Chiesa del Purgatorio Ti sembrerà di essere sul set di un film horror, trovandoti di fron-
te a questa misteriosa chiesa! Tranquillo, siamo qui per rassicurarti: siamo le Anime del Purgatorio! Ti stiamo osservando dai teschi scolpiti qua e là: avvicinati, ti sveleremo tantissime curiosità! La prima riguarda l’aspetto della chiesa, che somiglia al cappello vescovile, la mitra, con la base stretta, di forma circolare e con un’altezza vertiginosa: tutto questo perché lo spazio dove fu costruita era ridotto, a causa della presenza di un laghetto. Proprio qui, tra il 1300 e il 1700, c’era una grande pozzanghera d’acqua, chiamata il “Lago del Duca”. Viene da chiedersi da dove provenisse così tanta acqua: la risposta è nella natura delle rocce che si nascondono sotto di noi! Se ti sporgi a sinistra della chiesa e guardi in cima alla strada, scorgerai la Collina del Lapillo, caratterizzata da un grande accumulo di sabbia, poggiato sulla dura roccia calcarea. Un tempo non c’erano né case né strade asfaltate: quando pioveva molto, l’acqua penetrava nella sabbia, fino a incontrare lo strato duro del calcare; scivolando in fondo alla collina, si raccoglieva proprio in questa zona, formando una grande pozzanghera! La seconda curiosità riguarda i tanti teschi e i simboli legati al tema della Morte, sparsi ovunque: questa chiesa è dedicata a noi Anime del Purgatorio! Riesci a distinguere gli oggetti in mano ai due scheletri scolpiti sopra il portale d’ingresso? Uno mantiene la clessidra, l’altro la falce: i simboli della Morte! Tra loro scorgerai uno stemma, che raffigura noi, le Anime arse dalle fiamme!
Entra: ci ritroverai anche nelle tele poste sull’altare maggiore e su quello alla tua sinistra. L’interno della chiesa custodisce altre due curiosità: una riguarda gli altari, che sembrano di marmo, ma non lo sono! Prova a toccarli: non sono né duri né lisci né freddi, ma leggermente ruvidi e di pietra tenera, perché realizzati con la calcarenite, dipinta come se fosse marmo! L’altra curiosità riguarda la cupola: è costruita con tavole di legno dipinte, non è in muratura! Sia il finto marmo degli altari sia il legno della cupola furono adoperati per risparmiare un po’ di soldini! Un tempo erano proprio le persone umili, per lo più contadini e pastori, a donare le offerte per la costruzione della chiesa: pregavano per noi Anime, perché potessimo conquistare un posto in Paradiso, allontanandoci così dalle fiamme roventi del Purgatorio! Uscendo dalla chiesa, dai uno sguardo alle sculture poste nelle nicchie: sono tre... sapresti riconoscerle? Sono l’Arcangelo Michele, che indossa l’armatura, regge una bilancia nella mano sinistra e schiaccia il demonio sotto i suoi piedi; l’Arcangelo Raffaele, il “capo” degli Angeli Custodi; la Madonna, che ha in braccio Gesù Bambino. L’ultima stranezza prima di andar via? Osserva i 36 riquadri del portale maggiore: in quelli superiori ci sono i teschi di regnanti e di prelati; in quelli inferiori quelli di “comuni mortali”. Come mai? E’ la raffigurazione di una vera e propria gerarchia nella salvezza delle anime!
