d’Italia
TUTTI CONTRO RENZI: SCONTRI A TORINO, FISCHI A TERNI. GLI ANTAGONISTI RUBANO LA SCENAALLA FIOM CON LA VIOLENZA
ANNO LXII N.241
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Annamaria Gravino Da Torino a Terni tornano in piazza le tute blu. E gli scontri da una parte, gli avvertimenti di Susanna Camusso dall’altra suonano la sveglia a un governo troppo impegnato a compiacersi per il Jobs Act. A Terni la manifestazione indetta da Cgil, Cisl e Uil contro i 537 licenziamenti annunciati da ThyssenKrupp per l’Ast è diventata una protesta cittadina, cui è arrivata la solidarietà anche della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Le stime parlano di 30mila persone in corteo. Le cronache raccontano di negozi chiusi con cartelli di solidarietà affissi sulle saracinesche, striscioni appesi ai balconi delle case e un corridoio umano intorno ai manifestanti, ai quali sono stati tributati applausi e foto. In corteo anche famiglie con passeggini e cittadini con magliette con scritto «L’acciaieria non si tocca» e le rappresentanze di studenti, associazioni di categoria, mondo della cooperazione e del sociale, ordini professionali. Da qui, forte di questa partecipazione, la Camusso ha chiamato lo sciopero generale dei metalmeccanici. «A tutti i
WWW.SECOLODITALIA.IT
metalmeccanici diciamo che sarebbe bene andare allo sciopero generale del settore», ha detto dal palco, avvertendo il governo che alla riapertura del tavolo a Palazzo Chigi sull’Ast di Terni «ci andremo con tutti i lavoratori dell’acciaieria, che la trattativa si farà con i lavoratori». Per la leader della Cgil, come per Luigi Angeletti della Uil, non sono mancate alcune contestazioni: fischi, che il segretario della Uil ha attribuito a militanti di «organizzazioni diverse e immagino centri sociali». Nulla a confronto con
quanto accaduto a Torino dove, alla manifestazione contro il Jobs Act e il vertice europeo sul lavoro, un blitz degli antagonisti è finito in scontri con la polizia. Mentre era in corso il comizio del leader della Fiom, Maurizio Landini, una parte dello spezzone degli studenti ha rimosso le transenne, cercato di raggiungere il Teatro Regio, dove è ospitato il vertice europeo sul lavoro, e lanciato di tutto contro le forze di polizia. Ne sono scaturiti tafferugli con lancio di lacrimogeni da parte degli agenti. Una scena che si è ripetuta simile una se-
sabato 18/10/2014
conda volta e che ha portato al bilancio di tre poliziotti feriti e cinque manifestanti fermati. Il segretario regionale della Fiom, Federico Bellono, ha preso le difese dei violenti, parlando di «un numero irrisorio» di persone coinvolte nei disordini e di «un eccesso di reazione da parte delle forze dell’ordine». Inoltre, ha chiesto un incontro urgente con il questore. Dalla Questura però hanno replicato parlando di un «attacco di 300 antagonisti di varia estrazione», che hanno «effettuato un fittissimo lancio di sanpietrini, bulloni, grossi petardi, per cui è stato necessario il lancio di alcuni lacrimogeni per disperdere i violenti». Intanto Landini dal palco richiamava al fatto che «noi dobbiamo unire e non dividere il Paese», aggiungendo che «qualcuno ha scelto di tentare di rovinare questa giornata in modo sciocco. Non è permesso a nessuno. Lo dico per rispetto delle migliaia di lavoratori che sono in questa piazza. Ai livelli del tavolo di questa natura non scenderemo mai, continueremo a combattere in un’altra direzione». Una posizione che, però, non tutti nel suo sindacato sembrano condividere.
Tutto chiaro: agli italiani solo caramelle avvelenate. Renzi inizia a mostrare il suo vero volto
Girolamo Fragalà Alla fine Renzi chiamerà a sé i presidenti delle Regioni e i sindaci “amici” chiedendogli di non fare troppo baccano perché altrimenti rischiano di rompegli il giocattolo. E lui, senza il giocattolo, non va da nessuna parte e a perderci sarebbe il Pd. Troveranno un accordo di basso livello, con un contentino agli enti locali, così da vivere tutti felici e contenti la fiaba della sinistra al governo. L’incognita è l’opinione pubblica che il premier pensava di conquistare con un altro siparietto pubblicitario. Niente da fare, gli è andata male anche se spunteranno come funghi i sondaggi giusti, quelli favorevoli, mandati in pasto alle redazioni dei giornali filogovernativi. Gli è andata
male perché è chiaro a tutti il trucco: strombazzare la riduzione della pressione fiscale e non avere problemi di cassa attraverso un aumento subdolo delle tasse. Non è un gioco di parole ma il gioco di Renzi. Una caramella avvelenata. Durante la stagione del governo di centrodestra, quando nasceva l’esigenza di tagliare qualcosa alle Regioni o ai Comuni – e si parlava di sprechi, non di altro – il Pd insorgeva dicendo che a farne le spese sarebbero stati i cittadini. Ora il premier stanga sia Regioni che Comuni, non per dare spazio all’antipolitica ma per recuperare denaro. Questo vuol dire cancellare i servizi essenziali, a meno che gli enti locali non decidano di stangare i residenti. Nella situazione
attuale, tanto per fare un esempio, verrebbe indebolito al massimo il trasporto pubblico locale e quindi per milioni di pendolari sarebbe un inferno andare al lavoro. Lo stesso dicasi per il servizio sanitario nazionale, già sfiancato da tante riduzioni economiche. E le scuole? Erano stati promessi tre miliardi e 700mila euro, ora
svaniti nel nulla. Dal primo settembre 2015 – grazie al genio di Renzi – su 8.400 scuole autonome complessive, ben 1.200, attualmente in reggenza, saranno private persino del responsabile di sede. Scontato l’aumento delle spese per le famiglie, che già oggi devono far fronte ai costi delle mense e persino ad aiutare gli istituti scolastici ad acquistare la carta igienica e i mobiletti per le aule. Superfluo toccare il tasto delle grandi opere, basta sottolineare che è venuto meno il finanziamento di alcune tratte dell’alta velocità. Non una parola, men che meno un intervento, invece, per le spese folli dovute all’immigrazione. O ai campi nomadi. Solo un grande bluff, che dimostra quanto Renzi sia pericoloso.
