del Presidente - Adele Oldani
1991-2009
Carissimi Soci Come sapete abbiamo tenuto la nostra Assemblea Annuale. Definire la vostra presenza scarsa è decisamente un eufemismo, ma comprendiamo le vostre ragioni, siamo nell’era dell’informatica e molti soci esprimono le proprie idee via e-mail, ma conoscerci di persona è un’altra cosa. Ci piace constatare in compenso che avete aderito all’invito di collaborare maggiormente al News. Bravi! E’ consuetudine durante l’Assemblea annuale fare il bilancio di quanto fatto dal club nell’anno trascorso. Malgrado la situazione economica non eccezionale che costringe molte persone a rinunciare a qualche piccola cosa il numero di Soci è anche aumentato. Come sempre il nostro punto forte è stato il Bollettino (News) che serve da collante tra i Soci ed il Club stesso; sono moltissimi gli attestati che abbiamo ricevuto. Anche quest’anno non è stato possibile organizzare un Raduno e la ragione è sempre la stessa, privilegiare il rapporto con tutti i Soci attraverso un Bollettino e lasciare le esposizioni alla cinofilia ufficiale. Il nostro sito Web ha continuato a migliorare e ad essere il più aggiornato possibile; stiamo studiando altre soluzioni per renderlo ancora migliore e più interattivo, ne sarete informati appena le persone preposte ci daranno notizie precise. Sia il sito che il Bollettino necessitano di collaboratori e questi possono, anzi dovrebbero essere i Soci. Se avete qualcosa da dire fatelo per favore! Spinti dalle richieste o dai suggerimenti dei Soci quest’anno il Club ha trattato in modo particolare i problemi legati alle malattie genetiche, all’allevamento e alla scelta di un buon allevatore. Se abbiamo trascurato qualche aspetto della vita con un Siberian Husky fatecelo sapere e cercheremo di rimediare. Voglio ricordarvi che entro la fine di quest’anno sociale andranno rinnovate le cariche sociali, 15 persone (7 Consiglieri, 4 Sindaci e 4 Probiviri). Il nostro Statuto non prevede la rieleggibilità del Presidente e i Consiglieri possono restare in carica solo per due mandati. Al momento della stesura dello Statuto siamo stati troppo rigidi e fiscali, i tempi sono cambiati e studieremo come adeguarci allo Statuto ENCI (cui per libera scelta facciamo da sempre riferimento) che ci permetterà di fare una piccola “cura dimagrante” che renderà il Club più snello e più agile. Vi informeremo al più presto. Iniziate a mandarci le vostre candidature. L’unico impegno che richiede tempo ed uno spostamento è per il momento la presenza all’Assemblea annuale, ma come detto nell’era dell’informatica, con Skype ed altre future novità potrebbe anche non essere più necessario. Pensateci.
SOMMARIO Estate 2009 Presidente
Adele Oldani Responsabile Commissione Bollettino Coordinamento di Redazione e progetto grafico copertina
Guido Barbieri
HANNO COLLABORATO
Elena Cavazza Cristina Di Domenico Claudio Di Petta Thomas Formaioni Gambini Doriano Mery Iannone Katia Introzzi Franco Milani Adele Oldani Olivia Piacentini Renzo Pirisi Pamela Sancini Elisabetta Scaglia Stefania Zappella Mara Zucchini
Segreteria SHC-Italia via Gobetti 11 21013 Gallarate (VA) tel. e fax 0331 775983 E-mail: info@shcitalia.it http://www.shcitalia.it
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Dal Presidente Un po’ di Storia Dalla Russia con amore Giochi per Siberians Quattro passi nel bosco I Soci raccontano (Alaska, amore mio) I Soci raccontano (Compleanno Ice) I Soci raccontano (Ocean, prima SH) I Soci raccontano (Yari, Asia e Anuk) Alcune precisazioni I Soci raccontano (Niki – neve – Ice) Monte Piana (sleddod escursionistico) Commissione Salute (zecche) Un buon libro da leggere Il Presidente risponde Dalla segreteria
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SIBERIAN HUSKY CLUB - ITALIA CONSIGLIO DIRETTIVO Presidente Vice Presidente Consiglieri
Adele Oldani Guido Barbieri e Luca Brioschi Reginella Mazzina, Laura Pedullà, Olivia Piacentini, Giuseppe Prampolini
COLLEGIO SINDACALE Gloria Di Petta, Cristina Pezzìca, Rosaria Rovito Supplente: Francesco Brusaferri COLLEGIO dei PROBIVIRI Stefano Cavalletti, Silvia Mazzani, Sella Giovanni Supplente: Maurizio Stuppia
Redazione SHC-I NEWS via Montenevoso, 36 21013 Gallarate (VA)
Questo numero del “SHC-I News 2/2009 Estate” viene messo in distribuzione in data 15 giugno 2009 Le opinioni espresse negli articoli non impegnano la redazione della rivista né rispecchiano pareri ufficiali del Club.
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“senza un passato non può esserci futuro”
Charlie Belford Alcune riflessioni sul Siberian Husky di Charlie Belford, membro onorario a vita del Siberian Husky Club d’America, raccolte da Mike Jennings e pubblicate sul Newsletter del SHCA (traduzione Adele Oldani, presidente SHC-I) 3° in numerosissime gare tra le più importanti in Alaska.
Il dott.Charles Belford, famoso musher e veterinario, ha iniziato la sua vita da musher come ‘Sonny’ Belford ai tempi di Seppala e quindi ha occhi che vedono indietro più d’ogni altro musher vivente. “Io non ho conosciuto Fritz, il leader che Seppala ha definito il suo leader migliore”, dice Charlie, “ma ho conosciuto tutti i cani che sono venuti dopo. Infatti, abbiamo ospitato gli ultimi due cani importati dal 1930, Kreevanka e Tserko. Seppala ci ha detto che Kreevanka proveniva dalla Siberia dalla regione del Kolyma. Era più bello e leggermente più veloce di Tserko, che Seppala diceva fosse un cane della Kamchatka. Tserko aveva un’ossatura leggermente più grossa e più resistente, in linea di massima un cane da slitta migliore e ha prodotto cani da slitta migliori”. Il giovane “Sonny” con Seppala come suo mentore, vinse la sua prima gara nel 1931 all’età di 11 anni ed ha proseguito nelle quattro decadi successive e oltre accumulando nel New England ed in Canada 57 vittorie nelle 64 gare cui si era iscritto, piazzandosi inoltre 2° o
“Seppala mi ha insegnato la maggior parte di ciò che so sui cani da slitta e la scuola di veterinaria mi ha insegnato il resto, soprattutto per quanto riguarda la psicologia canina. Ero solito concentrarmi sui cani che non rispondevano agli altri musher. Il mio leader migliore, Timmy of Gatineau, ad esempio, mi è stato venduto per 100$ dicendomi che avrebbe ceduto dopo solo due miglia. E l’ha fatto, ma solo la prima volta che l’ho attaccato. L’abbiamo tolto e riattaccato alcune volte e dopo sei giorni con il mio team divenne il mio leader, secondo me il miglior leader del continente Nord Americano e non gli avevo insegnato neppure un comando”. “Quando devo portare a casa un nuovo cane, prima di mettergli un’imbragatura, passo tre o quattro settimane solo per imparare a conoscerlo, parlandogli e dandoli dei bocconcini. Non esistono due cani assolutamente identici. Potete ‘costringere’ un cane o potete ‘convincerlo’. Alcuni cani hanno solo bisogno che gli si faccia vedere che sanno correre. Spesso re-
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sto sveglio la notte cercando di trovare il modo per far lavorare al meglio un determinato cane. A volte, alla fine, arrivo a ricostruire completamente un cane, sia la sua mente che la sua struttura. Se un cane ha un anteriore stretto ad esempio, uso un’imbragatura larga e piatta sul petto per allargarlo. Se ha il petto un po’ largo uso un’imbragatura con un’unica fettuccia. A volte mi faccio prestare un cane da qualcuno e dopo un anno il proprietario non lo riconosce neppure”. Charlie era così vincente e famoso che venne creato un “Club per battere Belford” composto da Bill Shearer, Bill Belltete, Tat Duval e Rolly Lombard. L’avevano persino raggirato e convinto a comperare per 25$ un cane che avevano addestrato in segreto a buttarsi per terra non appena sentiva il suono di un fischietto per cani. Per caso Charlie scoprì il trucco una volta che stava allenando vicino ad alcuni cacciatori che utilizzavano fischietti ad ultrasuoni. Charlie ricondizionò e riaddestrò il cane e batté Shearer subito nella gara successiva. “Quando ho superato Shearer” ricorda Charlie, ”mi sono voltato e lui era là che soffiava nel suo fischietto con tutte le sue forze. E ogni volta che lui fischiava la punta della mia slitta si alzava perché il cane tirava con tutte le sue forze. Abbiamo battuto Shearer di sei minuti”. A proposito di cani “Il Siberian Husky è stato portato in Alaska, puro e semplice, per fare gare, e le mie ricerche mostrano che questi cani erano utilizzati per gare anche in Siberia. Di sicuro i cani che Seppala aveva preso con sé erano assolutamente i migliori cani da corsa di quei tempi. “Ho preso il mio primo cane nel 1929, una femmina di nome Mona che ho accoppiata con Belford’s Wolf per produrre una delle due femmine che troverete dietro a tutte le linee di cani da slitta da corsa. Il suo nome era Nana. L’altra femmina che troverete in tutti i pedigrée dei Siberian Husky da corsa è Sigrid, e anch’essa proveniva dal mio allevamento. Quei Seppala Siberian Husky erano piuttosto diversi dai cani che vediamo oggi, sia per
struttura che per temperamento. Ho visto i Siberian Husky di Seppala arrivare alla linea di partenza e restarv, immobili, non avevano le code che si agitavano, non saltavano. Non sapevate se si sarebbero mossi o no. Ma quando chiedevi loro di farlo, semplicemente lo facevano”. “Tutti i primi cani erano piuttosto piccoli. I più grandi erano Belford’s Wolf e Bonzo of Seppala che raggiungevano rispettivamente 22,6 e 24 kg e Wolf (stando a quello che Seppala ci ha detto) aveva un piccola parte di Malamute in lui. Mi piacevano i maschi sui 20,4 kg e le femmine sui 18 kg. In questo modo si ottengono cuccioli più robusti. Naturalmente io non amo nulla più di una slitta trainata da 16 cani e cerco di avere quattro tipi di strutture differenti: dai cani più leggeri e veloci attaccati davanti ai cani di buona taglia nella posizione ‘wheel’. Una femmina veramente brava è migliore di qualsiasi maschio, ma ce ne sono poche; la maggior parte è tutta velocità e niente potenza. “Lo Standard attuale è perfetto, suppongo, ma è troppo aperto a variazioni e interpretazioni. Va leggermente alleggerito. Così molti cani da esposizione sono costruiti come Malamute, gambe più corte, petti più grandi, groppe più piatte, perché sono costruiti per trottare e non per utilizzare il ‘lope’ (andatura in tre tempi leggermente più veloce del trotto ma meno veloce del galoppo, chiamata anche ‘canter’ N.d.T.) “Io cerco un piede ovale con dita non eccessivamente arcuate; se le dita sono troppo arcuate avrete un piede da gatto, un piede rotondo. Inoltre mi piace un collo con un arco che io definirei moderato. Se avete troppo arco, come in certi cani da esposizione, il cane correrà in posizione alta, non abbasserà la testa sufficientemente da correre basso nel modo in cui io voglio vederli correre. Mi piacciono i piedi anteriori leggermente ‘in fuori’ così quando i cani corrono e li abbassano essi sono diritti e non si girano. Voglio una spalla inclinata all’indietro di 35 gradi, un’inclinazione delle ossa pelviche di 35 gradi e i maschi devono es-
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sere il 10% più lunghi che alti, misurati nella parte inferiore del cane, dallo sterno al pube. Inoltre mi piace vedere un’inclinazione di 1015 gradi sui pasturali anteriori e non amo garretti posteriori troppo lunghi. DEVO inoltre vedere chiaramente i gomiti sotto il torace. Se non li vedo distintamente sotto il petto di un cane, non lo provo neppure. “Quella che cerco è la ‘rolling power’, non la potenza di tiro. I Siberian Husky sono dei ‘loper’ e un team ben allenato e ben equilibrato si muove come una singola onda. In allenamento normalmente io porto circa 16,5 kg per cane, ma quando sono in gara cerco di abbassare il carico a 5 kg. Inoltre io parlo molto ai miei cani durante l’allenamento, ma mai quando corro; in quel momento si tratta di lavoro. “La maggior parte di quello che so sui Siberian Husky l’ho imparato da alcuni segreti che Seppala ha rivelato a mio padre in pagamento di un debito. Penso che abbiano avuto molto a che fare con il mio successo e con il successo di Lombard. 1. I Siberian Husky hanno le punte delle orecchie arrotondate; le punte appuntite indicano sangue di Malamute 2. Se volete vincere una gara non lasciateli trottare; se trottano non sono abbastanza veloci 3. Se volete vincere una gara con un team di Siberian Husky non percorrete mai meno di 26 km. 4. Cercate un’ampiezza di tre dita tra le scapole; se ve n’è di meno il cane sentirà molto male alle spalle 5. Cercate un’ampiezza di quattro dita tra gli arti battuti anteriori 6. Se un cane ha tre dita di ampiezza tra le scapole e quattro dita di ampiezza tra gli anteriori ha sufficiente torace e non c’è altro da cercare a questo proposito 7. I cuscinetti color limone sono i migliori, seguiti in quest’ordine dai neri, dai a macchie, arancio e rosa
8. Mettete i cani che iniziano a muoversi con il piede destro alla sinistra della ‘gangline’ e viceversa 9. Permettete ai cuccioli di correre dietro alle madri a partire dai due mesi in poi 10. Un Siberian Husky con proporzioni perfette ha la scapola, l’omero, l’osso pelvico e il femore approssimatamene della stessa lunghezza (più o meno una spanna o circa 20 cm in un cane di taglia media) con radio e tibia più lunghi del 30-33%”. Guardando indietro La storia più tragica che Charlie racconta è a proposito di una cucciolata di sei cuccioli nati da una sua vecchia femmina, Bijou (“l’unico cane che ho visto correre in discesa con le orecchie appiattite, la coda tra le gambe, cioè volando e questo mi piaceva”). Charlie aveva 15 anni e lui stesso aveva studiato l’ accoppiamento ed era molto orgoglioso della cucciolata. Quando il New England Sled Dog Club lo sfidò a partecipare ad una gara, come capitava spesso, si presentò con questi sei cuccioli di otto mesi, uno dei quali correva in testa con il padre di 17 anni. Era una gara di 35,5 km e Charlie li sconfisse sonoramente. Come lui dice “Non avevano mai visto una cosa simile” Purtroppo durante quella manifestazione i cuccioli contrassero il cimurro (probabilmente causato da un vaccino sperimentale) ed in sei settimane egli li perse tutti, uno alla settimana. “E questo, dice Charlie, è quello che mi ha fatto prendere la decisione di diventare veterinario”. Nessuno sa che cosa ci sia stato alla base dell’enorme successo di Charlie. Bill Shearer affermava che era la sua voce che arrivava all’essenza e rinvigorire qualsiasi cane. La leggendaria musher Jean Bryar diceva sempre che era semplicemente perché Charlie era in primo luogo un mezzo cane (“Era il suo modo per darmi del ‘figlio di un cane” dice ridendo Charlie). In effetti la sua particolare magia sembrava così incredibile a qualche membro del New England Sled Dog Club che iniziarono a girare voci che egli facesse cenni d’intesa ai suoi cani. Allora il presidente del New En-
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gland Sled Dog Club, un caro amico di vecchia data di Charlie, convocò un’assemblea speciale e si rivolse a tutti i soci in questo modo: “Quanti tra voi allenano sotto un forte acquazzone? (Non si alzò neppure una mano). Bene, Belford lo fa. Quanti di voi allenano i cani a mezzanotte? (Di nuovo nessuna mano). Belford lo fa. Quanti di voi allenano sei giorni la settimana? (Nessuna mano alzata) Bene, Belford lo fa. E questa fu l’ultima cosa che qualcuno ebbe a dire a questo proposito. Charlie stesso, avrebbe attribuito probabilmente il suo successo al fatto di avere iniziato la sua vita da ragazzino gracile e runty con un cuore malato che si riteneva dovesse morire nel 1943. Aveva più cose da dimostrare e supe-
rare le avversità diventò per lui qualcosa che gli riusciva in modo naturale come respirare. ARDIRE, ecco come Doc Lombard chiamava questa qualità nei Siberian Husky e a questo proposito può darsi che Charlie sia davvero mezzo cane o per lo meno mezzo Siberian Husky. Charlie ha vinto la sua ultima gara nel 1973, l’Alaskan State Championship e ha percorso la sua ultima gara nel 1976, 47 anni dopo aver acquistato il suo primo Siberian Husky e 27 anni prima di avermi concesso gentilmente questa intervista, non male per un ragazzino mingherlino, più piccolo del normale e con un cuore malato.
Charlie Belford's team racing at Lake Placid, NY, in 1952 Timmie of Gatineau at lead,Zoar/Majic point, Otto of Gatineau/Minka, Patty(?)/Nanna II, Bruno of Gatineau/Teddy of Gatineau wheel
Dr. Charles H. Belford, D.V.M. Laconia---Dr. Charles H. Belford, D.V.M., 85, of 164 Tiffany Drive, died at the Lakes Region General Hospital on Saturday, September 17, 2005. Dr. Belford was born December 1, 1919 in Laconia, NH, the son of Alexander G. and Albina (Vigneault) Belford.
