “paternità artistica” - questa sia, pur tuttavia, da “presumersi finogliesca, data l’attività paterna”60.
Dal nostro canto, a proposito dell’intrigante ipotesi formulata da Angelo Fanelli riteniamo di poter aggiungere qualche altra nostra indicazione che ci pare avvalori, ulteriormente, quanto sostiene Angelo Fanelli61. Siamo infatti dell’avviso che Paolo Finoglio vuole rimpinguare, come non potrebbe altrimenti, la dote della figlia e non può ricorrere a miglior ‘escamotage’ che far confluire nella dote di Beatrice dei suoi dipinti che, non potevano non essere particolarmente appetiti dal ‘mercato’ del tempo in quanto realizzati da un pittore orami affermato. Il semplice dato che i dipinti inclusi nel contratto dotale di Beatrice siano non solo minuziosamente elencati uno dopo l’altro ma che se ne indichino anche i temi e/o i soggetti62 fa ipotizzare che i quadri non solo siano ritenuti, da chi li dona, di non modesto pregio, perché tele realizzate da un pittore che ha già un suo un mercato, e perché poi, al contempo, quegli stessi dipinti valgono quanto del vero e proprio denaro contante perché si tratta, per l’appunto, di dipinti i cui soggetti sono particolarmente ricercati nel mercato delle arti visive del tempo. Infatti, hanno come loro precipui soggetti la rappresentazione di temi particolarmente cari ai fedeli. 5.Un’ipotesi intrigante Riteniamo che la determinazione di arricchire i beni dotali di Beatrice con dipinti di tema sacro e specificamente con tele che raffigurano “scene sacre del repertorio caro alle famiglie religiose” sia stata anche dettata da una precipua circostanza. Il Finoglio (esperto conoscitore delle richieste del mercato del suo tempo e di conseguenza dei potenziali desiderata degli stessi ‘committenti’63) offre a Beatrice, tra i beni dotali che le conferisce, solo dei suoi quadri e quindi dei dipinti che si possono facilmente vendere. E, per ciò stesso, quanto aggiunge alla lista
dei beni dotali di Beatrice diviene quasi del vero e proprio denaro contante. Non si dimentichi in proposito che i mille ducati in contanti promessi in dote a Beatrice non sono, almeno sino a quando non saranno recuperati, una somma di cui Beatrice potrà disporre - e quindi suo marito amministrare - sol quando verranno recuperati64. “Non sappiamo - infatti - quando la famiglia che nasceva poté recuperare dei complessivi 1666 ducati che (il documento lo dice espressamente) esso Paolo assegna tali e quali son con tutte l’anteriorità et hippotche, raggioni e privilegi, obbligazioni spettanti alla detta Beatrice in virtù delli primi istrumenti dotali et altri subsequenti rogati per mano di notari”65. Sempre a proposito dei beni dotali offerti a Beatrice non è fuor di luogo, inoltre, tener presente che questi consistono esclusivamente in beni mobili (denaro, gioielli, qualche modesta suppellettile per arredare la camera da letto e la cucina) ma non vi confluisce alcun bene fondiario. Questa non è affatto solo una mera circostanza. È dettata da una antica consuetudine e cioè dall’intento di conservare la proprietà all’interno del circuito parentale ed in particolare intorno ai lignaggi maschili66. Non per nulla il contratto dotale stilato in favore di Beatrice annovera prevalentemente dotazioni in denaro e non è quindi affatto un caso che il Finoglio faccia indicare, nella carta dotale fatta stipulare in favore di Beatrice, il valore che attribuisce agli stessi dipinti in ducati e, molto probabilmente, assegnando loro il valore in ducati che gli attribuiva il ‘mercato’ del tempo. Altro dato, di non modesta valenza, che si rileva dal contratto dotale stilato in favore di Beatrice è che quanto viene assegnato in denaro è solo in minima parte versata al momento del matrimonio. Il che forse ripete, molto probabilmente involontariamente nel nostro caso, una vera e propria tradizionale
usanza, che nel corso del Seicento è ricorrente: come ha stabilito, grazie ad una sua ricerca, la Da Molin67. Ma, nonostante le apparenze contrarie, anche questo ultimo dato ha un suo precipuo valore nel far ritenere che i quadri che il Finoglio offre quale dote per la figlia siano tutti di sua mano. Dato a sua volta che ci permette di sostenere che non ci si può limitare a presumere che se non viene indicata la paternità artistica questa “sia, tuttavia, da presumere finogliesca: data l’attività paterna68”. In quanto il dato che ci offre il destro di rilevare che a Beatrice vien costituita una dote costituita, per l’appunto, essenzialmente di denaro ci offre altresì la prova (sia pure indiretta) che tutti i dipinti confluiti nell’asse dotale di Beatrice siano tutti di mano del Finoglio senza che questa costatazione si debba considerarla presumibile e non invece reale. La fondatezza di questa nostra ultima supposizione è corroborata da alcuni precisi dati. Ci vengono, infatti, in soccorso, anzitutto, le note attitudini mercantili di papà Finoglio 69. Poi va sommato a questo ad un altro non affatto accessorio dato di fatto. Come abbiamo già più volte accennato Beatrice è vedova e, quindi, convola a nozze per la seconda volta e, per ciò, se è in possesso di una ragguardevole dote proprio questa specifica circostanza non solo le può assicurare un secondo marito ma, oltre a garantirle un buon partito, può poi pure alleviare, almeno in parte, i gravosi inizi finanziari cui in età moderna andava incontro una coppia. Infatti, dal punto di vista meramente economico il matrimonio in età moderna costituiva un momento particolarmente delicato per ogni coppia giacché le spese per il matrimonio e per la nuova casa risultavano particolarmente gravosi e a volte sin anche problematicamente difficili da sostenere. Fortunatamente la dote e il dotario70 creato dalle rispettive famiglie di origine quasi sempre contribuiva ad alleviare gli
accidenti iniziali della nuova famiglia traendola fuori da non poche contingenze. È addirittura ipotizzabile, in proposito, che fosse proprio la prospettiva di una consistente dote a indurre molti, giovani e non giovani, a contrarre matrimonio71. E questi circostanze riteniamo valgano quasi tutte anche, se non poi sopra tutto, poi pure per il nostro caso. Caso in un cui una vedova contrae nuove nozze. 6.La vedova che si risposta Va poi inoltre sottolineato che Beatrice, già vedova, va in sposa a un Tarsia e, cioè, a un appartenente ad una tra le famiglie più nobili della Conversano del 600. Per ciò, se papà Finoglio intende davvero rendere desiderabile i beni dotali offerti alla figlia (che si badi bene - lo ribadiamo perché è una circostanza che va ben rimarcata - è vedova e quindi cerca marito per la seconda volta!) non può che aggiungere, al resto dei beni dotali che le ha assegnato solo dei suoi dipinti. Dipinti che, fra l’altro, proprio perché di mano del Finoglio si possono convertire, quasi subito, in altrettanto denaro contante. E questo (non ci preoccupa ripeterlo!) perché sono opera del ben noto pittore Finoglio che anche nella stessa ‘piazza’ conversanese gode, oramai da tempo, di buona fama proprio come pittore di notevole valore, anche commerciale72. Insomma, come a Firenze, sulla fine del Cinquecento la dote consisteva, abitualmente, in una somma di denaro contante oppure in suoi equivalenti, quali i titoli del credito del Monte Comune, facilmente convertibili in contante73, così il Finoglio rimpingua i beni dotali che concede alla figlia con ben 28 suoi dipinti, tra piccoli e grandi, che si possono facilmente convertire in denaro contante. Non è, quindi un mero caso che il Finoglio fa seguire, al tema raffigurato nelle sue tele, anche il valore di mercato che attribuisce loro74. E non è tutto.
