Gli avvocati temono la concorrenza di internet

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H. ARmSTRONg ROBERTS (CLASSICSTOCk/gETTy ImAgES)

Economia e lavoro

Gli avvocati temono la concorrenza di internet Sandrine Cassini, Le Monde, Francia I servizi che sbrigano pratiche giudiziarie online a prezzi bassi si moltiplicano, mettendo in crisi gli studi legali tradizionali ei anni fa il viaggio da sogno di Jeremy Oinino nella Repubblica Dominicana si trasformò in un incubo. La spiaggia paradisiaca dove sperava di rilassarsi era in realtà un cantiere. Di ritorno dai Caraibi, Oinino chiese un risarcimento all’agenzia di viaggi, che però non ne voleva sapere. Lui decise di insistere, ma non aveva alcuna intenzione di rivolgersi a un avvocato: gli sarebbe costato troppo per un viaggio da mille euro. Così decise di difendersi da solo in tribunale do-

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Internazionale 1158 | 17 giugno 2016

ve, dopo mille complicazioni, riuscì a vincere la causa. Da queste disavventure è nata un’iniziativa imprenditoriale. Oinino, infatti, ha deciso di aiutare quelli che, come lui, hanno fatto fatica a risolvere controversie legali nella vita di tutti i giorni. Negli ultimi quattro anni ha fondato diversi siti che si occupano di questioni legali: Demanderjustice, Saisirprudhommes, Litiges et Actioncivile. Si tratta di piattaforme che hanno automatizzato gli atti giudiziari più semplici, come le ingiunzioni di pagamento e i ricorsi. Praticamente tutti quegli atti per i quali non è obbligatorio avere un avvocato. In molti paesi rivolgersi a un legale è necessario quando si va davanti alle corti d’appello o a quelle d’assise. Negli altri casi il cittadino può difendersi da solo davanti al giudi-

ce. Basta scegliere un buon tribunale. Ed è qui che le cose si complicano. “La legge ha sempre privilegiato il ricorso al giudice, ma si tratta di un percorso pieno di ostacoli, soprattutto quando la questione da afrontare è molto semplice. In caso di una mancata consegna, per esempio, non c’è bisogno di essere un ine giurista per difendersi”, spiega Jérémie Assous, avvocato e socio di Oinino. Finora il cittadino preso nei meandri del diritto si è sempre messo nelle mani di un professionista. Invece l’avvento di internet, che consente di digitalizzare e analizzare pagine e pagine di leggi, ha cambiato la situazione. Dal ricorso in tribunale alla redazione di semplici contratti o operazioni di contabilità, ora tocca alle professioni giuridiche essere triturate dalla cosiddetta “uberizzazione”. Come sta succedendo ai taxi, agli alberghi e alle banche. Legalstart, Testamento, Companeo, Captaincontrat, Divorcepourtous, Legalife: negli ultimi anni in Francia sono nati molti siti di servizi legali online. Al punto da spingere all’azione gli avvocati, i notai e i commercialisti. In seguito a una pressan-


te attività di lobby, la politica sta cercando di inserire queste nuove attività online in un quadro normativo. Un emendamento inserito nel progetto di legge per la repubblica digitale, presentato dalla deputata socialista e sottosegretaria per l’innovazione digitale Axelle Lemaire, aveva l’obiettivo di costringere i siti di consulenze online a ottenere un’autorizzazione per poter esercitare. Approvato in prima lettura all’assemblea nazionale a gennaio, il provvedimento è stato soppresso al senato dal relatore del testo, Christophe-André Frassa, del gruppo Les Républicains. Il 3 maggio la legge è stata approvata con alcune modiiche dal senato e ora dovrà tornare all’assemblea nazionale.

Regole deontologiche Prima di rivolgersi ai parlamentari, comunque, gli avvocati avevano già da tempo cominciato ad assediare i tribunali per impedire l’attività dei siti legali, che secondo loro infrangono la legge e danneggiano i cittadini. “Il 99 per cento di questi siti non rispetta le regole deontologiche, che vietano di fare vendita porta a porta, consulenze e ricorsi”, spiega Didier Adjedj, rappresentante del consiglio nazionale degli avvocati francesi. L’ordine degli avvocati è riuscito a ottenere delle vittorie simboliche. Nell’aprile del 2015 la corte d’appello di Aix-en-Provence ha condannato Divorce-discount, un sito che permette di sempliicare le procedure amministrative per i divorzi consensuali. Presentandosi come “il numero uno del divorzio”, Divorce-discount creava “nell’opinione pubblica una confusione con il titolo di avvocato” e faceva attività di “vendita a domicilio proibita”, si legge nella sentenza. Nel dicembre del 2015 c’è stata un’altra vittoria: la corte d’appello di Parigi ha vietato alla società Jurisystem di usare il suo sito Avocat.net, che mette in collegamento avvocati e clienti. Gli avvocati, però, hanno anche perso una battaglia importante. Il 21 marzo la corte d’appello di Parigi ha assolto in via deinitiva Oinino, denunciato per “esercizio illegale della professione di avvocato”. Secondo il tribunale, i suoi siti si limitano a sempliicare le procedure amministrative senza sostituirsi alla professione. Di fatto, da Legalstart a Testamento, passando per Captaincontrat, questi siti non fanno consulenze online, ma automatizzano alcune pratiche semplici studiando la legislazione in vigore. “Il diritto è com-