Storica lite in diretta tra Santoro e Travaglio: vera rottura o “sceneggiata” per fare audience? 2
Luca Maurelli Marco Travaglio, si sa, non è affatto un tipo permaloso, tranne quando respiri nel suo spazio vitale, gli rivolgi la parola, lo guardi per più di venti secondi o gli pulisci la sedia prima di sederti. Se poi lo contraddici, è l’apocalisse, in lui si genera immediatamente un black out psicologico, va in bomba, diventa immediatamente paonazzo, si gonfia come un canotto e inizia a insultare a destra e manca. Ieri sera, a Servizio Pubblico, è accaduto l’irreparabile: tutte queste “provocazioni”, dallo sguardo insistente al contraddittorio, sono accadute contemporaneamente. Al punto che il vicedirettore del Fatto ha finito per litigare perfino con il suo tradizionale alleato, Michele Santoro, che lo invitava ad accettare la discussione, per poi abbandonare sdegnosamente lo studio come un’isterica diva di Pollywood. Una scena storica, quella vista a Servizio pubblico, dove si discuteva dell’alluvione di Genova con ospiti lo scrittore Mauro Corona, alcuni giovani “angeli del fango” e in collegamento esterno il governatore della Liguria Claudio Burlando. Travaglio, come al solito, ha attaccato a testa bassa su ritardi, omissioni e scandali il politico di
Secolo
d’Italia
turno, ricevendo delle risposte, anche piuttosto caute, dal diretto intetessato, accusato di tutto e di più, a ragione, in gran parte. Ma a un certo punto la discussione è degenerata, il giornalista ha parlato di “porcate di trent’anni” fatte da Burlando e Santoro l’ha invitato alla calma, a non offendere: «Marco, basta, non si insultano le persone, lasciagli la possibilità di difendersi!». E qui, altro che lesa maestà:
Marco s’è irritato come un bambino a cui viene chiesto di non mettersi le dita nel naso. Il battibecco è proseguito per un po’ fino a quando un “angelo del fango “, presente in studio, ha timidamente fatto notare a Travaglio che il problema delle alluvioni in Liguria non si poteva archiviare solo come un caso di ritardi nella costruzione di alcune opere e discusso sulla base di Tar, politici e sindaci, ma che il problema bi-
sognava conoscerlo a fondo e riguardava, più in generale, l’assetto complessivo del territorio. La grave colpa del ragazzo è stata quella di pronunciare la parola “sbaglio” rivolgendosi a Travaglio, il quale, ovviamente, non l’ha presa bene: “Dillo a Burlando, perché ti rivolgi a me, che c’entro io, non capisco come mai mi dici queste cose a me…». Ma il ragazzo ha proseguito, anche se un po’ intimorito, rivolgendosi ancora, udite udite, proprio a Travaglio. Apriti cielo, Marco ha iniziato a contorcersi sulla sedia come un capitone nella pentola della cena di Natale, fino a quando Santoro non lo ha inviato ad accettare il confronto. E lui, per tutta risposta, ha abbandonato lo studio. «Santoro, a fine trasmissione, non s’è scomposto: «Fin quando sarò vivo accetterò il libero dibattito. Anche che un angelo del fango possa rispondere a Marco Travaglio». Un brutto momento di televisione e di giornalismo? La conferma che Travaglio balla bene solo in solitario? O, forse, come pensa qualcuno, s’è trattato di un siparietto per risollevare gli ascolti in picchiata? Di sicuro Santoro, ieri, è riuscito a sorpassare il “Virus” di Porro, ribaltando il risultato della settimana precedente. Ma forse è solo un caso.