L’asse dotale di Beatrice deve essere ben considerevole se non proprio davvero pingue. Deve (e lo sottolineiamo!) di fatto essere davvero allettante. Si deve tenere infatti presente che il reverendo don Cola Tarsia, zio carnale75 di Giovan Battista Tarsia “volendo dimostrare l’affezione che porta a suo nipote G. Battista lo dona titulo donationis intervivos tutti gli altri suoi beni stabili consistenti in case, oliveti, territori et masserie et quanto possiede; delli quali beni si riserva l’usufrutto sua vita durante”76. Dati questi ultimi che fanno ancor più propendere per l’ipotesi che i quadri che il Finoglio dona alla figlia, vedova che si risposa, non possano che valere, sul mercato del tempo, davvero non poco. Devono, di fatto, controbilanciare anche l’«asse dotale» cui provvede Giovan Battista lo zio carnale, anche se il tutto potrà divenire proprietà di Giovan Battista alla morte dello stesso zio. Va poi aggiunto, dato forse anche di non poco conto per Beatrice Finoglio, che le seconde nozze delle femmine, nel corso del 600 erano (pur non mancando rispetto alle seconde nozze dei maschi che, per altro erano notevolmente favorite dalle numerose morti per parto delle donne77) socialmente meno accettate78. Dato che ci permette, per di più, di subodorare che il secondo matrimonio di Beatrice sarebbe stato socialmente ben più accettato se nel suo contratto matrimoniale fosse confluito un gran ben di dio e tra questi quindi non potevano mancare neppure un buon numero di quadri eseguiti dal padre che, lo si tenga presente, nel torno di anni in cui Beatrice convola a nuove nozze gode di un prestigio non modesto e quindi di ricompensi, per le sue prestazioni professionali, davvero notevoli. Naturalmente, queste che ora sono pur soltanto delle mere quanto suggestive congetture, vengon offerte agli storici d’arte perché ne valutino la loro reale congruità. La offriamo, in
particolare, a coloro che ritengono il Finoglio un pittore tra i maggiori protagonisti della vicenda artistica napoletana della prima metà del ‘600. 1 2
Cfr. www.archiviodiocesano.info/default.asp?lang=it Direttore attuale dell’Archivio Diocesano di Conversano, Angelo Fanelli, ha tra l’altro, pubblicato: Una collazione di benefici nel 1569 a Conversano, in “Storia e cultura in Terra di Bari. Studi e ricerche”, Congedo, Galatina 1984, pp. 97 114; Cronotassi, iconografia e araldica dell’episcopato pugliese, Bari 1984; Cronotassi episcopale della chiesa di Conversano. Note bibliografiche, iconografiche, araldiche e documenti archivistici inediti, vol. I: la protostoria, con una presentazione di Diego Judice e una Premessa di Marco Lanera”, collana “Biblioteca di cultura Pugliese - seconda serie n. 38, Congedo editore, Galatina 1987; Architettura, decorazione romanica e barocca nella Cattedrale di Conversano alla prima metà del ‘700, in “Storia e cultura in Terra di Bari. Studi e ricerche”, cura di Vito L’Abbate, vol. III, Congedo, Galatina 1990. pp. 97 – 116; Spigolature archivistiche europee su Conversano, in AA. VV. “Studi in onore di Maria Marangelli”, a cura di Francesco Tateo, Schena, Fasano 1990, pp. 232- 235; P.A. Tarsia, Divae virginis insulae cupernanensis historia, a c. e con una introduzione, traduzione e note di Angelo Fanelli, Pascale, Castellana Grotte 1992; Per una storia del Seminario vescovile di Conversano. Dal concilio di Trento alla fine del Seicento, Conversano 1995; Le due più antiche biografie del ‘400 su S. Rocco, testo latino, traduzione a fronte e osservazioni storico-critiche”, Grafica Scisci, Conversano, 1996; Il culto di S.Maria della Fonte nei documenti archivistici, in “Storia e cultura in Terra di Bari. Studi e ricerche, vol. IV”, Congedo, Galatina 1997, pp. femminile, in “Storia e cultura in Terra di Bari. Studi e ricerche,
‘400, Noci 1999; Basilica cattedrale di Conversano, testi di Angelo Fanelli, coordinamento G. Lenoci”, Imprint, Conversano 2000; Appunti per una storia della chiesa di S. Rocco in Conversano, Grafica Scisci, Conversano 2001; Conversano tra il 1588 e il 1604 nei manoscritti dell’Archivio Segreto Vaticano, «collana quaderni “crescamus”, n. 1», GraficaScisci, Conversano 2003; Cultura economia e religiosità a Conversano nel Seicento. Per una lettura storica e iconografica del monastero e della chiesa dei SS. Cosma e Damiano, collana quaderni “crescamus”, n. 2, GraficaScisci, Conversano 2004; Libro di secreti veri: un ricettario conversanese del Settecento, collana quaderni "crescamus", n. 5, GraficaScisci, Conversano 2006; La formazione scolastica di Donati Jaia e il suo carteggio napoletano (1863 - 1884), collana quaderni "crescamus", n. 6, GraficaScisci, Conversano 2007; Il maestro del villaggio. Operetta semibuffa conversanese, collana quaderni "crescamus", n. 7, GraficaScisci, Conversano 2007; Feste e processioni a Conversano nel '700. Agiografia illustrata, collana quaderni "crescamus", n. 8 , GraficaScisci, Conversano 2007; Conversano Araldica, «collana quaderni "crescamus", n. 11, GraficaScisci, Conversano 2008; La cattedrale di Conversano: le antiche cappelle, l'incendio, il carteggio e i progetti di ricostruzione (1912-1926), collana quaderni "crescamus", n. 13 , Grafica 080, Modugno (Ba); 2009; Chiesa di San Rocco - Conversano: storia arte tradizione liturgia 1510-2010, agosto 2010; Cronache d'amore e magia a Conversano nel primo Settecento, dicembre 2010. 3 Cfr. ADC, Protocolli notarili, prot. 87 - not. Francesco Giuliani sr.- a. 1642, ff. 156 r-v. Come è noto, in Età moderna, in Puglia i rapporti patrimoniali tra coniugi venivano sanciti con i cosiddetti ‘capitoli matrimoniali’. Le consuetudini dotali di Terra di Bari prevedevano la costituzione di una dote anche se
le donne entravano in convento e “il trattamento che la giovane aveva nel monastero, molto spesso, dipendeva dalla sua entità. Se, infatti, prendeva i voti senza dote era assegnata ai lavori pesanti di pulizia, cucina e cucito”, cfr. A. Rubano, A. Rubano, La lingua delle carte dotali nella Puglia del XVII secolo, collana ‘Quadreni della Rivista Linguistica Italiana Meridionale’, Bari 2003, p.6, nota n.3. 4 “… dei diciotto trasunti riguardanti il Finoglio, quattordici, dal 1639 al 1644, danno notizie circa arruffati affari di compra e vendita (fra il Finoglio da una parte e la famiglia Indelli ed altre famiglie monopolitane dall’altra) delle due masserie di Anazzo e di Termiteto, di olive e macinature, di censi e cavidale (capitale), di pozzi e molini” cfr. F. Marangelli, Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli in estratto dall’Archivio Storico Pugliese, Organo della Società di Storia Patria per la Puglia, anno XX (1967), fascicolo I-IV, p.6. Per qualche esempio dei trasunti cui si riferisce la Marangelli cfr. F. Marangelli, Paolo Finoglio attraverso …, op. cit., p.6. 5 Per dati particolarmente significativi, non solo sulla vita del Finoglio quanto su attitudini e/o abitudini che del Finoglio sin poco prima non si conoscevano affatto, cfr. F. Marangelli, Paolo Finoglio attraverso, op. cit., pp.1-19 e quindi della stessa F. Marangelli, (a cura di), anche Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli, ciclostilato - Centro Ricerche, Conversano, 1979 che contiene altra dati prima non accertati sulla vita del pittore di Atella contributo nel quale la Marangelli riesce a stabilire, sempre su documentazione inedita, la città di nascita della moglie, del Finoglio, Rosa Lolli, che era Lecce (Liciensis, Lizy Civitatis, si legge, infatti, in diverso documenti dell’Archivio di Stato di Bari, ad es. nel volume di carte notarili n.3801, fol.106, cfr. Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati …, op. cit.,4).
