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ispetto alla prima uscita, forse minimalista nei contenuti, il secondo numero di Sci-Fi Gate conta maggiori collaborazioni che per le differenti specificità e competenze ci hanno consentito di trattare il mondo della Fantascienza ad ampio raggio, spaziando dall'attualità cinematografica e televisiva, alla narrativa, dai grandi classici agli inediti, dai Manga ai segreti mai svelati dei Cult Movie. Il Focus questo mese è rivolto alle imminenti uscite al cinema di Elysium e Riddick che da alcuni mesi destano l'interesse dei fantascientifici, interessati, nel primo caso, a vedere la seconda opera del cineasta dello Sci-Fi socialista Neil Blomkamp, dopo l'apprezzato District 9 e, nel secondo caso, curiosi di verificare se il Franchise di Riddick sia definitivamente morto o rigenerato dopo il pessimo “Chronicle of Riddick” del 2004. Attesa anche per i nuovi prodotti televisivi Sci-Fi che giungono da oltreoceano: Agents of S.H.I.E.L.D. (primo serial targato Marvel), Almost Human (che segna il ritorno al genere di Abrams, dopo Fringe) e il Kinghiano Under the Dome. Questa estate il tema Sci-Fi è stato ampiamente trattato anche nell'atteso Comic con di San Diego dello scorso Luglio e di cui vi offriamo un resoconto. Ma San Diego è stata anche sede della celebrazione dei 20 anni di XFiles con un panel storico che ha favorito la reunion di tutti i protagonisti della serie che negli anni 90 ha cambiato il modo di fare televisione. Sci-Fi Gate, pertanto, non poteva perdere l'occasione di dedicare uno speciale a Mulder e Scully per festeggiare il ventennale che cadrà il prossimo 10 settembre. Spazio anche alla fantascienza Manga ed intervista allo scrittore e collaboratore Michele Tetro che ci parla del suo lavoro pluripremiato “Mondi paralleli”. Insomma argomenti interessanti che sapranno soddisfare i differenti palati dell'appassionato di Fantascienza. Buona lettura. Massimiliano H7-25
Sci-fi gate Prodotto dall'X-Files Blue Book/X-Files Italian Fan Club.
Idea e sviluppo Massimiliano H7-25, Michele Augello Michele Tetro
Graphic designer Simone Ferraro
Collaboratori Silvana Mangano, Carlo Lanna, Lucius Etruscus, Fabio Terenziani, Elena Romanello, Giuseppe Massari, Davide Mana, Davide Tarò, Simone Odino
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NOLAN INIZIA IL SUO VIAGGIO INTERSTELLARE
Le riprese di Interstellar, il nuovo film di Christopher Nolan (Inception , The Dark Knight), si stanno svolgendo in questi giorni ad Alberta, in Canada. La storia, partorita dalla mente creativa dell'autore e regista inglese, ma sviluppata in sceneggiatura da suo fratello Jonathan, narra le avventure di un gruppo di esploratori dello spazio che sfruttano un tunnel spazio/temporale in grado di superare i limiti umani e raggiungere grandi distanze. Nel cast figurano Matthew McConaughey, il premio Oscar Anne Hathaway, Michael Caine, John Lithgow. L'uscita è prevista per l'ancora lontano, Novembre 2014.
PORTMAN IN THOR 3
SPIDERMAN VS ELECTRO
In maniera sapiente continua il battage promozionale compiuto dalla Warner Bors per promuovere il secondo capitolo del reboot di Spider Man in uscita il 24 aprile del 2014. La foto che mostra un faccia a faccia fra l'Uomo ragno ed Electro ci dà l'idea dello scontro fra i due che ci attende al cinema. Peter dovrà affrontare anche le sfide della vita: diploma, amore, e misteri sul suo passato. In arrivo anche il vecchio amico Harry Osborn.
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Thor 2 ancora non arriva sul grande schermo (30 ottobre 2013) che già si parla del terzo capitolo. L'anticipazione è giunta dalla stessa Portman durante un'intervista. Nel frattempo l'attesa per The Dark World si fa pressante e i trailer in circolazione sul web preparano il grande ritorno del Martello degli Dei alle prese con un oscuro nemico che minaccia la Terra e i Nove Regni.
BRYAN CRANSTON IN SUPERMAN VS BATMAN Quello che è il film più atteso dagli amanti dei fumetti, Superman VS Batman (2015), vive in queste settimane la sua fase cruciale: la scelta del cast. Bryan Cranston (Breaking Bad) darà il volto al nemico storico di Clark, Lex Luthor. Dopo il grande Gene Hackman e Kevin Spacey, tocca a Cranston. Saprà far meglio dei suoi colleghi?
CHI DIRIGERA' STAR TREK 3? Non sarà Jon M. Chu (GI Joe) a dirigere Star Trek 3, mentre sembrano salire le quotazioni del talentuoso Rupert Wyatt (L'alba del pianeta delle scimmie). Alex Kurtzman e Roberto Orci si occuperanno della sceneggiatura, mentre Abrams sarà il produttore esecutivo.
ROTHERY IN ARROW
Il film di Tom Cruise All You Need is Kill , co-interpretato da Emily Blunt e diretto da Doug Liman, è stato rinominato Edge of Tomorrow . Il lungometraggio è basato sul romanzo di Hiroshi Sakurazaka e narra la storia di un soldato che mentre combatte in una guerra contro gli alieni, si ritrova intrappolato in un loop temporale in cui rivive all'infinito il suo ultimo giorno di battaglia. Il giorno senza un domani lo aiuterà man mano ad acquisire maggiore forza ed esperienza che potrebbero aiutarlo a cambiare per sempre le sorti del conflitto. Uscita: marzo 2014.
Teryl Rothery, Dr. Fraiser in Stargate, è entrata nel cast della seconda stagione di Arrow. Teryl interpreterà il ruolo di Jean Loring, un furbo e ambizioso avvocato, consulente legale di Moira Queen che è sotto processo per la complicità nella distruzione del Glades vista nel finale della scorsa stagione.
L'ESERCITO DELLE 12 SCIMMIE IN TV
Io sono batman
SyFy ha annunciato l'ideazione di una serie TV basata sul film l'Esercito delle 12 scimmie. Il progetto è nelle mani dei produttori della pellicola originale del 1995, Roven e Suckle. Sarà prodotto un episodio pilota di 90 minuti, come accadde per Battlestar Galactica. La prima stagione potrebbe contenere dai 10 ai 13 episodi
La notizia della scelta di Affleck come nuovo Batman ha scatenato le proteste dei fan che non nutrono grande stima nei confronti dell'attore. La Warner Bros non si lascia condizionare e annuncia che la mega produzione avrà inizio nel febbraio 2014 per concludersi ad agosto. SCI-FI GATE 7
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rande successo di pubblico ha riscosso l'edizione 2013 del San Diego Comic Con, come era lecito attendersi. Tutti i vari Fandom alla fine sono stati accontentati, fra Panel indimenticabili, anticipazioni su film e telefilm preferiti, gadget, autografi, foto e sfoggio dell'anima cosplay. La manifestazione, ambiziosa oggi più che mai, ha ospitato personalità di prim'ordine spaziando dal mondo Horror (The Vampire Diaries, The Walking Dead), a quello dei fumetti (The Legend of Korra, Power Rangers, Nightcrawler’s Back, Tomb Raider), fino a giungere al genere Sci-Fi (X-Men, Superman VS Batman, Doctor Who, Gravity, The tomorrow people, The Amazing Spiderman 2, Agents of Shield, XFiles ...). Ed è ovviamente del genere fantascientifico che vogliamo trattare in questo speciale con un occhio di riguardo verso le novità ed uno nostalgico rivolto al passato. Il regista Alfonso Cuaron e l'attrice Sandra Bullock hanno presentato al pubblico Gravity, acclamato di recente anche al Cinema di Venezia. Così Cuaron: “Gravity narra di un viaggio di un personaggio raccontato interamente attraverso l'azione e l'emozione, e si svolge nello spazio profondo, dopo che una passeggiata fuori dallo Shuttle ha isolato i due protagonisti (Bullock e George Clloney) dall'astronave, distrutta da una improvvisa pioggia di detriti.”
Sandra Bullock interpreta la Dottoressa Ryan Stone, un ingegnere medico alla sua prima missione sullo shuttle con l'astronauta esperto Matt Kowalsky (George Clooney) alle prese col suo ultimo volo prima del ritiro. Il mondo SyFy viene esplorato per la prima volta anche dall'esperto di Teen/Drama, Greg Berlanti (Everwood) con The tomorrow people, un remake di una serie omonima degli
Batman, Batman vs Superman, ma una cosa la posso dire: vedremo questi due ragazzi, insieme, sul grande schermo. Superman al cinema non era mai stato reinventato dai giorni in cui Richard Donner ha girato il suo film.
Anni 70. TTP è un misto fra X-Men e Heroes. Il genere umano è atteso da un passaggio evolutivo caratterizzato da straordinarie capacità fisiche e mentali. La serie segue le vicende di Stephen James un ragazzo che grazie all'aiuto del Tomorrow people, un'organizzazione composta da novelli Heroes, imparerà a gestire i suoi poteri. Greg Berlanti ha spiegato al Comic Con come è nata la sua idea: “Ero un grande fan di questo show da ragazzo. Al college poi ho conosciuto Julie Plec (The Vampires Diaries) e sette, otto anni fa abbiamo iniziato a cercare di acquisirne i diritti. Lo spettacolo, vuole lanciare il messaggio del 'non sei solo un mostro, sei davvero speciale'. Roger Price (il creatore della serie del '73) ha visto la nostra versione del pilot e l’ha apprezzata. Vogliamo continuare a trovare ispirazione dal prodotto originale, ma creando qualcosa di nuovo.” Il Comic Con è stata occasione di un grande annuncio: la produzione dell'ambizioso film “Superman VS Batman, la cui uscita è prevista per il 2015. Il produttore Greg Goyer ha spiegato: “Non sappiamo ancora come lo intitoleremo: Superman vs SCI-FI GATE 10
Affronteremo il discorso della morte di Zod. Superman non è ancora formato pienamente come supereroe, e dovrà affrontare le conseguenze di ciò più avanti.” La scelta del cast è attualmente in corso. Sappiamo che il nuovo Batman sarà Ben Affleck mentre Luthor avrà il volto di Cranston (Breaking Bad). Altra novità è stata annunciata dalla Universal Pictures con il film Fantacomedy The World's End, con Edgar Wright, Nick Frost, Simon Pegg. Cinque amici si riuniscono per festeggiare nel loro epico pub dopo 20 anni e diventano senza volerlo l’unica speranza di sopravvivenza dell’essere umano. Risate garantite!
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Durante il Panel dedicato a The Amazing Spiderman è stato mostrato al pubblico il trailer del nuovo film in uscita nel 2014, che vedrà l'eroe mascherato affrontare il temibile nemico Electro, interpretato dal premio Oscar, Jamie Foxx.
L'attore ha dichiarato: “Tutti noi abbiamo deciso di far in modo che Electro fosse un formidabile nemico per Spider-Man. Marc Webb e gli altri mi hanno lasciato intervenire sul set con alcune idee. Ho pensato che quando vai a vedere film di questo genere hai voglia di sentire tormentoni, quindi a un certo punto, mentre stavo girando una scena con il green screen, Webb mi ha detto di improvvisare e io ho pensato a questa filastrocca: “The itsy-bitsy spider went up the water spout, down came… Electro… and wiped the spider out.” Altro Panel è stato dedicato agli XMen e all'imminente uscita del nuovo capitolo della saga: Days of Future Past. Presenti tra gli altri, il regista Bryan Singer, il produttore e sceneggiatore Simon Kinberg, la produttrice Lauren Shuler Donner, gli attori Omar Sy, Ellen Page, Halle Berry, Ian McKellen, Patrick Stewart, Hugh Jackman, James McAvoy, Michael Fassbender. Il trailer mostrato descrive parte della storia del film, nel quale il redivivo Professor X (Pa-
trick Stewart) e Magneto (Ian McKellen) spediscono Wolverine (Hugh Jackman) indietro nel tempo, per incontrarsi con la loro versione giovane, ovvero James McAvoy e Michael Fassbender.
Il film uscirà nei cinema nel maggio 2014.
quella che viene definita la cultura geek, accanto a panel e incontri con i protagonisti di serie più recenti, tra Il trono di Spade a Once upon si è svolta il 18 luglio la conferenza del ventennale su The X-Files, con Chris Carter, David Duchovny e Gillian Anderson, e anche James Wong, Glen Morgan, John Shiban, Darin Morgan,Vince Gilligan e Howard Gordon per una davvero unica occasione di rivederli tutti insieme. Una conferenza affollatissima e che ha suscitato non poche emozioni, seguita in streaming e via social network da appassionati e appassionate di tutto il mondo, che sono cresciuti e magari ormai an-
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qualcuno non sembra vero, qualcun altro dirà Vent’anni e non sentirli, qualcun altro ancora cade preda della nostalgia canaglia, ma The X-Files, una delle serie più innovative e interessanti della storia della televisione, ha ormai compiuto vent’anni, visto che andò in onda per la prima volta nel 1993, arrivando poi in Italia nell'estate del 1994. Tra le altre cose, è stata comunque una delle più longeve, anche se ormai sono passati ben undici anni dalla sua conclusione, cinque se si calcolano i tempi supplementari con il non riuscitissimo secondo film, I want to believe, che forse ha più deluso le aspettative, ma che sembra comunque ormai dimenticato di fronte alle più stimolanti nove stagioni. Al Comicon 2013 di San Diego, evento tra i più amati non solo per i fumetti ma per tutta SCI-FI GATE 12
che invecchiati con questa serie, e pure da neofiti, che si sono appassionati verso la fine o dopo, a sancire un fenomeno nel fandom che unisce ormai più di una generazione, attratta da un telefilm ricco di spunti, tematiche, interrogativi. Indubbiamente è stato un bel momento, si spera però non conclusivo di tutto l’insieme: al momento The XFiles, seguendo l’esempio delle due altre serie di culto Buffy e Angel, sta continuando con una decima stagione a fumetti, iniziativa senz'altro interessante anche per le vicende narrate che promettono bene, ma che non può ovviamente accontentare tutti gli appassionati, visto
20 anni con x-files che non è detto che tutti gli amanti di fumetti lo siano anche di telefilm e viceversa.
Del resto, la questione terzo film sembra essere ancora una volta un vero e proprio X-Files: Gillian è stata possibilista dicendo: Un film sarebbe fantastico mentre non credo che un ritorno in TV per una miniserie sarebbe una buona idea. David si è detto ancora più entusiasta con il suo: Ho sempre pensato che possiamo farlo. Lo faremo. Invece Carter ha riportato doverosamente i piedi di tutti per terra dicendo:
C’è bisogno di una motivazione grande per fare un lavoro duro come un film, ma ciò che vedo oggi è fonte di ispirazione. Tuttavia al momento un film non è in programma. Insomma, vorremmo ma non possiamo, perché il problema è quello, annoso, di tante cose in tutto il mondo, la mancanza di fondi, cosa su cui hanno anche ironizzato David e Gillian, vendendo per beneficenza foto e gadget autografati. Per il resto, l’incontro è stato sospeso tra simpatia e commozione, con tante battute anche sul rapporto mai del tutto detto tra Mulder e Scully (Gillian ha risposto a cosa farebbero Mulder e Scully durante un incontro con un bel Sesso selvaggio), oltre che sui contenuti e le tematiche, ancora e sempre interessanti. Sul tema della cospirazione, uno degli assi portanti del serial, Chris Carter ha fatto alcune considerazioni inerenti l’attualità storica e politica: Le teorie della cospirazione sono oggi molto forti, e penso che se XFiles tornasse avrebbe lo stesso impatto, potrei rifarlo oggi. Nel 2002 non potevamo più continuare con la serie perché tutti avevano fiducia nel governo o volevano avere fiducia, era un mondo completamente diverso ed era un periodo in cui credo che X-Files non avrebbe avuto alcun seguito. Tutti i relatori dell’incontro hanno mostrato comun-
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que grande considerazione per il loro lavoro, considerazione sottolineata dagli applausi e dall'entusiasmo del pubblico, sia in sala che nei vari angoli del mondo raggiunti da Internet, che vide crescere il fandom di The X-Files già ai tempi della sua trasmissione. Per ora ci si deve accontentare della decima stagione a fumetti, in cui tornano personaggi noti, sia buoni che cattivi, e in cui vengono riprese situazioni e storie delle nove stagioni, e della prossima uscita delle stagioni in Blu Ray. Gli attori e lo staff di The X-Files sono proiettati su altri progetti, ma non sembrano voler giustamente dimenticare un momento magico delle loro vite e carriere. Se questo rimarrà un momento ormai nel passato o potrà rivivere con un nuovo film, non è ancora dato saperlo. Per ora si aspetta e ci si diverte con interviste e panel, poi chissà. Elena Romanello
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Di Massimiliano H7-25
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e origini Sudafricane del regista e autore 34enne Neil Blomkamp continuano ad influenzare e quindi ad ispirare i suoi lavori. Il tema della segregazione, dell'allontanamento ed isolamento forzato di gruppi di individui, dopo District 9, viene riproposto anche in Elysium (nei cinema a partire dal 29 agosto) sebbene in chiave diversa. L'esordio cinematografico del 2009 aveva sviluppato in una dimensione fantascientifica il problema dell'apartheid prospettando allo spettatore un razzismo al “contrario” con i civilizzati umani nel ruolo di razzisti, xenofobi e gli alieni profughi in quello di discriminati. Elysium rinnova la questione della diseguaglianza e della negazione dei diritti fondamentali questa volta da una prospettiva più familiare alla storia dell'uomo: la divisio-
ne per classi sociali senza alieni di mezzo, anche se in un contesto futuristico. Siamo nell'anno 2154. La popolazione è scissa in due classi sociali: i benestanti che vivono agiatamente in una stazione spaziale denominata Elysium e i meno abbienti costretti a vivere sulla Terra ormai resa invivibile dalla sovrappopolazione, dalla povertà e dal degrado. Il Governo, al fine di impedire l'immigrazione clandestina impone leggi ferree per preservare i privilegi. Un uomo, Max (Matt Damon) intraprende una missione che lo porterà a fronteggiare il segretario di Elysium, Delacourt (Jodie Foster) e le sue armate, diventando il classico eroe per caso, l'unificatore dei due mondi, l'illuminista del futuro che sfida gli arbitri dell'Ancien Règime, ripristinando la giustizia sociale. SCI-FI GATE 14
Le aspettative nei confronti del nuovo lavoro di Blomkamp, definito da pubblico e critica come il paladino del socialismo Sci-Fi Cinematografico, sono tante. Elysium è stato in gran parte girato nella seconda più grande discarica del mondo in Messico. Il regista ha tenuto a precisare che ad eccezione dell'ambientazione nel futuro, la storia ha molto poco di fantascientifico, ma è l'Oggi proiettato nel 2154, in cui Il divario tra ricchi e poveri è diventato sempre più estremo. Il budget limitato, circa 30 mln di dollari, mai avrebbe fatto pensare a Blomkamp di poter contare su star di livello internazionale come Matt Damon e Jodie Foster: “Matt e Jodie sono stati straordinari. Hanno reso più facile il mio lavoro facendo tutto ciò che gli ho chiesto sul set.” Elysium
non è soltanto un film di denuncia, anzi, azione ed effetti speciali non mancano e le scenografie sono mozzafiato. Altra nota positiva è il ritorno al mondo Sci-Fi di un mostro sacro come Jodie Foster, dopo l'esperienza di Contact. Tutto questo basterà per ripetere il successo di District 9?
