“SCRITTORI DI CLASSE” è il titolo del concorso indetto dalla Conad a cui la nostra scuola, “Carlo Collodi”, ha deciso di partecipare con diverse sue classi e più specificatamente le classi 2B – 3A - 3B – 4A – 4B – 5A – 5B. Ai bambini è stato chiesto di inventare delle storie basandosi su “incipit” forniti da vari autori ispirati a 5 temi diversi. Le nostre scelte sono ricadute sui seguenti argomenti: natura e animali mondi diversi giallo e mistero. I bambini delle nostre classi hanno portato avanti un lavoro di gruppo mettendo in comune tutte le loro idee e inventiva e, associando alle storie, alcuni disegni per rappresentarle. Indipendentemente dal risultato del concorso, è stata un’esperienza arricchente che ha consentito ai bambini di sviluppare lo spirito di collaborazione, ma anche il pensiero critico, in quanto è stato loro chiesto anche di esprimere un parere e una valutazione sulle storie e i disegni realizzati da bambini di altre classi e scuole che hanno partecipato al concorso. Nelle pagine seguenti abbiamo raccolto i racconti e relativi disegni classe per classe.
CLASSE 2B TEMA: MONDI DIVERSI
Non mi crederete mai, neanche in un milione di anni, ma vi assicuro che è la pura verità! Io non sono quello che sembro. Ripeto: Non sono quello che sembro. Certo cammino a quattro zampe, scodinzolo se sono felice, ho i baffi, sbavo, sono peloso e ho la forma di un wurstel. Ma non sono un bassotto. Insomma io sono Nicola capite? Quel Nicola che fino a ieri giocava a pallone, faceva sbuffando gli esercizi di matematica, mangiava la pastasciutta con la forchetta e girava con una bellissima felpa nuova. Quello che parlava anziché abbaiare, che faceva la pipì alzando la tavoletta e non la gamba, quello che portava una collanina di perline colorate e non un guinzaglio, quello che si spaparanzava sul divano e non sopra una puzzolentissima cuccia, quello che andava a scuola in bicicletta. Come potrei ora stare sopra una bici? Ho le gambe cortissime! Almeno somigliassi a un dobermann! A questo punto vi starete chiedendo: se tu davvero non sei un cane, un bassotto, se sei davvero Nicola, allora chi è quello che se ne va in giro per casa tua, usa il tuo spazzolino, dorme nel tuo letto e, in questo preciso momento, se ne sta seduto a tavola a mangiare i tuoi cereali al cioccolato? Non l’avete ancora capito? Ma certo! E’ Diablo il mio cane.
Ora vi racconterò come è accaduta questa trasformazione …… Diablo viveva con noi da quattro anni, è sempre stato il mio compagno di giochi e spesso invidiavo la sua vita da cane: niente scuola, coccole, la ciottola sempre piena di croccantini …. L’altra notte infuriava un gran temporale e come al solito dormivamo insieme, io stavo facendo uno strano sogno: ero diventato un cane e mi divertivo a rincorrere una pallina … Ad un tratto si è spalancata la finestra e … che paura! Un violento e luminoso fulmine è entrato, con un boato si è dissolto in una polverina luccicante che è caduta su di noi e per magia le mie gambe si sono accorciate, il mio corpo si è ricoperto di peli, le
orecchie
sono
allungate a dismisura ed ho cominciato ad abbaiare. Cosa era successo? Mi volto e vedo Diablo nel MIO dorme
LETTINO beato
che
con
il
MIO PIGIA-MA, mi do un pizzicotto con la mano,
anzi
con
la
zampa, è proprio vero: finalmente il mio desiderio si è realizzato SONO UN CANE e precisamente il MIO CANE DIABLO. Sono contento di questa nuova vita ora nessuno mi dirà: “Fai i compiti, metti subito tutti i giochi a posto, lavati i denti, spegni subito la TV ….” e Diablo ora capirà come è stressante la vita di un bambino. Lo voglio vedere quando a scuola la maestra gli farà fare la verifica, sedersi a tavola composto e mangiare il minestrone, fare la doccia tutte le sere! Poi ho pensato ai miei genitori: si accorgeranno del nostro cambiamento? Dovremo stare molto attenti a comportarci io da cane e lui da bambino così non si renderanno conto di nulla.
Passano i giorni, la vita continua normalmente e in famiglia nessuno si accorge dello scambio anche perché babbo e mamma hanno sempre considerato Diablo il loro BIMBO PELOSO. Vi voglio raccontare di quel giorno che siamo andati a giocare nel parco.
Nicola tirava la palla con un calcio, io la prendevo con il muso. Era felice e la mia coda si muoveva in continuazione non ce la facevo a fermarla. Mi piaceva annusare la terra e andavo tra i cespugli, correvo di qua e di là, mi rotolavo nell’erba, mi fermavo improvvisamente e cominciavo a scalciare. A un certo punto Nicola ha tirato un ramo, sono corso a prenderlo e l’ho riportato e poi … non so cosa mi è preso sono scappato lungo il viale mentre babbo gridava “Diablo vieni qua!”. Io non mi sono neanche voltato e mi sono nascosto nei cespugli. Sentivo le voci della mamma e di Nicola, anzi di Diablo, ma io ho fatto finta di niente. Intanto si era fatto buio e la mia famiglia stanca e triste stava per ritornare a casa, allora ho avuto paura e ho iniziato a guaire … Tutti sono corsi verso di me gridando ”Finalmente, ma dov’eri, povero Diablo ti eri perso, chissà come ti sei spaventato, vieni ora torniamo a casa”.