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di Franco Milani In lingua russa Laijat significa abbaiare ed il nome di questi cani, generalmente da caccia, deriva non dal fatto che siano degli abbaioni insistenti ma dal loro caratteristico e potente modo di segnalare il selvatico una volta che è stato “fermato”. I laika sono più un genere, un tipo che un gruppo di razze, tanto che nel paese di origine il termine ha ormai assunto un significato molto simile a quello che noi attribuiamo alla parola spitz. Molti cani di tipo spitz sono in realtà laika che hanno preso il nome del paese di origine: Norsk elkound, Jamthound, Spitz finnico, l’Akita; addirittura il Samoiedo è fortemente affine ad una altra razza conosciuta come Laika di nenetes e i cani che hanno dato origine al Siberian Husky nel paese d'origine erano chiamati Laika dei Ciukci. Le razze Laika sono circa una ventina disseminate su tutto il territorio russo per la maggior parte utilizzate per la caccia ma anche da "pastore" e da slitta. Quelle riconosciute a livello internazionale sono il Russo-Europeo che è praticamente la versione russa del Cane da orso della Carelia. Circa 50 cm al garrese e colore bianco o nero o bianco/nero.
C'è poi il mio il West Siberian Laika un po' più grande e più lupino tra i laika, colore qualsiasi (non ho mai visto però nero focato). Esistono due varietà una un po’ più compatta e con struttura più pesante (Hanty) e una con struttura più leggera (Mansi) e tipi intermedi tra le due. Infine c'è anche il East Siberian Laika, il più grande e potente dei laika, qualsiasi colore anche nero focato. Esiste anche il laika Carelofinnico ma ad oggi non è stata riconosciuta a livello internazionale come razza perchè assolutamente identico allo Spitz Finnico. Piccolo 40-45 cm al garrese e rossiccio. Anche lui molto eclettico come cane tanto da essere utilizzato sull'alce ma preferito per la caccia ai tetraonodi (cedrone e gallo forcello) e al castoro.
West Siberian Laika
In questo articolo tratterò le caratteristiche comuni alle tre razze da caccia riconosciute.
Laika Russo Europeo (proprietà Alessio Ottogalli) Cane impegnato nell’ambito del monitoraggio dell’orso in Friuli
I cani di tipo Laika sono dunque nordici e primitivi. Sono lupoidi molto simili al siberian husky ma con arti leggermente più lunghi e quindi con aspetto più leggero. In base alla somiglianza del tipo vengono chiamati “tipo volpino”, “tipo sciacallo” o “tipo lupo”. Sono cani rimasti praticamente immutati da 15000 anni a questa parte, tanto da essere indistinguibili dal tipo di cane ritrovato negli inse-
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diamenti russi e natufiani di 13-15 000 anni fa appunto. E' considerato quasi un protocane con tutto ciò che ne consegue. Sono estremamente selvaggi nelle reazioni e nella comunicazione e se mal gestiti divengono ingovernabili e fastidiosi (ma solitamente non pericolosi). Da adulti sono delle vere proprie belve per forza e volontà nei confronti del selvatico (devono vedersela con orsi, linci, ghiottoni e alci e in passato anche con la tigre siberiana) e degli agnelli nei confronti dell'uomo. Hanno un aspetto e un carattere selvaggio, molto lupino: da cuccioli sono dei veri e propri diavoli sempre pronti a litigare e a lottare tra loro. Le mamme hanno un bel da fare a gestire queste cucciolate che per fortuna sono generalmente poco numerose, devono stare attente che i piccoli attivissimi e molto coordinati non si mettano nei guai o non esagerino tra loro. La severità delle mamme Laika è proverbiale ed è impressionante assistere al loro modo di educare i giovani. Il giovane Laika deve poi essere gestito in modo idoneo dai futuri proprietari, ha bisogno di molto contatto e di estremo rigore nell’educazione.
Fin dai primi giorni deve essere chiaro che ci sono comportamenti sgraditi e tali non devono venire permessi. Il cucciolo tenterà in ogni modo e cercherà ogni occasione per fare il furbo e sottrarsi alle regole che devono essere mantenute con coerenza. Sono cani che hanno bisogno di molto moto e di stimoli intellettuali per sfogare la loro grande energia. Si sentono appagati se riescono a passare molto tempo con il loro branco e se è data loro la possibilità di esplorare ampi territori, senza fretta.
Bisogna però porre attenzione alla loro spiccata indole predatoria che non si limita a tracciare e segnalare ma li spinge a confrontarsi direttamente. I giovani cani potrebbero non esitare ad attaccare un cinghiale, un tasso od una volpe con conseguente pericolo per la loro incolumità o mettere in pericolo il vostro conto in banca se dovessero mettere le zampe su un pollaio o un gregge (ma questo credo che non vi sorprenda). A differenza delle razze derivate da una recente ibridazione con il lupo sono cani molto socievoli e affatto timidi. Risultano anche molto più collegati al "master", ad esempio durante le passeggiate, rispetto ai cani da slitta tipo Husky e durante le loro esplorazioni mantengono sempre il contatto con il proprietario tornando spesso a controllare la posizione del nucleo familiare. Anche il comando di richiamo è spesso ascoltato dal cane, magari non con la prontezza di un border collie. In genere in età adulta raggiungono un equilibrio notevole e riescono ad adattarsi a situazioni tanto diverse quanto inaspettate. Nonostante la loro atleticità ed energia da adulti sono molto calmi e posati, capaci di ben comportarsi in ambiti cittadini in mezzo alla gente. L’aggressività nei confronti dell’uomo non affatto tipica ne’ desiderata, altrettanto non si può dire di quella intraspecifica. Si tratta di cani tendenzialmente dominanti e lo scontro, specie con soggetti dello stesso sesso, non è improbabile. Vorrei a questo punto parlarvi della gestione della razza da parte dell'ente russo. Queste razze sono gelosamente gestite da almeno 70 anni in modo che rimangano cani da lavoro. Sono stati seguiti i primi cani raccolti nei villaggi a nord degli Urali, misurati e pesati nelle varie fasi di vita, studiati in modo molto rigoroso e scientifico anche le attitudini e i caratteri dalla facoltà di Medicina Veterinaria della città di Kirov. Prima 400 poi un migliaio di cani esaminati nel grande “Allevamento” di Stato sono stati i ad esempio capostipiti della razza della Siberia Occidentale.
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Nel paese di origine sono cani molto popolari in tutta la zona della Siberia dal confine con la Finlandia ai fiumi Yenisei e il lago Baikal e oltre verso Bering. Sono i cani delle tribù aborigene della Siberia e tenuti in gran conto dai cacciatori della taiga russa. Hanno la peculiarità di essere cani molto eclettici, utilizzati per la caccia grossa (orso, lince, ghiottone, alce) e quella piccola (zibellino, martora, gallo cedrone castoro etc), sono gli inseparabili compagni delle famiglie dei villaggi aborigeni e dei cacciatori professionisti. In quell'area la caccia non è un hobby ne' uno sport, è sopravvivenza e per praticarla viene usato questo tipo di cane. Il collegamento tra la famiglia e il cane del cacciatore è molto stretto ed esistono canzoni e poesie popolari molto belle su questo aspetto.
che a pochi euro (40-100) mentre gli adulti addestrati e brevettati arrivano a cifre molto alte (30-40000 euro). I cani vengono in genere venduti a cacciatori o persone che hanno la possibilità di fare lavorare il cane e raramente alle famiglie come pet dog. E' una regola accettata da tutti, o quasi, gli allevatori. Non esistono tipi da esposizione o da lavoro a nessuno interessa questo cane per la sua seppur indubbia bellezza. Alle mostre vengono portati semplicemente dei cani che lavorano che piacciano o meno non interessa molto e i giudizi vengono accettati con filosofia, in fondo l’importante è che il cane sia giudicato in tipo.
Il mio Indi a 4 mesi
“Expo” di Laika a Mosca
Dal mondo del Laika gli show e le expo vengono considerati solo come l'ultimo passo per la qualifica del cane, invece viene data molta importanza all'addestramento e all'effettivo conseguimento dei titoli e brevetti di lavoro. Leggendo la genealogia di un Laika su un qualsiasi pedigree non si riconoscono antenati famosi o linee di sangue, spesso i cani vengono indicati solo con il loro nome ma compaiono tutti i brevetti conseguiti. I cuccioli hanno praticamente valore nullo e vengono venduti an-
Altra particolarità è la buona salute di cui godono queste razze. Non esistono ad oggi patologie tipiche della razza. E' forse l'unico gruppo di razze che presenta prevalenze (=% di soggetti malati sulla popolazione) di patologie a carattere genetico inferiore alla media della popolazione canina. In soldoni vuol dire che un Laika ha sempre meno probabilità di ammalarsi di una malattia a componente genetica di un altra qualsiasi razza. Questo risultato è stato ottenuto grazie a tre principali fattori. Primo si tende a mettere in riproduzione solo animali che hanno ampiamente dimostrato il
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loro valore e vigore a caccia, e questo avviene in genere tra i 3 e i 7 anni di età (se vi fossero patologie salterebbero fuori prima). Secondo: si è partiti da un numero molto alto di progenitori e si continua ad immettere sangue nuovo prelevando cani tipici dai villaggi della Siberia. Infine immettendo anche nel recente passato sangue del progenitore selvatico, il lupo con alterne fortune dovute al fatto che comunque gli ibridi risultavano di difficile gestione. Il risultato è quello che ho descritto sopra. Di fatto se andrete a guardare le foto dei vari siti noterete anche che c'è una certa eterogenicità nel tipo. Alcuni laika sembrano dei malamute, altri dei volpini altri degli husky etc. Questo non è affatto un problema per i cacciatori, basta che i loro cani siano sani e bravi ed io condivido appieno questa filosofia.
Ringraziamenti Sauro Rani allevatore di Indi (il mio West siberian laika) Alessio Ottogalli (allevatore di Laika Russo europeo) Vladimir Beregovoy Massimo esperto mondiale di razze Laika e presidente del PADS Bibliografia Vladimir Beregovoy, 2002 Hunting Laika Breeds of Russia Voilochnikov, A.T. & Voilochnikov S.D., 1982 Hunting Laika
Siti Web http://www.laikaladies.com/start_english.html http://www.laikabreeds.multiservers.com www.westlaika.net (Sauro Rani) www.pads.ru
Franco MILANI
Tutto questo per arrivare a raccontarvi un po’ della mia esperienza con “Indi” Di questi primi 3 mesi. E di come sia felice e onorato di possedere un west siberian laika.
l’allevatore Sauro Rani che un amico e addestratore di laika Alessio Ottogalli.
Le prime tre settimane sono state dure, molto dure. Non riuscivo ad entrare in sintonia con il tipo tosto e selvaggio che era ed è.
Poi è capitato, siamo arrivati allo scontro: un giorno che mentre lo facevo scendere dal divano mi si è rivoltato (aveva 3 mesi la bestiolina), si è girato verso di me e con un ringhio ha tentato di mordermi la mano.
Ci sono state forti incomprensioni tra noi e per un momento ho anche pensato di aver rovinato un cane e che avrei dovuto riportare “Indi” all'allevatore. Ricevevo segnali contrastanti, mi si sottometteva ma a volte mi ringhiava. Durante la prima settimana ci sono stati due giorni nei quali ogni volta che lo sgridavo e dicevo “NO” mi rivolgeva uno sguardo torvo e un ringhio sordo e continuo. Con Tommaso, mio figlio di 22 mesi, e Beatrice, mia moglie, anche peggio. Non ho mai voluto alzare le mani su di lui ma ho rischiato di perdere la pazienza varie volte; per fortuna mi sono stati vicini e mi hanno consigliato sia
L'ho preso per la collottola e l'ho schienato con il cucciolo che urlava di rabbia, dopo qualche secondo ha cominciato a piangere e guaire spaventato, è passato quindi ad un uggiolio sommesso e si è tranquillizzato. Allora l'ho mollato. Il tutto è durato un paio di minuti. Gli allevatori mi avevano insegnato questa manovra e mi avevano avvertito di non mollare fino a che si fosse tranquillizzato. Gli allevatori russi dicono che di solito basta una o due volte nella vita del cucciolo e che se la cosa dura meno di 5 minuti non c'è da preoccuparsi, il cane sarà un buon cane equilibrato.
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Da quel giorno la mia vita con “Indi”si è trasformata in una avventura bella e felice. Il cane ha trovato pace e tranquillità e un ruolo ed una posizione sociale in famiglia. Con Tommaso è calmo e rilassato, si abbracciano e giocano. Con Beatrice a volte rimane in venerazione e quando la rivede dopo un giro con me le fa sempre un sacco di complimenti. Non mi ringhia più neppure se gli tiro via il cibo (che magari trova in giro) di bocca piuttosto scappa. E' diventato un tipo tranquillo e posato, forse anche troppo per essere un cucciolo di 5 mesi (49-50 cm X 15,2 kg). Credo sia anche molto appagato: vive nella nostra famiglia e rimane isolato veramente poco. Inoltre facciamo dei gran giri con ogni tempo e clima. Almeno due volte a settimana facciamo passeggiate nel parco del Ticino (da 16-25 km) in piena natura, restiamo fuori anche 3-4 ore in silenzio. Siamo stati inseriti nel programma di monitoraggio dell'orso in Lombardia con una decina di uscite di addestramento da fare tra Lombardia, Friuli e Slovenia. La sintonia tra noi è notevole, non perfetta ma notevole tanto che a volte esegue degli ordini che non ho mai insegnato, semplicemente comprende quello che voglio da lui e lo fa, se non ha in testa altre cose (è pur sempre un nordico). Di cose da raccontare ce ne sono, mi ha già scovato dei tassi (per fortuna non ha attaccato lite sennò me lo scuoiavano!!!) e “predato” qualche piccolo roditore; ha imparato che deve segnalarmi tutte le tracce odorose che avverte (feci, urina, peli, predazioni, scavi etc) anche se a volte esagera e mi segnala le cacche dei piccioni in paese! Insomma sono felice del cane e di come si è inserito nella nostra famiglia.
Ci sono pochi giudici esperti e comunque il tipo non è ben fissato, continuano a rinsanguare con cani dei villaggi, ci sono laika grossi e potenti, altri magri e quasi greyoidi. Il cane sembra molto atletico: a tre mesi saltava i fossetti, ieri per raggiungere il balcone ha saltato mio figlio di 22 mesi che si trovava davanti alla porta (è alto 86 cm), siamo rimasti a bocca aperta per venti secondi io, Beatrice, mia madre e mio padre (meno male che avevo i testimoni). Il galoppo è potente e il trotto molto rapido con poca sospensione. In realtà non ha la famosa doppia W rovesciata del malamute. Probabilmente perchè è più corto e più alto, con arti più lunghi di un Alaskan (non deve trainare). Quando trotta i posteriori sopravanzano gli anteriori e il cane assume una postura un po' laterale con le impronte dei piedi leggermente fuori asse (a destra o sinistra) rispetto agli anteriori. Ho letto che la cosa è considerata normale ed è presente anche in alcuni Lupi, specie da immaturi. Lo stop è poco marcato come piace a me e gli da un aspetto da volpe. Il pelo è ancora da cucciolo con poco sottopelo ma si vede già il bel collare folto tipico dei Laika del nord degli urali. Questo non è tutto ma è quello che volevo raccontarvi di “Indi”. Un cane primitivo, selvaggio. Il mio cane.
Com'è esteticamente? Non lo so, pensavo di portarlo in esposizione prima o poi ma fino a che non ha 9 mesi mi basta il giudizio dell'allevatore che mi ha dato “Indi” (se non diventa un campione smetto di allevare laika) e di un altro allevatore (meraviglioso, il cane c'è tutto: testa e angoli, carattere...). Io non so, non sono molto interessato al mondo delle esposizioni ma non per snobismo, è che credo che questa razza sia poco giudicabile.
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di Andrew Peterson Oltre che giocare alla lotta con gli altri cani, rincorrere il gatto del vicino e masticare i vostri mocassini, vengono qui presentati altri giochi ed attività mediante le quali il vostro Siberian può divertirsi! La noia e la mancanza di attività sono due dei fattori più importanti che favoriscono l'insorgenza di problemi comportamentali come per esempio il masticare e lo scavare in modo non appropriato. Se il vostro Siberian si trascina per casa senza far nulla, se talvolta bisticcia con gli altri cani (o se solo talvolta gioca un po' troppo rudemente) o se sembra generalmente inquieto, il problema potrebbe essere che non abbia sufficiente esercizio, sia fisico che mentale. Una insufficiente stimolazione mentale in particolare può portare a comportamenti più gravi come il rincorrersi la coda e il leccarsi di continuo, e se non si agisce subito, possono diventare comportamenti stereotipati e andare avanti fino a causare vere e proprie patologie. E' una sfida quotidiana quella di trovare sempre cose nuove da far fare al vostro Siberian per tenerlo sempre felice ed soddisfatto, per cui in questo articolo vengono proposti alcuni “divertimenti” che intratterranno e, speriamo, stancheranno il vostro Siberian. Dopotutto, un Husky stanco è un Husky che sta bravo. Sebbene vengano qui menzionate alcune marche di giochi, ci sono molti prodotti sul mercato che sono uguali se non migliori di quelli qui presentati e sarebbe difficile raccomandare una marca piuttosto che un'altra. Kong. Il Kong è un piccolo gioco da masticare, cavo, fatto di gomma naturale, praticamente indistruttibile, un gioco da masticare perfetto per qualsiasi tipo di cane. Tutti i proprietari dei Siberians sanno quanto i Kongs siano di aiuto, un Kong ben riempito è un bel modo per far mangiare e per impegnare il vostro Husky.
