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Articolo tratto da:

Animazione Sociale, 02, 2009, pp. 79-85 Autore:

L. di Palma, A. Pozzobon, S. Visentin Titolo:

Fare leva sulle aspettative reciproche Un percorso e gli strumenti nella logica della ricerca-azione


strumenti LUCIA

DI

PALMA, ANDREA POZZOBON, STEFANIA VISENTIN

FARE LEVA SULLE ASPETTATIVE RECIPROCHE Un percorso e gli strumenti nella logica della ricerca-azione

In ogni situazione di lavoro educativo in cui sono in gioco gli affetti e i punti di vista delle persone, a fronte dei problemi il rischio è di scivolare sul che fare. Senza soffermarsi sugli aspetti emotivi e sulle pre-comprensioni che costituiscono il materiale stesso su cui lavorare. Come far emergere stati emotivi, aspettative, punti di vista e far interagire le persone in modo possano emergere nuovi legami, pensieri, ipotesi di lavoro? Ciò è possibile se si attiva un percorso di gruppo, con quel che comporta di consapevolezza delle fasi evolutive e degli strumenti utili per innescare cambiamenti.

e riflessioni che andiamo a presentare, nate dallo sviluppo dei processi di partecipazione in una società di nuoto agonistico a cui la rivista ha già fatto spazio nel gennaio 2004 (1), intendono portare l’attenzione dei lettori su un percorso di lavoro e, in particolare, sugli «strumenti di lavoro» utilizzati nel favorire una ricerca-azione partecipata attorno ad alcuni nodi educativi che coinvolgono i genitori e gli allenatori della Società. Dal 2002, infatti, la Società sta perseguendo l’obiettivo di mantenere viva la riflessione sulla relazione tra agonismo ed educazione, attraverso percorsi che vedono i diversi attori coinvolti confrontarsi sui problemi percepiti e sulle azioni relative al loro superamento. Il primo ciclo di ricerca-azione, riportato nelle pagine della rivista appena segnalate, aveva portato a due risultati prioritari: la scrittura partecipata del progetto educativo della Società e la costituzione di un gruppo di garanzia/valutazione. A partire dalle strategie ipotizzate nel progetto educativo, il gruppo di valutazione – formato da allenatori, genitori, dirigenti – aveva individuato le azioni prioritarie da implementare, a partire dal bisogno di ripensare gli aspetti organizzativi interni della Società e dalla scel-

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ta, maturata nel confronto con i tecnici/educatori, di mettersi in gioco in un percorso di analisi organizzativa multidimensionale (2) che ha permesso di valutare lo stato di salute della Società come sistema organizzativo con l’obiettivo di promuoverne la qualità sia dal punto di vista produttivo sia da quello delle persone che lo compongono, tenendo conto e integrando gli aspetti oggettivi e quelli soggettivi. In tal modo le persone possono prendere consapevolezza dei problemi e delle risorse dell’organizzazione e, infine, promuoverne il cambiamento. Il percorso ha visto come protagonista, per un anno e mezzo, un gruppo di lavoro formato da dirigenti e allenatori, mentre i genitori sono stati coinvolti nella parte finale per la restituzione dei risultati complessivi. Il piano degli obiettivi a breve, medio e lungo termine emersi dall’analisi organizzativa – in linea con gli obiettivi esplicitati nel progetto educativo – ha messo in luce la necessità (1) Cfr. Pozzobon A., Di Palma L., Visentin S., Educazione e sport agonistico: quale relazione?, in «Animazione Sociale», 1, 2004, pp. 63-70. (2) Cfr. Francescato D., Ghirelli G., Fondamenti di psicologia di comunità, NIS, Roma 1988.

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strumenti di mettere in atto strategie più concrete di coinvolgimento e attivazione anche dei genitori.

