"La morte di Lucrezia" attribuita a P. Finoglio

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Collana: "Gli ori di Conversano n.1"

"La morte di Lucrezia" Il nuovo dipinto attribuito a Paolo Finoglio oggi in una collezione privata spagnola

Francesco Saverio Iatta


“La morte di Lucrezia 1”, il grande dipinto ora attribuito a Paolo Finoglio, fu reso noto, per la prima volta, però come “anonimo napoletano” nella tesi di dottorato di Alfonso E. Pérez Sánchez, redatta nel corso del 1965. Contributo accademico che una volta intitolato Pintura Italiana del siglo XVII en España 2 è poi stato pubblicato, in Madrid, il 1965.


E l’indicazione “anonimo napoletano”, che abbiamo appena prima riportato, si rinviene a pagina 481, tavola numero 191 dell’appena ricordata Pintura Italiana del siglo XVII en España. Il dipinto era conservato in una collezione privata andalusa sin dall’inizio degli anni settanta. La grande tela proveniva, come segnala Pintura Italiana del siglo XVII en España 3, dalla collezione dall’ambasciatore di Spagna a Shanghai, Joaquín Payà López (Bilbao1872-Madrid 1958) 4. Il dipinto, infatti, misura cm 170 x 210. Il recente restauro di “La morte di Lucrezia”, ha permesso di rilevare che nel lato destro del dipinto in alto figurano antiche ricuciture che rivelano un intervento probabilmente realizzato per nascondere qualche danno. E che nel retro figura il monogramma impresso a fuoco della collezione Payá 5.


Il recente restauro del dipinto ha, quindi, poi permesso una sua più attenta quanto corretta lettura che ha, per ciò, consentito di attribuirlo “con certezza 6” a Paolo Finoglio 7. José Luis Requena Bravo de Laguna 8, che ne sostiene l’attribuzione al pittore di Atella (ca. 15901645) 9, precisa che si tratta di un dipinto che si può imparentare, per il tema che vi è raffigurato, a “Rinaldo dinanzi allo scudo del mago di Ascalona 10” “per le analogie esistenti fra le varie reazioni psicologiche dei personaggi e le qualità tattili dei vestiti, simili anche nel disegno e nel colore 11”. Come si ricorderà “Rinaldo dinanzi allo scudo del mago di Ascalona” è una delle dieci grandi tele che illustrano altrettanti episodi di “La Gerusalemme liberata” di Torquato Tasso, ciclo pittorico 12 che, su commissione

di

Gian

Girolamo

II Acquaviva


d’Aragona, 13 fu realizzato (1642-1645) ad opera di Paolo Finoglio. Il ‘Rinaldo dinanzi allo scudo del mago di Ascalona’, cui si è appena fatto cenno, è conservato, con gli altri grandi nove dipinti che illustrano “La Gerusalemme”, nella “Pinacoteca civica Paolo Finoglio” che è sistemata nel castello di Conversano. Nei due grandi dipinti “La morte di Lucrezia” e “Rinaldo dinanzi allo scudo del mago di Ascalona” “sono anche evidenti (soggiunge José Luis Requena Bravo de Laguna) le analogie formali fra le figure di Lucio Giunio Bruto e il mago di Ascalona, soprattutto nella posizione del corpo, qui in controparte, con il braccio alzato e i piedi leggermente separati 14”. “Il torso nudo di Lucrezia riflette”, poi inoltre precisa José Luis Requena Bravo de Laguna, “modi derivati dall’arte di Simon Vouet” 15, mentre la teatralità