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Un giro sul Carro della Festa! Da spoglio sembro uno strano carro, con l’intelaiatura in legno e le dimensioni spropositate: mai immagineresti come mi abbelliscono per il giorno più lungo e più atteso per i materani, il Due Luglio! Nessuno può vedermi prima del ventinove giugno di ogni anno, quando, perfettamente agghindato, vengo svelato ai miei affezionati materani. Sei rimasto a bocca aperta nell’ammirare le mie ricche e coloratissime decorazioni, vero? Sapresti indovinare con quale materiale sono fatte? Sembrano sculture in legno, ma sarebbero troppo pesanti da trasportare, se fosse proprio così! Devi sapere che i sapienti artigiani materani, da più di seicento anni, si tramandano una tecnica molto particolare: la cartapesta, leggera e facile da modellare, ma soprattutto adatta per la fase finale della Festa! Perché? E’ il momento più atteso dai materani, quando gli uomini più coraggiosi, attorniati da una folla incredibile, mi assalgono per “strazzare” o meglio staccare anche solo un pezzo della mia decorazione e conservarla come buon auspicio! Ogni singolo decoro viene così realizzato in cartapesta, seguendo diverse fasi di lavorazione: all’inizio la scultura viene modellata con l’argilla; quindi, si crea il calco in gesso dei singoli pezzi e lo si riempie con dei piccoli stracci di carta imbevuti di colla, la cosiddetta cartapesta; una volta asciutta, viene colorata con tinte vivaci e preziose. Preso dalla foga di presentarmi, ho dimenticato di rivelarti un aspetto fondamentale! Sono un carro maestoso e bello perché ho una missione molto importante: accompagnare la Madonna della Bruna! 18
Che nome particolare, vero? Secondo alcuni è chiamata Bruna per le sue caratteristiche fisiche, in quanto nell’affresco miracoloso, che è custodito in Cattedrale, la Madonna ha la pelle e gli occhi scuri. Secondo altri, invece, Bruna deriva da Hebron, una località vicina a Nazareth: lì si recò la Madonna, subito dopo l’evento dell’Annunciazione, per incontrare sua cugina Elisabetta e dare la lieta novella. La Madonna della Bruna è proprio la Madonna della Visitazione! Adesso ti svelerò un segreto: esistono due statue gemelle della Madonna della Bruna! Una è molto antica, ha quasi trecento anni ed è quella che io accompagno per le strade in festa della città, poiché l’altra, quella più giovane, ha paura di andare sul carro! Intorno alla mia origine c’è un’antica leggenda: in un caldo giorno d’estate un contadino stava tornando dai campi con il suo traino, quando incontrò lungo la strada una Donna, vestita con umili abiti, ma dalla straordinaria e luminosa bellezza. Il pover’uomo La accompagnò in città e lì, al cospetto del Vescovo, Lei rivelò la sua vera identità, trasformandosi poi in una statua. Da allora il misero carro divenne trionfale e maestoso per condurre la “bella Signora” in processione e ricordare, in segno di devozione, la Sua apparizione e la Sua protezione per la città. Distruggermi significa, quindi, far rinascere ogni anno il simbolo di quel legame di fede tra la Madonna e i materani! 19
Vuoi che ti racconti nei particolari lo svolgimento della Festa? Allora mettiti comodo! Il Due Luglio, alle cinque di mattina, si avvia la chiassosa processione dei pastori. E’ un rito antico, nato dall’esigenza dei pastori di omaggiare la Madonna prima di lasciare la città e portare il gregge al pascolo. Oggi, nonostante i pastori non ci siano più, la processione continua ad essere celebrata, in un momento di grande unità per i materani, che, ancora assonnati, accompagnano l’antico quadro della Madonna tra preghiere, canti e mortaretti! Al termine della lunga processione nel centro storico dei Sassi, si assiste alla vestizione del Generale dei Cavalieri: la Festa è arricchita da ben cento cavalieri con i rispettivi cavalli! Tutti indossano scintillanti armature, con spade, elmi e mantelli per scortare la Madonna! Il momento più intenso della Festa arriva a tarda sera, quando io, trainato da otto muli impavidi e forzuti, dopo aver attraversato tutta la città e aver riportato la Madonna in Cattedrale, vengo consegnato al popolo! Questo atto si compie anche per ricordare l'assalto dei Saraceni alla città di Matera, evento storico realmente accaduto tantissimi anni fa. Dopo la mezzanotte, a conclusione della Festa, c’è l’atteso spettacolo pirotecnico: splendidi fuochi d’artificio illuminano di mille colori l’incantevole paesaggio notturno del profondo canyon della Gravina! Dopo il mio racconto non ti resta che ritornare il prossimo Due Luglio per partecipare alla Festa della Bruna, un po’ sacra e un po’ profana! 20
