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Erica Banchi Attrice particolarmente apprezzata in “Paura di amore 1 e 2” nel ruolo da protagonista di Asia.
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Daria Contento La fotografa Adriana Soares nella nona avventura del contest “Una giornata speciale”.
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Kevin Bacon Un grande attore nato in Pennsylvania e reso celebre nel 1983 nel film “Footlose”.
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Poison Ivy
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A New York si mangia italiano
La Reine de la Nuit
Alessandro Quasimodo
Incontriamo il figlio di uno dei più grandi poeti contemporanei. E’ scrittore, regista e attore.
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Roberto Ranelli Il pubblico italiano ha inziato a seguirlo dai tempi del “Seven Show”.
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Carlo Marrale Fondatore, autore, voce e chitarrista dei Matia Bazar, è senza dubbio un artista colto, sensibile ed eclettico.
di Alessandro Cerreoni
Questa “magica” informazione Francesco Acerbi, 25 anni, difensore del Sassuolo. E' stato trovato positivo ad un controllo antidoping. Colpa di un ormone riconducibile alla cura a cui il giocatore è stato sottoposto dopo un intervento d'urgenza l'estate scorsa a causa di un tumore. Ma per i giornali è un calciatore “dopato”. Come è uscita la notizia dell'esito “positivo” dopo il controllo, la maggior parte dei media ha giocato, come spesso accade, a sbattere il mostro in prima pagina. Titoli e titoloni che hanno danneggiato l’immagine di Acerbi e la sua privacy. Poco importa se poi il caso è stato, giustamente, ridimensionato e riportato alla realtà dei fatti. Ormai nella testa dell'opinione pubblica c'è che Francesco Acerbi è un dopato. Questo perché i mezzi d'informazione tendono a dare grande risalto alle notizie clamorose - colpevoli in questo caso sono anche le fonti - salvo poi relegare in un piccolo spazio, quando va bene, l'eventuale rettifica. Lo stesso è accaduto con le recenti inchieste sul calcioscommesse, con calciatori sbattuti malamente in prima pagina solo perché sottoposti ad indagine e con le responsabilità tutte da accertare e da provare. Come se essere indagati equivale ad essere colpevoli. Troppo bello per i giornali sostituirsi ai giudici ed emettere sentenze già a partire da un semplice avviso di garanzia. Così come avvenne quando, all'inizio degli anni '90, scoppiò Tangentopoli. Bastò un avviso di garanzia per mortificare e danneggiare diversi imprenditori e politici. Alcuni finirono per suicidarsi sull'onta della vergogna nella quale si vennero a trovare, anche per colpa di alcuni media che “trasformarono” magicamente un avviso di garanzia in certezza della colpa. Un comportamento che contrasta con il codice e con l'etica del giornalista e che di fatto rischia anche di compromettere, e di conseguenza condizionare, il giudizio e le indagini sull'indagato. Eppure tutta questa enfasi, da parte dei mezzi d'informazione, non la riscontriamo quando c'è da far sapere alla gente i risultati di un'importante ricerca scientifica, quando c’è da mettere in guardia sui danni legati all’uso di alcuni farmaci, quando c’è da denunciare alcune storture dell'industria alimentare e il tentativo delle multinazionali di fare business a discapito della salute, oppure far sapere ai cittadini – quasi tutti ignari – dell'esistenza di un club di potenti che ogni anno si riunisce per decidere le sorti del mondo, come invece riportiamo noi all'interno di questo numero. C'è come la sensazione che quando c'è da toccare un debole ci si scatena, ma quando di mezzo ci sono i potenti e le lobby tutto tace. Magicamente.
Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 421/2000 - del 6 Ottobre 2000
DIRETTORE EDITORIALE E RESPONSABILE Alessandro Cerreoni - a.cerreoni@gpmagazine.it REDAZIONE Via V. Pacifici, 20 00019 Tivoli (Roma) Tel. 327.1750177 e-mail: redazione@gpmagazine.it PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Luana Di Francesco REDAZIONE Fabiola Di Giov Angelo Silvia Giansanti HANNO COLLABORATO Bibi Gismondi, Camilla Rubin, Adriana Soares EDITORE PUNTO A CAPO Srl PUBBLICITA’ Info spazi e costi: adv@puntoacapo.org Claudio Testi - c.testi@gpmagazine.it Gionata A. Mattioli - g.mattioli@gpmagazine.it STAMPA Fotolito Moggio - Strada Galli 5 - Villa Adriana (Roma) info 0774.381922 - 0774.382426 - Fax 0774.509504 fotolitomoggio@fotolitomoggio.it Chiuso in redazione il 20/12/2013 Copie distribuite: 20.000
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#curiosity di Camilla Rubin
#Zhejiang (Cina)
100 chili di banconote come regalo di nozze
Considerato il momento di crisi che stiamo attraversando, che dite... vi piacerebbe ricevere come regalo di nozze un cesto pieno di banconote? Roba da far sposare a forza anche gli scapoli più impenitenti! Ebbene questo è il regalo di nozze che ha ricevuto una sposa cinese 100 kg di banconote. Il colore del matrimonio è il rosso, per questo i canestri di vimini ove si trovavano i soldi erano rigorosamente foderati di rosso. Il regalo è stato consegnato dallo sposo e da diciassette amici alla famiglia della futura moglie, complessivamente c’erano ben 88mila 888 banconote, da 100 yuan l’una (anch’esse di colore rosso). Perché tutto questo 8? Beh perché l’8 è il numero più fortunato in Cina. In totale, la somma era di 8 milioni 888 mila e 888 yuan, ovvero circa 1,1 milioni di euro. Oltre alle banconote, non sono mancati i cesti di “spiccioli”. NDR: Ovviamente, lui appartiene ad una famiglia facoltosa, proprietaria di un’impresa di costruzioni e la sposa, lavora nel campo del tessile, di certo non due “operai”.
#Salerno
Rapina con l'aspirapolvere al self service Sempre per la serie… “in tempo di crisi”, c’è chi invece si procura il denaro nei modi più disparati, questo il caso di due ladri di Salerno che hanno usato l’aspirapolvere per rubare 3.000,00 euro da un distributore di benzina. E’ bastato fare dapprima un foro, con un trapano, proprio all’altezza dell’ “accettatore” delle banconote, poi infilare il tubo dell’aspirapolvere, nel buco e, premuto il pulsante di accensione, risucchiare tutti i soldi. Ad accorgersi per primo del furto è stato il proprietario del distributore che, vedendo il foro e il filmato delle telecamere, ha dato l’allarme ai carabinieri.
#Russia
Uno spettacolo di neve
Non esistono fiocchi di neve uguali, quante volte ve lo sarete sentiti ripetere? Certo è che la loro perfezione geometrica assoluta lascia a bocca aperta adulti e bambini. Deve averlo pensato anche il fotografo russo Alexey Kliatov, che ha deciso di catturare il delicato mondo della neve con l’obbiettivo della sua macchina fotografica. E’ nata così la serie, chiamata Snowflakes and snow crystals, guardate che spettacolo!
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#curiosity
#Inghilterra
Una Ferrari per tutti
Shaban Din è un collezionista di automobili, sino a poco tempo fa sconosciuto, che ha deciso di far fare a un appassionato di Ferrari l’affare del secolo: portarsi a casa il modello 458 Italia, una delle auto più desiderate del mondo, per la miseria di 35mila sterline, a fronte delle 170mila del prezzo di listino. Presto svelato l’arcano, la Ferrari 458 del Signor Din nasconde in realtà al suo interno il motore Ford Cougar, ed è stata concepita proprio per ostentare un'auto di lusso a un prezzo di un veicolo normale, sacrificando la sostanza per la forma.