Dato quest’ultimo che, come sottolinea la Marangelli, potrebbe permettere di rinvenire, “a Lecce o nella provincia leccese, i capitoli matrimoniali di Rosa Lolli che andò sposa a Paolo Finoglio presumibilmente fra il 1610 e il 1625. Sarebbe quella la fortunata circostanza che potrebbe far vedere chiaro nella ancora oscura origine dell’uomo Paolo Finolgio e della sua pittura”, cfr. F. Marangelli, Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati…, op. cit.,4. 6 Cfr. A. Fanelli, Cultura economia e religiosità a Conversano nel Seicento. Per una lettura storica e iconografica del monastero e della chiesa dei SS. Cosma e Damiano, collana ‘crescamus n.2’, Arti Grafiche Scisci, Conversano 2004, p. 97, nota n. 219. 7 Una recente analisi linguistica delle carte dotali nella Puglia del XVI secolo ha permesso di rilevare che le formule capitula matrimoniali o instrumentum dotale prevalgono negli atti in cui, oltre al corredo, si assegnano in dote anche beni immobili; invece la formula carta dotale viene riferita agli atti che riportano solo ciò che viene dato per corredo alla sposa, cfr. A. Rubano, La lingua delle carte dotali nella Puglia, op. cit., p.6, nota n.4. 8 Per cenni sulla vita e quindi un primo consuntivo dell’operosità del notaio Francesco Giuliani senior cfr. A. Fanizzi, Chi era il notaio Francesco Giuliani seniore, in “l’altroFax quotidiano”, 23 settembre 2004, p.4; F. Iatta, Una strada per il notaio Giuliani, in l’altroFAX, a. II, n. 162, del 23 settembre 2004, p. 4; Ibidem, Sulle tracce di un enigma seicentesco. Un giallo dal passato che coinvolge un cardinale, un abate e il notaio conversanese Giuliani sr, in Fax, a. XV, del 26 giugno 2010, p. 30; Ibidem, “L’attività del notaio Francesco Giuliani” in “l’altroFAX”, a. II, n. 163 del 24/ottobre/2004, p. 6; Ibidem, Sulle tracce di un notaio di Antico regime. Indagine storica sull’operosità di Francesco Giuliani nato nel 1574 e morto nel
1644 a Conversano, in FAX, a. XV, n. 34, del 2/settembre/ 2010, p.28; Ibidem, Francesco Giuliani un notaio operoso. Seconda ed ultima parte dell’indagine su un notaio di antico regime, in FAX, a. XV, n. 35, dell’11/settembre/2010, p.26; Ibidem, Finoglio firma l’atto dotale della figlia. La storia di Conversano si arricchisce di un altro tassello che porta l’autografo dell’artista, in FAX, a. XV, del 19 giugno 2010, p.26; Ibidem, Finoglio, da un rogito spunta un’ipotesi. Un suggestivo dettaglio della vita dell’artista; per far risposare la figlia vedova le avrebbe donato dei suoi quadri, in Fax, a. XV, del 24 luglio 2010, p.30; Ibidem, L’antica via “Strada Porta Giuliani”. Un importante tassello ci aiuta a ricostruire la storia della toponomastica conversanese, in FAX, a. XV, del 10 luglio 2010, p.25; Ibidem, Sulle tracce di un notaio di Antico regime. Indagine storica sull’operosità di Francesco Giuliani nato nel 1574 e morto nel 1644 a Conversano, in FAX, a. XV, n. 34, del 2 settembre 2010, p.28; Ibidem, Francesco Giuliani un notaio operoso. Seconda ed ultima parte dell’indagine su un notaio di antico regime, in FAX, a. XV, n. 35, dell’11 settembre 2010, p.26; Ibidem, Una strada dedicata al ‘clan’ Giuliani, in FAX, a. XV, del 13 novembre 2010, p.28; Ibidem, Giuliani, padre della storia della città, in FAX, a. XV, 27 novembre 2010, p.32; Ibidem, L’«Alfabetum Procollorum» del Giuliani torna in città, in Fax, a. XVI, n.7, del 19 febbraio 2011, p.24; Ibidem, ,Un componimento del notaio Giuliani (prima puntata)., in FAX, a. XVI, del 16 aprile 2011, p.32; Ibidem, Rinvenuti i versi del notaio Giuliani da Gianfranco Scrimieri mentre ricostruiva gli Annali tipografici dello stampatore borgognone Pietro Micheli, seconda puntata, in FAX, a. XVI, del 30 aprile 2011, p. 22; Ibidem, Le relazioni sociali del notaio Giuliani. Rinvenuto, quasi per caso, un componimento laudativo da parte del cultore di storia locale Antonio Fanizzi, terza puntata, in Fax, a. XVI, del 7/05/2011,
p.24; Ibidem, Giuliani, rinvenuto un scritto. Il testo del componimento dell’illustre notaio in una rara pubblicazione del 600, (quarta ed ultima puntata), in FAX, a. XVI, del 14 maggio 2011, p. 28; Ibidem, Lo scrivano del notaio Giuliani senior (prima puntata), in FAX, a. XVI, del 1 ottobre 2011, p.26; Ibidem, Giuseppe Longo: lo scrivano del ‘600 (seconda puntata), in FAX, a. XVI, dell’8 ottobre 2011, p. 24; Ibidem, Il primo protocollo del notaio Giuliani (prima puntata), in FAX, a. XVI, del 19 novembre 2011, p.26; Ibidem, Il Registrun scripturarum del Giuliani, in Fax, aprile 2012. Per il contributo del Giuliani all’Italia Sacra dell’abate F. Ughelli, cfr. F. Iatta, Il contributo del notaio Francesco Giuliani senior [Conversano (BA) 1574 - 1655] all’Italia Sacra di Ferdinando Ughelli, Presentazione di F. Tateo (in corso di pubblicazione). 9 Cfr. A. Fanelli, Cultura economia e religiosità a Conversano nel Seicento, op.cit., p. 97 nota n.219. 10 Cfr. A. Fanelli, Cultura economia e religiosità a Conversano nel Seicento, op. cit., p. 97 nota n.219. La sottolineatura è nostra. 11 Per la biografia e quindi le esperienze umane, culturali e religiose più significative della preside per antonomasia di Conversano cfr. G. Lovecchio, Gli itinerari di Francesca Marangelli, editrice Arti Grafiche SCICSI, Conversano 1999. Per l’attività svolta dalla Marangelli in favore del femminismo, cfr. M. Cacciapaglia, Una femminista ante litteram: Francesca Marangelli, in Prospettiva Persona Prospettiva donna, n.2526, dicembre 1998, pp. 73-76. Per la pragmatica ideologia che è sottesa alle iniziative culturali e religiose della Marangelli, cfr. P. Mezzapesa, Il Percorso di Francesca Marangelli. Tra questione pedagogica e questione femminile, in Prospettive persona, n.51, (2005), pp.66-68. Per una documentata rievocazione che ha assunto nel corso della sua vita la singolare figura della Marangelli ricostruita all’indomani della
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sua dipartita, cfr. M. Cacciapaglia, Francesca Marangelli (1910-2007), in Archivio Storico Pugliese, a. LX, 2007, pp.249-251. Per utili indicazioni sulla passione per la ricerca della Marangelli, cfr. M. Cacciapaglia, La passione per la ricerca di Francesca Marangelli, in Francesca Marangelli. Studi passioni ideali, a cura di M. Cacciapaglia, Centro Studi ‘Maria Marangelli’, collana Studi in memoria di Donato Arienzo n.1 diretta di V. L’Abbate, pubblicazione realizzata con il contributo della banca di Credito Cooperativo di Conversano, Foggia 2009, pp.37-46. Per l’apporto alla Sezione di Conversano della Società di Storia Patria per la Puglia di cui la Marangelli fu Presidente, cfr. G. Lovecchio, La presidente della Società di Storia Patria per la Puglia. Sezione di Conversano, in Francesca Marangelli. Studi passioni ideali, op. cit., pp.61-66. Per un affresco affettuoso quanto singolarmente sentito tutto teso a rendere appieno la poliedrica attività della Marangelli cfr. i contributi confluiti in AA.VV., Francesca Marangelli. Studi passioni ideali, op. cit. Cfr. Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli in estratto dall’Archivio Storico Pugliese, Organo della Società di Storia Patria per la Puglia, anno XX (1967), fascicolo I-IV, pp.1-19 e Francesca Marangelli, (a cura di), Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli, ciclostilato - Centro Ricerche, Conversano, 1979. Cfr. F. Marangelli, Appendice. Regesto dei documenti inediti più rilevanti in Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli in estratto, op. cit. pp.17-19. Cfr. F. Marangelli, Appendice. Regesto dei documenti inediti più rilevanti in Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli in estratto, op. cit. pp.18-19. Cfr. Tra i primi attendibili, anche se di fatto poi superati, contributi sul Finoglio si consultino M. D’Elia, Paolo
Finoglia, in Mostra dell’arte in Puglia dal tardo antico al Rococò, De Luca, Roma 1964, pp.145-146. Per i pittori del Guercio, cfr. M. e P. D’Elia, I pittori del Guercio. L’ambiente artistico conversanese ai tempi di Giangirolamo II e di Isabella Filomarino, Molfetta 1970. Per una nota bibliografica sugli studi sul Finoglio sino al 1978, cfr. R. Buono, Nota bibliografica su Paolo Finoglio, in Ricerche sul Sei Settecento in Puglia, dirette da Luisa Mortari, n. I, 1978-1979, Università degli studi di Bari, Schena, Fasano 1980, pp.91-103. Per Finoglio a Conversano, cfr. M. d’Elia, Paolo Finoglio a Conversano in La Puglia tra barocco e Rococò, Electa, Milano 1982, pp.207 e segg. Per il ciclo pittorico dedicato dal Finoglio all’illustrazione della Gerusalemme liberata, cfr. V. L’Abbate, Il ciclo pittorico di Paolo Finoglio sulla “Gerusalemme Liberata” nella Pinacoteca comunale, Sisci, Conversano 1999. Per il più recente contributo (arricchito anche dalla più significativa bibliografia sul Finoglio) che ha rilanciato, di fatto, la figura e quindi l’attività del frescante e pittore di Atella, cfr. AA.VV., Paolo Finolgio e il suo tempo, Un pittore napoletano alla corte degli Acquaviva, a cura di Pier L. L. De Castris, Presentazioni di G. Melandri C. D. Fonseca G. M. Jacobitti e V. Bonasora, Electa Napoli, 2000. Per un sintetico contributo sul Finoglio, cfr. F. Vona, Solo un pittore. I maestri del passato in ARS, luglio 2000, s.i. pagine. Per il Finoglio e il suo tempo cfr. ancora C. De Toma (a cura di), Paolo Domenico Finoglio e il suo tempo, (Centro Ricerche), Conversano, 2000. Sui rapporti tra Gian Girolamo II e il pittore di Atella cfr, M. Basile Buonsante, Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona e le arti visive, in Stato e baronaggio. Cultura e società nel Mezzogiorno- La casa Acquaviva nella crisi del Seicento, Atti del III convegno di studi su la Casa Acquaviva d’Atri e di Conversano, Napoli-Conversano-Alberobelli 26-28 ottobre 200, a c. C. Lavarra, collana ‘Biblioetca di cultura Pugliese n.