Sono disponibili sul sito della Kong Company molte ricette deliziose. Semplici ricette prevedono di spalmare del burro di arachidi dentro il Kong, o riempirlo con croccantini e tappando i buchi con del formaggio. Ci potrebbe volere un po' di tempo al vostro cane prima che si abitui al Kong, se non ci ha mai giocato prima, ma pochi giorni passati a “lavorare” su questo Kong al burro di arachidi, così tremendamente delizioso, dovrebbero renderlo completamente dipendente. Ci sono inoltre un sacco di forme differenti di Kong, come le “Biscuit Balls”, “Dental Kongs” e Kong legati a delle corde. I Kong possono essere costosi talvolta, ma ne valgono veramente la spesa e durano per anni anche nelle “mani” del cane più distruttivo. Buster Cubes. Questi giochi sono conosciuti con molti nomi, ma essenzialmente sono tutti uguali, un gioco di media grandezza, cavo all' interno, entro cui si possono mettere dei croccantini, di modo che quando il cane lo fa rotolare per terra, i croccantini escono uno dopo l'altro. Un bel modo per impegnare il vostro cane per cena! Anche se non mettete l'intera razione della sera dentro il Buster Cube, la mezz'ora che passano a cercare di tirare fuori il cibo da lì dentro, significa mezz'ora in meno di noia. I Buster Cubes vengono costruiti in vari modelli e dimensioni, ed è possibile metterci
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dentro la maggior parte dei croccantini in commercio. Il top dei modelli attualmente commercializzati è provvisto di una regolazione che permette di scegliere la facilità con cui i croccantini escono da dentro.
Alcune varianti alle ossa di corda sono le bistecchine di plastica attaccate alla corda, i Kong legati alla corda, gli anelli di corda e ossa di corda con le maniglie indicate specialmente per il tiro alla fune! La caratteristica migliore di questo tipo di giochi è che sono in genere abbastanza economiche, durano tanto e sono si possono mettere tranquillamente in lavatrice quando si sporcano. Oggetti masticabili e commestibili.
Una volta che il vostro cane ha capito il funzionamento del Buster Cube, sono in grado di passarci ore al giorno a tentare di guadagnarsi il cibo. Osso di corda. Questi sono i giochi preferiti dai cuccioli che sono in fase di dentizione. Le ossa di corda sono costituiti da pezzetti di corda appunto, in genere di cotone, legati insieme da dei nodi ad entrambe le estremità, e aventi i bordi finali tutti sfilacciati. Se il vostro Husky inizialmente non è interessato all'osso di corda, provate a spruzzarci sopra del brodo di pollo per renderlo più appetitoso.
Le ossa di corda sono ottimi anche per giocare al tiro alla fune, un gioco particolarmente gradito agli Husky. Siate sicuri di poter gestire il gioco e di vincere almeno di tanto in tanto!
Da sinistra a destra: pelle compressa, tre tipi di biscotti (marrone, verde e giallo), un osso di pelle, due ciambelle di pelle (rosso e incolore), un Dentabone®, un orecchio di pelle, e pelle con manzo. La cosa fondamentale da ricordare quando date al vostro cane bocconcini commestibili è di non dargliene troppi e di tenere presente quanti ne mangiano in modo da ridurre la loro razione normale. Alcuni bocconcini durano di più di altri, ma la pelle compressa è quella che dura di più. Sebbene alcuni di questi bocconcini possono essere costosi come le orecchie di pelle, uno di questi alla settimana probabilmente non vi farà andare in rovina. Ogniqualvolta date al vostro cane un bocconcino da masticare specialmente se duro, è sempre bene controllare che tutto vada bene. Nylabone. Un Nylabone è un giochino di plastica a forma di osso fatto apposta per essere masticato. Spesso ricoperti con piccoli puntini protuberanti ravvicinati, che aiutano a ripulire i denti del vostro cane mentre mastica e, benché il materiale con cui sono fatti non è tossico, se il vostro cane tenta di masticare dei pezzetti staccati, non glieli fate mangiare. I Nylabones sono ottimi per dare un cambio alle cose che il
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vostro cane può masticare, e sono perfetti anche per i cuccioli durante la fase di dentizione. I Nylabones si trovano anche aromatizzati; l'aroma viene infusa con la plastica durante la fabbricazione e dura per anni. Quando scegliete un Nylabone o un prodotto simile, sceglietene uno piccolo abbastanza che si aggiusti bene alla bocca del vostro cane ma grosso abbastanza di modo che non venga distrutto troppo facilmente. I Nylabones si trovano in un'ampia varietà di forme e dimensioni, ed esiste anche un Nylabone a forma di frisbee.
Infine, come gioco speciale, potete prendere un pupazzetto di peluche di seconda mano da Op Shop o presso un altro negozio dell'usato, per pochi dollari. Questo giochi imbottiti rappresentano un vero tesoro, ed è probabile che il vostro Husky possa diventare molto legato ad esso, e che voglia portarselo dappertutto. Togliete qualsiasi occhio, etichetta, nasi o altri pezzetti di plastica dura dai giochi prima di darli al vostro cane. Con tutta probabilità diventeranno uno degli oggetti a lui più cari. Molto importante, non lasciate mai il vostro cane incustodito con un gioco imbottito, mai, poiché non sono giochi che possono essere masticati senza pericolo per molto tempo. Tradotto da Claudio Di Petta con il permesso dell'autore, si ringrazia www.Sibes.Org Conosciamo il sito Sibes.Org (http://www.sibes.org/) Di cosa si tratta:
E il resto. Provate a dare al vostro Siberian barattoli vuoti di burro d'arachidi con cui giocare, o altri barattoli o bottiglie fatte con plastica P.E.T. Benché questo tipo di plastica sia praticamente indistruttibile, togliete ogni tappo o anello vicino all'apertura, ed eliminate ogni sorta di etichetta. E tenete sempre sott'occhio il vostro cane. Potete provare a comprare anche una scatola di stracci (li potete trovare nella maggior parte dei supermercati) e avvolgete, in diversi strati, dei biscotti o altri bocconcini, facendo quanti più nodi potete vicino ai margini per tenere al sicuro il contenuto. Guardate quanto tempo passa il vostro Husky a sbrindellare e ad aprire il tutto. Serviranno solo pochi minuti ma può dare una mezz'ora di svago. Ovvio, non fate giocare il vostro cane con questo gioco se pensate che ci sia la possibilità che possa ingerire i pezzi di straccio, ma la maggior parte dei cani saranno molto più interessati ai bocconcini ivi contenuti e non penseranno minimamente a mangiare l'esterno.
Sibes.Org è stato fondato da un piccolo gruppo di proprietari ed amanti del Siberian Husky, che si erano conosciuti attraverso la community di SIBERNET-L, per fornire informazioni gratuite, obiettive, complete e basate sull'esperienza diretta, su tutti gli aspetti del Siberian Husky. Questo sito internet è rivolto a tutti voi, i proprietari di Siberian Husky. Se avete già a casa un Siberian, o se state pensando di aggiungerne uno alla vostra famiglia, sia che siate un professionista che lavora con i cani o semplicemente un'amante del Siberian Husky, sia che li alleniate, che li portiate in esposizione, che li facciate riprodurre, che li facciate gareggiare o semplicemente che amiate gli Husky, questo è il sito che fa per voi. Noi amiamo gli Husky, amiamo tutto di loro, spero che anche voi proviate lo stesso. Date un' occhiata al sito, troverete una gran quantità di informazioni messe a disposizione da persone di tutto il mondo che condividono tutti lo stesso interesse: Il Siberian Husky. Sibes.Org è No-Profit Ci affidiamo sulla generosità dei volontari che mettono a disposizione il loro tempo per mantenere gratuitamente il sito, e siamo orgogliosi del fatto che siamo indipendenti e non abbiamo soci commerciali o sponsor da accontentare. Avere un Husky non è sempre facile, ed il nostro obiettivo è quello fornire quante più informazioni ed aiuto e quante più risorse possiamo per il bene degli Husky e dei loro proprietari, di ogni parte del mondo. Gratuitamente.
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Passeggiata con i nostri adorati cagnoloni per i sentieri del Parco del Ticino e della Valle del Boia due ore tranquille per arrivare alla zona pic-nic (x pausa pranzo) poi altre due per il rientro con un percorso completamente diverso.
Le impressioni di alcuni partecipanti
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er noi ed i nostri due cani, Bice e Cognac, quello di domenica 22 marzo è stato il primo incontro con il Siberian Husky Club Italia ed alcuni dei suoi membri che fino a quel momento conoscevamo solo virtualmente attraverso internet.Finalmente una bella giornata da passare insieme ad amici che come noi condividono l'amore per questa fantastica razza e con cui abbiamo potuto trascorrere qualche ora fuori dal caos cittadino, immersi nella fantastica cornice del Parco del Ticino e della Valle del Boia. Partiti da casa di buon ora per paura di arrivare tardi, e grazie al nostro fedele navigatore, siamo arrivati davanti alla sede del Club.
Da li a pochi minuti si è formata una piccola carovana di Siberian Husky e relativi padroni muniti di zaino e pronti per una sana passeggiata: in testa il capo spedizione Guido con la sua bellissima cagnolona (12 anni) che apriva il percorso scegliendo sempre passaggi "tecnici" e dietro tante maschere allegre e code scodinzolanti contente di tirare e passeggiare attraverso i bei sentieri del bosco. Grazie a qualche piccolo fiumiciattolo e all'espertissimo Yari di Elisabetta il nostro piccolo Cognac di soli otto mesi ha potuto sperimentare quanto può essere divertente, dopo aver sgambettato per tre ore filate, l'immersione in acqua per una pausa rinfrescante. Dopo un paio d’ore di cammino siamo giunti all'area di ritrovo dove abbiamo potuto rifocil-
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lare lo stomaco, sia nostri che dei nostri amici pelosi, con anche un incursione della nostra Bice che è quasi riuscita a rubare un panino dal nostro zaino! Dopo la pausa (giustamente meritata...) ci rimettiamo in moto per altre due orette tra sentieri, salite, discese e tante risate. Questa giornata spensierata ci ha permesso di conoscere persone simpaticissime come Guido, Laura, Cristina, Federico, Elisabetta e Andrea, i loro meravigliosi Siberian (oltre ad Asia la mascotte del gruppo) e poter trascorrere delle ore allegre scambiandoci consigli ed esperienza che ci legano grazie a questi fantastici animali speriamo di poter ripetere questa fantastica esperienza molto presto...grazie di cuore alla prossima ragazzi! Katia, Federico, Cognac & Bice “4 passi nel bosco” è un evento che vale la pena di ripetere ogni volta si riesca ad organizzare. Passeggiare per vari chilometri in mezzo alla natura in compagnia di altri soci del SHC-I e dei loro amici a quattro zampe è divertente e appassionante per tutti. Ci sono sempre moltissime cose da condividere quando si ha un amore in comune. Così ci si può confrontare sulle proprie esperienze e apprendere da chi ha acquisito maggiore competenza, fare nuove amicizie e rendere felici i nostri instancabili amici cani. Grazie per averci coinvolto alla prossima!!!! Elisabetta, Davide, Yari, Anuk e Asia Quando si ama un animale, si cerca di far di tutto per rendere perfetti i momenti trascorsi insieme, e devo dire che la passeggiata fatta insieme al club è stata un'esperienza meravigliosa. Il tempo stupendo, ottima compagnia e dei cani fantastici hanno contribuito a rendere questa giornata una bella esperienza, sicuramente da rifare! I nostri amici pelosi sono andati subito d'accordo e instancabilmente dopo ore e ore di cammino continuavano a tirare. Si vede che ce l'hanno nel dna! L'entusiasmo che ho visto negli occhi della mia bambina è qualcosa d'indescrivibile. Grazie a tutti del regalo che ci avete fatto. Cristina, Federico e Cristal
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ALASKA, amore mio, mio lupo
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ra da pochi giorni morta la mia Jean, un incrocio labrador-belga, tutta nera, dolce e fragile..... era stata abbandonata con fratellini e sorelline in uno scatolone sull'autostrada! Jean mi è stata vicino per 12 anni. Qualche giorno dopo mio marito Mauro mi porta, senza dirmi nulla, in un allevamento, vicino a casa nostra. Ci eravamo stati qualche anno prima per curiosità. Chiede alla signora se ci sono cuccioli e ci indicano il capannone riscaldato pieno di box di vetro. Entro e vedo solo barboncini, bassottini, e altri micro-cani abbaiosi, isterici e penso fra me e me.... MAI !!! Poi, in fondo, lentamente, avanzo con gli occhi spalancati , vedo in un box una bellissima Husky di tre mesi appena compiuti. E' serissima, immobile, in un angolo. Mi guarda indifferente. Mi avvicino e lei si allontana dall'altra parte del box. Faccio il giro per andarle vicino e cerco di attirarla con dei versi.... lei si allontana nuovamente. E' la sfida!! Devo averla!!! Voglio che si innamori di me, come io sono già innamorata di lei.... Io ho sempre amato da tutta la vita IL LUPO, ho tantissimi romanzi, racconti, dischi, libri fotografici inerenti il lupo. Per me rappresenta il mio IO, selvatico, selvaggio, ritroso e scontroso ma anche passionale, avventuroso, ribelle, amante del branco e legato per tutta la vita ad un solo compagno. Il lupo è ancora oggi poco conosciuto e poco protetto e "stimato". accusato per secoli di stragi e distruzioni, legato nella mitologia alle streghe e ai diavoli cattivi.
Ma il lupo è fedele, e nel film "Balla coi lupi" Kevin Costner ha dimostrato a tutti l'esatto contrario. Ho sempre desiderato nella mia parte onirica, un incontro casuale in una foresta con un Lupo. Sicuramente se mi fosse accaduto nella realtà avrei tremato di paura, ma lo avrei guardato e ammirato. Una volta con mio marito sono andata nel Parco Nazionale d'Abruzzo dove ci sono i lupi in libertà e "protetti"; non li abbiamo visti ma ci hanno raccontato tante storie su di loro. Ho raccolto un sasso in quel posto per ricordo. L'Husky mi ricorda infatti tutto del lupo, dalla camminata, da come guarda mentre mangia, da come corre, da come è attento quando osserva e ascolta. E' silenzioso, possente ed è in grado di ipnotizzarti mentre lo guardi diritto negli occhi. Alaska era terrorizzata, tremava come una foglia e stava immobile quando me l'hanno portata nella stanza della Cassa dell'Allevamento, ho chiesto subito se aveva il pedigree per accertarmi che non avesse consanguineità nel suo
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albero genealogico, per poter poi fare ricerche sulla sua linea di sangue. Vedere se aveva dei Campioni e le colorazioni. Mi rispondono che non ha il pedigree perchè non è stata denunciata la cucciolata. Ci rimango molto male, penso sia molto poco professionale da parte di un allevamento comportarsi in questo modo, sapendo personalmente che un pedigree costa veramente pochi euro. Niente sconto. Prendere o lasciare! Alaska è in un angolo sdraiata, non guarda nessuno e ha paura. se mi avvicino trema. perchè? penso mille cose e penso anche che voglio portarla via subito da lì, accarezzarla, calmarla, farle sentire la mia protezione. Ho visto in un documentario un "pazzo" innamorato dei lupi selvatici, che ha vissuto nel loro branco per parecchi mesi....diceva che per farsi accettare come capo branco doveva assolutamente comportarsi come un lupo. Ha fatto delle "stranezze", cose per noi impensabili....apriva la bocca e si faceva leccare dai cuccioloni proprio dentro la bocca. stava a quattro zampe, ululava, mangiava insieme a loro strappando la carne cruda con i denti eccetera. Ho fatto anch'io con Alaska quasi tutto, non me la sono sentita di mangiare la carne cruda strappandola coi denti, però mentre lei mangiava le stavo accanto accucciata e con le mani le mettevo la carne in bocca.
Le ho soffiato sul nasetto il mio alito caldo, l’ho accarezzata tantissimo e l'ho baciata sul muso, sulle orecchie.... nei giorni seguenti ha conosciuto la neve del giardino, ha cominciato piano piano a correre e a corrermi incontro.... abbiamo ululato insieme in cucina e ci siamo divertite un sacco. Nel frattempo ho cambiato casa, e ora Alaska ha un grandissimo giardino dove può correre in piena libertà, scava, prende i legni, guarda il cielo e gioca tantissimo con la mia gatta Michelle, trovatella, ora bellissima e felice. Alaska è molto irruente, quando ci incontriamo la mattina sono mezz'ore di fuoco, mi assalta, mi mordicchia, mi strappa il giubbotto coi dentini aguzzi, mi guarda, mi sorride davvero ed è felice di stare con me. A casa si mette sotto il tavolo e mi osserva tutta seria.... mangia veramente come un lupo e sta crescendo a vista d'occhio. E' il mio LUPO, è quella parte di me esattamente di fronte a me, posso toccarla, infilare le mani nel suo pelo, odorarla, specchiarmi nei suoi occhi svelti e magnetici. Sono tanto felice con lei. Alaska, amore mio, mio LUPO un giorno andremo sulle grandi nevi a farci un giro, insieme.