#Portogallo
Comprano una casa colonica e dentro il fienile trovano decine di auto Era il sogno della loro vita dopo aver raggiunto la pensione, poter lasciare la caotica New York e ritirarsi a vivere i loro ultimi anni in Portogallo. Avevano così approfittato di una vera occasione, una casa colonica in disuso da 15 anni (che comprendeva anche un grande fienile le cui porte di metallo erano ormai fuse insieme dalla ruggine) messa in vendita dallo stato a metà prezzo dopo la morte dei proprietari, che non avevano eredi. Una volta entrati in possesso dell’immobile e sbloccata l'entrata del fienile hanno scoperto, con loro grande sorpresa, un vero e proprio tesoro: all'interno c'erano “parcheggiate” decine di automobili d'epoca, tra cui Alfa Romeo, BMW, Austin, Lancia, Opel, Matra, Lotus, Volvo, Porsche, n buono stato, anche se decisamente impolverate. Il valore complessivo è risultato essere di 36 milioni di dollari. La vecchiaia è assicurata!
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Attrice particolarmente apprezzata in “Paura di amare 1 e 2” nel ruolo da protagonista di Asia. Ha diversi progetti e presto la vedremo in una parte di una poliziotta ne “Il Restauratore 2”. E’ anche un’ottima pianista di Silvia Giansanti
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Erica Banchi
Note di attrice M
ai scrivere il suo nome con la lettera k, toglierle il pianoforte e farla vivere in un posto caldo, si arrabbierebbe moltissimo. Erica, giovane e dinamica attrice romana, ha intrapreso per caso questo mestiere. Quando ha capito che poteva farcela, ha studiato seriamente, ma ha sempre seguito il pensiero di Seneca, secondo il quale la fortuna non esiste, esiste il momento in cui il talento incontra l’occasione. Soprattutto poi nel nostro Paese. Per lei è fondamentale che cinema e musica vadano di pari passo, ha anche suonato per Giovanni Paolo II e sogna di debuttare sul grande schermo. Erica, è stato il lavoro a cercare te o viceversa? “E’ iniziato tutto per caso, perché non avrei mai pensato di fare l’attrice. Ricordo che dopo la maturità, un pomeriggio entrai in un negozio di elenchi telefonici per cercare una buona scuola di recitazione a Roma, visto che avevo fatto un po’ di teatro alle scuole medie. Un signore che lavorava lì, mi consigliò il Centro Sperimentale. Ho pensato subito di provare a salire su quel treno e presentai in tempo tutto ciò che serviva. Ho iniziato a sostenere i primi provini e ricordo che quando portai un monologo di Shakespeare e un canto di Dante, c’era Lina Wertmuller”. Andò bene? “Sì, entrai nella scuola e studiai per tre anni con Giancarlo Giannini; è stata un’esperienza meravigliosa. E’ una scuola che mi ha permesso di conoscermi fino in fondo, facendo un’analisi, una sorta di psicoterapia”. Cosa ricordi di quei tempi? “Ho un nitido ricordo di un’insegnante di danza molto severa che usava il ‘bastone’ e che una volta mi disse che la dovevo guardare negli occhi e mettere da parte la timidezza. Da quel giorno, a costo di diventare viola, mi sono imposta di guardare le persone negli occhi”. E allora quando incontri un uomo che ti piace? “Oddo, è la fine! Diventa tutto molto più difficile, scappo”. Sei stata molto impegnata già in un età molto giovane con la scuola e lo studio del pianoforte. Tutto questo ti ha portato a sacrificare amicizie, rinunciando quindi ad una fase spensierata della vita? “No. Io non ho la mia vita, io vivo la vita. Cerco di essere sempre una per tutto. Sono sempre presente, prendendo energia dagli affetti, che considero un bel supporto emotivo. Non ho una classifica, al momento fa parte tutto della mia esistenza, è tutto un’amalgama”. Parliamo di questa tua passione per il pianoforte. Chi è
Crediti Foto: Corrado Pinci - Assistente alla fotografia: Erika Di Tullio