Sharlto Copley torna dopo district 9
Lotte di classe
Il paradiso artificiale
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Damon fa A pugni con la tecnologia
La Foster a capo di elysium
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Di Massimiliano H7-25
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Faccia faccia con l'alieno
Un'alleanza inaspettata
Chiamatemi Scwarzy
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opo il deludente secondo capitolo della saga: Chronicles of Riddick, che è valso a Vin Diesel il premio “Razzie” come peggior attore dell'anno, non sono mancati negli uffici della Universal Pictures propositi di abbandono del Franchaise cinematografico. Tuttavia, il costante impegno e il contagioso entusiasmo dell'attore, grande appassionato del personaggio antieroe, nativo del pianeta Furya, Richard B. Riddick, questo il suo nome completo, quella che era un'azzardata idea si è tramutata in realtà quando gli Studios, hanno annunciato nel 2012 la produzione del terzo film, superando anni di riserve e peripezie. Se far meglio di Pitch Black, il primo lungometraggio che nel 2000 sorprese pubblico e critica, sembra un'impresa ardita, impossibile far peggio di Chronicles anche perché gli autori hanno saggiamente ritenuto di tornare in qualche modo alle origini del Franchaise utiliz-
zando un budget relativamente basso e riservando la visione della pellicola ad un pubblico over 13. Soprattutto quest'ultima scelta ha consentito la scrittura di dialoghi meno banalotti che il critico cinematografico Patrick Sauriol ha definito degni di un film come Training Day. La nuova avventura, nelle sale italiane a partire dal 5 settembre, inizia con Riddick lasciato, dai suoi nemici, solo a morire in un pianeta sperduto nel quale la sua vita è minacciata da feroci creature aliene. Gli scontri a cui viene sottoposto sembrano solo un noioso e momentaneo ostacolo al suo piano di vendetta contro i suoi nemici che lo condurrà finalmente al suo paese natìo, Furya, in tempo per salvarlo dalla inevitabile distruzione. Anche il terzo capitolo è affidato alla regia di David Twohy, mentre il cast presenta qualche novità come l'efficace Karl Urban SCI-FI GATE 17
Leonard McCoy della saga di Star Trek di J.J Abrams), Dave Bautista (che vedremo nel 2014 nell'attesissimo Guardians of Galaxy) e Katee Sackhoff (capitano Kara Thrace della serie Battlestar Galactica). I Trailer in circolazione sembrano non deludere le aspettative. Le scenografie aliene di sicuro impatto, fanno da cornice alle gesta di Riddick (che in più di un'occasione ricorda Arnold Schwarzenegger di Predator) e gli effetti speciali non fanno pensare ad un film Low Cost. Vin Diesel va addirittura oltre quando, in un'intervista, afferma che il mondo di Riddick non è ancora stato raccontato del tutto e che per farlo saranno necessari altri due film in futuro. Ma il futuro è costruito dal presente e se il terzo capitolo non tornerà ai fasti di Pitch Black, non basterà la vista notturna di Riddick per vedere una luce di speranza nel buio del fallimento.
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Di Massimiliano H7-25
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na tranquilla cittadina della profonda provincia americana viene sconvolta da un evento straordinario: una gigantesca cupola trasparente compare dal nulla separandola dal resto del mondo. L'isolamento smaschera ben presto il finto perbenismo di un paese che, sebbene esteticamente gradevole, nasconde il suo lato oscuro. No, non vi stiamo descrivendo la trama del film dei Simpsons in cui la “gialla” Springfield viene sconvolta da un evento simile anche se per nulla soprannaturale o fantascientifico, ma di Under the Dome, serie prodotta dalla CBS e libera-
mente ispirata al romanzo omonimo di Stephen King. L'evento su cui si basa la serie è talmente analogo a quello vissuto da Homer e company, che gli stessi autori non hanno potuto evitare, in modo ironico, di omaggiare la creatura di Matt Groening, nel terzo episodio, prima facendo sbucare dal bosco, durante una scena ad alta tensione, un maialino che ricordava lo “Spiderpork” di Homer e poi facendo dire ad uno dei personaggi: “I Simpsons avevano predetto l'avvento della cupola”. Ma se i fans dei gialli cartoni non hanno protestato più di
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tanto, quelli di King si sono messi sul piede di guerra dopo aver notato come le vicende di Chester's Mill raccontate nella serie non coincidessero con quelle descritte nell'opera del loro maestro. La polemica è stata talmente accesa che si è reso necessario l'intervento dello stesso King, il quale, in una lettera rivolta ai suoi passionali fans e pubblicata sul suo sito ufficiale, ha tenuto a precisare che il lostiano autore, Brian K. Vaughan ha avuto ampia libertà di discostarsi dal romanzo per venire incontro alle esigenze del mondo televisivo e quindi alla possibilità di garantire un
prodotto che possa durare diverse stagioni. King: “I film ed i telefilm tratti dai libri non cambiano i libri, ma propongono nuove versioni di questi racconti. Se avete amato il libro, è ancora lì per voi. Ma questo non significa che la serie tv sia cattiva, perché non lo è. Anzi, è fatta molto bene. E se guardate attentamente, noterete che molti dei miei personaggi sono ancora lì, sebbene alcuni siano stati fusi con altri o hanno cambiato mestiere ”. Under the Dome non si allontana molto dalle serie postapocalittiche come ad esempio Jericho: l'isolamento forzato provoca panico
e incertezza sul futuro e le scarse risorse fanno scattare in ogni abitante di Chester's Mill l'istinto di sopravvivenza che supera i divieti posti dalla coscienza morale e dalla legge, per affermare l'egoistica condizione umana dell'Homo Homini Lupus. La prima stagione, trasmessa anche in Italia dal 14 luglio, scorre via raccontandoci i vari personaggi e rivelandoci i loro scheletri nell'armadio, centellinando le informazioni sulla natura della misteriosa cupola. La speranza è che Under the Dome non incappi nell'errore della sfortunata Awake, in cui gli autori, per raccontare le vite
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dei protagonisti, dimenticarono (cosa più importante) di concentrarsi sul mistero che coinvolgeva lo show, causandone così la sua cancellazione. Under the Dome al momento non sembra correre questo rischio, anche perché la CBS ha annunciato il rinnovo per una seconda stagione, forte degli ottimi ascolti. Sulla natura della cupola si sprecano le teorie. Sembra che sia artificialmente intelligente, si prende cura dei suoi protetti fornendo loro aria e acqua e garantendone la sopravvivenza. Ma per quale scopo? Lo scopriremo ogni domenica su RAI2.
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Di Massimiliano H7-25
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a Marvelmania non conosce flessioni. Dopo aver contagiato i cinefili di tutto il mondo, proverà a conquistare anche i più numerosi telefilmici. L'ABC, infatti, a partire dal 24 settembre 2013, lancerà la prima serie televisiva targata Marvel, dal titolo Agents of S.H.I.E.L.D. , sfidando le esigenze del pubblico medio più attento ai contenuti che ai mega effettoni speciali, senza dimenticare di strizzare l'occhio ai fans del grande schermo con riferimenti e nuove rivelazioni mitologiche. La Shield non è altro che l'organizzazione di Intelligence segreta che ha già fatto capolino numerose volte nei vari Franchise quali quelli di Thor, Iron Man, Capitan America, The Avengers ed è proprio da quest'ultimo film, diretto da Joss Whedon (che è coinvolto anche nel progetto televisivo) che la trama si svilupperà, mantenendo quella continuity narrativa che fa di tutte le varie produzioni un prodotto organicamente ed armonicamente composto. Ma proprio dalla formazione del cast emerge un elemento che potrebbe far vacillare la questione della continuità e che ha già destato perplessità nel pubblico. Uno degli attori protagonisti della serie è Clark Gregg, l'Agente Phil Coulson, uscito di scena eroicamente nel film The Avengers, ucciso dal fratello di Thor, Loki. Una fonte dell'ABC ha rivelato che la dipartita di Coulson nel film, in realtà è stata una messa in scena architettata da Nick Fury (Samuel Jackson) per motivare i supereroi nella battaglia contro gli alieni.
La spiegazione soddisferà il pubblico? Di questo non v'è certezza. Qualcuno sospetta che i rumors siano una falsa pista e Coluson potrebbe essere in realtà un LMD (Life Model Decoy), un robot come tanti sono stati usati dallo Shield nei fumetti. La serie conterrà episodi autoconclusivi e diversi archi mitologici. Il gruppo dell'Agenzia segreta avrà il compito di indagare su eventi straordinari causati da criminali fuori dall'ordinario e supereoi in divenire. Joss Whedon ha tenuto a precisare che la serie avrà vita a sé rispetto ai Franchise cinematografici, sebbene gli eventuali accenni alla mitologia primaria saranno sempre funzionali e mai gratuiti solo per accontentare i fans. Così Whedom: “Non ho intenzione di fare riferimenti tanto per farli. Se ci sarà la possibilità di accennare a qualche personaggio del più vasto mondo Marvel perché ci sarà utile, non perderemo occasione di farlo. L'ABC e la Marvel ci hanno dato fiducia, concetto diverso dalla libertà. Il loro coinvolgimento diretto nella produzione è stato prezioso e ci ha dato l'idea della direzione da intraprendere.” L'anteprima del pilot mostrata di recente al Comic Con di San Diego, ha svelato una Guest Star, la bella Cobie Smulders, nei panni dell'Ag. Maria Hill (The
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Avengers) e che probabilmente rivedremo ancora nel corso della serie. Smulders: “Sarei più che disposta a farlo, ma è una questione di come intendono sviluppare lo show. Non so se e in che modo il personaggio di Maria possa essere necessario alla trama. Se funziona in maniera organica sarei felicissima di tornare, ma al momento non so ancora niente". I principali protagonisti non sono supereroi ma umani fra sovrumani e nel primo episodio Coulson avrà il compito di formare la sua squadra il cui scopo è rendere la Terra un posto sicuro. Il Team comprende l'irreprensibile Agente Grant Ward (Brett Dalton), esperto in lotta e spionggio; l'Agente Melinda May (Ming-Na Wen), pilota e praticante di arti marziali; l'Agente Leo Fitz (Iain De Caestecker), nerd imbranato ma geniale; e l'Agente Jemma Simmons (Elizabeth Henstridge). Al gruppo si unirà anche una civile, l'hacker Skye (Chloe). ll budget elevato consentirà allo show di mostrare strumenti ipertecnologici, naturalmente forniti dalle Industrie Stark . Allora non ci resta che attendere meno di un mese per accogliere anche nel salone di casa nostra il mondo eroico e stupefacente della Marvel.
NEWS Di Massimiliano H7-25
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ome un panettiere, J.J. Abrams sforna serie televisive in grandi quantità. Che importa se alcune riescono male scomparendo ben presto dai palinsesti (Alcatraz) o se altre hanno un successo planetario da diventare cult della TV sebbene presto affidate ad altri autori di fiducia (Lost, Fringe). Abrams è una macchina da soldi per le reti americane. Una fucina di idee dallo sviluppo incerto che attira le pubblicità come api al miele. L'ultima creatura di J.J è Almost Human serie Crime dai risvolti fantascientifici (in realtà ce ne sarebbe contemporaneamente anche un'altra in procinto di debuttare in TV: Believe, ma tanto...una più, una meno). Siamo nell'anno 2048, in un mondo in cui i poliziotti sono affiancati da agenti androidi. Un agente “umano” John Kennex (Karl Urban che presta il volto al Dr. Lemond della nuova saga di Star Trek e che vedremo anche in Riddick il 5 settembre prossimo) viene ferito gravemente. Tornato in servizio gli viene affiancato un collega robot che viene da Kennex stesso distrutto. Il diretto superiore decide di affidargli un nuovo Cyborg/partner più umano dei prodotti fatti in serie, per la sua capacità di provare emozioni, grazie al quale John dovrà ricredersi superando i suoi pregiudizi.
alla quale è stato affidato il ruolo di Maldonado, il capo di Kennex. L'androide è invece interpretato da una vecchia conoscenza della fantascienza televisiva, Michael Ealy, Il serial, affidato alle cure del già visto nello sfortunato Fringiano Wyman conterrà e- FlashForward. Dorian, il pisodi autoconclusivi. Proprio Cyborg, risulta essere curioso al limite del fastidioWyman, in un'intervista ha so, dell'irritante, poco prosvelato (facendo luce su un aspetto che riguarda l'acqui- penso a spegnersi a richiesto di episodi pilota) che sono sta. E' un androide che guarda all'esistenza con gli stati prodotti due Pilot. Uno più avvincente e ricco di par- occhi di un bambino. Nienticolari destinato ad accatti- te a che vedere con i suoi vare le simpatie delle reti ac- simili, fredde macchine calquirenti e un altro, quello che colatrici, perché lui invece è qualcosa di nuovo, di divedremo in TV, più avaro di verso, “quasi umano”. Michael rivelazioni sulle capacità dei Cyborg, che in questo artico- Ealy osserva: “Il desiderio di Dorian di essere umano è molto lo non vogliamo spoilerarvi. forte. e in certe situazioni potrebL'idea di Almost Human non be essere percepito come forse è certo originale, se si pensa fastidioso, ma penso anche che ad Io, Robot o al cult movie, ci sia una certa dose di bellezza in Blade Runner, oppure, per questo. Dorian è lo specchio di rimanere nell'ambito seriale, quella umanità che tutti noi diamo a The Sarah Connor Chronicles, tuttavia non è il tema ad per scontato ". affascinare, ma il modo in cui viene sviluppato, anche se il pregiudizio del protagonista nei confronti degli androidi ricorda forse troppo quello mostrato da Will Smith proprio con Io, Robot. Il cast vanta la presenza regolare di un'attrice di straordinaria bravura, Lily Taylor (America Oggi, Arizona Dream), SCI-FI GATE 22
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Di giuseppe massari
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erial inquietante e paranoico, dove nulla è mai ciò che sembra e il cui slogan (nel corso degli anni) divenne “non fidarti mai di nessuno”. Fino a quel momento la fantascienza televisiva americana era stata decisamente meno “ambigua”, con i “buoni” e i “cattivi” sempre ben delineati e distinti. Invece in “X-Files”, creato dallo scrittore Chris Carter, le certezze sono decisamente poche, e di stagione in stagione crollano
anche quelle poche che lo spettatore credeva di avere. Questo ha segnato la nascita di un nuovo modo di intendere la fantascienza televisiva, al quale molti altri serial (soprattutto americani) si sono in seguito ispirati. Il soggetto di partenza è semplice ed intrigante. Esistono casi irrisolti, per i quali l’FBI non trova spiegazione se non cercando nel mondo del paranormale, dell’occultismo, dell’ufologia o altre scienze SCI-FI GATE 25
ufficialmente non riconosciute. Questi casi vengono catalogati come “X-Files” (tradotto letteralmente “documenti X”). Degli X-Files si occupa, con notevole interesse, l’agente Fox Mulder (David Duchovny) che i colleghi chiamano, per tale motivo, “lo spettrale Mulder”. La passione di Mulder ha una spiegazione: egli è infatti convinto che sua sorella, scomparsa da diversi anni, sia stata rapita dagli extraterrestri.