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Mery Iannone
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15 anni portati alla grande‼! Nel frattempo sempre innamorata dei San Bernardo ho comprato Joshua uno splendido esemplare di ottima genealogia da affiancare ad Ice. Loro quasi coetanei - Josh è stato acquistato circa un mese e mezzo dopo l’arrivo di Ice - sono diventati davvero amici inseparabili una splendida coppia e forse un poco il carattere ribelle di Ice è stato mitigato dalla presenza di questo enorme dolcissimo cagnone. Il mio incontro con i Siberian Husky è avvenuto per caso: io sanbernardista convinta avevo appena perso Iakon il mio San Bernardo di soli 4 anni e mezzo morto per arresto cardiaco in seguito ad un’anestesia. Una amica di mia sorella aveva appena avuto 6 cuccioli dalla sua coppia di husky e saputa la triste notizia glie ne ha offerto uno in regalo. Siamo andate insieme a vedere i piccoli io piuttosto dubbiosa dal momento che non riuscivo ad immaginarmi con un cane diverso da un San Bernardo. I cuccioli erano splendidi come pure i genitori, come non innamorarsi di quegli splendidi vispissimi esserini con gli occhi quasi color lilla. Insieme ad Elda (mia sorella) abbiamo così scelto quello che doveva entrare a far parte della nostra famiglia: Ice. Sinceramente io all’epoca non ero ancora convinta che quel cane avrebbe potuto essere il “mio cane”, non conoscevo la razza in modo approfondito, certo li avevo visti alle esposizioni, ne avevo sentito parlare, in quel periodo erano molto di moda, ma nulla di più. Per me il cane della mia vita restava sempre il San Bernardo. Visto la diversità tra le due razze ci siamo documentate, Ice del resto era un vero selvaggio già da piccolo con un caratterino da vero leader sempre pronto a sfidarti. E così forza a leggere libri, documentarsi sulla razza imparare a comportarsi da capobranco, imparare a ringhiare.
Ma il mio vero avvicinamento ad Ice è avvenuto più tardi dopo la morte di Josh avvenuta a soli 7 anni per torsione dello stomaco. Per me è stato un durissimo colpo non dimenticherò mai quella notte di ferragosto a cercare disperatamente un veterinario… ma non voglio ricordare ora.
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po circolano. Certo amerò sempre i San Bernardo ai quali mio malgrado dopo la morte di Josh ho rinunciato semplicemente perché troppo poco longevi e delicati ma ora ho capito che con questi splendidi cani io ho una reale affinità; non riesco più ad immaginarmi senza un Siberian con il quale condividere sport e relax in un’amicizia quasi simbiotica. Proprio per questo, dato che dall’estate 2007 sono andata a vivere con il mio ragazzo, a fine giugno 2009 è arrivato nella mia vita anche Dream Valley Mish ma questa è un’altra storia che magari vi racconterò un’altra volta. Ice legatissimo a Josh è andato quasi in depressione era svogliato mangiava pochissimo sempre così triste. Nel suo dolore ho visto il mio dolore e mi sono sempre più avvicinata a lui cercando di stargli accanto il più possibile. Così è stato per tutta la famiglia, tutti super attenti alle sue esigenze, sempre cercando di non lasciarlo mai solo per potergli consentire di superare quel triste momento. Pian piano lui ha ritrovato la gioia di vivere riconoscendo nella sua famiglia umana il suo branco. Da allora non ci è mai stato più possibile lasciarlo solo, pena ululati strazianti, e ci siamo dovuti dare sempre i turni x non lasciarlo mai. Tanto tempo e passato da allora, tantissimo è stato condiviso: le corse in montagna, le lotte x il bagno e le spazzolature, le notti insonni accanto a lui quando è stato operato per delle cisti fino alla lotta più dura l’estate del 2007 quando è stato operato dal cancro con il successivo periodo di chemioterapia. Ma fortunatamente anche questo è stato superato a discapito di chi diceva che non ha senso fare operare un cane di 13 anni. Ed ora lui è ancora qui parte fondamentale della nostra famiglia leader indiscusso che mi ha fatto capire quanto siano meravigliosi questi splendidi cani in certi aspetti così primitivi ma proprio perché tali capaci di creare un legame alla pari, legame indissolubile di amicizia ed amore. Per Ice io provo una propria e vera devozione grazie a lui ho scoperto questa splendida razza che prima guardavo con diffidenza visto forse anche le false dicerie che sui Siberian purtrop-
Oggi è il tuo 15°compleanno Ice e in questo giorno voglio i riflettori puntati su di te per ringraziarti, unitamente a tutta la mia famiglia, per tutto quanto tu hai saputo darci.
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BUON COMPLEANNO ICE!!! Mara Zucchini (BS)
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Ma sarà poi vero?
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ccoci di nuovo qui, questa volta per raccontare delle svariate emozioni che la nostra piccola Ocean ci ha fatto conoscere. Sin dal momento dell’acquisto quando era solo una pallina di pelo, ad oggi che ha compiuto il suo primo anno di vita, ha saputo regalarci svariati momenti di gioia e divertimento. Ocean è la prima cucciola di Siberian Husky che abbiamo preso fino ad ora (e non sarà la unica), all’inizio tutti ci sconsigliavano questa razza per il loro temperamento solitario e testardo, ora non potremmo mai più separarci da lei. Vorrei usare la nostra rivista per sfatare queste credenze, e difendere la razza dei Siberiani da queste accuse. Non credo che il comportamento e il carattere di Ocean sia molto diverso dagli altri Siberiani, il fatto che si dica che sono cani solitari credo dipenda solo dal fatto che qualche volta, non sempre e in continuazione, hanno bisogno di stare quei dieci minuti per i fatti loro tranquilli nelle loro faccende, che siano pulizia, gioco, esplorazioni ecc … Credo che questo sia normale, e non da vedersi come una cosa tanto strana o addirittura insopportabile, in fondo non siamo cosi anche noi umani? A volte non abbiamo il bisogno di stare quei dieci minuti da soli affaccendati nelle nostre cose o semplicemente a meditare o riposare? Il fatto poi che lo si consideri un cane testardo, credo sia dovuto alla questione che noi uomini, spesso non sappiamo riconoscere quei dieci minuti che il nostro amico a quattro zampe ha bisogno di prendersi durante il giorno, e quindi ci incapricciamo pretendendo che faccia ciò che vogliamo in quel momento, senza, giustamente ricevere attenzione da lui.
In conclusione vorrei dire a tutti quelli che a suo tempo avevano detto “non prendete un Husky, sono solitari e testoni” provate a stare con uno di loro un giorno, e sforzatevi di capire e accettare che un cane non è un giocattolo da usare quando ci fa comodo, ma un amico sincero e fidato, che sa quando abbiamo bisogno di lui e quando possiamo farne a meno. Ogni tanto io e la mia ragazza Elisa, ci divertiamo a far vedere a queste persone l’ ubbidienza di Ocean, e anche lei si diverte ad eseguire i comandi che le vengono impartiti, anche perché sa che nella tasca dei pantaloni si nasconde sempre un biscottino … quindi in ordine si inizia dicendole “seduta”, “zampa”, “l’altra zampa”, “tutte e due le zampe”, “terra”, e in fine la ciliegina sulla torta, “morto”. Credo che nessuno crederà che faccia tutti questi comandi in ordine e pure li fa, e posso garantire che non è servito molto tempo per insegnarglieli, ritengo siano cani molto intelligenti e che apprendano in modo veloce qualsiasi cosa. Parlando con il nostro allevamento, consultando internet e conoscendo altri proprietari di Siberian Husky, ci siamo rimasti incuriositi dal mondo delle esposizioni canine, ed è cosi che
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alla tenera età di sei mesi, Ocean ha messo la sua prima zampina su di un ring. Sfruttando l’occasione per rincontrare i nostri allevatori e scambiare osservazioni e apprendere consigli, ci siamo ritrovati a Padenghe sul Garda per il raduno tecnico tenuto l’anno scorso. Arrivati sul posto all’inizio ci siamo sentiti come in un altro mondo, spaesati, ma affascinati dalla miriade di cani presenti quel giorno, uno più bello dell’altro. Dopo aver salutato gli allevatori e aver scambiato quattro parole, io e Elisa abbiamo fatto un giro per vedere cosa succedeva sotto i vari gazebo sparsi qua e la. Erano tutti affaccendati con i propri cani, chi spazzolava, chi lavava, chi semplicemente coccolava, e entrambi siamo rimasti affascinati. Piano piano cominciavamo a prendere confidenza con il posto, e ci siamo conto di essere come in una grande famiglia, dove tutti si conoscono e tutti hanno un unico amore, quello per i nostri amici a quattro zampe. Fu cosi che le ore passarono e l’appuntamento per Ocean con il ring si faceva sempre più vicino, osservando gli altri portammo la piccola alla macchina e sgomberato il bagagliaio che usammo come tavolino (in mancanza di altro funziona anche quello), la spazzolammo e consegnata al nostro allevatore parti per il ring. Vedere la nostra piccina, sul ring per la prima volta fu bellissimo, non ricordo quante foto facemmo, ma erano moltis-
sime. Ocean non aveva mai provato le cose da fare sul ring se non dieci minuti prima, per un po’ andò tutto bene, poi all’improvviso mentre stava eseguendo la corsetta richiesta dal giudice per osservare la camminata, Ocean decise bene di piantarsi, sfilarsi il collare e partire verso l’uscita del ring... tutto bene, recuperata subito riparti senza obbiettare e fece tutto correttamente. L’emozione che provammo in quel momento è indescrivibile, posso solo dire che sia io che la mia ragazza Elisa non pronunciammo una parola per tutto il tempo, e quando ci guardammo negli occhi a stento trattenemmo le lacrime, tanto era la tenerezza che la nostra piccola suscitava. Il risultato del raduno? Molto Promettente, ma poco importava tutto quello che abbiamo appreso quel giorno, le sensazioni le emozioni, la voglia di stare assieme a persone che condividono la tua stessa passione erano già abbastanza. Da qui la voglia di proseguire, di provare di nuovo la commozione nel vedere la nostra piccola Ocean su di un ring e avere gli occhi lucidi magari per un successo e semplicemente la gioia di aver trascorso la giornata a contatto con questo modo a molti sconosciuto, ma questo lo raccontiamo la prossima volta … a presto un saluto a tutti gli amici del Siberian Husky Club Italia.
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Thomas Formaioni e Elisa Righi
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YARI - ASIA - ANUK Vi voglio raccontare la mia storia, o meglio la storia dei miei amici cani. Come tutti voi anche io mi sono innamorata di questa splendida razza. Nel 2003 insieme alla mia famiglia, decidemmo di cercare un cucciolo di cane. Non avendo esperienza ne con la razza Siberian Husky ne con la realtà degli allevamenti cercai informazioni su libri e siti internet. Fu così che trovai diversi indirizzi e feci diversi tentativi per trovare un cucciolo. Il 28 maggio 2003 trovai Yari, cucciolo di Siberian Husky di due mesi circa. Mi trovavo in visita all'allevamento, dal box uscì questo batuffolo bianco vivace e cicciottello. Il cucciolo si rivelò subito socievole e così lo portai a casa quel giorno stesso. In realtà Yari era già stato adottato da un'altra famiglia che per problemi vari lo aveva dovuto riportare indietro pochi giorni prima. Venduto due volte. Si potrebbe polemizzare e discutere molto su questo punto, diciamo solamente che la fretta, l inesperienza e la buona fede non vanno sottovalutate. Yari non ha faticato ad ambientarsi nella nostra famiglia, non è stato facile educarlo e tanto meno abituarsi a portarlo a spasso, per via di quella sua forza micidiale di traino. Ma in questi anni insieme ho imparato ad amare la natura con semplicità, a eliminare la pigrizia. Ho migliorato il mio stile di vita adeguandomi alle sue esigenze.
Ho riscontrato in lui le linee caratteriali tipiche della razza, fierezza, a volte un pò d'indipendenza, ma soprattutto la bontà e la totale assenza di aggressività e possessività. Il fatto che non fosse per nulla diffidente nei confronti degli estranei non mi è piaciuto subito, ma è una dote e non un difetto. La cosa che mi dà più soddisfazione è vederlo correre a perdifiato nei campi... sembra quasi che voli. Basta un suo sguardo e metto da parte quello che devo fare e lo porto a fare una passeggiata. Il rapporto che si instaura tra cane e "padrone" è davvero eccezionale. Tante corse nella natura e una bella ciotola piena alla sera. Non serve altro per renderlo felice. L'11 maggio 2008 si aggiunge alla famiglia una compagna di giochi per Yari. Asia è una piccola meticcia mezza bassotta di circa due
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anni, proveniente dal canile rifugio "la cuccia" di Galliate. Nonostante le sue dimensioni ridotte corre molto veloce ed ha un ottima resistenza, del resto lei è un "Siberian Husky nell'animo". Si sono accettati subito e sono diventati inseparabili nel vero senso della parola. Yari è stato abituato fin da cucciolo a stare con altri cani, ama la compagnia e giocare, è molto tollerante, si lascia fare di tutto, non ha mai dato problemi. A febbraio di quest'anno, attraverso un annuncio su internet, vengo a conoscenza che una siberian husky femmina molto giovane (Principessa, Nataly) cercava casa. Appena ho visto le sue foto mi è piaciuta subito. Mi sono informata per l' adozione, ma con mia grande delusione dopo pochi giorni, un altro annuncio diceva che i padroni erano stati ritrovati e di conseguenza il cane poteva ritornare dalla sua famiglia. Sembrava quindi una storia a lieto fine per la cucciola, ma non è stato così. Sono stata ricontattata dai volontari del rifugio che mi chiedevano se fossi ancora interessata all'adozione.
In poco tempo abbiamo organizzato un incontro tra la cucciola e i miei due cani. Mi preoccupava la reazione e non sapevo se si sarebbero accettati. Invece per fortuna il destino ha voluto unire questi tre nuovi amici. L'abbiamo ribattezzata Anuk, è vivacissima, è ancora da educare, ma è un amore. Ora in questo preciso momento, Yari Asia e Anuk sono in giardino che giocano correndo a destra e a sinistra, tra una buca e l'altra, è un vero spettacolo vederli insieme. Sono stata molto fortunata. Non mi stanco mai di osservarli, di prendermi cura di loro, mi chiedo come sia possibile non affezionarsi e abbandonare delle creature così belle. Sono sicura che ve lo sarete chiesto molte volte anche voi. Purtroppo la risposta la conosciamo fin troppo bene. Chi ha la possibilità di condividere la propria vita con un cane, con un Siberian Husky, ha il privilegio di acquisire un amico inestimabile.
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Un abbraccio a tutti voi Elisabetta Scaglia
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Oliva Piacentini Consigliere Sport-Lavoro
H
o da pochi giorni ricevuto il n. 4/2008 del nostro giornale e ho letto le osservazioni fatte dai nostri soci sull’ oggetto “linee di sangue”. Il dott. Milani ha posto il vecchissimo quesito sul perché i cani di oggi sono “diversi”da quelli dei primi anni del 900 in America. Da musher e Consigliere Sport-Lavoro, ritengo di dover fare alcune precisazioni. Dire che il Siberian Husky è “uno solo” sta diventando solo una frase fatta ed ogni volta che la pronunciamo ci nascondiamo dietro a un dito: il SH è un cane da lavoro, ovvero non è un cane da compagnia. Un allevatore deve partire da questo semplice, chiaro e inconfutabile dato per svolgere il proprio lavoro che è quello di creare cani, con buone strutture che possano svolgere al meglio il lavoro per cui, “come dicono tutti”, sono nati, ma soprattutto, va mantenuto e tutelato il “desire to run” che altro non è che l’attitudine al lavoro che oggi come oggi, in Italia, è presente solo nelle linee da lavoro. Il nostro Presidente ha tradotto un articolo di Susan Gilchrist – Lokiboden Siberians dove viene riportata una frase di Doc Lombard molto significativa e che tutti gli allevatori (solo gli allevatori!) dovrebbero tener ben presente: “l‘abilità di un cane da slitta può essere persa facilmente nel giro di una sola generazione”. Ecco, qui sta la famosa differenza tra linee da lavoro e non, a parte le zampe (e le orecchie…) lunghe ciò che è rimasto è l’attitudine, la volontà, la determinazione e la consapevolezza di
svolgere un lavoro, sentire che è quello per cui si è nati e per cui esistere, questo è quel “più” (di cui parla il Dott. Milani) che avevano i cani di inizio secolo scorso, erano cani che lavoravano. Un allevatore impossibilitato a far lavorare i propri cani come fa a tutelare nel tempo l’ attitudine e l’abilità al traino? Come fa a dire che i propri cani possono lavorare se non ha la possibilità di vederlo personalmente? Come fa a dire che le strutture dei propri cani sono buone se non è in grado di “provarle”mentre lavorano? Un semplice proprietario di SH può limitarsi a portare sulla neve il proprio amico durante la settimana bianca, ma un allevatore ufficiale se vuole costruire qualcosa per il SH deve poter selezionare i propri soggetti prendendo in considerazione ogni aspetto del SH: struttura (i famosi angoli aperti dei cani da corsa oggi non sembrano più così aperti…), morfologia, attitudine e tali caratteristiche non sono elencate in ordine di importanza. Non voglio parlare delle linee da show che ormai, nel cercare il “medio stat virus” hanno creato dei piccoli nani (che già a cinque anni hanno seri problemi di peso) e oramai si sono arenati in una uniformità dalla quale non riescono più ad uscire, e non voglio parlare nemmeno delle linee da corsa estreme con cui ogni anno mi imbatto durante i Campionati Internazionali e che di siberian husky hanno ben poco, ma un buon allevatore, se alleva per il SH sa da dove (ri)partire e sa cosa non deve fare.
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Nel Codice Etico dell’Allevatore dovrebbe essere incluso il punto che dice: L’allevatore DEVE” trovare il coraggio di smettere di allevare (non di amare) il SH nel momento in cui non è più in grado di selezionare secondo i giusti parametri che fanno riferimento non allo standard in assoluto ma all’applicazione dello standard. Il mio team, costituito dalle più importanti linee di sangue da lavoro, ha avuto eccellenti giudizi ufficiali e numerosi apprezzamenti (per il movimento) da parte di allevatori ed esponenti del Club di razza ufficiale ma parallelamente è stato in grado di raggiungere costantemente eccellenti risultati a livello sportivo in-
ternazionale (nei top 5 del mondo) gareggiando alla pari con i team più competitivi della Federazione di Pura Razza al momento più importante al mondo e questo lo devono al fatto che oltre ad una straordinaria struttura fisica ed ad un serio allenamento che abbraccia tutto il periodo autunno-inverno-primavera nel momento della gara, nel momento di “tutti contro tutti”, nel momento dell’anno in cui conta esserci, essi mostrano quello per cui il Siberian Husky è nato: scalare le gerarchie …. essere il migliore…. una volta era per la sopravvivenza ora per una meno cruenta e sana attività sportiva. Un Siberian husky senza “desire to run” è solo un bellissimo mr. Mondo ma non un atleta straordinario quale esso è.
