Rtw e made in italy

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Modern business overview

NASCITA DEL READY TO WEAR E MADE IN ITALY Cenni storici ripresi da una testimonianza aziendale sulla nascita dell’abbigliamento su scala di massa e l’evoluzione del Made in Italy.


NASCITA DEL READY TO WEAR E MADE IN ITALY

SOMMARIO

1. LA MODA E IL PRET-A-PORTER .......................................................... 2 2. IL MADE IN ITALY E IL PRET-A-PORTER ............................................... 3 3. GLI ATTORI E LA COMUNICAZIONE .................................................... 4 4. CONCLUSIONI ................................................................................... 5 FONTI ................................................................................................... 6


NASCITA DEL READY TO WEAR E MADE IN ITALY

1. LA MODA E IL PRET-A-PORTER La Moda è qualcosa di cui si sa molto e sulla quale sono state espresse e si esprimono un’infinità di opinioni. Tre le varie origini storiche molto importanti sono quelle derivanti dall’abbigliamento e dal prêt-à-porter, considerato come lo strumento che registra ciò che la moda dice e lo trasforma in un prodotto da indossare. Lo sviluppo dell’idea del prêt-à-porter rappresenta la realizzazione della volontà di dare la possibilità ad un grande pubblico di comprare capi che precedentemente sarebbero risultati inaccessibili. Rappresenta un’apertura della sartoria artigianale verso l’esterno poiché non vengono più proposte realizzazioni di sarti o fatte in casa su misura ma produzioni standardizzate pronte per essere indossate. In questo campo fu pioniera la famiglia che Weill che nel secondo dopoguerra ebbe l’intuizione di dare vita ad una moda riproducibile in serie. I contenuti delle produzioni dovevano cambiare frequentemente raggiungendo così un numero di unità tali da permettere le giuste economie di scala. In particolare fu Jean-Claude Weill, alla terza generazione della famiglia, che spinse l’azienda verso la modernità proponendo il passaggio da vestiti anonimi a capi brandizzati con la presenza di una campagna di comunicazione e dello slogan “Weill vous va”.


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2. IL MADE IN ITALY E IL PRET-A-PORTER Il concetto di Made in Italy è nato dopo la seconda Guerra Mondiale quando soprattutto gli Stati Uniti hanno molto investito sul sistema azienda Italiano poiché indicare, in un'altra parte del mondo, che un prodotto era stato realizzato in Italia o con manifattura italiana era sintomo di artigianalità e qualità. Il Made in Italy prima ancora delle produzioni ha creato un sistema di valori legato alla piacevolezza del tempo trascorso nei luoghi di villeggiatura, al clima mite, al buon cibo e tutto ciò che stimola in sensi positivamente. Il prêt-à-porter si inserisce in questo contesto con creazioni che rispecchiano fortemente questo immaginario e con una lavorazione dei capi basata molto sull’iconicità. L’Italia non aveva tuttavia una forte tradizione di creazione ma di imitazione. La moda italiana diventa quindi autonoma nel periodo del fascismo, segnato dall’autarchia, e nei capi si trova un grande senso del colore e della decorazione. È dopo la fine della seconda guerra mondiale che il movimento moda nazione diventa più vasto con lo sviluppo dei centri di Firenze e, successivamente di Milano. Nel 1952 ha luogo la prima vera fashion week della storia con la prima sfilata all’interno della Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze e in quel periodo la qualità e la raffinatezza degli abiti italiani mettevano molto in difficoltà l’industria francese. Nel 1954 nacque il Centro di Firenze per la Moda Italiana (CFMI) per sostenere un giro d’affari

diventato

ormai

mondiale.

Milano fu promossa più tardi, negli anni 70, da Walter Albini storico stilista Milanese. Albini ebbe la grande intuizione di presentare, per la prima volta, un nuovo modello di business per la moda: una prima linea di immagine forte ma di vendita ristretta sostenuta economicamente con una seconda linea creata per la diffusione.


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3. GLI ATTORI E LA COMUNICAZIONE La comunicazione del Made in Italy, riprendendo il concetto di iconicità, ha lavorato molto sulla riconoscibilità del prodotto all’estero, sfruttando al contempo il forte legame con il turismo. In questo senso la fotografia si è rivelata il mezzo più completo poiché in grado di raccontare, nel passato e nel presente, tutti i valori di un brand o di una singola creazione. Non è infatti un caso che marchi come Pucci, Ferragamo e Gucci siano molto presenti sui mercati internazionali. Anche Armani ha dato prova forte della sua identità quando negli anni ‘80 venne riconosciuto come marchio di contenuti culturali. Il prêt-à-porter ha, infine, introdotto un nuovo concetto nel panorama dei brand della moda, l’essere direzionabile. Più un brand è tale e più sarà aperto al pubblico mantenendo però una propria identità molto forte.


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4. CONCLUSIONI L’alta moda nell’aprirsi al grande pubblico ha vissuto una grande rivoluzione con l’avvento del prêt-à-porter. Perché ogni marchio potesse essere sempre riconosciuto nel modo corretto e secondo i codici stilistici di ciascuno di essi il lavoro più complesso e faticoso si è concentrato sulla costruzione di una identità forte. Nell’identità dei brand si rispecchia quella di chi sceglie e acquista un capo, sia uomo che donna, che fonderà gli elementi distintivi dell’abbigliamento con quelli degli accessori più importanti: gioielli e orologi.


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FONTI Testimonianza aziendale http://www.weill.com/en/ http://www.snapitaly.it/pitti-moda-storia-qualita-innovazione-fiorentina/ https://it.wikipedia.org/wiki/Walter_Albini


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