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secondo te più portato per questo strumento? “Chi sente la necessità, chi non sbuffa nella fase del solfeggio ad esempio, chi ha bisogno di imparare l’abc dello strumento”. Hai preferenze per altri strumenti? “Se non avessi studiato pianoforte, avrei studiato il violoncello, uno strumento che hai addosso e che abbracci”. Nel passato hai suonato nel corso di un concerto dedicato a Giovanni Paolo II. Ti tremavano le mani in quell’occasione? “Tantissimo, anche perché ho suonato alla Fenice di Venezia. Pensa che per non farmi tremare le mani, mi sono addirittura immedesimata in un’attrice tedesca di nome Hannah Herzsprung. Avevo appena visto il film ‘Quattro minuti’, che consiglio”. Mi sembra di capire che musica e cinema possano andare di pari passo. “Molto, almeno per me”. E se proprio dovessi scegliere tra le due? “Vorrei che andassero sempre di pari passo, è come chiedermi se volessi più bene a mio padre o a mia madre”. Ho letto che hai fatto un viaggio in India. Cosa ti ha spinto lì? “Ho scoperto su facebook che una mia coach di recitazione aveva organizzato un viaggio in India alla scoperta del Siddhartha e quindi ho deciso di andare. E’ stata un’esperienza molto piacevole e completa alla scoperta dei luoghi in cui Hermann Hesse ha scritto il suo libro. In quell’occasione ho studiato il kathakali, una forma espressiva di teatro-danza indiano”. Hai in programma qualche altro viaggio? “La Scozia. Sono un tipo invernale, mi piace il freddo e adoro tutti i Paesi del nord Europa”. Hai recitato nella fiction “Paura di amare 1 e 2”. Quanta
paura hai a tal proposito? “Come tante persone ho paura di perdere una cosa bella. Cerco di tutelarla e di godermela”. Un attore con il quale sogni di lavorare? “Elio Germano o Pierfrancesco Favino”. Qual è il tuo obiettivo futuro? “Vorrei fare del cinema”. Cosa stai traendo dal mestiere di attrice in queste prime esperienze? “Che ogni giorno e soprattutto in questo Paese, occorre l’opportunità. La preparazione è fondamentale, ma quello che più conta è il fatidico momento giusto”. Attendi qualche rivincita nella vita? “Tutte le persone, che fin da piccola mi hanno fatto del male, le ho perdonate, ma la vita ha fatto già da sé. Del resto la canzone di Carmen Consoli dice che la vita prima o poi estingue il suo debito...”. Progetti futuri? “Ce ne sono ma al momento non mi posso sbilanciare. Posso dire che ho una piccola parte ne ‘Il Restauratore 2’”. Ruolo? “Di una poliziotta che sta dietro ad una scrivania”. Riguardo invece a “Paura di amare”, il personaggio interpretato ti ha soddisfatta? “Sì, ho trovato Asia un personaggio completo e una bella figura, è una mamma, è un medico, è una moglie ed un’amica. Mi spiace che sia finito questo viaggio con lei. Spesso la gente addirittura mi chiede se io sia così anche nella realtà”.
CHI E’ ERICA BANCHI Erica Banchi è nata a Roma il 23 maggio del 1987 sotto il segno dei Gemelli con ascendente Gemelli. Caratterialmente si definisce timida, folle, dinamica e grintosa. Tifa per la Sampdoria, adora pane e olio e ha come hobby le passeggiate nella natura. Le piacerebbe vivere a Los Angeles. Da poco le è mancata Rosina, la sua gatta di diciotto anni e adesso ha un cane di taglia piccola di nome Gino. Erica è misteriosa riguardo alla vita affettiva, ma considera Dante Alighieri il suo compagno da sempre. L’anno fortunato professionalmente parlando è stato il 2009. Erica ha iniziato ad intraprendere i suoi studi musicali all’età di 7 anni a Sanremo, e all’età di quindici è tornata a Roma per approfondire il discorso sulla composizione. Dopo la maturità è entrata al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma sotto la guida del maestro Giancarlo Giannini. Ha continuato a portare avanti in parallelo anche il discorso musicale, conseguendo nel 2011, con il massimo dei voti, il diploma di pianoforte presso il Conservatorio “L. Perosi” di Campobasso. Nello stesso anno è stata chiamata ad esibirsi in un concerto dedicato a Giovanni Paolo II al teatro “La Fenice” di Venezia, ottenendo un grande successo. Ha avuto anche esperienze teatrali come “Romeo & Giuliet”, “Sogno di una notte di mezza estate” e “Il giardino dei ciliegi”. Per Rai Tre ha girato il documentario “La questione nucleare”, nel quale oltre ad essere attrice, è anche autrice della colonna sonora. Nel 2009 è stata scelta per interpretare Asia, la protagonista della fiction di Rai Uno “Paura di amare”, a cui è seguita anche la seconda serie. Ha avuto anche una parte ne “Il Restauratore 2” e attualmente si dedica allo studio della composizione, sotto la guida del maestro Claudio Perugini.
