LE CARTE BRUCIATE LETTERE, EDITTI E STAMPE DELLA PESTE DI NOJA DEL 1815-1816 RACCOLTI E TRASCRITTI DA VITO DIDONNA E FILIPPO AFFATATI
Prefazione di Pietro Sisto
In copertina: pianta della cittĂ di Noja con il cordone sanitario, rilevata dai militari borbonici Pegnalver, Debenedictis e Zingaropoli nel 1815 / 1816
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PRESENTAZIONE Il tributo che la cittadina di Noicàttaro ha pagato alla peste è stato altissimo, e non soltanto in termini di vite umane. Non esporremo nei dettagli le cause che provocarono l’immane sciagura decimando la cittadinanza con l’epidemia mortale. Guarderemo, sia pure in modo conciso, a quelle che furono le devastanti conseguenze della peste sulla crescita demografica, economica, patrimoniale e culturale del paese. Le leggi sanitarie investirono, loro malgrado, i nostri sfortunati progenitori col più severo apparato della profilassi e delle sanzioni. Fu distrutto quasi tutto, prima che Noja, con l’abbattimento della barriera sanitaria, tornasse a tessere comunicazioni e scambi con le comunità limitrofe riavviando il corso della sua storia. Allo scopo di arginare il diffondersi del contagio fuori e dentro le mura, furono ordinate turpi esecuzioni capitali e roghi purificatori: ci sembra di riviverlo quel periodo e di provare la comune tristezza dei nostri antichi compaesani, insieme alla felicità che li toccò a contagio cessato. Ben poco è rimasto del tempo precedente la diffusione della peste; scarsissimi i documenti che possano far luce su quel lontano passato. L’acquisizione di queste 34 “carte”, di inedita pubblicazione, restituiscono forse a quel doloroso evento, parametri di lettura più sicuri ma, certo, è saldo proposito di questa amministrazione lavorare compattamente per il recupero del nostro passato. L’intenzione di rendere accessibile la consultazione dell’archivio storico nojano - archivio che possiede a detta degli storici testimonianze di gran valore - esprime chiaramente tale proposito. La notizia di un finanziamento da parte della Regione Puglia per l’istituzione di un museo civico nel nostro comune rinnova, ora, la speranza di un percorso condiviso di ricerche. Lavoreremo insieme, tutti, affinché la logica del rispetto e la culturale affettività che ci lega al nostro paese, possano trovare un nuovo impulso e un rinnovato vigore tra le giovani generazioni: a loro spetta, infatti, orientare costruttivamente il futuro, forti, della rispettosa memoria delle proprie origini. Noicàttaro 28 Aprile 2006 Il Sindaco Vanni DIPIERRO
l’Assessore alla Cultura Ottavio LEONE 5
PREFAZIONE
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l 23 novembre del 1815 a Noicàttaro, in provincia di Bari, moriva «un giardiniere chiamato Liborio Didonna senza conoscersi la sua malattia»: si trattava, in realtà, della prima vittima di una devastante epidemia di peste bubbonica che sarebbe passata alla storia come l’ultimo, grande episodio dell’intera Europa occidentale, confermando quasi una sorta di triste primato pugliese nella diffusione del terribile morbo. Di fronte al quale la scienza medica per secoli dimostrò la propria inadeguatezza, da un lato ignorandone le cause, dall’altro suggerendo consigli e «rimedi» che il più delle volte risultavano inefficaci, se non addirittura dannosi. Anche per questo a partire dall’epidemia del 1691-92, che colpì con particolare violenza numerosi centri del Sud-Est barese, si pensò di passare alle maniere «forti» ovvero di costruire intorno ai territori contagiati e sospetti veri e propri «muri della peste» per impedire qualsiasi forma di contatto tra le popolazioni colpite e quelle immuni. Si affermò, insomma, una logica militare e poliziesca che finì per chiudere una delle poche vie di scampo praticabili, ovvero la fuga dalle città e dai luoghi appestati. «Fuggi presto, va più lontano che puoi e torna il più tardi possibile», recitava infatti un noto «adagio» dell’antica trattatistica medico-scientifica destinato così a soccombere di fronte al concetto «moderno» di quarantena e di lazzaretto, all’introduzione della pena di morte per quelli che non rispettavano leggi e regolamenti «di sanità» e che soprattutto tentavano disperatamente di fuggire. In realtà, anche Noicàttaro nel 1815-16 non riuscì a sottrarsi a questa «logica» crudele e spietata che lasciò segni profondi e
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indelebili nella comunità cittadina chiamata, dopo la fine del contagio, a «spurgare» tutto quello che aveva avuto un rapporto, diretto o indiretto, con la malattia. Furono infatti bruciati mobili e suppellettili, abiti e stracci, quadri e arredi delle chiese, libri e carte di ogni genere: una sorta di «furore» collettivo con il quale si intendeva allontanare definitivamente il «male» e che contribuì non poco a cancellare importanti, preziose testimonianze di quei tragici eventi. A colmare in parte questa lacuna, a ricostruire da vicino episodi e personaggi della peste nojana hanno pensato due studiosi locali, Vito Didonna e Filippo Affatati, con una raccolta di documenti «Le carte bruciate» così chiamate perché i manoscritti recano aloni di bruciature causate da complicate e fumose forme di disinfezione consistenti soprattutto nell’uso di aceto, della paglia accesa e di vapore a base di acido muriatico. Tra gli editti e i manifesti, i dispacci e i provvedimenti di polizia, che Affatati e Didonna hanno acquistato in mercatini, librerie antiquarie e aste pubbliche, risultano particolarmente interessanti due lettere inviate dal Tenente Diaz, capo della commissione di salute, all’Intendente della Terra di Bari: nella prima comunica di aver fatto erigere «al più meglio possibile il cordone», lamentando tra l’altro l’insufficienza dei «posti» destinati alle sentinelle, del «legname e del ferramento» necessari alla costruzione delle baracche e delle garitte per le truppe; nella seconda scrive che «l’ospedale dei Cappuccini manca di tutto particolarmente di paglioni, lettiere» e che i sindaci dei comuni limitrofi tardano a inviare gli aiuti: «da tre giorni -lamenta- non ho ricevuto che trenta tomoli di grano, dei barili di vino e dieci montoni».