L’avvio del gruppo genitori Preso atto del problema, durante l’assemblea di restituzione del percorso di analisi organizzativa, sono stati prefissati due obiettivi: da una parte stimolare la riflessione sulla figura e sul ruolo dei genitori all’interno della Società, dall’altra avviare un lavoro di coinvolgimento lanciando la proposta di formare un gruppo genitori. Già durante l’assemblea è stato svolto un lavoro – in gruppi omogenei (genitori nuoto e genitori nuoto sincronizzato) prima, e con una condivisione in plenaria alla fine – per far emergere idee, proposte, azioni rispetto ai compiti/funzioni che un gruppo genitori potrebbe sviluppare all’interno della Società (3). Terminata la discussione sul senso di questo possibile gruppo, sono state raccolte le disponibilità: una quindicina di papà e mamme. Si è così avviata una nuova fase di lavoro, un nuovo ciclo di ricerca-azione secondo la quale gli obiettivi e le strategie non vengono definite a priori dalla parte tecnica che conduce il percorso, ma vengono co-costruiti con i soggetti coinvolti nell’intervento per approssimazioni successive o per correzioni continue e graduali. Le fasi del percorso sono state due: quella promozionale e quella di attivazione. La legittimazione di una domanda. Si è data anzitutto la possibilità ai soggetti di riconoscersi e legittimarsi, mentre nella seconda i vari attori, in interazione tra loro, hanno avuto la possibilità di individuare interventi possibili rispetto ad alcune situazioni-problema sentite come prioritarie. Siamo partiti dal tentativo di misurare l’attribuzione di significato collettivo che i genitori davano all’avvio dell’esperienza, attraverso la domanda: «Come mi sento qui stasera dopo l’assemblea di restituzione dell’analisi organizzativa?». L’emersione di problemati-

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che e bisogni finora inespressi, il senso di disagio/disorientamento rispetto al proprio ruolo di genitori all’interno della Società sono stati il motore per mettersi in gioco in un percorso di cambiamento all’interno della Società stessa come gruppo genitori. Si è definito, perciò, un processo di lavoro che in una prima fase prevedesse il lavoro con il solo gruppo genitori e in una seconda fase un confronto con il gruppo degli allenatori e/o dirigenti. La contestualizzazione dei problemi. È stato, quindi, scelto lo strumento del «problem setting» (4) per la contestualizzazione e la definizione delle incognite, vista la varietà dei problemi emersi e il bisogno di immaginarsi delle direzioni di lavoro. Questo strumento, infatti, permette di trasformare i dati già raccolti e definiti come problemi in informazioni utili a orientare/prefigurare le azioni future dell’intervento. Utilizzando un diagramma di flusso (vedi Fig. 1) è stato possibile sostenere i genitori nella distinzione tra dati in entrata (cause), dati riferibili alle situazioni-problema (problemi) e i dati in uscita (effetti), mettendo in questo modo i problemi emersi in relazione tra loro ed evidenziandone le influenze reciproche. Fig. 1 - IL DIAGRAMMA DI FLUSSO Cause

Problema

Effetti

La contestualizzazione dei problemi ha progressivamente permesso di costruire un quadro di riferimento chiaro per lavorare in grup(3) Riportiamo alcuni «nodi aperti» emersi dal lavoro dei gruppi: in che modo i genitori possono interagire con i dirigenti e gli allenatori della Società? Fino a dove possono/devono intervenire i genitori sulle prassi educative della Società? Quale confronto con gli allenatori rispetto ai bisogni dei figli? Come coinvolgere i genitori dei ragazzi più giovani? (4) Per un approfondimento di tutti gli strumenti utilizzati si rimanda a Branca P., Colombo F., La ricerca-azione: strumenti per la fase di promozione, in «Animazione Sociale», 2, 2003, pp. 75-84 e Id., La ricerca-azione: strumenti per la fase di attivazione, in «Animazione Sociale», 4, 2003, pp. 52-64.

Animazione Sociale


strumenti po nell’individuazione di ipotesi di azioni semplici e concrete che andassero ad agire sulle cause dei problemi. La centratura su due difficoltà. A questo punto, il gruppo dei genitori ha stabilito di concentrarsi su due nodi problematici per prospettare le azioni future: la difficoltà di comunicazione tra genitori e società e la difficoltà nella relazione tra allenatore e atleta. Di seguito riportiamo come esempio, in Fig. 2, i dati emersi dal problem setting rispetto al primo dei due nodi e le relative ipotesi di azioni individuate dal gruppo. Il riconoscimento dei limiti del contesto. Questa prima tappa di lavoro ha fatto emergere la necessità di confrontarsi e di connettersi soprattutto con gli allenatori per sviluppare le azioni individuate. Si è così ipotizzato un incontro preparatorio per permettere loro di decidere se e come partecipare al processo di confronto con i genitori. Ciò ha portato con sé alcuni limiti di contesto: gli allenatori non sono un gruppo omogeneo (si dividono tra allenatori nuoto e nuoto sincronizzato), il tempo che possono mettere a disposizione per un percorso con i genitori

