SocietĂ 4.0? Tecnologie, lavori, politiche Gian-Luigi Bulsei Docente di Sociologia applicata, Dipartimento di Studi Umanistici
LE QUESTIONI CHE AFFRONTEREMO
• “Fondata sul lavoro”: attività umana e dimensione sociale • Organizzazioni e professioni nell’era digitale • I luoghi dell’innovazione • Quali politiche pubbliche?
2
«Se otto ore vi sembran poche provate voi a lavorar e sentirete la differenza tra lavorare e comandar» (Canto di lotta delle mondine)
Il primo giugno 1906 le mondariso vercellesi conquistavano per la prima volta il diritto a lavorare per otto ore giornaliere: da quella storica data ad oggi il mondo del lavoro, così come la società italiana, hanno conosciuto profonde trasformazioni. Se l’epopea della dura vita in risaia, ritratta nel noto film Riso amaro di Giuseppe De Santis (1949), si può dire tramontata, lo stesso non vale per il lavoro come variegato fenomeno sociale oltre che economico, tuttora “luogo” di incontro/scontro tra esigenze produttive e tutela delle persone, mercificazione e riconoscimento di diritti, organizzazione sociale e aspirazioni 3 individuali.
IL PUNTO DI PARTENZA Lavorare significa svolgere intenzionalmente un’attività di trasformazione di risorse materiali o simboliche, impiegando tempo, energia e conoscenze, con lo scopo di realizzare qualcosa di utile per sé o per altri. Un tratto distintivo che ha accompagnato la storia della umanità ed è stato al centro di un vastissimo numero di studi e riflessioni: se dal punto di vista filosoficoteologico è stato tematizzato come creazione, fatica, pena, merito, virtù, da quello socio-politico è stato inteso a seconda dei casi come vocazione, diritto-dovere, realizzazione individuale, ambito di progresso economico ma anche di conflitto sociale. 4
LAVORO E SOCIETA’
Nel passaggio da un’economia pre-industriale, basata in prevalenza sull’agricoltura e su forme comunitarie di regolazione (reciprocità), alla moderna produzione di fabbrica e poi ad un nuovo assetto centrato sui servizi, non sono cambiate solamente l’organizzazione settoriale dell’economia e le funzioni assegnate al mercato, ma anche e soprattutto le dinamiche sociali ed il ruolo svolto dai pubblici poteri.
5
LA SOCIETA’ CHE CAMBIA A tali processi strutturali lungo un asse per così dire funzionale, si sommano importanti trasformazioni di tipo spaziale: –
–
urbanesimo crescente e mobilità extra-locale, economia di mercato e industrializzazione, nuove forme di divisione del lavoro e stratificazione sociale, razionalità scientifica e sistemi politico-amministrativi articolati compongono tradizionalmente il “pacchetto modernizzazione”; a ridisegnare oggi luoghi e relazioni a scala territoriale sono alcuni nuovi modi di intendere e praticare l’attività lavorativa e le forme organizzative e localizzative che queste innovazioni assumono. 6
“FONDATA SUL LAVORO” (Art. 4) La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. 7
TECNOLOGIE E PROFESSIONI • Nel corso dei settanta anni che ci separano dalla promulgazione della nostra Carta costituzionale, le forme e i contenuti della occupazione sono stati oggetto di rilevanti mutamenti, in un complesso gioco tra tendenze di mercato e scelte istituzionali nel quale le trasformazioni tecnologiche hanno assunto un ruolo sempre più crescente. • Meccanizzazione (sostituzione del lavoro umano come forza motrice), automazione (dispositivi di informazione e controllo a supporto della produzione), rivoluzione digitale e Industria 4.0 rappresentano in estrema sintesi le principali tappe di un percorso di ridefinizione spaziale e temporale di ciò che intendiamo per lavoro. 8
ECONOMIA E SOCIETA’ DELLA CONOSCENZA Ma «il determinismo tecnologico, l’idea che le macchine facciano la storia al posto delle persone in carne e ossa, non è corretta; è solo una spiegazione criptica, mistificante, evasiva, e tranquillizzante di una realtà forse troppo sgradevole (e familiare) per affrontarla direttamente» (Noble 1986) • le economie avanzate si orientano sempre più verso attività ad alto tasso di capitale intellettuale che si basano su relazioni stabili ed efficaci tra processi di apprendimento, innovazione e competenze distintive; • è ciò che si è soliti etichettare come società della conoscenza, intesa come rapida evoluzione strutturale e comportamentale “supportata” dalla tecnologia, il cui impatto sulla vita individuale e collettiva necessita di essere governato con appropriati interventi di politica economica e sociale. 9