Nicola mi ha preso in braccio, mi accarezzava e io abbaiavo dalla felicità. Noi due siamo veramente amici, ci vogliamo bene e ci capiamo. Dopo qualche settimana però … comincio a sentire nostalgia della mia vita da bimbo, ho la nausea dei croccantini, sarei disposto a stare tutto il tempo a tavola composto e mangiare anche gli spinaci, vorrei andare fuori a pedalare con i miei amici, fare la pipì comodamente nel bagno e non aspettare che qualcuno mi porti fuori e cercare l’angolo migliore o il vaso di fiori per alzare la zampa, ho voglia di indossare di nuovo i miei vestiti e mi manca perfino la maestra! Nei momenti in cui sono solo in casa, accovacciato nella cesta, ripenso sempre di più a come trattavo Diablo. Per me era come un fratello, era sempre nei miei pensieri, gli facevo tante coccole ma … ad essere sincero qualche dispettuccio era inevitabile: gli tiravo la coda, lo rincorrevo per la casa, gli davo la colpa se combinavo qualche guaio, facevo finta di niente quando mi guardava con i suoi occhioni per farsi portare fuori ed io invece giocavo alla Play, lo chiudevo nello stanzino mentre io ed i miei amici eravamo impegnati a guardare i cartoni. Certamente con questo scambio ho capito cosa vuol dire “essere un bimbo peloso” e perciò comincio ad apprezzare nuovamente la mia vita da UMANO, chissà se un giorno ….
CLASSE 3A TEMA: NATURA E ANIMALI
Se ne stava sdraiato in un grande prato verde, annusando gli odori trasportati dalla brezza mattutina. Il trifoglio, schiacciato sotto il pelo grigio, era morbido e fresco. Una coccinella, dal dorso scuro, scalava lo stelo di una spiga, muovendo ordinatamente le zampette sottili. Quando giunse nel punto più alto, esplorò l’aria con le minuscole antenne, allungandosi un poco verso l’alto; poi aprì le elitre e volò via. In quello stesso istante il sole spuntò oltre l’orizzonte della brughiera. « Eccolo!» pensò il coniglio mentre l’emozione gli gonfiava il pelo. I ranuncoli si accesero dello stesso colore e brillarono come gemme; i papaveri distesero l’esile collo e aprirono i petali di porpora. In pochi istanti il campo si riempì di colori e di odori e gli insetti pronubi si alzarono in volo, animando la brughiera col ronzio delle loro ali. « È bellissimo,» si disse il coniglio mentre il sol levante illuminava i suoi grandi occhi color nocciola; osservava ogni cosa attorno in uno stato di estasi. Ma a nessuna di quelle cose il coniglio avrebbe saputo dare un nome; nemmeno ai fili d’erba, che ondeggiavano appena, come piccole canne da pesca, o agli alberi, che si stagliavano sul profilo delle colline con le loro chiome brune; neppure al sole, che ora splendeva sulla brughiera come una grande palla di fuoco. Anzi, a dirla tutta, quel coniglio non avrebbe saputo dare un nome neppure a se stesso, perché da quando era al mondo tutti lo chiamavano semplicemente... GABBIA 51.
… In quel momento ripensò alla notte appena passata: un forte terremoto aveva quasi distrutto l’allevamento dove aveva sempre vissuto e molte gabbie si erano squarciate. Approfittando del buio, molti conigli erano riusciti a scappare … Ora per la prima volta si sentiva libero e aveva tanto spazio a sua disposizione!! Si stava accorgendo che intorno a lui c’era un mondo sconosciuto da scoprire e questo lo preoccupava molto. Si fece coraggio e cominciò ad esplorare quello spazio immenso che un po’ lo spaventava: animaletti che non aveva mai visto gli ronzavano intorno, strani rumori provenivano da quei fili verdi che ricoprivano il terreno tutto intorno, tutti quei colori lo stordivano e lo rendevano sempre più timoroso … In lontananza vide un’ombra che gli era familiare … (finalmente!!): era un uomo come quello che per tutta la sua vita lo aveva nutrito dentro la famosa gabbia 51!
Gli corse incontro, rassicurato, ma non si accorse che quell’ombra aveva in mano una strana “cosa” nera … Un terribile tuono uscì da quella “cosa” e per un attimo il piccolo animale dal pelo grigio pensò che fosse arrivata la sua fine. Fuggì veloce come il vento, vide un buco nel terreno: la salvezza!
Ci si infilò senza esitazione, con il cuore che sembrava uscirgli fuori dal petto …. Un buio fitto lo circondò di nuovo, ma un gradevole profumo lo avvolse, finché non si trovò davanti una graziosa coniglietta dal pelo bianco e morbido, con gli occhi così dolci che lo lasciarono senza fiato. Scoprì che si chiamava Fiocchina, ma si rese anche conto di non avere un nome. -Ti chiamerò Batuffolo- gli disse la sua nuova amica.
Da quel giorno i due coniglietti rimasero per sempre insieme, Fiocchina gli insegnò a conoscere il mondo e dopo un po’ decisero di allargare la tana, per far posto ai tanti coniglietti che ben presto sarebbero arrivati!!!
CLASSE 3B TEMA: NATURA E ANIMALI
Se ne stava sdraiato in un grande prato verde, annusando gli odori trasportati dalla brezza mattutina. Il trifoglio, schiacciato sotto il pelo grigio, era morbido e fresco. Una coccinella, dal dorso scuro, scalava lo stelo di una spiga, muovendo ordinatamente le zampette sottili. Quando giunse nel punto più alto, esplorò l’aria con le minuscole antenne, allungandosi un poco verso l’alto; poi aprì le elitre e volò via. In quello stesso istante il sole spuntò oltre l’orizzonte della brughiera. « Eccolo!» pensò il coniglio mentre l’emozione gli gonfiava il pelo. I ranuncoli si accesero dello stesso colore e brillarono come gemme; i papaveri distesero l’esile collo e aprirono i petali di porpora. In pochi istanti il campo si riempì di colori e di odori e gli insetti pronubi si alzarono in volo, animando la brughiera col ronzio delle loro ali. « È bellissimo,» si disse il coniglio mentre il sol levante illuminava i suoi grandi occhi color nocciola; osservava ogni cosa attorno in uno stato di estasi. Ma a nessuna di quelle cose il coniglio avrebbe saputo dare un nome; nemmeno ai fili d’erba, che ondeggiavano appena, come piccole canne da pesca, o agli alberi, che si stagliavano sul profilo delle colline con le loro chiome brune; neppure al sole, che ora splendeva sulla brughiera come una grande palla di fuoco. Anzi, a dirla tutta, quel coniglio non avrebbe saputo dare un nome neppure a se stesso, perché da quando era al mondo tutti lo chiamavano semplicemente... GABBIA 51.