175’, Martina Franca, Congedo 2008, pp.139-167. Per una valutazione della pala d’altare ‘San Benedetto e San Domenico” del Finoglio nella chiesa del complesso cistercense di Conversano, cfr. F. Iatta, S. Benedetto e S. Biagio dipinti da Finoglio. La sua tecnica pittorica anticipò di due secoli quella poi ammirata in un capolavoro di Manet, in Fax, a. XV, del 20 marzo 2010, p. 18. Per la pala d’altare ‘Sant’Urbano che battezza Valeriano’ del Finoglio in S. Cosma utilizzata precipuamente come fonte storica, cfr. F. Iatta, Le tele del Finoglio danno voce alla storia. La tela che raffigura Sant’Urbano che battezza Valeriano vale più di una filza di ‘carte’ d’archivio, in Fax, a. XV, del 3 aprile 2010, p.30. Per l’«Immacolata concezione di Lille» e il rilievo che ha nell’individuare il Finoglio avviato a divenire l’imprenditore di se stesso, cfr. F. Iatta, L’Immacolata di Finoglio torna in città. Fa parte dei dipinti del Museo di Lille che saranno esposti in Pinacoteca da maggio a luglio, in FAX, a. XVI, del 10 aprile 2010, p. 22. Per le oscillazioni del gusto tra Napoli e Roma degli Acquaviva, cfr. F. Vona, Paolo Finoglio e le oscillazioni del gusto tra Napoli e Roma alla corte Acqauviva, in AA.VV., Veronese, Tintoretto e la pittura veneta. Capolavori del Palais des Beaux-Arts di Lille, a cura di A. di Marzo S. Pansini R. Gnisci, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (MI) 2010, pp. 45-50. Per l’individuazione di una tela del Finoglio registrata nell’Inventario delli beni remasti nell’heredità del quondam eccellentissimo signor don Giovanni Geronimo Acquaviva d’Aragona conte di Conversano, Galatina 1983, cfr. F. Lofano, La collezione Acquaviva d’Aragona nel castello di Conversano. Nuove opere rintracciate e alcune ipotesi, in Studi Bitontini, 2009, n. 88, Centro Ricerche di Storia e Arte, Edipuglia, Modugno 2010, pp.95-99.
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“Dei diciotto trasunti riguardanti il Finoglio quattordici, dal 1639 al 1644, danno notizie circa arruffati affari di compra e vendita (tra Finoglio da una parte e la famiglia Indelli ed altre famiglie monopolitane dall’altra) delle due masserie di Anazzo e di Termiteto, di olive e di macinature, di censi e cavidale (capitale), di pozzi e di trappeti, di chiusure e chiuserelle, di campi seminariali ed alberati, di case e molini” cfr. F. Marangelli, Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli in estratto, op. cit. p. 6. Per i primi guadagni del Finoglio di cui ci è giunta la relativa documentazione cfr. il consuntivo che ne ha tracciato la Marangelli in F. Marangelli, Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli in estratto, op. cit, p.3. La Marangelli, infatti, rileva, grazie ad una filza di documenti inediti (“15 maggio 1631. Giovanni Domenico Casolano di Napoli e Paolo Finoglio promettono di pagare a Grazia D’Angelo vedova di Tommaso de la Vigna 300 ducati per l’acquisto di trentaquattro quadri fra grandi e piccoli. A margine del documento è annotato che il 5 gennaio 1635 il debito dei 300 ducati è stato pagato, cfr. Archivio di Stato di Napoli, not. Pietro Giannone, a. 1631, fol. 283.4 luglio 1631. Strumento dotale del matrimonio fra Tiberio Mazzucco e Grazia D’Angelo, già vedova di Tommaso della Vigna, cfr. Archivio di Stato di Napoli, not. Pietro Giannone a.1631, fol. 391, cfr. F. Marangelli, Appendice. Regesto dei documenti inediti più rilevanti in Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli in estratto, op. cit., p.17.), che il Finoglio, aveva creato nel maggio del 1631 (“12 settembre 1631. Paolo Finoglio e Domenico Casolano di Napoli da una parte, e Tiberio Mazucco dall’altra, dichiarano che, in virtù di pubblico strumento per mano del notaio Agostino Tardivo di Napoli si sono uniti gli scorsi giorni in
società per la vendita di alcuni quadri e copie da essi fatte e da farsi e che, per alcuni motivi, di loro comune volontà escludono detto Tardivo dalla predetta società, cfr. F. Marangelli, Appendice. Regesto dei documenti inediti più rilevanti in Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli in estratto, op. cit., p.17) una società con Domenico Casolano di Napoli da una parte e Tiberio Mazzucco dall’altra (cfr. Archivio di Stato di Napoli, not. Pietro Giannone, a. 1631, fol. 452. il cui regesto è riportato in F. Marangelli, Appendice. Regesto dei documenti inediti più rilevanti in Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli in estratto, op. cit., p.17). Che con questi stessi suoi soci in affari il Finoglio, come documenta il citato atto notarile del maggio 1631, si proponeva di vendere quadri e quindi anche copie di dipinti che avrebbe lui stesso realizzato o copiato o fatto copiare dai suoi stessi soci come eran solito, per altro canto, fare i pittori del tempo per soddisfare le esigenze dei committenti che, come è noto, non ritenevano ancora l’opera d’arte come un unicum irriproducibile. È appena il caso, a questo proposito, rimarcare che il concetto di opera unica non era proprio del 600 e quindi il Finoglio, costituendo una società che avrebbe, fra l’altro, dovuto provvedere a far delle copie di dipinti, si poneva sulla scia di quanto già facevano gli artisti del tempo. querelle delle copie elevate alla dignità di autentiche creazioni da pittori di rilievo, come fa a volte lo stesso Finoglio a Conversano e, soprattutto, a Napoli Luca Giordano, cfr. G. Labrot, ‘Collection of paitings in Naples 1699-1780. Documents for the history of colecting’, Londra-New York Parigi 1992, p. 32. Sulla querelle della copia di dipinti si cfr. almeno gli Atti delle recenti Giornate di studio dedicate, per l’appunto, a La copia. Connoisseurship, storia del gusto e della conservazione. Giornate di Studio del 17-18 maggio 2007, Museo Nazionale
Romano - Palazzo Massimo alle Terme, a cura di C. Mazzarelli, collana Dipartimento di Studi Storico-artistici, Archeologici sulla Conservazione Università Roma tre ‘Percorsi di ricerca n.3’, Triestina (PG) 2010.Sempre nel 1631, Finoglio - in compagnia del solito Domenico Casolano con il quale aveva già costituito una società (“n.3 12 settembre 1631, per il regesto cfr. F. Marangelli, Appendice. Regesto dei documenti inediti più rilevanti in Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli in estratto, op. cit. pp.17) - acquista trentaquattro quadri, fra grandi e piccoli, per trecento ducati (“n.1 maggio 1631. Giovanni Domenico Casolano di Napoli e paolo Finoglia promettono di pagare a Grazia d’Angelo vedova di Tommaso de la Vigna 300 ducati per l’acquisto di 34 quadri fra grandi e piccoli. A margine del documento è annotato che il 5 gennaio 1635 il debito dei 300 ducati è stato pagato, cfr. Archivio di Stato di Napoli, prot. Not. Pietro Giannone, a. 1631, fol. 283, il regesto dell’atto di cui abbiamo riportato più sopra gli estremi è dovuto a Francesca Marangelli, per cui cfr. F. Marangelli, Appendice. Regesto dei documenti inediti più rilevanti in Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli in estratto, op. cit. pp.17.) per poi rivenderli al maggiore offerente. Di fatto quindi il Finoglio si propone di avviare una nuova attività, naturalmente collaterale a quella di pittore e frescante e quindi si ripromette di proporsi anche come mercante d’arte naturalmente avvalendosi della sua competenza in materia e poi anche delle conoscenze che non poteva non avere nel giro di pittori che aveva modo di frequentare proprio per la sua preminente professione di pittore. Il desiderio di concludere affari, o quanto meno di improvvisarsi uomo d’affari, che pare tipico del Finoglio più giovane, poi viene inoltre a galla grazie a un’altra filza di rogiti (cfr. F. Marangelli, Appendice. Regesto dei documenti inediti
più rilevanti in Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli in estratto, op. cit. pp.17-19) che ci attestano come quella che pareva essere una tendenza iniziale del Finoglio questa poi non si affievolirà affatto nel corso degli anni (cfr. F. Marangelli, Appendice. Regesto dei documenti inediti più rilevanti in Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli in estratto, op. cit. pp.1719). Il Finoglio, per l’appunto, continua ad acquistare (“1 marzo 1639. Paolo Finoglio compera da Ottavio Indelli la masseria di Anazzo nel territorio di Monopoli per ducati 1769. Dà in contanti 69 ducati e s’impegna a pagare integralmente altri 1680 ducati, cfr. Archivio Parrocchiale di S. Pietro di Monopoli, Repertorio della Selva d’Oro di Cirulo Monopolitano, vol. G., fol. 250.16 febbraio 1641. Il subdiacono Pier Paolo Murano vende a Paolo Finoglio la masseria chiamata Termitio circondato da terreni alberati e seminativi, cfr. Archivio Parrocchiale di S. Pietro di Monopoli, Repertorio della Selva d’Oro di Cirulo Monopolitano, vol. G., fol. 315”. I regesti degli atti di cui abbiamo riportato più sopra gli estremi è dovuto a Francesca Marangelli, per cui cfr. F. Marangelli, Appendice. Regesto dei documenti inediti più rilevanti in Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli in estratto, op. cit., p.17) e poi a vendere (“20 agosto 1943. Paolo Finoglio, sempre Conversani Commorans, dà procura a Vincenzo Antonio barra di vendere in Napoli i beni dei fu Donat’Antonio e Francesco Alifante, rispettivamente suocero e marito della figlia Beatrice per il riscatto dei di lei beni dotali, ducati duemila, cfr. Archivio di Stato di Bari, n. 3793, fol. 226 t.”), e forse a volte vende e acquista anche in modo arruffato (“Dei diciotto trasunti riguardanti il Finoglio quattordici, dal 1639 al 1644 danno notizie circa arruffati affari di compra e di vendita”, cfr. Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca
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Marangelli in estratto, op. cit., p.6), immobili (masserie case, frantoi molini) censi (31 marzo 1639. Il convento di S. Leonardo riceve da Paolo Finoglio 166 ducati a saldo dei censi che per il 1639 avrebbe dovuto pagare Ottavio Indelli sulla masseria di Anazzo, Archivio Parrocchiale di S. Pietro di Monopoli, Repertorio della Selva d’Oro di Cirulo Monopolitano, vol. G., fol. 250”) e poi ancora partite di olive (“11 aprile 1645. È un’annotazione di quindici macinature nel loco detto D’Anazzo iuxa l’olive di Paolo Finoglio, nella quale per l’ultima volta in ordine di tempo, si parla di Finoglio vivo, cfr. Chiesa del Carmine all’Ospedale di Monopoli, vol. delle Divisiones Decennales fol. 23 t del cap. Divisio Decennalis anni 1645 portionum presbitialium ecclesie Sancti Angeli di Monopoli”) e pozzi. Sì, proprio, pozzi! A Conversano nel Seicento - come si può rilevare dalla documentazione ch’è conservata presso l’Archivio Diocesano di Conversano addirittura se ne vendeva e/o acquistava anche una porzione. Nella sitibonda Puglia: un pozzo, e sin anche una porzione di pozzo, non lo si dimentichi!, era una vera e propria ricchezza di cui non solo si doveva saper far buon uso, ma se ne ravvisava il caso si tendeva a monetizzarne il non modesto potenziale valore di mercato cfr. Archivio Diocesano di Conversano, Monastero di Santa Chiara - Contratti di locazione, n. 62 , Idem, “per un sottano con metà di pozzo, sito nell'abitato, alla strada di Vitulli”; cc. 2. 1850 Tra i primi moderni, attendibili, anche se di fatto oramai superati, contributi sul Finoglio si consultino M. D’Elia, Paolo Finoglio, in Mostra dell’arte in Puglia dal tardo antico al Rococò, De Luca, Roma 1964, pp.145-146. Per dati particolarmente significativi, non solo sulla vita del Finoglio cfr. F. Marangelli, Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli in estratto dall’Archivio Storico Pugliese, Organo della Società di Storia Patria per la
Puglia, anno XX (1967), fascicolo I-IV, pp.1-19 e F. Marangelli, (a cura di), Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli, ciclostilato - Centro Ricerche, Conversano, 1979. Per i pittori del Guercio, cfr. M. e P. D’Elia, I pittori del Guercio. L’ambiente artistico conversanese ai tempi di Giangirolamo II e di Isabella Filomarino, Molfetta 1970. Per una nota bibliografica he recensisce gli studi sul Finoglio sino al 1978, cfr. R. Buono, Nota bibliografica su Paolo Finoglio, in Ricerche sul Sei Settecento in Puglia, dirette da Luisa Mortari, n. I, 1978-1979, Università degli studi di Bari, Schena, Fasano 1980, pp.91103. Per Finoglio a Conversano, cfr. M. d’Elia, Paolo Finoglio a Conversano in La Puglia tra barocco e Rococò, Electa, Milano 1982, pp.207 e segg.Per un singolare approccio all’attività pittorica del Finoglio, cfr. AA.VV. Paolo Finoglio, L’altro sguardo, Schena, Fasano 1983, pp.73 in cui sono contributi di G. Ramunni, Presentazione, pp. 1-2; F. Tateo, Presentazione, pp.9-10; U. Panarelli, Introduzione p.12; S. Fizzarotti, Premessa p.13, T. Matera De Bellis, L’investigazione del probabile pp.17-25 e A. Nunziante, Intorno ad una messinscena, pp. 29-33. Per il ciclo pittorico dedicato dal Finoglio all’illustrazione della Gerusalemme liberata, cfr. V. L’Abbate, Il ciclo pittorico di Paolo Finoglio sulla “Gerusalemme Liberata” nella Pinacoteca comunale, Sisci, Conversano 1999.Per il più recente contributo (arricchito anche dalla più significativa bibliografia accumulata nel corso del tempo sul Finoglio) che ha rilanciato, di fatto, la figura e quindi l’attività del frescante e pittore di Atella, cfr. AA.VV., Paolo Finoglio e il suo tempo, Un pittore napoletano alla corte degli Acquaviva, a cura di Pier L. De Castris, Presentazioni di G. Melandri C. D. Fonseca G. M.
Jacobitti e V. Bonasora, Electa Napoli, 2000. Per il Finoglio e il suo tempo cfr. C. De Toma (a cura di), Paolo Domenico Finoglio e il suo tempo, (Centro Ricerche), Conversano, 2000.Per un recente sintetico contributo sul Finoglio, cfr. F. Vona, Solo un pittore. I maestri del passato in ARS, luglio 2000, s.i. pagine. Sul Tasso e la cultura figurativa seicentesca, cfr. E. Hénin e O. Bonfait, Dipingere la Gerusalemme liberata nel XVII Secolo, in Intorno a Poussin. Ideale classico e epopea barocca tra Parigi e Roma, Accademia di Francia a Roma 30 marzo 2000 26 giugno 2000, a c. di O. Bonfait er J. C. Boyer, De Luca, Su tasso e pittura figurativa seicentsca Roma 2000; Sui rapporti tra Gian Girolamo II e il pittore di Atella cfr, M. Basile Buonsante, Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona e le arti visive, in Stato e baronaggio. Cultura e società nel Mezzogiorno- La casa Acquaviva nella crisi del Seicento, Atti del III convegno di studi su la Casa Acquaviva d’Atri e di Conversano, Napoli-Conversano-Alberobello 26-28 ottobre 200, a c. C. Lavarra, collana ‘Biblioteca di cultura Pugliese n. 175’, Martina Franca, Congedo 2008, pp.139-167.Per il Finoglio Interprete del Tasso cfr. Riccardo Scrivano, «Paolo Finoglio interprete pittorico del Tasso» in Stato e baronaggio. Cultura e società nel Mezzogiorno. La casa Acquaviva nella crisi del Seicento, Stato e baronaggio. Cultura e società nel Mezzogiorno- La casa Acquaviva nella crisi del Seicento, Atti del III convegno di studi su la Casa Acquaviva d’Atri e di Conversano, Napoli-Conversano-Alberobello 26-28 ottobre 2000, a c. C. Lavarra, collana ‘Biblioteca di cultura Pugliese n. 175’, Martina Franca, Congedo 2008, pp. 169-210. Per la fortuna della Gerusalemme nella pittura napoletana cfr. V. Lotoro «La fortuna della ‘Gerusalemme liberata’ nella pittura napoletana tra Seicento e Settecento», Aracne, Roma 2008.Per
una valutazione della pala d’altare ‘San Benedetto e San Domenico” del Finoglio nella chiesa del complesso cistercense di Conversano, cfr. F. Iatta, S. Benedetto e S. Biagio dipinti da Finoglio. La sua tecnica pittorica anticipò di due secoli quella poi ammirata in un capolavoro di Manet, in Fax, a. XV, del 20/3/2010, p. 18. Per la pala d’altare ‘Sant’Urbano che battezza Valeriano’ del Finoglio in S. Cosma utilizzata come fonte storica, cfr. F. Iatta, Le tele del Finoglio danno voce alla storia. La tela che raffigura Sant’Urbano che battezza Valeriano vale più di una filza di ‘carte’ d’archivio, in Fax, a. XV, del 3/4/2010, p.30. Per l’«Immacolata concezione di Lille» e il rilievo che ha nell’individuare il Finoglio avviato a divenire l’imprenditore di se stesso, cfr. F. Iatta, L’Immacolata di Finoglio torna in città. Fa parte dei dipinti del Museo di Lille che saranno esposti in Pinacoteca da maggio a luglio, in FAX, a. XVI, del 10 aprile 2010, p. 22. Per l’interpretazione dell’atto dotale rogato dal Finoglio in favore della figlia Beatrice, cfr. F. Iatta, Finoglio firma l’atto dotale della figlia, in FAX, a. XV, del 19 giugno 2010, p.26, Ibidem, Finoglio, da un rogito spunta un’ipotesi. Un suggestivo dettaglio della vita dell’artista; per far risposare la figlia vedova le avrebbe donato dei suoi quadri, in Fax, a. XV, del 24 luglio 2010, p.30.Per le oscillazioni del gusto tra Napoli e Roma degli Acquaviva, cfr. F. Vona, Paolo Finoglio e le oscillazioni del gusto tra Napoli e Roma alla corte Acquaviva, in AA.VV., Veronese, Tintoretto e la pittura veneta. Capolavori del Palais des Beaux-Arts di Lille, a cura di A. di Marzo S. Pansini R. Gnisci, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (MI) 2010, pp. 45-50. Per la Gerusalemme del Finoglio cfr. G. Careri, «Gestes d’amour et de guerre», HEHE, Paris 2005, ma ora cfr. «La fabbrica degli