delle figure di Collatino e di Spurio Lucrezio, due dei personaggi che campeggiano nella “La morte di Lucrezia”, rivelano la formazione tardomanierista che è riconosciuta essere una delle caratteristiche più peculiari di alcune tra le più riuscite realizzazioni pittoriche di Paolo Finoglio. Le caratteristiche appena accennate, sono anche evidenti (rimarca José Luis Requena Bravo de Laguna) in altre opere di questo stesso momento artistico di Paolo Finoglio, in maniera particolare nel “Giuseppe e la moglie di Putifarre” del Fogg Art Museum di Cambridge, Massachusetts. José Luis Requena Bravo de Laguna è poi dell’avviso che sia piuttosto difficile stabilire una data esatta per l’esecuzione di “La morte di Lucrezia”. Ma tenendo conto che la tematica classica dell’opera rimanda quasi certamente alla “Gerusa-


lemme Liberata” ritiene che si può ritenere che “La morte di Lucrezia” sia stata realizzata negli anni che corrono fra il 1642 e il 1645 16. Precisazione che ci dovrebbe portare a dedurre che Paolo Finoglio non si sarebbe limitato a dipingere, negli anni che vanno dal 1642 al 1645, solo ed unicamente per Gian Girolamo II e quindi alcuni altri committenti residenti di Terra di Puglia quanto anche non avrebbe affatto rinunciato ad accettare commissioni che gli venivano, forse anche direttamente, pure d’oltre mare. In specie forse anche dalla Spagna dove non poteva non essere noto come molti altri celebri pittori, suoi contemporanei, che operavano nel vice regno spagnolo. Tra i quali è facile citare, sopra tutto, a Massimo Stanzione, Aniello Falcone, Andrea de Lione, Jusepe de Ribera ai quali, all’inizio degli anni trenta del XVII secolo, don Manuel Fonseca y Zúñiga,


sesto conte di Monterrey e viceré di Napoli, eseguendo gli ordini del cognato conte-duca di Olivares, commissionò un vasto ciclo di opere con storie dell’antica Roma per decorare il nuovo palazzo del Buen Retiro di Madrid 17. Ipotesi, quella che abbiamo poco più sopra sostenuto, che pare verosimile sempre che la datazione che José Luis Requena Bravo de Laguna propone per la realizzazione di “La morte di Lucrezia” sia particolarmente attendibile. In quanto, per altro, potrebbe anche offrire l’abbrivio per un filone (forse anche non nuovo di ricerche sulla produzione finogliesca) che potrebbe risultare non del tutto infruttuoso. Come, d’altro canto, fa ipotizzare la recente attribuzione a Paolo Finoglio del grande dipinto intitolato “La morte di Lucrezia”.


Grande tela che, ora, è custodita presso la residenza privata di un noto collezionista di Cordoba, in Spagna.

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Lucrezia, come è noto, è un personaggio semileggendario della storia di Roma. Lucrezia moglie fedelissima e casta di Collatino, venne violentata da Sesto Tarquinio e per la vergogna dell’oltraggio subito Lucrezia si suicida. L’episodio è stato tramandato da Tito Livio, si cfr. Ab urbe condida libri, I, 57. Il marito, il padre ed il suo amico Lucio Giunio Bruto decisero di vendicare Lucrezia e, per ciò, guidarono la sommossa popolare che cacciò via i Tarquini da Roma. Così nacque la res publica romana, i cui primi due consoli furono proprio Lucio Tarquinio Collatino e Lucio Giunio Bruto artefici della sollevazione contro quello che poi divenne l'ultimo re di Roma. La figura di Lucrezia, come è noto, ha goduto di una straordinaria fama durante il Rinascimento, per l’appunto, come modello di castità. Il “suicidio” di Lucrezia è, per ciò, divenuto il soggetto di molti dipinti tra i quali non si possono non annoverare quelli realizzati da Botticelli,