FIGHT THE FUTURE – IL FILM - 1998 E gli X-files sono una eccellente possibilità per conoscere la sorte di sua sorella, se non addirittura per ritrovarla. I superiori di Mulder, apparentemente tiepidi nei confronti delle sue indagini, decidono di affiancargli la collega Dana Scully (Gillian Anderson). Scully è laureata in medicina e possiede una mentalità rigorosamente scientifica: i superiori la ritengono adatta a frenare la spinta del collega verso il paranormale e a giudicare obbiettivamente le indagini nelle quali si troverà inevitabilmente coinvolta (e sulle quali dovrà fare, senza che Mulder lo sappia, minuziosi rapporti). Ma le certezze scientifiche di Scully crollano presto: Mulder le apre un mondo di eventi inspiegabili, popolato da creature mostruose, poteri paranormali, alieni, entità benigne o malvagie, e tutto ciò a cui la scienza ufficiale non ha mai trovato spiegazione. Ben presto Scully deve ricredersi sul collega e sulle sue teorie, e diviene una leale collaboratrice. A casi sempre più inquietanti (a volte agghiaccianti) e di difficile soluzione, si affianca poi un’altra difficoltà: perché il vero motivo per cui i superiori vorrebbero scoraggiare le indagini di Mulder non sembra più lo scetticismo, quanto la volontà di insabbiare verità scomode... Quindi, ai temi classici della fantascienza come alieni, mostri e poteri soprannaturali si aggiunge anche la teoria del complotto, e tra i nemici di Mulder e Scully si iniziano a contare alcuni superiori e colleghi. Il numero uno si rivela essere “l’uomo che fuma” (William B. Davis), che nei primi due cicli ci è apparso semplicemente come l'uomo che sapeva e non parlava e poi come l'elemento chiave
nell’insabbiamento di molte indagini, nonché del complotto tra il governo e gli alieni ai danni dell’umanità; per fortuna i due agenti hanno dalla loro parte il vicedirettore dell’FBI Walter Skinner (Mitch Pileggi), che con il procedere della serie assume un ruolo sempre più importante e cerca di appoggiare i suoi agenti e di proteggerli come può, compatibilmente con gli ordini superiori. Nel primo ciclo appare un uomo soprannominato “gola profonda” (Jerry Hardin), il quale è seriamente intenzionato a raccontare ciò che sa, e per questo motivo verrà eliminato. Nel secondo ciclo Scully viene rapita, non si sa bene se da agenti del governo o dagli alieni; appare un nuovo informatore detto “mister X” (Steven Williams), e nell’ultimo episodio Mulder scopre che anche suo padre faceva parte di un complotto nel quale il governo aveva avuto trattative con gli alieni. Appaiono anche tre strani “hackers” soprannominati “i cavalieri solitari” (“the lone gunmen” nel doppiaggio originale): John Byres (Bruce Harwood), Melvin Frohike (Tom Braidwood) e Ringo Langly (Dean Haglund), vecchi amici di Mulder che lo aiutano nelle sue indagini. Ad essi è pure stato dedicato nel 2001 uno
“spin–off” di breve durata (solo 13 episodi). Nel terzo ciclo emergono nuovi particolari sul rapimento di Scully, e per la prima volta i due protagonisti scoprono un micidiale virus alieno chiamato “cancro nero”. Nel quarto ciclo Scully si ammala di cancro al cervello e si teme per la sua vita, mentre nell’ultimo episodio per Mulder c’è una sconcertante rivelazione: il governo ha fatto in modo che la gente credesse negli extraterrestri per poter coprire altre verità più inconfessabili... Nel quinto ciclo appare il personaggio di Cassandra Spender (Veronica Cartwright, vista in “Alien”), una donna rapita più volte dagli alieni e madre di un altro agente dell’FBI, Jeffrey Spender (Chris Owens). A cavallo tra il quinto e il sesto ciclo è stato girato un film per il cinema, dove i protagonisti indagano su di un misterioso virus alieno (lottando, come sempre, contro vari depistaggi)
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con la collaborazione di un misterioso medico interpretato da Martin Landau (il comandante Koenig di “Spazio: 1999”). Nel sesto ciclo appare una nuova collega, l’agente Diana Fowley (Mimi Rogers), che purtroppo si fida più dell’”uomo che fuma” che non di Mulder e Scully... nell’ultimo episodio Mulder scopre un antico manufatto che gli causa strani disturbi... la soluzione di questo mistero viene cercata all’inizio del settimo ciclo, schivando sempre la minaccia dell’”uomo che fuma”. Nell’episodio “Millennium”, abbiamo l’incontro con il protagonista dell’omonima serie di Chris Carter, l’agente Frank Black (Lance Henriksen)! Per la cronaca, l’ultimo episodio di “Millennium” (nato tre anni dopo “X-Files”) era andato in onda sei mesi prima. All’inizio dell’ottavo ciclo Mulder è scomparso, rapito dagli alieni nell’ultimo episodio della serie precedente, e Scully si ritrova affiancata dall’agente John Doggett (Robert Patrick, il “T1000” di “Terminator 2”). Ora è Doggett ad interpretare il ruolo dello scettico, mentre Scully gli fa conoscere la realtà degli XFiles. Appare anche una nuova collega donna, l’agente Monica Reyes (Annabeth Gish). Mulder riapparirà negli ultimi episodi, mentre Scully, incinta, partorirà il suo bambino (è rimasta incinta alla fine del ciclo precedente). Nel nono e ultimo ciclo, le indagini vengono condotte principalmente da Doggett e Reyes: Scully infatti è divenuta docente universitaria, ma di fatto continua ad appoggiare i suoi colleghi. Mulder deve continuamente sfuggire ai suoi nemici, mentre il bimbo di Scully (di cui è il padre, forse grazie ad inseminazione artificiale, ma anche questo non è chiaro) cresce. Ma è figlio di due genitori sottoposti ad esperimenti alieni, e viene considerato pericoloso: Scully sarà costretta a darlo in affidamento. Nell’ultimo episodio molti misteri vengono svelati, molti altri restano aperti, e molte cose vengono chiarite
sulla natura del rapporto tra Mulder e Scully (e, tra i motivi di suspence indotti dal serial, questo non era di secondaria importanza...!). Questa è una serie mitica, un successo epocale, al punto che si è arrivati a parlare persino di “Xgeneration”. Basti solo la lunghezza notevole (ben nove stagioni), resa possibile, chiaramente, da un’audience a prova di bomba (a differenza degli alti e bassi incontrati a volte da altre serie peraltro mitiche come “Star Trek” o “Doctor Who”). Ciò non toglie che anche “X-Files” abbia, alla fine, dato qualche segno di stanchezza: le teorie del complotto si sono accavallate in un groviglio sempre più inestricabile, rendendo la vicenda molto difficile da seguire per chi non conoscesse la serie fin dalla prima puntata. X-Files è stato integralmente trasmesso in Italia sulle reti Mediaset, e tutte le stagioni sono reperibili anche in dvd (compresi i film per il cinema).
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I WANT TO BELIEVE-2008 A distanza di sei anni dall’ultimo episodio TV e di dieci anni dal primo progetto cinematografico (X-Files Il Film), Chris Carter, ha diretto, David Duchovny e Gillian Anderson, nei panni degli agenti speciali Fox Mulder e Dana Scully, in XFiles: Voglio Crederci, un thriller in cui si scontrano fede e scienza, ragione e sentimento, lontano dalle tematiche mitologiche. Purtroppo a dispetto delle aspettative il film ha ricevuto parecchie critiche anche da parte del fandom e i risultati al box office sono stati deludenti.
C
Di silvana mangano
om'è possibile, dopo 20 anni, 9 serie tv, 2 film, poter descrivere la relazione che lega i protagonisti di X-Files? Molti, tra autori, giornalisti, scrittori, commentatori e professori universitari e non ultimi i fans,e gli interpreti stessi dei personaggi,hanno cercato di farlo, promuovendo alcuni aspetti della coppia a scapito di altri, ma tutti altrettanto brillanti ed efficaci. Si cercherà di seguito di mettere ‘quasi’ in ordine alcuni commenti che si sono susseguiti, in sotto paragrafi a tema,atti a far comprendere cosa sia ‘l’universo Mulder&Scully’. Teste (e corpi) parlanti: Barnes(2007 pg. 174) riporta come i due protagonisti fondino la loro relazione sul dialogo,altri autori all’interno del medesimo libro, propongono paralleli in ambito filosofico che potrebbero confacersi ad ogni carattere, p.e Mulder/Socrate e Scully/Menone, oppure Mulder /James e Scully/Clifford, in ambito psicologico, ecc ecc. La loro possibilità di parlare, di capirsi e di discettare, lei scientificamente, lui aperto a possibilità più estreme non ufficiali, fa di loro la coppia Dialogante. Essendo personaggi e non persone, possono esprimersi con competenza, conoscenza e a volte con qualche sentimento che serpeggia qui e là. Il loro modo di rivolgersi reciprocamente, compito, rispettoso anche durante i litigi, su tesi opposte, li caratterizza: sono persone ben educate,intelligenti e soprattutto in relazione. Il dialogo da sempre rappresenta socialmente e affettivamente un modo di legarsi, scontrarsi e manipolarsi, e rimane nella società occidentale la strada maestra che conduce al conoscersi. Parlare di alieni,cospirazioni e ipotesi di indagine incanala verso la Verità, epistemologicamente sono effettivamente filosofi,contando anche sulla profonda ironia presente in tanti loro discorsi.
Ma oltre gli argomenti che Mulder e Scully affrontano,bisogna aggiungere una ottima interazione non verbale, fatta di gesti,sguardi e silenzi. I loro silenzi sono densi,i loro sguardi fissano e parlano più delle parole,insomma si intendono a vicenda. Questa intesa sembra essersi sviluppata negli anni,nonostante il ruolo di Scully sia stato presentato nel Pilot come quello del disturbatore. Si usa il termine intesa perché idealmente,anche quando sono in totale disaccordo sullo svolgersi di una indagine ,Mulder e Scully danno l’impressione,che “si , siamo agli opposti, ma in questo modo ci completiamo”. Essi si ‘compiono’ l’uno con l’altra, rappresentando due metodologie di pensiero opposte:credente e scettica,ma secondo la Neumann (1999 pg 76)ognuno rappresentante due modi comunque di credere. Schieramenti opposti, metodologie differenti ma complementari. Wilcox e Williams (1997 pg 112)accostano i loro dialoghi a quelli di una coppia sposata e collaudata negli anni: la relazione tra loro si consuma negli sguardi (op.cit pg 116), la sensualità è nel considerarsi con lo sguardo, nel sublimare la pulsione sessuale con la vista. Per i personaggi conta più (op.cit. pg 116) una conversazione centrata sul caso da risolvere che incoraggia lo scambio intellettuale piuttosto che il contatto sessuale fisico reale. Quindi il dialogo porta all'intendersi,al completarsi. Forse, avrebbe detto Jung, Mulder e Scully rappresentano la coppia archetipa. Interessante come Mulder abbia sempre rappresentato la parte femminile della personalità nella coppia (nelle intenzioni di Carter stesso, Mulder è estremamente empatico tanto quanto Scully è razionalista) e Scully invece la parte maschile (non a caso suo padre la identificava con Starbuck di Moby Dick). Armonia degli opposti, alchimia degli opposti, la coppia funziona.
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Vredenburgh(2007 pg 61)considera Scully la testa e Mulder il cuore ,elementi in conflitto, ma in opposizione positiva, fattiva, che porta al risultato. Wildermuth (1999 pg 9) parla ancora di armonia tra loro,nel caos di un mondo post Guerra Fredda, che sta andando in pezzi e dove loro cercano di ristabilire un equilibrio tra verità e menzogna. Crescono insieme, asserendo, tanto che, l’autore scrive (op.cit.pg 11) fra loro si stabilisce una tale intesa che il mondo circostante sparisce. Si ha infatti l'impressione che quando i due parlino tra loro, gli altri non esistano, il loro rapporto esclusivo e escludente appare come la zattera di salvataggio che percorre il mare di alti e bassi che li travolgono sempre. Attaccati l’una all’altro, riescono a salvarsi, insieme. Anche quando gli eventi travolgono il loro differente modo di pensare, secondo Abrams e Cooke (2008 pg 197) essi sono un'unica persona, ’the whole person’ che Mulder indica in ‘Fight The Future’ ha questo significato:
Mulder deve addomesticare la sua immaginazione selvaggia con i duri metodi empirici di Scully, soltanto così si cerca la Verità. In tale analisi quindi M&S non sono da considerare opposti, mentecuore, ma unica mente. Colleghi:l a definizione più calzante di M&S come colleghi, co workers, la dà Bertonneau (2006 pg.191)che li definisce uniti e relazionati con la Verità e ciò li caratterizza come agenti con un'etica, non solo professionale ma umana.
I due agenti sono due colleghi ma non solo,superati nei primi episodi la diffidenza di lui e la freddezza di lei, arriva poi la condivisione di un ‘attività ,facilmente definibile come passione, dedizione e missione. Al di là di un addestramento,al di là di uno stipendio, i due protagonisti ci mettono interamente loro stessi nell'indagare e nel cercare colpevoli e piste,e nel provare a dare le risposte che cercano. Aden (1999 pg.155)pensa che M&S siano sempre sorvegliati in ogni mossa che compiono all’interno dell’FBI e all'esterno, in una sorta di ‘patopticon’ di focoultiana memoria, essi non possono andare ‘out of there’(op.cit. pg.160). Il Consorzio, i nemici interni ed esterni, gli informatori, tutti sono dei sorveglianti in questo enorme padiglione regimentale costantemente occheggiato e studiato. Lavorare insieme li ha trasformati,ha avuto l’effetto di mutare due posizioni inconciliabili rendendole, attraverso la continua relazione lavorativa, più fluide,più comunicative,più valide. Nelson (1997 pg. 151)arriva a sostenere che tra loro non ci possa essere una relazione se non quella lavorativa:il compito li assorbe talmente, coinvolgendo anche le loro vite familiari e sentimentali, che non possono certo interessarsi l’uno all’altra se non usando, come legame, il lavoro. Tema questo ripreso anche da Moses
(pg. 206)che ritiene la loro partnership piena di fiducia e fonte prima di valore nelle loro vite. Ma è con Bertsch(1998)che si definiscono propriamente M&S ‘work addicted’, essi sono impiegati che non vedono i loro incarichi governativi come occupazione alienante,e non facendo distinzione tra lavoro e vita privata ,è il lavoro stesso che li soddisfa e consola (pg.118). Wilcox e Williams (1997 pg. 115) insistono nell’inquadrare M&S come ‘workalcholic’: i due hanno una relazione fortissima per il fatto di lavorare insieme,le loro vite private sono accennate, abbozzate,evitate per evidenziare la teoria della cospirazione. Amici e parenti:l’amicizia tra M&S è basata, secondo la Wilcox (copia privata pg.7), sulla condivisione della dedizione alla verità. Quando si definisce un'amicizia si usano spesso tanti paragoni, ma per questi personaggi questa della ricerca accomunante è quella più spendibile. Perseverare nell’indagine di quanto accade nelle loro vite, in quelle dei loro familiari e dei destini mondiali è un legame sacro, che unisce al di là di gusti in comune o di crescite assieme, motivi più facili da addurre nella durata di una amicizia. Fanfiction su questo tema si sono moltiplicate, pari a quelle dove i nostri hanno invece una relazione d’amore, segno questo che l’amicizia ha colpito i fans come legame validissimo per unire i due. Secondo Booker (2002 pg.138) M&S
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sono riusciti ad andare oltre l’impersonale legame burocratico tra colleghi e hanno saputo creare una genuina connessione interpersonale. Non usando il sesso come legame,essi si sono uniti nella fiducia, nel rispetto reciproco e non ultimo nel prendersi cura l’uno dell’altra. Però Mulder ha fatto di più: oltre l’amicizia ha trattato Scully come una sorella, secondo Malach (1997 pg.75). Per Wilcox e Williams (1997 pg.108) Mulder usa nel Pilot Scully come
legame per continuare a cercare Samantha, perché raccontandole la sparizione della sorella, le mette le mani sulle spalle, così egli crea una sorta di identificazione con le due donne:infatti nel ciclo della ‘abduction’ che riguarda Scully si vedrà Mulder di nuovo sconvolto ,come se si dicesse: ‘ancora una donna cui sono legato,ancora una volta…’. Per Delasara (2000 pg.117) Scully, dall’episodio ‘Never again’, comincia a considerare Mulder come una figura paterna. Quindi l’istanza di identificare con figure di cari scomparsi con tutte le valenze affettive risolte e non
risolte, l’amico e l’amica,porta il rapporto tra M&S ancora più nel profondo delle rispettive vite. Precursori e simili:esiste nella letteratura che riguarda gli X-Files, il filone che riconnette M&S a personaggi del passato, storici, mitologici, tragici ed eroi della letteratura mondiale. Kydd(2002 pg. 2) legge il legame identificativo che unisce i nostri eroi secondo la lente della autorevolezza,essi rappresentano il potere ma non quel ‘white power’verso il quale sono in aperto conflitto. Essendo agenti dell’FBI, e rimanendolo per la durata di tutta la serie, compreso il secondo film, dove sono quasi-reintegrati, rappresentano un potere ‘buono’ nel quale il fan vuole riconoscersi, quel potere corretto ed onesto che guida i cittadini,senza sfruttarli o umiliarli. Aden(1999 pg. 173 )li considera come eroi complementari, atti a dare ciascuno un punto di vista, ma fallevoli se mancanti dell’altro. Carter il loro creatore, si è espresso sempre in favore di Scully che non ha mai considerato complementare a Mulder, ma totalmente sullo stesso livello di valore narrativo. Kelley-Romano (2008 pg.111) definisce M&S una unica figura eroica, nella sua esposizione sostiene che intenzionalmente essi sono stati presentati secondo le dicotomie magia/ scienza, maschile/femminile e fede/ragione. Soltanto mantenendo unite le due figure simboliche si ottiene un eroe dalle due facce, egualmente necessarie. Unico eroe dunque ma declinato in coppia, questo concetto è chiaro anche per Delasara (2000 pg.117) tanto da definire M&S come yin /yang, Anima/Animus, insomma, due aspetti di un unico essere umano. Ancora le dicotomie nel saggio di Wilcox e Williams(1997 pg.120) che parlano di maschile/femminile, razionale/non razionale e corpo e mente. Uno dei produttori, Howard Gordon (1996 pg.38) considera, in maniera bizzarra, M&S come ‘guide turistiche’ nel caos mondiale del post Guerra Fredda. Aden (1999 pg. 174)li valuta come Pilgrims (Padri Pellegrini) nel senso antropologico del termine perché come i Pellegrini ,essi sono stati sradicati da luoghi che conoscevano per intraprendere un viaggio verso l’ignoto, nel loro viaggio imparano a rispettarsi e a
conoscersi,per poi convivere secondo alti ideali di fiducia e lealtà. Per Haser invece (2007 pg.81)M&S procedono secondo i metodi usati dagli psicanalisti: prima l’indagine su loro stessi, con ipnosi e sedute terapeutiche(in relazione al loro training come agenti )e poi il proporsi come indagatori di altrui traumi,dopo aver scoperto i propri.Il mistero di ogni vita che incontrano, soprattutto nella mitologia, è il ripresentarsi del loro proprio trauma:è come se loro fossero coinvolti in una continua seduta di terapia psicoanalitica, alternandosi nei ruoli paziente/analista. A Kellner (2002 pg.213) M&S ricordano Woodward e Bernstein, i giornalisti che svelarono il Watergate, non soltanto per le somiglianze sparse dappertutto da Carter tra il tradimento alla nazione di Nixon e il tradimento compiuto dal Consorzio nello show,ma per la loro capacità di navigare tra mille difficoltà per trovare prove di ciò che cercano ,per far apparire davanti agli occhi di tutti, il complotto universale. Chi sarebbero M&S se fossero i protagonisti di una tragedia greca? Risponde Argiro (2007 pg.292) per Mulder: egli è Oreste, intrappolato nella vendetta in nome di sua sorella,egli agisce secondo il principio femminile contro il principio maschile. Samantha è stata sacrificata come Ifigenia, Mulder si trova in un conflitto familiare degno della tragedia eschiliana. Kubek (1997 pg.182)considera Scully come Antigone, amministratrice della Morte, e dell’Ordine morale secondo La Legge
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(nel caso di Scully La Scienza ). Negli atti del Fortean Unconvention(2002 pg.5)si trova la similitudine cattolico-cristiana: Mulder è Gesù e Scully è Maddalena. Similitudine francamente forzata, giustificata unicamente dalla categoria dell'amore impossibile (sic!). Donaldson(2007 pg 19) ritiene al contrario, che Scully è Giuda Iscariota,nell’accezione di questa figura come l’amico più vicino di Mulder/Gesù, mandato inizialmente a distruggere Gesù e poi diventato suo discepolo. Giuda rappresenta colui che rende possibile i piani divini: egli, conoscendo i disegni del Padre, fa si che il Figlio li compia. Non si è in ambito biblico ma letterario, basandosi Donaldson sull’opera di Kazantzakis, ‘L’ultima tentazione di Cristo’, cui si riferiscono gli episodi The Sixth Extinction e Amor Fati; colui che strappa Gesù dalla prigione dorata del suo ultimo sogno e lo riporta alle proprie responsabilità, facendolo divenire l’eroe che deve essere, rendendo compiuta l’opera del Signore, è Scully. Ma tra i tanti investigatori che si sono succeduti nella letteratura, secondo Delasara (2000 pg.18) e Wilcox e Williams (1997 pg.112) e Abrams e Cooke (2008 pg.181)M&S ricordano Holmes e Watson. Per il primo autore, Mulder discende da Holmes per i tratti di indipendenza di spirito, mentre Scully assomiglia alla figura di Clarice Starling del ‘Silenzio degli Innocenti’, per i secondi la somiglianza con i detective della Londra fin-de-siecle si evidenzia nella condivisione di domicilio,e per M&S questo avviene nella stanze comunicanti dei motel (o dal possesso reciproco delle chiavi dei rispettivi appartamenti): questa somiglianza viene considerata soprattutto dagli autori per sottolineare l’intimità che lega i protagonisti(e su questo ci si tornerà in coda a questo articolo).In Abrams e Cooke si trova anche la somiglianza fisica tra Holmes e Mulder, risparmiando però quella tra Scully e Watson! Sempre in letteratura, stavolta Shakespeare viene scomodato da Yang(2008 )che in un intero saggio riporta come Mulder prenda tratti da Amleto e Scully da Orazio
In ‘Amor Fati’ Mulder è folle,così come Amleto viene creduto, Orazio è la voce dell’amico devoto, razionale ,che nel finale dell’episodio lo riporta alla realtà. Come Amleto, Mulder vuole vendetta e pubblica ignominia sui cospiratori,così Scully come Orazio cerca di indicargli la via migliore per ottenere questi obiettivi. Secondo l’autrice l’ossessione di Mulder per la verità è identica a quella di Amleto, e riguardo il soprannaturale entrambi ne hanno visioni e messaggi,ma Scully/Orazio gli ripete spesso che “è solo nella tua mente”…Orazio lo scettico e Amleto il visionario. Neumann(1999 pg. 75)accosta Scully a un basso Sancho Panza che accompagna un alto Don Quixote/Mulder … Amore & sesso: alla luce di quanto dichiarato da Gillian Anderson al San Diego Comicon 2013, questa sezione sembra quella più interessante, soprattutto per i fans. Clerc (1997 pg 49) sostiene che la relazione sentimentale tra i due eroi è stata alla base dell’appeal sul pubblico femminile mondiale. Silbergleid (1996) indica quale fosse la ‘Verità’ che tutti i fans sapevano, ovvero il legame, oltre quello lavorativo tra M&S, e come questo legame abbia influenzato anche la letteratura scritta dai fans, riuscendo a risolvere con ottime fanfiction, la tensione erotica che nello show veniva alimentata con sagace marketing. Soter (2002 pg 137)indica come cifra che collega l’attrazione fra i due e l’attrazione della coppia sui fans, l’alchimia tra i due attori. Le spiegazioni però a questo amore rimasto per anni platonico sono molteplici. Donaldson(2007 pg 22)parla di messaggio d’amore tra i due che non ha avuto il bisogno dello sfogo fisico perché presentato come relazione ottimale tra due esseri umani. Anche Booker(2002 pg 141)sostiene che M&S hanno rappresentato, senza aver bisogno di sesso, una genuina relazione d’amore, rappresentando essi i prototipi degli amanti degli anni ‘90, generazione che ha conosciuto per prima l’AIDS. Booker (2002 pg 141) evidenzia a proposito come i momenti di tenerezza,riferendosi in particolar modo ai baci che i due si scambiano, sono sempre pronti a sottolineare momenti di forte tensione o pericolo, insomma se si amano apertamente sono nei guai. Per McLean ( 2000 pg 260)addirittura se fossero diventati compagni sessuali,essi avrebbero perso l’importanza come figure al di fuori del ‘Sistema’, rivoluzionari: il sesso li avrebbe resi ‘banali’,convenzionali.