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E' una rubrica che ha lo scopo di farvi conoscere in maniera diversa i personaggi che ogni giorno sono acclamati da folle di ammiratori. Questa volta dedichiamo il nostro spazio al grande attore nato in Pennsylvania e reso celebre nel 1983 dal film “Footlose�
n o c a B n i v Ke
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di Camilla R
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Da Footlose in poi Lo sapevate che…
Kevin Norwood Bacon è nato a Philadelphia, Pennsylvania, l'8 luglio 1958 e ultimo di sei figli di una grande famiglia borghese, figlio di Edmund Bacon - celebre urbanista di Philadelphia - e di Ruth Bacon, insegnante e attivista politica liberale. Kevin ha un fratello, il compositore Michael Bacon, con il quale suona occasionalmente in pubblico. Il padre di Kevin e Michael era cugino di settimo grado dell'ex Presidente degli USA, Richard Nixon e nel 1964 la sua foto in primo piano è apparsa sulla copertina del magazine TIME. All'età di 13 anni, Bacon, deciso a diventare un attore, lascia la famiglia per 4 anni e si trasferisce a New York, dove diventa uno dei più giovani studenti del Circle in the Square Theater School. Il debutto sul grande schermo avviene nel 1978 con il film "Animal House" (nel ruolo di Chip Diller), mitico film di John Landis con John Belushi. Appare poi nella soap opera "Sentieri" e nel 1980 entra nel cast di "Venerdì 13". Memorabile è la sua performance in "Slab Boys" del 1982, dove recita accanto a Val Kilmer e Sean Penn, per la quale vince il prestigioso Obie Award. Negli anni '80 lo ricordiamo in altri due film di successo "A cena con gli amici" nel 1982, e nel 1983 nel film "Footlose" che lo renderà celebre. Da quel momento in poi è stato tutto un crescendo: nel 1990 è in "Linea mortale", con Julia Roberts, dal 1992 in poi si dedica a copioni più impegnati, come "JFK, un caso ancora
Lo sapevate che…
Lo sapevate che…
Lo sapevate che…
aperto", "Codice d'onore", "Apollo 13". Nel 1996 Barry Levinson chiama Kevin Bacon per il film "Sleepers", al fianco di mostri sacri quali Robert De Niro, Dustin Hoffman, Vittorio Gassman e di un Brad Pitt sul punto di diventare star internazionale. Ricordiamo poi anche "L'uomo senza ombra" , "24 ore" , "In the Cut" e "Mystic river" E' sposato con l'attrice Kyra Sedgwick dal 4 settembre 1988; hanno due figli, Travis Bacon (23 giugno 1989) e Sosie Ruth Bacon (15 marzo 1992), e vivono nell'Upper West Side a Manhattan, New York. Alla fine degli anni novanta con il fratello Michael, ha creato un duo rock chiamato The Bacon Brothers con cui ha pubblicato tre album per il cui lancio sono state effettuate alcune tournée attraverso gli USA. Il numero di Bacon è un passatempo inventato nel 1994, sulla base dell'ipotesi dei sei gradi di separazione. Si tratta di assegnare ad ogni attore o attrice che hanno partecipato ad un film con Bacon un numero di Bacon pari a 1, ad ogni attore che abbia lavorato con uno della lista precedente un numero di Bacon pari a 2 e così via (una distanza espressa come collegamenti attraverso ruoli comuni in film quindi). Kevin Bacon ha numero di Bacon 0. In sostanza, Kevin Bacon ha lavorato in talmente tanti film che tra lui ed un altro qualsiasi attore di tutti i tempi si riesce a trovare un collegamento in meno di 6 passaggi. La cosa prese talmente piede che l'università della Virgi-