adonna delle Virtù Chiesee dianMNicola dei Greci S Passando davanti a questa por-
ticina, non potrai fare a meno di percepire la mia presenza! Parlo a nome delle mie sorelle, le monache agostiniane originarie di Accon, in Palestina, ospitate qui tra il 1230 e il 1233. Nonostante sia passato ormai tanto tempo, non riesco ad abbandonare questo affascinante luogo di culto: le mie consorelle, invece, si trasferirono nella Chiesa di Santa Maria la Nova ai Foggiali, che potrai ammirare nel successivo itinerario. Devi sapere che Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci sono due chiese completamente scavate nella roccia: a separarle è un antico complesso monastico, costituito da decine di grotte estese su due livelli. La porticina da cui sei entrato non è il vero ingresso: la data incisa sull’architrave, 1674, ricorda l’anno in cui fu modificata Madonna delle Virtù, ma la fondazione risale al XII-XIII secolo. Osservando il pavimento, noterai le tracce di due pilastri, abbattuti durante quelle trasformazioni: le tre navate della chiesa erano scandite originariamente da sei pilastri e non dai quattro che vedi ora. Ciò che mi lascia incantata è proprio la sua natura rupestre! Immagina che prima della sua realizzazione, questa era una grande parete di roccia che un esperto scalpellino cominciò a scolpire, togliendo materiale giorno dopo giorno, creando forme perfette e solide, come i pilastri, gli archi a tutto sesto, le grandi e profonde cupole... 21
Voleva ricreare una grande basilica romanica, non costruita, ma scolpita nella roccia! Persino i matronei, i corridoi destinati alle donne e posti in alto, sono stati scolpiti sulle pareti rocciose della navata centrale! E quanto colore fu applicato su queste pareti! Purtroppo non si è conservato a causa dell’umidità della grotta! Sono poche le tracce che puoi osservare ancora oggi, come i due affreschi in cui è rappresentato Gesù in croce tra Maria e San Giovanni. Sapresti dire quale dei due affreschi è il più antico? Ti do’ un aiutino: è in una posizione un po’ nascosta...! Peccato non si sia conservato bene: era di una bellezza incantevole, tanto da ricordare la pittura del grande maestro Giotto! Prima di andare via, devi percorrere tutto il monastero rupestre e proseguire su per alcune scalinate, in cima alle quali scoprirai un’altra chiesa, molto antica e ricca di affreschi coloratissimi! Tra le grotte del monastero troverai anche una cantina interamente scavata nella roccia: la riconoscerai per la presenza di una vasca in pietra, nella quale veniva pigiata l’uva a piedi nudi, in modo che tutto il succo, uscendo dai due fori che sono sotto la mensola, venisse raccolto in grandi botti di legno e trasformato in vino. 22
Nella piccola chiesa rupestre che è in cima alle scale, ti invito a ricercare tre dettagli: il primo è un’immagine dipinta ad affresco, raffigurante un uomo con capelli e barba bianca. Indossa una lunga veste rossa e con la mano destra compie un gesto di benedizione: è San Nicola dei Greci e a lui è dedicata questa chiesa antica più di 1000 anni! Il secondo dettaglio riguarda le due buche che noterai a terra, nella parte destra della chiesa. Dalla loro forma dovresti intuire subito che si tratta di due sepolture, ma non sono le sole! Ce ne sono moltissime altre intorno a te! Il terzo e ultimo dettaglio è ancora una volta un affresco, che puoi ammirare in fondo alla navata di fronte a te. Si tratta di una Crocifissione e ai piedi della croce c’è un’immagine naturalistica molto interessante: si tratta dell’asfodelo, una pianta tipica della Murgia e divenuta il simbolo dell’eternità. Un’ultima curiosità altrettanto macabra è quella relativa all’affresco di San Pietro Martire, raffigurato con una mannaia conficcata in testa e un pugnale nel petto! Nonostante la sua morte violenta, il povero frate domenicano sembra quasi sorridente, come se accettasse con serenità il suo crudele martirio per amore di Dio... o sarà stato il vino???