come buona parte degli show delle decadi precedenti.Chiaramente questo alludere ha funzionato ,come un X-Files :il sesso tra M&S mai mostrato,è stato il sacro graal dei fans. Un matrimonio borghese, così Booker(2002 pg 138) definisce la relazione tra i due ,come la relazione anticapitalista tra due esseri umani che contrastano, attraverso la dimensione più personale dell’amore, il tardo capitalismo. Borghese perché propone il valore della solidarietà su quello del profitto. Wilcox e Williams(1997 pg 113)leggono la relazione tra M&S quasi maritale,i litigi sulle questioni investigative, ricordano i litigi di ogni coppia sposata. Tucker (1996)è stato ancora più definitivo:il successo di X-Files è consistito nel rappresentare in tv il matrimonio più di successo e progressivo mai presentato. Uno sguardo di Scully,una battuta di Mulder, ecco la relazione più intima. E soprattutto aver fuso in essi il rispetto reciproco con un amore sottotestuale.
La coppia dunque funziona, perché secondo Soter( 2002 pg 148)la reale amicizia, il rispetto, l’amore nelle coppie che investigano rispondono al bisogno di non esser soli in un mondo bugiardo, mentitore e cospirativo. Considerati spesso da chi li incontra in diversi episodi, come marito e moglie, o almeno amanti (Wilcox e Williams op.cit), M&S rimangono spesso interdetti o divertiti, guardandosi cercano di non dare adito a nessun tipo di sospetto in questo senso. Quando in ‘Arcadia’ (Abrams e Cooke op.cit)debbono impersonare un marito e una moglie in missione sotto copertura,si dimostrano davvero poco abili nel gioco delle parti, segno questo di una sorta di ‘reazione’ al tradizionale considerarsi una coppia. In finale,sembra che la motivazione per cui M&S stiano bene insieme, abbiano funzionato come investigatori e esseri umani da ammirare non si troverà mai. Mulder e Scully, basta questo.
Interessante l’ipotesi di Bertsch(1998 pg 109)che sostiene che M&S abbiano sostituito il sesso con la conversazione: la loro intimità si misura sul grado di verità/ sincerità che riescono ad ottenere parlandosi. Williams(1999)esplora come, in alcuni episodi in particolare, il sesso tra M&S sia stato sublimato in un linguaggio televisivo che allude, fa intedere, ma non mostra,
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Di Massimiliano H7-25
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a mitologia di X-Files, al pari del rapporto fra Mulder e Scully, è considerata il punto forte della serie. Semplice nella sua proposizione iniziale (Rapimenti alieni), si sviluppa progressivamente ramificandosi in tematiche particolareggiate (Teorie della cospirazione, Governo Ombra, Esperimenti di ibridazione, Clonazione, Contagio virale di massa, Supersoldati) che sebbene complesse per lo spettatore, giungono alla fine ad una sintesi piuttosto chiara ed inesorabile: La Colonizzazione. Il capitolo più interessante del “Libro mitologico” ideato da Chris Carter è, però,senza alcun dubbio, quello dell’Ibridazione, ricco di spunti scientifici reali su cui l’autore e i suoi collaboratori hanno dato libero sfogo alla fantasia prospettandoci un quadro fantascientifico inquietante ed orrorifico. Mettere ordine logico all'enorme quantità di informazioni centellinate nel corso di nove stagioni è stato complicato per chi vi scrive, pertanto fondamentali sono state le spiegazioni tecniche dei produttori stessi che hanno consentito in maniera più agevole di collocare ogni tassello
del puzzle al posto giusto al fine di comporre un quadro narrativo definitivo più chiaro di quanto non sia emerso dalla semplice visione della serie. Nella realtà telefilmica l'Ibrido è il risultato di un processo attraverso il quale si incrocia il materiale genetico umano con quello alieno. Col termine "The Purity” (la Purezza) si indica un'antica razza extraterrestre dalle sembianze definitive di un alieno umanoide grigio, la cui forza vitale è rappresentata da una sostanza oleosa di colore nero, un liquido senziente in grado di utilizzare un essere come ospite per prenderne il controllo di esso. In realtà la capacità principale di questa sostanza è quella di agire come un virus al fine di infettare un organismo ospite e portare alla luce, dopo un rapido processo di gestazione, una nuova forma di vita: l'alieno grigio. Il ceppo del DNA dell'Olio nero è semplificato rispetto a quello del "The Purity” in modo tale che l'Olio nero possa essere versatile e diffondersi in maniera più efficace. Infatti il suo DNA è stato alleggerito di tutte le informazioni genetiche più complesse necessarie poi alla creazione dell'alieno grigio e che si
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trovano già nella creatura ospite, cioè l'uomo. L'ospite contiene il DNA della "Purezza” perché è proprio quest'ultima ad aver generato gli esseri umani. Si tratta, in particolar modo, di informazioni genetiche che la scienza moderna definisce spazzatura e che apparentemente non sembrano avere alcuna funzione, ma che in realtà sono indispensabili per completare la mappa genetica utile alla genesi della creatura aliena. Lo stadio evolutivo che precede la formazione dell'alieno grigio genera una creatura molto più grande, ma più vulnerabile che, per completare la sua evoluzione si dimostra estremamente aggressiva e violenta (istinto naturale alla sopravvivenza). Una volta alimentatasi, questa provvisoria forma di vita cambia pelle e tessuti per assumere le sembianze dei grigi. Esiste un'altra forma di vita extraterrestre che lo spettatore ha incontrato nel corso della serie, conosciuta come Cacciatore di taglie, dall'aspetto praticamente simile all'uomo, capace di assumere la fisionomia di chiunque. Si tratta di una razza mutaforme situata in un pianeta presso
la costellazione di Cassiopea che è stata schiavizzata dalla “Purezza” e infettata con l'Olio nero. Alcuni esemplari sono stati poi clonati ed introdotti sulla Terra tra gli umani per attuare indisturbati i piani della colonizzazione. I pochi che sono riusciti a sfuggire al controllo hanno costituito un gruppo denominato "I Ribelli” che hanno il solo scopo di danneggiare i colonizzatori ed attuare il loro piano di vendetta. Queste premesse generali ci introducono alla complessa sperimentazione della ibridazione fra alieno ed essere umano che in X-Files viene trattata sin dalla prima stagione. Nel 19 ° secolo, dopo che Charles Darwin formulò la sua teoria dell'evoluzione naturale, fu Gregor Mendel ad aver studiato e prodotto i primi ibridi di natura
vegetale. Ma è nel 1944 che grazie all'esperimento Avery di Macleod/Mc Carthy, l'acido desossiribonucleico (DNA) è stato identificato come la molecola responsabile per la memorizzazione del codice genetico di qualsiasi essere vivente (cit. Scully in "Paper Clip” 3x02). Comincia a diffondersi la fantascientifica idea di utilizzare il metodo applicato sperimentalmente su parassiti, per migliorare alcune caratteristiche degli esseri umani. Noto il tentativo compiuto dalla Germania Nazista di Hitler, attraverso il mostruoso scienziato Mengele, di creare la perfetta razza Ariana, utilizzando come topi da laboratorio coppie di bambini gemellari. Ma sono anche risapute le velleità della Russia Sovietica di migliorare, attraverso la ricerca dell'eugenetica, le prestazioni fisiche di atleti o militari. In X-Files la sperimentazione parte col Progetto Paper Clip. Dopo la seconda guerra mondiale, sotto la presidenza Truman, gli Stati Uniti hanno segretamente accolto scienziati nazisti, tedeschi e giapponesi, salvandoli dal giudizio del Processo di Norimberga al fine di avere in cambio le loro conoscenze scientifiche e sfruttare il loro genio. Nel progetto Paper Clip vengono arSCI-FI GATE 33
ruolati ingegneri spaziali, medici e genetisti, come Victor Klemper, Takeo Ishimaru (che più tardi cambia il suo nome in Shiro Zama), Strohman e Alvin Kurtzweil. Grazie a loro, gli Stati Uniti sviluppano l'idea di creare un soldato migliore, più forte, meno bisognoso di riposo o di sonno, più resistente alla radioattività o agli agenti biologici: in pratica un super-soldato. L'intero progetto muta radicalmente le sue finalità a causa dell'incidente di Roswell. Nel luglio del 1947 un UFO si schianta vicino a Roswell nel New Mexico. Dopo il recupero dei corpi dei passeggeri e la lettura della banca dati memorizzata nella nave aliena, il governo americano viene a conoscenza dei piani della razza "The Purity” di colonizzare la Terra. Nel corso di una riunione segreta delle Nazioni Unite tra gli USA, l'Unione Sovietica, Cina, Regno Unito, Germania e Francia si decide che ogni alieno sopravvissuto ad un Ufo Crash debba essere giustiziato (Risoluzione del Consiglio di Sicurezza 1013). Ciò determina l'inizio del conflitto tra i governi della Terra ed i coloni alieni. Gli Stati Uniti tuttavia adottano un cambiamento nella loro politica di difesa: creare un super-soldato non per difendere il
Paese dalle nazioni nemiche, ma per garantire la sopravvivenza della razza umana dall'attacco alieno operato attraverso contaminazione virale. Un gruppo segreto detto Sindacato o Governo Ombra si adopera per apprendere tutte le conoscenze possibili relative alla biologia extraterrestre allo scopo di creare un ibrido umano-alieno che risulti immune al virus. In West Virginia si istituisce un centro di raccolta dei dati genetici della popolazione americana al fine di valutare l' idoneità agli esperimenti di ibridazione. Le prime sperimentazioni vengono compiute su soggetti umani selezionati tra gli strati più indesiderati della società americana (i poveri, i senzatetto, i nativi americani) ai quali, tramite iniezioni, viene somministrato materiale biologico alieno estratto dai corpi recuperati nell'incidente di Roswell. Le persone vittime degli esperimenti prendono il nome di "Mercanzia”. I primi test falliscono miseramente. Le cavie rese deformi e irriconoscibili vengono secondo prassi, bruciate vive in vagoni merci o gasati con cianuro e poi sepolti sottoterra. La ricerca viene attuata dagli anni 40 sino agli anni 70 e, quando in piena Guerra Fredda, intorno agli anni 50, Russia e USA com-
petono nel campo della Genetica, un passo importante in questo settore viene compiuto proprio dagli americani col Progetto Lichfield, grazie al quale vengono realizzati i primi cloni umani. I maschi creati vengono chiamati "Adamo” e le ragazze "Eva" e possiedono cinque cromosomi in più rispetto al normali 46 dell'essere umano, geni supplementari che accrescono forza e intelligenza. L'esperimento viene però presto interrotto a causa di un difetto genetico che provoca nei soggetti comportamenti violenti. Il fallimento del tentativo operato dagli scienziati di creare un ibrido umano/alieno spinge il gruppo di funzionari del governo a contattare direttamente gli alieni nel 1973. Si giunge ad un accordo che stabilisce il destino della razza umana. I membri del sindacato abbandonano l'idea di ribellarsi ai colonizzatori e accettano di collaborare con loro, in cambio della sopravvivenza personale e delle loro famiglie. L'obiettivo è creare ibridi umano/alieni che accelerino il processo di colonizzazione. Per aiutare il Sindacato in questo compito, gli alieni forniscono loro due cose: un feto alieno, da cui ricavare la mappa genetica e le indicazioni relative al metodo di
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ibridazione. Per suggellare l'accordo con gli alieni, quest'ultimi pretendono dal Gruppo, i loro familiari per sottoporli ai test della sperimentazione destinata alla genesi di un altro tipo di ibridi: gli ibridi clonati. Il metodo è il seguente: Il materiale genetico (il DNA del nucleo di una cellula) è tratto da Samantha Mulder e da culture prodotte dal tessuto di origine aliena (il feto alieno). I due DNA si mescolano, creando un DNA ibrido. Il DNA ibrido (o nucleo) è inserito in un ovulo che viene poi fecondato. L'embrione viene posto all'interno di una vasca in cui si sviluppa fino a raggiungere la piena maturità. Il nucleo di questo ibrido viene prelevato e inserito in un altro ovulo prelevato da donne rapite, da cui si ricava un embrione anch'esso sviluppato in vasche al fine di generare un clone dell'ibrido originale. La crescita di un ibrido è molto più veloce di un essere umano. La biochimica di questo ibrido è diversa da quella umana: nei loro corpi scorre un liquido verde altamente tossico per l'uomo. Alcuni giovani ibridi vengono utilizzati come forza lavoro nell'allevamento di api destinate poi ad essere impiegate nella diffusione del virus.