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Difficoltà e problemi analoghi incontrano altri «funzionari di polizia»: in una missiva del 31 dicembre il comandante del circondario comunica allo stesso Diaz che un facoltoso proprietario terriero, che ricopre tra l’altro la carica pubblica di decurione, non solo non ha voluto cedere il «ratizzo» di un tomolo di grano «onde sollevare gli infelici cittadini di Noja», ma come un «leone stizzato» ha «eccitato allarme al popolo a non volere ubbidire». Al disagio e allo sconforto dei responsabili del cordone militare si aggiungono le preoccupazioni dei medici del comitato sanitario, i quali il 4 gennaio del 1816 affermano di non aver più alcun dubbio sul carattere fortemente contagioso della malattia che, dopo aver colpito la «sola classe dei meno agiati, comincia ad attaccare quella dei proprietari, trovandosene al momento già una famiglia infetta»; qualche giorno più tardi aggiungono che nell’«ospedale pestifero sono stati rinvenuti tre morti delli quali vi è il becchino morto col bubbone, e gli altri contagiosi e che nelle strade accade frequentemente di vedere corpi di «morti violentemente». Ancora più eloquente una lettera inviata dal maresciallo di campo Ruberto Mirabelli all’Intendente con la quale si accetta la richiesta fatta in precedenza dal «servo di pena Giovanni Antonio Notarangelo di Putignano che si è volontariamente offerto a servire l’ospitale pestifero di Noja durante il bisogno, purché se gli accordasse il perdono di quindici altri mesi di pena». E mentre qualcuno pensa addirittura di riacquistare speranza e libertà assistendo gli appestati, altri, ugualmente sani, vi trovano la morte per aver violato la «pubblica salute»: «Mediante la forza
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militare imponente, le cautele tutte sanitarie, e l’assistenza chiesastica, alle ore diciotto di quest’oggi, si è di già eseguita la sentenza di morte nelle persone del sacerdote ex monaco Raffaele Di Donna, del Serg. Giuseppe Di Antonio e del Soldato Ferdinando Levis, rei di violata pubblica salute, senza il minimo disguido sia all’intero che per l’esterno. I di loro cadaveri sono stati sepolti nel campo santo a norma dei pestiferati, e le vestimenta bruciate nel medesimo luogo pubblicamente». La condanna, narra Vitangelo Morea nella Storia della peste Noja (Napoli 1817), fu eseguita nella «comune tristezza» e nelle immediate vicinanze del doppio cordone e dei due profondi fossati che isolarono a lungo la popolazione di Noja. La quale potè festeggiare il ritorno alla libertà solo il 1° novembre del 1816 con una pubblica cerimonia e con la celebrazione del Te Deum in una chiesa «spogliata degli suoi ricchi arredi», ma «animata dalla presenza di molto popolo divoto, florido e pulitamente vestito, dalla truppa, dà debellatori della nefanda peste»: su tutti i fortunati superstiti potevano finalmente trionfare l’infinita «misericordia del Signore» e l’enorme, rassicurante «effigie del re, innanzi a cui splendevano grossi torchi, onusti di gratitudine e di rispetto». Pietro Sisto Universtità degli Studi Bari
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LE CARTE BRUCIATE 1) 30.12.1815 2) 31.12.1815 3) 01.01.1816 4) 02.01.1816 5) 04.01.1816 6) 04.01.1816 7) 04.01.1816 8) 05.01.1816 9) 08.01.1816 10) 12.01.1816 11) 12.01.1816 12) 13.01.1816 13) 14.01.1816 14) 20.01.1816 15) 01.02.1816 16) 02.02.1816 17) 14.02.1816 18) 15.02.1816 19) 25.02.1816 20) 28.02 1816 21) 29.02.1816 22) 02.03.1816 23) 08.03.1816 24) 10.03.1816 25) 11.03.1816 26) 13.03.1816 27) 14.03.1816 28) 14.03.1816 29) 08.04.1816 30) 05.07.1816 31) 05.07.1816 32) 05.07.1816 33) 14.09.1816 34) 14.09.1816
II Ten. Diaz all’Intendente Principe Capece Zurlo II Sindaco di Rutigliano al Tenente Diaz Situazione dei malati di peste a Noja Ordinanza del Principe Capece Zurlo I medici del Comitato Sanitario al Principe Manifesto dell’Intendente della Provincia II Capo della Sanità al Principe Capece Zurlo Ordinanza dell’Intendente di Terra D’Otranto II Ten. Diaz al Sig. Intendente II Capo del comitato sanitario all’Intendente II Comitato della Sanità all’Intendente II Maresciallo Mirabelli all’Intendente II Maresciallo Mirabelli al Principe Richiesta sanitaria II Sindaco di Conversano al Ten. Diaz II Capo della Penna all’Intendente II ten Diaz all’Intendente Bolletta di Sanità del Comune di Monteroni Francesco Danza al Principe Capece Zurlo Bollettino sanitario Bollettino sanitario II dott. Ramunni al Principe Capecezurlo II dott. Castore all’Intendente II dott. Castore al Principe Capecezurlo II ten. Diaz al Sig. Intendente II Dott. Castore al Principe II ten. Diaz all’Intendente II ten. Diaz all’Intendente II Sindaco di Rutigliano all’Intendente Manifesto del Maresciallo Mirabelli Manifesto del Maresciallo Mirabelli Manifesto del Maresciallo Mirabelli Modello sanitario n. l Modello sanitario n.2
pag. 13 pag. 16 pag. 19 pag. 20 pag. 21 pag. 24 pag. 25 pag. 26 pag. 30 pag. 32 pag. 34 pag. 35 pag. 38 pag. 40 pag. 42 pag. 43 pag. 46 pag. 48 pag. 50 pag. 52 pag. 54 pag. 56 pag. 58 pag. 60 pag. 62 pag. 64 pag. 66 pag. 69 pag. 71 pag. 72 pag. 73 pag. 74 pag. 75 pag. 76
I documenti raccolti qui trascritti sono solo una piccola parte della vasta e ricca corrispondenza tra le autorità militari e sanitarie che controllavano Noja e il potere centrale. La riproduzione digitale a colori interessa i documenti ritenuti più significativi. L’intera collezione dei documenti originali trascritti può essere consultata presso il Palazzo della Cultura in Noicàttaro. 11