affetti. La Gerusalemme liberata dai Carracci a Tiepolo», Il Saggiatore, Milano 2010. Per Finoglio alla corte degli Acquaviva cfr. F. Vona, Paolo Finoglio e le oscillazioni del Gusto tra Napoli e Roma alla corte Acquaviva, in Veronese, Tintoretto e la pittura veneta. Capolavori del Palais des Beaux-Arts di Lille, a cura di A. di Marzo S. Pansini R. Gnisci, SilvanaEditoriale, Cinisello Balsamo 2010, pp.51-63. Per Finoglio in S. Paolo Maggiore cfr. P. Leone de Castris, Ancora su Paolo Finoglio in San Paolo Maggiore, in Tempi e forme dell’arte. Miscellanea di Studi offerti a Pina Belli D’Elia, a cura di L. Derosa C. Gelao. Granzi, Foggia 2011, pp. 331-340. Per una recente attribuzione di un dipinto a P. Finoglio, si cfr. J.L. Requena Bravo de Laguna, Una ‘Morte di Lucrezia’ di Paolo Domenico Finoglio in “Paragone-Arte”, a. LXII, Terza Serie, n.100(741), Novembre 2011, pp.42-45 20 Cfr. A. Rubano, La lingua delle carte dotali nella Puglia del XVI secolo, collana ‘Quaderni della Rivista Linguistica Italiana Meridionale’, Bari 2003, pp.6-7. 21 Cfr. Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli in estratto dall’Archivio Storico Pugliese, Organo della Società di Storia Patria per la Puglia, op. cit., p.9. 22 “Questa forma di contratto, come è noto, insieme al testamento, risulta forse la più interessante fra gli antichi rogiti dei notai. Infatti l’indagine storica di tipo economico e sociale, quella relativa alla cultura materiale e alla mentalità, trova un valido interlocutore in questa fonte. Persino la ricerca linguistica, in riferimento alla denominazione dei numerosi oggetti di uso domestico descritti e/o elencati nelle doti, e di cui spesso si sono perduti il significato e le funzioni, può trarre specifico giovamento da questi atti. Anticamente erano dette tabulae nuptiales, queste forme di contratto in Età moderna hanno poi
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assunto la definizione di capitoli matrimoniali. Era antica consuetudine che prima della celebrazione di un matrimonio le famiglie degli sposi, o gli stessi diretti interessati, mettessero per iscritto l’ammontare e la descrizione dei beni consegnati (dote e dotario), nonché i tempi e le modalità della consegna degli stessi. La legislazione, alquanto approssimativa al riguardo, consentiva la più ampia libertà nel fissare i termini e le modalità di consegna dei beni dotali e, in generale, dell’accordo tra le famiglie. Vigeva l’uso locale, secondo la tradizione di ogni singolo centro, diversa per ogni località, una consuetudine divenuta legge per il suo perpetrarsi nel corso del tempo. Soltanto dopo il Concilio di Trento e dopo l’emanazione, nel 1617, da parte dello stato della cosiddetta Regia Novella Prammatica, fu fissata ufficialmente anche una normativa che regolava tutti i contratti di matrimonio. Non era obbligatoria la redazione dei capitoli matrimoniali presso un regio notaio, almeno in linea teorica; alcune famiglie, di comune accordo, redigevano un atto privato (alberano), quasi sempre di pugno del padre della sposa o, in suo assenza, di uno zio, magari sacerdote. Il timore che l’atto, non essendo stato reso pubblico, avesse potuto costituire un ulteriore motivo di controversia in caso di disaccordo fra le parti, spingeva la maggioranza, presto o tardi, a perfezionare la scrittura tramite la redazione di un rogito apposito contenente la trascrizione dell’alberano, con l’aggiunta delle formule di legge”, cfr. V. Naymo, Capitoli matrimoniali, in “Notai e notariato in Calabria in Età moderna”, collana ‘Storia sociale e religiosa della Sicilia, del Mezzogiorno e dell’Europa mediterranea n.9’, Rubettino, Soveria Mannelli 2008, pp125-126. “Quattro anella di oro quorum una verghetta con smeraldi, un’altra di rubini et una di ametisti et una fede guarnita di intarsi con rubinetto (sic) del valore di ottanta ducati”, cfr. Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca
Marangelli in estratto dall’Archivio Storico Pugliese, Organo della Società di Storia Patria per la Puglia, op. cit., p.9. 24 Per le usanze in proposito vigenti a Canosa tra 500 e Seicento cfr. di A. M. Paradiso, Famiglie e carte dotali a Canosa tra ‘500 e ‘600 in Canosa ricerche storiche 2008, a cura di L. Bertoldi Lenoci, Atti del Convegno di Studio 15-16-17 febbraio 2008, Martina Franca 2008, pp.273-304. 25 “[La] presentazione […] costituisce un’affascinante descrizione del mondo amato dal pittore, quale lo andava raffigurando nei suoi quadri che, con tanta dovizia sono sparsi in tutta l’Italia Meridionale. Il corredo è formato di ricchi pezzi dorati di arredamento della camera degli sposi; di paramenti di raso, di seta e grange d’oro, di tappeti verdi e cremisi, di materassi di lana gentile, di lenzuola e di mante, sempre di lana gentile, di mesali, di tovaglie di faccia ricamate, di robe di tela di Fiandra e poi di un vestito di broccato verde guarnito di galloni d’oro (valore ottanta ducati), di baugli di pelle … Si presenta infine nel terzo elenco. Commovente per la sua modestia (valore complessivo cinquanta ducati), il rame da cucina comprendente conche grandi e piccole, scalfaletti, bacili, candelieri, caldaie, brascieri, tielle, tripiedi, ferri di portieri. Complessivamente ori, corredo e rame sono valutati centocinquanta ducati”, cfr. Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli in estratto dall’Archivio Storico Pugliese, Organo della Società di Storia Patria per la Puglia, op. cit., p.9. 26 Il corredo che Beatrice porta in dote non è molto dissimile dal corredo che, nel ‘600, porta in dote una ‘sposa popolana barese’ come si può dedurre tenendo presente ‘il corredo di sposa’ che , per l’appunto, Carlo Massa (cfr. C. Massa, Bari nel Secolo XVII, Discorso inaugurale dell’anno accademico 1902-103 letto nella R. Scuola superiore di Commercio di Bari il 16 Novembre 1902 dal professor ordinario di letteratura
italiana avv. Carlo Massa, Premiato stabilimento tipografico Avellino & C., Bari 1903, pp.134-135) desume da un meglio indicato rogito conservato nell’Archivio notarile di Bari e che qui di seguito riportiamo integralmente: “Una lettera nova con cinghi tavole et doi tristelli et una casrea. Uno saccone di cannovazzo novo. Uno matarazzo di lucio con li lacie torchino novo. Uno paro di lenzoli novi di tela massa regna di fersi e l’uno lungo brazze 6 incirche. Una scavin nova pilosa. Uno sproviero usato di ferro 14 sette per banda con ciraletto et capitella.Tre riglieri pieno di lana con sei ministrelle nove con uno lavore fatte addache. Doi mandile nove cosite adache con li pizzille uno di tela massa regna et l’altro di tela Sangallo. Quattro mandili accapo accapo di tela massa regna con li cosche alli teste. Doi cammise di donna una con le maniche lavorate et l’altra schette. Doi sinale nove, di tela massa regna; uno lavorate addache et l’altro schietto. Tre gorghere et tre tocchati con diversi lavori et lavorati arrezza. Una tovaglia arrama. Una scotta torchina, guarnita di passamane sfraciata. Uno gioppone di tiletta cataluffa, guarnita di ternitole. Uno cavitale d’interlice pieno di lana”. Nell’elenco dotale appena trascritto non sono presenti affatto gioielli veri o falsi, il che sta a testimoniare che il corredo di Beatrice se è, pur grosso modo, paragonabile con il corredo di una sposa popolana barese del Seicento, pur tuttavia è ben più ricco, anche se poi non è affatto paragonabile al corredo di nobildonna (per l’elenco del corredo di una sposa nobile, redatto nel 1610, cfr. C. Massa, Bari nel Secolo XVII, op. cit, pp.135137) che vien valutato, secondo l’uso, ducati 244,15; mentre la dote complessiva fu di ducati 1.300. 27 Cfr. Paolo Finoglio attraverso i documenti, op. cit., p.9. 28 Cfr. Paolo Finoglio attraverso i documenti, op. cit., p.9. 29 “Valore complessivo cinquanta ducati, il rame da cucina comprendente: conce, grandi e piccole, scalfaletti, bacili,
candelieri, caldaie, brascieri, tielle, tripiedi, ferri di portieri” cfr. Paolo Finoglio attraverso i documenti, op. cit., p.9. 30 Cfr. Paolo Finoglio attraverso i documenti, op. cit., p.9. 31 A far parte dell’asse dotale di Beatrice, Finoglio non include affatto dei paesaggi, ma esclusivamente dipinti di argomento sacro, cfr. A. Fanelli, Cultura economia e religiosità a Conversano nel Seicento. Per una lettura storica e iconografica del monastero e della chiesa dei SS. Cosma e Damiano, op. cit., p.97, nota n.219. 32 Cfr. Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli in estratto dall’Archivio Storico Pugliese, Organo della Società di Storia Patria per la Puglia, op. cit., p.9. 33 A far parte dell’asse dotale di Beatrice, Finoglio non include affatto dei paesaggi, ma esclusivamente dipinti di argomento sacro, cfr. A. Fanelli, Cultura economia e religiosità a Conversano nel Seicento. Per una lettura storica e iconografica del monastero e della chiesa dei SS. Cosma e Damiano, op. cit., p.97, nota n.219. 34 Cfr. Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli in estratto dall’Archivio Storico Pugliese, Organo della Società di Storia Patria per la Puglia, op. cit., p.9. 35 ADC, Protocolli notarili, prot. 87, not. Francesco Giuliani sr. A. 1642, ff.156r-v autografo del Finoglio al f. 157r. 36 Cfr. A. Fanelli, Cultura economia e religiosità a Conversano nel Seicento. Per una lettura storica e iconografica del monastero e della chiesa dei SS. Cosma e Damiano, collana ‘crescamus n.2’, Conversano 2004, p. 97 nota n.219. 37 Cfr. A. Fanelli, Cultura economia e religiosità a Conversano nel Seicento, op. cit., p. 97 nota n.219.
