Sci-Fi Gate 1

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e il lavoro manca dobbiamo crearcelo. Se una rivista di fantascienza manca, pure! I recenti fallimenti dei prodotti cartacei, dovuti ad un mercato nel quale si è ridotta drasticamente la domanda non solo per via della onnipresente crisi, ma per un'offerta non sempre soddisfacente da un punto di vista qualitativo, hanno lasciato un vuoto negli appassionati di Science Fiction colmato dalla più semplice ed immediata fruibilità degli strumenti di comunicazione proposti dalla rete. L'idea di una pubblicazione on-line è nata dall'esigenza di unire la tempestività dell'informazione tipica di Internet alla piacevolezza di poter sfogliare virtualmente (ma anche materialmente potendola scaricare in PDF e stampare) una rivista. Il progetto Sci-Fi Gate parte dall'iniziativa dell'X-Files BlueBook (che il sottoscritto rappresenta) e dell'X-Files Italian FanClub uniti da tempo da una comune passione per il mondo creato da Chris Carter che ha condotto, tra le altre cose, a pubblicazioni di magazine on-line segnalate addirittura da Frank Spotnitz. La frequentazione con l'attivissimo Gruppo Facebook Fantascienza curato, tra gli altri, da Michele Augello, poi ha potuto tradurre in realtà ciò che era solo un'azzardata fantasia: un magazine di genere scritto e prodotto interamente da volenterosi appassionati. Il primo numero che vi proponiamo mostra ancora quei limiti generati dall'apporto, seppur generoso, di poche risorse umane e dalla difficoltà di conciliare il tempo necessario allo sviluppo di un progetto ambizioso con gli impegni della vita di tutti i giorni. Ma le nuove e numerose collaborazioni che si profilano all'orizzonte e l'enorme talento del grafico Simone Ferraro ci fanno ritenere di potervi offrire sin dalla prossima uscita, un prodotto di maggior qualità. Che la forza sia con voi. Massimiliano H7-25

b Sci-Fi Gate è prodotto dall'X-Files BlueBook/X-Files Italian FanClub e dal Gruppo Facebook Fantascienza

IN REDAZIONE DIRETTORE EDITORIALE: Massimiliano H7-25 DIRETTORE RESPONSABILE: Michele Augello REDAZIONE: Michele Tetro Silvana Fabio Terenziani GRAPHIC DESIGNER: Simone Ferraro


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Niente “vendetta” per Loki

THE AVENGERS 2 C A T

spider-man2 Voci ancora non confermate suggerirebbero l'ingresso di Felicity Jones (vista al cinema in Hysteria), nel cast di Spider-Man 2 nei panni di Black Cat, una sorta di Catwoman con cui Peter Parker instaura un rapporto di odioamore.

F E L I C T Y

Joss Whedon tranquillizza i fans dei vendicatori: tutti confermati nel secondo capitolo di The Avengers. Unico assente il fratello di Thor, Loki che avrà il suo bel da fare in Thor 2, nei cinema a novembre. La squadra di supereroi accoglierà due nuovi ingressi: Quiksilver e Scarlet Witch, reclutati anche nel nuovo film degli X-Men, mentre fra i cattivi, spazio avrà Thanos (comparso nel finale del primo film) su cui Joss ha le idee chiare: “Thanos è molto potente. Come nei fumetti, la sua presenza deve essere ben distribuita lungo tutto il film, riservando il meglio per il grande finale. I Vendicatori saranno messi davvero in difficoltà”. Come se non bastasse, sono annunciati anche problemi di convivenza nel Team dei Supereroi: quando ci sono troppi galli nel pollaio non si fa mai giorno.

RIDLEY SCOTT, RITORNO INCERTO

PROMETHEUS 2

Ridley Scott e la Fox hanno deciso di puntare su Jack Palgen per sostituire il Lostiano Damon Lindelof che ha annunciato l'abbandono del progetto, ufficialmente per troppi impegni, ma ufficiosamente per via delle critiche piovute sulla scrittura del primo film che ha difettato di buchi narrativi e illogicità. Palgen ha lavorato già allo script di un altro film fantascientifico, Transcendence nel cui cast figurano Depp e Freeman, e la cui uscita è prevista per il 2014. Nel secondo Prometheus sicuri i ritorni di Noomi Rapace e Michael Fassbender.

“LANTERNA VERDE” PER BLADE RUNNER 2

BLADE RUNNER

L'autore di Lanterna Verde, Michael Green, che vede nei suoi credits anche serie come Hero, Smallville, The River, si occuperà della sceneggiatura del Prequel (o sequel?) di Blade Runner. Ancora nessuna certezza sulla presenza di Harrison Ford (in trattative anche per Star Wars) ma Ridley Scott si dice convinto di poter persuadere l'attore.

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LA DECIMA STAGIONE DI X-FILES A FUMETTI

Lo scorso 19 giugno è stato lanciato il primo numero della decima stagione di X-Files a fumetti. Il progetto, prodotto dall'IDW e dalla 20th Centiury Fox, è supervisionato da Chris Carter, sceneggiato da Joe Harris e affidato alla matita del talentuoso Michael Walsh. La collezione rigenererà la mitologia della cospirazione e riprenderà la narrazione dagli eventi del secondo film "I Want to Believe" in cui la paranoia è alimentata dall'epoca del post Wikileaks. Nel primo numero Mulder e Scully, che vivono insieme e nella clandestinità, ricevono una visita di una vecchia conoscenza (Skinner) che li costringerà ad uscire dal loro nascondiglio e tornare al centro della scena.

CHRONICLE 2 – VERSIONE DARK Lo scrittore di Chronicle, Max Landis ha dichiarato di lavorare al secondo capitolo ma di essere lontano ancora dalla conclusione della scrittura: “Quando un film ha successo è molto più difficile lavorare a un sequel perché aumentano le aspettative così come i rischi di un fallimento. La storia sarà molto più dark.”

CHRONICLE 2 DEL TORO NEI PANNI DI THANOS?

gUARDIANS OF THE GALAXY

Secondo Deadline, Benicio Del Toro avrebbe raggiunto un accordo non solo per la collaborazione di Guardians of the Galaxy ma anche per i progetti futuri della Marvel. Voci di corridoio vedrebbero proprio Del Toro nei panni del temutissimo Thanos, cattivo protagonista dei prossimi due The Avengers. L'uscita al cinema di Guardians of the Galaxy è prevista per il 1° agosto del 2014.

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di Michele Augello

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anti si chiederanno come mai un articolo con un titolo simile, e a ragione, ma ho voluto dare questo imprinting perché penso che mai come in quest’anno, in questi primi mesi, la fantascienza cinematografica si sia affacciata prepotentemente su tutti gli schermi cinematografici. Per anni, specialmente nell’ultimo decennio ci siamo chiesti (mi sono chiesto), come mai non si riuscisse a fare dei film con idee originali, film che avessero una loro identità, senza scimmiottare o replicare prodotti degli anni passati, ebbene in questi primi mesi dell’anno ci sono state delle uscite che ben fanno sperare al riguardo, con registi importanti, progetti originali, film che hanno portato l’appassionato (sempre che ce ne fosse bisogno, perché l’appassionato i film li va a vedere comunque) a rifrequentare le sale cinematografiche, e forse a destare maggior interesse nei giovani che si avvicinano per la prima volta a questo genere, visto che in un film o progetto di fantascienza troviamo sì la fantascienza, ma anche il Thriller, l’Horror, il Fantasy, il Feuilleton, la Commedia. Insomma la fantascienza, il genere della fantascienza lo considero, penso a ragione, il genere principe. Occorre anche dire che una prima avvisaglia si era avuta nella seconda metà del 2012, con uscite nuove, cito per esempio il “John Carter” della Disney, il tanto discusso “Prometheus” di Scott , e altri, sebbene questa onda lunga si sia riversata in pompa magna all’inizio di quest’anno con l’uscita del caleidoScopico film dei fratelli Wachowsky e Tom

Tykwer, Cloud Atlas, tratto dal romanzo L'atlante delle nuvole - di David Mitchell, sorta di antologia del futuro di tre ore, in cui si muovono sei storie completamente separate le une dalle altre. A fine gennaio abbiamo avuto anche il rompicapo temporale Looper, diretto da Rian Jonhson, e con un Bruce Willis che ritorna in un film Sci-Fi dopo Il Mondo dei replicanti, senza dimenticare l'uscita di febbraio di Upside Down ambientato in un universo dove convivono mondi paralleli, idea originale, anche se ad alcuni la trama somigliava molto ad un romanzo d’amore. Poi c’è stato Oblivion, il colossal con Tom Cruise e Morgan Freeman diretto dal regista

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di Tron Legacy, Joseph Kosinski, una vera e propria summa di temi fantascientifici, ambientato in una terra post apocalittica, dopo una guerra con degli alieni, sconfitti sì, ma a quale prezzo, con un finale a sorpresa, anche se non molto originale, comunque un film dal budget importante, con scenari


e panoramiche che da sole sono valse il prezzo del biglietto. Naturalmente non sono solo questi i film usciti in questo scorcio di anno, ve ne sono molti che sono usciti e che magari non vedremo nelle sale, ma la vera attesa è anche per quelli previsti a partire da giugno come After Earth e che segna il ritorno di Manoj Night Shyamalan e della sua prima vera prova con un film di fantascienza. After Earth racconta di un padre e un figlio che rimangono smarriti sulla Terra in un futuro in cui il pianeta è ormai abbandonato da millenni perché inabitabile. A Luglio poi ci sarà l’attesissimo film di Guillermo del Toro Pacific Rim, la prima pellicola occidentale a fondere due generi tipicamente giapponesi, il Kaiju (mostri tipo Godzilla, che già all’epoca rielaboravano la paura apocalittica delle atomi-

che sganciate dagli americani) e i robottoni pilotati da umani, naturalmente non mancherà neanche la Fantascienza Horror e questa ci verrà proiettata sugli schermi americani sempre a Giugno con un film World War Z interpretato da Brad Pitt e tratto dal romanzo”World War Z La guerra degli zombi” di Max Brooks, ambientato a New York infestata da una terribile infezione di Zombie, che si è diffusa anche nel mondo. I governi di tutto il mondo cercheranno di salvare la cultura umana (quadri, libri, opere d'arte...) e il maggior numero di persone. Per rimanere poi nel campo delle distopie, tra Agosto e settembre, uscirà Elysium con Matt Damon e Jodie Foster, per la regia di Neill Blomkamp realizzatore di un film decisamente interessante come “District 9”, dove affrontava in