rimozione determina il riattivarsi della malattia. I rapiti spesso si riuniscono in gruppi di associazioni in cui possono condividere le esperienze, come il Mufon. Tra gli addotti, ci sono alcuni studenti diplomati nel 1989 a Bellefleur, Oregon, che sembrano essere stati scelti come soggetti da monitorare, studiare e testare. Si tratta del primo caso di cui si sono occupati insieme, Mulder e Scully alla sezione X-Files, nel 1993. Sempre Bellefleur sarà teatro di ulteriori rapimenti nel 2000 e le Un gruppo di ibridi tenta di ribellarsi e vittime, le stesse del 93. Questa volta rivendica il diritto di vivere autonoma- i test provocheranno ai soggetti delle gravi anomalie a livello ceremente e liberamente, ma viene ben brale, il segno dell'imminente succespresto sterminato dal Cacciatore di taglie. Stesso destino spetta agli ibridi so dell'ibridazione. Nel 1994, il noto scienziato Dr. Berube, che ha anche che cercano di salvare le loro madri lavorato al Progetto Genoma Umabiologiche colpite da cancro comno, viene assunto dal Governo parso a seguito della sperimentazioOmbra per condurre esperimenti su ne (compresa Scully). Per ucciderli è 6 volontari malati terminali, utilizzannecessario colpirli alla base del collo do materiale genetico fornito dal con un’arma aliena, uno stiletto di metallo. Nel 1996 vengono creati con tessuto prelevato dal feto alieno. successo ibridi (Jeremiah Smith) dotati Attraverso trattamenti di terapia di poteri taumaturgici che tentano di genica e bagni in diverse soluzioni appositamente preparate in grandi ribellarsi, ma anche essi vengono vasche, un metodo ispirato alla eliminati. Ibridi e cacciatori di taglie procedura di creazione di ibridi, i condividono un identico patrimonio genetico, il che spiegherebbe perché pazienti, modificati geneticamente, acquisiscono molte delle caratteristisia i cloni che i Bounty Hunter hanno che degli ibridi/cloni, come tollerare nei loro corpi la tossina verde. La maggior parte dei soggetti sottoposti la tossina verde nel loro sangue e al test per la sperimentazione verreb- respirare sott'acqua. I serbatoi vengono ritrovati all'1.616 di Pandora be dalla banca dati medica istituita presso la ex struttura mineraria in West Street, nel Maryland. Grazie al Dr. Berube, il Sindacato raggiunge il Virginia. Cartelle cliniche e campioni risultato più significativo. Tuttavia, di tessuto vengono archiviati e i dati l'obiettivo del Consorzio è in realtà raccolti attraverso la Social Security quello di ritardare la ricerca e Administration utilizzando vaccinaguadagnare tempo per trovare un zioni obbligatorie, esami del sangue. antidoto al virus alieno e opporsi alla Gli esperimenti consistono in iniezioni colonizzazione. Per questo il Dr. di materiale biologico alieno, alcuni Berube e i suoi pazienti vengono accompagnati da trattamenti assassinati. Il Dr. Takeo Ishimaru, o Dr. radioterapici aggressivi per facilitare l'inserimento di DNA estraneo nel DNA Shiro Zama così conosciuto una del soggetto. I test sono stati effettuati volta trasferitosi in America nel 1965, ha goduto della immunità per i suoi nei vagoni dei treni o in strutture crimini compiuti durante la Seconda governative come DARPA e il Pentagono a Washington. I Rapiti vengono Guerra Mondiale, in cambio della sua esperienza nel campo della restituiti o incolumi, o colmi di lividi e genetica. Ishimaru ha proseguito gli cicatrici o addirittura in coma, dopo essere stati sottoposti a cancellazione esperimenti condotti nella unità 731 in Giappone, allo scopo di creare parziale della memoria che in alcuni soggetti riemerge a seguito di seduta un soldato capace di essere immune agli attacchi biologici. Nel 1973, il ipnotica regressiva. Nei corpi delle sindacato gli chiede di lavorare alla vittime vengono rinvenuti impianti ibridazione. Ishimaru ha diretto la metallici o chip di computer che serHansen's Disease Research Facility in vono per raccogliere dati sulla loro Perkey, West Virginia, ricovero per condizione di salute, per monitorarli pazienti affetti dalla lebbra (morbo o influenzare la loro volontà. di Hansen). L'aspetto deformato dei L'esposizione alle radiazioni causa in pazienti ha permesso di effettuare alcuni soggetti l'insorgere del cancro test senza destare sospetti. Gli sforzi bloccato da un particolare impianto di Ishimaru culminano nel 1995, collocato alla base del collo, la cui SCI-FI GATE 35
quando uno dei suoi ibridi mostra resistenza agli agenti biologici dell'Olio nero, ma lo scienziato, scoperto il suo tentativo di divulgare queste informazioni al suo paese d'origine, viene giustiziato dal Sindacato. Inoltre l'ibrido viene eliminato a seguito di un'esplosione dolosa e il resto dei pazienti uccisi e sepolti in una fossa comune. Si regi- stra un altro tentativo di sperimentazione su bambini nati dalla fecondazione di uova di donne rapite. I soggetti vengono generati da anziane madri surrogate e poi affidati a coppie normali e presi in cura da medici del Sindacato. Tra i piccoli ibridi c'è Emily Sim, creata da ovuli di Dana Scully, prelevati durante il suo rapimento del 1994. Tuttavia i bambini, ben presto, palesano i sintomi della malattia dell'anemia autoimmune. I due sistemi immunitari, umano e alieno, in lotta tra di loro, provocano effetti collaterali letali e anche per la povera Emily non c'è via di scampo. All'inizio del 1999, dopo un quarto di secolo di ricerca, si assiste al primo vero successo nel campo della ibridazione ad opera del Dr. Openshaw. La cavia non è altri che un familiare di uno dei primi membri del Sindacato: Cassandra Spender, ex moglie dell'Uomo che fuma, C.G.B. Spender. L'ibrido presenta tutte le caratteristiche volute: tollera la tossina verde nel sangue, è capace di guarire, di percepire i pensieri degli altri. Il successo è inaspettato e pone il Sindacato nella posizione di dover far sparire le prove per non anticipare la colinizzazione e abbandonare così ogni speranza di creare un vaccino contro tutti i virus dell'Olio nero. I Ribelli alieni costringono il Sindacato ad una scelta definitiva: o allearsi con la Resistenza oppure sottomettersi ai Grigi. Il Governo Ombra sceglie la seconda opzione firmando in questo modo la loro condanna a morte. Cassandra e i membri del Sindacato vengono eliminati e con essi tutti gli sforzi profusi nella ricerca sull'ibridazione umano/aliena. Cinquanta anni di sofferenza umana, causata da esperimenti non autorizzati da organizzazioni ufficiali, giungono al termine come pure le speranze di sopravvivere alla colonizzazione aliena, la cui data (visto il ritardo della produzione del terzo film mitologico) sarà stabilita soltanto dalla 20th Century Fox (Almeno, così, vogliamo credere).
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fantascienza western - prima parte
I
l sogno della Frontiera, l'avventura in territori sconosciuti, ostili e pericolosi, il confronto con il “diverso”, lo scontro fra culture, il rapporto uomo-natura, il senso dell’onore e del coraggio, il rispetto delle regole in ambienti selvaggi, la fiducia nella giustizia che sola può garantire un assetto sociale, la sopravvivenza dei pionieri, la contrapposizione tra “buono” e “cattivo”… sono tutti elementi che ritroviamo nel genere western, che lo caratterizzano. Sono anche istanze basilari di ogni tipo di epica, e il western è un’epica moderna, tutta americana. Qualcosa che sfuma nel fantastico, nel mito, che è alla base appunto anche di altri generi connotati da questi due elementi, cioè principalmente fantasy e fantascienza (che nella sua specifica di space-opera sposta su altri mondi il mito della Frontiera, senza contare quanto l’iconografia del West sia stata importante per il “look” di pellicole come “Guerre stellari”, “Interceptor-Il guerriero della strada”, “Serenity”). Ovvio quindi che un connubio tra western e genere fantastico desse risultati interessanti e non antipodici, per quanto in numero non elevatissimo, almeno fino ai giorni nostri, connotati cinematograficamente da una sempre maggior fusione di generi e di mode. La contaminazione western-fantascienza ha prodotto opere di alta qualità, di cui ne ricordiamo qui le principali cercando di mantenere un ordine cronologico. Un ottimo esempio di western fantastico, che avrebbe potuto proprio fecondare un sottogenere purtroppo non più sperimentato
allora, è “La vendetta di Gwangy” (“Revenge of Gwangy”), uscito nel 1968 per la regia di Jim O’Connoly, perfetta commistione di avventura tipica del cinema degli anni Trenta, con protagonisti dinosauri ed epigoni di King Kong in valli perdute e ambienti quasi onirici, e di ambientazione western con grande risalto all’azione. La storia è a ben vedere un vero remake del primo “King Kong”: in una valle messicana a sud del Rio Grande vivono ancora alcuni esemplari di dinosauri, uno dei quali, chiamato Gwangy dai peones, viene catturato dopo un estenuante confronto col lazo dai cowboys di un rodeo itinerante, guidato da Tuck Kirby (James Franciscus). Ovviamente il mostro riesce a fuggire, spargendo il panico, e dovrà essere distrutto in un incendio all’interno di una chiesa abbandonata, dove è stato attirato dal suono dell'organo. Classico film “di mostri” solo apparentemente anacronistico per quei tempi (dal Giappone venivano ancora esportate pellicole di Godzilla e C.) in realtà “La vendetta di Gwangy” ebbe il primo giro di manovella nel 1942 ma la produzione si arenò. Autore del soggetto era quello stesso Willis O’Brien che nel 1933 creò “King Kong. Il suo discepolo Ray Harryhausen rinvenne bozzetti e disegni nel 1950, contribuendo a collaborare con O’Brien per un successivo script dal titolo “The Valley of Mist”. Gwangy passò da scorpione gigante a dinosauro ma anche stavolta non se ne fece nulla. Solo nel 1966 fu possibile a Harryhausen riprendere la bizzarra storia, intesa come omaggio al maestro O’Brien.
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La pellicola fu girata in Spagna e non purtroppo non riscosse molto successo di pubblico, nonostante i superbi effetti d’animazione in stop-motion. Primo vero western di fantascienza dichiarato è lo sfortunato ma gradevolissimo “Luna Zero Due” (“Moon Zero Two”), 1969, di Roy Ward Baker, raro esempio di film spaziale prodotto dalla celebre Hammer Films, non esente di una ribalda ironia riscontrabile sin dai titoli di testa (un divertente e fuorviante cartone animato con un cosmonauta russo ed uno americano che tentano di conquistare la Luna). Space-opera sorta a ridosso del recentissimo, vero allunaggio (l'astronave del protagonista è un Lem appena camuffato), con buoni effetti speciali ed elevato budget, tuttavia lontanissimo dai fasti di “2001: odissea nello spazio”, il film è davvero un western spaziale: l’astronauta cowboy Bill Kemp (James Olson), vessato da capi troppo esosi, vorrebbe una navecargo propria e l’occasione gli è offerta da un bieco industriale che lo assolda per recuperare un asteroide di zaffiro puro, deviato dalla sua rotta in modo da farlo cadere in un cratere lunare, concessione che però appartiene ad un altro minatore, presto fatto fuori. La di lui figlia Clementine (Catherine Schell) si allea con Kemp e dopo varie vicissitudini, sparatorie, fughe tra i crateri, la copia riesce ad eliminare gli sgherri del magnate e a riscattare il lotto dove il prezioso l'asteroide è precipitato. Battute, situazioni (risse in saloon a bassa gravità, convogli Moon Fargo che attraversano il deserto lunare, minatori e proprietari terrieri, killer e prostitute) e atmosfera generale appartengono indubbiamente al western classico e nel complesso il film è divertentissimo ma il riscontro di pubblico fu mediocre e costrinse la Hammer a lasciare perdere la fantascienza. Vero capolavoro in questo senso è invece il famoso film di Michael Cricthon “Il mondo dei robot” (“Westworld”), uscito nel 1973,
una delle più rinomate pellicole incentrate sui robots, perla della SF cinematografica anni Settanta, ancora oggi ammantata da una asettica e gelida atmosfera. A Delos, parco dei divertimenti per adulti del futuro, sono state ricostruite diverse epoche storiche nelle quali i turisti possono interagire con sofisticati robots programmati per intrattenere e divertire gli ospiti senza nuocere loro. A Westernlandia si trovano John Blaine (James Brolin) e Peter Martin (Richard Benjamin), che se la spassano tra risse in saloon, visite ai bordelli, rapine in banca e fughe, sparatorie nella Main Street. In particolare un robot nerovestito dalla pistola facile (Yul Brynner) sfida più volte i due, finendo regolarmente impallinato. Quando un virus fa impazzire gli androidi, non più controllabili dalla sala comando sotterranea, la situazione precipita: i robots uccidono davvero e il gunslinger dal cranio calvo e gli occhi come biglie d’acciaio, riattivato, fa fuori prima Blaine e poi si mette alle calcagna di Martin attraverso tutti gli ambienti di Delos, ormai pieni solo di cadaveri. Solo con l’astuzia l’uomo riesce prima ad accecare con l’acido il robot, poi
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a dargli fuoco… ma il killer senz’anima ancora non si dà per vinto. L’idea di partenza, già abbastanza originale in sé, è prepotentemente valorizzata da una straordinaria performance di Yul Brynner, nel ruolo del nero vestito robot pistolero che rimanda ironicamente al personaggio di Chris Adams, il probo e valoroso leader dei cowboy mercenari da lui interpretato ne “I magnifici sette” di John Sturges. Tanto era positivo l’eroe nel celebre western quanto spietata la macchina per uccidere in questa pellicola: indubbiamente James Cameron avrà tenuto a mente questa eccezionale interpretazione di Brynner per il suo “Terminator”. Tra le “chicche” che hanno fatto scuola di questo film la visione in soggettiva del robot, ripresa poi in innumerevoli altre pellicole. Un accenno particolare va speso per la colonna sonora di Fred Karlin, che alterna allegre musichette western con ossessivi ritmi “metallici”. Richard T. Heffron girerà nel 1976 il sequel “Future“world/2000 anni nel futuro”, inferiore al primo film ma comunque intrigante (con il recupero
“speciale” di Brynner/Gunslinger) mentre del 1980 è la mini-serie TV “Beyond Westworld”. Un ennesimo film di “mostri”, stavolta delle innevate praterie, suggella ancora una volta il connubio tra western e fantastico nel 1977, con l’uscita di “Sfida a White Bufalo” (“The White Buffalo”), diretto da Jack Lee Thompson e tratto dal romanzo omonimo di Richard Sale. Il film racconta l’ossessione di Wild Bill Hickok (un superlativo Charles Bronson), tormentato da un incubo in cui si ritrova ad affrontare un gigantesco bufalo bianco assassino, che già ha decimato la tribù di Crazy Horse (Will Simpson), a sua volta impegnato a cacciare il mostro che ha ucciso la sua bambina. I due, ovviamente, dovranno farsi alleati per sconfiggere la creatura, e solo il rispettivo coraggio e aiuto reciproco permetterà alla coppia di eroi del West di raggiungere lo scopo, cementando anche una profonda amicizia. Il film, originale e ben interpretato, deve molto all’uscita del remake di “King Kong”, impreziosito dagli effetti speciali di Carlo Rambaldi, che però qui costruisce un mostro tutto sommato poco efficace. Comunque l’atmosfera non manca alla pellicola, che sa
coniugare bene paesaggi, situazioni e caratteristi tipicamente western con sfumature più propriamente fantastiche (il ricorrente sogno premonitore di Hickok, la natura mostruosa ma anche allegorica del bisonte bianco). Peccato che si vedano le rotaie sotto la sagoma dell'animale in corsa…Il 1977, con l'uscita di “Guerre Stellari” di George Lucas, è un anno rivoluzionario per la fantascienza cinematografica, in virtù di un rinnovato apparato produttivo-tecnologico che proietterà il genere verso fasti impensabili. Emblematica fusione di generi, la pellicola ci regala un’impareggiabile sequenza da saloon spaziale, in cui facciamo la conoscenza di un personaggio che più western-like non poteva essere: il contrabbandiere corelliano dal cuore d’oro Han Solo (Harrison Ford), il cui look da pistolero del futuro sarà imitato innumerevoli volte (a partire da quello che molti considerano un clone di “Guerre stellari”, il televisivo “Battlestar Galactica”). Splendido esempio di fantawestern spaziale è invece “Atmosfera zero” (“Outland”), 1980, di Peter Hyams per il quale qualcuno parlò di rifacimento moderno di “Mezzogiorno di fuoco”. Su Io, terza luna di Giove,
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la Con-Am 27 estrae titanium e per far rendere di più i minatori provvede a fornirli di una droga che però ingenera pazzia e morte. L’incorruttibile sceriffo William O’Niel (Sean Connery), indaga, ostacolato da tutti, poliziotti locali compresi poiché sul libro paga del direttore della stazione Sheppard (Peter Boyle), a capo anche del narcotraffico.Due killer sono inviati dalla Terra per far fuori O’Niel, rimasto completamente solo, che però, grazie alla complicità della rude dottoressa Lazarus (Frances Sternhagen), riesce ad eliminarli con astuzia e determinazione. Un terzo killer, nei panni del suo aiutante in divisa, viene ucciso dopo un duello a gravità zero all’esterno della stazione. O’Niel mette alle strette Sheppard, ferma il traffico di droga e raggiunge infine la sua famiglia sullo shuttle per la Terra. Una pellicola dalle stupende scenografie claustrofobiche, cupe e senz’anima, in grado di suscitare un senso d'oppressione quasi fisica nello spettatore, dal rigoroso taglio di montaggio e dalla robusta costruzione dell’intreccio, supportata da efficaci effetti speciali. Sean Connery è un magnifico marshall O'Niel, determinato eroe dalla
cocciutaggine proverbiale di cooperiana memoria, uno dei suoi migliori ruoli nel cinema di genere. Impossibile davvero non ricordarsi dello sceriffo Will Kane di “High Noon”…Solo un accenno per “I magnifici sette nello spazio” (“Battle Beyond the Stars”), 1980, di Jimmy T. Murakami, prodotto da Roger Corman, mediocre pellicola sull’onda di “Guerre stellari”, col recupero di vecchie glorie di Hollywood sul viale del tramonto (Robert Vaughn, George Peppard). Per fermare la minaccia del perfido buzzurro cosmico Sador, un ragazzotto va alla ricerca di sette mercenari disposti a combattere per il suo pacifico mondo: dopo grandi scontri spaziali, in cui i mercenari cadono ad uno ad uno, Shad riesce a distruggere l’astronave del cattivone. La storia dei kurosawiani sette samurai, già riscritta sottoforma di western da John Sturges nel 1960 (“I magnifici sette”), diventa per mano dello sceneggiatore e futuro regista John Sayles un innocuo fumettone fantascientifico, oggi piuttosto noioso da seguire, allora simpatico e con alcune ironiche stoccatine al genere. Gli effetti speciali, di livello medio, erano passabili. Robert Vaughn, già uno degli originali magnifici sette, ripropone le caratteristiche del suo personaggio Lee, bounty-killer pieno di problemi esistenziali. Insolita contaminazione tra western e fantascienza, solo in parte riuscita, con parecchi momenti divertenti, buon ritmo, trovate abbastanza originali è “Timerider” di William Dear, 1982, che fa simpaticamente propri i sempre affascinanti paradossi temporali. Il film narra la storia del solitario motociclista Lyle Swann (Fred Ward), che, finito fuori pista nel deserto del Nevada, incappa in un esperimento militare che lo spedisce indietro nel tempo di cent’anni. Ignaro dell’accaduto (il paesaggio desertico gli sembra sempre lo stesso) il centauro s’aggira per villaggi di frontiera, spaesato dal terrore che suscita la sua moto, mentre una banda di fuorilegge, superato il primo attimo di terrore davanti al motociclista, si rende conto di che potenzialità abbia il veicolo a due ruote se utilizzato per rapinare
banche e darsi alla fuga.. Solo una donna sembra offrigli comprensione. Nel frattempo dal futuro viene inviato un elicottero in soccorso del disperso: giusto in tempo. La moto finisce distrutta, il capo dei banditi affettato dalle pale del rotore e il Swann tratto in salvo, certo che la donna misteriosa finirà col diventare la sua stessa nonna. Fred Ward offre una buona caratterizzazione, puntando tutto sul suo spaesamento dovuto all'incredibilità della situazione in cui si trova e un buono stuolo di villains gli regge il gioco. Ma sarà dall’Australia che giungerà un film rivoluzionario, vero e proprio fecondatore di un sottogenere fantascientifico (il post-atomico) che avrà numerosissimi punti in comune col western: “Interceptor – Il guerriero della strada”, di George Miller.