Il coniglio, piano piano, si avvicinò alla coccinella, che intanto si era posata sull’erba, e le domandò incuriosito: - Chi sei? Come ti chiami? L’animaletto rispose: - Sono una coccinella, il mio nome è Pallina. -E tu chi sei?-domandò Pallina. -Sono un coniglio e tutti mi chiamano GABBIA 51. -Che strano nome! Ma perché proprio GABBIA 51?-aggiunse Pallina. Il coniglio cominciò: -Devi sapere che sono nato e vivevo in una fattoria di conigli allevati in gabbia, io abitavo nella gabbia numero cinquantuno. Che vita triste, quella! Non perché mi mancasse il cibo, ma vivevo in solitudine, senza la mia famiglia, dalla quale mi avevano diviso, e senza la libertà. Un giorno il nostro allevatore, consegnatoci il pasto, si dimenticò di richiudere lo sportello della mia gabbia.
Allora lesto lesto uscii, scavai un tunnel nel terreno e finalmente mi ritrovai libero, all’aria aperta. Corri GABBIA 51, corri più che puoi, pensai. Ho corso tanto, a perdifiato, sono giunto in questo posto e mi sono fermato a riposare. Qui è bellissimo! Vorrei poterci rimanere. Certo è che non so nulla di questo mondo, non so come viverci!
Non ho una casa dove abitare! E Pallina: -Posso aiutarti a costruire nel bosco un riparo con rami, foglie, sassi e farti da guida per conoscere l’ambiente attorno. Affidati a me, io sono un animaletto che porta fortuna. Sarà bene trovare anche un nome per te. Che ne dici di Tippi? -Carino! Sì, mi piace - rispose il coniglio. S’incamminarono e,giunti in una piccola radura del bosco, iniziarono a darsi da fare per costruire la casetta. Subito alcuni animali uscirono dai loro nascondigli: lo scoiattolo dal cavo di un albero, il tasso da una buca nel terreno, i ricci da un cumulo di foglie.
Erano gli amici di Pallina che offrirono il loro aiuto: lo scoiattolo, insieme al coniglio, rosicchiava i rametti per staccarli dall’albero, il tasso spingeva con il capo i sassi, i ricci con le loro spine infilzavano le foglie a terra. Quando tutto il materiale occorrente fu raccolto, iniziarono i lavori di realizzazione che Pallina dirigeva da brava maestra . Quella parte del bosco risuonava di grida allegre e dei rumori di costruzione: PIM, PUM, PAM. Tippi amava quella buona confusione e sorrideva mentre vedeva crescere la sua casetta. Era bello pensare che lì sarebbe potuto entrare e da lì uscire quando solo lui l’avesse deciso, ciò che fino ad allora non gli era stato possibile fare. In poco tempo la casa fu pronta. Era una capannina comoda, graziosa e in mezzo al verde, il colore della libertà. Tippi si sentiva felice, il suo cuore batteva forte per l’emozione. Era lì che iniziava la sua nuova vita, con un rifugio e gli amici. Sì, “amici”, quella parola, a lui prima sconosciuta, gli piaceva davvero molto.
CLASSE 4A TEMA: MONDI DIVERSI
Non mi crederete mai, neanche in un milione di anni, ma vi assicuro che è la pura verità! Io non sono quello che sembro. Ripeto: Non sono quello che sembro. Certo cammino a quattro zampe, scodinzolo se sono felice, ho i baffi, sbavo, sono peloso e ho la forma di un wurstel. Ma non sono un bassotto. Insomma io sono Nicola capite? Quel Nicola che fino a ieri giocava a pallone, faceva sbuffando gli esercizi di matematica, mangiava la pastasciutta con la forchetta e girava con una bellissima felpa nuova. Quello che parlava anziché abbaiare, che faceva la pipì alzando la tavoletta e non la gamba, quello che portava una collanina di perline colorate e non un guinzaglio, quello che si spaparanzava sul divano e non sopra una puzzolentissima cuccia, quello che andava a scuola in bicicletta. Come potrei ora stare sopra una bici? Ho le gambe cortissime! Almeno somigliassi a un dobermann! A questo punto vi starete chiedendo: se tu davvero non sei un cane, un bassotto, se sei davvero Nicola, allora chi è quello che se ne va in giro per casa tua, usa il tuo spazzolino, dorme nel tuo letto e, in questo preciso momento, se ne sta seduto a tavola a mangiare i tuoi cereali al cioccolato? Non l’avete ancora capito? Ma certo! E’ Diablo il mio cane.
Vi chiederete come è successo tutto questo! In una tranquilla domenica, che di lì a poco si sarebbe trasformata in un inferno,io e Diablo eravamo in giardino a giocare.
Ad un tratto il cielo diventò tutto nero, cominciò a tuonare e, mentre raccoglievo i giochi per rientrare in casa, ho avvertito una Forte scossa elettrica. Ci aveva colpiti un fulmine! Quel fulmine doveva essere un maleficio, chissà di quale perfida strega, perché mi risvegliai nella cuccia di Diablo. Ma cosa ci facevo lì? Perché il mio corpo era ricoperto di peli? Perché le mie gambe erano quattro? Perché avevo una coda?