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maniera fantascientifica il tema dell’apartheid. In questo invece racconta una storia ambientata nel 2154 in cui l’umanità è divisa in due classi: i pochi ricchi, che vivono su una stazione spaziale lussuosa chiamata Elysium, e i tantissimi poveri, che vivono sul pianeta Terra ormai sovrappopolato e poco abitabile. Fino a che qualcuno non si stufa di questa disuguaglianza… Ma le uscite non terminano qui, anzi , infatti a Giugno è il mese anche dell'atteso” Star Trek: Into Darkness” di J.J.Abrams, secondo film del nuovo corso della famosa saga di fantascienza, film che sicuramente farà discutere i puristi e i fans della vecchia serie, a torto o ragione non lo so, certo è che sebbene la vecchia serie sia e continuerà ad essere un classico, ben venga anche una rivisitazione, tra l'altro, come dice


lo stesso regista, tutto è ambientato in un universo parallelo, anche per tenere vivo l’interesse verso l’universo Star Trek. Non servirebbe a niente tenere l’icona, che ripeto tale rimarrà, di una serie storica, senza suscitare l’interesse di nuovi appassionati. Ci avviciniamo a fine anno e quindi ci avviciniamo anche a dei film attesissimi, come per esempio il tanto annunciato e rifatto, come sceneggiatura, Ender’s Game, tratto dal primo capitolo della saga di O. Scott Card, scritto e diretto da Gavin Hood, con Harrison Ford, Ben Kingsley e Asa Butterfield il giovane interprete di “Hugo Cabret”, nella parte di Ender. Il film dagli appassionati è molto atteso, e la Speranza è che la trasposizione cinematografica del celebre romanzo non sfoci in un target cinematografico adolescenziale,

una curiosità su questo film lo scrittore Orson Scott card, presta la voce fuori campo ad un pilota. Il film uscirà in Italia a partire del 3 Ottobre. Altra uscita attesissima dagli appassionati di fantascienza, ma anche dai fans di Vin Diesel, è Riddick terzo capitolo della saga cinematografica fantascientifica dedicata all’antieroe Riddick, dopo “Pitch Black 2(2000)” e “The Chronicles of Riddick” (2004) per la regia di David Twohy. Il film racconta di come il protagonista, tradito dal suo stesso popolo e abbandonato mezzo morto su un pianeta disabitato, debba combattere per la propria sopravvivenza contro ferocissimi predatori alieni. Riddick esce in Italia il 17 ottobre 2013. A fine Novembre , e precisamente il 22, uscirà Hunger Game-La ragazza di Fuoco, sequel del trionfale(in

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in termini di incassi) Hunger Games e trasposizione cinematografica del romanzo di fantascienza La Ragazza di Fuoco, scritto da Suzanne Collins. In tutta questa orgia di film mi ero dimenticato forse del più originale tra tutti uscito il 23 Marzo in Italia, addirittura un giorno prima che in U.S.A e mi riferisco a The Host il nuovo film di Andrew Niccol (autore di Gattaca e In Time), che è anch’esso un post apocalittico, in cui gli alieni abitano e usano i corpi degli umani come parassiti. Però la sorpresa vera è che è tratto da un libro di Stephanie Meyer, l’autrice di Twilight (quando si dice…). Come vedete le novità sono tante, ma ancora un paio di segnalazioni le voglie fare: una riguarda “Gravity” di Alfonso Cuaròn, con Sandra Bullock e George Clooney, forse il meno


fantascientifico dei film che fino ad ora vi ho proposto, ma è ambientato nello spazio, dove due scienziati alla deriva nello spazio, dopo la distruzione dello Shuttle ad opera di meteoriti, sono uniti da un solo collegamento radio; l’altra segnalazione riguarda invece un film inglese The Machine per la regia di Caradog W. James, film che ricalca in maniera fantascientifica il mito di Frankenstein, infatti parla della creazione di un cyborg, che a causa di un bug di programmazione etc, etc…non il massimo dell'originalità, ma i trailer in rete sembrano ok. Fortunatamente queste non sono le sole uscite del 2013 (qui ho citato quelle che hanno dei budget importanti e che sono stati programmati per le sale), non dimentichiamo che vi è anche una cinematografia di fantascienza fatta da amatori e registi indipendenti che sopperiscono alla mancanza di mezzi con le idee e la maestria e al riguardo non posso fare altro che ricordarne due: Cargo e Iron Sky. Il primo è un film svizzero d'esordio di Ivan Engler che riprende il classico tema dell’alienante

viaggio spaziale di lunga durata. In questo caso la nave è un cargo (non a caso battezzata Kassandra) diretto verso una destinazione misteriosa. L’equipaggio è ridotto all’osso, e sull’oscurità che permea il copione irrompono brevi lampi di luce provenienti dal mitico Rhea, il pianeta lontano e pulito, miraggio che solo i più ricchi e fortunati hanno potuto permettersi di raggiungere, per iniziare una nuova vita al riparo dall’inquinamento e dell’angoscia che regnano sulla Terra. Purtroppo il film pur essendo uscito nel 2009, non è stato programmato nelle sale, ma lo si trova in rete sottotitolato (è in tedesco) in italiano, grazie a degli appassionati. Iron Sky, film finlandese del 2012 diretto da Timo Vuorensola, nel 2013 ha trovato distribuzione da noi ed è uscito nelle nostre sale, anche se ad essere sinceri la traduzione in italiano ha lasciato un po’ a desiderare, compresa la locandina di presentazione al cinema. Carne al fuoco quest’anno ve ne è tanta, infatti non ho citato tra le uscite anche i film sui super eroi Marvel , tra tutti Iron Man 3 diretto

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da Shane Black con Robert Downey, film che non si limita ai soli effetti speciali, ma ci mostra anche un Tony Stark privato e quasi crepuscolare, uno Skyfall in chiave Marvel, e l’imminente Uomo D’acciaio diretto da Zack Snyder. basato sul personaggio di Superman dei fumetti della DC Comics: il film è un reboot della serie cinematografica dedicata al supereroe creato da Jerry Siegel e Joe Shuste, uscito il 13 Giugno. Che dire le premesse per un anno memorabile di fantascienza ci sono tutte, sicuramente qualche film ci deluderà, o non rispetterà la aspettative che gli appassionati hanno riposto, ma una cosa è innegabile, mai come ora, a mio parere abbiamo avuto tanto “grasso che cola”. Alla prossima e…buona visione!


di Massimiliano H7-25

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iario di bordo: Menti giovani, idee fresche: è il progresso! (Capitano James T. Kirk). Mai riflessione fu più vera. Il geniale “giovane” Abrams è riuscito dove molti hanno fallito: raccontare daccapo una storia non mortificandone l'originale essenza, coniugando con misura l'innovazione con la tradizione. Già con il reboot, 4 anni prima, avevamo avuto modo di apprezzare il rispetto per la storia e i personaggi, pur con proposte personali mai offensive nei confronti della saga più longeva dell'Entertainment (quasi 50 anni di vita). Con Into Darkness, J.J. supera le aspettative dei fans non solo sfoggiando effetti speciali... molto speciali, ma stupendo lo spettatore col tema più semplice e complesso allo stesso tempo da raccontare:l'umanità dei personaggi.

La trama inizia con uno shock che mette a dura prova i cuori e le menti dei protagonisti. Quando l'Enterprise fa ritorno verso casa, l'equipaggio deve fare i conti con una terribile forza che, all'interno della propria organizzazione ha distrutto la flotta e tutto quello che essa rappresenta, lasciando il nostro mondo in crisi. Sopraffatto da un conflitto personale, il Capitano Kirk conduce una caccia all'uomo in un mondo in guerra per entrare in possesso di un'arma umana di distruzione di massa. Vita, morte, sacrifici, amore e amicizia, Leadership diventano per James Kirk tasselli destinati a comporre l'unica cosa a cui non riuscirebbe a fare a meno: il suo equipaggio. Abrams: “L’equipaggio dell’Enterprise stavolta sarà coinvolto in una vicenda in cui emergono dilemmi morali e SCI-FI GATE 12

personali, e dovrà affrontare problemi relativi alla fiducia, alla lealtà e a ciò che accade ai propri principi quando si viene messi a dura prova. Il nostro obiettivo era conservare la commedia, l’umanità dei personaggi nonostante si avventurino in un territorio più oscuro e complesso. Per il Capitano Kirk, ciò che inizia come una missione di vendetta, diventa un viaggio alla scoperta di se stesso, di cosa voglia dire essere un capitano di valore.” Nel nuovo capitolo torna ad essere protagonista, in tutta la sua magnificenza, l'Enterprise NCC170, strumento dei nostri viaggi onirici intergalattici, sottoposta a dura prova nelle battaglie stellari nelle quali, pur uscendone a volte malconcia, mantiene intatta la sua dignità.


Atteso era l'ingresso in scena di Benedict Cumberbatch, nei panni di John Harrison ostico avversario per il brillante giovane Kirk. Una parte di Harrison sembra non provare alcuna emozione, mentre un'altra è disposta a tutto pur di proteggere la sua famiglia. Benedict: “E’ un personaggio straordinario. Lo definirei un terrorista. Le sue intenzioni partono da un concetto di lealtà, ma le sue azioni sono violente, spregevoli e provocano scompiglio”. Il lavoro sul personaggio compiuto dall'attore non ha lasciato indifferente Abrams, il quale non ha lesinato complimenti: “Benedict ha incarnato il suo ruolo con personalità, forza e con un background differente. E’ un attore irresistibile ed energico, ha un approccio molto asciutto e raffinato che ha annullato qualsiasi dubbio potessi avere a riguardo.”