IN PRINCIPIO ERA INTERNET
Se misurassimo gli anni impiegati da alcune innovazioni tecnologiche per raggiungere i 50 milioni di utenti, scopriremmo che la radio ne ha impiegati 38, la televisione 13, Internet 4, iPod 3, Facebook 2 … fino ad arrivare al record del videogioco “Angry Birds”, che ha impiegato solo 35 giorni per totalizzare 50 milioni di download
10
IL PROGRAMMA INDUSTRIA 4.0
• «Deduce, in larga misura in modo tecnocratico, il potenziale dei nuovi sviluppi tecnologici orientandoli al miglioramento degli attuali specifici modelli di business. Questo approccio “top-down” sta mettendo in difficoltà una larga parte dell'opinione pubblica compreso il mondo del lavoro nella sua più ampia definizione» (Aa.Vv. 2016). • Sembrano restare in secondo piano le conseguenze su disponibilità e qualità dell’occupazione, composizione della forza lavoro e competenze professionali. 12
UN CATALOGO DI PROBLEMI Da affrontare sia come temi di ricerca sia in sede di progettazione organizzativa e regolazione normativa: • finalità complessive accordate alla trasformazione tecnologica • conseguenze della digitalizzazione sui rapporti tra aziende manifatturiere e sul coordinamento/controllo dei processi inter-impresa (catene di valore) • implicazioni in termini di organizzazione del lavoro, mansioni e formazione (professionalità evolute/sostituzione operatori con macchine?): aumento generalizzato delle competenze o viceversa radicale semplificazione e come esito finale impoverimento delle capacità umane e del lavoro come attività individuale e sociale? 13
IL NUOVO CHE AVANZA … • La convergenza tra produzione e servizio «Si tende a fare coincidere manifattura con fabbricazione, quando le nuove tendenze sono verso un’integrazione tra manifattura e servizi. La catena del valore manifatturiera […] non è fatta solo di fabbricazione ma di un insieme variegato di servizi che vanno dalla progettazione ai servizi post-vendita» (Garibaldo 2017). Quasi tre su quattro dei “nuovi lavori” (e quindi dei nuovi occupati) non hanno a che fare con la produzione in senso stretto, ma con attività che spingono i potenziali clienti ad utilizzare altri servizi, che non di rado rappresentano il vero valore aggiunto del prodotto ibrido (come ad es. nel caso di uno smartphone…).
• La dematerializzazione del rapporto operatore/cliente Il cosiddetto capitalismo delle piattaforme si basa su forme di “connessione” tra clienti e lavoratori autonomi che realizzano compiti temporanei in modalità crowdworking; tali rapporti professionali de-centrati e a-localizzati richiederebbero una riflessione sul nesso tra modalità di organizzazione del capitalismo reticolare, qualità del lavoro e rappresentanza dei diritti nell’impresa globale come in quella diffusa. 14
IMMAGINI DI CITTA’ • Alcuni cambiamenti nell’organizzazione spaziale delle attività produttive e sociali sono già da qualche tempo percepibili nella nostra vita quotidiana: alla consolidata tendenza a connotare determinati ambiti urbani o periurbani come centri funzionali specializzati in produzione, stoccaggio e consumo di merci si stanno affiancando strutture e flussi di segno inverso. • Basti pensare a fenomeni quali le imprese-rete, la logistica distribuita, la diffusione degli acquisti online (ci recheremo sempre meno in punti vendita fisici, intasando e inquinando i percorsi urbani, visto che qualcuno si incaricherà di consegnarci le merci a domicilio, intasando e inquinando …). 15
I LUOGHI DELL’INNOVAZIONE • Dopo la fabbrica fordista, i grandi centri commerciali e da ultimo le sedi dei call center, sono divenuti riconoscibili nel panorama urbano altri “contenitori”: i luoghi della open innovation. • I confini diventano mobili e la distinzione tra “dentro” e “fuori” più labile; le organizzazioni ricercano la collaborazione dei diversi attori dell’ambiente circostante (ad esempio filiere di produzione/ distribuzione, università, centri di ricerca, comunità di pratiche e utenti finali), fino a comporre ecosistemi di innovazione: una forma ibrida che sposta il focus dalla singola organizzazione all’insieme degli attori territoriali.