rosa e prestigiosa biblioteca messa su da papà Monaldo i visitatori se ne stanno tutti incollati alla finestra dalla quale – pare – Giacomo si beava della vista della figlia del fattore – pare – morta in tenera età. Che poi devi andare all’università per scoprire che la Silvia vera per Recanati non ha mai camminato e devi essere un po’ meno incline ai pregiudizi per sapere che l’oscurantista Monaldo consentiva l’accesso popolare ai suoi amati libri (il che per i recanatesi del tempo non sarà stata un gran festa…) e che era
così poco clericaleggiante da avere un intero reparto di titoli messi all’indice… E tuttavia è lo stesso un grande merito di Martone riportare il pubblico italiano a dialogare a distanza con l’autore delle Operette morali e dei Canti e riuscire magari a fare con Leopardi la stessa “operazione Montaigne” che Antoine Compagnon ha fatto in Francia, trasformando un filosofo in un esistenzialista pop. Può succedere, certo, anche con Leopardi. Ci si augura che succeda, anzi. Che in fondo il Giacomo un po’ “sessantottino” non sarebbe meno stonato del “Leopardi progressivo” di Cesare Luporini, con la conseguente appropriazione indebita della critica di sinistra di un autore assai tragico. Eppure bastò quel verso, “le magnifiche sorti e progressive” dell’umana gente (paraltro usato dal poeta con ironia) per arruolare Giacomo nelle schiere dei chierici marxisteggianti. La potenza del mezzo cinematografico può fare miracoli e magari far diventare Giacomo Leopardi (infelice ma a modo suo “eretico”) un simbolo cult per le t shirt di domani. Dopo l’abusato ritratto del Che il delicato profilo di un poeta che ci parla di bellezza e di infinito. Perché no…
Da Selmi (caduto in Siria) a Bonaglia e Fiorini (Rsi) la lunga lista dei campioni morti in guerra Annalisa Terranova Con tutto il rispetto per il film di Mario Martone su Giacomo Leopardi – applaudito da tutti, in primis da Giorgio Napolitano – non è che l’Italia doveva aspettare lui per confrontarsi con uno dei geni più stimolanti della nostra storia culturale. Certo, il suo “Il giovane favoloso” farà tendenza, ma fare della sua interpretazione – Leopardi come il “Kurt Cobain dell’800″ – la chiave di volta dell’esegesi leopardiana (esagerati, in questo senso, i complimenti di un Saviano) è ingeneroso verso le eccellenti menti – citiamo solo Gentile e Nietzsche – che si sono interrogate sul poeta di Recanati. Del resto, Leopardi è uno dei pochissimi scrittori da antologia che piace anche agli studenti. Provate a confrontarlo con un Parini o con un Alfieri… Leopardi, al contrario di loro, è un amico da comprendere. Un po’ triste ma in fondo se lo poteva permet-
tere perché – per usare l’espressione disinvolta di un liceale – era “uno che c’aveva i cazzi suoi” (il fisico malato, l’insuccesso con le donne, le incomprensioni con il padre) e quando dice che la natura è “matrigna” Leopardi “ci prende alla grande”. E certo è vero che sul suo fisico esile gravano le incrostazioni scolastiche, perché Giacomo è sempre, da decenni, quello del “natìo borgo selvaggio” e di Silvia dagli occhi “ridenti e fuggitivi”. E basta visitare il palazzo Leopardi a Recanati per accorgersene: dinanzi alla pode-
SABATO 18 OTTOBRE 2014
Padoan al ribasso: promette posti di lavoro, ma si ferma a «800mila».Almeno prima si sognava il milione SABATO 18 OTTOBRE 2014
Annamaria Gravino Una promessa davvero poco innovativa. E, per di più, è anche al ribasso. A farla è stato il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Le misure del governo creeranno «800mila posti di lavoro», ha detto a Il Sole24ore. Un annuncio che ricorda molto da vicino altri simili che sono stati fatti in passato, ma che almeno puntavano al milione. Il risultato dovrebbe essere l'effetto della decontribuzione sul tempo indeterminato, che «di certo - ha sostenuto il ministro - insieme con il Jobs Act, renderà questo tipo di contratto molto più conveniente». Guardando all'impatto della manovra sulla crescita, poi, Padoan ha sostenuto che «nell'aggiornamento del Def abbiamo scritto che nel 2015 l'Italia crescerà dello 0,6%. Ma l'impatto potrà essere superiore in modo significativo se, insieme con le riforme che stiamo facendo, la legge di stabilità darà quella scossa di fiducia che noi ci attendiamo». Dunque, bisogna continuare a guardare avanti e a sperare, perché se si guarda alla realtà di oggi le considerazioni sono altre. «Siamo in
Secolo
d’Italia
Il governo vara le agevolazioni fiscali per le zone alluvionate, ma dimentica il Gargano
recessione da ormai tre anni. La via maestra per abbattere il debito è la crescita, senza la quale non avremo mai conti pubblici in ordine e saremo sempre in balìa delle tensioni dei mercati», ha detto Padoan, aggiungendo poi che per questo motivo «abbiamo scelto con convinzione di puntare su una manovra a espansione qualificata. Rilanciamo la crescita con risorse limitate ma con misure qualitativamente efficaci». Per il ministro dell'Economia Padoan, non ci saranno problemi con Bruxelles: «La Ue capirà», è la sua certezza. E se dovesse arrivare una richiesta di correzione? «Abbiamo già fatto
uno sforzo importante di aggiustamento. Oltre un certo limite si rischia di entrare in una spirale recessiva, che farà aumentare il rapporto debito/Pil e potrà compromettere la tenuta complessiva». In merito alla protesta delle Regioni, poi, «non accetto chi accusa lo Stato, i governi, di far aumentare le tasse locali», ha sottolineato Padoan, scaricando qualsiasi addebito al governo. «Regioni e Comuni sono autonomi e responsabili di fronte ai cittadini», ha detto, sostenendo, sul calo degli investimenti pubblici, che «i vincoli di bilancio non ci hanno consentito di fare di più».