L'uso del 3D e dell'IMAX® conducono lo spettatore ad un livello di intrattenimento superiore, sebbene la preoccupazione di Abrams fosse sempre stata quella di raccontare una storia interessante ed emozionante. Abrams: “Quando un film è girato in IMAX®, è tutta un’altra cosa, la risoluzione è incredibile e si viene letteralmente assorbiti dal film. Christopher Nolan è stato molto disponibile e mi ha fatto vedere le scene de ‘Il cavaliere oscuro – Il ritorno’ con l’IMAX. Vedendo quelle immagini pazzesche, ho capito che sarebbe stato assurdo privare il nostro film dell'opportunità di usare questa tecnologia.” Insomma spettacolo ed emozioni fanno di Into Darkness una perla da annotare sul nostro personale Diario di Bordo Astrale che raccoglie i migliori momenti della nostra vita Sci-Fi. SCI-FI GATE 13


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egli ultimi tempi ci siamo chiesti spesso come mai SyFy non trattasse più di pura fantascienza. La spiegazione più plausibile era da ricercare nell’insuccesso di Stargate Universe che aveva spinto verso compromessi e contaminazioni di genere confacenti ad un pubblico interessato al più vasto panorama soprannaturale o alle infinite soluzioni del mondo quantistico (Alphas ed Eureka). La verità è che il momentaneo allontanamento dal territorio Sci-Fi è stato causato dalla scarsa qualità di idee e dalla mancanza di coraggio nell’offrire un prodotto che soddisfacesse i puristi e sfidasse la resistenza del pubblico abituato all’eterogeneità telefilmica. Tutto questo fino a quando lo scorso 15 aprile si è materializzato sugli schermi della rete SCI-FI GATE 14

televisiva statunitense, edita dalla NBC Universal, il fu Sci-Fi Channel: Defiance. Il pilot di questa nuova serie fantascientifica è stato un ritorno alle origini per noi appassionati, come se Gamberosso TV, dopo aver fatto una lunga escursione nel mondo della politica e dello sport fosse tornato a spiegare ai suoi telespettatori come si cucina un Branzino marinato al limone o un Risotto verde ai funghi Gallinacci. La storia è ambientata in un non lontano futuro in cui sette diverse razze aliene, il cui sistema solare di provenienza è andato distrutto sbarcano sulla Terra in cerca di rifugio. Nonostante l'accoglienza benevola da parte degli umani, frutto di trattative favorevoli ad entrambi, la convivenza è delle più difficili e le divergenze portano ad un conflitto che scon-


volge il mondo. La tecnologia usata dagli alieni nella guerra causa stravolgimenti all'ecosistema sfocianti nella Terraformazione. Tali effetti favoriscono la fine delle ostilità e l'inizio della lotta per la sopravvivenza per tutte le razze. Protagonista è il marine Jeb Nolan che fa ritorno alla sua città natale, Saint Louis, ormai rasa al suolo. Qui si unisce ad una comunità, chiamata Defiance, che giura di proteggere da chiunque abbia intenzione di sconvolgerne l'ordine. NBC e SyFy hanno creduto nel progetto a tal punto da investire ben 100 milioni di dollari, una cifra che metterrebbe a rischio la carriera di dirigenti, produttori e autori per almeno tre generazioni. Per questo possiamo solo immaginare l'esplosione di gioia da parte della Rete alla lettura dei dati di ascolto: SCI-FI GATE 15

risultato più alto nella fascia 18-49 di Syfy con 1,3 milioni di spettatori. A ciò si aggiunga che il sito ufficiale del telefilm, defiance.com, è stato il più visitato di sempre. Ma la sfida della produzione non si è limitata a tutto questo. Parallelamente allo show è stato lanciato anche un videogame on-line che dal giorno del suo esordio, il 2 aprile 2013, ha raggiunto la bellezza di 6 milioni di ore di gioco da parte dei partecipanti di tutto il mondo. Le premesse per un successo duraturo ci sono tutte. Non ci resta che aspettare di vedere al più presto possibile Defiance anche in Italia, sperando di non dover attendere un anno intero per poter assistere alla prima stagione, come è avvenuto con l'altra serie di Fantascienza del momento, Continuum.


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e serie apocalittiche, nate dall'atavica paura del futuro, e utilizzate come monito contro gli errori, passati e presenti, perpetuati dall'uomo a danno dell'ambiente (Terra Nova, Revolutions), o dell'economia e della politica (Continuum) o dei suo simili (Jericho, The Walking Dead) cercano, quasi fossero figli del loro destino (Omen Genus, potremmo dire, piuttosto che Omen Nomen) di sopravvivere costantemente al giudizio critico del pubblico televisivo sfidando i pericoli del déjà vù e dell'ovvio. Chi è riuscito a superare il temuto scoglio della prima stagione, non sviluppando tematiche contemporanee, ma riproponendo le mai sopite paure post-belliche del dominio del mondo da parte di visitatori provenienti dallo spazio (sfruttate sino all'osso dalla TV, dal cinema e dalla letteratura) è “Falling Skies”.

I motivi della scampata estinzione dai palinsesti televisivi di questa serie Sci-Fi, dipendono dalla fantasiosa e geniale mente del suo produttore, Steven Spielberg che ci ha proposto un mondo post-apocalittico in cui la razza umana cerca di resistere agli invasori spietati e supertecnologici tra effetti speciali superiori alla media e scenografie da Terza Guerra Mondiale. A tutto questo si aggiungono la quotidiana lotta dell'uomo per la sopravvivenza e la strenua difesa di quei principi e ideali che, già in passato hanno costruito, dalle ceneri prodotte dall'assolutismo, dall'egoismo e dalla prevaricazione, le fondamenta della società civile. In Falling Skies l'organizzazione del gruppo sociale è la condizione necessaria all'esistenza dello stesso e deterrente alla

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ribellione individuale che può comprometterne le difese già costantemente messe a dura prova dal nemico alieno. Strumento di conservazione del gruppo non può che essere la forza, e in Falling Skies la Seconda Massachusetts, nutrito gruppo di soldati e combattenti improvvisati, guidata dal Capitano Dan Weaver (Will Patton), deve far sfoggio di tutte le sue capacità in battaglia, per tutelare molte decine di sopravvissuti civili. Il rigido e freddo militarismo della politica del Capitano è però mitigato dal buon senso e dallo spirito democratico di un ex insegnate di Storia, Tom Mason (Noah Gallagher), rimasto vedovo a seguito dell'uccisione della moglie da parte del nemico extraterrestre e padre di 3 figli dei quali, il secondo, rapito assieme a numerosi altri adolescenti, tutte pedine del misterioso scacchiere degli alieni.

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Da sinistra: Mason, Weaver, e membri della Massachuttes

Mech, Robot con licenza di uccidere


Parlando proprio di quest'ultimi, vi è da dire che, dopo il debolissimo remake della Guerra dei mondi, Spielberg, se si esclude la parentesi Taken, molto xfiliano per i temi dei rapimenti e del complotto, torna a proporre, stavolta al pubblico televisivo, l'immagine dell'alieno mostruoso e cattivo, lontano anni luce dal tenero e rassicurante E.T o da quello collaborativo di Incontri ravvicinati. Particolareggiata è poi l'organizzazione militare degli invasori con una struttura piramidale che vede al livello più basso gli Skitters, esseri dalle sembianze di ragni con il compito di rapire e applicare sul dorso delle vittime orribili creature che ricordano i piccoli e fastidiosi parassiti inseminatori visti nella serie cinematografica di Aliens. I parassiti coartano la volontà degli adolescenti che vengono utilizzati come manodopera, anche se il reale progetto previsto per loro dagli invasori sembra essere destinato ancora a rimanere un mistero sia per i personaggi che per il pubblico. Su un livello superiore sono collocati i Mach, micidiali e giganteschi Robot bipedi. Armati e spietati, utilizzati a difesa delle missioni degli Skitters, hanno come secondo obiettivo lo sterminio della Resistenza. Infine al vertice della Piramide vi sono i veri invasori, Alieni altissimi, magri, le cui forme rappresentano una novità rispetto alla classica iconografia proposta dalla fantascienza. A dispetto della loro potente tecnologia, sono fragilissimi e sfruttano la loro capacità telepatica per comunicare sia con gli Skitters che con gli umani. Falling Skies, questa estate, propone ai suoi telespettatori la terza stagione, ma quanta fatica per arrivarci. La prima stagione (sviluppata in 10 episodi) ha registrato più bassi che alti mettendo a dura prova l'intero progetto. Mentre il Pilot ha ottenuto ben 6 milioni di spettatori (risultato migliore del debutto di The Walking Dead), il ritmo lento della storia e la difficile scelta di mettere troppa carne al fuoco nelle successive puntate ha creato disaffezione nel pubblico e generato una critica da parte dei media poco tenera. Probabilmente le difficoltà del primo anno hanno rappresentato un passaggio inevitabile verso l'affermazione e il riconoscimento. La serie, infatti, inizialmente e ragionevolmente si è concentrata sulla capacità di recupero dei superstiti e sulla loro determinazione a difendere la loro umanità a seguito della Grande Invasione, scegliendo quindi di privilegiare i personaggi alle trame fantascientifiche. La svolta si è avuta con la seconda stagione che ha puntato molto di più sull'azione e sulla

necessità di fornire risposte ai tanti misteri disseminati puntata dopo puntata, riuscendo a soddisfare, finalmente, il pubblico e la critica, con spruzzate di romanticismo (se pensiamo alla love story fra Mason e Anne Glass, la dottoressa del gruppo) e carrambate come il tanto atteso ricongiungimento fra Mason e il figlio, rapito, Ben, che mostrerà una personalità ed una natura irrimediabilmente cambiate. Nella seconda stagione si è aggregato al cast un attore noto ai fan di XFiles, Millennium e Lost, Terry O'Quinn nei panni di Artur Manchester, ex professore di Mason, che ha contribuito a fondare Charleston, di cui è la guida nonché Leader del provvisorio Governo degli Stati Uniti eletto a maggioranza. La 2° Massachusetts si aggrega alla comunità, ma ben presto le divergenze di opinione tra i gruppi porteranno ad uno scontro. La Season Finale si chiude col botto. Quando tutto sembra mettersi male per i protagonisti, atterra una piccola astronave da cui esce una differente forma di vita aliena. Forse una razza nemica degli invasori e quindi un'allean- za insperata per gli uomini che porterà alla liberazione? Oppure un nemico ben peggio-re? Lo scopriremo soltanto in questa calda estate quando capiremo se il detto “Il nemico del mio nemico è mio amico” vale anche per gli Extraterrestri. SCI-FI GATE 18


I PERSONAGGI

TOM MASON (Noa Wyle)

CAP. WEAVER (Will patton)

Ex insegnante di storia ed esperto di storia militare, Tom Mason viene nominato comandante in seconda della 2° Mass. Il suo buon senso salverà vite umane, comprese quelle dei suoi tre figli. E' l'unico che riesce a salire su una navicella aliena.

Weaver è il classico militare freddo e votato all'azione. Ha poca pazienza con i civili. Soffre la perdita della moglie e la separazione dalla figlia che riuscirà a ritrovare quasi per caso. Il suo unico scopo è eliminare il nemico, sempre e comunque!

Anne è una pediatra che mette al servizio del gruppo le sue conoscenze mediche. Perso l'unico figlio durante il Grande Attacco, cerca di ritrovare motivazioni attraverso il suo lavoro e l'amore verso Tom Mason.

HAL MASON (Drew Roy)

BEN MASON (Connor Jessup)

JOHN POPE (C. Cunningham)

Figlio maggiore di Tom Mason, impara ben presto ad essere un efficace combattente. Coraggioso ed impulsivo concentra i suoi sforzi nella ricerca dello scomparso fratello Ben e della sua ragazza Karen rapita anch'ella dagli alieni.