E poi, chi è quel ladro di biciclette? Per tutti gli ossi rosicchiati, ma quello è Diablo, che si è trasformato in un bambino, anzi, aveva preso il mio posto. Ben presto le mie domande ebbero un'amara risposta, era avvenuto uno scambio, io ero diventato Diablo e Diablo era diventato me. All'inizio, ho pensato al lato positivo di essere un bassotto, come il fatto di poter essere accudito e coccolato. Mi divertivo a fare delle passeggiatine tenuto al guinzaglio da Diablo che, invece, aveva preso il mio posto e se ne stava spaparanzato sul divano, a guardare la televisione, faceva i noiosi compiti, giocava a pallone e andava a scuola. Dopo un po' di tempo Diablo mi disse:- Era meglio quando facevo la guardia! Rimpiango i bei momenti in cui passeggiavo con te che, ogni tanto, mi grattavi la pancia e mi facevi stare bene! Io, intanto, riflettevo sul fatto che, quando calava la sera e vedevo Diablo ed
i
mangiare
miei al
genitori calduccio,
mentre io, invece, ero da solo fuori, al freddo, in una cuccia puzzolente, mi sentivo
triste
Inoltre
rimpiangevo
essere pensavo:-
un
e
solo.
cane
Voglio
di e
tanto
rivedere i miei amici e giocare con loro, voglio ritornare a fare le mie passeggiate e pedalate in bicicletta, mi mancano le chiacchierate con i nonni e gli zii. Ci guardammo senza dir nulla e cercammo un rimedio veloce per ritornare quelli di prima. Decisi di andare a chiedere aiuto alla mamma e al papà, perché mi ero reso conto che, invece di abbaiare, da un po' di giorni, riuscivo a parlare.
Cercai di spiegare tutto, ma loro, appena incominciai a parlare, svennero dalla paura. Dovevamo pensare a qualcos'altro. Mi ricordai di avere uno zio, in Francia, che era uno scienziato, un po' pazzoide, quindi, senza pensarci tanto, partimmo per la Francia e, a tarda sera, ormai stremati dalla fame e dalla fatica giungemmo da lui. Quando mi vide gridò subito:- Nicola, cosa ti è successo! Che bello, lo zio mi aveva riconosciuto. In fretta gli spiegai di quel buio improvviso e di quel fulmine. - Ho capito, ho capito - disse e mi raccontò che alcuni anni prima aveva sconfitto Malefica, una strega malvagia che aveva il controllo sui fulmini. - Sicuramente si è vendicata su di te, ma stai tranquillo, ho già in mente la pozione che vi farà ritornare come prima! Mi indicò un monte, il monte Alessandrini, che si trovava a cinque chilometri dalla sua casa, dove avrei trovato delle erbe magiche, necessarie per la preparazione della pozione. - Ma come ci si arriva ora lassù! - Con l'aiuto degli animali magici! - e, senza darmi il tempo di chiedere spiegazioni, tirò fuori la sua bacchetta magica che fece apparire una banda di piccoli animaletti. Felicissimo urlai: - In marcia, si parte! - e, finalmente, ci avviammo tutti insieme alla ricerca dell'erba magica. Lungo il nostro viaggio, camminando a quattro zampe, mi sentivo come un pesce fuor d'acqua, non mi ci trovavo proprio nei panni, o meglio, nella pelliccia di un cane. Il viaggio fu molto faticoso e dopo un chilometro ci fermammo perché eravamo rimasti intrappolati in un vicolo cieco. Il piccolo coniglietto magico, impaurito, tirò fuori dalla sua borsa una corda, me la porse e la lanciai più forte che potei, dall'altra parte del muro. Ci arrampicammo, finché non riuscimmo ad uscire. Dopo tre chilometri si fece notte e quindi ci fermammo a riposare sotto un albero: fu fantastico dormire sotto le stelle.
All'alba, allo spuntare dei primi raggi del sole, si riprese il viaggio verso l'erba magica. Quando, finalmente, si riuscì a vedere il monte Alessandrini incominciò a battermi il cuore a mille. Prima o poi lo avremmo dovuto scalare per arrivare in cima perché, l'erba che faceva più "effetto", era proprio quella della vetta. Scalammo il monte e, arrivati nel punto più alto, presi una manciata di erba e cominciammo lentamente la discesa. Al nostro arrivo, lo zio, preparò un miscuglio di: acqua, margherite ed erba magica e ci disse: - Tornate a casa e lavatevi con il miscuglio che ho preparato. Ringraziai lo zio e partimmo. Tornati a casa, io e Diablo, facemmo il bagno con la pozione preparata dallo zioscienziato e... dopo un'ora... Non avevo più peli, mi reggevo su due gambe e riavevo le mie due mani: ero tornato ad essere Nicola.
Sentii abbaiare, mi girai e vidi il mio Diablo che scodinzolava dalla felicità . Finalmente ricominciai a vivere la mia vita di bambino, mi sedetti a tavola con mamma e papà mentre Diablo tornò a sonnecchiare nella sua cuccia.
CLASSE 4B TEMA: NATURA E ANIMALI
Se ne stava sdraiato in un grande prato verde, annusando gli odori trasportati dalla brezza mattutina. Il trifoglio, schiacciato sotto il pelo grigio, era morbido e fresco. Una coccinella, dal dorso scuro, scalava lo stelo di una spiga, muovendo ordinatamente le zampette sottili. Quando giunse nel punto più alto, esplorò l’aria con le minuscole antenne, allungandosi un poco verso l’alto; poi aprì le elitre e volò via. In quello stesso istante il sole spuntò oltre l’orizzonte della brughiera. « Eccolo!» pensò il coniglio mentre l’emozione gli gonfiava il pelo. I ranuncoli si accesero dello stesso colore e brillarono come gemme; i papaveri distesero l’esile collo e aprirono i petali di porpora. In pochi istanti il campo si riempì di colori e di odori e gli insetti pronubi si alzarono in volo, animando la brughiera col ronzio delle loro ali. « È bellissimo,» si disse il coniglio mentre il sol levante illuminava i suoi grandi occhi color nocciola; osservava ogni cosa attorno in uno stato di estasi. Ma a nessuna di quelle cose il coniglio avrebbe saputo dare un nome; nemmeno ai fili d’erba, che ondeggiavano appena, come piccole canne da pesca, o agli alberi, che si stagliavano sul profilo delle colline con le loro chiome brune; neppure al sole, che ora splendeva sulla brughiera come una grande palla di fuoco. Anzi, a dirla tutta, quel coniglio non avrebbe saputo dare un nome neppure a se stesso, perché da quando era al mondo tutti lo chiamavano semplicemente... GABBIA 51.