Dürer, Filippino Lippi, Parmigianino, Rembrandt, Veronese e Tiziano. 2 Cfr. Alfonso E. Pérez Sánchez, Pintura Italiana del siglo XVII en España, tesi di dottorato pubblicata nel 1965, Madrid,1965, p. 481, tavola 191. 3 Cfr. Alfonso E. Pérez Sánchez, Pintura Italiana del siglo XVII en España, op. cit., p. 481, tavola 191. 4 Cfr. J.L. Requena Bravo de Laguna, Una ‘Morte di Lucrezia’ di Paolo Domenico Finoglio, in “ParagoneArte”, a. LXII, Terza Serie, n.100(741), Novembre 2011, p.1. Per un succinto ritratto quanto mai utile e significativo per comprendere la personalità del nostro ambasciatore di Spagna in Shanghai, cfr https://www.museodelprado.es/enciclopedia/enciclope dia-on-line/voz/paya-lopez-de-amezola-joaquin/ Invece per i ben più articolati “Lineamenti della vita di Joachim Payà Lopez de Amenzola, si cfr. l’omonimo contributo stilato da Ricardo Montes Bernandés pubblicato in “Andelma”, Revista del Centro de Estudios Hìstoricos Fray Pascual Salmeron, a. VIII, n.19, Dicembre 2010, alle pp.5-10 rinvenibile in formato pdf all’url http://tecnologiaycultura.net/andelma/Andelma19.pdf


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Cfr. J.L. Requena Bravo de Laguna, Una ‘Morte di Lucrezia’ di Paolo Domenico Finoglio, op. cit., p.1, n.1. 6 Cfr. J.L. Requena Bravo de Laguna, Una ‘Morte di Lucrezia’ di Paolo Domenico Finoglio in op. cit., p.1. 7 Cfr. J.L. Requena Bravo de Laguna, Una ‘Morte di Lucrezia’ di Paolo Domenico Finoglio, op. cit., pp.42-45 8 J.L. Requena Bravo de Laguna, Una ‘Morte di Lucrezia’ di Paolo Domenico Finoglio, op. cit. 9 Per uno dei primi, moderni, attendibili, anche se di fatto oramai superati, contributi sul Finoglio si consulti M. D’Elia, Paolo Finoglia, in Mostra dell’arte in Puglia dal tardo antico al Rococò, De Luca, Roma 1964, pp.145-146. Per dati particolarmente significativi, non solo sulla vita del Finoglio cfr. F. Marangelli, Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli in estratto dall’Archivio Storico Pugliese, Organo della Società di Storia Patria per la Puglia, anno XX (1967), fascicolo I-IV, pp.1-19 e F. Marangelli, (a cura di), Paolo Finoglio attraverso i documenti ritrovati da Francesca Marangelli, ciclostilato - Centro Ricerche, Conversano, 1979. Per i pittori del Guercio, cfr. M. e P. D’Elia, I pittori del Guercio. L’ambiente artistico conversanese ai tempi


di Giangirolamo II e di Isabella Filomarino, Molfetta 1970. Per una nota bibliografica he recensisce gli studi sul Finoglio sino al 1978, cfr. R. Buono, Nota bibliografica su Paolo Finoglio, in Ricerche sul Sei Settecento in Puglia, dirette da Luisa Mortari, n. I, 19781979, Università degli studi di Bari, Schena, Fasano 1980, pp.91-103. Per Finoglio a Conversano, cfr. M. d’Elia, Paolo Finoglio a Conversano in La Puglia tra barocco e Rococò, Electa, Milano 1982, pp.207 e segg. Per un singolare approccio all’attività pittorica del Finoglio, cfr. AA.VV. Paolo Finoglio, L’altro sguardo, Schena, Fasano 1983, pp.73 in cui sono contributi di G. Ramunni, Presentazione, pp. 1-2; F. Tateo, Presentazione, pp.9-10; U. Panarelli, Introduzione p.12; S. Fizzarotti, Premessa p.13, T. Matera De Bellis, L’investigazione del probabile pp.17-25 e A. Nunziante, Intorno ad una messinscena, pp. 29-33. Per il ciclo pittorico dedicato dal Finoglio all’illustrazione della Gerusalemme liberata, cfr. V. L’Abbate, Il ciclo pittorico di Paolo Finoglio sulla “Gerusalemme Liberata” nella Pinacoteca comunale, Sisci, Conversano 1999. Per il più recente contributo (arricchito anche dalla più significativa bibliografia accumulata nel corso del tempo sul Finoglio) che ha rilanciato, di fatto, la figura e quindi l’attività del fre-