è poco a causa del ritmo serrato degli allenamenti, e non è possibile attivare un processo di lavoro con gli allenatori simile per articolazione e approfondimento a quello attivato dai genitori. Da qui la necessità che la fase di promozione fosse breve, efficace e quindi debole in riferimento alla percezione dei problemi, alla loro definizione/analisi, all’orientamento alla soluzione. Va riconosciuto che, come in ogni processo di ricerca-azione, la continua correzione di rotta è necessaria, in particolare, di fronte a quei feedback/problemi che a volte indicano la mancanza di condizioni per continuare. In questo caso si è valutato che le condizioni minime di disponibilità degli allenatori (in realtà poi rivelatisi molto presenti nel seguito del percorso) comportavano un rischio, ma non pregiudicavano la continuazione del percorso. È stato quindi prospettato di realizzare un incontro di emersione e decisione con gli allenatori rispetto ai due nodi problematici scelti dai genitori, durante il quale, attraverso un lavoro di gruppo, hanno stabilito gli obiettivi e le azioni da riportare durante il confronto tra loro e i genitori.

Fig. 2 - I DATI DEL PROBLEM SETTING Problema

Cause 1. La società ha deciso il metodo i genitori si adeguano 2. Poco tempo da parte della società 3. Cultura routinaria della società 4. Paura che i genitori si intromettano 5. Stereotipo sui genitori

Difficoltà di comunicazione genitori-società

Effetti 1. Voci di corridoio 2. Rabbia 3. Difficoltà organizzativa familiare 4. Rassegnazione 5. Malintesi

Ipotesi e scenari d’azione • Definire un orario di ricevimento degli allenatori chiaro e comunicabile • Proposte di incontro alla società per il confronto sull’organizzazione e sull’educazione • Necessità che le decisioni della Società siano motivate quando si comunicano ai genitori • Rendere più «vivi» gli incontri anche attraverso diverse modalità di conduzioni delle riunioni (non solo frontale, eventuali lavori di gruppo) • Confronto sul significato educativo delle scelte tecniche e organizzative Animazione Sociale

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strumenti

Il confronto tra genitori e allenatori La riunione di confronto è stata così strutturata: un primo momento per gruppi misti genitori-allenatori, quindi una fase assembleare. I gruppi avevano il mandato di scegliere le tre azioni prioritarie tra tutte quelle su cui si era lavorato in precedenza. La convergenza su un’azione prioritaria. In collettivo, attraverso una discussione, si è poi arrivati a priorizzare le azioni riportate e a sceglierne una, la principale, rispetto alla quale avviare un processo. Il collettivo ha, quindi, stabilito di implementare l’azione A (vedi Fig. 3), cioè avviare un percorso per definire il ruolo reciproco tra genitori e allenatori con attenzione alle funzioni reciproche. Fig. 3 - AREA PROBLEMA: «COMUNICAZIONE GENITORI-SOCIETÀ»

Azioni prioritarie raccolte in collettivo A. Percorso per definire il ruolo reciproco tra genitori ed allenatori con attenzione alle funzioni reciproche B. Ridefinire gli orari di allenamento in relazione alla scuola/studio C. Chiarire le modalità di comunicazione allenatori/genitori D. Definire le cose/i temi da trattare con i genitori, tra gruppo genitori ed allenatori E. Lavorare insieme per aumentare la consapevolezza del ruolo educativo dei genitori

Vista la corposità del percorso che si prospettava per la definizione reciproca dei ruoli, è stata necessaria una contrattazione forte tra allenatori e genitori, partendo dall’emersione delle paure e delle richieste di garanzie rispetto al futuro. È stata esplicitata, per esempio, la necessità di investire tempo per sviluppare percorsi di questo tipo, la paura di non arrivare a nulla di concreto, la necessità di essere dispo Febbraio