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Il Tenente Diaz Capo della Commissione di Salute Al Sig. Intendente Principe Noja 30 dicembre 1815 Giunto alle ore quattro della notte si erige al più meglio possibile il cordone al paese eseguito alla mia esistenza, indi fece chiamare il Sindaco e ordinai la pubblicazione di un bando per quanto concerne la ristrezione dei naturali del paese a norma delle leggi della sanità. Appunto di giorno o fatto chiamare le autorità costituite e dei medici anno ordinato un esatta rivista degli ammalati del paese. Fattasi, si sono riconosciuti dieci individui secondo la qui acclusa nota, dei quali quattro riconosciuti in questo giorno. I morti del giorno ventinove a tutte le ore sedici del trenta sono stati quattro. Al momento ho ordinato che si trasportassero nel monastero del Carmine ed i sospetti in quello dei Cappuccini, travaglio che si sta con molto calore eseguendosi. Il paese è perfettamente tranquillo, attendo con impazienza i viveri da Rutigliano e che fino a questa ora non o ricevuto. I posti che circondano il cordone sono al numero ventidue non sufficienti però all’intiera restrizione del paese. Ho ricevuto carrette numero quattro per le baracche ma mancanti artefici e ferramento, il legname è di pochissima quantità per poter coprire i posti, in questo momento, si travaglia a barricare la principale strada del paese. O ricevuto da Mola una carretta di viveri per la truppa, ma siamo affatto mancanti degli oggetti di cucina. Non o potuto prima di questo momento ore diciassette inviarlo il rapporto avendo voluto rigorosamente esaminare il numero dei malati e la contagione della malattia e che pare che non voglia avere degli indizi più funesti, ciò è quanto o potuto fino a questo momento esaminare sullo stato delle cose. Col rapporto di domani vi darò dei maggiori dettagli. Gradite intanto gli attestati del mio profondo rispetto e considerazione. Sig. Intendente Vi prego accettate. Il Tenente incaricato della Commissione di Salute Diaz P.S: La nota acclusa degli esaminati è stata bagnata in aceto e profumata. Vi prego che a detta del mastro per formare l’intiere baracche bisognano milletrecento giunti. Perciò Vi prego al più presto possibile rimettermeli come ancora delle carrette paglia giacché la truppa resta sulla nuda terra.
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Legione provinciale di Terra di Bari I Battaglione Rutigliano 31-12-1815 Il Comandante di questo Circondario Al Sig. Tenente Diaz Comandante del Cordone di Noja Sig. Comandante Fortissimi insulti, praticati nella mia persona mi obbligano a spedirvi il presente rapporto. Dietro i pressanti ordini del Sig. Intendente della Provincia, vi è proposto da questo Comitato di salute un ratizzo di trenta tomoli di grano tra tutti questi Proprietari, onde sollevare gli infelici Cittadini di Noja. Fra il numero di ratizzati vi è stato il Sig. Vitantonio Vavalle decurione, il quale richiesto per un solo tomolo di grano di sua quota, questi Uomo arrogante e popolare oltre essersi denegato alla prestazione urgentissima si è servito di maltrattarmi, disprezzarmi, eccitare allarme al popolo a non volere ubbidire; ed io se non era fornito di un numero di Legionari, sarei stato vittima del furore e baldanza di questo leone stizzato. Sig. Comandante in queste circostanze io vi reclamo tutte le pozioni le più rigorose contro di questo perturbatore dell’ordine pubblico, il quale lungi di dare il buon esempio, come uomo del governo, ha dato tutti gli eccessi dello scandalo pubblico. A questo oggetto il Sindaco e il Giudice ne avranno fatto rapporto distinto per simili gravosi attentati. Rimetto dunque il tutto alla vostra savia conoscienza in simili gravose circostanze e insieme ancora il Tenente per le analoghe misure. Accertatevi della mia distinta stima colla quale ho l’onore di salutarvi. Sindaco di Rutigliano V. Pappalepore
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STATO DEI MALATI Stato dei malati dalle ore 24 del primo Gennaio 1816 alle ore 24 del giorno dopo. Ammalati: Antonia Cinefra di anni 44, meschina Francesco Di Donna di anni 8, figlio di garzone Angela Colonna di anni 30, meschina Vittoria Difino di anni 60, levatrice Francesca Cinquepalmi di anni 35, meschina Santa Matarrese di anni 15, meschina Marianna Masotti di anni 60, meschina Sintomi: abbassamento di forze, delirio, bubbone all’inguine, dolori di testa, vomito, scioglimento di corpo. Medicamenti: brodo, sudoriferi, pozione a base di china. Morti: Angela Teresa di Rienzo, di anni 56. Donata Giacoma Latrofa, di anni 70. Nicola Furio, di anni 48. Giulia Di Donna, di anni 3. Tommaso Colombo, di anni 42. Lucia Matarrese, di anni 8. Francesco Diciolla, di anni 18. Firmato Sindaco: Nicola Lamanna Medici: Doleo, Rubino, Cianciaruso, Popeo
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Alle ore 20 del dì 4
Noja il dì 4 Gennaio 1816 I Medici del Comitato Sanitario dello stesso comune insieme con i due medici consulenti di Bari qui esistenti A Sua Ecc. Il Sig. Principe Capace Zurlo Intendente della Provincia
Eccellenza Essendoci riuniti come nostro dovere ed in conformità degli ordini comunicatoci dall’E.V. per decidere sull’indole del male che affligge questo comune fin dal 23 Novembre del precedente anno abbiamo conchiuso concordemente, dietro le più esatte e mature osservazioni, che il male sia fuori dubbio contagioso, essendosi comunicato in altri della stessa famiglia, e rapidamente; avendo quasi distrutto quattro famiglie, che furono le prime ad essere contagiate e laddove prima il contagio si sviluppava nella sola classe di meno agiati, oggi comincia ad attaccare quella dei proprietari, trovandosene al momento già una famiglia infetta. Dal corredo dei sintomi, che hanno accompagnato, e tuttora accompagnano la malattia, che sono cioè il delirio, prostrazione di forze, il vomito, ingorgo di una ghiandola nell’inguine, o sotto le ascelle, ingorgo che si fa vedere al secondo, o terzo giorno della malattia, quali ingorghi sono stati osservabili nella maggior parte dei malati, ed in tutti indipendentemente poi la prostrazione delle forze, il vomito, il delirio; la morte che accade al terzo, al quarto, al quinto giorno, ed in alcuni al settimo ci fa ragionatamente sospettare che il contagio possa essere pestilenziale. Affine di porre una barriera alla propagazione del morbo si è fatta e si prosegue con tutta energia la separazione degli infetti e dei sospetti dai buoni; nella quale interessante operazione siamo quasi al termine; non essendosi mancato anche di somministrare agli infermi quelle medicine che abbiamo creduto idonee, e che saranno annotate nel prospetto generale. Questo è quanto nel momento possiamo farle conoscere assicurandole di star sempre guardinghi sull’andamento della malattia e metterlo alla sua conoscenza giorno per giorno. Abbiamo l’onore di riprotestarle la nostra sincera stima e venerazione. Dottori: Montanari De Nicolo Doleo Rubino Cianciaruso Popeo 23