scante e pittore di Atella, cfr. AA.VV., Paolo Finoglio e il suo tempo, Un pittore napoletano alla corte degli Acquaviva, a cura di Pier L. L. De Castris, Presentazioni di G. Melandri C. D. Fonseca G. M. Jacobitti e V. Bonasora, Electa Napoli, 2000. Per il Finoglio e il suo tempo cfr. C. De Toma (a cura di), Paolo Domenico Finoglio e il suo tempo, (Centro Ricerche), Conversano, 2000. Per un recente sintetico contributo sul Finoglio, cfr. F. Vona, Solo un pittore. I maestri del passato in ARS, luglio 2000, s.i. pagine. Sul Tasso e la cultura figurativa seicentesca, cfr. E. Hénin e O. Bonfait, Dipingere la Gerusalemme liberata nel XVII Secolo, in Intorno a Poussin. Ideale classico e epopea barocca tra Parigi e Roma, Accademia di Francia a Roma 30 marzo 2000 26 giugno 2000, a c. di O. Bonfaiter J. C. Boyer, De Luca, Su Tasso e pittura figurativa seicentesca, Roma 2000. Sui rapporti tra Gian Girolamo II e il pittore di Atella cfr, M. Basile Buonsante, Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona e le arti visive, in Stato e baronaggio. Cultura e società nel Mezzogiorno- La casa Acquaviva nella crisi del Seicento, Atti del III convegno di studi su la Casa Acquaviva d’Atri e di Conversano, Napoli-ConversanoAlberobelli 26-28 ottobre 200, a c. C. Lavarra, collana ‘Biblioetca di cultura Pugliese n. 175’, Martina Fran-


ca, Congedo 2008, pp.139-167. Per il Finoglio Interprete del Tasso cfr. Riccardo Scrivano, «Paolo Finoglio interprete pittorico del Tasso» in Stato e baronaggio. Cultura e società nel Mezzogiorno. La casa Acquaviva nella crisi del Seicento, Stato e baronaggio. Cultura e società nel Mezzogiorno- La casa Acquaviva nella crisi del Seicento, Atti del III convegno di studi su la Casa Acquaviva d’Atri e di Conversano, Napoli-Conversano-Alberobelli 26-28 ottobre 2000, a c. C. Lavarra, collana ‘Biblioetca di cultura Pugliese n. 175’, Martina Franca, Congedo 2008, pp. 169-210. Per la fortuna della Gerusalemme nella pittura napoletana cfr. V. Lotoro «La fortuna della ‘Gerusalemme liberata’ nella pittura napoletana tra Seicento e Settecento», Aracne, Roma 2008. Per una valutazione della pala d’altare ‘San Benedetto e San Domenico” del Finoglio nella chiesa del complesso cistercense di Conversano, cfr. F. Iatta, S. Benedetto e S. Biagio dipinti da Finoglio. La sua tecnica pittorica anticipò di due secoli quella poi ammirata in un capolavoro di Manet, in Fax, a. XV, del 20/3/2010, p. 18. Per la pala d’altare ‘Sant’Urbano che battezza Valeriano’ del Finoglio in S. Cosma utilizzata come fonte storica, cfr. F. Iatta, Le tele del Finoglio danno voce alla storia. La tela che raffigura Sant’Urbano che battezza Vale-