nibili non solo in termini orari, ma anche di messa in discussione personale. A partire dalle garanzie reciproche è stato possibile contrattare e definire nel dettaglio un percorso di cinque incontri tra genitori e allenatori. Il lavoro sulle reciproche aspettative. In fase di meta-progettazione si è riflettuto sul fatto che, per definire i ruoli, era necessario darsi lo spazio per lavorare sulle aspettative reciproche, dato che, nella quotidianità, quelli assunti da genitori e allenatori sono ruoli molto diversi, a volte persino contrapposti. Si è chiesto, perciò, ai due gruppi in plenaria, la disponibilità a lavorare con lo strumento delle aspettative incrociate al fine di poter identificare e definire al meglio i problemi tra allenatori e genitori, trattandosi di soggetti con ruoli fortemente interfacciati. Tale strumento permette di toccare «nervi scoperti» della relazione proprio perché va a destrutturare stereotipi e attribuzioni sui comportamenti dell’altro soggetto, mettendo in luce allo stesso tempo gli automatismi del nostro comportamento conseguenti a tali attribuzioni. La percezione collettiva dei problemi. Ciò è possibile attraverso una prima fase di lavoro per gruppi omogenei, durante la quale genitori e allenatori, parallelamente, rispondono alle domande riportate in Fig. 4. Dopo un primo lavoro di emersione di risposta alle due domande, ognuno ha lavorato per priorizzare le aspettative emerse. L’incontro successivo si è svolto in assemblea dove è avvenuto l’incrocio tra le aspettative dei due gruppi. Si è lavorato perché si atFig. 4 - DUE DOMANDE Genitori

Allenatori

Cosa ci aspettiamo dagli allenatori?

Cosa ci aspettiamo dai genitori?

Cosa pensiamo che gli allenatori si aspettino da noi?

Cosa pensiamo che i genitori si aspettino da noi? Animazione Sociale


strumenti tribuisse un significato collettivo a quanto scritto sui cartelloni, attraverso l’emersione delle differenze e delle consonanze ritenute più significative dai partecipanti. Il conduttore, in questo caso, dev’essere molto attento a dare spazio a entrambi i gruppi, evitando da una parte che i gruppi si difendano attraverso un appiattimento delle differenze in nome del «vogliamoci bene», dall’altra che scattino escalation conflittuali che non permettano il confronto. Riportiamo in Fig. 5 le principali aspettative emerse a partire dalle quali si è svolto il lavoro di incrocio al fine di definire collettivamente i problemi in ordine alla reciproca definizione di ruoli. La definizione delle ipotesi di azione. Dopo i due incontri mirati alla definizione collettiva dei problemi attraverso lo strumento delle aspettative incrociate, la contrattazione con i gruppi prevedeva altri due incontri per la de-

finizione delle ipotesi di azione conseguenti, da condividere e negoziare, poi, con la dirigenza in un quinto e ultimo incontro. Era inoltre previsto un momento di restituzione del lavoro fatto dai gruppi a tutti i genitori e dirigenti della Società. Le energie profuse dai gruppi nel processo e il percorso che ancora si prospettava ha chiesto all’équipe operativa di elaborare il materiale frutto dei due incontri precedenti e proporre all’assemblea un nuovo strumento a partire da alcune ipotesi di azione già sgrezzate. Ciò ha permesso una minore spesa energetica da parte dei gruppi e una maggiore spinta verso la decisione delle azioni da prospettare al gruppo dirigente. Si è proposta così ai gruppi una polarizzazione nella quale ogni affermazione ipotizzava una azione risolutiva in relazione ai principali problemi delineati negli incontri precedenti. Attraverso tale strumento le persone e i gruppi vengono posti di fronte ad affermazioni

Fig. 5 - LE PRINCIPALI ASPETTATIVE Genitori Cosa ci aspettiamo dagli allenatori • Che gli allenatori sappiano scegliere il modo giusto comunicativo in riferimento al tipo di informazione (personale, di gruppo), motivando sempre le decisioni • Che gli allenatori abbiano attenzione alla gestione del gruppo • Che gli allenatori diano informazioni chiare e dirette, di prima mano; informazioni non per sentito dire, in luoghi, modi e tempi appropriati; stroncare le voci di corridoio • Che gli allenatori siano persone di riferimento positivo per i ragazzi sia sull’aspetto tecnico sia su quello relazionale-educativo Genitori Cosa pensiamo che gli allenatori si aspettino da noi • Che noi genitori rispettiamo il loro ruolo senza interferire • Che diamo massima disponibilità per gli aspetti organizzativi e massima apertura mentale • Che spingiamo i nostri figli a parlare con loro (piuttosto che la telefonata della mamma) • Che non ci sostituiamo ai figli • Che noi genitori sosteniamo le loro ragioni davanti ai figli (a prescindere)

Animazione Sociale

Allenatori Cosa ci aspettiamo dai genitori • Che i genitori decidano, facciano da guida al figlio, facciano riflettere, non diano consigli tecnici • Che i genitori pensino e parlino positivo (che abbiano la buona volontà per creare dialogo e atmosfera positiva) • Che i genitori abbiano ed esprimano fiducia nell’allenatore

