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Carla Torriani, la passione per la comunicazione
COME SI PUÒ CONCILIARE GIORNALISMO E UFFICIO STAMPA? NE PARLIAMO CON CHI HA FATTO DELLA PROPRIA PASSIONE UNA PROFESSIONE
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arla Torriani analizza con noi la differenza tra giornalismo, press office e blogger, senza dimenticare la professione che tutti i giovani vorrebbero fare, l’influencer. Ma sono davvero tutte rose e fiori? Carla, come è nata la tua attività? Per caso o per passione? Per passione e per caso. La passione per la musica. La passione per la scrittura. Ho unito le due passioni. Volevo diventare critico musicale come quelli che scrivevano per Ciao 2001 verso la fine degli anni ’70. Quel settimanale era la bibbia per gli appassionati di musica. Lo leggevo sotto il banco alle scuole medie e amavo molto i suoi storici redattori come Piergiuseppe Caporale. Poi arrivò in Tv il programma Mr Fantasy. Niente volevo proprio diventare come quello che intervistava i cantanti seduto sulla manona…quello era Mario Luzzatto Fegiz. Sai, all’inizio degli anni ’80 le persone si contattavano in due modi: o per lettera o per telefono. Per cui gli scrissi e lui mi rispose convocandomi al Corriere della Sera. Mi ricordo quella telefonata come se fosse oggi. Dall’emozione sbagliai a indossare le lenti a contatto e andai li praticamente accecata dal sale della soluzione salina. Entrare quella sera nel tempio dell’informazione diede davvero una svolta alla mia vita. Voleva propormi al suo capo Dino Cassani
come autrice di un commento da fan sul concerto degli Spandau Ballet. Ma Dino rifiutò. Anni dopo diventammo amici e glielo rinfacciai in continuazione. Dietro suggerimento di Fegiz (ma anni dopo questo episodio) iniziai a scrivere sulle fanzine, quei giornalini autoprodotti su singoli cantanti, una sorta di giornale per i fan. E a frequentare i locali dove si esibivano le giovani band milanesi come Elio e le Storie Tese. Da lì, ebbi l’idea di proporre ad una nota radio del milanese un programma proprio sulle fanzine e sulle nuove band.
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Il lavoro di ufficio stampa iniziò poco dopo prima accogliendo la proposta di un altro noto ufficio stampa, Riccardo Vitanza, all’epoca press office di un locale milanese per il tour di Ziggy Marley. E poi venni mandata da Fegiz da Franco Mamone. Un gigante, un mito. Mi ricordo che quando mi presentai da lui, un suo collaboratore mi diede in mano un elenco del telefono di giornalisti e mi disse “Bene, devi chiamarli tutti e farli venire stasera per il concerto”. Non mi ricordo neppure di chi fosse il concerto. Rimasi di stucco. Anche perché, nessu-