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Avanti Noja lì 4 gennaio 1816 Alle ore 22 II Sig. Tenente del Capo della Commissione di Sanità A S.E. il Sig. Intendente della Provincia di Bari Sig. Intendente Mi affretto rimetterla il decisivo rapporto rimessomi da questi signori medici dei comuni di Bari e Noja in che rileverà lo stato e i sintomi decisi di questa triste malattia. Le accludo nota di medicamenti che a volo, prego, mi invierà, ordinando a questi signori apotecari di essere accorti a rimettere detti medicamenti ben condizionati stanti i primi ricevuti per la loro pessima qualità obbligati a buttarsi... Il medico Montanari trovasi alquanto indisposto affetto dalla podagra, e alquanto scoraggito delle fatiche, la prego perciò incoraggiare qualche medico a volersi prestare colla sua persona ad un servizio si interessante e si necessario per la pubblica salute. Sono arrivati i signori Francesco Finto e Carlo Salvati questa mattina, e hanno di già cominciato con molto zelo il loro travaglio. Col rapporto di domani l’indicherò lo stato dei morti e i malati non avendolo finora ricevuto dall'interno. Gradisca i sensi di mia profonda stima e subordinazione. Il Tenente Capo della Commissione di sanità e Capo del cordone Diaz
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Lecce 5 Gennaio 1816 L’Intendente di Terra d’Otranto A’ Signori Sotto-Intendenti, Sindaci, e Giudici di Pace della Provincia, Signori, Tuttocchè il contagio sviluppato in Noja di Bari non abbia pienamente i caratteri di peste, è però prudente, che si adottino quelle precauzioni, che per ora sono necessarie a garantirci da tale sciagura. Egli è perciò, che ho tracciate delle istruzioni, la esecuzione delle quali è a ciascun di voi particolarmente affidata. Art.1 La comunicazione tra Comune, e Comune della Provincia è libera, ed è libero egualmente il traffico con quella Basilicata, e con le altre. Per rendere però esente da ostacoli i viaggiatori, sarà bene, che si premuniscano di una Bolletta di sanità, secondo il modello qui annesso. Per la spedizione della medesima conviene, che in ciascun Comune venga eretto un Comitato di salute, composta dal Sindaco, dal Parroco, dal Giudice di Pace, da due Decurioni di conoscila probità, e da Medici locali. Siffatta misura è tanto più necessaria, in quantocchè partendosi dalla Provincia di Bari i viaggiatori sono muniti di tale bolletta. In ciascun Comune sarà tenuto esatto registro delle bollette che saranno rilasciate, avendosi cura, che pe’ latori, che non sappiano scrivere, ne sia fatta menzione in piè delle stesse. Tai carte però saranno rilasciate gratis a coloro, che tragittano da un Comune all’altro della Provincia, o da questa in un’altra contigua, essendo superfluo, che si spedisca a que’che non escono dal proprio territorio. Chiunque sarà ritrovato senza l’enunciata bolletta, sarà riguardato come sospetto, e come tale rinchiuso in luogo di sperimento. 2. Presentandosi alle frontiere della Provincia, o in qualche Comune un’individuo sia forastiere, sia paesano, da più tempo assente dalla Provincia, non se gli permetterà l’ingresso, o il domicilio, se prima non si saranno, con tutt’attenzione, verificate le
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di lui carte. Il Capo-posto per le frontiere, e ’l Sindaco pe’ Comuni di transito avran l’obbligo di esaminare attentamente, se gl’individui, e gli oggetti, che portano corrispondano alla filiazione il primo, ed alla quantità, e qualità i secondi, giusta la bolletta. Quando vi fosse della dissonanza, il viaggiatore ne sarà espulso. Se poi saran trovati uniformi, il Capo-posto, o il Sindaco visteranno la bolletta, apponendovi la data. Da ciò nasce il dovere per parte de’ viaggiatori, che arrivando in qualche Comune debbansi presentare al Sindaco, o all’Eletto, pe’ Comuni aggregati. 3. Siccome pria di stabilirsi il cordone su tutta la linea della Provincia vi sono penetrati de’ naturali di Noja, per causa di negozio, così il Sindaco del Comune, ove sia ciò avvenuto, avrà cura di farli rinchiudere in un locale separato, o fuori dell’abitato, unitamente agli effetti, ed agli animali, che loro appartengono per essere quivi sottoposti alla più rigorosa contumacia, e visitati almeno due volte al giorno da’ più abili professori. Costoro avranno l’obbligo di fare al Sindaco un periodico rapporto sullo stato di salute de’ contumacisti, ed egli alla Intendenza, anche con espresso, in caso di qualche straordinario accidente. Il locale sarà rigorosamente custodito da guardie, per impedire a’ contumacisti, che siano in contatto cogli abitanti del Comune, somministrandosi in tanto a’ detenuti tutto il bisognevole per la vita. La durata della contumacia non sarà minore di quaranta giorni, avendosi attenzione di far riporre le loro valigie, ed oggetti di negozio in luogo separato, e propriamente su’ terrazzi, ove disunito pezzo da pezzo, possa essere purgato dall’azione dell’aere. Le stesse cautele saranno praticate verso coloro con i quali avranno pernottato. Questi ultimi saranno detenuti nelle proprie case colle stesse cautele. Il contagio non comunicandosi, che col contatto delle robe, o degl’individui, che ne sono infetti, sarà bene, che si usi tutta la diligenza nel trasporto delle prime ne’ luoghi indicati, potendolo far eseguire dalle persone, alle quali appartengono, e colla stessa diligenza.