Lo sapevate che…
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nia ne creò un algoritmo, usando i dati del sito IMDB (internet movie data base) che è poi l'elenco online più completo della cinematografia mondiale, creando un sito apposito, nel quale estendeva questo giochino a tutti gli attori e registi del mondo. E la cosa incredibile è che pare funzioni sempre senza eccezioni, anche con i nessi più assurdi ed impossibili (provare per credere io http://oracleofbacon.org ). Il 18 gennaio 2007 l'attore, coinvolgendo altre celebrità di Hollywood, ha fondato l'onlus SixDegrees, che promuove l'applicazione del principio di solidarietà all'idea, appunto, delle "reti piccolo mondo" Nel 2005 tenta la strada della regia con “Loverboy” dove dirige la moglie Kyra Sedgwick in un film drammatico che guarda alla morbosità del rapporto tra una madre iperprotettiva e un figlio isolato dal mondo esterno. Ma il film non ottenne molto successo di pubblico e critica. A Kevin Bacon, star di “Footloose” (1984) era stata inviata la sceneggiatura del remake perché scegliesse un ruolo da interpretare, in modo da poter apparire in qualche modo nel nuovo progetto. Non riuscendo a trovare un ruolo a lui congeniale, l'attore ha rinunciato a prendere parte al cast, ma ha fatto gli auguri al regista del nuovo film Laura Linney (l’attrice celebre moglie di Truman in “The Truman show”) vive in una grande proprietà in Connecticut vicino ai suoi amici Michael J. Fox e Kevin Bacon.
Lo sapevate che…
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I
l 10 settembre 1943 Hitler creò la "Zona di operazioni delle Prealpi" (Alpenforland) comprendente le provincie di Bolzano, Trento e Belluno, sotto l'amministrazione diretta dei tedeschi, affidata al Gauleiter di Innsbruck Franz Hofer il quale nominò come prefetto per Bolzano Peter Hofer in sostituzione del prefetto fascista destituito. Il prefetto alloggiava a Bolzano nel Palazzo Ducale e per avere dei rifugi sicuri fece costruire dai prigionieri presenti nel capoluogo (in particolare i detenuti del campo di via Resia) due rifugi nella zona di via Fago tra cui il rifugio Hofer che si collocava peraltro a ridosso dell'hotel Austria trasformato in ospedale. Il rifugio ospitò anche migliaia di persone civili che fuggivano dai bombardamenti tra il 1943 e il 1945. Dopo la guerra, negli anni '50, ospitò sfollati del Polesine e per tale motivo vennero realizzate delle apposite costruzioni in mattoni e cemento. Dal 1966 il rifugio è di proprietà del Demanio.