riano vale più di una filza di ‘carte’ d’archivio, in Fax, a. XV, del 3/4/2010, p.30. Per la «Immacolata concezione di Lille» e il rilievo che ha nell’individuare il Finoglio avviato a divenire l’imprenditore di se stesso, cfr. F. Iatta, L’Immacolata di Finoglio torna in città. Fa parte dei dipinti del Museo di Lille che saranno esposti in Pinacoteca da maggio a luglio, in FAX, a. XVI, del 10 aprile 2010, p. 22. Per l’interpretazione dell’atto dotale rogato dal Finoglio in favore della figlia Beatrice, cfr. F. Iatta, Finoglio firma l’atto dotale della figlia, in FAX, a. XV, del 19 giugno 2010, p.26, Ibidem, Finoglio, da un rogito spunta un’ipotesi. Un suggestivo dettaglio della vita dell’artista; per far risposare la figlia vedova le avrebbe donato dei suoi quadri, in Fax, a. XV, del 24 luglio 2010, p.30. Per le oscillazioni del gusto tra Napoli e Roma degli Acquaviva, cfr. F. Vona, Paolo Finoglio e le oscillazioni del gusto tra Napoli e Roma alla corte Acquaviva, in AA.VV., Veronese, Tintoretto e la pittura veneta. Capolavori del Palais des Beaux-Arts di Lille, a cura di A. di Marzo S. Pansini R. Gnisci, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (MI) 2010, pp. 45-50. Per la Gerusalemme del Finoglio cfr. G. Careri, «Gestes d’amour et de guerre», HEHE, Paris 2005, ma ora cfr. «La fabbrica degli affetti. La Ge-


rusalemme liberata dai Carracci a Tiepolo», Il Saggiatore, Milano 2010. Per Finoglio alla corte degli Acquaviva cfr. F. Vona, Paolo Finoglio e le oscillazioni del Gusto tra Napoli e Roma alla corte Acquaviva, in Veronese, Tintoretto e la pittura veneta. Capolavori del Palais des Beaux-Arts di Lille, a cura di A. di Marzo S. Pansini R. Gnisci, SilvanaEditoriale, Cinisello Balsamo 2010, pp.51-63. Per Finoglio in S. Paolo Maggiore cfr. P. Leone de Castris, Ancora su Paolo Finoglio in San Paolo Maggiore, in Tempi e forme dell’arte. Miscellanea di Studi offerti a Pina Belli D’Elia, a cura di L. Derosa C.Gelao, Granzi, Foggia 2011, pp. 331-340. 10Quella che segue è la descrizione della scena rappresentata nella tela: “I due guerrieri inviati da Goffredo di Buglione persuadono Rinaldo ad abbandonare l’amata Armida mostrandogli nel prodigioso specchio, che hanno con sé, l’incanto ordito dalla maga ai suoi danni”. Il pittore, come si ha modo di rilevare, concentra l’attenzione sul dialogo concitato, reso tale dai gesti ammonitori dei due compagni di fronte allo sguardo intorpidito di Rinaldo, che traduce letteralmente i seguenti versi del poema: “Qual uom da cupo e grave sonno oppresso / dopo vaneggiar lungo in sé rivien”. Riferimenti letterari: Intanto Ubaldo oltra ne


viene, e 'l terso / adamantino scudo ha in lui converso. (Torquato Tasso, Gerusalemme liberata, c. XVI, st. 29). Egli al lucido scudo il guardo gira, / onde si specchia in lui qual siasi e quanto / con delicato culto adorno; spira / tutto odori e lascivie il crine e 'l manto, / e 'l ferro, il ferro aver, non ch'altro, mira / dal troppo lusso effeminato a canto. (Torquato Tasso, Gerusalemme liberata, c. XVI, st. 30). Qual uom da cupo e grave sonno oppresso / dopo vaneggiar lungo in sé riviene, / tal ei tornò nel rimirar se stesso (...) / (Torquato Tasso, Gerusalemme liberata, c. XVI, st. 31). 11 Cfr. J.L. Requena Bravo de Laguna, Una ‘Morte di Lucrezia’ di Paolo Domenico Finoglio, op. cit., p.45. 12 L’intero ciclo pittorico è stato criticamente vagliato da V[incenzo] P[ugliese], per cui cfr. Schede 41a, b, c, d, e, f, g, h, i ed l, in “Paolo Finoglio e il suo tempo. Un pittore napoletano alla corte degli Acquaviva”, a cura di P. L. Leone De Castris, Presentazioni di G. Melandri C. D. Fonseca G. M. Jacobitti e V. Bonasora, Napoli, 2000, pp.166-168. Le schede che abbiamo poco prima riportato sono poi state riproposte, tradotte in francese, col titolo Paolo Finoglio. La Jèrusalem délivrée, in “Paolo Domenico Finoglio La Jérusalem délivrée”, Palais des Beaux Arts de Lille du 23 avril au 12 Jiulliet 2010, direction Alain Tapié mise en sce-