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4. Sarà solennemente pubblicato nel Comune, che chiunque avesse comperato degli oggetti da’ suddetti naturali di Noja, dovesse immantinenti farne la rivela al Sindaco. Questi colle cautele, che saranno indicate da’ Medici, li farà depositare in un magazzino soprano, o in altro simile locale, che sia ben ventilato. L’uno, o l’altro sarà chiuso a catenaccio, la di cui chiave sarà da esso Sindaco gelosamente conservata. Ne sarà poscia fatto rapporto alla Intendenza, indicandosi la qualità, e valore di ciascun’oggetto depositato, per disporsene il pagamento a richiesta del proprietario. È sperabile, che niuno si faccia illudere dalla vile idea dell’interesse, dovendo essa svanire a fronte del bene, che ne risulta. 5. Sarà inoltre con pubblici affissi rigorosamente vietati ai Massari, Guardiani, ed a chiunque altro abitasse in case di campagna di dar ricetto a qualsisia forastiere di aliena Provincia o di prendere in deposito degli oggetti qualunque sieno. Saranno essi in obbligo di dare un notamento distinto delle persone forastiere, che trovansi al di loro servizio, e da quanto tempo. Chiunque mentisca nella rivela, tanto delle persone, che degli oggetti, sarà immediatamente arrestato, e tradotto innanzi ad una Commissione Militare. Per l’apposito sarà premiato colui, che avrà scoverto, o denunziato i contravventori a’ due articoli precedenti. 6. Quando si verificasse la esistenza di siffatte persone, ed oggetti, il Sindaco riunito in Comitato con uno, o due Medici, con altrettanti Decurioni, e col Giudice di Pace, pe ’l Capo luogo del Circondario, si porterà sopra luogo per farne la verifica, ed assoggettire il detentore delle persone, o delle robe al più rigoroso interrogatorio. Quando risulti, che le une, o le altre provengano da’ luoghi sospetti, tanto il detentore, che le persone, o le robe verranno sottoposti a contumacia, e custoditi da guardie, avendosi presenti le disposizioni contenute nell’art.3. Il Sindaco poi ne farà distinto rapporto all’Intendente, rimettendo originalmente il processo verbale, che sarà redatto, e firmato da coloro che vi saranno intervenuti. 7. Il Sindaco di ciascun Comune sotto la sua più stretta
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responsabilità avrà l’obbligo indispensabile di rimettere periodicamente con ogni corriere un dettagliato rapporto delle malattie che regnano tanto nel Comune Centrale, che negli aggregati. Gli elementi saranno desunti dalle relazioni in iscritto, che sotto la stessa responsabilità dovranno fargli giorno per giorno i medici, e cerusici esistenti ne’ suddetti Comuni. Siffatte relazioni conterranno il nome dell’infermo, o dell’inferma, la natura delle malattie, le anomalie, e circostanze, che le accompagnano, non che il metodo che si pratica per curarle. Quando il Sindaco vorrà dispensarsi dal redigere il suo rapporto sulle relazioni degl’indicati professori, potrà rimetterle originalmente, manifestando nelle lettere d’invio il nome di quel professore, che non avrà adempito sia con relazioni affermative, sia negative. Sulla sopracarta di tai rapporti vi sarà la indicazione seguente Salute pubblica. 8. Nel Capo-luogo della Provincia sarà eretto un Comitato Centrale di Sanità per l’esame de’ suddetti rapporti. Saranno date le Istruzioni sulla competenza di esso Comitato Centrale. 9. Pe’ Comuni posti sulla frontiera si avrà tutta la cura di non far penetrare degli animali isolati, e senza conduttore, essendo il pelo, di cui sono rivestiti, uno de’ deferenti del contagio. Le guardie ivi destinate debbono usare la maggior vigilanza. Il di loro capo sarà attivo, onesto, e pieno di fermezza. La più piccola ommissione, o indulgenza potrebbe attirarci sopra il più terribile disastro. 10. Le guardie sanitarie destinate al servizio delle coste raddoppieranno nelle attuali circostanze il loro zelo, e la di loro vigilanza. Esse non permetteranno alcun di sbarco furtivo, o che si avvicini alcuna barca al litorale sottoposto alla di loro custodia, potendola dirigere a’ porti, ove trovansi stabilite le deputazioni di Salute. 11. I Sindaci de’ Distretti avranno l’obbligo di corrispondere co’ rispettivi Sott’Intendenti. Indipendentemente da ciò possono anche dirigere i loro rapporti alla Intendenza, senza però mancare di darne parte alla Sott’Intendenza. Raccomando in fine la massim’armonia tra le autorità. Una sia la volontà tra di esse; e ’l nome di Salute pubblica sia la voce di unione tra tutti gli abitanti della Provincia. D. ACCLAVIO G. Antelmy Segretario Generale 29
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8 gennaio 1816 II Sig. Tenente Diaz Capo della Commissione di Salute AS.E Intendente la Provincia in Terra di Bari Sig. Intendente Li scrivo due righe di fretta atteso la mancanza di tempo e le continue chiamate che mi fa la popolazione. L’ospedale di osservazione dei Cappuccini manca di tutto particolarmente di paglioni, paglia, lettiere, giacché il paese nell’interno non vuole somministrare cosa alcuna dicendo di non avere. I sindaci dei comuni discrittomi non ancora mi hanno mandato de generi, e da tre giorni non ho ricevuto che trenta tomoli di grano, dei barili di vino e dieci montoni. Vi raccomando subito rimettermi della legna, giacché la popolazione non vuole più braggiara per i forni. I morti da ieri a questo momento sono due. Nell’osservazione ottantaquattro. Più tardi verso notte vi manderò il rapportò dettagliato. Ho l’onore di salutarla con stima e devozione. Il Tenente Capo della Commissione di Salute Diaz
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Avanti Noja lÏ 12 gennaio 1816 II Capo del Comitato sanitario del Cordone Al Sig. Intendente della Provincia di Bari Signore Qui alligato vi rimetto copia del costituto preso questa mattina alle ore 15 dalle ore 24 di ieri sera, fino all’ora suddetta; dello stesso rileverete il numero degli nuovi ammalati e morti. Vi prevengo che i morti e malati rapportati giornalmente nel costituto dei Medici sono nello stato che ricevete la sera inclusi nella giornata delle 24 ore; e perciò i morti e i malati dovete calcolarli dal semplice stato. Gradite i sensi di mia perfetta stima e subordinazione. Il Capo del Comitato Diaz P.S. Vi prego mandarmi subito denaro non potendo questa sera altrimenti pagare i lavoratori e la giornata dovuta di Noja.