g ine i im ma n dente: n g o a Colleg me corrispo ioni iz no con il e defin n u c l a ! o, attent rabocchetto t a sono
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Chiesa della Madonna delle Tre Porte Come puoi intuire dal mio nome, originariamente avevo tre archi di in-
gresso corrispondenti a tre navate. Purtroppo una parte di me è crollata e ora ho solo due navate! Sono soprannominata anche “Grotta delle Croci” perché in passato i pellegrini, per segnare il loro passaggio, incidevano delle croci sul muro. Ci sono croci di diverse forme: scopri dove si nasconde quella che vedi nella foto! Le mie pareti erano ricoperte da affreschi di straordinaria bellezza datati tra il XII e il XVII secolo. Il volto che vedi nell’immagine a sinistra era parte dell’affresco più importante e più antico che mi abbelliva, ma oggi non puoi ammirarlo perché è stato rubato! Purtroppo un tempo non ci si curava tanto del patrimonio rupestre, tutelandolo e valorizzandolo. Fu così che, approfittando di quello stato di abbandono (pensa che divenni un riparo per i pastori, povera me!), un professore tedesco di Storia dell’Arte staccò dalla mia parete numerosi affreschi, aiutato da due suoi allievi: non perché i volti fossero brutti, anzi! Fortunatamente sono stati recuperati e restaurati, anche se non 71
possono essere più ricollocati nel loro posto originario. Sono molto legata anche ad un altro affresco, la Madonna del Melograno. Osservandola, noterai che a destra ha in braccio Gesù Bambino, mentre con la mano sinistra regge il frutto del melograno, tipico delle nostre parti: i suoi numerosi chicchi rappresentano simbolicamente l’unione dei fedeli, mentre il loro colore rosso richiama il sangue di Cristo. Ti do’ un importante suggerimento: a Palazzo Lanfranchi, in città, potrai ammirare i bellissimi volti degli affreschi recuperati dall’appartamento del professor Kubesh, l’autore del noto furto! Ti conquisteranno!
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A fine estate, dopo essere stata nascosta sottoterra per sfuggire al gran caldo, fa capolino la Scilla Marittima, che è una pianta perenne. Le lunghe spighe di fiori biancastri si innalzano da un cespuglietto di verdi foglie soprattutto fra Agosto e Settembre. Lo sai che un tempo i pastori le trasformavano in cerbottane o in flauti per divertirsi un po’? La Scilla era anche un ottimo rimedio contro le pulci: poiché un tempo i pastori vivevano insieme agli animali, era molto facile venire a contatto con questi fastidiosi insetti. Il grosso bulbo, sporgente dal terreno, può arrivare a pesare anche 2 kg: ha il grande vantaggio di conservare nei suoi tessuti l’acqua e l’amido necessari per vivere.
Il nostro viaggio nel Parco della Murgia finisce qui: sarai ormai sazio di curiosità, di colori e di profumi!
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Da “Le Piccole Guide del Parco” a “Matera si racconta” L’incontro sinergico tra scuola e territorio è una straordinaria occasione per sperimentare nuovi modi di apprendere liberando le energie positive e la fantasia dei ragazzi, il loro spirito creativo e la voglia di cimentarsi con entusiastico impegno in attività di conoscenza, scoperta e valorizzazione dei beni culturali. In questa prospettiva il territorio diventa preziosa fonte di informazioni e piattaforma educativa privilegiata per insegnare ad abitare in modo attivo la città accompagnando i più giovani nel processo di crescita e maturazione di una coscienza civica e sociale. In questa apertura della scuola al territorio, il ruolo delle Istituzioni è fondamentale per supportare e favorire il perseguimento degli obiettivi formativi. Abbiamo perciò voluto fortemente sostenere un lavoro educativo di chiara valenza con una collaborazione che si è rivelata - come testimoniato in maniera evidente da questa pubblicazione - veramente proficua. Tutto è iniziato con “Le Piccole Guide del Parco”, iniziativa promossa dall’Ente Parco nell’ambito del progetto EPOS - Programma Strategico 2010/2013 per l’Educazione e Promozione della Sostenibilità/Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata - con la finalità educativa di far conoscere il territorio e rendere i bambini protagonisti attivi della loro storia attraverso un’esperienza didattica davvero unica ed emozionante, capace di trasformare i giovanissimi discenti in veri “ciceroni” lungo il tracciato degli itinerari più caratteristici dei nostri