ne Alain Fleischer, Editions d’Art Somogy, Paris 2010, pp. 26-34. Preceduta da una breve introduzione all’intero ciclo pittorico, viene offerta una descrizione dei dieci episodi della “Gerusalemme liberata”, con i relativi rinvii ai passi letterari che li hanno suggeriti, nel sito web la cui url è: http://www.turismoinconversano.it/ 13 Per un ritratto moderno della personalità e quindi delle ‘gesta’ di Gian Girolamo II Acquaviva d’Aragona (1600-1665) cfr., anche se mostra non pochi limiti dovuti sia al tempo in cui fu redatto e non meno all’anti tirannismo che lo contraddistingue, il noto e benemerito contributo stilato da L. Pepe, Nardò e Terra d’Otranto nel moti del 1647-1648 in Archivio storico pugliese, vol. I. fasc. I, a. 1894 e vol. I, fasc.23-4, 1895 ristampato a cura di G. Pepe, Manduria-Bari 1962; E. Fasano Guarini, Acquaviva D'aragona, Giovan Girolamo (Giangirolamo), in Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell’Enciclopedia Treccani, www.treccani.it, lemma che pur mostra qualche sfilacciatura rispetto ai più avvertiti contributi venuti dopo. M. Sirago Il feudo acquaviviano in Puglia (15751665) in Archivio storico pugliese, a. XXXII, fascicoli I - IV, gennaio-dicembre 1984, I parte, pp.73-122;


Ibidem, Due esempi di ascensione signorile. I Vaaz conti di Mola e gli Acquaviva conti Conversano tra ‘500 e ‘600 (Terra di Bari), estratto da Studi storici Luigi Simeoni, Istituto per gli studi storici veronesi, Verona 1986, pp. 169-213; Ibidem, I feudatari di Castellabate in età moderna, in Salerno e il Pricipato Citra nell’età moderna (secoli XVI-XIX), Atti del Convegno di Studi Salerno, Castigline dei Genovesi, Pellezzano 5-7 dicembre 1984, Centro studi «Antonio Genovesi» per la storia economica e sociale, Pubblicazioni dell’Università degli Studi di Salerno, collana Serie Atti di Convegni Miscellanee n. 17, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1987, che pur attingendo a fonti di prima mano non sempre offre interpretazioni del tutto esaurienti se non felici. M. Viterbo (Peucezio), Il “Guercio di Puglia” e la rivoluzione di Masaniello, in Storia della Puglia dalla preistoria alla fine del XVII secolo attraverso le vicende dell’antica contea di Conversano, vol. III, Castellana la contea si Conversano e l’abazia di San Benedetto. L’Età Moderna, Schena, Fasano 1987, pp.171-295, aggiornato cultore delle vicende della contea conversanese, ma il cui limite di fondo sono l’accettazione, a volte quasi,