Olivia Piacentini Team CAMPIONATO ITALIANO ASSOLUTO 2009 CHALLENGE ITALIA '08-'09 F.I.M.S.S. - GIORGIO LOVATI TROPHY GRUPPO SPORTIVO ANTARTICA FEDERAZIONE ITALIANA MUSHER SLEDDOG SPORT – F.I.M.S.S. CAMPO FELICE - ( L'AQUILA ) - 31 GENNAIO - 01 FEBBRAIO 2009
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Kandersteg (CH) 27-28 Febbraio – 1 Marzo 2009 Ben sei equipaggi italiani in gara quest’anno!!! Oltre agli ormai “vecchi”Peppe Cristalli, Gianni Sabella, Fabrizio ed io sono stati reclutati Gino Salvego (alla sua prima esperienza) e la mia piccola Giulia (11 anni) che dopo aver vinto il Campionato Italiano Assoluto Sprint F.I.M.S.S. nella due cani a Campo Felice, non ha avuto alcuna esitazione a partire. Il Campionato Europeo quest’anno è stato veramente entusiasmante. La località (già visionata l’anno scorso) è molto bella e il trail si snoda praticamente attorno al paese; infatti la pista da fondo passa a ridosso dei giardini delle case, di notte è tutta illuminata per permettere di sciare anche dopo il tramonto e durante la gara, a parte il numeroso pubblico (pagante…) dislocato lungo i bordi della pista ed all’arrivo, i bambini ci salutavano dalla finestra della loro casa o sulla porta d’ingresso. Dunque sei equipaggi e tutta la mia famiglia in pista! Gino, Peppe e Fabrizio hanno corso nella B1 (sei cani), io nella C1 (quattro cani), Gianni e Giulia nella D1 (due cani). Il tracciato di gara era un percorso veloce e tecnico, tutt’altro che noioso: i cani dovevano lavorare duramente perché il fondo non era completamente compatto a causa delle temperature elevate (il tempo è sempre stato nuvoloso, temperature sempre sopra lo zero e il sole usciva proprio quando dovevo partire io…), inoltre la grande presenza di curve e contro curve rendeva difficile una continuità di ritmo e un’andatura costante; il musher doveva essere abile nel guidare la slitta soprattutto nel non sbagliare le curve (tutte a gomito!) e non rallentare i cani e correre ad un ritmo elevato nei strappi in salita per non costringere i cani a rallentare. Il non permettere mai ai cani di rallentare era la condizione necessaria per poter svolgere al
meglio la gara e rimanere nei primi sei posti per cui tutti quanti abbiamo corso, spinto, pedalato, incitato i cani in tutti i modi possibili. Il mio team (posso dire “super team” così come lo hanno soprannominato i polacchi?) mi ha riempito d’orgoglio, un cane leader di dieci anni (1°ecc. al raduno Seshi 2006), due wheel dog di otto (2°ecc.sempre al raduno), oltre alla giovane Dream (2^ Ecc a Rieti) hanno corso su una pista dove velocità e potenza erano indispensabili ma hanno sopperito con la loro volontà, esperienza e determinazione ad un’età non più verde. Tutti i nostri cani ci hanno dimostrato il loro valore, Fabrizio il terzo giorno ha corso con cinque cani (causa un fastidioso taglietto nel polpastrello ad un team-dog maschio) facendo il terzo tempo di manche! a riprova del fatto che un team allenato è in grado di arrivare ad alti livelli solo se allenato adeguatamente (soprattutto in un Campionato W.S.A). Giulia… quinta tra i jr… tutti ovviamente più grandi di lei, all’arrivo è sempre arrivata con il sorriso e questa era la cosa più importante, divertirsi!!! Purtroppo Gianni Sabella ha dovuto ritirarsi già dal secondo giorno per problemi fisici di un cane per cui non abbiamo potuto ottenere un buon piazzamento come nazione mancando il terzo referente per il punteggio (di solito vengono scelti tre musher ed i loro piazzamenti vengono sommati). Gino è rimasto entusiasta dell’esperienza fatta, il suo piazzamento non ha rispecchiato i risultati della stagione ma, come ho detto in precedenza, il trail non ammetteva errori e l’ inesperienza ha giocato un ruolo importante. Peppe ha ancora da lavorare con i propri cani in salita… ma anche questo fa parte del gioco!!!
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Anche questa stagione è ormai passata, i cani corrono liberi nel canile e come noi, sanno di aver affrontato la prova più impegnativa della stagione, Giulia ha appeso il suo primo pettorale in cameretta e già sogna la prossima stagione…….. a Campo Felice però ancora nevica per cui non mancheranno le ultime uscite tutti in compagnia ed io con i miei tre grandi “veterani” Danny, Isaac ed Erin. Good mushing Olivia
Giulia Rossetto, 11 anni
Il nostro Consigliere e Responsabile Commissione “Sport-lavoro” Olivia Piacentini, con la figlia Giulia di 11 anni e il compagno Fabrizio Filoni abitava a L’Aquila, proprio in via XX settembre al n.97…….. e ben sappiamo cosa è successo in Abruzzo al 6 aprile……..un terremoto spaventoso che ha fatto quasi trecento vittime e distrutto un gran numero di case. Loro sono stati molto fortunati….. tutto bene. Ma sarà lei stessa a raccontarci qualcosa sul prossimo numero.
Erinn
Giulia in azione sulle piste di Campo Felice
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Isaac
leader Dream e Danny
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Il primo febbraio di quest’anno finalmente sono andato a Campo Felice per assistere alle gare di slitte su neve. Ma procediamo con ordine, dall’anno scorso aspettavo che si svolgessero delle gare nell’ unica tappa a me possibile da raggiungere, e alla fine sono stato accontentato. A questo punto però si poneva un serio il problema: nè io nè la mia Niki abbiamo la patente (lei perché è un cane ed io perché sono ipovedente). Ma non mi sono arreso e sono riuscito a convincere mia sorella ed il suo nuovo ragazzo a partire tutti insieme per realizzare il mio desiderio ad una settimana prima delle gare. Sbagliatissimo per queste occasioni programmare all’ultimo momento, infatti ho incontrato diverse difficoltà logistiche, tra cui l’alloggio. Per chi di voi viaggia col cane è importante sempre fare attenzione perché gli alberghi, i ristoranti, nonché gli impianti sciistici/balneari hanno difficoltà ad accettare cani per svariati motivi, primo fra tutti la taglia, secondo lamentele dei clienti che magari sono allergici o non tollerano presenza di animali, terzo non sono in possesso delle certificazioni delle strutture per i cani o mancano delle suddette strutture. Tutto ciò non mi ha distolto dall’intenzione di andare, ed ho trovato anche qualche possibile sistemazione: ad esempio (se prenotato in tempo, l’hotel campo felice mi è sembrato ben disposto, a patto che il cane fosse buono e che gli altri clienti non si lamentassero). Ho anche trovato degli appartamenti in affitto (tramite google, chiedete e vi mando il link) dove chi si occupa dell’affitto è appassionato di siberian husky (ma vieni, ma vai!). Tutto quasi organizzato ma, amara scoperta: a mia sorella non piace la neve (tappami Levante tappami!) e si decide di rimanere solo una giornata (una ma molto goduta). Partenza presto (alle 9.30 che per il sabato è presto) e non ci abbiamo messo molto direi 4550 minuti circa.
L’arrivo spettacolare, tanta neve e tanta eccitazione dei pelosi.
Sia Niki (sh) che Camilla (barboncina albicocca con cappottino) non vedevano l’ora di uscire dalla macchina, appena scesi il sottoscritto con aria sicura e baldanzosa munito della siberiana al guinzaglio scivola sulla stradina ghiacciata (stile Benny Hill, e la risata l’ho fatta io a terra) poco prima del rifugio Alantino. Giunti al rifugio siamo subito andati a vedere i cani, Niki era ancora più eccitata, con prudenza non ci siamo avvicinati troppo, onde evitare baruffe. Che dire, siamo stati fortunati a trovare un cielo sereno e tanto sole, e, devo dire, sono rimasto sorpreso nell’osservare che la più eccitata era la barboncina che per ore ha intrattenuto noi ed i presenti con il lancio e riporto di una pallina di carta tenuta insieme con dello scotch (stavamo dietro il ristorante dell’ Alantino); la grande invece l’ho dovuta tenere al guinzaglio (potete immaginare il perché) e ci siamo limitati a passeggiare sulla neve in parte seguendo il percorso della gara e poi ritorno, per il resto si è assopita sulla neve per la gioia dei presenti e dei bambini che continuamente si avvicinavano per accarezzarla.
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La Gara, bhè che dire, è fantastico vedere queste slitte partire, i cani scalpitano in attesa del segnale e l’unica cosa che vogliono è correre correre e correre per chilometri (lo sa bene quel musher la cui slitta è partita e lui è rimasto alla partenza, chissà quanto ci ha messo la motoslitta a riprendere quei furbetti). Non sono mancate le sorprese come quella di scoprire che tra le musher una aveva 11 anni ed un’altra è addirittura nostra socia e consigliere (complimenti per l’ottimo lavoro svolto con i suoi cani).
Ringraziamenti al Rifugio Alantino che al ristorante ci ha lasciato tenere i cani (abbiamo preso una braciola in più per loro, nonostante io mi fossi portato le crocchette che ho dimenticato in macchina). Il Ritorno, nota dolente ma inevitabile, è andato così: dopo una pausa post-pranzo nel retro del ristorante ancora a tirare la palla alla piccola mentre l’altra sonnecchiava ci siamo goduti l’ultimo sole e via verso Roma, ma non prima di cadere altre due volte sulla stessa stradina verso l’auto, con grasse risate mie e di mia sorella e scodinzolate della grande che avevo al guinzaglio, lei pensava che stessi giocando visto che ridevo. Tranquilli sono rimasto indolenzito per qualche giorno ma niente di grave. In conclusione, sono rimasto molto soddisfatto di questa prima esperienza sulla neve col mio cane, ve la consiglio e soprattutto vi consiglio Campo Felice, ma ricordatevi di prenotare con un pò di anticipo e per il resto godetevi la neve insieme ai vostri pelosi. Tanti saluti da Renzo Niki e Camilla
E’
notte fonda, i miei sogni vengono bruscamente interrotti dal suono della sveglia… è già l’ora di andare al lavoro??!? Noooooo, pietà! Le mie preghiere vengono fortunatamente esaudite, perché in pochi secondi mi rendo conto che è sabato mattina, anzi, venerdì notte, l’orologio segna infatti le 4:00, inizia il weekend del primo siberian husky day! La nostra protagonista si chiama Ice ed è subito pimpante e arzilla anche a quest’ora per noi insolita, probabilmente ha già intuito che sarà una giornata diversa dal solito. La strada è lunga, ci mettiamo in marcia poco prima delle cinque, destinazione “passo delle radici”, un valico dell’Appennino ToscoEmiliano a 1500 metri di altezza.
Il viaggio è lungo, ma scorre velocemente, arriviamo a destinazione poco prima delle nove e il paesaggio che ci dà il benvenuto è straordinario, completamente sommerso dalla neve, in pieno contrasto con l’azzurro del cielo. E’ una splendida giornata di sole. Non appena scesa dalla macchina, Ice si tuffa nella soffice neve sfogandosi in pazze corse in quello che è decisamente il suo habitat naturale… facciamo subito conoscenza con tante persone ed anche Ice prova a fare amicizia con i suoi amici lupi. Verso le dieci del mattino iniziano le attività, ci prepariamo tutti in fila indiana dietro alle nostre guide, armati di ciaspole ai piedi, bastoni da trekking e l’amico cane ben allacciato al torace….
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“Ice, si parte per la nostra prima ciaspolata!”.
Il gruppo è costituito da persone di tutte le età, chi più incline alle camminate, chi meno, ma tutti uniti dalla passione per gli animali e la natura. Ci incamminiamo nella quiete dei bianchi boschi e ci sentiamo subito immersi in un ambiente surreale, che sembra quasi essere sospeso nel tempo e che ci permette di sfuggire con il corpo e con la mente dalla frenesia della jungla cittadina.
L’andatura è molto tranquilla in modo da permettere a tutti di non faticare eccessivamente, di ammirare i solitari paesaggi avvolti dalla neve e scattare tantissime foto. Camminare sulle ciaspole nella neve non è difficile come imparare a sciare, anche se inizial-
mente troviamo qualche difficoltà, soprattutto quando si ha un cane agganciato a sé che scalpita dalla voglia di correre ed immergersi nel soffice manto nevoso. In salita però i nostri husky ci danno una mano, anzi una zampa, tirando come se dovessero portare una slitta, mentre in discesa procurano non pochi grattacapi ai propri padroni nel riuscire a restare in piedi. Infatti, tirando anche in discesa, gli amici a quattro zampe provocano inevitabilmente continue dolci cadute nella neve ai propri amati padroncini, tra le risate generali della compagnia… cani compresi ovviamente! Camminare sulla neve fresca è bellissimo, circondati da una natura incontaminata, dove ogni singolo sguardo ti regala paesaggi unici e una quiete incontrastata. La fatica e i ruzzoloni per terra passano in secondo piano e, anzi, diventano parti gradite di questa nostra avventura. La camminata scorre purtroppo velocemente, tra una sosta e l’altra per ammirare il paesaggio e rifiatare un pò. Torniamo al punto di partenza dopo un paio di ore passate in mezzo ai boschi innevati e qualcuno vorrebbe subito ricominciare… la nostra prima ciaspolata è andata alla grande, non c’è alcun‘ombra di dubbio: ce ne saranno delle altre!!!
…svegliarsi alle quattro ne è valsa sicuramente la pena… vero Ice?
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Pamela & Claudio
News Estate 2009 CAMPIONATO ITALIANO ASSOLUTO 2009 CHALLENGE ITALIA '08-'09 F.I.M.S.S. - GIORGIO LOVATI TROPHY GRUPPO SPORTIVO ANTARTICA FEDERAZIONE ITALIANA MUSHER SLEDDOG SPORT – F.I.M.S.S. CAMPO FELICE - ( L'AQUILA ) - 31 GENNAIO - 01 FEBBRAIO 2009
POS MUSHER SKIJORING ‐ FCI 1 Petozzi Giacomo 2 Marrelli Mauro 3 Filoni Fabrizio MIDDLE DISTANCE ‐ C1 ‐ 21 Km. 1 Piccinini Filippo 2 Patriarca Pierangelo B1 ‐ FCI ‐ 14,9 Km. 1 Martini Massimo 2 Salvego Gino 3 Baggiani Luca 4 Filoni Fabrizio 5 Bottega Loris 6 Cristalli Giuseppe 7 Mancini Marcello C1 ‐ FCI ‐ 10,1 Km. 1 Del Nevo Ugo 2 Piacentini Olivia (*) 3 Sabella Gianpiero 4 Bassan Massimo 5 Benotti Maurizio 6 Rotondella Daniele (*) 7 Di Vitto Giovanni C3 ‐ OPEN 1 Jacopini Marcello D1 ‐ FCI ‐ 6,2 Km. 1 Rossetto Giulia 2 Petri Stefano 3 Morettini Daniele (*) 4 Martini Sara 5 Pizzo Michele 6 Quartullo Luca 7 Vitale Maria Rosaria
CLUB
1 MANCHE
SCVS GSA GSA
0.33.14 0.45.28 0.45.53
SCVC SCVS
1.00.41 1.02.59
AIM GSA ‐ GSA SCVC GSA GSA
0.34.36 0.36.02 0.37.54 0.38.45 0.39.43 0.39.57 1.24.09
GSA GSA GSA SCVC GSA GSA GSA
0.25.23 0.26.41 0.29.43 0.36.23 0.40.45 0.51.33 0.30.59
GSA
0.34.57
GSA AIM GSA AIM SCVC GSA GSA
0.25.09 0.27.50 0.27.17 0.33.41 0.29.16 0.42.53 0.39.13
2 MANCHE TOTAL (h:mm.ss.) 0.39.31 1.12.46 0.50.35 1.36.03 DNS 1.07.05 2.07.45 1.16.08 2.19.07 0.37.44 1.12.20 0.43.43 1.19.44 0.42.28 1.20.22 0.44.34 1.23.18 0.45.10 1.24.53 0.46.10 1.26.06 1.04.58 2.29.07 0.28.51 0.54.14 0.29.23 0.56.04 0.32.53 1.02.36 0.41.40 1.18.03 0.45.12 1.25.57 0.50.41 1.42.14 DNS 0.39.39 1.14.36 0.29.37 0.28.33 0.30.43 0.32.19 0.38.14 0.43.53 0.57.26
0.54.45 0.56.23 0.58.00 1.06.00 1.07.30 1.26.46 1.36.40
(*) in grassetto: soci del nostro Club
Race Marshal Judge Trail Boss Timing
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Elisabetta Riguzzi Massimo Bassan Fabrizio Filoni Valentina Petri
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1. L’inizio Per molti questo nome rappresenta un punto geografico all’interno del parco delle Dolomiti Bellunesi, una delle tante magnifiche cime che adornano il paesaggio nei pressi del lago di Misurina nella valle del Cadore. Per me, neo Musher di pianura come sono solito definirmi, rappresenta quello che, per molti appassionati di una qualsiasi disciplina sportiva, è l’equivalente di una vittoria alle olimpiadi o, per essere meno classici, il coronamento di un percorso di esperienze emozionanti legati alla pratica dello Sleddog. Capisco che l’assonanza Monte Piana Sleddog, sia di non facile comprensione, ma le cose che vi sto per raccontare spero vi conferiscano la stessa intensità emotiva che ho vissuto e provato nel vivere questa esperienza ad alta quota, legata a questa passione che mi unisce alla natura. La cosa parte da lontano, per questo chiedo al lettore un pò di pazienza se mi dilungherò su alcuni particolari al di fuori della storia in sé, ma credo siano necessari per fornirgli tutti quegli elementi che gli potranno consentire, pur non avendola vissuta in prima persona, di calarsi in pieno nell’avventura di cui sono stato uno dei protagonisti assieme ai miei “ragazzi”.