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Cfr. A. Fanelli, Cultura economia e religiosità a Conversano nel Seicento, op. cit., p. 97 nota n.219. La sottolineatura è nostra. Cfr. Mostra dell’arte in Puglia. Dal tardo antico al Rococò. Catalogo, a c. di M. D’Elia, De Luca, Roma 1964, p.145; Prima mostra dei dipinti restaurati, Bari, Castello, XI settimana dei musei, 31 marzo - 7 aprile 1968, catalogo a cura di M. D’Elia, Soprintendenza ai monumenti e gallerie di Puglia e alle gallerie di Basilicata, De Luca, Roma 1968, p.7; M. D’Elia, La pittura barocca, in La Puglia tra Barocco e Rococò, collana ‘Civiltà e culture in Puglia n.4’, Electa, Milano 1982, p. 230 e Seguace di Paolo Finoglio, scheda n. 46. Annunciazione a c. di C. De Toma in Paolo Finoglio e il suo tempo. Un pittore napoletano alla corte degli Acquaviva, a cura di P. L. Leone De Castris, Presentazioni di G. Melandri C. D. Fonseca G. M. Jacobitti e V. Bonasora, Napoli, 2000, pp.170-171. Cfr. A. Fanelli, Cultura economia e religiosità a Conversano nel Seicento, op. cit., p. 97 nota n.219. “La dote era costituita in parte dal corredo … essa veniva consegnata dal padre della sposa allo sposo il quale prometteva di farla fruttare di non decurtarla e di riconsegnarla integra alla famiglia originaria, alla eventuale morte, quod absit, della sposa se questa non aveva figli” cfr. A. Rubano,La lingua nelle carte dotali nella Puglia del XVI secolo, collana ‘Quaderni della Rivista Linguistica Italiana Meridionale, Bar 2003, p.7. Il contratto matrimoniale, normalmente, constatava “di tre parti: il protocollo; la parte iniziale, l’escatollo; la parte finale, ambedue redatte in gran parte in latino; la parte centrale, o dispositivo; quest’ultima comprende l’elenco di quanto portato in dote, redatta in volgare, perché possa essere compresa dai contraenti, spesso analfabeti”, cfr. A. Rubano, La lingua nelle carte dotali, op. cit., p. 7, nota n.6.
“Regime dotale pugliese di derivazione longobarda, che è quello generalmente seguito in Capitanata e in Terra di Bari. Tipicamente longobardo è l’istituto del mundio , sulla base del diritto longobardo, in particolare della legge 205 di Rotari, ogni femmina, nubile o maritata, faceva parte del mundio della famiglia, o di quello del marito, o della corte del re; in conformità a quest’appartenenza era sottoposta alla tutela esercitata dal maschio parente più prossimo (padre, marito, fratello e figli o, quando questi mancavano, dal sovrano, detto mundualdo”, cfr. A. Rubano, La lingua nelle carte dotali, op. cit., p.6, nota n.5. Per l’istituto del mundio cfr. D. Bellacosa, Il mundio sulle donne in Terra di Bari, ristampa anastatica dell’edizione Napoli 1906, Sala Bolognese 1984. 43 “C’erano persone apposite, amici o consanguinei, addette alla valutazione del corredo che ne consegnavano la lista dove, accanto ad ogni pezzo era riportato il relativo valore, e alla fine l’ammontare del valore del corredo”, cfr. A. Rubano, La lingua nelle carte dotali, op. cit., p. 7. 44 “Capi di biancheria per la casa e per la donna” cfr. A. Rubano, La lingua nelle carte dotali, op. cit., p.7 45 “Qualche capo di abbigliamento”, cfr. A. Rubano, La lingua nelle carte dotali, op. cit., p.7 46 Cfr. Paolo Finoglio attraverso i documenti, op. cit., p.7. 47 “Una cassapanca, ma anche oggetti di rame per la cucina” Cfr. A. Rubano, La lingua nelle carte dotali, op. cit., p.7. 48 “Accanto ad ogni pezzo [del corredo] era riportato il relativo valore, e alla fine l’ammontare del valore del corredo”, cfr. A. Rubano, La lingua nelle carte dotali, op. cit., p.7 49 Cfr. Paolo Finoglio attraverso i documenti, op. cit., p.7. Un’altra parte della dote era costituita da denaro, pecunia numerata, che veniva consegnata all’atto del matrimonio in un’unica soluzione o in rate da versare entro un determinato 42
tempo” cfr. A. Rubano, La lingua nelle carte dotali, op. cit., p.7 50 Cfr. Paolo Finoglio attraverso i documenti, op. cit., p.9. 51 Cfr. Paolo Finoglio attraverso i documenti, op. cit., p.9. 52 Cfr. Paolo Finoglio attraverso i documenti, op. cit., p.9. Le sottolineature sono nostre. 53 Cfr. Paolo Finoglio attraverso i documenti, op. cit., p.9. 54 Cfr. Paolo Finoglio attraverso i documenti, op. cit., p.9. 55 In nessuna delle carte dotati studiate dalla Rubano vi è un solo contratto matrimoniale in cui sono presenti dipinti, cfr. A. Rubano, Documenti in La lingua nelle carte dotali, op. cit., pp. 156-161. E identico risultato si ottiene spulciando metodicamente tutti i contratti matrimoniali regestati da M. Alfonzetti e M. Fistetti in I protocolli dei notai di Casalnuovo nel Cinquecento. Regestazione degli atti notarili dei notai casalnovesi conservati nell’Archivio di Stato di Taranto, prefazione di Gèrard Delille, Premessa di M. Fistetto, collana ‘Documenti di Storia Patria n.22, Manduria 2003, pp.41-374. Abbiamo utilizzato quali campioni statistici, per la nostra indagine quantitativa, i rogiti raccolti nei due studi che abbiamo appena citato in quanto il primo censisce tutte le carte dotali stipulate, nel 500, in un “medesimo territorio linguistico” (cfr. A. Rubano, Documenti in La lingua nelle carte dotali, op. cit., p. 5) il secondo invece tutti i protocolli dei notai di Casalnuovo (cfr. M. Alfonzetti e M. Fistetto in I protocolli dei notai di Casalnuovo nel Cinquecento, op. cit.). 56 Cfr. Paolo Finoglio attraverso i documenti, op. cit., p.7. 57 Cfr. A. Fanelli, Cultura economia e religiosità a Conversano nel Seicento. Per una lettura storica e iconografica del monastero e della chiesa dei SS. Cosma e Damiano, collana ‘crescamus n.2’, Conversano 2004, p.97, nota n.219. 58 Cfr. ADC, Protocolli notarili, prot. 87, not. Francesco Giuliani sr. A. 1642, ff.156r-v autografo del Finoglio al f. 157r.