(+4,5%). Ancora una volta 500 e Panda si sono confermate le due auto più vendute del segmento: a settembre hanno ottenuto insieme una quota del 25,9%, mentre nei nove mesi la quota è stata del 28,7%. In particolare, nel Regno Unito a settembre la 500 ha registrato il record di vendite dal lancio, con oltre 9mila consegne. Mese positivo anche per la 500L che ha ottenuto una quota del 17,8% e si conferma nel periodo la più venduta del suo segmento con il 22,3%. La Panda a settembre mantiene la seconda posizione in Europa
nel suo segmento di riferimento, alle spalle della 500, con oltre 12mila vendite. Lancia/Chrysler, invece, ha immatricolato a settembre quasi 6.800 vetture, il 13,2% in più rispetto all'anno scorso. Il marchio cresce in Italia (+26,9%) e in Francia (+1,7%). Da inizio anno il brand ha immatricolato poco meno di 56mila vetture, il 2,4% in meno rispetto al 2013, con una quota stabile allo 0,6%. Prosegue poi il successo della Ypsilon, che a settembre ha aumentato le vendite del 33,3% rispetto allo stesso mese di un anno fa. Calano, invece, le immatricolazioni di Alfa Romeo in Europa, che sono state a settembre più di 5.100 (13,2%). Il marchio è cresciuto in Spagna e in Svizzera, rispettivamente del 7% e del 9%, ma nei primi nove mesi dell'anno le Alfa Romeo registrate sono state il 10,4% in meno, intorno alle 45.500.
Tutti pazzi per la 500: la “piccola” di casa Fiat traina il marchio. E la scuderia immatricola il 4,2% di auto in più Redazione Sono cresciute del 4,2%, rispetto al settembre 2013, le immatricolazioni del marchio Fiat. In termini assoluti si tratta di 53mila auto in più, che concorrono a stabilire la cifra di quasi 455 mila vetture (+2,2%) totali. Positivi i risultati in tutti i principali mercati europei con «un vero exploit», sottolinea Fca, in Spagna, dove in un mercato che ha segnato una crescita del 26%, il marchio ha chiuso settembre con un +34,2%. Segni positivi nel mese anche in Germania (+4,4%), in Francia (+3,2%) e nel Regno Unito
3
Redazione Nessuna agevolazione fiscale per il Gargano colpito dall'alluvione. A denunciarlo sul suo blog è stato l'eurodeputato di Forza Italia, Raffaele Fitto, dopo l'esito del Consiglio dei ministri di ieri. «Ieri il Consiglio dei ministri ha chiesto al ministro dell'Economia e delle Finanze Pietro Carlo Padoan di disporre il differimento dei termini del versamento dei tributi statali nelle zone interessate nelle regioni Liguria, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Veneto, Friuli Venezia Giulia. Nulla invece è stato previsto per il Gargano anche perché - ha spiegato Fitto - la sospensione delle tasse è un atto che si può richiedere solo dopo la dichiarazione dello stato di emergenza». Invece, «incredibilmente - ha sottolineato l'esponente azzurro - il Consiglio dei ministri non ha approvato neanche ieri, dopo oltre 40giorni dal disastro». Per Fitto, che è stato anche presidente della Regione Puglia, oltre che ministro per gli Affari regionali e le Autonomie locali, dunque, dal governo è arrivata «oltre al danno la beffa». «Infatti i cittadini del Gargano oltre ai danni oggi saranno pure chiamati a pagare le tasse. E le promesse di Renzi?», ha chiesto infine l'eurodeputato azzurro.
Brasile, è emergenza idrica: entro un mese San Paolo rimane a secco 4
Secolo
d’Italia
SABATO 18 OTTOBRE 2014
Crociata salutista di Bill De Blasio contro le multinazionali delle maxibibite
Redazione «Siamo al limite della sopportazione: non possiamo nemmeno lavarci, è un assurdo». Quello di Maria Conceicao Faustino, residente della Zona Sul di San Paolo, è solo una delle decine di sfoghi raccolti dalla stampa tra gli abitanti della città più grande e popolosa (undici milioni di abitanti) del Brasile, da mesi in piena emergenza idrica. E la situazione è destinata ad aggravarsi ulteriormente: se non pioverà nei prossimi giorni avvisa l'azienda comunale dell'acqua, Sabesp - le riserve nel bacino di Cantareira (che rifornisce circa 6,5 milioni di persone della megalopoli) finiranno del tutto entro metà novembre. «Abbiamo risorse sufficienti ancora per poche settimane», ha ammesso ieri la presidente di Sabesp, Dilma Pena, davanti a una Commissione d'inchiesta aperta presso la Camera municipale. La siccità e le temperature al di sopra della media stagionale aggravano il panorama di giorno in giorno. In vari quartieri si è ormai moltiplicata la caccia ai camion cisterna. Alcune imprese specializzate in questo tipo di trasporto hanno visto aumentare del 300 per
cento le richieste di intervento. «Manca acqua dappertutto e credo che peggiorerà ancora», ha affermato a "Folha de S.Paulo" Rita Passos, titolare dell'azienda SR Transporte de Agua. Residenti di varie zone stanno comprando addirittura acqua minerale per fare il bagno. «Spendo tra 50 e 60 reais (circa 20 euro) a settimana solo di bottiglie», ha spiegato Vileide Bueno. «Siamo costretti a usarle per l'igiene personale, per lavare i piatti, per tutto», ha aggiunto la casalinga. Secondo un rapporto del quotidiano "Estadao", manca acqua in uno ogni quattro distretti di San Paolo (in tutto sono 96). Un problema che riguarda case,
fabbriche, negozi, ristoranti. La stazione Bras della metropolitana ha dovuto chiudere i bagni pubblici. Tra le aree con il maggior numero di reclami, quelle di Barra Funda, Brasilandia, Consolacao, Morumbi e Itaquera. La crisi intanto si è estesa anche ad altre regioni dello Stato di San Paolo colpendo almeno 70 città, dove vivono 13,8 milioni di abitanti. Di queste, 38 hanno dovuto ricorrere al razionamento, tre hanno dichiarato lo stato di emergenza e una quello di calamità pubblica. «Dobbiamo tutti abituarci a risparmiare acqua, non ci sono alternative», ha concluso, sconsolata, Maria Conceicao.