Lo chiamavano così perché Gabbia 51 era nato e vissuto in un grande allevamento di conigli, chiuso dentro alla sua gabbia, la numero 51, appunto, insieme a centinaia di altre piccole gabbie identiche alla sua. La sua gabbia era piccola, non c'era neanche un posticino per nascondersi. Gabbia 51 non soffriva la fame, ma non era felice. Si sentiva solo e triste. Sentiva che le sue zampe avrebbero voluto correre e saltare. Invece non aveva neanche lo spazio per muoversi. Durante la notte il coniglietto sognava un mondo diverso, una vita diversa. Con il passare del tempo però sembrava che i suoi sogni non si realizzassero mai. Il coniglietto aveva perso la voglia di nutrirsi, la solitudine lo soffocava. Ogni tanto vedeva partire i suoi compagni che venivano caricati nei cassoni grigi e pensava: - Ah, se potessi andarmene anch'io da qui! Se solo potessi uscire a vedere il mondo... Chissà come saranno felici i miei compagni là fuori! Una sera entrò nella sua gabbia un esserino rosso con sette puntini neri sul dorso. –
Perché te ne stai chiuso dietro queste sbarre? - gli chiese.
–
Sono sempre stato qui, da quando sono nato. Tu chi sei?
Io sono Gioia, la coccinella, e volo libera nel cielo. Noi animali della brughiera siamo liberi di andare dove vogliamo. Questa è la vita vera, noi siamo nati liberi! Essere libero, non stare rinchiuso in una gabbia per volontà di qualcun altro, era la cosa più importante del mondo. Con questi pensieri si addormentò, stanchissimo.
Finalmente arrivò il giorno in cui anche lui venne scelto per entrare nei cassoni grigi, il giorno in cui il destino cambiò la sua vita. Il padrone lo afferrò per le sue lunghe orecchie e lo scaraventò in una gabbia insieme ad altri conigli come lui, poi tutte le gabbie vennero caricate su un grosso camion, in direzione
del
macello. Dal cielo grigio
scendeva
una pioggerellina leggera. Dove ci portano? -
chiese
un
coniglio. –
Che cosa ci
accadrà? - disse un altro. Gabbia 51 sentiva battere qualcosa per terra, come una
scarica
di
mitra... Era la zampa di una coniglietta che si trovava poco distante da lui. Era stupenda, veramente molto carina: aveva il pelo bianco come le nuvole, soffice come lo zucchero filato, due occhioni azzurri come il mare e il suo profumo era dolce come quello delle rose. –
Come ti chiami? - gli chiese.
–
Non lo so. Vivevo nell'allevamento e non mi hanno mai dato un nome. E tu? Come
ti chiami? –
Io sono Tippete. Mi chiamo così perché quando sento un pericolo batto sempre
la zampetta per terra. Gli altri conigli ne sono felici perché li avverto in tempo, ma questo mi mette nei guai perché non riesco a muovermi... –
Come vorrei avere un bel nome anch'io...
Fu amore a prima vista, si era preso proprio una bella cotta per lei! All'improvviso si sentì il rumore della brusca frenata sull'asfalto, reso scivoloso dalla
pioggia e il camion sbandò, andando a finire fuori strada. Il portellone del camion e tutte le gabbie si aprirono, mentre l'autista guardava sbalordito le gabbie vuote, sparpagliate qua e là. Mentre i conigli saltellavano allegramente alla conquista della libertà, pronti a colonizzare la brughiera, Tippete batteva la sua zampetta per terra, sopraffatta dalla paura. Anche Gabbia 51 sentiva le zampe paralizzate, sembrava una statua di sale... Ma proprio quando pensava di essere spacciato, la paura gli fece attorcigliare le orecchie e incredibilmente... Si staccò da terra! –
Hai le orecchie volanti! - osservò Tippete.
–
Attaccati a me!
I due conigli volarono fino alla grande quercia, poi, quando furono sicuri di non essere inseguiti, strusciarono insieme i musetti e si abbracciarono. Adesso, nel suo primo giorno di libertà, Gabbia 51 si trovava nella brughiera davanti a uno spettacolo a lui sconosciuto... Che spettacolo meraviglioso era il sorgere del sole! “Eccolo!” pensò il coniglio mentre l'emozione gli gonfiava il pelo. –
Mio eroe! Grazie per avermi salvato la vita.
–
Sai, Tippete, è la prima volta che sono libero, non so neanche come si chiamano
tutte le cose che abbiamo intorno. –
Non preoccuparti, ti aiuto io: quella palla di luce è il sole, questa verde sotto le
nostre zampe è l’erba, poi ci sono i fiori, gli alberi, le farfalle… E tu potresti chiamarti Trottolino! E' un nome bellissimo! Grazie Tippete! – ed emise un tenero suono gutturale per dimostrarle che era contento. Finalmente non si sentiva più solo, era tutto meraviglioso! Trottolino diventò rosso fino alla punta delle sue orecchie volanti e sentiva il cuore battergli a mille, come un tamburo. I due conigli promisero di restare sempre insieme. Tippete e Trottolino scavarono una galleria e costruirono una bella tana nella collina della brughiera. Raccolsero tanti cibi squisiti, come carote, sedano, sulla e trifoglio e prepararono un bel lettino di paglia e fieno.
I due coniglietti iniziarono una nuova vita avventurosa insieme. Col tempo nacquero tanti dolci coniglietti, figli di Tippete e Trottolino: Rabbit, Batuffolo, Neve, Berry, Brigitta e Fiocco. E vissero sempre insieme, liberi nella brughiera, felici e contenti.