suggestivi luoghi. Approccio sensoriale verso gli aspetti naturalistici che caratterizzano il Parco della Murgia, sensibilizzazione verso gli aspetti emozionali del rapporto con la natura attraverso lo strumento narrativo e grafico, conoscenza degli aspetti storici e antropologici dell’area murgiana e della città di Matera, attraverso metodologie accattivanti, sono stati gli obiettivi che il progetto ha voluto perseguire nell’intento di far acquisire coscienza e consapevolezza di quanto sia importante la salvaguardia del bene natura e la difesa e valorizzazione del nostro ricco patrimonio paesaggistico, storico e culturale, riconosciuto patrimonio dell’intera umanità. “Matera si racconta” rappresenta la prosecuzione di questo affascinante percorso formativo, testimoniando il conseguimento di tali obiettivi e l’impegno proficuo e lodevole delle classi coinvolte e degli insegnanti che con competenza e passione hanno guidato gli allievi stimolando la loro fattiva partecipazione, accendendo entusiasmo, interesse e motivazione. 84
Creatività, fantasia, gioco interattivo, colore, sogno, allegria, osservazione attenta e studio del territorio tradotti tramite l’efficacia del messaggio verbale e non verbale, rendono il lavoro particolarmente adatto ad essere utilizzato come valido strumento di conoscenza della storia locale da diffondere e divulgare in ambito didattico e nelle iniziative culturali di fruizione del territorio rivolte, soprattutto, ai più piccoli e ai visitatori che continuano ad arrivare sempre più copiosi da tutte le scuole d’Italia. Una guida capace di suscitare curiosità e interesse non solo per i fruitori di più giovane età, ma anche per adulti capaci di saper riconoscere e apprezzare il valore aggiunto dato dall’impegno dei ragazzi che calandosi nell’atmosfera di un città divenuta magicamente “aula”, quasi una sorta di “set” privilegiato d’apprendimento, hanno realizzato un lavoro didattico di notevole interesse che si presta molto bene ad essere utilizzato negli spazi scolastici, così come nel contesto operativo delle imprese culturali e creative, nel comparto del turismo e in tutti gli ambiti del terzo settore. “Le Piccole Guide del Parco” conoscendo il territorio, con la giocosità e la spontanea curiosità dei fanciulli, hanno compreso l’importanza di amarlo e rispettalo. Quelle “piccole guide” sono cresciute coltivando sempre di più il senso di appartenenza alla città e l’orgoglio per la sua bellezza e la sua cultura, acquisendo sempre più consapevolezza dell’importanza di vivere in modo profondo il rapporto con il territorio diventando protagonisti della sua nuova storia attraverso il contributo di progetti e idee. Il lavoro, intriso dal fervore e fantasia tipici degli adolescenti, dalle aspettative e speranze legate al proprio progetto di vita, risulta particolarmente efficace nello stile del linguaggio narrativo e negli stimoli del gioco interattivo, nella cura delle informazioni, nelle scelte grafiche e nelle immagini corredate, mettendo in luce una creatività giovanile che dimostra tutta la sua valenza e forza comunicativa e che, certamente, rappresenta una risorsa fondamentale, una grande carta vincente da giocare, per lo sviluppo della città e la formazione di una vera cittadinanza culturale. La produzione rappresenta inoltre testimonianza di cultura accessibile e compartecipata, coerente con il programma di sviluppo di Matera Capitale Europea della Cultura 2019. Un cammino che deve vedere tutti, in particolare le giovani generazioni, coinvolti nel processo di rigenerazione culturale della città e nella costruzione del proprio futuro. I ragazzi devono diventare sempre più protagonisti del cammino di cre85
scita del territorio, costruendo una città in cui poter realizzare in concreto i propri sogni e le proprie aspirazioni. Il mondo della scuola assume un ruolo fondamentale nella formazione di una coscienza civica e nella partecipazione alla cittadinanza attiva e responsabile, di grande supporto alla promozione e valorizzazione del territorio e ai traguardi che la città potrà raggiungere con il contributo dato dalla produzione di progetti e idee, dalla creatività e dal coinvolgimento fattivo, consapevole e trascinante dei suoi giovani abitanti. Grazie ai dirigenti scolastici e a quanti con sensibilità e attenzione hanno sostenuto la realizzazione di questo bellissimo lavoro. Un plauso particolare ai ragazzi e ai loro docenti.