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Documento n. 11
Avanti Noja 12 gennaio I Sig.ri del Comitato di Sanità Al Sig. Int. della Provincia in Bari Costituiti innanzi a noi Dottor Tipici Signori Dott. Gianpaolo Montanari e Sig. Dott. Vito Nicola De Nicolo, i quali col di loro giuramento sponte dichiarano come dalle ore 24 di ieri fino a questa mattina alle ore 15 del 12 gennaio del Corrente cominciando la di loro visita, ed entrati nell’Ospedale pestifero hanno rinvenuto tre morti delli quali vi è il becchino morto col bubbone, e gli altri due contaggiosi. Proseguendo in oltre la visita circolare della Città, hanno ritrovato due morti violentemente, il primo Meschino, ed il secondo figlio di un venditore; ed in ultimo passando per gli Ospedali di Osservazioni denominati di Cristo ed Evoli non hanno ritrovato novità alcuna. Ed interrogati sulla natura del male, e dallo stato di essa ci hanno risposto essere sull’istesso piede, e così hanno giurato e dichiarato in fede. Il Capo del Comitato Diaz Vincenzo Lopez deputato Vito Sante Resini deputato
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Documento n. 12
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Documento n. 12
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Documento n. 12
Bari 13 gennaio 1816 Don Ruberto Mirabelli Al Sig. Principe Capece Zurlo Intendente della Provincia di Bari Sig. Intendente In seguito a quanto abbiamo nella sessione di ieri convenuto, ho scritto al Tenente Diaz che gli verranno per suo ordine spedite 2.000 tavole con i corrispondenti murali per la costruzione delle mancanti baracche e garitte; 40 riverberi per illuminare il cordone, gli oggetti di spesa per tale illuminazione dovranno essere comprese nella di lui contabilità. Una cassiera con catenaccio per la spedizione di tutte le lettere o rapporti di provenienza dal Cordone. Infine 10 facchini che prenderanno colà il titolo di fanti sanitari e che saranno impiegati per trasportare dei carri alla prima barriera, tutto ciò che verrà introdursi in Noja. Ho ordinato al detto tenente di dirigersi a lei, per reclamare quanto è di spesa dettagliato. Non riservandomi che pregarla con calore di far tutto spedire con la massima sollecitudine. La fornitura di viveri e acquavite per la truppa debba darsi per accensione di cautela in sua presenza; o in presenza di consigliere di Intendenza e di un Commissario di guerra. Ho dunque invitato il Sig. ordinatore della 4 divisione a consultarla per definire prontamente tale importante o getto senza il minimo indugio. Stabilito su basi solide quanto ha rapporto al ricovero e alla sussistenza della truppa impiegata al cordone avremo adempiuto a due punti cardinali e tutto il resto andrà da sé, e con facilità. La prego dunque assistermi con suo solito zelo e gradisca i nuovi attestati della più grande servitude. Ruberto Mirabelli
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Documento n. 13
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Documento n. 13
Bari 14 gennaio 1816 D. Ruberto Mirabelli Maresciallo di Campo Commissario del Re Al Sig. Principe Capece Zurlo Intendente della Provincia di Terra di Bari Sig. Intendente Un dì lei uffizio di ieri mi partecipa che il servo di pena Giovanni Antonio Notarangelo di Putignano si è volontariamente offerto a servire l’ospitale pestifero di Noja durante il bisogno, purché se gli accordasse il perdono di quindici altri mesi di pena, che dovrebbe ancora espiare in forza di giudicato contro di lui profferito dalla Corte Criminale di Trani. Altamente approvo le di lei posizioni sull’assunto, ed in nome del Re accordo al Notarangelo una piena ed intera esenzione della condanna a cui tuttavia dovrebbe soggiacere purché realizzi l’obbigazione che si è addossata.