CLASSE 5A TEMA: GIALLO E MISTERO
La notizia si è sparsa in un baleno: il silenzioso ometto che tutti nel piccolo paese di montagna avevano soprannominato “ ”il pittore della domenica" è stato trovato morto per il cattivo funzionamento della caldaia del termosifone. Nessuno lo conosceva quando, qualche tempo prima, aveva preso in affitto una casetta ai margini del bosco. Lo si vedeva fuori solo ogni tanto, col cavalletto e la cassetta dei colori, a dipingere il paesaggio. Fiamma, dieci anni, disordinata chioma rossa e carattere deciso, e Martino, il suo amico timido e imbranato, entrambi con la fissa delle storie misteriose, quando il pittore era arrivato in paese si erano convinti che avesse qualcosa da nascondere e, sentendosi abili investigatori, avevano cominciato a tenerlo d'occhio. Erano riusciti anche a scambiare qualche parola con lui, quando lo avevano visto discutere nel bosco con un misterioso signore. - Com'é possibile che sia morto perché non funzionava la caldaia? - dice Martino a Fiamma mentre escono da scuola - Ma se ieri ho visto davanti al suo cancello un furgoncino con su scritto manutenzione caldaie! - Sei sicuro di aver visto scritto proprio così, quattrocchi? - , chiede il solito Alberto con la sua aria dispettosa. - Certo che è sicuro, lui almeno sa leggere! - , taglia corto Fiamma, dando un'occhiataccia a quel bullo e trascinando via il suo amico. E subito gli chiede: Davvero hai visto il camioncino della manutenzione? - Sì che l'ho visto! Per questo non ci credo che sia morto per disgrazia... - Allora pensi che qualcuno lo abbia fatto fuori? - Non lo sapremo mai... – - Martino, sai che ti dico? - Fiamma gli si pianta battagliera davanti: - Lo scopriremo noi! –
Corrono alla casetta del pittore:si avvicinano ai margini del bosco, sulle spalle uno zainetto con i “ferri del mestiere, una torcia, un cacciavite, una lente d'ingrandimento, una macchina fotografica,dei guanti di gomma per non lasciare impronte”. Davanti alla casetta non c'è più nessuno oramai, ma la porta e le finestre sembrano chiuse, impossibile aprirle. Ad un tratto a Martino viene in mente che la casetta del pittore è quasi uguale a quella del suo nonno che sul retro del giardino ha una specie di botola sotterranea che serve per mettere la legna, quasi come una cantinetta da dove poi all'interno si può salire in casa con delle scalette. Provano a cercare e dopo un po' riescono a vedere dei vasi di fiori appoggiati in terra in modo strano, quasi a segnare un passaggio segreto...si avvicinano, e toccando per terra riescono a trovare una specie di maniglia..alzano la botola e si calano giù lentamente..il cuore di Fiamma batte forte ma è coraggiosa e così scende giù per prima.
Invece della legna trovano sparse dappertutto tele dipinte, alcune rotte, alcune appena iniziate, alcune finite, un disordine tremendo, colori a olio in terra e sul muro, pennelli e stracci di stoffa su un tavolino e su un panchetto arrovesciato..in fondo alla cantinetta così malridotta, intravedono una piccola scaletta che sale verso l'alto. Piano piano cercando di fare il meno rumore possibile, salgono, anche se gli scalini fanno uno strano scricchiolio che fa tremare le gambe....vedono una maniglia, si fanno coraggio, la abbassano ed ... entrano...
Ciò che vedono non è proprio uguale a quello che c'era in cantina: la casetta è perfettamente pulita, ordinata, profumata di muschio bianco, in terra, oltre al parquet, tappeti morbidi e colorati, la cucina rosso porpora è splendente, quasi come fosse stata appena comprata e sul fornello si vede una pentola blu cielo con ancora l'acqua dentro. In un angolo il caminetto, al centro un piccolo tavolo di legno bianco che sembra tinteggiato da poco e una sola sedia, dello stesso colore del tavolo. Il salottino non è molto grande ma dà l'idea di accogliente con un divano letto disfatto, verde brillante e con sopra delle coperte un po' raggomitolate. Lì vicino, uno scrittorio
in legno d'acero, con sopra fogli, matite, lettere, buste e una serie di piccoli cassettini. Dalle finestre si intravede il chiarore della luna. Niente avrebbe fatto pensare ad un ambiente pericoloso; a qualcuno che poteva essere entrato e aver ucciso il pittore od a un incidente occorso in casa...però nemmeno si sente un odore particolare come di gas e Martino e Fiamma pensano che un po' sarebbe dovuto rimanere se davvero la caldaia non avesse funzionato. I due amici, con la torcia in una mano e la telecamera dall'altra, riprendono tutto ciò che vedono pensando che poi a casa avrebbero potuto guardare meglio... ad un tratto, un rumore improvviso li fa sobbalzare...qualcuno è vicino alla porta e sta tentando di armeggiare alla serratura, di sicuro vuole entrare... “Dove ci nascondiamo?” chiede allarmata Fiamma a Martino e subito vedono un piccolo spazio tra il muro e l'armadio della camera e con un balzo si nascondono lì. Appena in tempo!! La porta si apre..Qualcuno è entrato cercando di fare poco rumore...anche lui ha una torcia e inizia a girare per la piccola casa aprendo cassetti, sportelli e tutto ciò che potrebbe nascondere qualcosa ...già...ma cosa? L'uomo è tutto vestito di scuro e anche un cappellaccio nero e i guanti e un paio di scarpe da ginnastica con i lacci fluorescenti e nonostante i due amici cercassero di vederne il volto, non ci riescono, poi lui scende per le scalette e va giù nella cantinetta dove ci sono i dipinti del pittore... Ad un tratto i rumori cessano del tutto...i due amici cercano di capire che fine abbia fatto
l'intruso...si
affacciano
alla
finestra e nonostante il buio, la luna illumina l'ombra dell'uomo che scappa
nel
bosco...sottobraccio ha qualcosa di lungo e un po' ingombrante...