Redazione Airbnb sul banco degli imputati a New York: secondo un rapporto del ministro della giustizia della Grande Mela, tre quarti degli appartamenti messi sul mercato attraverso il popolarissimo social network sarebbero illegali. Il dossier messo a punto dall'ufficio di Eric Schneiderman, attorney general statale in procinto di rielezione, afferma che un terzo degli appartamenti sul sito californiano provengono da operatori commerciali, non proprietari desiderosi di arrotondare il lunario affittando la propria casa, ad esempio, per pagarsi una vacanza. Queste unità generano oltre un terzo dei profitti per non parlare di alcuni padroni che, secondo Schneiderman, gestiscono veri e propri "hotel illegali". Sempre per dimostrare che le
operazioni di Airbnb non corrispondono alla descrizione fatta dal sito, l'attorney general afferma che quasi tutte le case si trovano in tre quartieri di lusso di Manhattan e a Brooklyn. Queens, Bronx e Staten Island sono praticamente inesistenti sulla mappa. L'affondo contro Airbnb coincide contro una mossa simile dell'agenzia dei taxi municipale contro Uber e Lyft: la Taxi and Limousine Commission ha messo sul tavolo una proposta per limitare l'uso di quei servizi di trasporto urbano basati su una applicazione per smartphone che consentono di chiamare le auto a noleggio disponibili nelle vicinanze. Non è la prima volta che Airbnb viene messo sul banco degli imputati, o peggio, che fa mettere
sul banco degli imputati i propri affitta-appartamenti: c'è una legge municipale, per esempio, di cui ha fatto le spese l'anno scorso il webmaster Nigel Warren, secondo la quale l'affitto non può essere inferiore ai 30 giorni a meno che il padrone di casa non sia in casa. Warren, che aveva affittato la sua casa per un giorno, si è visto recapitare una multa di 2.400 dollari che alla fine non ha pagato perché ha potuto dimostrare che quella notte il suo "room-mate" era presente nell'appartamento.
New York si scopre poco liberal e scatena la guerra contro Airbnb e Uber
Redazione Bill de Blasio come Michael Bloomberg: il sindaco di New York segue le orme del predecessore e rilancia la crociata contro le bevande gassate extralarge. Il sindaco di New York raccoglie l'eredità di Bloomberg e cerca anche lui di mettere un freno alla vendita di bibite extralarge, in bicchieri superiori al mezzo litro. Nella speranza di avere maggior successo. L'amministrazione newyorkese come riporta il Wall Street Journal ha aperto un tavolo "di alto livello" con l'industria delle bollicine e le associazioni per la difesa della salute pubblica. All'ultimo incontro erano presenti tutti i big del settore: dalla Coca Cola alla Pepsi, passando per Dr Pepper (la bibita preferita dall'exnumero uno della Fed, Ben Bernanke). Nel 2012 Michael Bloomberg (soprannominato il sindaco "nanny", la tata) nella sua battaglia contro l'obesità era riuscito nell'impresa di mettere al bando la vendita delle maxibibite. Ma si trattò di una vittoria di Pirro, perché lo scorso giugno un tribunale bloccò il divieto. Lo scorso mese, alla "Clinton Global Initiative" le multinazionali delle bollicine si sono impegnate a ridurre del 20 per cento entro il 2025 la quantita' di zuccheri nelle bevande gassate.
Lotta agli sprechi alimentari, arrivano gli “angeli del pane”: con un click si dona il cibo SABATO 18 OTTOBRE 2014
Redazione Per ridurre gli sprechi a tavola, pari solo in Europa a 650mila tonnellate al giorno arrivano una app utilizzabile su tutti gli smartphone e gli ''angeli del pane". Nasce così una community di donatori presentata a Palazzo Chigi. Gli angeli sono volontari che porteranno a poveri e bisognosi il cibo offerto dai donatori. «Con un click, carità a Km0, con consegna realtime di cibo fresco - ha annunciato l'ambasciatore del Belize Alfred D'Angieri - per un servizio di quartiere, di paese, di prossimità, che è anche predisposto per ogni emergenza, come l'alluvione a Genova, visto che affronterà quotidianamente l'emergenza dei 55mila poveri che ogni giorno in Europa si aggiungono alla schiera dei bisognosi». L'app, plurilingue, partirà l'8 dicembre quando il Paese centroamericano donerà il tradizionale albero di Natale a Roma, a Piazza di Spagna, che funzionerà, grazie agli angeli volontari, come centro di raccolta, insieme alle sedi della Caritas, molte parrocchie e le sedi di altri credo religiosi, oltre agli spazi dei Comuni di Piazza Armerina e di Frosinone che hanno già aderito al progetto. «E' uno strumento di cittadinanza
Secolo
d’Italia
Boom di adesioni fra le città europee per partecipare all'iniziativa Ue sui cambiamenti climatici
attiva, di cittadinanza solidale - ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega agli Affari Europei Sandro Gozi - il cui successo dipende da ciascuno di noi. Anche in sede Ue le nuove politiche dovranno riguardare la dimensione sociale prima dell'euro, e guardare agli Obiettivi del Millennio». In tal senso il progetto «si ricollega a Expo e al Protocollo di Milano per superare la contraddizione di 868 milioni di persone che muoiono di fame nel pianeta e di altrettanti in sovrappeso e fonte di sprechi». «Il cibo è patrimonio dell'umanità ammonisce monsignor Francisco Frojan della Segreteria di stato
Santa Sede - triste è lo spettacolo dello spreco di cibo della nostra società opulenta e insoddisfatta». «Siamo una Onlus che non chiede soldi e non tocca il cibo donato che sarà tracciato dalla stessa App fino alla consegna all'utente finale» ha precisato il presidente della Caritas internazionale, cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, nel sottolineare che «l'iniziativa di solidarietà non è in concorrenza con le altre che combattono il flagello della povertà, ma anzi cerca dialogo e collaborazioni. E con meno sprechi, si hanno meno rifiuti, meno campi coltivati intensamente, meno disboscamenti, meno inquinamento».