16
SPAZI COLLABORATIVI - FabLab - laboratori artigiani aperti al pubblico che offrono attrezzature e servizi finalizzati principalmente a produzioni di tipo digitale; - Co-working - strutture utilizzate in modo condiviso da un insieme variegato di soggetti; i coworkers (singoli professionisti, freelance, piccole realtà imprenditoriali) usufruiscono di ambienti di lavoro e risorse comuni (sale riunioni, attrezzature, spazi di servizio, spesso anche attività di formazione); - Incubatori di impresa - sostengono la nascita e la crescita di realtà imprenditoriali (start-up e strutturazione attività); la loro diffusione territoriale li caratterizza come uno strumento di policy per il rafforzamento del tessuto produttivo, la creazione di posti di lavoro, lo sviluppo locale. 17
INCUBATORI SOCIALI • Organizzazioni che promuovono e sostengono progetti e iniziative
imprenditoriali ad alto impatto sociale e ambientale; al pari degli incubatori d’impresa tradizionali, offrono spazi per il co-working, servizi di supporto al business, attività di networking e così via, ma oltre a sostenere le imprese non profit ad operare a vantaggio della comunità, puntano ad accrescere la sensibilità del territorio sull’innovazione sociale. • Alla condivisione di spazi si accompagna quella di valori: «si propongono come motore di cambiamento sociale e driver di sviluppo economico sostenibile per la società e il territorio in cui operano […] il termine incubatore sociale è un “concetto ombrello” al quale è possibile ricondurre varie iniziative e organizzazioni […] finalizzate a promuovere uno sviluppo economico sostenibile e una società inclusiva» (Montanari e Mizzau 2016). 18
RIPARTIRE DAI TERRITORI • Di fronte alla globalizzazione ed ai processi per molti aspetti irreversibili di “compressione spaziotemporale” che essa comporta, ma soprattutto al globalismo come ideologia semplificatrice che postula un’economia senza luoghi, priva di legami con il tessuto territoriale, è necessario prestare attenzione al «potenziale che individui ed iniziative locali possono rappresentare nel percorso di trasformazione del capitalismo neo-liberale e delle sue distorsioni, in una ottica di sviluppo sostenibile» (Landi 2012).
• Non solo l’attività economica non deve contrastare con l’utilità sociale, ma, come ci ricorda la Costituzione italiana (art. 41), deve assumerla come finalità.
19
OLTRE IL PRODOTTO INTERNO LORDO
«Considerare soltanto il PIL è, metaforicamente parlando, come far guidare una macchina ad una persona che sa usare solo l’acceleratore e non si preoccupa di nessun altro indicatore o spia, né conosce altre parti della macchina. Il rischio è che prima o poi la macchina o vada a sbattere o si possa rompere, così come è successo all’economia» (Becchetti 2011)
DAL MERCATO ALLE ISTITUZIONI … E RITORNO
il mercato può esistere e funzionare soltanto se è inserito in un determinato contesto sociale e istituzionale (norme su proprietà, contratti, controlli, diritti e doveri degli attori economici, finalità collettive di produzione e consumo)
i rapidi mutamenti in atto richiedono adeguate politiche pubbliche: a) formazione dei giovani alle “nuove professioni”, non solo digitali ma anche nel campo della green economy e dei servizi alle persone b) azioni per riposizionare sul mdl i soggetti “a rischio di obsolescenza professionale” e aumentarne competenze e occupabilità c) buone pratiche per “gestire l’età” nelle organizzazioni produttive ad alta complessità tecnologica (age management nella società che invecchia) 21
IN CONCLUSIONE
«Ma cosa è successo alla statua del Principe felice? – esclamò, sorpreso, il Sindaco – C’è persino un uccello morto ai suoi piedi… Dobbiamo fare un proclama perché agli uccelli non sia consentito morire qui!» Come nel noto racconto di Oscar Wilde, la società non si cambia con i proclami; anche se la regolazione normativa è utile, il lavoro non si crea per decreto: occorrono interventi all’altezza delle sfide che le più recenti trasformazioni tecnologiche pongono ad un mercato “atipico” come quello occupazionale, in grado di coniugare efficienza e diritti. 22
“QUI CI VUOLE UN PENSIERO” (Riccardo Bonacina) «La tecnologia potrà aiutare moltissimo la società. Ma va orientata e va pensata. Non può, in quanto mezzo, darsi fini da sé. I fini le devono venire da fuori. Dall’uomo, appunto. La tecnologia, e in particolare l’AI, impatterà (questo è certo) sul mondo del lavoro, in termini di occupazione. Sulla sanità, in termini di relazione. Sulla scuola, in termini di educazione e apprendimento. Solo il sociale può orientare questo processo di innovazione. Il sociale è chiamato a un grande compito: non rifiutare apocalitticamente le tecnologie (sarebbe folle); non accettarle aprioristicamente (sarebbe stupido). Ma pensare. Perché il pensiero vince sempre sulla macchina» (Editoriale su VITA, Rivista del non profit, maggio 2018) 23
GRAZIE PER L’ATTENZIONE! gianluigi.bulsei@uniupo.it
24