Secondogenito di Tom, Ben dapprima rapito, viene liberato dalla Seconda Massachusetts, ma il suo ritorno in famiglia è più complicato del previsto. La sua natura e la sua personalità sono cambiate e dimostra ben presto di avere capacità soprannaturali.

Capo di una banda di predoni, dopo essere stato sconfitto, si unisce alla 2nd Massa. Opportunista si dimostra essere inaffidabile e doppiogiochista. Si scontra spesso anche fisicamente con Mason, ma nonostante i buoni propositi, non genera fiducia nel gruppo.

MARGARETH (Sarah Carter) Ex combattente dei predoni guidati da Pope, grazie alla sua efficienza e affidabilità riesce ad integrarsi con la gente della 2nd Massa. Fredda, dal difficile passato, riesce a sciogliersi solo grazie all'amore provato per Hal.

MATT MASON (Max Knight) Figlio minore di Tom, è chiamato a cresce più in fretta della sua età per via della precarietà della vita stravolta dall'invasione, nonostante suo padre tenti di proteggerlo e difendere la sua giovinezza.

ANNE GLASS (M. Bloodgood)

LOURDES (Seychelle Gabriel) Lourdes era una giovane studentessa in medicina prima dell'Apocalisse Aliena. Si unisce alla 2nd Massa e offre il suo aiuto medico ad Anne.

GLI ALIENI

ESPHENI Gli Espheni sono, apparentemente, gli architetti della Grande Invasione Aliena. Dotati di poteri telepatici controllano gli Skitters e gli umani schiavizzati. A loro si deve la produzione dei Robot Mach, micidiali combattenti con lo scopo di sconfiggere la Resistenza. Gli Espheni non si sono limitati ad invadere la Terra, ma in passato anche altri mondi, rendendo schiavi i loro abitanti.

SKITTERS Gli Skitters sono Insetti umanoidi, dotati di un esoscheletro duro. Essi riescono a muoversi rapidamente su 6 zampe ed aggrediscono con artigli. Schiavizzano gli adolescenti per mezzo di parassiti che si attaccano alla spina dorsale delle vittime che controllano attraverso onde radio. Diversi morfologicamente dagli invasori, sono una razza dominata, resa a sua volta schiava dagli Espheni.

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NEW ALIEN Questa nuova forma aliena compare negli ultimi secondi della Season Finale della 2° stagione. Apparentemente si tratta di una razza nemica degli Espheni. L'espressione rassicurante e conciliante che l'alieno rivolge agli umani al loro primo incontro fa pensare ad un possibile aiuto alla Resistenza. Sebbene il volto ricordi un rettile, presenta affinità con gli umani.


di Massimiliano H7-25

ontinuum, serie Sci-Fi prodotta dalla Showcase, e girata in Canada ed ambientata nella Vancouver di oggi e del domani, unisce tematiche fantascientifiche ad una narrazione in stile poliziesco che può garantirle un futuro più lungo rispetto alla media di vita di alcune sue sorelle di genere. Il pubblico, infatti, sembra, seppur sempre affascinato da trame futuriste, essere refrattario a serie strutturate da episodi con modello cliffhanger in cui ogni puntata è strettamente ancorata alla precedente e con uno sviluppo della trama lontana dallo stile familiare procedural, oppure medical oppure investigativo. Il creatore della serie, Simon Barry, ha sapientemente affiancato ai classici ingredienti Sci-Fi (tecnologia avanzata, trasformazione della società e del rapporto governanti/governati, viaggi nel tempo) il casefile sviluppato secondo i consueti canoni del Crime serial, pur essendo fedele ad una trama di base da cui tutte le vicende dei personaggi prendono corpo. Ma al di là degli strumenti di

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narrazione, dove Barry sembra aver fatto centro è nel racconto del più terribile e meno fantascientifico incubo dei nostri giorni, la realizzazione della più deprimente analisi politologica dell’era contemporanea: la crisi economica e l’incapacità della politica di porre rimedio e garantire la democrazia. Siamo nell’anno 2077, i governi occidentali hanno fallito la loro politica di risanamento globale, lasciando la società alla mercé delle grandi corporazioni che hanno decretato la fine delle garanzie costituzionali e instaurato un duro stato di polizia capace di reprimere i crimini e prevenirli sulla base di semplici sospetti. Protagonista di Continuum è Kiera Cameron, interpretata dalla bellissima Rachel Nichols (G.I. Joe, Conan il Barbaro), un’agente di sicurezza chiamata Protettrice, il cui compito è quello di difendere lo status quo dal piccolo reato dell'affamato e disperato cittadino, ai grandi atti terroristici ideati dai Liber8, un nutrito e pericoloso gruppo di rivoluzionari, guidati dalla mente organizzativa di Edouard Kagame (Tony Amendola, Geppetto in


Once upon a time e Bra’tac in Stargate SG1) che si batte per sovvertire lo stato delle Multinazionali. I terroristi catturati dalla bella Kiera, fuggono al loro destino grazie ad un dispositivo quantistico che li trasporta ai giorni nostri. La professionale Protettrice non si dà per vinta e segue i criminali nel loro viaggio nel tempo poco prima che lo squarcio spazio temporale si chiuda. Armata di una tuta ipertecnologica e di un microchip impiantato nella testa che le consente di avere accesso ad una quantità enorme di informazioni, trova l'unico possibile aggancio in un geniale ragazzino, Alex Sadler (Erik Knudsen) che altri non è che il Deus ex Machina delle innovazioni tecnologiche del 2077. Kiera sarà costretta a spacciarsi per un'agente governativa e collaborare con la polizia canadese che le assegnerà un partner, Carlos Fonnegra (Victor Webster) con cui instaurerà un rapporto fatto di fiducia e mezze verità pur di catturare uno ad uno i terroristi il cui piano è quello di eliminare alla radice tutti i responsabili del declino della società del futuro. SCI-FI GATE 21


Ambiguo è anche il rapporto che la Protettrice crea con un ex membro del Liber8, Matthew Kellog (Stephen Lobo), doppiogiochista con cui si crea un'alchimia che ha già creato sulla rete gruppi di shippers speranzosi in una love story fra i due, nonostante il belloccio della situazione sia l'Agente Fonnegra. Non solo gli appassionati di Sci-Fi possono essere soddisfatti della serie grazie anche agli effetti speciali di tutto rispetto, ma pure gli x-philes che, ad inizio e fine prima stagione (contiene 10 episodi), per la gioia dei loro occhi e dei loro cuori, possono rivedere due volti noti e amati, quello di William B. Davis e Nicholas Lea.

Davis veste i panni di Alex Sadler del futuro, il creatore della tecnologia che fa da micidiale garante del nuovo sistema sociale instaurato. La sua figura ricorda moltissimo quella di Smoking Man, dell'uomo che sa tutto di tutti e che si nasconde dietro le azioni dei terroristi. Il suo è forse un tentativo di redenzione? Lo scopriremo nella seconda stagione, già in queste settimane trasmessa dalla Showcase, nei cui 13 nuovi episodi più spazio avrà anche Nicholas Lea che indossa i panni dell'Agente Gardiner, colui che nutre sospetti sull'identità di Kiera. Fa piacere rivedere due grandi attori di X-Files in una stessa serie e per giunta anche di genere Sci-Fi. Per ora non c'è stata interazione fra i due anche perché i loro personaggi appartengono ad epoche diverse, ma si spera che un altro viaggio temporale consenta di far interagire sulla scena Nick e William, riportandoci per un attimo alla memoria i grandi scontri dialettici fra Smoking Man e Krycek.

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Finalmente anche in Italia a partire dal 12 giugno su AXN SCI-FI GATE 23


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di Michele Tetro

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anche lo spazio cosmico finisce con l’appartenere all’agente segreto più famoso del mondo, che si muove agevolmente tra astronavi, stazioni orbitali, assenza di gravità, battaglie a suon di raggi laser e ovviamente immancabili bellezze spaziali. Tutto questo in “Moonraker, Operazione spazio”, blockbuster cinematografico diretto da Lewis Gilbert nel 1979. Spazio, ultima frontiera. Queste sono le avventure di un fascinoso eroe impegnato nello sventare una terribile minaccia extraterrestre, salvare il pianeta Terra da una catastrofe planetaria di proporzioni spaventose, combattere un subdolo nemico ultratecnologico con l’aiuto di Marines dello spazio equipaggiati per battaglielaser in assenza di gravità, affrontare un terribile e gigantesco mutante dai denti d’acciaio, volare su flottiglie di astronavi molto in avanti sui tempi, distruggere una stazione spaziale occultata alla Terra, confrontarsi con un despota senza emozioni che considera l’umanità una pedina sacrificabile davanti ai suoi sconvolgenti scopi, salvare il mondo minacciato da una letale pioggia di gas nervino, scongiurare l’avvento di una razza geneticamente selezionata ma ben poco umana… il tutto, ovviamente, senza esimersi dal flirtare ogni due per tre con donne di avvenenza e fisico stellare. Cosa aggiungere? Ah, sì, il fascinoso eroe si chiama James. E quindi, fatta questa chiarificatrice premessa, di chi e di cosa stiamo parlando? Semplicissimo, si dirà: del

capitano James T. Kirk e del celebre serial di fantascienza “Star Trek”, naturalmente, nello specifico della sua prima versione cinematografica del 1979 diretta da Robert Wise. Giusto? Eh no. Sbagliato. Tutto corrisponde ma… non si tratta di “Star Trek”. Né del baldo capitano James T. Kirk. Stiamo parlando invece del comandante James Bond, agente segreto 007 al servizio di Sua Maestà, e del film “Moonraker, Operazione spazio”, di Lewis Gilbert, che vede l’attore Roger Moore alla sua quarta missione nei panni dell’eroe creato da Ian Fleming nel lontano

1952. La spia più famosa del mondo ora agisce al di fuori di esso… al di fuori della sua atmosfera, quantomeno. E indossa una tuta spaziale. Segno dei tempi? Senz’altro, almeno a livello cinematografico. Dopo la rivoluzionaria uscita di “Guerre stellari” al cinema, nel 1977, la