Il Bunker Tredici furono i bombardamenti (uno anche il giorno di Natale del ‘43) che subì la città di Bolzano dal 2 settembre del 1943 al 3 maggio del 1945. Gli edifici distrutti completamente furono 335, le vittime circa duecento. I primi rifugi antiaerei vennero realizzati nel 1935. All’epoca infatti, nonostante la guerra non fosse ancora iniziata, se si costruivano nuovi edifici era obbligo dotarli anche di un rifugio antiaereo. Già nel 1940 i rifugi erano 37: scavati nella roccia, come al Guncina, a S. Osvaldo e al Virgolo, o sotto le case, come il rifugio in piazza Matteotti (nel quale si può ancora vedere come tramite una bicicletta, in mancanza di corrente, si azionava il sistema di ricambio dell’aria) o in piazza Mazzini, sotto Palazzo Rossi. Uno dei più grandi era al Virgolo. La costruzione della galleria, iniziata nel 1939, venne dirottata per ospitare fino a 10mila persone. In quella zona, tra l’altro, pare ci fosse una fabbrica che produceva cuscinetti a sfera: per questo venne più volte bombardata. Molti erano i rifugi di privati, ma anche il Comune ne aveva messi a disposizione della popolazione, come quello in via Grappoli (ex piazza 2 Ottobre), o nelle vicinanze dell’allora
Hotel Austria, a Gries, adibito a ospedale durante il periodo bellico. Durante i bombardamenti, in quegli attimi di panico, si avevano a disposizione circa 20 minuti per trovare riparo in un rifugio antiaereo. A Bolzano, città di provincia poco distante dal confine, sono numerosi i bunker antiaerei presenti sul territorio e uno di questi, sto in via Fago 14, si nasconde il Rifugio Hofer, uno dei più grandi della Provincia, da qualche mese riaperto alla popolazione. Il rifugio, interamente ricavato nella roccia, si trova alle pendici del Guncina, e si snoda attraverso una serie di gallerie che perforano fino a una quarantina di metri all’interno della montagna, con oltre 50 metri di roccia sulla testa, per un’estensione totale di 4.500 metri circa tra cunicoli, gallerie, sale e corridoi. Il rifugio è di proprietà del Demanio, ma è stato dato in concessione alla cooperativa Talia, che si è occupata di bonificarlo e ripulirlo, nonché di metterlo in sicurezza. Una visita guidata di un’ora in questo percorso è un vero viaggio nel tempo, affascinante, a dir poco impressionante ed emotivo, che merita di essere vissuto. Da una anonima porticina chiusa a chiave (dopo anni di incursioni vandaliche) si entra in uno dei tanti corridoi dove il buio e l’umidità sono i padroni di casa. A differenza dei tanti rifugi antiaerei sparsi nella città e più o meno conservati, che erano stati costruiti per la popolazione civile, questo rifugio era di proprietà dei tedeschi. Nel periodo in cui venne realizzato, infatti, Bolzano era in mano ai tedeschi e amministrata dal “Gauleiter” austriaco Franz Hofer, che aveva nominato come prefetto per Bolzano l’altoatesino Peter Hofer. Il quartier generale di Hofer era il Palazzo Ducale in via Principe Eugenio di Savoia, poco distante dal bunker. Le ville sotto al Guncina, pare fossero occupate dai vari ufficiali militari tedeschi. C’era quindi bisogno di un luogo sicuro dove nascondere tutti i documenti e dove rifugiarsi in caso di bombardamenti anglo-americani. Il rifugio antiaereo Hofer pare venne costruito per questo motivo, usando come manovalanza i prigionieri del lager di via Resia. Almeno così sembra, perché con la loro fuga alla fine della guerra, i tedeschi
bruciarono tutta la documentazione relativa a questo e ad altri rifugi. Che fosse ad uso tedesco è testimoniato dai diversi ritrovamenti fatti negli ultimi mesi durante la bonifica del bunker, lo spiega Stefania Lorandi: “Abbiamo trovato diversi esemplari di flaconcini che contenevano crema per le vesciche e data in dotazione all’esercito tedesco, esemplari datati 1942”.
Ipotesi Tante le ipotesi sul destino del bunker nel periodo post bellico, pur mancando una documentazione ufficiale, si sa per certo che esso ha avuto altri utilizzi. Accanto alle latrine dell’epoca, infatti, ci sono diversi muri realizzati con mattoni forati, che negli anni della guerra ancora non esistevano. Il rifugio Hofer potrebbe essere stato usato dopo il conflitto dall’esercito italiano come deposito di munizioni o utilizzato come magazzino. Sicuramente tutti questi anni di abbandono e di scarsa tutela hanno lasciato il segno. In molti conoscevano l’esistenza di una delle diverse entrate del rifugio e non si sono fatti problemi a profanarlo, lasciando scritte poco felici sui muri e poco rispettose per quello che un luogo del genere rappresenta.