L’esperienza ha inizio 5 anni fa quando, preso il coraggio a 2 mani mi ero deciso a seguire un corso di sleddog che si teneva presso il Centro Sleddog Marmarole, non vi spaventate non mi starò a dilungare su tutti quegli aneddoti che riempiono le conversazione degli allievi che sono passati dalle mani di Renato Alberoni, ne tantomeno mi dilungherò su tutte quelle sensazioni nuove che provavo nel passare silenzioso attraverso i boschi, accompagnato dal solo rumore del crepitio della neve fresca al passare della slitta e dal respiro intenso dei cani, e neppure su tutti qui giochi di luce che le varie ore della giornata nei mesi invernali, con la complicità del colore tipico delle Dolomiti, rendono le uscite con la slitta nella valle dell’Ansiei, un viaggio attraverso il tempo di cui non si percepisce il trascorrere. Vi voglio parlare invece, di tutte quelle sollecitazioni che mi sono arrivate da parte di Renato, quando trascorsi ormai i primi tre anni di apprendimento, fra cadute e contusioni varie, una bella mattina, complice una coinvolgente Vanessa, si decide di attaccare 8 cani come team e di uscire in neve fresca percorrendo un tratto di montagna battuto solo dal passaggio di una motoslitta. Non vi dico l’emozione della partenza, quando lo sguardo cercava di misurare la distanza che poteva esserci fra il moschettone e il leader e quando finito di attaccare l’ultimo cane, sono salito sulla slitta, Pack il mio “cane di testa” mi sembrava talmente lontano che mi chiedevo come avrei fatto a dargli voce. La partenza è stata un incrociarsi di sguardi fra me e Renato che, finito di preparare il suo team, si prodigava nel cercare di far stare tranquilli i due team di otto cani che non si risparmiavano per ululati e abbai, mentre io fingendo di stare calmo, cercavo il consenso di Renato per sganciare. Lo sgancio rapido finalmente si aprì e la nuvola di polvere di neve alzata dal freno che cercavo di spingere verso il basso è una delle poche cose che ricordo in maniera nitida di quella partenza, compreso l’attenuarsi graduale del suono degli ululati dei cani che erano rimasti alla catena e di cui ormai risuonava tutta la valle dell’Ansiei.
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Tutto il resto lo hanno fatto quelle splendide 8 creature che il desiderio di raggiungere il team di Vanessa che era partito qualche istante prima li spingeva a correre ventre a terra. Quando dopo due Km e soprattutto dopo la mitica S (60 metri di pendenza al 18% con due curve prima a dx poi a sx con passaggio sul fiume Ansiei) il team ha deciso che era meglio darsi una regolata, ho cominciato a gustarmi il paesaggio che aveva dell’incredibile. Le salite erano rappresentate da un seguirsi continuo di tornanti, tanto che ad un certo punto l’impressione che avrebbe dato la vista dei nostri teams da lontano, da parte di uno spettatore ignaro, sarebbe stata quella di vedere un team che passeggiava sulla testa dell’altro. La salita durò 45 minuti senza quasi mai scendere dalla slitta, solo qualche sosta mi consentiva di guardare verso valle e di pensare con un pò di apprensione alla discesa che, se fosse andata a buon fine, avrebbe sancito le mie qualità di Musher. Così fu e in 13 minuti raggiungemmo la valle ripassando dagli stessi tornanti, con una danza continua dei miei piedi che passavano dal freno al tappetino, che si riempiva di neve fresca, con una rapidità da far invidia ad un ballerino di Flamenco. Lascio a voi immaginare 8 cani con quelle pendenze in discesa. Arrivati al Kennel cercavo di carpire da parte del mio Istruttore Musher, per la verità mai troppo accondiscendente nei giudizi, un consenso riguardo la prova che avevo sostenuto, consenso che non arrivò in maniera palese ma sottoforma di proposta, quella appunto di raggiungere la sommità di Monte Piana in slitta. La preoccupazione di Renato era infatti quella di regalarmi altre emozioni di quel genere, sia per accrescere la mia passione, se mai ce ne fosse stato bisogno, sia per farmi vivere in pieno l’emozione dello sleddog diciamo un po’ “estremo”, senza voler scomodare la Alpitrail o, non me ne vogliano i veri Musher, l’Idita rod, il trail di Monte Piana gli sembrava un ottimo surrogato. In quell’inverno la cosa non si sarebbe potuta più fare, eravamo a fine stagione e il consiglio che mi diede Renato era quello di salire prima
a piedi o con una navetta durante l’estate, per rendermi conto di quello che sarebbe stato il percorso e di studiarmi il tracciato individuando le insidie che potevano esserci. Trascorsi l’estate documentandomi su quella cima il cui nome cominciava a stuzzicarmi il desiderio di poterla raggiungere a bordo di una slitta trainata da un Team composto dai miei cani con l’ausilio di qualche cane di Renato. Il mio Wild Spirit Sleddog Team infatti, era composto da soli due elementi più il sottoscritto, un po’ poco per quelle salite, considerato anche che uno dei due elementi del team, arrivato tardi alla slitta, probabilmente non sarebbe stato adatto a quel tipo di Trail ma anche perché i miei 50 anni, nonostante una discreta preparazione fisica, richiedevano un aiuto diverso, ma questa è un'altra storia. La storia,quella con la S maiuscola invece, lega il nome di Monte Piana ad una delle pagine più cruente della prima guerra mondiale, quella cioè che vede la sommità di quella montagna teatro di furiose battaglie fra Alpini Italiani e Keiserjager Austriaci, ognuno dei quali combatteva per conquistare e perdere nel giro anche di poche ore e per più di 2 anni, solo poche decina di metri considerati strategici per la difesa dei rispettivi confini. Il tutto con un prezzo altissimo di vite umane, diverse per idioma ma uguali per il diritto alla vita che tanti giovani persero nel vano tentativo di difendere qualcosa di cui noi oggi tante volte ci dimentichiamo di possedere grazie al loro sacrificio. Così se vi capitasse di passare da quelle parti scendendo da Misurina verso Cortina, lasciandosi il lago alle spalle, ad un certo punto vedrete sulla sx un piccolo cimitero che raccoglie le spoglie di tutti quei ragazzi, fermatevi a rendere loro omaggio e a ringraziarli per quello che ci hanno lasciato, affinché anche soltanto uno sguardo sulla croce che porta il loro nome, possa far sembrare il loro sacrificio non troppo vano. Così, l’autunno seguente decisi di salire con una navetta che congiunge il Piazzale antistante la strada delle Tre Cime con il Rifugio Bosi a quota 2325 mt che non è proprio la sommità del monte, ma è il punto di partenza per raggiungerla.
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2. La Preparazione La navetta, un Land Rover di quelle un po’ datate senza servo sterzo, costringeva l’autista, per non sbattere contro la parete della montagna, ad effettuare le curve con una manovra che prevedeva una retromarcia arrivando però con la parte anteriore del veicolo sul bordo del precipizio. Naturalmente filmavo con la mia videocamera tutto quello che stava succedendo compresi i punti che consideravo critici, quando ad un certo punto con l’occhio appiccicato al mirino, vedo una macchia scura passare attraverso l’obbiettivo. Un capriolo, impaurito da un gruppo di turisti che saliva a piedi, ci aveva attraversato la strada costringendo l’autista, un uomo alto con il viso solcato da rughe gentili generate non dall’età’ ma dalla esposizione frequente alla luce del sole, ad una brusca frenata accompagnata da una imprecazione in stretto dialetto cadorino. Quell’episodio rappresentò per me il sigillo che l’impresa che stavo meditando di fare era favorita dalle forze naturali che vivono in quei luoghi, mentre per i passeggeri che si erano accomodati nella parte posteriore del mezzo era stato solo motivo di spavento e di un bernoccolo che uno di loro in particolare si era procurato sbattendo la fronte sul tettuccio lamierato della Land. Vi sembrerà strano ma a me che amo tutte le forme di vita, quando mi riesce di camminare in un bosco o visito un parco e una delle forme di vita che abitano quei luoghi si manifesta senza timore o quando a volte mi capita di incrociare lo sguardo con una forma di vita superiore, capriolo o poiana che sia, lo interpreto come un segno ben augurante e qualsiasi cosa stia facendo in qui luoghi, la vivo con un animo più sereno. La salita proseguì fra i commenti dei miei compagni di viaggio che, saputo dei miei intendimenti, mi subissavano di domande sui pericoli riguardanti slitte e cani. Per non apparire scortese, cercavo di dar loro risposte concise, per non distrarmi troppo dal percorso, quando però l’insistenza di una si-
gnora milanese si fece quasi opprimente, la voce di mia moglie mi salvò dall’apparire sgarbato e con la maestria tipica delle donne portò la signora a sviare il discorso. La Land continuava a salire e i panorami che si presentavano ad ogni curva, sembravano uscire da uno scrigno, tanto era la preziosità di quella vista. Le cime si rincorrevano ad anello, attorno alle salite, quasi ad incastonare al centro la sommità della montagna, con la vista che poteva spaziare dalle Tofane alle Tre Cime in un tripudio di colori che dal pastello della Dolomia passava al turchino di un cielo terso nel quale si stagliavano le cime verdi degli ultimi pini che punteggiano le pareti prima di arrivare al Rifugio Bosi. Nemmeno la voce pungente della signora curiosa mi poteva più raggiungere, ero completamente immerso in quello spettacolo naturale ed il pensiero di poter accarezzare il cielo con i piedi sulla slitta in quello scenario ammantato di bianco, osservando in silenzio il lavoro dei miei ragazzi, mi accompagnava già verso l’ inverno pur essendo a Settembre. Le cose filavano via lisce e le avvisaglie dell’ autunno arrivarono accompagnate dalle prime brezze mattutine che prendevano il posto dell’afa che aveva caratterizzato l’estate, quando un inconveniente mi costrinse a saltare tutta la stagione e come se non bastasse persi anche il mio primo Husky il giorno di Natale. Chi come me ha la fortuna di avere in regalo la compagnia di un cane sa cosa si prova vivendo un’esperienza del genere e anche se il ricordo a volte colma il vuoto della presenza fisica, quello di cui sento più la mancanza è la possibilità di annegare lo sguardo nei loro occhi. Passo i primi mesi dalla perdita di Morgan fra lo sconforto e il desiderio di trovare immediatamente un altro compagno di viaggio peloso che finalmente arriva grazie all’interessamento di un amico. Siamo alla primavera dell’anno scorso e il desiderio di recuperare la stagione perduta, mi spinge fin dall’estate successiva a preparare tutto il mio W.S.S.T. me compreso, per affrontare al meglio la stagione invernale.
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Finalmente le foglie ricominciano ad ingiallire e le prime uscite lasciano sul mio volto l’ impronta del cambio delle temperature, oltre alla soddisfazione dei primi allenamenti pieni di vogliosi entusiasmi miei e dei miei “ragazzi”. Nel frattempo il coinvolgimento di Renato non si è affievolito nei mesi di inattività anzi oltre a infondermi coraggio nei momenti difficili, mi propone una cosa alternativa all’uscita di Monte Piana e alle mie prime gare cui avevo deciso di partecipare, la Traversata degli Appennini, ma questa e’ un’altra storia ancora. Gli allenamenti si susseguono nel corso dei mesi invernali e le esperienze non mancano di soddisfare la mia bramosia di condividere con i miei ragazzi la voglia di fare Sleddog, così dalla prima gara su sterrato alla prima su neve, passando attraverso i 120 km della traversata degli Appennini, il ricordo del sogno di Monte Piana si affievolisce, fino a quando, durante un soggiorno ad Auronzo, lo sguardo mi capita su una locandina che pubblicizzava la possibilità di Salire a Monte Piana in motoslitta. E’ stata come una folgorazione, immediatamente l’assonanza motoslitta a pista battuta mi ha portato a rimuovere dal cassetto delle mie speranze, tutti quegli elementi che avevo considerato, per realizzare quel che ormai era diventato un sogno quasi irraggiungibile, anche perché l’apparente difficoltà nel trovare le persone che ci consentissero di poter avere il permesso di salire, limitava parecchio la realizzazione dell’impresa. L’occasione era li su quel volantino che riportava il numero di telefono del Sig. Luciano. Dopo qualche attimo di esitazione nel comporre il numero telefonico, per paura di ricevere una risposta negativa, la voce del Sig.Luciano risuonò nelle mie orecchie e con fare gentile cercai di capire dalle sue prime parole come poteva essere di carattere, per impostare la richiesta nel modo più corretto con l’intento di favorire una risposta positiva. Non so dirvi se sia stato bravo io o se una naturale predisposizione ai rapporti umani da parte del Sig.Luciano favorì il consenso, ma la risposta fu “SI, SI POTEVA FARE”. Coinvolsi immediatamente Renato che non ci pensò due volte e mi diede la sua disponibilità
per mezzi di trasporto e per la composizione del team una parte del quale era già stata con me durante la Traversata. Fissammo il giorno, lunedi16 marzo compleanno di Pack il leader del W.S.S.T. Il team fino a quel momento aveva lavorato bene e si era distinto per continuità, potenza e fondo, solo in qualche occasione aveva mostrato la corda, più per errore mio che per volontà loro, ma agli inizi di marzo erano in piena forma. Decisi di arrivare ad Auronzo il venerdì in modo tale che i ragazzi avessero il tempo di adattarsi all’altura. Arrivando nei pressi della diga che sbarra il passaggio dell’Ansiei creando il lago di Auronzo, lo sguardo mi cadde sulla cima di uno dei pini che coprono al visitatore la sagoma delle statue dei leoni, di veneziana memoria, messi a guardia del ponte . Proprio al mio passaggio una Poiana si era staccata dalla parete opposta a quella su cui si trova la strada di accesso al paese e si era venuta a posare sulla sommità del pino. Dopo qualche esitazione dovuta all’ oscillazione della cima il rapace si accomoda le ali e rivolge lo sguardo verso la strada, nel momento in cui passo in quel punto seguendo con lo sguardo accigliato il passaggio della mia auto. Lascio alla vostra immaginazione l’emozione di quell’istante, il volere delle forze della natura che governano quei luoghi era sancito.
3. L’Impresa Al mattino la sveglia suonò presto, volevo assaporare per intero quella giornata, fin dalle prime luci dell’alba, sperando di poter vedere il sole infrangersi sulle cime del Sorapis e del Cristallo. Così fu infatti e la prima cosa che notai uscendo dalla porta dell’albergo che mi ospitava, era il colore rosso ambrato della cima del Sorapis illuminata dai primi raggi che diffondevano una luce limpida sulla neve caduta in gran quantità su tutta la valle. Dopo aver prestato le prime cure ai miei ragazzi e preparato loro un pasto speciale per quell’occasione, ricco di proteine e di liquidi,
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mi sedetti sul bordo del baule della macchina, dove erano alloggiati i trasportini che ospitavano i veri protagonisti di quell’impresa. Guardai spesso in silenzio lo sguardo di ognuno di loro, mi sembravano abbastanza sereni e riposati, a differenza del mio che doveva sembrare un misto di residuo di notte quasi insonne e incredulità per quel che stava accadendo. Mentre aspettavo che il furgone di Renato spuntasse dalla curva, guardavo verso l’alto ammirando l’azzurro che diventava sempre più intenso, man mano che il sole prendeva possesso del giorno. Il rumore del furgone infranse il silenzio mattutino e apparve la sagoma di Renato, che dopo aver accudito la sua numerosa compagine, era pronto ad accompagnarmi nella preparazione dei preliminari. Il viaggio da Palus a Misurina l’avevo già fatto decine di volte ma quella aveva un sapore particolare, tanto che in furgone l’emozione era palpabile, tradita da qualche dialogo sullo sleddog che riempiva un silenzio che, se ascoltato, avrebbe parlato per noi. Arrivati al piazzale antistante la pista, solitamente percorsa dalle motoslitte che salivano sulla cima del Monte Piana, non potemmo fare a meno di guardarci intorno, la giornata era di una limpidezza tale che non potevamo sperare di meglio, la cornice poi era quella delle Dolomiti completamente coperte di neve. Preparammo lo steak-out con cura e facemmo scendere i protagonisti, Pack-Thelma-Yack e Blue componevano il mio team, quello di Renato era formato da Dream-Chica-Kino e Misha. Tutti in fila facevano bella mostra di se attirando l’interesse dei turisti accorsi a vedere cosa stava succedendo in quel fazzoletto di neve. I cani mostrarono tutta la loro pazienza in quell’occasione, poiché fra carezze e abbracci ripetuti da parte dei bimbi, si sentì solo qualche ringhio di sommessa insofferenza, probabilmente anche perché loro stessi erano concentrati su quello che avevano già capito avrebbero vissuto. Curammo la preparazione delle slitte nei dettagli e finalmente giunse il momento di imbraga-
re e attaccare, la tensione veramente cominciava a salire scaricandosi sulle mani con un leggero tremolio. Lasciai per ultimo Yack mentre gli altri già ‘attaccati alla linea mettevano a dura prova la resistenza dell’ancora, ancor più infervorati dal team di Renato che, più veloce di me, aveva già sganciato, alzando una nuvola di polvere di neve che giocava sulla sua schiena quasi a sfumare la sua figura che si perdeva in lontananza. Finalmente anche Yack era in linea, un grosso sospiro, via l’ancora , su il tappetino e…… VIAAAAAAAAA. I cani erano talmente eccitati che raggiungere Renato, ormai diventato un puntino rosso alla sommità della prima salita, fu un attimo, qualche scambio di opinioni per scaricare definitivamente la tensione e di nuovo via. La salita, da subito impegnativa, ci costringeva ad una andatura moderata ma questo ci consentiva di godere di uno degli spettacoli più belli al Mondo; riuscire a descriverlo è quasi impossibile, nemmeno una foto può rendere merito a un paesaggio del genere, poiché sono tante le cose che colpisco la vista, tutte straordinarie nel loro essere, che soffermarsi su ognuna di esse per osservarne l’essenza, avrebbe significato trascurarne qualche altra. In quella situazione non ci rendevamo più conto del tempo e dello spazio, tutto era uniforme nella sua straordinaria varietà, le sommità frastagliate delle Dolomiti annegavano la loro maestosità nell’azzurro di un cielo quasi primaverile, pennellato dal bianco di qualche nuvola che timidamente faceva capolino dalle cime più alte. La sagoma di Renato che in silenzio lasciava lavorare i cani, si perdeva nell’immensità’ degli spazi che ad ogni curva si aprivano a precipizio verso le Tre Cime e verso le Tofane. Il lavoro del mio team era straordinario,Yack e Blue puntavano il posteriore ad ogni ripartenza muovendo per primi la slitta, consentendo a Pack e Thelma di avere maggiore spinta per il loro ritmo più veloce.