Pierfrancesco Pellecchia Presidente Ente Parco della Murgia Materana
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“Occorre guardare tutta la vita con gli occhi di un bambino” Henri Matisse
Non molti anni fa, quando le grotte fungevano ancora da abitazioni umili e malconce, il viaggiatore che si affacciava a Matera per la prima volta, per affari o per studio, era spesso raggiunto e attorniato da sciami di bambini che, con calzoncini di tela rattoppata, una parlata dialettale e gli occhi colmi di speranze, si proponevano di guidarlo tra i vicoli polverosi della città di pietra per mostrargli l'unicità di un luogo chiamato Sassi. Oggi, nell'era del digitale, in una città rinnovata, rinata vestendo la sua antica vergogna in esempio di innovazione sociale e di apertura al futuro, vi proponiamo di lasciarvi guidare ancora una volta dai Ragazzi, che vivono la propria città come una esperienza formativa, legando a essa speranze, sogni e sentimenti di riconoscenza e di amore. A tale esperienza è stato dato un nome che racchiude il desiderio dei ragazzi di far parlare la città, con i suoi monumenti, i palazzi, le chiese e i personaggi storici, creando degli itinerari interattivi, arricchiti da giochi e curiosità: “Matera si racconta”. Non è una semplice guida, quindi, ma è un’esperienza creativa offerta a tutti coloro che hanno il desiderio di osservare la realtà con gli occhi di un bambino; è un’esperienza che va vissuta con il loro stesso entusiasmo, il loro stesso sguardo e la loro stessa curiosità. “Matera si racconta” è anche la realizzazione di un Sogno nato dai Ragazzi, da loro portato avanti con forza e coraggio. Consapevoli di essere nati in una terra unica e antica, esempio di sostenibilità elaborata con cura e sapienza, hanno immaginato di trasformarla in “un’Aula a cielo aperto”, unendo due realtà capaci di stupire e di emozionare: la Scuola e il Territorio.
Eleonora Carmela Bianco 87
“Fare Scuola Fuori della Scuola” È questo il principio ispiratore del Laboratorio di Studio del Territorio, che in maniera esclusiva qui a Matera la Scuola Secondaria di I grado dell’Istituto Comprensivo “G. Minozzi - N. Festa” realizza nel Modulo a Tempo Prolungato. Si fa scuola con modalità più coinvolgenti e creative, in un percorso di scoperta e di approfondimento compiuto in una vera Aula a Cielo Aperto! Matera è il Libro più affascinante da leggere e da studiare: le sue pagine narrano mille storie accattivanti… custodiscono memorie pulsanti di vita… animano, in chi sa leggere con il cuore e con la mente, emozioni intense e riflessioni profonde! E’ così che matura nei ragazzi la consapevolezza di appartenere ad una terra unica, da tutelare e valorizzare nel loro presente di piccoli cittadini e nel loro futuro di adulti più responsabili. Le Piccole Guide del Parco custodiscono, infatti, nel loro zainetto culturale e personale, lo straordinario cammino di scoperta delle ricchezze storiche, artistiche e naturalistiche del territorio materano, che hanno saputo rivelare ai compagni delle altre scuole lungo i diversi itinerari nei Rioni Sassi e nella Murgia. Loro hanno poi immaginato di fondare una Scuola del Territorio nell’antico Monastero di Santa Lucia alla Civita gestito dall'Ente Parco della Murgia Materana, divenendo i custodi di quell'elemento naturale fondamentale che è l'Acqua: proprio i complessi sistemi di canalizzazione delle acque piovane hanno fatto sì che Matera rientrasse nella lista del Patrimonio Unesco. Il Progetto “L’Acqua fa Scuola!”, che ne è derivato, è stato pluripremiato: è stato selezionato a livello nazionale dalla Fondazione Amiotti di Milano, vincendo il Bando “Dal Sogno al Progetto per la mia Città”; si è aggiudicato il Bando “InnovAttiva” indetto dalla Regione Basilicata, creando in città una rete di scuole con il Comprensivo di via Fermi e il Liceo Artistico; ha permesso l’inserimento del nostro Istituto nella Rete delle Scuole Unesco per ben due anni consecutivi! Su tali presupposti, già di per sé esaltanti, ha germogliato il seme della pianta più rigogliosa: l’ideazione e la realizzazione della prima Guida di Matera scritta dai Ragazzi per i Ragazzi! La novità è nella rivoluzionaria prospettiva creatrice: gli Autori sono pro88
prio i Ragazzi e non gli adulti, come nel caso delle altre guide già esistenti in Italia. Il progetto ambizioso, ma altamente stimolante, è cominciato con l’immedesimarsi nei possibili lettori: nel confronto reciproco è stato ideato un prototipo, ipotizzando materiali, forma, dimensioni e tutto ciò che avrebbe reso attraente la guida. Ci si è poi divisi in gruppi di lavoro tra scrittori, illustratori e fotografi, distribuendo compiti e responsabilità. Per i testi fondamentali sono state le fonti documentarie dell’Archivio di Stato, analizzate sotto la guida dei docenti e degli esperti: un passaggio importante è stato quello dedicato alla scelta della tecnica narrativa per rendere tutto più accattivante e coinvolgente. Parallelamente gli illustratori si sono messi alla ricerca delle immagini da riprodurre, adattandole di volta in volta alle necessità del testo, mentre gli aspiranti fotografi sono andati a caccia di paesaggi o angoli della città per stregare i piccoli visitatori di Matera. Si è poi giunti all’impostazione grafica del materiale così realizzato: la scelta del font più leggibile, la selezione delle parole chiave da evidenziare in modo simpatico, la progettazione di schede con le curiosità sulla città, l’ideazione di giochi per alleggerire la serietà, la riflessione sulla copertina e sul titolo… finché il libro si è materializzato nella soddisfazione generale! Quali sensazioni si proveranno sfogliando le pagine di questa originale guida? Nei ragazzi vivrà sempre il ricordo di un’esperienza esaltante, creativa e formativa ad ampio raggio, accanto all’orgoglio di aver ideato e realizzato qualcosa di unico! Nei docenti e negli esperti brillerà la consapevolezza di aver concretizzato un grande principio educativo e didattico: si impara facendo! Nei lettori si spera di donare quello sguardo vero e puro che solo i ragazzi hanno per leggere lo straordinario Libro che è Matera! (magari sorridendo delle possibili e genuine imperfezioni!)