“Io Paulo Finoglio confirmo quanto si contiene neli presenti capitoli”, cfr. ADC, Protocolli notarili, prot. 87, not. Francesco Giuliani sr. A. 1642, autografo del Finoglio al f. 157r. 60 Cfr. A. Fanelli, Cultura economia…, op. cit., p. 97 nota n.219.La sottolineatura è nostra. 61 Cfr. A. Fanelli, Cultura economia …, op. cit., p. 97 nota n.219. 62 Cfr. A. Rubano, La lingua delle carte dotali nella Puglia del XVI secolo, collana ‘Quaderni della Rivista Linguistica Italiana Meridionale’, Bari 2003. 63 Che il Finoglio conoscesse e quindi anche esaudisse le esigenze del ‘mercato’ delle arti visive del suo tempo è dimostrato da due casi paradigmatici che riguardano, per l’appunto, la sua produzione artistica. Ci riferiamo alla creazione, quasi seriale, di ben cinque «Immacolate» e quindi di altrettante «Annunciazioni» che il Finoglio ebbe modo di ‘confezionare’ quasi nello stesso arco di tempo. «Immacolate» e «Annunciazioni» che proprio perché realizzate in ben cinque esemplari dovettero ottenere un notevole successo tra i committenti. Per la bibliografia che si riferisce al caso che abbiamo appena citato cfr. I - scheda n.23. Immacolata concezione [Napoli, chiesa di San Korenzo Maggiore, cappella Buonaiuto]; II - poi la scheda 24 Immacolata [di Airola]; III quindi la scheda n.25.Immacolata [Napoli chiesa di San Lorenzo Maggiore, sagrestia]; IV - quindi la scheda n.26 Immacolata [Montesarchio, chiesa di San Francesco d’Assisi]; V- poi ancora la scheda n.27 Immacolata concezione [Lille, Musée des Beaux-Arts] in AA.VV., Paolo Finoglio e il suo tempo. Un pittore napoletano alla corte degli Acquaviva, a cura di P. L. Leone De Castris, Presentazioni di G. Melandri C. D. Fonseca G. M. Jacobitti e V. Bonasora, Napoli, 2000, rispettivamente alle pp. 154, 155 e 156. Ci sia permesso in proposito rimandare anche ad un nostro contributo nel quale si precisano gli intenti che erano alla base della realizzazione 59
delle cinque Immacolate che il Finoglio realizza grosso modo nello stesso torno di anni, per cui cfr. F. Iatta, L’Immacolata di Finoglio torna in città. Fa parte dei dipinti del Museo di Lille che saranno esposti in Pinacoteca da maggio a luglio, in FAX, a. XVI, del 10 aprile 2010, p. 22. Infatti ” L'Immacolata della cappella Bonaiuto (cfr. scheda n.23 in AA.VV., Paolo Finoglio e il suo tempo, op. cit., p.154 ) dovette avere un discreto successo se il F. stesso la riprodusse, con poche varianti, nella chiesa di S. Lorenzo a Montesarchio (cfr. V. Pacelli, Giorgio marmoraro... e scultore nella cappella Bonaiuto in S. Lorenzo Maggiore di Napoli, in Ricerche sul Seicento napoletano, Milano 1983, p. 124, fig. 44) e probabilmente diverse copie ne furono messe in circolazione, autografe o di collaboratori (il F. era dedito, durante gli anni napoletani, all'attività di copia e vendita di quadri: cfr. M. Marangelli, Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati, op. cit., 1967, pp. 196, 208” cfr. V. Antonucci, Finoglio (Finoglia), Paolo (Paolo Domenico), op. cit.. Quindi poi cfr. I - la scheda n.24b Annunciazione [Chiesa dell’Annunciazione di Airola]; II - scheda n.30 Annunciazione [Budapest Szépmuvészti Muzeum]; III- quindi la scheda n.45 Annunciazione [Conversano, chiesa Santa Maria dell’Isola], in AA.VV., Paolo Finoglio e il suo tempo, op. cit., rispettivamente alle pp.155; 157-158 e 170-171. Elenco al quale sarebbero da aggiungere (come testimonia il d’Orsi, per cui cfr. M. D’Orsi, Paolo Finoglio pittore napoletano, in Iapigia, a. IX, 1938, fascicolo I, rispettivamente alle pp.58. fig.1, fot. Reg. Pinac. Napoli in bianco e nero e p. 64, fig.3, fot. Ceccato in bianco e nero). Ben tre altre Annunciazioni, oggi andate perdute, che un tempo erano rispettivamente: III-in San Maria della Salute di Napoli, IV-in San Francesco delle Monache di Napoli chiesa conosciuta anche come Santa Maria della Rotonda e, quindi, una V- replica della stessa tela, ma di
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minor formato. Questo dipinto si trovava in un deposito del sacro Monte dei Poveri (cfr. M. D’Orsi, Paolo Finoglio op. cit., p. 64, nota n.1) “confinata in una stanzetta buia attigua alla sala delle riunioni del Sacro Monte (accesso dal cortile dell’Arch. del Banco di Napoli, via Tribunali n. 213). Quando il D’Orsi ne segnalava l’esistenza la replica in questione era “in cattivo stato di conservazione” (cfr. M. D’Orsi, Paolo Finoglio op. cit., p. 64, nota n.1). L'Annunciazione che si trovava in S. Francesco delle Monache di Napoli (cfr. M. D'Orsi, op. cit., 1938, p. 61, fig. 3) è andata distrutta durante l'ultima guerra, (cfr. Battistello Caracciolo e il primo naturalismo a Napoli (catalogo), a cura di F. Bologna, Napoli 1991, p. 69, fig. 43, cito da V. Antonucci, Finoglio (Finoglia), Paolo (Paolo Domenico) in D.B.I. www.treccani.it. Della tela dell’«Annunciazione» un tempo nella chiesa di S. Maria della Salute in Napoli la fototeca della fondazione Federico Zeri, (cfr. www.fototecafondazionefedericozeri) conserva una riproduzione dei fratelli Alinari, in bianco e nero, che porta il n. di inventario 108359 ed è custodita nella busta n.0509 del fascicolo n.1. Cfr. Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli in estratto dall’Archivio Storico Pugliese, Organo della Società di Storia Patria per la Puglia, in estratto dall’Archivio Storico Pugliese, Organo della Società di Storia Patria per la Puglia, anno XX (1967), fascicolo I-IV, p. 9. Cfr. Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli, op. cit., p.9. Cfr. A. Rubano, La lingua delle carte dotali nella Puglia del XVI secolo, collana ‘Quaderni della Rivista Linguistica Italiana Meridionale’, Bari 2003.
Cfr. G. Da Molin, I sistemi dotali nell’Italia del Seicento in Famiglia e matrimonio nell’Italia del Seicento, Bari 2000, pp.281-282. 68 Cfr. A. Fanelli, Cultura economia e religiosità a Conversano nel Seicento, op. cit., p. 97 nota n.219. La sottolineatura è nostra. 69 Una caratteristica quest’ultima che Francesca Marangelli ha ben messo in rilievo e che la Basile Buonsante considera, per l’appunto, a sua volta ben più che segnali d’insofferenza; di ricerca di autonomia; e, per ciò, di prossimità con la figura dell’artista-imprenditore che, nel periodo in cui visse il Finoglio si faceva, per l’appunto, strada: in ciò favorita dai cambiamenti della fruizione dell’opera d’arte e della stessa committenza. 70 Dotàrio: “bene dotale”, cfr. Grande Dizionario della Lingua Italiana, vol. IV, DAH-DUU, Torino 1966, p.975, colonna III, che rimanda a dovario: “istituto del diritto intermedio di origine franco-normanna, consistente nell’assegnazione fatta alla moglie (mediante patto nuziale o in virtù di una norma giuridica, specie consuetudinaria) di parte dei beni del marito, perché ne potesse godere in caso di vedovanza; il complesso di beni così assegnati”, cfr. Grande Dizionario, op. cit., p.985, colonna I 71 Cfr. V. Naymo, Famiglia e rapporti parentali in Calabria nell’età moderna, in Il ruolo della famiglia in Calabria tra il XVIII e il XI secolo, collana ‘Atti di «I Colloqui di studi storici sulla Calabria Ultra» lunedì 11 agosto 2008’, a cura di A. B. Pellegrini, Roma 2009, pp.17. 72 Solo per inciso si rammenta che il Finoglio, nel torno di anni in cui risposa Beatrice, è divenuto pittore di corte di Gian Girolamo II Acquaviva del ramo di Conversano, e si è poi assicurata anche una non modesta notorietà, che sa poi ben far fruttare, sia in Terra di Bari che d’Otranto cfr. Paolo Finoglio 67
e il suo tempo. Un pittore napoletano alla corte degli Acquaviva, a cura di P. L. Leone De Castris, Presentazioni di G. Melandri C. D. Fonseca G. M. Jacobitti e V. Bonasora, Napoli, 2000. 73 Cfr. J. Kirshner, Gli assi extradotali a Firenze tra il 1300 e il 1500: una gabbia dorata per le donne fiorentine in D. KertzerR.P. Saller (a cura di) in La famiglia in Italia dall’antichità al XX secolo, Firenze 1995, pp.207-232. 74 Non deve, ad ogni modo, se non proprio solo in parte, destare meraviglia che il Finoglio nei capitoli matrimoniali, fatti stilare in favore della figlia, abbia fatto seguire all’elenco dei temi dei ventotto quadri tra piccoli e grandi, con e/o senza cornici, anche quanto riteneva fosse la valutazione di mercato di ogni dipinto di cui indica il tema che vi è raffigurato. Infatti, era prassi consolidata che nei capitoli matrimoniali si valutasse anche il valore di ogni singolo pezzo sin anche dello stesso corredo. Infatti, “accanto ad ogni pezzo era [a volte] riportato il relativo valore e alla fine, l’ammontare complessivo del corredo”, cfr. A. Rubano, La lingua delle carte dotali nella Puglia del XVI secolo, collana ‘Quaderni della Rivista Linguistica Italiana Meridionale’, Bari 2003, p.7 75 Cfr. Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli, op. cit., p. 7. 76 Cfr. indicazioni del probabile contratto matrimoniale i cui estremi sono citati in Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli in estratto dall’Archivio Storico Pugliese, Organo della Società di Storia Patria per la Puglia, op. cit., p. 10. 77 Non è di certo un caso se Georg Huppert sosteneva che la “famiglia [nel corso del 600] nasceva all’ombra della morte”, cfr. G. Huppert, Storia sociale dell’Europa nella prima età moderna, il Mulino, Bologna 1990. La suggestiva espressione che abbiamo appena riportato fa, in sostanza, rilevare che l’età di accesso al matrimonio era elevata e che ci si sposava solo quando il maschio poteva ereditare le proprietà dei genitori,
evento che si realizzava in genere alla morte del padre o quando quest’ultimo si ritirava dal lavoro. “L’età tardiva del matrimonio [nel 600] (per le donne era in media di 25-26 anni, per gli uomini di 26-28) aveva naturalmente effetti particolari sulla fecondità della donna (in teoria, in un matrimonio della durata di venti anni, una donna avrebbe potuto generare dieci figli), mentre l’elevata mortalità neonatale e infantile assottigliava i ranghi della famiglia e costituiva, assieme alle condizioni precarie in cui molti conducevano la propria esistenza, un potente freno allo sviluppo demografico”, cfr. A. Spagnoletti, La famiglia in Il mondo moderno, il Mulino, Bologna 2005, p.189. 78 Cfr. A. Spagnoletti, La famiglia in Il mondo moderno, op. cit., p.189.