passiva di alcuni luoghi comuni che sarebbero invece da sfatare. A. Spagnoletti, Giangirolamo Acquaviva: un barone meridionale tra Conversano, Napoli e Madrid in Un barone meridionale nella crisi del Seicento. (Dai memoriali di Paolo Antonio Di Tarsia), a cura di A. Spagnoletti e G. Patisso, presentazione di F. Tateo, Congedo, Galatina 1999, pp. 1-24; Ibidem, Le dinastie italiane nella prima età moderna, collezione di Testi e di Studi-Storiografia, Il Mulino, Bologna 2003 che risultano, almeno sino a oggi, i contributi cui si può rifare per avere anche preziose indicazioni sia per ulteriori mirate ricerche quanto per ben più esaustivi contributi. Clelia Iacobone, Il conte di Conversano Giangirolamo Acquaviva, in Puglia dal Quattrocento al Novecento. Manale di storia regionale, Premessa di C. Iacobone, Introduzione di L. Masella, Edipuglia, Bari 2004, equilibrato, sintetico ritratto del conte di Conversano, anche se risente del suo carattere peculiarmente divulgativo. A. Spagnoletti, I poteri territoriali dall’età Aragonese all’età Spagnola, in Storia della Puglia. I. Dalle origini al Seicento, collana ‘Storia e società’ a cura di A. Massafra e B. Salvemini, Laterza, Bari 2005; Ibidem, Le forme e i protagonisti


del conflitto sociale e politico, in Storia della Puglia. II. Dal Seicento a oggi, collana ‘Storia e società’ a cura di A. Massafra e B. Salvemini, Laterza, Bari 2005, cui sono rilevanti, pur nella loro concisione, alcune più che pertinenti indicazioni. V. L’Abbate, Il conte Gian Girolamo II Acquaviva d’Aragona, in Ricerche storiche su Conversano e dintorni, Età moderna e contemporanea (secc. XVII - XIX), a cura del Comune di Conversano dell’Università popolare e della terza età di Conversano e della Sezione di Conversano della Società di Storia patria per la Puglia, vol. III, Tipolitografia Pineta, Conversano 2005, pp.22-33, che ha, purtroppo, il suo limite nel tentativo, pur a volte ben più che riuscito, di divulgare nodi storico-sociali che non sempre si prestano, alle semplificazioni cui pur si deve ricorrere per delinearli nelle opere di divulgazione. G. Galasso, A proposito di Acquaviva e di Spagna nel Mezzogiorno d’Italia, in Stato e baronaggio. Cultura e società nel Mezzogiorno. Atti del convegno di studi La casa Acquaviva d’Atri e di Conversano Napoli-Conversano-Alberobello 26-28 ottobre 200, a c. di C. Lavarra, Introduzione di Francesco Tateo, collana ‘Biblioteca di cultura pugliese’, serie seconda


n.175, Congedo, Martina Franca 2008, pp.17-24. F. Iatta, Il Guercio di Puglia era davvero guercio?, in FAX, a. XV, del 16/1/2010, p. 16; Ibidem, Wikipedia vs. Gian Girolamo II. Come difendersi quanto si effettua una ricerca dalle lusinghe e dai trabocchetti di internet, in FAX, a. XV, del 29/5/2010, p.20; Ibidem, Gli schiavi alla corte di Gian Girolamo II. Erano sei: due donne, due uomini e due fanciulli al servizio del Guercio delle Puglie, in FAX, a. XV, del 17/7/2010, p.28 e Il Guercio è morto il 14 maggio 1665. Lo provano le messe di suffragio celebrate in onore di Gian Girolamo II, nella chiesa di San Benedetto, in Fax, Edizione Conversano. a. XV, del 21 agosto 2010, p.26. Mariella Basile Buonsante, Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona e le arti visive, in Stato e baronaggio. Cultura e società nel Mezzogiorno - La casa Acquaviva nella crisi del Seicento, Atti del III convegno di studi su la Casa Acquaviva d’Atri e di Conversano, Napoli-Conversano-Alberobelli 26-28 ottobre 200, a c. C. Lavarra, collana ‘Bibliotetca di cultura Pugliese n. 175’, Martina Franca, Congedo 2008, pp.139-167 che offre il primo e quindi più interessante tentativo di sondare uno dei più singolari sfaccettati e