la decisione della Corte di Appello de L'Aquila che aveva confermato la condanna dell'uomo a undici mesi e dieci giorni di reclusione per la pacca e altri 20 giorni per l'ingiuria rivolta sempre a Giuseppina R., il legale dell'imputato si è particolarmente impegnato a sostenere l'inoffensività della frase incriminata. Si tratta solo di «una assai grossolana proposta» e il «contenuto evidentemente autoreferenziale dell'espressione esplicita solo un ef-
fetto che si sarebbe prodotto nella persona, in questo caso Marcello M., e dunque non è un dileggio o un disprezzo», ha fatto presente l'avvocato Massimo Carosi. Accogliendo questo punto di vista, i supremi giudici hanno stabilito che «pur essendo indubbia la terminologia volgare e ineducata delle specifiche parole ricomprese nella frase contestata», i giudici della Corte di Appello avrebbero dovuto concludere «stante l'inequivoco riferimento dell'imputato non già alla interlocutrice, bensì a se stesso, per l'assenza di offesa alla dignità altrui e, dunque, per la non integrazione del reato contestato». In pratica, relativamente al reato di ingiuria, la condanna per Marcello M. è stata annullata senza rinvio «perchè il fatto non sussiste con conseguente eliminazione della pena».
Elogia la propria virilità di fronte alla collega, la Cassazione lo assolve: è solo un apprezzamento autoreferenziale
Redazione Non commette reato chi elogia la virile"tonicità" del suo organo sessuale a una collega di lavoro perchè questo tipo di "esaltazione" è solo un "apprezzamento" che l'uomo rivolge "a se stesso" ed è quindi privo di «offesa alla dignità altrui». Lo spiega la Cassazione che ha assolto dall'accusa di ingiuria un uomo che aveva detto alla collega, mentre la donna stava per cambiarsi nello spogliatoio sul posto di lavoro, «Giuseppì, stasera ho un c...» e poi le aveva dato una pacca sul sedere. Per la pacca, invece, l'uomo - Marcello M., aquilano di 55 anni - è stato definitivamente condannato per violenza sessuale a 11 mesi e 10 giorni di reclusione. Da tempo, infatti, la Suprema Corte ha inserito questo abuso tra le violenze sessuali. Nel ricorso alla Suprema Corte, contro
5
Redazione Sono arrivate a quota cento le città europee che si sono impegnate ad affrontare sul territorio i cambiamenti climatici, incluse Napoli, Ancona e Bologna. Ad annunciarlo la Commissione europea, promotrice della "Mayor's Adapt Initiative", letteralmente "i sindaci si adattano", in occasione di una cerimonia ufficiale a Bruxelles. «Quando abbiamo lanciato "Mayors adapt" a marzo, volevamo costruire una rete di almeno 50 città entro la fine dell'anno - ha detto il commissario europeo al clima, Connie Hedegaard - ma siamo già arrivati a quota 100 e molte altre città intendono partecipare al progetto». «Le nostre città - ha aggiunto Hedegaard - si stanno attrezzando per resistere meglio ai cambiamenti climatici. Un'ottima notizia per i cittadini e le imprese. Un'adeguata preparazione, infatti, oltre ad essere molto meno costosa degli interventi "riparatori", consente di salvare vite umane». Il "Patto dei sindaci", da cui nasce l'idea di questa nuova iniziativa, si concentra sugli sforzi per tagliare le emissioni di gas serra. La "Mayors Adapt" invece punta sulle misure di adattamento ai cambiamenti climatici, visto che proprio le città sono particolarmente vulnerabili a eventi meteo estremi ed effetti negativi dell'emergenza clima. Partecipando a "Mayors Adapt", le autorità locali beneficeranno di un sostegno alle attività per fronteggiare i cambiamenti climatici, di una piattaforma di cooperazione e di una maggiore sensibilizzazione dell'opinione pubblica.