Sono con la più sincera stima, ed obbligazione. D. Ruberto Mirabelli
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Documento n. 14
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Documento n. 14
Richiesta sanitaria
Nitro puro
20 rotoli
Acido solforico concentrato
20 libbre
Sabbia
un sacco
Svaporatori di una carafa
n. 15
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Documento n. 15
Conversano 1 febbraio 1816 II Sindaco del Comune suddetto Al Sig. Tenente Colonnello Comandante il secondo cordone Signore Questo Comune vi ha fatto un dovere di prestarsi per rette le requisizioni destinate per il cordone avanti Noja e per quella infelice popolazione su cui è caduto il terribile flagello della peste, ora che un secondo cordone viene già stabilito poche miglia davanti da questo paese, nonché un ospedale militare; per il che nuove requisizioni di generi e di letti abbisognano, siccome saranno queste eseguite sotto de vari comandi, così fa d’uopo che queste gravitassero ancora dalli altri comuni che hanno un’ugual dovere di soccorrere gli infelici. Qui la mancanza dei letti per l’ospedale militare è rimarcabile, attese le antedecenti requisizioni fatte per l’ospedale militare al primo cordone: il pane e la legna tutto giorno escono da questo comune, e al momento mi vengono di fornire altre venti carretta di detta legna per la Comune di Noja: insomma tutto ciò che occorre al presente dovrebbe ripartirsi per le comuni vicine, a scanzo di rimanere totalmente scoperti i bisogni di questa popolazione. Io vi supplico Sig. Tenente Colonnello ed impegno la vostra virtù affinchè siate penetrato da quanto ho avuto l’onore di riferirvi e prendiate quelle disposizioni che meglio verranno dettate dalla vostra prudenza. Io vi offro gli omaggi del mio rispetto con cui vi saluto Schiavelli
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Documento n. 16
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Documento n. 16
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Documento n. 16
Il Capo della Penna Al Sig. Intendente della Provincia Signore Sono nel dovere di rapportarvi che il Sindaco di questo comune di Noja sono giorni otto che non intende più pagare il distaccamento, dice di non aver ramo da donde prendere questo denaro e che perciò ricorro dall’eccellenza vostra ordinare al Sindaco il pronto adempimento di tali giorni attrassati, perché questi legionari vogliono disertare dal posto a motivo che manca la sussistenza di viveri. A tale oggetto io non voglio avere corresponsabile, avendone ancora passato un altro rapporto al Sig. Procuratore Marino in corrispondenza, a vista di ciò attendo gli ordini di S.E. ordinando a suddetto Sindaco tutto ciò che questo mi sono a rapportarvi. Ho l’onore con tutta la stima salutarvi. La Penna lì 2 febbraio 1816 Cappelli Capo Posto
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Documento n. 17
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Documento n. 17
Avanti Noja 14 febbraio1816 II Capo del Comitato Sanitario a sua Eccellenza Sig. Principe Capece Zurlo Intendente della Provincia Bari Sig. Intendente Mediante la forza militare imponente, le cautele tutte sanitarie, e l’assistenza chiesastica, alle ore diciotto di quest’oggi, si è di già eseguita la sentenza di morte nelle persone del sacerdote ex monaco Raffaele Di Donna, del Serg. Giuseppe Di Antonio e del soldato Ferdinando Levis, rei di violata pubblica salute, senza il minimo disguido sia all’interno che per l’esterno. I di loro cadaveri sono stati sepolti nel campo santo a norma dei pestiferati, e le vestimenta bruciate nel medesimo luogo pubblicamente. Sono con i sensi di perfetta stima e subordinazione. Il capo del comitato Diaz
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Documento n. 18
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Documento n. 18
BOLLETTA DI SANITÀ
Lasciapassare sanitario rilasciato dal Comune di Monteroni (Le) a Nicola Selvaggio, commerciante originario di Noja, per il periodo di quarantena trascorso nella suddetta località. Nicola Selvaggio, di anni 24, viene descritto nella Bolletta di Sanità come un uomo di statura “giusta e piena”, con barba folta, occhi cervoni e naso grosso, analfabeta. Si era recato in provincia di Lecce a cavallo per commercio di generi vari e, dopo l’obbligo della quarantena in quanto originario di Noja, lascia Monteroni il 15 Febbraio del 1816 e fa ritorno al suo paese attraversando le provincie di Lecce e Brindisi. Nella Bolletta di Sanità sono registrati i suoi passaggi da Lecce in data 17 Febbraio, da Francavilla Fontana il 20 Febbraio. A Martina Franca è registrato il 21 Febbraio. Il 22 Febbraio è a Fasano e nello stesso giorno a Monopoli. Successivamente passa in data 29 Febbraio per Mola e a Rutigliano in data 1 Marzo. Nello stesso giorno riparte per Bari con un carico di formaggi.
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Documento n. 19
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Documento n. 19
ECCELLENZA
La compiacenza, che l’ E.V ha avuto nello stabilire il mio saldo sino a ducati venti, come contabile di questo Comitato Sanitario, dietro dei buoni uffici praticatami da questo Sig. Tenente Diaz, è stato un eccesso di sua bontà ed io non fo che ringraziarla vivamente attribuendo questo beneficio al suo benefico cuore non al mio merito: intanto pregherò sempre l’Ente Supremo onde possa contraccambiarcelo a seconda dei suoi voti. E col più umile rispetto, ho l’onore di baciarle la mano Avanti Noja 25 Febbraio 1816 Francesco Danza
a S.E Principe Capece Zurlo Bari
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Documento n. 20
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Documento n. 20
Bollettino delle novità dalle ore 24 del dì 28 febbraio al 29. Più dalle ore 24 del dì 29 fino alle ore 16 del dì 1 marzo. Morti dalle ore 24 del dì 28 febbraio al dì 29: n 3 nell’ospedale pestifero con contagio. Morti dalle ore 24 del dì 29 fino alle ore 16.00 del 1 marzo: n 3 dei quali uno nell’ospedale pestifero chiamato Michele Cavallino soldato del reggimento Principe con contagio. Un altro nel rione Pagano perito violentemente con contagio ed un altro in città di anni 80 morto idropico senza contagio. Ammalati negli ospedali pestiferi: n 73, in tre non si è spiegato il vero sintomo del contagio. Ammalati negli ospedali di osservazione: n 403 Per S.E. il Sig. Principe Capece Zurlo II Capo del Comitato Diaz
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Documento n. 21
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Documento n. 21
Bollettino delle novità dalle ore 24 del dì 29 febbraio al 1 marzo
Morti dalle ore 24 del dì 29 febbraio al 1 marzo: n 4 dei quali il primo nell’ospedale pestifero con contagio, il secondo violentemente nel rione barricato di Pagano ed il terzo ed il quarto in città, uno di essi con contagio. Morti dalle ore 24 del dì 1 marzo fino alle ore 15.00 del dì medesimo: n 3 nell’ospedale pestifero con contagio. Ammalati negli ospedali pestiferi: n 75, in tre non si è spiegato il vero sintomo del contagio. Ammalati negli ospedali di osservazione: n 402 Per S.E. il Principe Capece Zurlo II Capo del Comitato Diaz
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Documento n. 22
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Documento n. 22
Avanti Noja il 2 Marzo 1816 Il membro del Comitato Sanitario Centrale a Sua Eccellenza il Sig. Principe Capece Zurlo, intendente della Provincia
Eccellenza Ho l’onore di rapportare all’Eccellenza Sua che in virtù della visita, che questa mattina ho prestato all’interno di questo cordone non ho trovato che un solo individuo ammalato. La sua malattia non presenta alcuna affinità col contagio, non trattandosi che di una affezione catarrale. Gradisca gli attestati della mia stima e profondo rispetto. Vostro obbligatissimo Luigi Ramunni
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Documento n. 23
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Documento n. 23
Avanti Noja 8 Marzo 1816 II Dott. Sig. Castore S.E il Sig. Principe Capece Zurlo Intendente della Provincia Signore Mi do l’onore rapportarle, che in questo giorno tutti gli individui del cordone godono buono stato di salute. Gradisca il mio profondo rispetto.