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fantascienza e i suoi clichè visuali, soprattutto di tipo “spaziale”, furono abbondantemente saccheggiati per almeno cinque anni a venire, prima di diventare routine. Pensiamo quindi a noti esempi come “Battaglie nella galassia”, “Alien”, “Atmosfera zero”, il primo “Star Trek”, “Saturn 3”. I grandi effetti speciali e il gusto di una scenografia altamente tecnologica e futuribile potevano davvero decretare il successo di un film al botteghino, e la serie cinematografica dedicata a James Bond, già spettacolare di suo, non poteva mancare all’aggiornamento. Va detto però che, particolarmente per quanto riguarda Bond, il connubio fantascienza/spionaggio aveva già dato i suoi frutti fin dagli anni Sessanta, fecondando addirittura una sorta di sottogenere che mutuava dalla fantascienza personaggi e situazioni, come lo scienziato pazzo e megalomane che vuol conquistare il mondo, l’annientamento della popolazione terrestre a favore di un nuovo ordine sociale, l’utilizzo di avveniristiche basi ultramoderne, di tecnologia avanzata come laser, raggi della morte, culture di batteri, satelliti orbitali armati di tutto punto, gadget sempre più mirabolanti. Un esempio di contesto spaziale già presente nella saga cinematografica bondiana è dato dai film “Agente 007-Si vive solo due volte” (1967, sempre di Lewis Gilbert), in cui la nave spaziale della SPECTRE di Blofeld cattura in orbita le capsule russe e americane con astronauti a bordo, in modo da scatenare le rappresaglie tra USA e URSS, e “Agente 007 – Una cascata di diamanti” (1971, di Guy Hamilton),


dove le pietre preziose sono utilizzate per approntare un letale satellite-laser orbitale. Non a caso molte enciclopedie cinematografiche incentrate sul genere fantascientifico inseriscono l’intera saga dell’Agente 007 tra le proprie voci, a volte magari solo per la presenza incidentale di armi, mezzi o congegni appartenenti ad una concezione futuristica dei medesimi. E sfogliando queste enciclopedie salta subito all’occhio la massiccia presenza di pellicole clone o similari, con la parola “Agente” seguita una sigla alfanumerica (spesso fin troppo simile alla famosa 007) presente nel titolo e una trama fotocopia che prevede uno scienziato fuor di capoccia che vuole conquistare il mondo con chissà quale improbabile marchingegno, destinato però a ingloriosa fine grazie all’agente

segreto di turno. Già il più insidioso rivale cinematografico di James Bond, protagonista però di soli due film, l’istrionico e gigionesco Derek Flint, interpretato scanzonatamente da un impagabile James Coburn nel dittico “Il nostro agente Flint” (1965, di Daniel Mann) e “A noi piace Flint” (1967, di Gordon Douglas), metteva in campo tutti questi elementi, anticipando addirittura nella seconda pellicola un viaggio nello spazio del protagonista. E che dire del celebre serial TV “The Avengers-Agente Speciale” (1961-1969), riuscitissimo cocktail di generi, ancor oggi ricordato e a cui molto probabilmente si ispirò in parte anche la saga cinematografica di Bond, il cui primo film, “Licenza di uccidere”, uscì solo un anno dopo? Addirittura la pellicola che vede protagonista un personaggio decisamente fantascientifico come

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il germanico eroe dello spazio Perry Rhodan, nella sua prima e unica trasposizione cinematografica “4… 3… 2… 1… morte!” (1967, di Primo Zeglio), dopo un primo tempo squisitamente “spaziale” con astronavi, viaggi cosmici, allunaggi, alieni, si trasforma nel secondo tempo tutto terrestre in un classico spy-movie, basato su rapimenti, inseguimenti, ricatti mondiali, scontro finale su un’isola ipertecnologizzata. Insomma, fantascienza e spionaggio, almeno nella loro dimensione cinematografica, sono sempre andati d’accordo e il personaggio del comandante Bond ha contribuito a mantenerne alti i fasti, ovviamente considerando solo la sua incarnazione per il grande schermo, là ove appunto è stato possibile mescolare più volte generi diversi e mantenere un cronologia temporale molto più elastica, “sfo-


rando” dal contesto degli anni Cinquanta, in cui invece si svolgevano le avventure, più spionisticamente ortodosse, del Bond di Fleming. Limitandoci ad esaminare gli aspetti fantascientifici di questo solo film, che ne assomma i più peculiari, “Moonraker-Operazione spazio” però andrebbe considerato assieme al precedente “La spia che mi amava”, uscito nel 1977 (due mesi dopo “Guerre stellari”), sempre per la regia di Lewis Gilbert, un dittico squisitamente fantascientifico. Anzi, a ben vedere, sembra proprio che entrambe le pellicole raccontino una medesima storia, semplicemente cambiando le ambientazioni principali. Lo scrittore e sceneggiatore Christopher Wood, all’opera su entrambe le pellicole, nonché autore delle due novelization dei film (che per non confonderle con gli originali testi di Fleming furono intitolate James Bond, The Spy who Loved Me e James Bond and Moonraker, peraltro molto ben accolte dagli appassionati, addirittura in grado di rendere più serie le storie rispetto agli stessi film da cui sono tratte), non fece molti sforzi di immaginazione per quanto riguardava l’asse portante della trama, che si riduceva a questo semplice plot: uno scienziato pazzo e megalomane vuole porre fine al mondo conosciuto, spazzarlo via senza tante cerimonie, sostituirlo con un ordine di vita e valori decisamente egotici. Nel primo caso il folle Stromberg intende dar corso ad una nuova civiltà sottomarina dopo aver provocato una guerra nucleare col lancio di testate atomiche su Mosca e New York, tali da innescare un conflitto decisivo tra le due superpotenze di cui avrebbe giovato solo la sua cittadella subacquea, al sicuro dalla devastazione generale. Nel secondo il multimiliardario Drax vuole fare la stessa cosa, avvelenando il pianeta con gas nervino in modo da liberarlo dalla razza umana, sostituita da una schiatta di uomini e donne “superiori” per ora confinata su una stazione orbitale non rintracciabile dai radar terrestri.

E’ solo il caso di ricordare in questa sede che il film “La spia che mi amava” mantiene solo il titolo del romanzo originale di Fleming, tra l’altro un unicum nella stessa serie narrativa, dal momento che è narrato in prima persona dalla protagonista femminile, si svolge in soli tre macro-capitoli e vede l’entrata in scena di Bond solo alla fine, come deus ex machina, quindi neppure è da considerarsi vero protagonista del racconto. A ben vedere, quindi, abbiamo a che fare con la prima opera cinematografica completamente originale di James Bond, staccata dal canone letterario, che però omaggia nel finale, recuperando proprio dal romanzo Moonraker-Il grande slam della morte- l’idea che la base subacquea di Stromberg venga distrutta col dirottamento dei missili nucleari destinati a colpire Mosca e New York (nel libro, appunto, il missile diretto su Londra da Drax viene sabotato da Bond e torna indietro per annientare il sottomarino del folle).

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Anche il film “Moonraker, Operazione spazio” non ha nulla a che spartire col romanzo di Fleming (il terzo dedicato a Bond), di cui conserva il titolo e il personaggio del villain Hugo Drax, per quanto aggiornato ai nostri tempi. La trama del libro è abbastanza semplice, quasi convenzionale. L’agente del M16 James Bond deve inizialmente indagare sul ricco industriale Hugo Drax, un affiliato dell’esclusivo club

del suo capo M che vince grosse cifre al tavolo da gioco, tali da far sospettare che bari. Costui è un misterioso personaggio, apparentemente un ex-soldato inglese investito dallo scoppio di una bomba, durante la Seconda Guerra


Mondiale, colto da conseguente amnesia e destinato a divenire, dopo la riabilitazione ospedaliera, un celebrato filantropo e magnate dell’industria aerospaziale britannica. A lui infatti si deve la creazione del “Moonraker”, rivoluzionario missile teleguidato nucleare mutuato dalle precedenti V 2 e inteso come arma difensiva contro eventuali nemici della Guerra Fredda. L’indagine di Bond assume una nuova valenza quando un ufficiale della sicurezza dello staff di Drax, forse testimone di qualcosa che non doveva vedere, viene ucciso e a 007 viene chiesto di sostituirlo sotto mentite spoglie per capire cosa stia succedendo nella base missilistica di Drax. Qui, con l’aiuto di un altro agente sotto copertura, la bella Gala Brand, Bond scopre che il magnate non è altro che un ex nazista, il cui vero nome è Graf Hugo von der Drache, ancora devoto al Terzo Reich e smanioso di vendicarsi sul Regno Unito per la sua infanzia segnata dal tempo trascorso in una scuola inglese e l’odio per i figli di Albione, colpevoli di aver contribuito a vanificare i sogni di Hitler. L’amnesia non era che un trucco per potersi definitvamente infiltrare nel novero degli Alleati e progettare la sua vendetta a lungo termine contro gli inglesi, che consiste proprio nel lanciare il “Moonraker” su Londra, dopo essere fuggito con un sottomarino russo in attesa al largo di Dover, così che gli equilibri instabili dovuti alla Guerra Fredda si potessero bilanciare a favore dell’Unione Sovietica. Bond e Gala sono catturati e legati sotto i vettori del razzo ma riescono a liberarsi e a dirottare il missile in volo verso Londra: la sua nuova traiettoria lo porta a schiantarsi in mare aperto… proprio sul sottomarino sovietico con a bordo Drax in fuga. Londra è salva, ma per una volta Bond non può godere dell’intermezzo romantico con Gala, già promessa ad un altro. Dunque, un tipico intreccio spionistico, profondamente radicato negli anni Cinquanta e forse già stereotipo, senza rilevanti spostamenti geografici (solo Londra e Dover), piuttosto sobrio e privo di formidabili colpi di scena. Era ovviamente necessario un drastico restyling anche contenutistico per il suo adattamento cinematografico,

che andava a collocarsi sulla scia del precedente film “La spia che mi amava”, decisamente spettacolare e visionario, formula vincente per tutte le pellicole della fortunata serie bondiana. Lo sceneggiatore Wood, come già accennato, ricalcò senza tante pretese la trama del

