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Oscar Galeazzi amministratore Lavoroturismo.it

Strategie di carriera

Carriera. Argomento importante. Da alcuni eccessivamente esaltato, da altri ignorato o sottovalutato. Pensare alla carriera non significa necessariamente pensare a diventare un manager, bensì riflettere sulle scelte professionali e formative che faremo, che impatteranno tutta una vita e che garantiranno nel futuro occupabilità, benessere economico, qualità di vita. Leggo ogni giorno decine di CV; alcuni mi colpiscono particolarmente, in negativo. CV di giovani cuochi sui quali non risulta abbiano mai lavorato come commis di cucina. Già al primo impiego capo partita, se non addirittura chef!!! Certamente si trattava di locali con una cucina basica, con pochi piatti… ma non è questo il problema; neppure mi preoccupa il titolo – più o meno reale o altisonante - che si usa nelle varie esperienze di lavoro. Il problema è il perché si agisce così, risultato di una mentalità sbagliata di crescere velocemente di carriera, senza costruire quelle fondamenta fatte di abilità pratiche, conoscenze e competenze trasversali, utili a sorreggere il palazzo che negli anni costruiremo sopra. Un esempio recente: un cuoco di 23 anni si propone come chef di cucina in un rinomato ristorante di pesce. Alla richiesta del titolare sulla conoscenza dei pesci, su come li sceglie, come li utilizza, come li lavora, come gestisce gli acquisti… il giovane evidenzia bassissimi livelli di conoscenza dei prodotti, di gestione, e capacità di lavorazione “modeste”. Eppure vanta un curriculum con altri due impieghi come chef di cucina! Questo non è un caso isolato, occasionale! E non è un problema di età, bensì di competenze! Quanti maître che si propongono e non sanno gestire staff, non conoscono le lingue, non conoscono l’enologia, non sanno organizzare il lavoro…! È venuto meno in molti giovani il concetto di gavetta, legato all’acquisizione delle competenze. Si vuole tutto subito, arrivare subito, ottenere subito… D’altra parte viviamo nella società del subito, del rapido, dell’immediato, del “tutti hanno successo” (finto), tutti sono felici (sui social). Questo comportamento ne è una diretta conseguenza. Ignoriamo il problema di un’azienda che assume una persona non adeguata al ruolo. Concentriamoci sulla persona, che cresce senza solide basi, che si ritroverà a cambiare spesso lavoro o a lavorare in contesti poco qualificati, che a 50 anni (o 40, se non 35) inizierà ad avere difficoltà nel trovare lavoro, che tornerà a prendere stipendi più bassi, che avrà una vita difficile… Quando si è giovani, cambiare lavoro, cambiare città, cambiare vita… è relativamente facile; hai opportunità, hai tempo di imparare, di formarti, di ‘aggiustare il tiro’ della tua vita. Quando si diventa adulti, tutto è più difficile. Difficile, non impossibile: cambiare si può. Occorre credere in sé stessi, essere disponibili a rimettersi in gioco, essere adeguatamente umili e intelligenti nel capire gli errori. Nella mia carriera ho visto tanti esempi di successo, di persone che avevano fatto scelte sbagliate di anni, che poi hanno avuto la consapevolezza di ammettere gli errori e ripartire. Evitiamo di sbagliare da giovani; se lo abbiamo fatto, attiviamoci per ricostruire le fondamenta, fatte di abilità pratiche, conoscenze teoriche e – importantissime - competenze trasversali (soft skills).

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