L'allarme della Coldiretti: «La pizza è troppo taroccata, solo l'Unesco la può salvare» 6
Secolo
d’Italia
Redazione Stop a pizza con "Pomarola" del Brasile, olio "Pompeian" Usa e "Zottarella" tedesca. Lo afferma Coldiretti nel Forum internazionale dell'agricoltura e dell'alimentazione organizzato a Cernobbio nell'aderire alla campagna a favore dell'iscrizione dell' "arte della pizza napoletana" nella lista Unesco dei patrimoni immateriali dell'umanità lanciata sulla piattaforma Change.org insieme all'Associazione Pizzaiuoli Napoletani e alla fondazione UniVerde. L'intento, spiega Coldiretti, è garantire pizze realizzate con prodotti genuini e provenienti
esclusivamente dall'agricoltura italiana e combattere l'agropirateria internazionale. La pizza napoletana, sottolinea la Coldiretti, dal 4 febbraio 2010 è stata riconosciuta come Specialità tradizionale garantita dall'Unione Europea, «ora l'obiettivo è quello di arrivare ad un riconoscimento internazionale di fronte al moltiplicarsi della pirateria alimentare e di appropriazione indebita dell'identità». «Un rischio diffuso all'estero – aggiunge – e un'occasione per fare chiarezza anche in Italia dove quasi due pizze su tre (63%) sono ottenute da un mix di farina, pomodoro, mozzarelle e olio prove-
nienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori». Troppo spesso, conclude, viene servito un prodotto preparato con mozzarelle ottenute da semilavorati industriali, le cosiddette cagliate, provenienti dall'est Europa, pomodoro cinese o americano, olio di oliva tunisino e spagnolo o addirittura olio di semi al posto dell'extravergine italiano e farina francese, tedesca o ucraina. «Il riconoscimento dell'Unesco _ afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo – avrebbe un valore straordinario per l'Italia, che è il Paese dove più radicata è la cultura alimentare: la pizza poi rappresenta un simbolo dell'identità nazionale». In quest'ottica, dal rapporto Coldiretti-Censis su "Gli effetti della crisi: spendo meno, mangio meglio", emerge che in Italia sono dieci milioni i giovani tra i 18 ed i 34 anni che cucinano e lo fanno per passione (38,6%), per gratificarsi (24,5%) o rilassarsi (24,4%), mentre solo il 4% vive la cucina come un dovere. Non è un caso che l'alberghiero, sottolinea l'organizzazione agricola, abbia raggiunto il 9,3% del totale delle iscrizioni al primo anno delle scuole secondarie e si posizioni al secondo posto, dopo lo scientifico, fra i più richiesti in Italia.
Redazione Italiani sempre più in difficoltà. Tra i 45.819 utenti di 531 centri di ascolto della Caritas (18,7% del totale) nel primo semestre 2014, quasi uno su due è italiano (46,5%), contro il 31,1% del primo semestre 2013. Oltre la metà dei connazionali ha chiesto aiuto per beni e servizi di prima necessità, come vestiario e viveri. Lo rileva il "Flash report su povertà ed esclusione sociale" presentato a Roma dalla Caritas. L'incidenza degli italiani è aumentata soprattutto nel Mezzogiorno, dove raggiunge quota 72,5%. Diverso il caso di centro e nord, con percentuali che si attestano rispettivamente al 34,5% e al 37,3%. I connazionali in difficoltà sono per lo più over 55, vivono da soli
(separati, celibi o nubili, vedovi) e sono pensionati o casalinghe. Diverso il caso degli stranieri: under 34, coniugati, occupati. In generale, il 62,7% degli utenti è senza occupazione e più di uno su due (il 54,3%) ammette di vivere in uno stato di deprivazione (58,4% italiani e 50,8% stranieri). Hanno problemi occupazionali (44,2% italiani, 45,8% stranieri) e abitativi (20,3%, 19,9%). Non irrisori, tra gli italiani, disagi e vulnerabilità familiari (15,9%). Per quanto riguarda gli interventi forniti dai centri di ascolto, prevale l'erogazione di beni e servizi materiali (ricevuti dal 56,3% degli utenti; 54,5% italiani, 57,9% stranieri) come la distribuzione di viveri e di vestiario e i servizi mensa. Garantiti anche sussidi
economici (19,2% italiani, 9,4% stranieri), come il pagamento delle bollette, i contributi per le spese di alloggio, l'acquisto di generi alimentari, il sostegno per le spese sanitarie. "Alto" è anche il peso delle attività di orientamento, utili soprattutto ai cittadini stranieri (12,6% contro il 3% degli italiani), «presumibilmente i più fragili sul fronte amministrativo-legale». In molti, spiega la Caritas, «hanno beneficiato anche dei soli interventi di ascolto reiterati nel tempo». Nel secondo semestre 2013, infine, il 76% delle Caritas diocesane hanno presentato richiesta di rimborso alla Caritas italiana per aver attivato sostegni economici ad hoc contro la crisi (fondi anticrisi).
Povertà, la Caritas: «Un utente su due dei centri ascolto è italiano»
SABATO 18 OTTOBRE 2014
L’Istat: ad agosto i cantieri edilizi si sono risvegliati del 6%
Redazione Risveglio d'agosto per la produzione nei cantieri. Secondo l'Istat, l'attività edilizia ha fatto un balzo del 6,0% rispetto a luglio 2014 ma evidenzia comunque una perdita del 4,2% rispetto al mese di agosto del 2013. Nella media del trimestre giugno-agosto l'indice è diminuito dell'1,9% rispetto ai tre mesi precedenti. L'indice corretto per gli effetti di calendario ad agosto 2014 è diminuito in termini tendenziali del 4,2% (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 21 di agosto 2013). Nella media dei primi otto mesi dell'anno la produzione nelle costruzioni è diminuita del 6,4% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. L'Istat precisa inoltre che, sempre ad agosto 2014, l'indice grezzo ha segnato un calo tendenziale del 7,5% rispetto allo stesso mese del 2013. Nella media dei primi otto mesi dell'anno la produzione è diminuita del 7,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Dati che si aggiungono a quelli della ripresa delle compravendite immobiliari. «Il mercato del mattone riparte dopo due anni di cali», rileva sempre l'Istat, spiegando che nel primo trimestre «le convenzioni notarili di compravendita per unità immobiliari, sia ad uso residenziale sia ad uso commerciale, registrano nuovamente valori positivi». Il rialzo annuo complessivo è pari all'1,3%