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precedente (anche se in origine l’episodio successivo sarebbe dovuto essere “Solo per i tuoi occhi”, posticipato poi con lungimiranza dal produttore Albert Broccoli per cavalcare ancora l’effetto “Guerre stellari”), sostituendo alle locations esotiche di rito i nuovi scenari di Los Angeles, Brasile (le celebri cascate di Iguazù), Guatemala e Venezia e addirittura recuperando (segno di palese continuità tra i due film) il personaggio del gigantesco killer dalle mascelle d’acciaio Squalo (Richard Kiel), che evidentemente aveva attirato le simpatie del pubblico nell’episodio precedente. Ecco quindi il nuovo plot per l’Agente 007, nuovamente interpretato dal simpatico Roger Moore, perfettamente a suo agio nel ruolo di un Bond scanzonato, elegante, dalla


battuta pronta: lo space shuttle “Moonraker”, donato all’Inghilterra dal miliardario Hugo Drax (Michel Lonsdale), viene fatto misteriosamente sparire in volo, cosa che richiede l’intervento investigativo di James Bond e la malcelata tolleranza dello stesso Drax, che evidentemente nasconde qualcosa. Le indagini di 007 lo portano in giro per il mondo, tra mille inseguimenti ed agguati (ricompare anche l’assassino prezzolato Squalo, coi suoi denti d'acciaio, sopravvissuto nel film precedente), e presto risulta chiaro che Drax cova in mente un piano folle: annientare tutto il genere umano con una tossina di gas nervino letale per l’uomo ma innocuo per flora e fauna, dopo di che ripopolare il pianeta con una schiatta di “prescelti” di razza pura, momentaneamente alloggiati in una gigantesca stazione orbitale invisibile ai radar terrestri. Con l’aiuto della scienziata-astronauta Holly Goodhead (Lois Chiles), in realtà agente della CIA, Bond riesce ad infiltrarsi nella base di Drax ma viene catturato con lei e costretto ad assistere al lancio di una flotta di shuttle “Moonraker”, di cui il prototipo rubato costituisce il sesto, alla volta del satellite artificiale, a bordo del quale Drax spiega alla coppia i suoi folli progetti (e qui si avverte l’unico rimando al Drax nazista del romanzo, una marcata tendenza a considerare l’inesistente razza “ariana” il meglio dell’umanità). Fortunatamente Bond riesce a disinnescare il congegno di occultamento della stazione, in modo che uno shuttle militare con un contingente di Marines spaziali possa attraccare al satellite, scatenando una pirotecnica battaglia laser in attività extraveicolare. Tre capsule di gas nervino sono già state lanciate verso la Terra ma l’attacco dei Marines danneggia gravemente la stazione, che inizia ad autodistruggersi. Bond e Lois, con un redento Squalo (che realizza di non avere posto nel nuovo ordine sociale voluto da Drax e riservato a uomini “perfetti” nel fisico), vanificano il piano del folle,

che viene espulso dal satellite attraverso un portello stagno. La stazione si disintegra nello spazio, i Marines superstiti fuggono con gli shuttle, Bond e Lois riescono ad eliminare le capsule di gas nervino prima che tocchino l’atmosfera terrestre… giusto il tempo per concedersi, stavolta con successo, un intimo incontro ravvicinato a gravità zero. “Moonraker, Operazione spazio”, ultima produzione cinematografica bondiana ispirata ad un romanzo di Fleming (d’ora in avanti saranno saccheggiati i racconti), fu uno straordinario successo di pubblico, incassando il doppio del precedente film (già a sua volta record di incassi) e più di tutti i primi sei lungometraggi della saga. Altamente spettacolare per quanto riguarda l’effettistica, in un’era ancora pre-digitale, suggestivo nel cambio di locations, affascinante e divertente nelle trovate e nei colpi di scena, il film ha il suo punto forte proprio negli effetti speciali e nelle scenografie fantascientifiche, permettendo a due geniali professionisti di chiara fama, già all’opera nelle precedenti puntate della saga bondiana, di offrire il loro meglio nel design e nell’art direction: Derek Meddings (Premio Oscar per gli effetti di “Superman” e candidato all'ambita statuetta anche per Moonraker) appronta tutta una serie di splendidi modellini e miniature, destinati ad essere distrutti nel finale, mentre lo scenografo Ken Adam, esperto nella realizzazione di gigantesche mega-sale, tocca il suo apice nella ricostruzione della stazione orbitale di Drax e della base di lancio degli shuttle. Non mancano omaggi al cinema e alla televisione di genere fantascientifico (l’utilizzo degli effetti sonori computerizzati e degli oggetti di scena del serial “Spazio 1999”, come la nota lampada Sorella, la riproposta delle famose cinque note di “Incontri ravvicinati del terzo tipo” come codice per accedere ad un laboratorio segreto) e addirittura un nome insospettabile appare nelle vesti di assistente di Ken Adam, quello di Katharine Kubrick, figlia del regista

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di “2001: odissea nello spazio”, cui si deve tra l’altro il disegno e la realizzazione dei denti d’acciaio del personaggio di Squalo (una reminescenza fleminghiana, dal momento che uno dei personaggi del romanzo “La spia che mi amava”, il ributtante Sol ‘Horror’ Horowitz è descritto con denti coperti da un rivestimento d'acciaio). Tuttavia, a differenza di “La spia che mi amava”, su “Moonraker” cominciano anche a fioccare le critiche: il film viene considerato “poco serio”, “stravagante”, “fumettistico”, più destinato al pubblico adolescente dei cinema parrocchiali che all'audience adulta cui erano destinati fino ad allora i film di 007. Lo stesso attore principale Roger Moore concorre nel ridimensionare il comunque “duro” James Bond di Fleming in uno scanzonato eroe dalla battuta facile, dall’eleganza ostentata e dal cipiglio semiserio, per non dire palesemente autoironico, coinvolto in situazioni sempre più assurde e a volte addirittura parodiche del genere. E’ la naturale simbiosi dei due precedenti personaggi incarnati televisivamente proprio da Moore, il Simon Templar di “Il Santo” e il Brett Sinclair di “Attenti a quei due”, che raggiunge la sua forma più completa in questo nuovo Bond, strizzando l’occhio alle fasce più giovani del suo pubblico ed eliminando ogni pretesa di serietà dal personaggio, ormai lontano anche dalla versione Connery dello stesso. In effetti lo scompenso tra serio e faceto si fa prepotentemente sentire nella pellicola, in cui mal si lega al generale divertissement chiassoso e magari un po’ infantile una sequenza come quella della morte di Corinne Dufour (Corinne Clery), la giovane pilota di elicotteri di Drax, giustiziata per aver aiutato Bond e uccisa dai cani da caccia (pur fuori scena). Ma è forse il personaggio di Squalo il paradigma più efficace di questa metamorfosi stilistica di gusto camp del film, il killer professionista affetto da gigantismo e con i denti d’acciaio, letale ma un po’ stolido, ereditato da “La spia che mi amava” a furor


di popolo, che ormai assicura siparietti comici nei suoi continui scontri con Bond e che addirittura si redime alla fine, conquistato da una minuscola ragazza con le treccine dello staff di Drax, con la quale instaura la più improbabile delle storie d’amore. En passant va rilevato un altro aspetto peculiare del film, che si palesa come una sorta di “spottone” pubblicitario per la futura realizzazione, da parte della NASA, della flottiglia di space shuttle, rivoluzionario mezzo spaziale riutilizzabile in grado di decollare da terra come un aereo, entrare in orbita come un’astronave e rientrare planando allo stesso modo di un velivolo di linea. Vi erano stati precedenti simili in almeno due film “propagandistici” di genere fantascientifico, il francese “Allarme dal cielo”, (1966, di Ives Ciampi), che vedeva in azione la modernissima portaerei “Clemenceau”, impegnata a dare la caccia a misteriosi UFO, e il quasi contemporaneo “Countdown Dimensione Zero” (1979, di Don Taylor), ambientato invece sulla portaerei nucleare

statunitense “Nimitz”, sbalzata indietro nel tempo alla vigilia dell’attacco nipponico a Pearl Harbor, ma con “Moonraker” è la prima volta che si “pubblicizza” un mezzo non ancora attivo nella realtà. La familiare sagoma della navetta

spaziale diventa così famosa, grazie anche al puntuale merchandising a seguito del successo del film, già quasi due anni prima dello storico volo del “Columbia”, pilotato dagli

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astronauti Young e Crippen nell’aprile 1981 (anche se, a voler essere proprio pignoli, un mezzo molto simile era apparso nel capolavoro di Kubrick “2001: odissea nello spazio”, nel lontano 1968). Per concludere, “Moonraker, Operazione spazio”, pur restando un film godevolissimo, è anche un segnale d’allarme per la EON Production, una boa che non deve essere oltrepassata, pena la perdita di credibilità dell’Agente Segreto di Sua Maestà Britannica. James Bond deve essere fatto tornare coi piedi ben in terra, impegnato in avventure più in sintonia col suo personaggio originale, per quanto non meno spettacolari. Roger Moore lo interpreterà per altri tre lungometraggi, prima di passare il testimone a Timothy Dalton, Pierce Brosnan e Daniel Craig, che sapranno offrire altre sfumature, anche psicologiche, al comandante Bond, senza più affrontare operazioni extraterrestri (se non si considera sotto questo aspetto il puntuale riscontro al botteghino, sempre davvero “stellare”).


di Silvana Mangano

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ung, nel classico “Un mito moderno: le cose che si vedono in cielo”, afferma che l’apparizione di un oggetto nel cielo, ha un potere catalizzante per l’essere umano: tali entità fisiche, dall’origine sconosciuta, che si presentano a chi le osserva in maniera numinosa e potente, vengono a simbolizzare una sorta di “ricettacolo” psichico, su cui, colui che avvista, riversa le proprie premesse psichiche. Secondo l’autore, in tempi dove le incertezze, le angosce e le paure diventano gli indicatori tristemente unici di un consesso civile, allora la volontà di poter riunificare ciò che è diviso, ovvero la tensione spirituale pacificatrice e l’abominevole realtà, si manifesta con strane apparizioni nei cieli, si è nel 1958. Tali apparizioni sono da leggere secondo il concetto di proiezione di specifiche premesse psichiche soggettive, vale a dire, che l’Ufo rappresenta una manifestazione psichica, oltre che fisica.

Nella persona che avvista tali fenomeni, è conclamata la dissociazione tra l’atteggiamento cosciente e i contenuti inconsci ,e la contrapposizione si riunisce figurativamente nella forma tondeggiante dell’oggetto volante non identificato. Quali sono le cause psichiche dietro un tale meccanismo psichico? Vi è:”una tensione affettiva motivata da situazioni di emergenza.”(Jung,pg 170),ma le situazioni di emergenza cui si riferisce la citazione riguardano la condizione mentale in cui si viveva all’epoca della Guerra Fredda, che animava il terrore indistinto di una minaccia dai cieli, dallo spazio. Quindi le strane cose che si vedono in cielo sono oggetti sconosciuti con un merito innegabile, perché indicano quanto alta sia la tensione emotiva di una società o di un individuo. La tensione è da collegare con un :”fenomeno (che)è una compensazione psichica dell’angoscia collettiva”( Jung pg 241). E quando l’angoscia è individuale, un Ufo può esser considerato alla medesima stregua? Fox Mulder è angosciato dal ricordo del rapimento di sua sorella da parte degli alieni,ed è angosciato nella sua ricerca personale di scoprire quanto accadde . L’apparizione di una luce, di una navicella, di una sagoma non umana, è sempre una comparsa alternativa(Jung pg 252) e Mulder ha un approccio epistemologico ‘alternativo’, tanto che secondo Peterson(pg 22) ,Mulder è l’unico a credere agli alieni perché pensa diversamente dal resto dell’umanità. Mulder ha vissuto come testimone primario un avvistamento, ed ha legato questo evento traumatico ai cambiamenti che la sua famiglia ha subito emotivamente.

