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ALBERO DI GIUDA
Cercis siliquastrum L.
Famiglia: Fabaceae
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Ordine: Fabales
Descrizione botanica
Piccolo albero che raggiunge al massimo i 10 metri. Ha un fusto irregolare, a volte contorto, con una corteccia scura bruno-rossastra. Le foglie sono cuoriformi e i fiori sono raccolti in fascetti densi di colore rosa acceso tendente al porpora. I frutti sono silique di colore scuro e rossastro.
Parti utilizzate
Gemme.
Costituenti di maggiore interesse
Metaboliti primari delle cellule meristematiche.
Attività e indicazioni
L’Albero di Giuda è un rimedio attivo a livello dei vasi arteriosi soprattutto di piccolo calibro. Svolge un’azione antinfiammatoria, spasmolitica e antisclerotica, contribuendo a proteggere il circolatorio grazie a un’attività antitrombotica.
Questo Gemmoderivato è utile per contrastare l’aterosclerosi e l’arteriosclerosi, è un ottimo coadiuvante in caso di disturbi circolatori di piccola entità tanto quanto nei quadri più compromessi. È infatti un supporto in caso di dismetabolie lipidiche e glucidiche per proteggere i danni all’apparato cardiocircolatorio che questi squilibri possono causare.
In particolare, viene utilizzato in caso di:
• problemi nella circolazione periferica, capillari fragili, claudicatio intermittens, morbo di Reynaud;
• disturbi vascolari della retina (coadiuvante).
Estrazioni e quantità consigliate
Macerato Glicerinato: 50 gocce per 2 v/dì.
Tossicità e controindicazioni Nessuna.
Parte terza
Utilizzo dei fitocomplementi nella pratica naturopatica. Esempi di applicazioni
In questa terza parte ci occupiamo di contestualizzare l’utilizzo dei fitocomplementi a sostegno di apparati e sistemi, secondo il metodo naturopatico che si focalizza sul supporto della salute.
Nei capitoli che seguono, per ogni apparato e sistema, verranno indicati gli scopi principali da raggiungere quando si intende utilizzare i fitocomplementi in un’ottica naturopatica. Verranno quindi proposti alcuni schemi di intervento che prevedono l’associazione di diversi rimedi. È bene ricordare, ancora una volta, che essendo la Naturopatia un tipo di conoscenza che segue le esigenze di ogni individuo, tali schemi di intervento non pretendono di rispondere alle poliedriche necessità dell’umano e presentano quindi margini di adattamento e perfezionamento.
Il terreno umano e la salutogenesi
Le caratteristiche uniche e irripetibili di ogni individuo costituiscono quello che viene definito “terreno”. Potremmo dire che il terreno è il risultato dell’interazione plastica e continua tra fattori genetici e ambientali a generare quello che viene chiamato “fenotipo”, ovvero l’espressione di una realtà mente-corpo che si struttura incessantemente e si trova, per tutta la durata della sua esistenza, in un ritmico scambio sé-ambiente. In questa danza si individuano quindi il soggetto, con le sue dinamiche interne, l’ambiente, con la sua complessità, e la relazione tra i due. È in questo scambio, in questo dialogo continuo e in questa ritmicità, e nel mantenimento della stessa, che secondo la Naturopatia si può coltivare la salute.
Se in un modello patogenetico la salute è pensata come assenza di sintomi che esprimono la presenza della malattia, e l’attenzione è posta sulle cause delle malattie (come si generano le patologie), vi è un altro modello, quello salutogenetico che, al contrario, si interroga su quali siano le cause della salute, ovvero come si crei la salute e come la si possa implementare. Il termine “salutogenesi” è stato coniato alla fine nel Novecento da uno studioso israeliano, Aaron Antonovski
(1923-1994), il quale fu incaricato di valutare le fonti della salute fisica, psichica e spirituale, e come poterle riprodurre. Da un modello “riduzionistico” e basato su una logica “causa-effetto” il pensiero si sposta, seguendo questo nuovo paradigma, su un piano più sistemico e complesso. È secondo questa complessità che cercheremo di suggerire come utilizzare i fitocomplementi, considerandoli come parte di quelle buone pratiche che preservano e rafforzano il patrimonio di salute di ognuno.