Allenatori Cosa pensiamo che i genitori si aspettino da noi • Che noi allenatori si abbia sempre la risposta a tutto e subito, che siamo infallibili (mai nervosi, senza vita privata, sempre fare la cosa giusta) • Che noi allenatori lavoriamo per non creare mai conflitti/per evitare sofferenze • Che noi allenatori trattiamo il loro figlio come «unico» e non parte del gruppo

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strumenti perentorie che chiedono, in una scala bipolare, graduata sul livello accordo/disaccordo, di schierarsi. Lo schieramento – o polarizzazione – permette una differenziazione che stimola il confronto e l’influenzamento reciproco. Quella che abbiamo perseguito è stata una polarizzazione leggera, funzionale ad aiutare i gruppi a: sviluppare il bisogno di concretezza; mantenerlo, tuttavia, legato ai problemi emersi fino a questo punto; non saltare il passaggio necessario sull’orientamento alla soluzione evitando, così, la fuga verso l’implementazione delle azioni. Di seguito riportiamo la scheda sulla quale hanno lavorato i gruppi (Fig. 6). Fig. 6 - LE AZIONI PRIORITARIE 1. Definire e comunicare in modo chiaro luoghi e tempi per la comunicazione allenatori-genitori > eviterebbe «voci di corridoio», informazioni non motivate, disorientamento dei genitori, triangolazioni genitori-allenatori-figli. 0

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Totalmente d’accordo

2. Organizzare momenti formativi e di confronto per e tra allenatori e genitori > aiuterebbe sicuramente a definire, sempre meglio, il ruolo di ciascuno e a costruire relazioni di fiducia reciproca. 0

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3. Costruire insieme (dirigenza-allenatori-genitori) contenuti e modalità per comunicare il meglio possibile a tutti i genitori significati e modi dell’attività sportiva > diminuirebbe il senso di estraneità di molti genitori (basso coinvolgimento) e le interferenze sul piano tecnico. 0

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4. Organizzare insieme momenti conviviali invitando tutte le famiglie > aumenterebbe la partecipazione dei genitori e la collaborazione reciproca. 0

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5. Attivare un «gruppo genitori»di riferimento (per dirigenti, allenatori, genitori) > renderebbe più fluida la co-

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municazione e faciliterebbe occasioni di accoglienza, condivisione, aiuto. 0

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L’elaborazione condivisa di tre azioni. Il lavoro si è svolto a partire da una scelta individuale, per poi passare a confronti e scelte di coppia (genitore-allenatore per quanto possibile), a gruppi di quattro e a gruppi di otto. In plenaria ciascuno dei due gruppi ha poi condiviso la sintesi del proprio lavoro. Lo strumento si è rivelato funzionale a stimolare immagini su scenari possibili di azione, a favorire lo scambio e l’influenzamento, a concentrarsi verso ipotesi sentite vicine ai bisogni individuali e collettivi. Delle cinque azioni analizzate, genitori e allenatori hanno deciso di perderne una (la nr. 4) probabilmente perché già attiva nella Società. Nell’incontro successivo, alla richiesta di aggregarsi sulle azioni secondo il proprio interesse al fine di declinare in maniera puntuale le azioni e andare verso la loro implementazione, l’azione nr. 2 (formazione) viene valutata dal gruppo come trasversale alle altre, e da attivare in seguito a una emersione più mirata dei bisogni. Si costituiscono, perciò, tre gruppi che lavorano per declinare in modo più puntuale le tre azioni individuate, con una condivisione in plenaria alla fine della serata. Azione 1 - Definire e comunicare in modo chiaro luoghi e tempi per la comunicazione allenatori-genitori: la prassi individuata prevede che il genitore che ha bisogno di incontrare l’allenatore del proprio figlio fissi telefonicamente un appuntamento con questo, in modo tale da poter trovare il momento più adeguato nel rispetto delle esigenze di entrambe le parti. Si comunica tale decisione a tutti i genitori attraverso una lettera cui si allega l’orario in cui i genitori possono contattare i singoli allenatori per fissare un incontro. Azione 3 - Costruire insieme, dirigenza-allenatori-genitori, contenuti e modalità per coAnimazione Sociale


strumenti municare il meglio possibile a tutti i genitori significati e modi dell’attività sportiva: si individua uno spazio di co-costruzione tra genitori, dirigenti e allenatori degli incontri di inizio e metà anno che la società propone alle famiglie. Tale connessione permetterà di individuare insieme i contenuti da affrontare e di definire strategie e modalità specifiche, volte a favorire la partecipazione dei genitori. Azione 5 - Attivare un gruppo genitori di riferimento per dirigenti, allenatori e genitori: si riconosce nell’attivazione di un gruppo genitori una risorsa importante per la società , individuando tra i compiti primari quelli dell’accoglienza e del sostegno ai nuovi iscritti, e del ruolo di interfaccia tra genitori e Società (dirigenti-allenatori).