accattivanti modi di delineare uno degli aspetti della personalità e quindi indirettamente delle peculiarità che caratterizzano l’operato, a volte sin anche singolarmente contraddittorio, del conte di Conversano; ma che proprio per il suo pionierismo e forse poi pure per la brevità del saggio stesso pare non ancora del tutto atto a penetrare, davvero appieno, anche questa non affatto modesta caratterizzazione della complessa personalità di Gian Girolamo II. Pur se non si può non concedere alla Basile Buonsante l’indubbio merito di aver, meritoriamente, avviato una serie di sondaggi che rinvengono i loro più riusciti esiti nei contributi che Francesco Tateo ha dedicato, in più occasioni, a specificare, sin nei dettagli più singolari. le matrici culturali di cui si valgono e a cui quindi attingono gli Acquaviva d’Aragona, per cui cfr. F. Tateo, La cultura letteraria in Puglia nell’età barocca, in La Puglia tra barocco e rococò, Electa, Milano 1982, pp. 321344; Ibidem, Prefazione a T. Matera De Bellis – A. Nunziante – S. Fizzarotti - E. Di Gioia, Paolo Finoglio. L’altro sguardo, Schena, Fasano 1983, p.9; Ibidem, Altri oggetti preziosi in casa Acquaviva: le metafore poetiche, in Contributi sul Seicento conver-


sanese, Presentazione di D. Judice, Interventi di R. Ruotolo, F. Tateo e M. d’Elia, collana ‘quaderni conversanesi n. 14, Centro conversanese ricerche di storia e arte, Grafica Scisci, Conversano 1984;Ibidem, La cultura nel periodo spagnolo, in Storia della Puglia, Vol. II, Adda, Bari 1987, pp. 54-57; Ibidem, La cultura alla corte degli Acquaviva, in Paolo Finoglio e il suo tempo. Un pittore napoletano alla corte degli Acquaviva, Banca del Salento, Electa Napoli, Napoli 2000, pp.59-62; Ibidem, Istituzione cortigiana e letteratura nel feudo degli Acquaviva, in Stato e baronaggio. Cultura e società nel Mezzogiorno. La casa Acquaviva nella crisi del Seicento, Atti del III convegno di studi su la Casa Acquaviva d’Atri e di Conversano, Napoli-Conversano-Alberobello 26-28 ottobre 2000, a c. C. Lavarra, collana ‘Biblioteca di cultura Pugliese n. 175’, Martina Franca, Congedo 2008, pp.85-102. 14

Cfr. J. L. Requena Bravo de Laguna, Una ‘Morte di Lucrezia’ di Paolo Domenico Finoglio, op. cit., p.45. 15 La presenza delle opere di Vouet a Napoli è documentata grazie a due importanti tele inviate da Roma nel 1625: la ‘Circoncisione’ di Sant’Arcangelo a Segno e il ‘San Bruno che riceve la regola dell’ordine


per la certosa di San Martino’, cfr. G. Pacciarotti, La pintura barroca en Italia, Madrid, 2000, p. 109. 16 Cfr. J.L. Requena Bravo de Laguna, Una ‘Morte di Lucrezia’ di Paolo Domenico Finoglio, op. cit., p.45. 17 Sulla ricostruzione di questa importante serie pittorica e la sua implicazione nella decorazione del palazzo del Buen Retiro a Madrid si veda S. Schütze, Exem-plum Romanitatis. Poussin e la pittura napoletana del Seicento, in Actes du colloqueà l’Académie de France à Rome et à la Bibliotheca Hertziana , Paris, 1996, pp. 181-44 200; A. Úbeda de los Cobos, El ciclo de la Historia de Roma antigua, in El palacio del Rey Planeta: Felipe IV y el Buen Retiro, catalogo de la mostra, Madrid, 2005, pp.169-189, che condensa dettagliatamente la vasta bibliografia sul tema e di S. Pierguidi, Il ciclo dei costumi de’ Romani antichi del Buen Retiro di Madrid ,in ‘Storia dell’arte’,125-126, 2010, pp. 79-93. E inoltre M. Simal López, Nuevas noticias sobrelas pinturas para el real palacio del Buen Retiro realizadas en Italia (1633-1642), in ‘Archivo Espanõl de Arte’, 335, 2011, pp. 245-260.


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