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In Mulder la scissione tra quanto accadde e quanto è stato nascosto, seppellito nell’inconscio, potrebbe venire risolta nel dimostrare che alieni e Ufo esistono davvero. Ecco, di seguito, le varie versioni di quanto accadde la sera del 27/11/93 in casa Mulder. Fox, in Pilot, racconta in prima persona a Scully gli iniziali stralci di quanto successo. Egli riferisce di una luce abbagliante che invase la stanza dove lui e Samantha erano, in questa versione però mancano diversi particolari, Mulder infatti accenna a come sua sorella sia sparita dal suo letto, e come egli si sia sentito paralizzato nel proprio, incapace di darle soccorso. Nella seconda versione, presentata in Little Green Men, Mulder sogna la scena che lo ha traumatizzato : una improvvisa luce accecante, una forza sconosciuta che solleva a mezz’aria sua sorella, un tremore sotteso a stanza e oggetti, l’improvviso buio, TV sullo statico, e finalmente, Mulder che intravede una figura non umana stagliarsi sulla porta divelta . Nella terza versione, in Conduit, presentata nella visione che Scully fa di una vhs dove è registrata la seduta di ipnosi regressiva di Mulder,vi è un elemento nuovo, ovvero la voce che parla nella testa di Mulder che lo rassicura, dicendogli che Sam un giorno tornerà, e in quel momento Mulder non ha paura, non è spaventato. Come è plausibile la mancanza di terrore in un ragazzino testimone di un fatto atipico?

Nell’episodio Colony, Mulder in prima persona sostiene di aver dedicato vita e carriera alla ricerca dell'esistenza degli extraterrestri, perché dai vaghi ricordi che aveva della sparizione di sua sorella, ha iniziato a credere che fosse dovuta ad entità aliene. Iniziare a credere proprio all’esistenza di vita extraterrestre equivale ad una sorta di scelta che egli ha compiuto tra svariate cause della tragedia? Quali altre versioni possibili? Tale scelta di voler credere conduce all’ipotesi ultima , in Closure gli autori dello show forniscono una sconvolgente ennesima versione(addirittura usando una nota nello script originale): l’agente Shoniger sostiene che Mulder abbia creato una fantasia compensativa che ha messo in scena il rapimento da parte degli alieni perché sapeva, aveva capito che in questo modo avrebbe potuto sperare che Sam potesse sopravvivere. Nella nota che si citava, gli autori sostengono che Mulder potrebbe aver immaginato degli alieni nella seduta di ipnosi, a causa del gas inalato in Unusual Suspects, episodio

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databile prima della seduta. L’agente Shoniger risponde a Scully, che gli chiede perché proprio gli alieni, sostenendo che all’epoca erano presenti gli alieni nella cultura popolare, (si è nel 1989,citando E.T e Incontri ravvicinati del terzo tipo). Quindi una analisi psicologica della fantasia del rapimento alieno esiste, ed è quella fornita nello show. E questa ultima versione viene a giustificare la voce rassicurante presente nella versione di Conduit: la voce che dice a Mulder di non temere è da attribuire ad egli stesso, egli vuole credere agli alieni piuttosto che al rapitore pedofilo e assassino. Riguardo il voler credere, suggestive sono le ipotesi di Dromm(pg 98) che sostiene che Mulder dimostra la sua natura appassionata proprio con il suo motto’I want to believe’, esibendo la tesi di James riguardante la volontà di credere nel paranormale che è propria di chi ha una natura passionale. Mulder ha scelto il rischio di voler credere agli alieni talmente appassionatamente che è proprio questa passione che gli permette di andare avanti però. Kubek (pg 170), sostiene che il desiderio di sapere ha un substrato erotico,tanto da definire il voglio credere più come il voglio sapere, che conduce alla epistemofilia, una sorta di epistemologia deviata. Secondo Booker (pg142) Mulder non ha voglia di credere, e il motto è orientato dalla paranoia post moderna riguardante la cospirazione piuttosto che la


volontà di conoscere la verità su Samantha. Qui il desiderio epistemologico si sposa con la teoria della cospirazione. Tornando alla versione dell’agente Shoniger, è da aggiungere ad essa, l’esistenza in Mulder di un forte senso di colpa, dovuto sempre al suo sentirsi inadeguato a sorvegliare sua sorella,almeno a non aver ben svolto il compito che poi tanto è costato all’intera famiglia: una madre sconvolta che dimentica il mondo reale e si chiude nel dolore e nella depressione; un padre alcolizzato che sparisce, silenzioso, e un figlio che si considera unico responsabile della tragedia. L’ipnosi poi ha portato a galla un contenuto fino ad allora tenuto nascosto nell’inconscio, classica rimozione attuatasi come meccanismo di difesa in risposta all’evento traumatico. Secondo Bick, Mulder è una vittima: soffre di disturbo post traumatico e, nello sforzo di sollevarsi dal dolore, innanzitutto dimentica, meglio, rimuove l’evento doloroso, e dal quel momento vive isolato dal resto dell’out there. Delasara (pg 89) sostiene che gli alieni impersonano le paure primitive o le proprie colpevolezze fatte di impulsi incontrollabili. Impulsi di quale natura? I contenuti emozionali di Mulder quali erano al momento del rapimento? Cosa proietta l'inconscio di Mulder sul disco volante? E sulla figura aliena? Carotenuto, ritiene che gli alieni rappresentino nella letteratura e nel cinema di genere, un indistinto simbolo che incarna un enorme senso di colpa. Delasara(pg 89) sostiene che i Gray sono rappresentati come ragazzini, sono dunque figure infantili che debbono operare un recupero dell’infanzia mancata di Mulder? Ma Mulder deve recuperare la propria infanzia? O forse deve recuperare, far pace in sé con il delitto di cui si sente colpevole,ovvero la sparizione di sua sorella? E la colpevolezza si lega soltanto all’istanza di aver mancato alla fiducia dei suoi genitori o è dovuta a qualcosa di più profondo emotivamente?

L’Ufo è :”sinonimo di intensità affettiva interna,”(Jung pg 191),il calore con cui la luce extraterrestre si irradia,il calore della famiglia dispersasi dopo il rapimento di Samantha, è spesso messo in contrapposizione con la neve(Fight the Future), il freddo(Colony)in cui Mulder si viene a trovare, soprattutto quando riesce a vedere un Ufo. Tali stati fisici rimandano a stati psichici che indicano che per lui l’affettività sottrattagli da un evento che prima non ricorda e poi tenta di recuperare, conta enormemente. Egli deve ‘recuperare’ il ponte, il legame tra sentimenti ostacolati e realtà accaduta, solo così la colpa non lo inseguirà più. Ancora Jung (pg 191) scrive :”il calore minaccioso, affermazione che incontriamo più volte nella letteratura Ufo.” , e porta a citare episodi come Max o Falling Angel,dove il calore lascia segni sulla pelle di chi è testimone di un avvistamento Ufo,la luce fortissima è una ‘accensione’ emotiva? Mulder ha tratti empatici, compassionevoli, per lui le emozioni sono importanti tanto quanto la razionalità nel seguire un X-Files, stranamente però ha paura del fuoco. A tal proposito è interessante la teoria di Kubek (pg 195),dove la pirofobia è letta come una resistenza all’anamnesi, tale resistenza è ovviamente presente nei soggetti affetti da stress post-traumatico: non ricordo,non soffro.

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E anche il sospetto di Delasara(pg 106),che riguardo tale fobia sostiene che forse Mulder teme “l'illuminazione”ed il pericolo connesso ad essa: scoprire la Verità,ovvero i contenuti inconsci che sottostanno al desiderio che Samantha sparisse. Perchè è questo ciò che Mulder ha desiderato? Si. Burnett afferma che per Mulder trovare le prove dell'esistenza degli alieni, potrebbe alleviargli il senso di colpevolezza. Anche Bell e Bennion Nixon(pg 136) sostengono che Mulder si senta colpevole di ogni accadimento post sparizione di Samantha, anche del divorzio dei suoi genitori. Ovviamente altri autori e lo scorrere degli eventi delle nove stagioni dello show, hanno messo in evidenza


come sia stata invece colpa di altri e non di Fox (a tal proposito vedasi Kubeck). Con prove provate da esibire la colpa non è più del ragazzino, egli non poteva nulla contro una forza straordinaria,proveniente da un altro mondo, dovuta ad un'altra scienza avanzatissima. Eppure, anche con poche evidenze sulla esistenza di alieni, Mulder continua a sentirsi responsabile, perché sa che in fondo al suo inconscio c’è la verità, il desiderio inconfessabile, l’impulso di cui vergognarsi perennemente. Mulder è legato all’inconscio, si pensi alla nave madre in Fight the Future,che secondo Bick(pg 338) è regressiva e circolare, o a Kubeck che nella location del seminterrato (pg 172) indica Mulder come represso nel proprio inconscio, e come Bick (pg 324) consideri il’ basement’,e Jagodzinski e Hipfl. Ma cosa cerca Mulder, nel suo inconscio cosa è seppellito? Jung (pg 200) ritiene che il complesso di Edipo è l’archetipo dell’incesto, istanza esclusivamente maschile, ma davvero il motivo per cui Mulder ha rimosso i motivi dell’evento traumatico è a causa di un complesso edipico riguardante lui, sua madre e suo padre, come sostengono Burns e Kinney ? Non esclusivamente.

Secondo Bick, lo scenario edipico si ripropone nella presenza del Consorzio,anche il Consorzio è repressivo,controllante,soffocante gli impulsi incontrollabili (William Mulder ne faceva parte…). Kinney (pg 204) sostiene che Mulder perpetua il desiderio di suo padre di scoprire le malefatte del Syndacate, divenendo egli stesso suo padre, uccidendolo “ritualmente”(The blessing way), per sorpassare la fase edipica, diventando William, assumendosi il compito di riparare i peccati di suo padre. Kubek (pg 170-pg 194) ripropone la teoria edipica tradizionale,con castrazione ecc ecc, sostenendo che Mulder ha ‘dimenticato’ perché ha intravisto la colpa del padre. Si lascia ad altri autori il merito di aver completamente sviscerato il complesso edipico in X-Files, qui si vuole dimostrare che l’edipo non riguarda sempre o solo esclusivamente il rapporto nella triade Madre -Padre -Figlio maschio, ma che esso può insorgere anche nella triade Madre-Fratello maggiore-Sorella minore, riproponendosi come eliminazione del piccolo,del nuovo arrivato e non del già presente padre,per godere in maniera esclusiva e totalizzante dei privilegi affettuosi che si instaurano con la Madre.