Martino non si rassegna di non aver capito cosa può aver preso l'uomo nero e inizia a perlustrare lo scrittoio con quei mille cassettini...che ci sarà dentro??? Mentre guarda con attenzione, tocca qualcosa che fa aprire quasi magicamente un cassetto quasi invisibile...e quello che vede è incredibile...chiama subito Fiamma e con la telecamera in mano riprende tutto: un'enorme quantità di soldi, tutti ammazzettati e legati tra loro in ordine e una serie di ritagli di giornale...dai titoli capiscono subito di cosa si tratta....la polizia sta cercando abili truffatori di quadri falsi, dipinti talmente bene da sembrare perfetti...opere di Van Gogh, di Picasso, di Monet, rubati da alcuni musei e rivenduti ad altri musei in tutto il mondo e il giro di quadri falsi e vendite super miliardarie è enorme, ma la polizia è sulle tracce dei falsari... Un'altra lettera invece è del pittore stesso che spiega alla figlia piccola che quello che ha fatto e cioè copiare i quadri più prestigiosi, e rivenderne le copie guadagnando tantissimo, lo ha fatto per lei, per assicurarle un futuro senza problemi poiché la sua vita invece è stata sempre di stenti e lontano da lei. I due piccoli investigatori così capiscono subito cosa era l'oggetto ingombrante che l'uomo nero aveva sotto il braccio qualche minuto prima: era una tela arrotolata ... e capiscono cosa è successo, il pittore della domenica altro non è che un bravissimo falsario che riproduceva in modo perfetto le opere d'arte su commissione ma poi qualcosa è successo che ha fatto preoccupare i mandanti , i quali hanno deciso di eliminare uno scomodo testimone che seppur bravo ormai era diventato solo un problema perché prima o poi avrebbe parlato con la polizia e denunciato tutti. Ora che hanno in mano i ritagli di giornale e la lettera del pittore, i due ragazzi pensano a come fare a ritrovare l'uomo nero che di sicuro è colui che ha ucciso il povero artista.. Escono dalla casetta, da dove sono entrati, ormai è molto tardi e decidono di rientrare a casa e si danno appuntamento per l'indomani mattina. Quella notte non riescono a dormire nessuno dei due e ripensano a tutto quello che hanno visto. La mattina, si ritrovano nella piazza del piccolo paesino e mentre sono lì che confabulano tra loro, vedono posteggiato vicino al bar il furgoncino della manutenzione caldaie che tanto aveva destato il loro sospetto...si siedono su una panchina e
aspettano di vederne il proprietario. Quando questo esce dal bar, indossa abiti che loro non riconoscono, allora non è lui che è entrato ieri sera in casa del pittore???? Si chiedono....ma i loro occhi si posano sulle scarpe dell'uomo....sono nere, con i fili fluorescenti.....è lui!!!!!!!! esclama sottovoce Fiamma …. e Martino, coraggioso come un leone si avvicina veloce al furgone, apre la maniglia e si intrufola dentro mentre il furgone inizia a viaggiare!!! Fiamma rimane a bocca aperta nel vedere l'amico che lentamente se ne va, ma dopo pochi attimi lo sportello si riapre e Martino, con in braccio una tela arrotolata, fa un salto felino quando il furgone rallenta e si butta per terra come i più bravi gattini fanno! I due investigatori corrono alla polizia, fanno vedere i materiali, i video girati nella casa e subito accortisi dell'ottimo lavoro svolto dai due ragazzini, i poliziotti escono dalla caserma e rincorrono con le pattuglie il furgone, fermano l'uomo nero che altro non era che il complice del pittore e purtroppo anche quello che lo aveva ucciso manomettendo la caldaia con un veleno inodore che non lasciava traccia.. I due amici ricevono tutti gli onori per la scoperta importantissima che ha fatto recuperare quadri falsi venduti per originali. La polizia avrà il loro daffare, pensano i due amici, perché hanno solo preso il pesce più piccolo, ma sono contenti di averlo smascherato e sotto sotto a loro dispiace un po' per quel povero pittore che la domenica con la sua tavolozza dipingeva il panorama che lo circondava e che era davvero bello!!
CLASSE 5B TEMA: GIALLO E MISTERO
La notizia si è sparsa in un baleno: il silenzioso ometto che tutti nel piccolo paese di montagna avevano soprannominato “ ”il pittore della domenica" è stato trovato morto per il cattivo funzionamento della caldaia del termosifone. Nessuno lo conosceva quando, qualche tempo prima, aveva preso in affitto una casetta ai margini del bosco. Lo si vedeva fuori solo ogni tanto, col cavalletto e la cassetta dei colori, a dipingere il paesaggio. Fiamma, dieci anni, disordinata chioma rossa e carattere deciso, e Martino, il suo amico timido e imbranato, entrambi con la fissa delle storie misteriose, quando il pittore era arrivato in paese si erano convinti che avesse qualcosa da nascondere e, sentendosi abili investigatori, avevano cominciato a tenerlo d'occhio. Erano riusciti anche a scambiare qualche parola con lui, quando lo avevano visto discutere nel bosco con un misterioso signore. - Com'é possibile che sia morto perché non funzionava la caldaia? - dice Martino a Fiamma mentre escono da scuola - Ma se ieri ho visto davanti al suo cancello un furgoncino con su scritto manutenzione caldaie! - Sei sicuro di aver visto scritto proprio così, quattrocchi? - , chiede il solito Alberto con la sua aria dispettosa. - Certo che è sicuro, lui almeno sa leggere! - , taglia corto Fiamma, dando un'occhiataccia a quel bullo e trascinando via il suo amico. E subito gli chiede: Davvero hai visto il camioncino della manutenzione? - Sì che l'ho visto! Per questo non ci credo che sia morto per disgrazia... - Allora pensi che qualcuno lo abbia fatto fuori? - Non lo sapremo mai... – - Martino, sai che ti dico? - Fiamma gli si pianta battagliera davanti: - Lo scopriremo noi! –
I ragazzi iniziarono a investigare sul pittore: si chiamava Jack Pennelli, indossava sempre un camice tutto macchiato di colori ed era talmente lungo che inciampava spesso. In testa portava un cappellone che gli copriva gli occhi e se lo doveva alzare un po’ per vederci meglio. La sua andatura era lenta, doveva portare cavalletti e cassette con i colori! Un'altra sua caratteristica era quella di tenere sempre un pennello in mano. Pensava che fosse il suo
portafortuna. Ma perché Jack abitava proprio in
questo paesino ai margini del bosco? In realtà Jack è un falsario di quadri d’autore famosi ed era talmente bravo che sembravano davvero gli originali. Aveva
talmente
tanto
lavoro che, alcuni giorni prima
della
sua
morte,
aveva assunto un giovane che
cercava
lavoro,
incontrato “per caso” nel bar
del
paese.