La valutazione del percorso Nell’ultimo incontro, dei cinque previsti dal contratto iniziale, i genitori e gli allenatori hanno chiesto a una rappresentanza della dirigenza feedback e contributi alla riflessione, negoziando e decidendo tempi e modi per l’avvio e il sostegno delle azioni. Contestualmente si è costituito un piccolo gruppo promotore misto per organizzare una assemblea di restituzione dei risultati ottenuti a tutta la SocietĂ . Questa assemblea ha visto anche la nascita di un gruppo formato da genitori che, in connessione con dirigenti e allenatori, monitorerĂ la realizzazione delle tre azioni. Il processo di evaluation si è sviluppato lungo tutto l’arco del percorso permettendo cosĂŹ di scoprire e riconoscere, tra i soggetti coinvolti, il significato e il valore delle trasformazioni progettate e avvenute nel tempo, e i possibili sviluppi futuri. Concretamente, in ogni fase di passaggio – sia nel percorso con il solo gruppo di genitori, sia con entrambi i gruppi – a partire dalla somministrazione di semplici schede con tre o quattro domande, si è rilevata la percezione individuale in riferimento ai contenuti, all’energia investita, alla vicinanza/distanza dai proAnimazione Sociale

pri bisogni, alle prospettive future, per poi socializzarla all’interno del gruppo e dare un significato collettivo a quanto successo nelle diverse fasi del percorso. A titolo esemplificativo riportiamo una delle schede utilizzate (Fig. 7). Fig. 7 - UNA SCHEDA DI EVALUATION 1. Quanto il lavoro fatto ha portato beneficio al mio ruolo di genitore/ di allenatore Per niente 0 1 2 3 4 5 6 7 8 Moltissimo 2. Il processo di lavoro fatto dal gruppo è stato Inutile 1 2 3 4 5 Utile Sterile 1 2 3 4 5 Generativo Ostacolante 1 2 3 4 5 Facilitante Isolante 1 2 3 4 5 Socializzante Freddo 1 2 3 4 5 Caldo 3. Quanto sento che il lavoro fatto dal gruppo ha contribuito a modificare pensieri, atteggiamenti e comportamenti nella vita della societĂ Per niente 0 1 2 3 4 5 6 7 8 Moltissimo 4. Ho fiducia che il percorso fatto avrĂ sviluppi fecondi anche in futuro Per niente 0 1 2 3 4 5 6 7 8 Moltissimo

In questo senso l’evaluation, di fase in fase lungo tutto il percorso, permette di apportare quelle correzioni continue e graduali al processo grazie ai continui feedback dei soggetti partecipanti.

Andrea Pozzobon - educatore esperto in politiche giovanili, familiari e di comunitĂ - coordinatore del Progetto giovani e di comunitĂ di Montebelluna (Tv) - neapozzobon@gmail.com Lucia di Palma - educatrice - operatrice in progetti di sviluppo di comunitĂ , coordinatrice del Progetto giovani di Trevignano (Tv) - dilusia@tiscalinet.it Stefania Visentin - educatrice - operatrice in progetti di sviluppo di comunitĂ - stefyvise@yahoo.it Febbraio


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Partire dagli operatori Le esperienze possono essere una miniera. Ma come estrarre dalla pratica un'“intelligenza collettiva”, per aprire a un cambiamento che non sia sempre buttare all’aria l’esistente, ma riconoscere il senso delle cose che si fanno e su queste innestare qualche cambiamento? A partire da quest'ipotesi si stanno moltiplicando intorno alla rivista i laboratori, dispositivi per produrre tra colleghi conoscenze nei diversi ambiti: dal lavoro di strada agli interventi con minori in difficoltà, dall’animazione con gli adolescenti al costruire reti di scambio nella città, dal lavoro con le nuove marginalità all'educare a scuola...

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