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Lo sforzo per i due Wheel Dogs era particolarmente intenso, ma la voglia di accontentare il loro e il mio desiderio era nettamente superiore, tanto che per prendere prima possibile il ritmo dei due leader Yack era solito, dopo i primi passi, saltare con la zampa posteriore destra quasi a riprendere l’andatura, un po’ come fanno a volte i soldati durante una marcia per mettersi al passo. Ripensavo all’autunno di due anni prima e a quante volte avevo rivisto il filmato della salita con la Land, niente era uguale ad allora, tranne i tornanti che ancora tagliavano la parete della montagna e che, ad uno ad uno, si succedevano verso il piazzale del Rifugio Bosi. Neppure il mio stato d’animo era uguale ad allora. Stavo vivendo il sogno della mia vita di Musher e come tutti i sogni avrei voluto non finisse mai, ma conoscevo troppo bene quel tracciato e sapevo esattamente quale sarebbe stata la curva dietro alla quale avrei visto la sagoma del tetto della chiesetta che, di fianco al rifugio, ricorda il sacrificio di tutti quelli che anziché con i cani, avevano percorso a piedi quei tornanti, con un fardello sulle spalle fatto di paura di morire e non poter rivedere le proprie famiglie. La croce alla sommità della chiesa fece capolino, 800 metri di dislivello su un tracciato di 5 Km era stato percorso e il piazzale del Rifugio divenne il posto dove ancorare e rifocillare i protagonisti.
Riprendemmo la salita dopo un’ora di considerazioni e con lo stesso entusiasmo della partenza. attaccammo le ultime curve prima della Piana finale. Ci volle ancora mezz’ora di slitta prima dell’ arrivo alla sommità che una volta raggiunta vide lo sguardo mio e di Renato incrociarsi silenti ma espressivi, era il momento di parlare a se stessi nella meraviglia di quello spettacolo naturale. Al nostro silenzio fece da contrasto l’ululare di tutti i nostri cani, che inspiegabilmente e all’ unisono, alzarono lo sguardo al cielo salutandolo alla maniera dei lupi. Solo dopo qualche minuto e improvvisamente come era partita, la voce dei cani si interruppe mentre, dietro alle nostre spalle, la luna cominciava a farsi vedere. Lascio a voi l’interpretazione, ma a me piace pensare che in quel momento sentissero particolarmente vicina la vita selvaggia che i loro avi avevano vissuto e con quel saluto e in quel contesto, sentissero il desiderio di omaggiarli come noi omaggiammo con un segno della croce il luogo che ancora è permeato dal ricordo di quei ragazzi che adesso se ancora in vita sarebbero bisnonni, il mio compreso. L’arancio intenso del tramonto e le prime ombre del crepuscolo ci invitavano a scendere a valle, ma questa è un'altra storia………
La severa Chica, il bizzarro Dream, il cupo Chino, il tranquillo Misha, il furbo Pack, la dolce Thelma, il potente Yack, la volonterosa Blue, erano tutti desiderosi di un po’ di riposo, magari sdraiati al sole non troppo tiepido dell’altura, prima dell’ultimo strappo verso la cima. Ci prendemmo anche noi Musher un po’ di riposo e mentre le considerazioni su quello che stavamo facendo si sprecavano fra un panino e l’altro, non mancavamo di guardarci attorno ancora una volta con lo stupore di chi vede per la prima volta. Gambini Doriano
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Malattie da zecche A cura del dr. Franco Milani
Non amo le zecche, un vero “naturalista” dovrebbe considerare tutte le creature alla stessa stregua, sullo stesso piano ed apprezzarne l’utilità. Vabbè io non amo le zecche e ora vi spiego il perché.
In alcune regioni d’Italia il ciclo è praticamente continuo senza interruzioni invernali sebbene sia presente un’alternanza di periodi di grande attività e di relativa quiete. In genere i periodi di maggior presenza sono il primaverile (Aprile-Maggio) e l’autunnale (Settembre-Ottobre). Le zecche preferiscono le aree boscose o quanto meno erbose, zone nelle quali possono trovare dei microclimi caldo umidi senza troppo sole diretto; questo non impedisce loro di sopravvivere anche in zone meno idonee.
Ciclo biologico La zecca esce dall’uovo deposto in forma di larva che si riconosce per le dimensioni molto ridotte e per avere solo 6 zampe. In questa forma può vivere fino ad un anno ma per mutare deve fare un pasto di sangue che in genere dura 5 gg sul primo ospite che passa (cane, cinghiale, topolino, capriolo etc).
Le zecche sono acari succhiatori di sangue, sono animaletti molto resistenti e possono vivere e sopravvivere in condizioni ambientali anche molto difficili. Hanno cicli riproduttivi molto variabili sia per numero di passaggi su ospite che per lunghezza del ciclo (da un mese a tre anni).
A questo punto la larva scende a terra dove può rimanervi da pochi giorni ad un anno, muta diventando una ninfa (piccola zecca già con 8 zampe) ed attende il passaggio di un altro ospite. Il ciclo appena descritto si ripete e la ninfa ricaduta a terra può trasformarsi in zecca adulta che a sua volta attende un nuovo passaggio per ripetere un ultimo pasto di sangue, accoppiarsi e riscendere e, nel caso si tratti di una femmina, deporre le uova.
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L’esistenza di larve, ninfe e adulti giustifica l’esistenza di zecche di molti tipi e dimensioni diverse.
smessi dalla zecca ma ad una azione tossica diretta della “saliva” di questo animaletto •
Paralisi da morso di zecca: E’ una paralisi progressiva, migrante-ascendente flaccida dovuta ad un abnorme reazione dell’ organismo del cane alla “saliva” anestetica dell’ acaro. La paralisi aumenta nel corso dei giorni la propria gravità. Dapprima coinvolgendo la muscolatura nella zona di morsicatura poi salendo verso la testa. Si notano debolezza, sonnolenza e febbre, la paralisi dei muscoli respiratori può portare a morte l’animale. La sintomatologia scompare con la rimozione della zecca ed è quasi immediato.
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Malattia di Lyme: E’ un’antropozoonosi causata da spirochete (tipo batteri) presente in Europa e Nord America Asia ed Africa. Dal punto di vista clinico la malattia di Lyme si presenta suddivisa in tre fasi. La fase precoce localizzata, nei primi 30 giorni dalla puntura ed è caratterizzata dalla comparsa dell’Eritema Migrante (EM) nella sede cutanea colpita dalla zecca; è una arrossamento che si espande lentamente fino a formare un’ampia area tondeggiante che tende a risolvere al centro lasciando un margine periferico in espansione centrifuga. La fase precoce disseminata, che compare dopo poche settimane e può risultare evidente per mesi dall’ infezione, è caratterizzata da dolore agli arti colpendo a volte in modo alternato alcune articolazioni. La fase tardiva, a distanza di mesi o anni dall’ infezione, è caratterizzata da alterazioni a carico dell'apparato muscolo-scheletrico (artrite cronica), del sistema nervoso centrale e periferico (meningite, encefalomielite, atassia cerebellare, polineuropatie sensitivo–motorie, disturbi del sonno e comportamentali), della cute (acrodermatite cronica atrofica) e dell'apparato cardiovascolare (mio pericardite, cardiomegalia). Sulla base del sospetto il veterinario ordinerà dei test sierologici e inizierà una terapia antibiotica adeguata che si protrarrà per diverse settimane.
Il ciclo della zecca appena descritto insieme al fatto che non sono parassiti specie specifici (cioè che si fanno andar bene un po’tutto basta che respirino) è un punto nodale che spiega la pericolosità di questi animaletti e la loro efficacia come trasmettitori di malattie infettive. Una stessa zecca prima di morire può aver fatto un pasto di sangue su tre ospiti diversi appartenenti a tre specie differenti, veicolando, movimentando in questo modo molte patologie presenti in un territorio.
Quali malattie? La zecca alimentandosi di sangue risulta un “ottimo” vettore di alcune malattie anche molto gravi che possono colpire il nostro cane ma anche l’uomo. Oltre a queste esistono anche delle patologie non legate a virus o batteri tra-
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Ehrlichiosi: L’agente eziologico dell’ Ehrlichiosi è Erhrlichia Canis. Le Ehrlichie appartengono alla famiglia delle Rickettsiacee e, come le Rickettsie, sono parassiti intracellulari obbligati, da tempo conosciuti come agenti patogeni di interesse veterinario. Tale infezione il periodo di incubazione varia da 7 a 21 giorni. Anche in questo caso esistono varie forme: acuta, subclinica e cronica. La fase acuta dura circa 3 settimane presenta segni clinici aspecifici febbre, depressione, emorragie aumento di volume dei linfonodi ed anemia (rigenerativa e non). La fase subclinica è asintomatica; La fase cronica presenta alterazioni della coagulazione, petecchie emorragiche cutanee e sangue dal naso, dimagramento, pallore delle mucose, aumento di volume dei linfonodi e debolezza. La diagnosi si basa di solito sulla evidenziazione dei segni clinici presenti e sull’utilizzo di test diagnostici specifici, possibili da effettuare anche a livello ambulatoriale. Piroplasmosi: Il protozoo responsabile di questa malattia è il piroplasma (Babesia Canis). Il piroplasma si introduce nei globuli rossi del cane dove subisce alcune trasformazioni e viene ingerito dalla zecca durante il pasto di sangue. Nella zecca femmina migra addirittura a livello di uova dalle quali nasceranno migliaia di piccole larve di zecca già infette e pronte a propagare la malattia. L'incubazione, dura da due giorni a due settimane circa. Durante questa fase nessun piroplasma è presente nel sangue. Al termine di questa fase i parassiti raggiungono il sangue e quasi contemporaneamente si manifestano i sintomi. Nella forma acuta della malattia il cane presenta una notevole ipertermia, accompagnata da stanchezza. La febbre dura 10 giorni circa. Contemporaneamente l’ animale va incontro ad una crisi anemica dovuta alla distruzione di globuli rossi durante la riproduzione dei parassiti. In seguito le urine si colorano e diventano color marsala. Lo stato generale del cane si aggrava evolvendo in coma e morte. Esiste una
forma cronica, che colpisce generalmente gli adulti e può seguire una fase acuta. La febbre è meno marcata o talvolta assente e lo stato generale è globalmente buono. L'anemia è sempre presente e ben marcata. L'evoluzione di questa forma di piroplasmosi è lenta ed esistono possibilità di complicazioni. Fortunatamente se riconosciuta possono essere messe in atto cure specifiche per la piroplasmosi. Talvolta è necessario praticare due iniezioni distanziate di 48 ore, perché sono possibili rischi di ricaduta.
Misure di profilassi comportamentale (tratte dalla circolare 17 allegato 82 diffusa dal ministero della sanità) Le zone maggiormente a rischio per la possibilità di punture di zecche sono gli ambienti boschivi e ricchi di cespugli, umidi ed ombreggiati, con vegetazione bassa e letti di foglie secche, sono a rischio anche il sottobosco ed i prati incolti, così come le zone di confine tra prato e bosco, soprattutto se con presenza di acqua. Anche i sentieri poco battuti, in cui è maggiore la possibilità di presenza di fauna selvatica, sono da considerare a rischio. Pur essendo la zecca attiva per la maggior parte dell’anno, il periodo a maggior rischio è quello compreso tra primavera ed autunno. Nei climi temperati e caldi, in caso di inverni particolarmente miti, l'attività delle zecche può protrarsi anche fino all'autunno inoltrato e talvolta, , per tutto l’anno. Le probabilità della trasmissione di agenti patogeni per mezzo della puntura di zecche sono direttamente proporzionali alla permanenza di queste sull’ospite (con eccezioni rappresentate dalla Febbre ricorrente da zecche e da TBE), e sono in generale basse se la zecca rimane attaccata all’ospite per meno di 36-48 ore. E’consigliabile camminare al centro dei sentieri, evitando per quanto possibile il contatto con la vegetazione.
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Le zecche vanno rimosse afferrandole saldamente con una pinzetta il più possibile aderente alla cute, ed effettuando una trazione costante e decisa, ma non brusca, verso l’alto, con una delicata rotazione per evitarne la rottura. Le mani debbono essere protette da guanti o da un fazzoletto durante l’operazione, per evitare la possibilità di infezione attraverso piccole lesioni della pelle o di autoinoculazione per via congiuntivale o orale. Il rostro, che spesso rimane all’interno della cute, va estratto con un ago sterile. Dopo l’estrazione della zecca sono indicate la disinfezione della zona (evitando i disinfettanti che colorano la cute) e l’applicazione di antibiotici per uso topico
Dall’inizio dell’anno anche noi, come Club, siamo presenti su Fb. Su suggerimento di alcuni soci, in particolare dell’amico Giulio, e sull’onda di una moda crescente e di uno strepitoso successo ci siamo lasciati tentare da questo popolare sito di Social Network ed abbiamo “osato/rischiato” anche noi, prima in forma provvisoria per capirne il funzionamento e meglio comprendere pregi e difetti, vantaggi e svantaggi, poi in modo ufficiale con doverose limitazioni di utilizzo. Questo ci ha permesso, oltre che a farci conoscere da una platea di appassionati molto più vasta, compresi paesi lontanissimi da noi, di acquisire qualche nuova iscrizione di persone che nemmeno immaginavano la nostra esistenza. Abbiamo ora, oltre ad una settantina di soci registrati con cui intratteniamo rapporti
L’applicazione di calore e di sostanze quali acetone, ammoniaca, cloruro di etile, alcol etilico, etere, cloroformio o vaselina sulla zecca prima della rimozione è sconsigliata, in quanto induce in questa un riflesso di rigurgito, con aumento del rischio di trasmissione di agenti patogeni. Le cucce debbono essere tenute costantemente sotto controllo, eseguendo periodicamente trattamenti con prodotti insetticidi dell’interno e, se poste all’aperto, del terreno circostante. Sono indicati anche trattamenti antizecche degli animali. Forse ora le zecche piaceranno meno anche a voi.
molto più stretti e “confidenziale” soprattutto mediante la Chat on line, molte, molte “amicizie” da tutto il mondo che ci hanno permesso di acquisire una vastità notevole di fotografie “particolari” per realizzare degli Album a tema specifico di notevole impatto emotivo, accattivanti e simpatici al tempo stesso, molto apprezzati ed attesi nei loro aggiornamenti settimanali. Eccone alcuni titoli ad esemplificazione: • • • • • • • • •
Husky & Dogs Tranquillo week-end con il “micio” Baci, bacini, baciotti Quando i bambini fanno Ooh Nostri Soci su Fb Compleanni Raccolta foto “Amici” Le più “originali” Raccolta foto della settimana
Non aggiungiamo altro…… non vi resta che guardare, ammirare e stupire‼! Per maggiori informazioni rivolgetevi senza esitazione alla segreteria
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Segnalato da Elena Cavazza
CANI PASTICCIONI E ALTRE STORIE Sperling & Kupfer Avete riso fino alle lacrime per Marley? Siete i migliori amici del peggior Labrador del mondo? Lo ritroverete in queste pagine, assieme ad altre tenere storie su animali (cani, gatti, elefanti, oche, strane specie di uccelli migratori), genitori, figli e persone più o meno comuni che cercano di dare un senso autentico alla propria esistenza. Giorno dopo giorno John Grogan diventato uno degli scrittori più letti grazie al libro sul suo "cane pasticcione", espulso perfino da un corso di educazione all'obbedienza pubblica sul Philadelphia Inquirer brevi ma incisivi interventi: interviste, racconti e riflessioni sul valore dell'amicizia, sull'importanza della famiglia, sui casi bizzarri della vita in generale, che ci regalano una salutare pausa nella frenesia quotidiana. In una selezione articolata sui tre grandi temi famiglia, animali e vita, ecco un diario del nostro tempo, divertente e commovente, che ritrae con affetto umani e "quasi".