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Un cult dall'ottava dimensione
Di davide mana
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critto dallo sceneggiatore del classico New York New York, e diretto da un esordiente, l'eccentrico The Adventures of Buckaroo Banzay Across the 8th Dimension (d'ora in avanti, Adventures) è un film del ventunesimo secolo ingiustamente inflitto all'inconsapevole pubblico del ventesimo. Alla sua uscita nelle sale, nel 1984, Adventures viene accolto dal pubblico e dalla critica con un misto di irritazione e fastidio. I più spietati sono, come sempre, gli appassionati del genere: aggettivi come “sgangherato" e "incomprensibile", o anche semplicemente "brutto", compaiono non tanto nelle recensioni professionali, quanto su fanzine e nelle discussioni all'interno dei circoli degli appassionati. Forse il critico che si avvicina di più a comprendere la
ragione per cui la pellicola viene duramente martellata dal pubblico della fantascienza, prima di scivolare con naturalezza nello status di cult è Dave Kehr, quando osserva che "il film lascia con la sensazione vagamente irritante di non essere stati messi a parte di una barzelletta riservata a pochi intimi." La trama: sopravvissuto ad un esperimento di viaggio interdimensionale, Buckaroo Banzai si trova a dover affrontare, con l'aiuto dei suoi cavalieri di Hong Kong, la minaccia dei lectroidi alieni che sono giunti sulla terra durante la famosa trasmissione di Orson Welles del 1938, e che tramano nell'ombra. Nello scrivere e dirigere il film, Earl Mac rauch e W.D. Richter hanno un'idea molto chiara: replicare la struttura di una certa narrativa e cinematografia pulp, aggiornandone gli elementi portanti agli anni '80, dall'immaginario pop alla new age, passando per la cinefilia dotta. Fisico delle particelle e neurochirurgo, esperto di arti marziali e leader di una rock band che combatte il crimine, Buckaroo Banzai è un diretto discendente di Doc Savage, lo scienziato SCI-FI GATE 44
avventuriero onnicompetente delle riviste popolari. Banzai è un personaggio così simile ad un eroe dei fumetti, che è un eroe dei fumetti - ha una sua collana di avventure illustrate. E così, in un delizioso equilibrismo metanarrativo non dissimile da quando Braccio di Ferro si faceva lanciare una scatola di spinaci dal pubblico in sala, nel film Banzai può avvalersi dell'aiuto dei lettori delle proprie avventure. Emulando almeno in parte il formato dei vecchi serial cinematografici degli anni 30 e 40, la pellicola si apre in media res, abbandonando lo spettatore nel bel mezzo di una storia della quale non conosce l'antefatto (perché non esiste) ma che viene raccontata come se l'antefatto fosse noto. Le scene vengono costruite con una sovrabbondanza di dettagli "superflui", di elementi scenografici "inspiegabili" (la famosa scena dell'anguria), di oscure citazioni che forse sono completamente false. I personaggi ricordano eventi mai raccontati, incontrano antichi nemici per la prima volta. L'idea è che lo spettatore accetti il gioco, che accetti di fingere di sapere, che diventi
complice della narrazione. Difficile, in un'epoca nella quale lo spettatore medio della SF va in sala con torcia elettrica e blueprints per verificare che le planimetrie dell'Enterprise corrispondano al girato. Danny Bowes, nel 2011, osserverà come Adventures sia film per la cultura geek/nerd, in un'epoca in cui questa cultura non è ancora mainstream; nel 1984, essere nerd non significa essere simpatici e popolari, ma semplicemente essere brutalizzati. Nel suo appellarsi ad una cultura ancora incapace di riconoscersi, Adventures fallisce e rimane inferiore alla somma delle sue parti. E non potrebbe essere che così, visto che una parte fondamentale viene a mancare: Adventures è l'epifania dei geek, ma i geek rifiutano di partecipare. Eppure il cast è straordinario, e Peter Weller come Buckaroo Banzai trova nel colossale Emilio Lizardo, interpretato da John Lithgow un avversario formidabile e un serio concorrente al titolo di migliore sullo schermo. Gli effetti speciali sono molto buoni nonostante i problemi di budget. I costumi paiono una enciclopedia degli stili pop degli anni '80. La storia è divertente. La regia
gioca con lo spettatore pur senza abbandonarsi a strani esperimenti stilistici. C'è persino un romanzo scritto da Rauch - che non è una novelization, ma piuttosto un pezzo mancante del mosaico, un'altra parte del gioco di citazioni e incastri, un altro elemento in anticipo sui tempi. Rimane, sospesa sullo schermo, la promessa del prossimo episodio, Buckaroo Banzai Against the World Crime League, che forse è solo un altro elemento del gioco, forse è un progetto reale, forse diventerà la base per Big Trouble in Little China di Carpenter, forse niente di tutto questo. Seguono degli adattamenti a fumetti, un progetto per un gioco di ruolo, varie comparsate narrative del protagonista. Banzai resta un intrattenimento per pochi. Nel 2002, il DVD del film viene rilasciato in edizione speciale - risulta prodotto sotto gli auspici dell'Istituto Banzai per la Ricerca Biomedica e l'Informazione Strategica e nulla, nell'intero package, lascia intendere che il film sia altro che un documentario. A quasi vent'anni dalla loro prima uscita, Rauch, Richter e soci continuano a giocare il loro gioco. E ora, forse, hanno un pubblico disposto a giocare con loro.
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Di simone odino - 2001italia.blogspot.it
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I
n un film come 2001, nato fin dall'inizio come progetto di esplorazione delle possibilità dell'esistenza di vita extraterrestre, prima o poi doveva emergere il problema di come rappresentare tali alieni. Kubrick si espresse così in un'intervista del 1970: “Fin dall'inizio della lavorazione del film discutemmo i modi di riprodurre una creatura extraterrestre in modo altrettanto strabiliante quanto l'esistenza stessa della creatura. E presto divenne apparente che non si può immaginare l'inimmaginabile. Tutto quello che si può fare è cercare di rappresentarlo artisticamente in modo che riporti qualcuna delle sue qualità. Ecco perché abbiamo finito per ripiegare sul monolito nero che ha, ovviamente, in sé qualcosa di un archetipo junghiano, e anche un bell'esempio di arte minimalista.”
Certo l'idea del monolito è effettivamente geniale, e a distanza di decenni sembra anche quasi ovvia. Kubrick la fa facile, ma in realtà la ricerca di una rappresentazione più o meno credibile degli alieni comincia subito e continua in modo pressoché ininterrotto fino a poche settimane prima del debutto nel film, (nell'aprile 1968). La presenza del monolito e di una rappresentazione degli alieni hanno convissuto a lungo nelle sceneggiature provvisorie, tanto che si può dire che il monolito sia l'unica presenza aliena rimasta piuttosto che un'idea alternativa. Kubrick aveva commissionato a diverse fonti centinaia di lavori inerenti ideazioni sugli extraterrestri; la moglie Christiane lavorò ai disegni preparatori sui paesaggi alieni e il collaboratore Anthony Frewin faceva ricerche sulle sculture moderne, sui dipinti di Max
Ernst e in generale sull'arte del fantastico per cercare idee plausibili. Contemporaneamente, dal diario di lavorazione riportato dallo sceneggiatore Arthur Clarke nel suo libro The Lost Worlds of 2001, scopriamo che anche lo scrittore perseguì molte idee e altrettante ne abbandonerà. Da una nota datata 6 ottobre 1964: “Ho avuto un'idea che penso sia cruciale. Le persone che incontriamo nell'altro sistema solare sono umani che sono stati raccolti sulla terra centomila anni fa, e quindi virtualmente identici a noi.” Durante tutto il 1965 questa idea "umanoide" viene esplorata a lungo, mentre a cambiare è l'assunto iniziale: ad essere incontrati dagli uomini-scimmia prima e dagli astronauti poi sono alieni di una razza antichissima, dalle enormi capacità tecnologiche, che si dedicano a viaggiare nella galassia alla ricerca di forme di vita primitive da indirizzare (direi "incoraggiare") lungo il cammino verso l'intelligenza. In questa fase ci doveva essere un alieno protagonista, che aveva anche un nome: Clindar; nome che Clarke ricicla senza tanti problemi da un suo vecchio racconto, Incontro all'alba (1953), che ne fornisce anche la traccia tematica. Clindar è un alieno bipede che "con un po' di chirurgia plastica potrebbe passare per uomo" ed è sostanzialmente uno scienziato-zoologo, che osservan-
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do sulla Terra il gruppo di uomini/scimmia di Guarda la Luna (il capo del branco) si dedica prima a guadagnare la loro fiducia uccidendo una gazzella e donandogli la carne, poi, attratto dal loro potenziale intelligente, decide di fargli fare un passo evolutivo decisivo mostrandogli come uccidere una iena con un osso. Clindar è quindi, in questa fase, una versione antropomorfa del monolito: ha lo stesso ruolo di catalizzatore di potenzialità inespresse di una razza. Pian piano però viene deciso di collocare l'incontro con gli alieni nel clou del film, dopo il viaggio attraverso lo stargate, eda La Sentinella (1948), racconto di Clarke già scelto come punto di partenza del film, viene ripescato il monolito, stavolta concepito come macchina ipertecnologica necessaria per l'evoluzione dell'umanità. Piano piano Clarke si allontana dalla rappresentazione simil-umana degli alieni: in un'altra versione della sceneggiatura, dopo aver attraversato lo stargate Bowman sorvola una città aliena dove scorge creature bipedi di aspetto vagamente rettile che lo osservano piuttosto distrattamente, e altre entità simili a mantidi o globi energetici. Addirittura, secondo una nota datata 25 maggio 1965, Kubrick è tentato di incorporare nel film il tema più scioccante di una dei racconti di Clarke che più lo aveva affascinato, Le guide del tramonto (1952) ma di cui non aveva potuto acquistare i diritti, già opzionati. In questa storia gli alieni si rivelano all'umanità, a sorpresa, come del tutto simili alla rappresentazione del diavolo nella cultura occidentale: esseri giganti con tanto di corna, coda ed ali di pipistrello. L'idea demoniaca viene abbandonata velocemente, anche se alcuni aspetti sinistri rimangono in alcune foto disponibili sul sito di uno dei principali collaboratori agli effetti speciali del film, Douglas Trumbull.
un'illustrazione contemporanea degli esseri supremi di Le guide del Tramonto
Si tratta di sculture simili a veri e propri "gargoyle", opere a forma demoniaca spesso presenti su alcune chiese e cattedrali cattoliche. Inutile dire che viste cinquant'anni dopo stridono come unghie sulla lavagna rispetto alla perfezione del monolito. Secondo Trumbull sono state prodotte in gomma e non è dato sapere se si tratta di modellini o prototipi per tute da far indossare ad un attore. Si insiste, nonostante tutto, sul concetto umanoide: nelle varie versioni della sceneggiatura che The Lost Worlds of 2001 riporta, Clarke ripropone più volte la
classica forma "allungata" dell'alieno spesso rappresentato dalla fantascienza successiva, da Incontri ravvicinati del terzo tipo in poi. Uno dei responsabili agli effetti speciali, Wally Gentleman, ricorda: “In un'interpretazione l'alieno veniva avanti e prendeva Bowman per mano. Si trattava di una torreggiante creatura simile ad un insetto - piuttosto luminosa e vaporosa. Un modo logico di fare questo sarebbe stato quello di riprendere la creatura con lenti variabili anamorfiche per allargarne l'immagine sulla pellicola. Con questo tipo di lenti si è in grado si stringere l'immagine da un lato all'altro e dall'alto verso il basso, e puoi aumentare o diminuire il rapporto di schiacciamento; quindi, proiettando quest'immagine su uno specchio posizionato frontalmente a Bowman ad un angolo di 45° dalla camera, potevamo fare in modo che l'alieno apparisse in piedi esattamente al suo fianco e tutto sarebbe andato sul negativo
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originale. Del tutto tradizionale la tecnica risale alle arti sceniche.” Vennero provate delle riprese di questo tipo facendo indossare ad un attore una tuta bianca: i risultati furono "insulsi e poco convincenti". E' ancora Gentleman a ricordare altri tentativi: “Vi furono molte altre idee sugli alieni, la maggior parte delle quali sorte dopo che lasciai. Una fu una cosa dalla forma conica con piccole lampadine tonde a ricoprirne tutta la superficie, una consistente massa di luci scintillanti da far somigliare il tutto ad un albero di natale. Kubrick aveva messo Douglas Trumbull a lavorare su questo aspetto, ma Doug aveva un atteggiamento piuttosto sprezzante dell'intera idea.” A questo punto lasciamo la parola a Douglas Trumbull, uno dei principali responsabili agli effetti speciali: “Trascorremmo un enorme quantità di tempo nel cercare di progettare extraterrestri che avremmo potuto inserire nel film.
Produssi non pochi effetti alieni impiegando il video feedback (l'effetto che si ottiene puntando una telecamera verso il video che sta mostrando l'immagine riprodotta dalla stessa, ndr). Quest'effetto ha uno strano tipo di essenza quasi "viva", per cui realizzai un sistema di video feedback per la creazione di forme di luce pulsante totalmente non umanoidi. Creai anche alcuni alieni impiegando lo stesso concetto nello stesso modo che per la 'Città di Luce' (una serie di pannelli con centinaia di lampadine sistemati in motivi di vario diametro, spegnibili ed accendibili a comando e riprese con la cinepresa in movimento, pensata per integrare la seguenza dello stargate ma mai utilizzata, ndr) solo che, invece di avere una miriade di piccole lampadine, misi insieme un proiettore caleidoscopico che produceva forme di diametro variabile e poi moltiplicava questo in quattro sfaccettature proiettandole su un pezzo di cartone bianco. Allorquando questa cosa si muoveva nello spazio, creava un'immagine luminosa di volume variabile di forma piuttosto umanoide. Cambiando i motivi grafici nel caleidoscopio da un diametro più piccolo ad uno improvvisamente più esteso, ed assottigliando ed utilizzando due diametri più sottili, potei grossolanamente creare la forma di una testa, spalle, braccia, corpo e gambe. Certo, il tutto era solo luce volumetrica dall'aspetto di una specie di medusa, dotata di una luminescenza trasparente. Vi erano aspetti in essa che funzionavano e altri meno - ad esempio era piuttosto difficile fare in modo che tali 'personaggi di luce' potessero muoversi o articolarsi. Sarebbe stato terribilmente complesso. Anche Brian Johnson, assistente agli effetti speciali, fu impegnato nello sviluppo di un certo numero di concetti alieni: “Stanley voleva qualcosa che fosse realmente differente, ma non sapeva esattamente cosa.
Ad un certo punto voleva una cosa simile ad una scultura di Giacometti - umanoide nella forma ma molto sottile e storta. Fu così che mi industriai nel produrre un costume di luce con sopra fissate tramite filo metallico circa 5.000 piccole lampadine. L'idea era quella di inserire uno dei ballerini che avevamo coreografato per la sequenza delle scimmie in tale costume fatto di velluto nero - e poi fotografarlo con filtri a stella sull'obiettivo e varie altre cose. Le sole luci avrebbero definito la creatura. Poi avremmo cercato di schiacciare l'immagine in qualche modo e distorcerla così avremmo ottenuto questa strana creatura fluttuante. Vi lavorai per un bel po' di tempo. Lavorammo anche ad una variazione di quest'idea, impiegando un costume di velluto nero con una serie di punti su cui avremmo proiettato frontalmente delle immagini (utilizzando la stessa tecnologia con cui vennero realizzate le scene de 'L'alba dell'uomo', ndr). L'idea era che, privo di migliaia di piccole lampadine fissate sul costume, il ballerino avrebbe avuto molto più flessibilità nei movimenti. Ma tutto questo fu verso la fine della produzione, e non fu mai utilizzato. Penso perché non era ciò che Stanley propriamente desiderava. Arthur Clarke, nel libro Greetings, carbon-based bipeds! (1997), attribuisce al famoso scienziato e divulgatore Carl Sagan l'idea originale di non rappresentare gli alieni come umanoidi, anzi a non mostrarli del tutto, citando le stesse parole di Sagan ai tempi di un loro incontro a casa Kubrick, a Manhattan, nel 1965: “Non avevano idea di come far finire il film - ecco che mi hanno chiamato a risolvere la disputa. La questione principale era di come rappresentare gli extraterrestri... Kubrick sosteneva che questi sarebbero stati simili agli umani, con piccole differennze, alla Spock. E Arthur invece che non sarebbero per nulla sembrati simili a noi... io ho detto che sarebbe stato un disastro
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il rappresentare gli extraterrestri... il numero di eventi improbabili nella storia dell'evoluzione umana è stato così grande che niente come noi è probabile che si sviluppi nell'universo... ogni esplicita rappresentazione di un'intelligenza aliena è destinata ad avere almeno un elemento di falsità in essa... quello che bisogna fare è suggerire la loro esistenza..." E continua Clarke: “25 anni dopo, non ricordo l'immediata reazione di Stanley a questo ottimo consiglio, ma dopo tentativi abortiti nei successivi due anni, egli accettò la soluzione di Carl.” Nel libro del 2006 Interviste Extraterrestri, che raccoglie le trascrizioni delle interviste effettuate ad alcuni scienziati riguardo alla possibilità di vita extraterrestre e pensate per un prologo al film che poi non fu mai inserito, il collaboratore di Kubrick Antonhy Frewin cerca di mettere i puntini sulle i, precisando che Kubrick "cominciò a pensare all'aspetto degli alieni a fine 1965 e per tutto il 1966", per cui “Se Kubrick avesse seguito il consiglio di Sagan non avremmo fatto tutto questo (lavoro, ndr). Alla fine K. capì che non saprebbe stata una buona idea mostrare gli alieni, proprio come non era una buona idea inserire una lotta a torte in faccia alla fine del Dottor Stranamore.” Frewin omette che si arrivò almeno fino a settembre '67 con la "ricerca" degli alieni. Di sicuro il regista ci provò fino all'ultimo prima di dare, se così fu, ragione a Sagan!