plesso, ma allo stesso tempo si basa su regole deinite, una situazione ideale per il computer”, spiega Oinino. “Noi trattiamo più di 150mila casi all’anno con 25 persone. È impossibile fare consulenze legali”. Questi siti in realtà danno fastidio perché i professionisti si fanno ancora pagare a peso d’oro numerose pratiche amministrative come la redazione di statuti o le ingiunzioni. I siti, invece, propongono tarife molto vantaggiose. Demanderjustice chiede 39 euro per un’ingiunzione e 89 euro se si aggiunge il ricorso in tribunale, molto meno delle centinaia di euro chieste da un avvocato. “Su internet ci sono molti siti che propongono dei documenti per la stipula di un

Anche il mondo della contabilità è sconvolto dall’automazione delle procedure Pacs gratuitamente. Da me costano 350 euro, ma non si ha lo stesso servizio”, spiega il notaio Marion Saier de Bard, che aggiunge: “Il diritto è complesso e non esiste un caso simile all’altro”. Altri professionisti, però, hanno accolto l’avvento del digitale con atteggiamento meno ostile. Il sindacato Notaire conseils d’entrepeneurs, che rappresenta 150 studi e 500 notai, ha irmato un accordo di collaborazione con Legalstart. In base all’intesa il Notaire conseils d’entrepeneurs propone alle piccole e medie imprese di automatizzare la creazione di documenti giuridici (riscossione di fatture, assunzioni, cambio di sede sociale), di “generare automaticamente un atto legislativo” e di “ottenere un Kbis (documento uficiale che attesta l’esistenza giuridica di un’impresa) in 48 ore”, spiega il suo cofondatore Pierre Aïdan, ex avvocato di Wall street. Grazie alla tecnologia di Legalstart, i notai si possono proporre su un sito che ofre prestazioni online. Di solito sono consultati per irmare una successione o l’acquisto di un bene immobile, mentre ora sperano di trovare nuovi clienti tra le piccole e medie imprese. “A noi questa nuova manna potrebbe fruttare incassi per centomila euro”, dice Jean-Paul Matteï, presidente del Notaires conseils d’entrepreneurs. Matteï ha uno studio che incassa già tra il 20 e il 30 per

cento delle entrate grazie ai servizi alle imprese. Il notaio ammette che “ai clienti costa meno far passare un atto su Legalstart. Il sito, inoltre, procura allo studio dei contatti che altrimenti non avrebbe mai avuto”. Il digitale, quindi, sta costringendo i professionisti a dare la caccia agli incarichi che hanno margini di guadagno più ristretti. “In questo modo la creazione dell’atto notarile è secondaria e al centro torna il ruolo del consulente”, osserva Matteï. “Uber non sarebbe mai esistita se i taxi si fossero modernizzati. Bisogna integrare i dispositivi digitali. È il modo migliore per prepararsi all’arrivo della nuova concorrenza”, spiega Philippe Arraou, presidente del Consiglio superiore dell’ordine dei commercialisti. Da tempo il mondo della contabilità è stato sconvolto dall’automazione delle procedure. I commercialisti, però, garantiscono di aver preso delle contromisure. “La dichiarazione dell’iva online è diventata obbligatoria dal 2014. Ma già nel 2000 avevamo creato un portale per sbrigare la pratica direttamente su internet”, conclude Arraou, secondo il quale in dieci anni “gli onorari medi non sono cambiati. Anzi, sono aumentate le consulenze”. Anche gli avvocati, sebbene arrabbiati, hanno capito che la professione si deve evolvere. “Eravamo abituati a vivere nel nostro mondo. E la nozione di mercato e di concorrenza non rientrava tra le nostre abitudini. Ci rendiamo conto di dover proporre prestazioni digitalizzate”, ammette Pascal Eydoux, presidente del consiglio nazionale degli avvocati. A maggio l’ordine ha messo online un annuario dei professionisti e consentirà al pubblico di accedere ad alcuni tipi di prestazioni. Per quanto riguarda il consiglio nazionale degli avvocati, dopo aver combattuto in tribunale il responsabile del sito Avocat.net, si sta mostrando meno aggressivo con un altro sito, Jurihub. E a ragion veduta: il consiglio ha avviato dei negoziati riservati per acquisire la sua piattaforma, Myavocat. Questo contrattacco tardivo sarà suiciente? Nessuno lo sa. I nuovi arrivati continuano a innovare. Pierre Aïdan, di Legalstart, sta preparando un’ofensiva con Avostart, un sito che compara le tarife e i servizi degli avvocati. La novità di sicuro metterà ancora in subbuglio una professione ancora molto afezionata all’ordine. u gim Internazionale 1158 | 17 giugno 2016

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