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Mulder, quella sera terribile, esclama contro Sam:” Hey! Get out of my life!”. Quanta forza c’è nel rivendicare una vita familiare antecedente, personalissima,dove il fratellone godeva delle attenzioni materne in esclusiva? Quanto è costato al piccolo Fox dover diventare il figlio maggiore, perdendo quei piccoli diritti del cuore, fatti di tenerezza, affetto condivisione con la propria madre, in nome della nuova arrivata? Il piccolo principe che deve abdicare per la nuova principessina paga in termini emotivi? E che sconvolgente potere sembra avere un desiderio inconscio o preconscio come quello che la piccola sparisca definitivamente quando si attua? Il trauma in sé, le fasi post trauma,il sentirsi responsabili della fine della propria famiglia in nome di un desiderio inconfessabile.

E poi l’ipnosi, i sogni ,che pongono a difesa del bambino una forza esterna, reale responsabile della scomparsa. Quanto deve Fox aver desiderato che Samantha sparisse,e quando ciò accade realmente, ecco spuntare il senso di colpa, in una sorta di onnipotenza libidica, ecco che un desiderio diventa realtà, avere il potere di cambiare la realtà con i propri desideri è un idea magica, tipica dei bambini. Con una sorta di potere magico ogni desiderio che spazza via i nemici diventa legittimo, ma pericoloso! Per una causa esterna, il desiderio si realizza, il bambino crede che sia stato lui, le conseguenze sono tragiche, il bambino si sente colpevole.


Mulder crede, vede Ufo e alieni perché in questo modo solleva il proprio senso di colpa? Mulder, già in Little Green Men, dice a Scully di dubitare della responsabilità degli alieni nella sparizione di sua sorella, e da Gethsemane in poi sarà lui lo scettico, questo però non diminuisce l’influenza che la teoria aliena abbia avuto nella sua vita un peso. Secondo Badley (pg 163) Mulder desidera essere alieno, in Paper Clip, egli scopre che la vittima della abduction doveva essere lui,qui il suo senso di colpa si millecuplica, sapere che si è salvato contro sua sorella, la sua vita in cambio di quella di lei, lo sconvolgerà se possibile maggiormente. Il desiderio di essere alieno, secondo Badley è da legare con la ‘lussuria’ che Mulder spesso dimostra verso la fisicità altra, diversa, ma questo riguarda la sessualità di Mulder, che si tratterà in un altro articolo.

Intanto si può osservare sempre con Badley che nell’episodio The Blessing way, Mulder è assimilato ai corpi alieni presenti nel vagone che Spender fa bruciare,quindi è unito nella sparizione di prove con ciò che lui cerca più profondamente. Quasi che la verità sia lui stesso, è un suggerimento che la Verità è in Mulder? Sepolta? Quando Mulder, in realtà, vede un Ufo o un alieno? Che non siano sogni, allucinazioni certo, soltanto in Fight the Future Mulder scorge una nave madre, e questo avvistamento così concreto chiude con il passato, la teoria di Jung che si è evidenziata trova così un finale : Fox Mulder ha ricomposto i contenuti inconsci con la coscienza razionale che vede fisicamente la prova dell’esistenza degli alieni. Nell’episodio che segue il primo film, The Beginning, vi è l’inizio del cambiamento nella sua vita, Mulder vedrà un alieno realmente, non un hoax , nella centrale nucleare. Inutile torturarsi per qualcosa di cui non si è responsabili, l’alieno esiste, oltre Mulder e la sua memoria perduta. Un particolare interessante lo fornisce Badley (pg 163) riguardo il desiderio di Mulder di esser lui stesso un alieno,diversamente da quanto sostiene invece Bick (pg 324),che considera Mulder un alien-ato. Ecco di seguito, gli episodi in cui Mulder è un alieno o almeno un ibrido:

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in Josè Chung from Outer space: nel racconto che il ragazzo fa dei due agenti che arrivano sul posto del crash alieno,Mulder viene definito come uno che non ha nulla di umano,si sa,nella provincia americana la noia e la voglia di fuggire dalla routine fanno considerare ‘strano’ ogni straniero; in Tunguska invece, Mulder viene infettato dal black oil,diventando così metà alieno; in The Beginning, Scully, partendo dall’analisi del DNA di Gibson Praise, sostiene che tutta l’umanità è per metà aliena, quindi anche Mulder; in The Sixth Extinction, Mulder usa il suo potere iper-mentale da ibrido umano alieno fin quando non ne cade vittima. Insomma l’esistenza degli alieni, l’avvistamento di un Ufo, sono una sorta di balsamo per l’anima di Mulder,che soltanto portando prove di queste esistenze, potrebbe trovare una pacificazione interiore,l’uscita dalla sua angoscia esistenziale. Tanto da desiderare di essere egli stesso un alieno…


di Michele Augello

Ciclo di 3 romanzi: L’era degli Ylané (West of eden, 1984), Il nemico degli Yilané (Winter in eden, 1986), Scontro finale (Return to eden, 1988). I tre romanzi furono pubblicati separatamente dall'Editrice Nord nella collana Cosmo Oro e nella collana Grandi Classici in un unico corposo volume comprendente tutti e tre i romanzi.

Q

uello che rende singolare questo ciclo è, innanzitutto, il fatto di essere un raro esempio di ucrania preistorica (dove per ucronia si intende il genere letterario della fantascienza dove la storia si differenzia dalla storia comunemente conosciuta, con la sostituzione di eventi immaginari a quelli reali). Che cosa sarebbe accaduto se i dinosauri, scomparsi 65 milioni di anni fa, fossero invece sopravvissuti fino all’avvento dell’uomo? E’ questo un interrogativo che si è posto Harrison, creando un affresco preistorico di notevole spessore narrativo. Le vicende si svolgono sulla Terra, ma una Terra diversa dalla nostra, sulla quale l'asteroide che ha ucciso i dinosauri non è mai precipitato (o è precipitato con esiti diversi, in effetti non viene chiarito). Parallelamente alla razza umana si è sviluppata una razza di sauri eretti, molto più evoluta dell’uomo. Una specie che sa combattere e che si pone subito come nemica indiscussa degli uomini. I rettili hanno continuato a evolversi, finché una razza di creature parzialmente acquatiche, le Yilané, ha raggiunto una intelligenza paragonabile a quella umana. Dico "le" Yilanè perché la loro è una società matriarcale: i maschi, benché non siano meno intelligenti delle femmine, vengono tenuti in speciali harem e usati solo per l'accoppiamento, dopodiché molto spesso muoiono. Le Yilanè sono una razza molto particolare, come abbiamo detto sono creature parzialmente acquatiche, depongono le uova e dopo che esse si sono schiuse passano la loro infanzia nell'oceano, e quando hanno raggiunto l'adolescenza, lasciano il mare e si uniscono alle loro simili sulla terraferma, dove vengono instradate e istruite secondo le loro abilità individuali. Le Yilanè vivono in città stato rette da un matriarcato, e le loro città sono poste in prossimità del mare, questo a causa del loro ciclo riproduttivo, hanno una tecnologia molto sviluppata e per certi versi molto più avanti della nostra, mentre per altri versi sono ancora fermi alla preistoria. Hanno sviluppato in maniera fantastica la loro ingegneria genetica, infatti trasformano animali e piante

secondo le loro necessità, i loro edifici vengono costruiti piantando un seme, da quel seme cresce una casa con stanze che si sviluppano dal tronco stesso dell'albero piantato, non usano metalli, ruota, elettricità, una vera e propria società ecologica ad impatto zero. Grazie alla loro avanzata scienza e civiltà, il dominio delle Yilanè sembrerebbe totale, ma in un altro continente al di là dell'oceano si è sviluppato l'Uomo, ancora fermo all'età della pietra, e nemmeno paragonabile per intelligenza e sviluppo sociale alle Yilanè, per cui dovrebbero essere innocui. Ma una nuova glaciazione incombe per cui le Yilanè sentendo che le loro città sono minacciate dall'imminente freddo, pensano di attraversare l'oceano e colonizzare le nuove terre, e qui avviene lo scontro. Harrison ha usato un punto di vista semplice per narrare l'incontro tra le due razze. Infatti il protagonista è un uomo allevato dalle Yilane per scopi scientifici nella prima città da esse costruita una volta sbarcate sul nuovo mondo. Tutto il ciclo quindi si dipana intorno alle esperienze di questo uomo ( nel romanzo le cavie si chiamano TANU) che dovrà combattere con belve feroci e dinosauri, e conoscerà altre razze umane, dal corpo interamente coperto di peli o dagli occhi a mandorla. Razze che si affiancheranno ai Tanu per combattere gli Yilanè in scontri violenti e senza esclusione di colpi. Il protagonista nel dubbio se ritenersi umano o Yilanè, è spinto dalla sua ricerca di evasione a trovare la libertà, che lo porterà a scappare e ad unirsi agli altri uomini e a combattere per la loro stessa esistenza, poi maturando e crescendo nel cercare di mettere fine ad una guerra , ad uno scontro tra due civiltà, diverse che non porta vantaggi a nessuna delle due. Potrà sembrare per certi aspetti ostica nella lettura, infatti vengono rimarcati molto gli aspetti sociali delle due civiltà, le Yilanè sembrano alcune stupide e crudeli( ma l'uomo verso i suoi "diversi" non lo è stato?) ma sono invece molto intelligenti e sotto certi aspetti simpatiche. Gli uomini vengono rappresentati come degli ignoranti,combattivi e fanatici(déjà-Vù). Una saga assolutamente da leggere!

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A cura di Fabio Terenziani

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STAR TREK

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STAR TREK ENTERPRISE

Sexy anche con quell'aria un po' vissuta

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NUOVA TERRA. NUOVE REGOLE.

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DEFIANCE

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I TERRASPHERE La distruttiva tecnologia aliena in azione

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STAHMA TARR

Moglie dell'uomo pi첫 potente di Defiance. Compagna obbediente dalle mille ambizioni. SCI-FI GATE 50


FALLING SKIES

TOM MASON Studiate invasori alieni! Il Professore vi giudica con le pallottole.

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FALLING SKIES

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SKITTERS Sconsigliati a coloro che soffrono di aracnofobia

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O CONTINUUM

Kiera Cameron FIRST SEASON STYLE

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Kiera Cameron SECOND SEASON STYLE SCI-FI GATE 55


IL MIO NOME E' BOND. SKYWALKER BOND.

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x Forse mi imbatto sempre in persone così ostili, perché loro non vogliono rendersi conto che per me la spinta verso ipotesi che sembrano illogiche è molto più forte del peso di qualsiasi umiliazione. (Fox Mulder)

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