Ai Lincei si celebrano i cento anni dalla prima spedizione italiana sull'Himalaia Secolo
SABATO 18 OTTOBRE 2014
7
d’Italia
Redazione Nell'ottobre del 1914, esattamente cento anni fa, la prima spedizione scientifica italiana, guidata da Filippo De Filippi, esplorava l’Himalaia, il Caracorum e il Turchestan cinese. I dati e le bellissime foto raccolte, rimangono ancora oggi unici e di grande attualità, perché non è più stato possibile ripetere molte osservazioni in relazione alla difficile situazione geopolitica venutasi a creare in quell’area dalla metà del XX secolo. La spedizione, interrotta dallo scoppio della Grande Guerra, rappresentò una grande irripetibile avventura, presupposto della conoscenza del mondo delle alte quote. Alla attualità, che perdura tuttora, di questa spedizione scientifica i Lincei hanno dedicato un convegno, intitolato “1914-2014: Attualità della spedizione scientifica italiana De Filippi nel Himàlaia Caracorùm e Turchestàn cinese”. «La spedizione scientifica italiana – ha spiegato il professor Paolo Ascenzi – partì sotto la guida del medico torinese, romano e fiorentino d’adozione, Filippo De Filippi, con i geografi e geologi Giotto Dainelli e Olinto Marinelli, l’astrofisico Giorgio Abetti, i meteorologi marchese Nello Venturi Ginori e
Camillo Alessandri, il primo tenente di vascello Alberto Alessio, il tenente del Genio Cesare Antilli (a cui si debbono le splendide fotografie), l’ingegnere John Alfred Spranger e la guida alpina di Courmayeur Joseph Petigax. Erano inoltre aggregati tre topografi del Servizio trigonometrico indiano: il maggiore inglese Henry Wood e i due collaboratori indiani Jamna Pranad e Shib Lal». Da Bombay si inoltrarono nelle ignote valli del Caracorum, dell’Himalaia occidentale e del Turchestan cinese, facendo tappa a Skardu, a Leh, sul ghiacciaio Rimu, sull’altopiano del Dèpsang e a Kashgar, in pieno deserto del Taklamakan. Diversi fattori, ha raccontato Paolo Ascenzi, «spinsero gli uomini verso l’ignoto: lo spirito d’avventura, le conoscenze scientifiche, la curiosità per culture e popoli Baltì, Ladakhi, Uiguri e Kirghisi, e non da meno interessi di ordine geopolitico, che comportarono fra l’altro l’esatta mappatura delle oasi e delle piste carovaniere». «I membri della spedizione – ha spiegato ancora l'accademico dei Lincei illustrando gli aspetti scientifici - effettuarono diverse osservazioni, tra cui quelle di astronomia, geodetica, geodesia, topografia, geofisica e
Redazione Le tecniche, i linguaggi e gli stili utilizzati sono spesso assolutamente differenti fra di loro, così come le tematiche trattate e i percorsi artistici e formativi affrontati, eppure ciascun artista riesce comunque a esprimere a pieno il proprio talento, raccontare la propria visione del mondo, comunicare allo spettatore se stesso, il proprio carattere e le proprie emozioni. È questo, allo stesso tempo, il punto di partenza e il risultato della collettiva “Maestri diversi”, organizzata dalla Galleria “Il Mondo dell’Arte” e in programma a Roma, con ingresso gratuito, nella storica sede di Palazzo Margutta, al civico 55 della celebre strada, da domani, sabato 18 a martedì 28 ottobre. Sono sei i pittori che prendono parte a questo scambio: Antonio Anelli, Luigi Modesti, Afsanè Moghaddam Mitus, Anna Novak, Enrico Sereni e Pino Tersigli, tutti professionisti del pennello selezionati dal maestro Elvino Echeoni, direttore artistico di Palazzo Margutta e Pre-
sidente dell’Associazione Margutta Arte, e dal gallerista Remo Panacchia, entrambi soci fondatori de “Il Mondo dell’Arte”. La mostra, che è uno degli incontri fissi nel calendario della galleria romana, punta ad azzerare qualsiasi “distanza” tra il pubblico e i maestri in esposizione fino a creare un legame tra loro. I generi vanno dal figurativo all’iperrealismo passando per il surrealismo, con una ecletticità che aiuta lo spettatore a sviluppare quella capacità critica indispensabile per riconoscere le peculiarità di ciascun pittore e apprezzarne le differenze. «In un contesto come quello attuale, in cui tutto o si distrugge o si sintetizza fino all’estremo, abbiamo voluto assemblare artisti che, seppur contemporanei, rappresentano nei loro lavori il vero, operando in alcuni casi con stili che, a cavallo tra il realismo e l’iperrealismo o risultato di una pittura quasi certosina, finiscono comunque per personalizzare il soggetto o per materializzarlo», hanno spiegato Echeoni e Panacchia.
meteorologia», i cui risultati occuparono 17 volumi, pubblicati dalla casa editrice Zanichelli. «Tali risultati – ha ricordato Paolo Ascenzi - rappresentano una pietra miliare nello studio della geografia delle regioni a Sud e Nord del Caracorum e sono tuttora di grande attualità. La spedizione pur interrotta dallo scoppio della Grande Guerra rappresentò una grande irripetibile avventura presupposto della conoscenza del mondo delle alte quote». Una pagina delle storia d'Italia dimenticata troppo in fretta.
In mostra “Maestri diversi” per imparare a scoprire (e capire) i linguaggi dell'arte
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO D’ITALIA SRL Fondatore Franz Turchi
d’Italia
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Ugo Lisi (Vicepresidente) Antonio Giordano (Amministratore delegato) Italo Bocchino Antonio Tisci
Direttore Editoriale Italo Bocchino Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Vicecaporedattore Francesco Signoretta
Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: segreteria@secoloditalia.it
Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: amministrazione@secoloditalia.it Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: abbonamenti@secoloditalia.it
La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250