Era
rischioso, ma il giovane fu convincente
e
alla
fine
Jack lo assunse senza però svelargli
la
sua
vera
attività. Mark, il giovane assunto da Jack,
in
grande
realtà
ha
segreto:
un ha
scoperto che Jack è suo fratello e che è ricercato dalla polizia per traffico di quadri falsi. Si è fatto assumere
proprio
per
aiutarlo a non finire in prigione e svelargli la sua vera
identità.
Il
giorno
prima della morte, Mark trova il coraggio di svelare tutto al fratello; Jack rimane come paralizzato, due notizie così erano troppo forti anche per lui, abituato a tutto, ma insieme decidono di trovare una soluzione senza lasciare tracce. Ma … proprio il giorno dopo il pittore viene trovato
morto! Mark vuole trovare a tutti i costi il colpevole, ma non sa che anche altri vogliono fare lo stesso. E’ notte fonda quando Martino, Fiamma e il “bulletto” Alberto entrano nella casa del pittore passando da una finestra rimasta fortunatamente per loro socchiusa, tenendo in mano le torce. Ma che disordine! Fiamma e i ragazzi non avevano mai visto un tale caos, neanche nelle loro camerette piene di giocattoli, pupazzi, libri. Regnava un tale finimondo! -
Chissà la mamma! - pensò la bambina - sarebbe rimasta senza parole a tale visione!
Piano piano, facendo ben attenzione a dove mettere i piedi, perlustrano il soggiorno, ma Alberto inciampando va a finire lungo e steso sul pavimento e con un piede picchia su un’anta della libreria. Magia! La libreria si apre e appare un corridoio buio e segreto. Pieni di paura, ma troppo curiosi, decidono di percorrerlo e si trovano in un ambiente pieno di quadri famosi: l’Urlo di Munch, La notte stellata di Van Gogh! Fiamma chiede ai suoi amici: -
Ma sono veri o falsi?
-
Sarà meglio informare la polizia!
-
No, no – interviene Alberto – noi non abbiamo bisogno dell’aiuto di nessuno! Sappiamo cavarcela da soli!
Decidono allora di ritornare in soggiorno, perlustrare di nuovo l’ambiente e trovare indizi utili a risolvere “l’omicidio”. Aprono cassetti, mobili, ma niente, non trovano niente di niente. Martino chiama piano i due amici perché dentro a un cassetto ha trovato ritagli di giornali che parlano proprio di traffico di quadri falsi, ma … rimangono come paralizzati: una piccola luce si sta dirigendo proprio verso di loro! -
Mamma che paura! Chissà chi sarà? Sarà l’assassino?
I tre ragazzi cominciano a sudare freddo, non hanno nemmeno la forza di … , ma Alberto, quello che non aveva paura di niente, fa un urlo che lo avranno sentito in tutto il paese!! La luce si avvicina sempre di più, Alberto si mette a correre perché ha paura. Fiamma e Martino lo chiamano sommessamente: -
Dove vai? Torna subito qua, fifone!
Ma Alberto è già lontano. I ragazzi dovranno cavarsela senza di lui, perché davanti a loro c’è l’ombra misteriosa! Fiamma tira fuori tutto il suo coraggio e con la torcia illumina l’ombra. -
Ma è l’assistente di Jack! Cosa ci fai qui?
Mark spiega tutto ai ragazzi e decidono di collaborare insieme per provare che Jack è stato ucciso, ma ancora non hanno le prove. In tutta fretta si mettono ancora a frugare e dentro a un mobile, proprio in fondo, trovano un computer. Martino prende il computer, lo accende, ma trovano scritto: “Inserire password”. In coro delusi dicono: -
Noooo! La password!
Pennelli, tela, acquerelli, acqua, Jack, le inseriscono tutte! Ma ad un certo punto … Mark ripensa a tutti i quadri di Jack e si ricorda che avevano tanti colori, senza un colore smorto; quindi prova ad inserire “colori” … -
Evviva! Abbiamo trovato la password.
Una volta acceso il computer, nell’angolo di sinistra, vedono un’applicazione ancora sospesa, la aprono e trovano delle e-mail molto minacciose e firmate “Gregorio Guanto” e sopra trovano scritto “Ultimo accesso ore 1.30, giorno 29 ottobre 1997”. Proprio il giorno della morte di Jack! Vanno su Google e cercano “Gregorio Guanto”
…. Trovano scritto “operaio manutenzione caldaia”. Martino si ricorda di aver visto proprio il giorno dell’”omicidio” un furgoncino con su scritto “manutenzione caldaia” davanti alla casa di Jack. Nelle menti dei ragazzi i vari tasselli del puzzle cominciano a formarsi … e-mail minacciose, furgoncino fuori dalla porta …. Tutti gli indizi portano a Gregorio Guanto. Ma come incastrare Gregorio? Devono escogitare un piano per frugare dentro il suo furgone! Il giorno dopo entrano nel negozio di Gregorio; Martino fa finta di essersi fatto male e gli
chiede piagnucolando : - Per favore, ha un cerottino che mi sono
“sbucciato” un dito? Mentre l’operaio cerca nella scatola dei medicinali, Fiamma ruba le chiavi del furgoncino che erano proprio sul bancone e le passa svelta a Mark che si trova vicino all’automezzo. Nel frattempo Martino deve continuare la sua sceneggiata per dare tempo a Mark di frugare bene il veicolo. Trova tanti quadri, anche la “I girasoli” sono lì. Allora quello esposto nel famoso museo di Londra è un falso! A chi era destinato l’originale? -
Qui bisogna chiamare subito la polizia! – dice Mark a Fiamma.
In pochi minuti gli agenti sono lì: Martino finalmente smette di fare l’infortunato, Gregorio vorrebbe fuggire, ma Martino gli fa lo sgambetto e quindi cade proprio davanti alla macchina della polizia!! Il malvivente viene arrestato e portato subito in caserma. Qui confessa di essere lui l’omicida di Jack perché non voleva più collaborare. Voleva cominciare una nuova vita insieme al fratello finalmente ritrovato!! Ma Gregorio non gliel’ha permesso! I due ragazzi e Mark ora sono davvero felici di essere stati dei bravi investigatori. Sono soddisfatti di aver fatto arrestare Gregorio e di aver reso giustizia a Jack che voleva finalmente vivere la sua vita in modo onesto!!