Silvia Palumbo 89
Istituto Comprensivo “G. Minozzi – N. Festa” – Matera Classe III B Scuola Secondaria di I grado Andrisani Jancsi Camerlingo Emanuele Capolupo Giuseppe Chierico Lucia Coronella Martina Curti Maia De Vito Gaia Di Franco Andrea Dragone Vincenzo Gammarrota Ilaria Gaudiano Martina Lascaro Lucia Losignore Gabriele Materi Marco Montesano Valerio Motta Matteo Motta Michela Santantonio Alice Valentino Alessandra
Docenti: Silvia Palumbo Anna Murgano Marialuisa Montemurro Dirigente: Maria Rosaria Santeramo 90
Istituto Comprensivo n. 4 via Fermi – Matera Classe III A Scuola Secondaria di I grado Basile Federico Cappiello Daniele Coretti Davide Cotugno Margherita Cuscianna Paolo Di Marzio Sara Di Leo Pasquale Eletto Gianvito Famà Lucia Festa Angela Fortunato Carmen Gelsomino Antonella Giammaria Miriam Lamanna Nausikaa Lisanti Nancy Losito Emanuela Mastrosabato Alessia Panza Veronica Perrone Sofia Plasmati Ilaria Rutigliano Andrea Zaccaro Alessia Zingariello Domenico Docente: Annamaria Linzalone Dirigente: Isabella Abbatino
Progettazione della Guida
Silvia Palumbo Eleonora Carmela Bianco
Supervisione Storico-Artistica
Eleonora Carmela Bianco
Supervisione Scientifica
MateraCea srl: Antonio Montemurro Giusy Schiuma
Elaborazione dei Testi
Classe III B Scuola Secondaria di I grado Istituto Comprensivo “G. Minozzi – N. Festa” di Matera docenti:
Silvia Palumbo Anna Murgano Realizzazione dei Disegni
Classe III B Scuola Secondaria di I grado Istituto Comprensivo “G. Minozzi – N. Festa” di Matera docente: Marialuisa Montemurro Classe III A Scuola Secondaria di I grado Istituto Comprensivo via Fermi di Matera docente: Annamaria Linzalone
Realizzazione delle Fotografie
Giusy Schiuma – MateraCea srl Lucia Chierico - Classe III B Maia Curti - Classe III B Progetto Editoriale
Edizioni Giannatelli Matera Si ringraziano:
• l’Ente Parco della Murgia Materana per aver creduto nell’originale esperienza delle Piccole Guide del Parco, realizzata dall’Istituto Comprensivo “G. Minozzi – N. Festa” e nucleo fondante di questo innovativo progetto editoriale; • l’Archivio di Stato di Matera per aver messo a disposizione importanti fonti documentarie; • i Dirigenti Pancrazio Toscano, fonte di ispirazione pedagogica e maestro di vita, e Patrizia Di Franco, per aver alimentato il progetto sin dalle sue origini; • il prof. Emmanuele Curti (DICEM - Università della Basilicata) per i preziosi consigli e lo sguardo aperto verso nuovi orizzonti; • la Fondazione Enrica Amiotti di Milano per aver trasformato il nostro Sogno in una splendida Realtà; • Michele Morelli per la gentile concessione della foto di Piazza San Giovanni Battista. 91