Per maggiori curiosità e foto vi rimandiamo al sito curato da Simone Odino: 2001italia.blogspot.it
L
a fantascienza sovietica non ha nulla da invidiare a quella statunitense, e giusto in due punti le si discosta nettamente: è molto meno nota e sin dagli esordi ha preferito la denuncia etico-sociale al puro tecnicismo o al “divertimento” scientifico. Non a caso l’ho definita “sovietica” e non semplicemente “russa”, perché i grandi capolavori del genere sono stati scritti all’epoca dell’Unione Sovietica, quando l'invenzione fantascientifica era un modo sicuro per raccontare la realtà contemporanea: ciò che accadeva in una «galassia lontano lontano» era ovviamente ciò che accadeva in casa, mascherato per evitare problemi di censura. E i “problemi di censura” nell’URSS non si limitavano alla non pubblicazione... Una recente grande produzione in due parti è servita alla Russia moderna per dimostrare di non aver dimenticato i propri autori migliori, ancora capaci di regalare grandi emozioni ma soprattutto capaci di testimoniare che può cambiare l’universo... ma la politica umana mai! I due autori in questione sono i celeberrimi Arkady e Boris Strugatsky (per comodità uso l’accezione anglofona dei loro nomi), i grandi fratelli della sf sovietica ben noti anche in Italia (anche se purtroppo la loro bibliografia nel nostro Paese ha diverse mancanze. Fra il 2008 e il 2009,
proprio mentre la Repubblica Popolare Cinese richiamava in Oriente John Woo - di Hong Kong ma operante ormai negli USA - per costruire a tavolino una nuova epica da presentare all’Occidente, cioè il film in due parti La battaglia dei Tre Regni, la Russia adotta un progetto simile: un grande film in due parti che dimostri all'Occidente che la fantascienza non parla solo inglese. Evito di riportare il titolo in cirillico, limitandomi al titolo internazionale: The Inhabited Island. Diretta da Fëdor S. Bondarchuk (figlio del più celebre Sergej), la pellicola riprende ed amplia il romanzo omonimo, distribuito nei paesi in lingua inglese sia come The Inhabited Island che come Prisoners of Power. È purtroppo inedito in Italia. Il Potere (quello con la “P” maiuscola) è elemento fondamentale della sf sovietica: il tema comune è come reagisce il Potere a contatto con un elemento alieno. Possiamo far
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finta che per “alieno” intendiamo un essere di un altro pianeta, ma sappiamo tutti autori, lettori e censori - che vuol dire “persona che non è d’accordo con il potere costituito”. Maksim Kammerer (interpretato da un giovane ma già bravissimo Vasily Stepanov) è il simbolo della sf: è un uomo della Terra che naufraga su un pianeta lontano, e quindi è sia umano che alieno, e visto che questo pianeta lontano lontano è governato da un Potere oppressivo, dove pochi potenti governano una massa di poveri, e dove il leader è chiamato Padre, non è davvero possibile stabilire dove finisca l’Unione Sovietica ed inizi la fantascienza. Di sicuro, Maksim è alieno, visto che non accetta il Potere. Il film russo utilizza volutamente ogni singolo stereotipo della fantascienza russa: astronavi, città futuristiche in forte odore di Metropolis, grandi battaglie e scene roboanti. Addirittura
c’è un sorprendente omaggio al babelfish, pesce che se inserito nell’orecchio fa capire tutte le lingue: un’invenzione di Douglas Adams diventata reale nel web che finisce in un film russo! Ma tutto è virato alla maniera dell’Homo sovieticus (nella definizione di Martin Cruz Smith), in un’operazione quasi di deamericanizzazione: non è un’azione ostile, non è un capriccio, ma la dimostrazione che alcuni temi e stili sono universali. Così come universale è il Potere e la sua corruzione: Maksim si ritroverà ad un certo punto a decidere il destino dell’intero pianeta, a dover ricevere sulle proprie spalle la responsabilità di tutta la popolazione. È giusto che un uomo solo si arroghi questo diritto? È giusto che uno decida per tutti? Ma è proprio questo il Potere, è proprio questo che vuol dire essere a capo di un regime: è difficile essere un dio, recita il titolo di un altro romanzo dei fratelli Strugatsky, che affronta tematiche molto simili. Maksim capirà che è facile combattere il Potere: molto più difficile, dopo, saperlo esercitare. Impossibile, infine, portarlo ad effettivo compimento. The Inhabited Island è un film assolutamente imperdibile, sia per la trama appassionante che per la regia strabiliante, ma anche per le molte citazioni nascoste al suo interno (da Matrix a Predator!). Purtroppo gli spettatori italiani dovranno recuperarlo sottotitolato nei negozi on-line di DVD, o semplicemente su Amazon.
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N
el mondo della serialità succede spesso che alcune serie tv cancellate bruscamente e per di più senza un vero finale, solo con il tempo diventano dei veri e propri cult. Tutto ciò accade di solito per i drammoni stile anni ’80, ma succede seppur di rado, con lo sci-fi. La fantascienza in tv infatti, ha avuto alcuni momenti d’oro, tanto da sformare dei veri gioielli, che a distanza di anni vengono ancora ricordati con piacere. Lo Sci-Fi negli anni 2000, ha avuto una nuova rinascita, con una vera e propria invasione di prodotti televisivi di grande impatto e strutturati nei minimi dettagli. La prima serie che vogliamo introdurre tra le pagine di questo giornale è V.
Ci troviamo nell’anno 2009, quando tutto il mondo seriale americano senza nessuna idea originale, ha impreziosito la sua programmazione con una miriade di remake o newequel; l’intenzione era quella di prendere un cult del passato e riadattarlo agli usi e costumi di una società in completa evoluzione. Se i patiti di serie tv hanno apprezzato questo escamotage, sia il pubblico che la critica, non hanno visto di buon occhio questa chiara e complicata mossa commercia- le. V infatti ha avuto un destino infelice. Cancellata dopo 2 stagioni e 22 episodi, è stato un remake criticato ed osteggiato da tutti. Anche se non era la serie tv che ci aspettavamo, è rimasta co-
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munque un prodotto interessante che intratteneva piacevolmente, con un’intrigante vicenda ed alcuni personaggi ben delineati. La rete ABC decise di portare avanti il progetto, e di riadattare le vicende raccontate da Kenneth Johnson nell’omonima serie tv del 1983. All’epoca questo show televisivo (diventando un successo anche italiano nel 1985), fu trasmesso sulla NBC ed era divisivo in due mini-serie tv, una intitolata V e l’altra V – The Finale Battle, ed una serie regolare composta da 19 episodi. Un episodio aggiuntivo, intitolato The Attack, non fu mai realmente prodotto lasciando quindi a conti fatti, la vicenda con un finale aperto.
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Il remake degli anni 2000, solo successivamente ha avuto dei collegamenti con la serie madre, nella speranza di racimolare pubblico e consensi. Ma a cosa è dovuto l'insuccesso di questa serie tv? Ci sono svariati fattori da analizzare. La causa principale del malfunzionamento di V, non solo è stata una programazione sciatta e discontinua, ma il vero problema consiste nella trama stessa. Lo sviluppo della vicenda è stato troppo lento e con molti misteri gettati quasi a caso nel calderone degli eventi. Tutto questo infatti è stata un’arma a doppio taglio. Se da una parte ha permesso alla serie di inanellare una serie di complicate situazioni, dall'altra
parte non ha attecchito sul selettivo pubblico americano, che dopo appena 4 episodi ha deciso di non dare una possibilità a questa promettente serie tv. V infatti solo verso il finale della prima stagione (composta da 12 episodi), ha regalato veri momenti di entertainment seriale, riuscendo poi a sedurre con una seconda stagione intrigante e mozza fiato. Il secondo ciclo di episodi, a conti fatti, è risultato essere più bello rispetto al precedente. Quindi appurato che la trama e la programmazione discontinua sono state le cause principali dell’insuccesso di V, il secondo motivo è da additare alla stampa americana. La serie infatti è sempre stata presa di
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mira dai giornali del settore, definendo V, il remake più brutto della stagione. Seppur è stata una produzione tv pubblicizzata con una compagna quasi assillante, non è servito a rendere V un cult della fantascienza moderna. Siamo quindi tutti consapevoli che V non è certamente la serie Sci-Fi più originale degli ultimi 5 anni, eppure, nonostante tutto, non meritava questo trattamento e almeno per quei pochi fan che hanno seguito con devozione le disavventure di Erica Evans e la fazione della Quinta Colonna, doveva esserci un finale migliore. Infatti l’episodio che ha chiuso la serie, si è rivelato essere uno dei più belli, sfaccetti ed intriganti dello show, tanto da far presagire una strabiliante terza stagione. Sarà pur un remake riuscito a metà, come l'autorevole Entertainment Weekly ha sempre definito i nuovi Visitatori, eppure il mito di Kenneth Johnson era diventato un guilty pleasure. Come è successo con altre produzioni come Revenge e Once Upon a Time, i Visitatori riadattati da Scott Peters, Jace Hall, Steve PearlMan e Jeffrey Bell (le menti di 4400), hanno comunque la stof-
fa per rimanere nella storia del piccolo schermo. Grazie a dei buoni effetti speciali, ad alcuni protagonisti di grande fascino come Elizabeth Mitchell o la straordinaria Morena Baccarin nei panni di una femme fatale aliena, i nuovi V erano sicuramente ben più curati dei Visitatori degli anni ’80. Belli da mozzare il fiato, con abiti alla moda, con la battuta sempre pronta e tralasciando voce metallica e pettinature vaporose, questi protagonisti senza alcun dubbio avevano un fascino magnetico. Nulla sono valse le campagne on-line messe in moto dai fan. La serie nel maggio del 2012 è stata cancellata. Anche se in rete trapelavano alcuni spoiler su un’ipotetica stagione tre, la ABC non è tornata su i suoi passi, preferendo puntare su un altro prodotto piuttosto che investire sui V. Lo show televisivo, ha comunque avuto il suo impatto nella cultura pop moderna e diventando un trampolino di lancio per tutti o quasi gli attori protagonisti. Se da una parte dopo la cancellazione dei V è nato un nuovo filone
televisivo soprannominato scisoap, i personaggi hanno avuto fortuna in altri ben noti show televisivi. Morena Baccarin è la star della pluripremiata Homeland che da tre anni è il fiore all'occhiello della ShowTime Tv, Elizabeth Mitchell è apparsa in Revolution trasmessa sulla NBC con discreto successo, Scott Wolf ha preso parte a svariati episodi di NCIS ed infine Charles Mesure ha partecipato all’ultima stagione della Desperate Housewives. Per ora la nostra rubrica finisce qui, ma torneremo presto con un altro piccolo cult della fantascienza che è stato interruptus ingiustamente.
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ra inevitabile che prima o poi una serie anime come questa venisse prodotta in Giappone, proprio in questi anni in cui la polizia comincia timidamente a far uso di robot mobili (micro robotica però, non vi aspettate i giganteschi Labor della serie Patlabor!), o si può veder circolare il rivoluzionario modello di robot mobile dell'altezza di quattro metri chiamato Kuratas, mentre il governo vorrebbe costruire un vero Gundam a dimensioni naturali per la “difesa” del Paese! Questa serie di 22 episodi prodotta nel 2012 e diffusa nel contenitore di animazione adulta “noitaminA”, si inscrive in questo contesto storico ed è la cosciente parafrasi, la sintesi personale di mezzo secolo di produzione animata robotica da “Tetsujin 28 Go” a “Neon Genesis Evangelion”, passando per i robottoni di Go Nagai e quelli della Sunrise come Gundam, Daitarn 3 e Zambot 3, o ancora, il ”Mobile police Patlabor” del gruppo Headgear. Robotics; Notes comincia come una “normale” serie di genere “school life” dove un club scolastico di robotica deve trovare il modo di sopravvivere, ricercando nuovi membri e fondi per costruire il suo capolavoro d'acciaio antropomorfo basato sulla mitologia derivante dall'entertainment di cinquantanni di animazione robotica e presentarlo funzionante per tempo alla grande Expo di Tokyo dell'anno successivo. Ma la cosa interessante, e il senso intimo di tutto l'anime, sta nella frase iniziale del primo episodio: “E' tempo di salvare l'umanità!”. Anno 2020: nei primi secondi vediamo un ragazzo di nome Yoshio Kaito che si trova all'interno di una cabina di pilotaggio di un gigantesco mecha/robot pronto a dare una disperata battaglia contro un nemico all'apparenza potentissimo... Siamo catapultati nel mezzo dell'azione e poi...Flashback! Anno 2019, 12 mesi prima: sull'isola di Tanegashima, il giovane Kaito è
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un ragazzo liceale che passa tutto il suo tempo a giocare a Killer Ballad, un gioco on line picchiaduro dove ci si scontra continuamente con altri utenti in forma di vari robot con varie potenzialità, armi e caratteristiche. Il gioco è usufruibile sul suo PokeCon sorta di tablet ultra tecnologico del futuro, che ormai ogni ragazzino (e adulto) possiede. Il PokeCon ha inoltre altre caratte-ristiche, ed oltre ad essere di uso comune, permette, tramite l'interfaccia dal nome Iruo, di accedere ad una “realtà aumentata”, cioè ad uno spazio virtuale che si sovrappone visibilmente al nostro dove contenere informazioni digitali, cartelle di file segrete, impostazioni utili al lavoro o al tempo libero, audio e video, giochi, e quant'altro. Da notare che lo stesso concetto è stato sviluppato anche in un'altra serie anime intitolata “Dennou Coil A circle of Children” (www. movieforkids. it/ opinioni/dennocoil-tra-fantascienza-e-romanzodi-formazione/7559/ “Denno Coil Tra fantascienza e romanzo di formazione”, di Davide Tarò sul sito Best Movie ForKids). Kaito appartiene, all'inizio piuttosto casualmente e contro voglia, al club di robotica dietro al quale non vi è per ora nessun altro che la sua determinatissima presidente (e unico membro) Senomiya Akiho, una ragazza che ama alla follia i robot (“I robot sono come piccoli bambini, devono essere educati” o ancora “I robot non sono nemici dell'uomo ma i suoi migliori amici”: ecco due frasi che ripete spesso apparentemente come un allegro e fiducioso mantra). Akiho è sorella di un grande ingegnere robotico, e la sua passione e determinazione, che la guidano disperatamente per tutti gli episodi dell' anime, la porteranno a reincontrarla. La sorella infatti molti anni prima aveva urlato improvvisamente e inspiegabilmente ad una Akiho bambina che i robot non erano
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altro che spazzatura e si era allontanata dalla famiglia per continuare a lavorare presso una prestigiosa quanto misteriosa multinazionale robotica. Inoltre Akiho ama incondizionatamente una serie robotica chiamata Gunvarrel (fusionecitazione tra la serie Gundam e Linebarrel), serie di qualche anno prima, che ebbe un successo stratosferico e rilanciò nel mondo intero la figura del robot, ma che ebbe una misteriosa chiusura improvvisa e di cui non venne mai trasmesso l'ultimo attesissimo episodio. La giovane Akiho vuole costruire per la grande Expo una replica di GunBuild 1, un personaggio dell' anime Gunvarrel. La storia si complica e prende una strada intermedia tra lo stile scolastico/epico e il genere “sci-fi realistico” per poi definirsi senza più variazioni fino alla fine, quando lentamente ma inesorabilmente, una fitta rete di intrighi spionistici e addirittura un complotto mondiale ordito, sembra, da pochi segreti potenti (Il Gruppo dei 300), viene alla luce.
Lo stesso strano incidente occorso alla nave Anemone SS molti anni prima nell'isola, incidente che cambiò per sempre le vite dei piccoli Kaito e Akiho, facendoli soffrire della “Sindrome del topo e dell'elefante” (sindrome che obbliga a percepire la realtà, a seconda del caso, velocizzata o rallentata) diventa motore narrativo per ricercare la verità su questo complotto pluridecennale, che sembra avere il suo climax distruttivo proprio nel presente dei personaggi, dove una fantomatica quanto inquietante tempesta magnetica del sole definitiva, dovrebbe aver luogo. Questo evento fu già il soggetto dell'ultimo leggendario e inedito episodio dell' anime di Gunvarrel.