Castore
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Documento n. 24
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Documento n. 24
Avanti Noja 10 Marzo 1816 II Sig. Castore membro del comitato centrale S.E il Sig. Principe Capece Zurlo Intendente la Provincia Sig. Mi do l’onore di farle conoscere che nella visita di questa mattina ho trovato due militari ammalati, cioè il Serg. Ottolino delle compagnie scelte ed il soldato Luigi Zerzo del reggimento estero; però le malattie dei suddetti non hanno analogia del contagio pestilenziale. Gradisca i sensi del mio profondo rispetto. Castore
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Documento n. 25
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Documento n. 25
Avanti Noja 11 Marzo 1816 II Capo del Comitato di sanità e del cordone al Sig. Intendente della provincia di Terra di Bari. Sig. Intendente Vi concito copia del costituto seguito questa mattina alle ore 16 innanzi dei Sigg. deputati della sanità: dallo stesso rileverete lo stato degli nuovi ammalati e morti di contaggio. Che è quanto mi occorre parteciparvi sull’assunto in discarico di mio dovere ed in attenzione d’altri venerati comandi, con tutto il rispetto, e subordinazione passo a rassegnarmi. Il capo del comitato Diaz
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Documento n. 26
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Documento n. 26
Avanti Noja 13/03/1816 II Sig. Castore membro del Comitato Sanitario centrale
A S.E. il Principe Capece Zurlo Intendente la Provincia Signore In adempimento del mio dovere ho fatto la visita in questa mattina a tutti i militari del cordone ed ho trovato affettiva febbre gastrica due soldati cioè Gregorio Mascellaro del reggimento estero e Vincenzo Scannamorte delle compagnie scelte. Detta febbre non ha analogia col contagio pestilenziale e per conseguenza i suddetti individui giaceranno all’ospedale militare. Gradisca il mio profondo rispetto. Castore
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Documento n. 27
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Documento n. 27
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Documento n. 27
Avanti Noja li 14 Marzo 1816 Il Capo del Comitato sanitario e del cordone A S.E. II Sig. Principe Capece Zurlo Intendente della Provincia di Bari
Sig. Intendente Ho ricevuto li ducati 2000 rimessomi col vostro rapporto di questa istessa data e vi respingo il sicuro corrispondente quietanzato. Riguardo al grano vi partecipo che da Putignano se ne sono ricevuti tomola 146, in seguito di una forza di cinque uomini di cavalleria spediti all’effetto, questi non sono stati da me pagati ma bensì tomoli 50 rimessomi da Turi dal Sig. Consigliere d’intendenza Franchini, sono stati soddisfatti a pronto contante. Attendo la spedizione delle altre tomola 100 di simil genere che dite volermi fare; e non ho mancato far sentire all’istante alli noiani che il governo veglia per tutti i loro bisogni. Il bilancio di Febbraio non ve l’ho rimesso perché non ancora ho veduto ragguagliato l’introito coll’esito. Coi ducati 2000 che mi avete spedito quest’oggi vado a farne la compilazione dell’introito, coll’esito suddetto, e subito ve lo farò tenere. Gradite gli attestati della mia perfetta stima e subordinazione. Il capo del comitato Diaz
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Documento n. 28
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Documento n. 28
Avanti Noja li 14 Marzo 1816 II Capo del Comitato sanitario del cordone A S.E. il Signor Principe Capece Zurlo Intendente della Provincia di Bari Sig. Intendente In seno della presente mi do l’onore concitarvi copia del costituto preso questa mattina, copia dello stato degli ammalati e copia del giornale clinico-mortuario n. 23, come altre sÏ copia di un rapporto del Sig. Sindaco e copia di un’altra del Sig. Garbon e Cerrone, e copia di due memorie n. 1 e n. 2. Gradite gli attestati della mia perfetta stima e subordinazione. Il Capo del Comitato Diaz
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Documento n. 29
Rutigliano 8 Aprile 1816 II Sindaco del Comune al Sig. Intendente della Provincia Signore Nel dì 29 scorso Marzo ebbi l’onore di rappresentarle che io non avea mezzi, come adempiere alla requisizione fattami dal Sig. Franchini di 10 carrette di legna grasse all’approvvigionamento di Noja e la pregai di indicarmi il fondo onde erogare questa spesa. Invano ho atteso finora riscontro. La Commissione mi fa premura, ed io non avendo come adempiere prego V.E. alle disposizioni. Di risulta prendo occasione ancora Eccellenza di rappresentarle che mi mancano i mezzi onde soddisfare tante spese all’oggetto di pubblica salute specialmente olio e carboni, in somme non indifferenti dovute ai bottegai che mi fiottano ed a ragione. Ho gravato mandati al cassiere sul di lui prestito di ducati 200 ordinateli da V.E. ma costui si è ricusato dicendo che non ancora gli è stato assegnato il fondo onde indennizzarsi giusta la legge. Vi sarebbe stato un fondo di ducati 160 dei quattro proprietari ratizzati a ducati 40 l’uno. Giusto l’avviso di V.E. ma per la sua inibizione con lettera del 5 Marzo dei piantoni, fissati contro de ratizzati renitenti dal cassiere, costui non ha voluto procedere ad altri atti coattivi. In questo stato io non so come riparare, ne al pagamento delle spese fatte per le quali sono insolentito sino all’ordine dai creditori, né agli esiti urgenti che corrono. Se stimi V.E. sarebbe proprio che quei 28 proprietari ratizzati ad un prestito da questo decurionato con risoluzione del 6 Febbraio facciano questa sovvenzione per far fronte a queste urgenze. Ho l’onore di salutarla distintamente Sindaco Pappalepore
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Documento n. 34
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Chiuso in tipografia nel mese di aprile 2006
Realizzazione: Prof. Vito Didonna
Stampa:
Grafica 2P s.n.c. (NoicĂ ttaro)
Si ringraziano le ditte: VITO SANTAMARIA ECOLOGIA PUGLIESE GRAFICA 2P SNC per aver contribuito alla stampa del Libro