Per “stuzzicarvi” l’interesse e quindi “stimolare” l’acquisto di questo libro riportiamo il breve racconto (di vita vissuta) suggerito da Elena: LO SPIRITO DEL GHIACCIO A volte un cane è più di un semplice animale domestico. Può essere una gioia nei momenti buoni, un conforto in quelli cattivi, un indiscutibile amico sempre. I cani speciali possono cambiare la vita di una persona. Pochissimi ti fanno sbarcare al polo Nord. Per Barry Greenberg, quel cane era Kunitz. Per 11 anni il forte, intelligente husky siberiano fu al suo fianco negli alti e bassi della sua vita.
Kunitz era lì durante il divorzio e i mutamenti di carriera. Era lì mentre il suo padrone ricominciava e ritrovava l’amore. Per gran parte della vita di Kunitz, Greenberg, che adesso risiede nel Québec, ha vissuto a Wilmington e lavorato come ricercatore di biotecnologia. Non era mai stato uno che amava l’inverno, ma l’animale di fiero retaggio artico e patito della neve cambiò la situazione. Greenberg cominciò a passeggiare quotidianamente con lui nel Brandy-wine Creek State Park vicino a casa e recepì presto quello che definiva il “desiderio d’inverno” del suo cane. Non occorse molto al ricercatore sul morbo di Alzheimer per cominciare a immaginare ciò per cui vivono gli husky: tirare pesanti carichi attraverso bianchi paesaggi gelati.
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Nel 1996, a quarant’anni, fece la sua prima spedizione con la slitta trainata da cani nel Minnesota settentrionale. Seguirono altri sette viaggi… e il suo secondo matrimonio avrebbe avuto luogo sul retro di una slitta nel mezzo di un gelido paesaggio del Minnesota. “Kunitz”, mi raccontò “è stato il mio migliore amico per molto tempo, superando con me alcune grandi traversie della vita.” Nel 2002, mentre era in Svezia a un convegno, arrivò la telefonata dalla casa di Wilmington che il suo amato husky aveva avuto un attacco di cuore ed era morto. “Non ho avuto la possibilità di salutarlo”, disse. Greenberg sparse parte delle ceneri di Kunitz nel parco dove l’husky amava correre. Ma ne conservò una piccola quantità con in mente un sogno speciale: poter fare un viaggio in slitta fino in cima alla Terra e spargerle su una vasta calotta di ghiaccio dove lo spirito degli husky non muore mai. Nell’aprile di quell’anno il suo sogno divenne realtà. Si unì ad una spedizione guidata dal suo mentore in fatto di slitte trainate dai cani, Paul Schurke, il veterano avventuriero artico. Il gruppo volò in Norvegia, dove si rifornì di cani, slitte e provviste. Poi volò in un campo di ricerca russo a un grado dal Polo Nord. Il gruppo partì, quindi, in elicottero con i cani addestrati, le slitte e le provviste fino a un punto a circa 200 chilometri dal Polo e intraprese un’ardua traversata di undici giorni. Con temperature stazionarie sotto lo zero per l’intero percorso, la spedizione affrontò forti venti, ripidi ghiacciai, distese d’acqua e calotte di ghiaccio. Alla fine di ogni giorno la squadra di nove membri con quattro slitte e trentadue cani, dormiva in tende sul ghiaccio.
Nel suo zaino il ricercatore trasportava il collare di pelle di Kunitz e una fialetta di plastica con le ceneri del cane. L’ultimo giorno il 25 aprile, legò il collare allo zaino, e mentre camminava le targhette tintinnavano, procurar dogli uno strano senso di pace, come se Kunitz fosse lì e camminasse accanto a lui. Arrivarono al Polo nord alle sei del pomeriggio e, quasi immediatamente Greenberg si accinse a svolgere il compito per il quale era venuto. Si allontanò di qualche passo dai suoi compagni, cadde in ginocchio e usò un coltellino per spezzare il sigillo del contenitore. Quasi istantaneamente, riferì, una folata di vento soffiò via le ceneri. “Sto mantenendo la promessa che ti ho fatto, Kunitz” sussurrò. “sei stato un bravo cane. Lo sarai sempre.”. E poi lo ringraziò per la compagnia e la lealtà, l’intuizione e l’empatia canina. Per il modo stupido in cui ululava ogni volta che sentiva qualcuno cantare Happy Birthday, solo per quella canzone. Ringraziò il cane per averlo aiutato a trovare una nuova vita e una nuova moglie e per aver avviato la sua intera esistenza sulla strada dell’avventura. Nell’aria gelida dell’Artico, con le lacrime che scendevano inaspettate, vide chiaramente il modo in cui un animale può arricchire e approfondire l’esperienza umana, spesso in maniera misteriosa e inaspettata. “Grazie, Kunitz”, disse.
Dello stesso Autore: 2006 Io & Marley 2007 Marley. Un cane unico al mondo 2008 Buon Natale, Marley!
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Qualcuno sa dirmi come fare a non far continuamente mordere tutto quello che trova ad un cucciolo di 5 mesi?? vorrei coccolarlo senza trovarmi sempre con i vestiti bucati e soprattutto senza graffi sulle mani... Abbiamo preso Oliver da cucciolo da una famiglia che aveva due husky, mamma e papà, lo abbiamo tenuto solo in casa x il primo mese e ha iniziato a fare i bisogni sui telini appositi e mangia regolarmente senza problema. il veterinario dice che va benissimo che sta bene ed è tutto a posto. Da due mesi a questa parte abbiamo iniziato a lasciarlo fuori in giardino al pomeriggio e la sera lo portiamo in casa anche perchè piange sempre quando sta da solo. il problema è che continua a mordere e quando ci vede ci salta addosso mordendoci le mani e i vestiti noi vorremmo trovare anche un modo per farlo smettere. Salta anche sul tavolo se non spostiamo le sedie e adesso che lo abbiamo abituato anche un po' fuori quando rientra in casa fa i bisogni sul tappeto, quando poi lo si sgrida alzando la voce abbaia e salta addosso mordendo. insomma vorremmo trovare un modo semplice e non drastico x fargli rispettare semplici comandi. Vi ringrazio, Giulia
Ciao, siamo di fronte ad un cucciolo di 5 mesi che ha già preso un atteggiamento da dominante intollerabile, quindi dovete procedere rapidamente e con costanza. Innanzi tutto gli va insegnato il suo posto nel branco: non permettete che morda,, non solo le vostre mani ma neppure il guinzaglio e non permettetegli di uscire o entrare da una porta prima di voi, vi potrà sembrare una cosa inutile, ma è un modo per mettere il cucciolo al suo posto.
Ma la cosa più importante, direi essenziale, è che il cane conosca il 'NO!', detto in tono secco e deciso. Quando cerca di salire sul tavolo prendetelo per il collare, meglio provvisoriamente se ha una pettorina, sollevatelo da terra e “lasciatelo cadere” a terra dicendo un solo 'NO'. Lasciate le sedie al loro posto e come cercherà di salire nuovamente sul tavolo ripetete la cosa: sollevatelo per il collare, dite 'NO!' e fatelo cadere per terra. Anche venti volte se sarà necessario, anche cento. Ma non permettetegli più di 'mettersi' a tavola con voi!! Per le mani: chiudete in una mano alcuni croccantini o qualcosa che al cane piace... e come lui si avvicinerà alla mano e cercherà di mordere dategli un colpetto sul naso e dite 'NO', sino a quando non si stancherà. Appena riuscirà a stare alcuni secondi senza cercare di mordere la mano aprite la mano e dategli il premio.... anche questa procedura va ripetuta sino alla noia. Quando vi salta addosso prendetegli rapidamente in mano le zampe anteriori e tenetelo sulle zampe posteriori; ad un certo punto il cucciolo cercherà di liberare le zampe anteriori, aspettate il più possibile prima di lasciarlo andare... ogni volta che vi salta addosso ripetete questa manovra... dovrebbe imparare. Studi recenti hanno affermato che ogni comando va ripetuto tutti i giorni, più volte il giorno per tre settimane, dopo di che rimane acquisito per tutta la vita.... E' naturale che il cucciolo abbia voglia di rosicchiare qualcosa quindi lasciate per casa diverse ossi per cani che troverete in qualsiasi negozio, abbastanza grossi da tenere impegna-
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to il cucciolo per un po' ma non troppo grossi da non interessarlo....
fortemente penalizzata) che ancora sottolineano la mancanza di denti.
Che il cane protesti quando viene lasciato solo in giardino è abbastanza naturale, con il tempo si adatterà, la cosa importante è non farlo entrare quando urla, ma aspettare che si tranquillizzi e farlo entrare quando è tranquillo.... Gli Husky sono cani da branco e soffrono un po' quando sono soli.
Abbiamo avuto persino una giudice americana (ex allevatrice di Rottweiler) che ha penalizzato cani campioni dando dei Molto Buono perchè mancavano anche solo di un P1. Di solito in esposizione i giudici si limitano a controllare la chiusura che deve essere a forbice (ogni altra chiusura è da penalizzare).
Non permettete in questa fase che il cucciolo salga sul vostro letto, sul divano ecc. deve imparare il suo posto nel vostro branco: ultimo dopo tutti gli umani (bambini compresi) e se ci sono altri animali anche rispetto a questi se erano in casa prima del suo arrivo...
Io ho portato al Campionato Italiano e cosa molto più difficile Francese un cane che a metà della sua carriera aveva perso un canino. Stava all'intelligenza del giudice stabilire se il cane doveva essere penalizzato o meno e siamo arrivati all'assurdo di un famoso giudice che ha detto (a voce alta) che sapeva che il cane in passato aveva tutti i denti dato che gli aveva già dato dei Migliore di razza, ma che il regolamento ENCI (!) gli proibiva di dargli il CAC e il CACIB...Poi la cosa è stata chiarita ed il cane ha finito il campionato...
Non cedete, non date comandi che non farete rispettare, qualsiasi husky cerca di mettere in dubbio l'autorità dei suoi 'umani' se non gli è chiaro chi è il capobranco, sta a voi rimetterlo al suo posto
Salve, sono una nuova socia del club e vorrei fare una domanda: ho acquistato una cucciola femmina di husky molto bella, adesso ha 7 mesi vorrei fare qualche expo ma mi sono accorta che non ha entrambi i p1 è un difetto nelle expo? grazie della gentile attenzione. distinti saluti d’angelo marika
La mancanza di P1 nei Siberian Husky è abbastanza comune e non dovrebbe porre problemi in esposizione. Abbiamo lottato per anni perchè i giudici capissero che tra un cane in tipo con diversi (non solo un paio) di denti in meno era da preferire ad un cane con tutti i denti ma non in tipo... e ci siamo quasi riusciti! Dico “quasi” perchè a volte ci sono giudici (soprattutto quelli che hanno iniziato allevando cani di razze in cui la mancanza di P1 o altro è
E' il giudice che ha l'ultima parola in esposizione. Io ti consiglierei di portare tranquillamente la tua femmina, 99 volte su 100 nessuno dirà nulla, ma se qualche giudice dovesse sottolineare il difetto (perchè diciamolo è pur sempre un difetto anche se lievissimo e poco significativo) accettalo tranquillamente. Se proprio il tuo “ego” non accetta questa eventualità fatti insegnare da un bravo handler come mettere le dita della mano che deve tenere il muso del cane mentre il giudice controlla i denti in modo da nascondere la mancanza dei P1. Spero non sia il tuo caso, i sotterfugi sono la rovina delle esposizioni e vorrei tanto che almeno i privati li evitassero. Un Molto Buono o un posto diverso dal primo dovrebbero avere l'importanza che meritano, ovvero nessuna!
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In bocca al lupo
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CORRISPONDENZA ed altro ancora …
Sono Stefania, la compagna di Kuma e Kiska.... ho ricevuto oggi il giornalino dove avete pubblicato la storia di Kuma... l'ho scritta io e la conosco a memoria perchè l'avrò riletta 1000 volte prima di mandarvela... ma vedere la mia Kuma sul giornalino e leggere di lei mi ha fatto venire le lacrime agli occhi e mi ha reso davvero felice... spero che la sua storia faccia sorridere tutti coloro che la leggeranno! GRAZIE per il bellissimo regalo! Stefania Kuma Kiska Buongiorno Laura, sono Monica da Monzuno, rispondo alla convocazione per l'Assemblea prossima, ma purtroppo non potremo esserci per impegni di famiglia, mi dispiace. Ne approfitto per ringraziarVi dell'invio del Giornalino, sempre troppo gradito e "divorato" subito, siete bravissimi e insostituibili. Grazie e un saluto da tutta la famiglia pelosa. Monica. Oggi è arrivato il giornalino e il rinnovo della tessera.... e oggi è un mese che il nostro adorato Yuk ci ha lasciato, lo abbiamo coccolato e aiutato in tutti i modi in questi mesi della sua malattia, lo abbiamo circondato di affetto e premure, fatto tutto il possibile per cercare di dargli giorni sereni nonostante lui si rendesse conto che non poteva più fare passeggiate, giocare e correre come prima e invece il 18 febbraio alle 6 del mattino ha avuto una crisi violentissima seguita da altre due altrettanto forti tanto che non abbiamo potuto che chiedere al nostro veterinario (anche lui con le lacrime agli occhi) di porre fine alle sue atroci sofferenze.
Ora riposa accanto al nostro letto perchè lo abbiamo fatto cremare ma io e Vito non riusciamo a riprenderci, ogni giorno ci mettiamo a piangere perchè ci manca tantissimo il suo sguardo, le sue feste quando rientravamo in casa, la sua codona scodinzolante e tantissime altre cose di lui. Lucky dopo la morte di Yuk ha avuto un periodo di profonda depressione e ci ha fatto spaventare, non interagiva più con noi ed era sempre in stato di stress. Ora da qualche giorno sembra essersi un po' ripreso anche grazie ad un trattamento omeopatico e ha recuperato un po' di interesse per ciò che lo circonda. Ice è anche lei triste e del resto anche se cerchiamo di sforzarci per il suo bene e quello di Lucky anche noi lo siamo molto. Abbiamo perso tutti noi un vero compagno di vita, non perchè ora è morto ma Yuk era davvero un amico molto speciale e il vuoto che ci ha lasciato è davvero incolmabile. Scusateci ma volevamo rendervi partecipi del nostro dolore. Maria Antonietta e Vito
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A
i giardini pubblici, due persone si incontrano ognuna col proprio cane, il primo con un barboncino, il secondo con un alano. Mentre i due padroni parlano distrattamente, accade l'incredibile, l'alano mangia il barboncino in un sol boccone. Il padrone del barboncino disperato si gira: “Mamma mia... maledetto cagnaccio... che hai fatto!!!” Il padrone dell'alano cerca di tranquillizzarlo, ma lui: “Quel barboncino mi è costato tre milioni!!!” E l'altro con tutta calma: “Se è per questo il mio alano costa venti milioni!” Passa un po' di tempo e la scena ai giardinetti si ripete, stavolta il primo dei due si presenta con un pechinese, ma l'alano di nuovo ne fa un sol boccone. Disperato il padrone: “Di nuovo! Ma allora ce l'ha con me! Questo pechinese mi è costato dieci milioni!” E l'altro tranquillo: “Se è per questo il mio alano costa venti milioni!” Passa circa un mese e di nuovo i due si ritrovano ai giardinetti pubblici, stavolta il primo ha un bassotto. L'alano si avvicina al bassotto ed in un momento di distrazione dei padroni si avventa sul bassotto, ma questo si gira e sbrana l'alano. Il padrone del l'alano: “Mamma mia! Il mio alano super addestrato! Mi era costato venti milioni!” E l'altro tranquillamente: “Sapessi io che ne ho spesi cinquanta per fare LA PLASTICA AL COCCODRILLO!!”
By Cristina & Mariuccia
Aspiranti Soci Dall’art. 5 dello Statuto Sociale. ................. I nominativi di coloro che hanno richiesto di divenire Soci verranno pubblicati sul bollettino dell’ Associazione sotto la dizione “Aspiranti Soci”. Se entro due mesi dalla pubblicazione nessun socio esprime parere sfavorevole con lettera raccomandata inviata al Presidente le persone, il cui nominativo é stato pubblicato, diventeranno automaticamente Soci effettivi. Qualora dovesse pervenire al Presidente parere negativo riguardo l’accettazione di un socio, la decisione definitiva spetterà al Consiglio che, in caso di mancata accettazione della stessa, non é tenuto ad indicare i motivi della propria decisione. Brunettini Francesca, Chinellato Giorgio, Corain Elena, D'angelo Marika, Di Domenico Cristina, Faraone Paola, Fedele Barbara, Fiorentini Giorgio, Formaioni Thomas, Frigerio Camilla, Gambini Doriano, Gelsi Luca, Gulizia Alessandra, Iannone Maria, Introzzi Katia, Marchetti Biancamaria, Marconcini Eleonora, Mariani Claudio, Nasta Loredana, Pantaleo Rosa, Picone Andrea, Pirovano Anna, Proietti Valter, Ranzi Camilla, Romualdi Lisa, Rosa Natalia, Sancini Pamela, Scaglia Elisabetta, Silva Sabina, Spera Vincenzo, Stefani Diana, Tarantini Domenico, Zanichelli Cristiano, Zappa Fabio, Zappella Stefania, Zucchini Mara.
Presidente Sig.ra Adele Oldani Anno
Numero Soci
Numero Rinnovi
Rinnovi %
Nuovi Soci
Non rinnovi
2006
141
2007
159
123
79,35
36
34
2008
164
130
81,76
34
30
2009
177
141
85,97
36
23
ASPETTIAMO LA VOSTRA CANDIDATURA AD UNA DELLE CARICHE SOCIALI per il prossimo triennio 2010-2012 ~ 48 ~