I robot ci salveranno, insomma, ma prima dovremo farlo noi stessi, accettando i nostri limiti e compiendo con le nostre mani il miracolo, soprattutto seguendo con sacrifici i nostri sogni. Questo sembra dire la serie dalle parole della sua giovane “motrice” Senomiya Akiho. La tecnica per costruire un robot antropomorfo dell'altezza di qualche metro, anche se ci troviamo nel 2020, è ancora faticosa, se non quasi impossibile e non è quella fantasiosa vista negli anime! La regia e il soggetto ci ricordano insistentemente questo. Con la struttura e la silouhette che viene data ai robot nelle serie di finzione, l'essere meccanico antropomorfo avrebbe serie difficoltà a muoversi e soprattutto non riuscirebbe a stare in piedi. Come fare allora a costruire un robot delle serie anime nella realtà? Ecco il concept fondamentale
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della serie. E allora ecco una chicca di regia che ci regala l'anime: il GunBuild 1 vero, assemblato faticosamente dai ragazzi è senza molti fronzoli, antiestetico, lontano dalle imberlettature mecha degli anime, può con fatica muoversi nelle sue goffe movenze, ma se lo si guarda attraverso il visore del PokeCon allora lo si può ammirare nelle sembianze che ha nell'anime! Il sogno cioè può e deve diventare reale. Robotics;Notes in fondo è tutto lì, in questo concetto semplice ma bellissimo. All'origine della serie Robotics ; Notes vi è un vasto progetto multimediale. Tratto dalla serie di visual novels, manga e light novels lanciate dal collettivo 5pb, editore già di serie quali Chaos, Head e Steins;Gate, la serie anime viene diffusa in Giappone nel 2012, per la regia di Kazuya Nomura (già regista di Sengoku Basara) , il character design di Chisaki Kubota (già in Shikabane Hime) e le musiche suggestive, marziali e pregne di fascino di Takeshi Abo (già in Steins;Gate). Produce il veterano studio Production I.G, dove registi del calibro di Oshii Mamoru collaborano in pianta stabile, donando alla serie una sua personale epica visiva e stilistica anche abbastanza ricercata. Se volete una referenza nella filosofia sociale e antropologica che sta dietro ai robot giapponesi, divertendovi con un plot sci-fi affatto banale e scontato, questo Robotics;Notes nel bene e nel male è stato fatto per voi! Lettura consigliata: a cura di Gianluca Di Fratta, ROBOT, Fenomenologia dei Giganti di ferro giapponesi, Edizioni L'Aperia 2007
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di Michele Augello
A
maggio di quest'anno, durante la 39a Italcon tenutasi a Bellaria, dal 23 al 26, vi è stata stata la 2° edizione del Premio Vegetti, organizzato dalla World SF Italia, che vedeva in concorso la categoria romanzi e saggi, e il primo premio per la categoria saggi è andato al volume "Mondi paralleli, storie di fantascienza dal libro al film” di Roberto Chiavini, G. Filippo Pizzo e Michele Tetro (Edizioni della Vigna), già vincitore l’anno precedente del Premio Italia per la medesima categoria. Un’opera di oltre 500 pagine, composta di quasi 400 schede che permettono un raffronto tra racconti, novelle e romanzi originali di fantascienza e loro adattamenti cinematografici, individuandone differenze, analogie, libertà, spunti ulteriori. Una galleria di film e storie note e meno note, che non manca di riservare gradite sorprese per il lettore. Michele Tetro, oltre ad essere un co-autore del libro in questione, non è nuovo a queste performance letterarie. A lui e ai suoi due colleghi si debbono saggi in volume come “Il grande cinema di fantascienza vol.1 – Da ‘2001’ al 2001” (Premio Italia 2001 per Miglior Saggio in Volume), “Il grande cinema di fantascienza vol. 2 – Aspettando il monolito nero”, “Il grande cinema fantasy” e “Contact! Tutti i film su UFO e alieni”, mentre lui “a solo” è autore del libro “Conan il barbaro, l’epica di John Milius”, oltre che di parecchi rac-
appassionati, favorito anche dalla sua peculiare natura di confronti tra opere narrative e cinematografiche, una formula ad ora quasi inedita in questo settore. Ci ha fatto piacere che il libro vincesse il Premio Italia, ma soprattutto il Premio Vegetti, che è tributato da una giuria selezionata di professionisti del settore fantascientifico. conti di genere fantastico e saggi cinematografici. Per nostra fortuna è anche collaboratore di questa rivista, per cui alla luce dell'ennesimo riconoscimento ricevuto ci sembra doveroso scambiare quattro chiacchiere su quest’ultima, pluripremiata, fatica letteraria. Innanzi tutto, Michele, grazie per la disponibilità e per la cortesia, sicuramente di interviste e domande ne avrai avute a iosa, visto il riscontro del libro, spero quindi di non essere ripetitivo. Ti aspettavi il successo che “Mondi paralleli” ha avuto e continua ad avere? Grazie a voi di “Sci-Fi Gate” per l’ospitalità. Sinceramente, qui in Italia e ai giorni nostri, è quasi impossibile aspettarsi il successo di un saggio cinematografico, che resterà alla meno peggio un prodotto di nicchia. “Mondi paralleli” non sfugge al questo meccanismo ma per lo meno ha potuto contare su un capillare ‘tam-tam’ tra gli
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“Mondi paralleli” a mio parere è un libro unico, direi basilare per l'appassionato, ma spulciando tra le pagine ho avuto qualche perplessità, per esempio vi sono autori che non hanno avuto schede su tutte le loro trasposizioni cinematografiche, come per esempio Lovecraft, presente solo con tre schede: è stata una selezione voluta? In questo caso sì. Andavano prese in considerazioni solo opere di genere strettamente fantascientifico, e già non è stato facilissimo accordarci su tutto, perché la definizione stessa spesso è fluttuante. Abbiamo dovuto discutere su film incentrati su perso-
naggi come Frankenstein e il dottor Jekyll, che a rigor di logica rientrerebbero nel genere SF ma che sono comunemente ‘affiliati’ al genere horror. In questo caso abbiamo scelto là ove l’elemento fantascientifico risultava più evidenziato. Ci sono state poi alcune ‘dimenticanze’, che provvederemo a ricollocare al più presto. In effetti, il materiale su cui lavorare era davvero vasto… Ho visto che nel libro vi sono anche schede di Lucius Etruscus, Domenico Gallo, Vittorio Catani, Danilo Arona ed altri che non cito per limiti di spazio: ciò è dovuto a risparmi di tempo (visione dei film) o altro? Assolutamente no. Ciascuno dei tre autori principali avrebbe potuto scrivere da solo questo libro. In realtà come ‘trio autoriale’ abbiamo sempre accolto nelle nostre pagine la gradita presenza di amici e colleghi, in modo da rendere più variegato lo spettro di preferenze e gusti personali quando si trattava di compilare delle schedecinematografiche. E’ un ‘gioco’ che abbiamo
ripetuto in quasi tutti i nostri libri… So che stai lavorando ad una nuova stesura del libro, per cui credo che quello che manca nel libro verrà inserito, ma la domanda principale è un'altra: ci sarà un'appendice per chi aveva già acquistato la prima versione del libro oppure si dovrà ricomprare per intero? Al momento non lo so. Il conseguimento di due importanti premi come l’Italia e il Vegetti spingeva naturalmente alla riproposta del libro, con gli ovvi aggiornamenti del caso. Credo che si valuterà l’ipotesi di renderlo disponibile anche come e-book, in modo che si possa scegliere di comprarlo nella sua forma più compiuta e con un minimo di spesa. Ci sarà la speranza di poter vedere anche i poster dei vari film, almeno i più importanti, o avete pensato per caso ad un libro di sole locandine, sulla scia di quello che la Fondazione Rossellini ha fatto per Thole? SCI-FI GATE 61
Non credo proprio. Sarebbe un massacro editoriale, i costi aumenterebbero per la presenza di illustrazioni e poi c’è la questione dei diritti sulle immagini. Comprendo che un libro di cinema dovrebbe sempre essere illustrato ma nel nostro caso c’è comunque una gran rilevanza per la parte narrativa e poi sempre di ben 500 pagine già si tratta… A quali conclusioni sei giunto, dopo un lavoro così articolato e dalla vasta portata come “Mondi paralleli”, in merito al rapporto tra opera di narrativa e loro adattamento cinematografico? Ecco, sarebbe stato fin troppo facile concludere che i racconti e i romanzi originali fossero di gran lunga migliori dei film ad essi ispirati, ma si sarebbe trattato di un grossolano errore. I due media si esprimono con strumenti differenti e sortiscono quindi risultati differenti. Bisogna perciò studiarli e criticarli in virtù dei para-
metri specifici di entrambi. E’ vero che il nostro libro ha come scopo principale il raffronto, ma inteso più a livello di acquisizione informativa per il lettore che di reale intenzione critica. Personalmente ritengo che una buona storia possa essere raccontata in modi diversi, e faccio solo l’esempio di “Stalker”, film quasi antipodico rispetto al romanzo da cui è tratto, per stilemi e anche per storia narrata, eppure alla fine sembrano entrambi due approcci differenti ad uno stesso nucleo narrativo che si apre a mille fascinazioni. Una sola cosa non tollero: che lo spirito dell’autore primario (cioè di colui che crea una storia) venga
tradito da chi di quella storia si appropria. Allora non si avrebbe più un film “tratto da” ma semplicemente un film “che nulla ha a che fare con” e quindi… un altro film. Una personale domanda, in tua intervista hai detto che non leggi fantascienza da un bel po’, visto il fiorire del cyberpunk che non hai apprezzato, ma so che non è così, cosa ti ha fatto riavvicinare alla lettura? Be’, il fatto che sono uno scrittore, e uno scrittore deve pur leggere, anche solo per capire le tendenze del momento. In realtà non avevo pro-
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prio smesso di leggere SF, solo mi ero orientato nuovamente sui classici del passato. In effetti, essendo io di formazione specificatamente lovecraftiana, clarkiana e lemiana, non è che tra gli autori di oggi ci si possa trovare più di tanto a proprio agio… Termina qui la nostra piacevole chiacchierata con Michele Tetro, a cui vanno i nostri ringraziamenti per la cortesia e le risposte esaustive dateci, grazie ancora Michele e auguri per i tuoi futuri successi letterari Ciao e grazie a voi.
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L
'astro dei nomadi, di cui mi accingo a fare una recensione è un romanzo atipico, nel senso che si discosta dalla normale produzione di Silverberg, esempio "Vertice di Immortali", "Shadrach nella fornace" o l'escursione nel fantasy con Lord Valentine e la serie di romanzi su Majipoor, questo romanzo vede la luce dopo dieci anni di abbandono del genere fantascienza, dicevo atipico, non solo nella forma e nella narrazione, ma anche perché, che io ricordi , romanzo incentrato tutto sui Rom, e sul suo mitico re Yakoub. Nel romanzo ambientato nel terzo millennio, si parla dei Rom razza discendente dagli Zingari, i quali sono gli unici in un universo popolato di umani(la terra non esiste più da secoli)ad avere il potere di far volare le astronavi verso le stelle attraverso una loro facoltà di traslazione uomo macchina che porta le navicelle a superare la barriera della luce e del tempo.
La storia di questa razza e le sue vicende narrate si dipana attraverso le vicende del suo re Yakoub, personaggio mitico e carismatico nelle cui vicende risiede il destino del popolo Rom.
Il romanzo inizia con l'esilio volontario di Yakoub in uno sperduto pianeta ghiacciato, esilio volontario , fatto al solo scopo di far sentire ai suoi sudditi la mancanza del loro re. Qui Yakoub riceve la visita sotto forma di spettri ectoplasmatici di tanti suoi amici e seguaci i quali lo invitano a ritornare ad essere re, fino a quando non giunge la notizia che un suo figlio si è fatto proclamare re al suo posto.Yakoub allora decide che è venuto il momento di ritornare ai suoi doveri , ma nel mentre cerca di convincere il figlio a desistere dalle sue rivendicazioni, viene da costui
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imprigionato (manovra che era già stata messa in preventivo dallo scaltro Yakoub) ciò porta tutto il popolo Rom ad indignarsi per la prigionia di colui che loro pensano sia il "prescelto" ,cioè colui che un giorno li porterà al loro pianeta natale ea alla loro stella , Romany, e quindi interrompono tutti i viaggi spaziali, loro che sono gli unici a poter pilotare le navi interstellari, con conseguente fermata di tutte le attività dell'impero terrestre, impero che vive quasi in simbiosi con i Rom. Ma in tutto questo marasma, l'imperatore muore, senza aver designato un erede legittimo(eredità che viene decisa non per discendenza dinastica , ma per designazione meritocratica), per cui i tre Lord aspiranti a tale carica iniziano una fratricida lotta di potere tra di loro, e uno di questi, libera Yakoub dalla prigionia, cercando quindi di farselo alleato ed amico. In questa guerra civile il figlio di Yakoub muore ucciso, giustiziato ,probabilmente da un troppo
zelante comandante imperiale. Anche gli altri Lord pretendenti cercano in tutti i modi di ingraziarsi il re degli Zingari(sono i rom che detengono, nonostante siano minoranza mal tollerata dai Gaje, le leve del commercio tramite i viaggi interstellari) yakoub quindi è preso in questa morsa , e decide di….non far niente, entra in una trance ectoplasmatica che lo porta a visitare il suo passato , i pianeti su cui è stato, le sue vicissitudini, quando era schiavo,(la schiavitù nell'impero del terzo millennio era una forma di pagamento debitoria, era a tempo, in base a quanto era dovuto dal debitore). Quando si risveglia e rientra nel suo corpo e nel pieno possesso delle sue facoltà, si accorge che la guerra è finita e dei tre preten- denti nessuno è rimasto vivo, ciò porterà i rappresentanti dei pianeti a...fino a quando un giorno Yakoub i suoi discendenti riusciranno a portare il loro popolo, i Rom, alla loro
stella natia, Romany. Nel romanzo oltre alle vicende narrate, viene anche descritto un caleidoscopio di mondi e situazioni , in cui Yakoub si è trovato nel corso dei suoi 170 anni, e ci vengono descritte attraverso le continue trasformazioni in spettri ectoplasmatici, trovo anche una vena umoristica in questo romanzo, che si esplica maggiormente quando Silverberg ci descrive gli stereotipi classici degli zingari, come la loro furbizia,il loro essere ladri per bisogno, e non solo, il loro vagabondare anche nel futuro tra le stelle, non a caso sono gli unici piloti di astronavi, le loro divinazioni, le loro astrazioni plastiche. E' anche pieno di citazioni, gli umani chiamati Gaje (LaTerra è Gaia), la loro stella d'origine Romany (Romania), e tante altre sugli zingari e sui Rom, un romanzo singolare e di grande fascino. Allego due citazioni che testimoniano l'importanza del ritorno di Silver-
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berg alla fantascienza con questo romanzo nel 1986, e la risposta di Silverberg,come al solito sarcastico e disarmante, nella sua disamina. "Non so se ne siete al corrente, ma
Brian Stableford ha fatto notare sulla Encyclopedia of Science Fiction che la figura di Yakoub, che si auto impone l'esilio per fare in modo che i suoi vecchi seguaci si rendano conto della sua mancanza, può essere considerato una sorta di autoritratto dello stesso Silverberg" ha detto Anders a Sci
Fi Wire. Ma Silverberg smentisce: "Cercavo solo di raccontare la storia di un personaggio che secondo me è notevole, e non volevo commentare nessun tipo di situazione che peraltro allora non potevo prevedere... Ora mi sono semplicemente ritirato dalla carriera attiva, mi fermo un momento a vedere che succede. Come al solito sarò l'ultimo a capirlo, un sacco di gente sembra più rapida di me a capire quando riprenderò a scrivere."
In definitiva quasi 500 pagine di un bel romanzo, ve lo consiglio!
I
mmaginiamo di essere agli inizi degli anni Sessanta e di venir ricoverati all’ospedale di North nello stato di Washington: c’è la concreta possibilità di venir curati da un dottore di nome Alan E. Nourse. Iniziati gli studi di medicina subito dopo esser tornato dalla Seconda guerra mondiale, Nourse si rese ben presto reso conto che diventare un dottore era un affare davvero dispendioso: come fare a pagarsi gli studi non avendo una famiglia a cui appoggiarsi? Parliamo di tempi in cui la soluzione era relativamente facile: vendere racconti a riviste pulp. Quando finalmente divenne dottore iscritto all’albo, Nourse era già anche un apprezzato e ben noto autore di fantascienza. Non era certo un caso strano, altri suoi amici della Marina avevano intrapreso lo stesso identico percorso, come quel suo amico di nome Robert Heinlein. Quindi siamo nel ’60 in un letto d'ospedale con Alan E. Nourse che ci visita. Se potessimo sbirciare nella sua borsa scopriremmo magari bozze di romanzi e racconti di fantascienza con soggetto medico come Star Surgeon (1959). Anche qui non si trattava di un caso raro: proprio nel ’59 Murray Leinster aveva raccontato la prima avventura della sua astronave medica Esculapio 20 (o Aesclipus Venti, a seconda delle traduzioni) con il romanzo
L’arma mutante (The Mutant Weapon) a cui faranno seguito altri tre titoli fino al 1966, così come Charles Eric Maine stava per presentare la sua storia epidemica corale, Il grande contagio (The Darkest of Nights, 1962). Sono anni in cui la “fantascienza medica” riscuoteva consensi fra autori americani e britannici, e se ne accorse anche il nostro Paese: nel 1966 Ugo Malaguti presentò all’interno della versione italiana di Galaxy (n. 66) il romanzo Ospedale da combattimento (1962) di James White, il cui titolo originale Star Surgeon era forse un omaggio a Nourse. Il fenomeno fu abbastanza breve, e paradossalmente l’unico personaggio di quest’epoca a rimanere negli anni successivi è stato il dottor McCoy della serie Star Trek, nato nel 1966 ma infinitamente più arcaico rispetto ai medici futuristici della narrativa coetanea: McCoy è semplicemente la versione “spaziale” del segaossa (sawbones) della cultura western, e infatti il suo nomignolo è Bones. Siamo lontani dall’idea di dottore del futuro che frullava nella mente di Nourse, idea che conoscerà la pubblicazione solo nel 1974 in un libro che darà molta fama all’autore, anche se purtroppo solo indirettamente. È un romanzo in cui Nourse con-
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cepisce un mondo futuro buio e opprimente, in cui un governo rigido obbliga i cittadini ad un massimo di tre ricoveri ospedalieri nell’arco della loro vita. Il motivo è un’ideale eugenetico di rinforzamento della razza umana, resa molle dall’uso smodato di medicinali, ma il risultato è il ricorso alla medicina clandestina, cioè a dei chirurghi che non condividono gli ideali governativi e corrono di nascosto da un paziente all’altro con il bisturi in mano... Quest’immagine diede l’idea a Nourse per il titolo del romanzo, un gioco di parole fra il correre sul filo del rasoio ma anche del bisturi: The Blade Runner. Il romanzo non solo ebbe successo immediato, ma fece innamorare il celebre William S. Burroughs.
Saputo che c’era in ballo l’idea di portare al cinema la storia, l’autore de Il pasto nudo si mise subito a scrivere una sceneggiatura, che al naufragare del progetto deciderà di pubblicare nel 1979 con il semplice sottotitolo «proposta per un film». Arriva il 1981, un anno molto importante. Sembra rinascere l’interesse per temi sanitari nella fantascienza, in Gran Bretagna escono romanzi come Virus Cepha (Blakely’s Ark) di Ian Macmillan e La fossa degli appestati (Plague Pit) di Mark Ronson, ma soprattutto in Italia Urania presenta il romanzo di Nourse, non sapendo come tradurlo se non con Medicorriere. Ma l’81 è anche l’anno in cui Ridley Scott rimane affascinato dal titolo del romanzo: ne acquista i
diritti e l’anno successivo presenta il suo celebre Blade Runner. La storia è sempre ambientata in un futuro oscuro, ma invece di medici umanitari si parla di androidi assassini. Il film di Scott ha completamente oscurato l’ottimo romanzo di Alan E. Nourse, ed anche quando si parla di quest’ultimo si finisce sempre per parlare del film di Scott - esattamente come è successo qui! C’è infine un risvolto curioso. L’avvento nel 1984 del genere cyberpunk - a cui curiosamente il film Blade Runner, di due anni anteriore, viene spesso impropriamente collegato - spinge il romanziere K.W. Jeter - che anni dopo avrebbe scritto dei sequel proprio del film di Scott - a dare alle stampe un romanzo che tiene in un cassetto addirittura dal 1972, ante-
cedente quindi a Medicorriere. Un romanzo su un futuro buio con dottori che praticano la chirurgia illegalmente: convergenza evolutiva o sentore di scopiazzamento? Nessuna delle due: è semplice “fantascienza medica”. Malgrado sia apparentemente nato due anni prima, Dr. Adder di Jeter è più legato alle tematiche estreme della cultura cyberpunk che non al romanzo del ’74 di Nourse, impregrato decisamente di fantascienza golden age.
Bibliografia consigliata 1959. L’arma mutante (The Mutant Weapon) di Murray Leinster - Altair n. 3 (Il Picchio 1976) 1961. Il mondo proibito (This World is Taboo) di Murray Leinster - Saturno n. 13 (Libra 1978) 1962. Ospedale da combattimento (Star Surgeon) di James White - Galassia n. 66 (La Tribuna 1966) 1962. Il grande contagio (The Darkest of Nights) di Charles Eric Maine - Urania n. 300, ristampato nel n. 632 (Mondadori 1963) 1964. Un dottore tra le stelle (Doctor to the Stars) di Murray Leinster - Cosmo n. 154 (Ponzoni 1964) 1966. S.O.S. da tre mondi (S.O.S. from Three Worlds) antologia di “racconti medici” di Murray Leinster - Slan. Il Meglio della Fantascienza n. 45 (Libra 1979) 1974. Medicorriere (The Bladerunner) di Alan E. Nourse - Urania n. 876 (Mondadori 1981) 1981. Virus Cepha (Blakely’s Ark) di Ian Macmillan - Urania n. 950 (Mondadori 1983) 1981. La fossa degli appestati (Plague Pit) di Mark Ronson - Urania n. 961 (Mondadori 1984) 1984. Dr. Adder (id.) di K.W. Jeter - Il Libro d’Oro n. 86 (Fanucci 1995) SCI-FI GATE 67
Sci-fi comic a cura di Fabio Terenziani
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ELYSIUM Max De Costa SCI-FI GATE 70
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