Valore storico e naturale Oltre all’inestimabile valore storico, merita di essere sottolineato anche il lato prettamente naturalistico. Dentro il bunker è infatti possibile ammirare particolari fenomeni carsici, come le stalattiti e le stalagmiti, formazioni calcaree non molto frequenti nelle rocce porfiriche e per questo di inestimabile valore. Si apprezza anche un piccolo lago formatosi all’interno del bunker, nella parte più nascosta, che raggiunge un’altezza di circa 2 metri.
L’importanza delle testimonianze Per cercare di far luce sul mistero che avvolge la storia di questo e altri rifugi, la cooperativa Talia è sempre alla ricerca di testimonianze e di cittadini che abbiano voglia di raccontare gli episodi vissuti durante la guerra. Per dare a questi luoghi un’anima e alle persone che hanno vissuto quei momenti la possibilità di raccontarli.
Quattro passi 18
Oltre all’inestimabile valore storico, merita di essere sottolineato anche il lato prettamente naturalistico. Dentro i bunker è possibile ammirare particolari fenomeni carsici, come le stalattiti e le stalagmiti
Per saperne di piĂš o visitare il bunker: Cooperativa Talia www.taliabz.orga
di Camilla Rubin
tra i bunker 19
Il tartan, che prende origine nella cultura scozzese, torna alla ribalta per vestire con classe di Fabiola Di Giov Angelo
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e fantasie tartan sembrano essere il cuore della moda di quest’anno, un vero e proprio diktat per le amanti del genere. Da Moschino a Fausto Puglisi, a Luisa Spagnoli a Vivienne Westwood, ciascuno di questi grandi della moda ha proposto nelle proprie collezioni la fantasia scozzese per gonne, abiti, giacche e cappotti e la stampa a quadri, un tempo considerata tradizionale e anche un po’ vintage, è tornata ad essere nel guardaroba di tutte. Ad aiutare questo trend ci hanno pensato le griffe low cost che nelle loro collezioni di abbigliamento e accessori hanno sdoganato il tartan proponendo capi e accessori, divertenti e fantasiosi, per fashion victim di tutte le età. Dai trench ai cappotti oversize, per passare a leggings e minigonne, senza dimenticare, scarpe, borse e foulards, per un stile unico e talvolta un po’ eccentrico. Una tendenza che asseconda chi predilige una mise casual, ma anche chi ama il bon ton e i dettagli preziosi. Un tessuto che si presta a seconda dei colori ad essere super chic nei toni del marrone, blu, verde e bordeaux, ma anche decisamente più casual e rock and roll nel rosso e nero.
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Una gio rnata sp eciale U n modo speciale di realizzare il sogno di molti ragazzi che desiderano intraprendere la carriera di modelli o semplicemente passare una giornata speciale. Per questo motivo ho nominato questo contest “Una giornata speciale”, dove i ragazzi si immergeranno in un contesto diverso quello di uno shooting fotografico. Partendo dal make up e in seguito si inizia con la preparazione per gli scatti veri e propri. Daria, come hai saputo del contest? “Ne sono venuta a conoscenza tramite una mia amica che si era proposta al contest”. Cosa ti ha spinto a proporti a questo contest? “Direi la voglia di provare una nuova esperienza, accompagnata dalla stima che nutro per Adriana come fotografa e artista”. Cosa ti aspettavi? In realtà è stato tutto una gran sorpresa. Certo, sapevo che mi avrebbe fatto degli scatti, ma non molto altro. Ero solo molto curiosa!” Cosa hai provato quando ti è arrivata la conferma del servizio? “Ero ovviamente entusiasta e curiosa di sperimentare una novità”.
Come hai vissuto la giornata dello shooting? “Mi sono divertita tantissimo, oltre che poter vivere da vicino cosa significa essere modella per un giorno. Un’esperienza davvero entusiasmante”. E' stata un'esperienza che rifaresti? “Certo, perché no!”. La consiglieresti? “Sì, ovviamente bisogna essere comunque molto disponibili e con una giusta dose di sfacciataggine... più si è rilassate, più gli scatti rendono”. Cosa ti aspetti che accada ora dopo la pubblicazione? “Mah chissà... Amo affidare al destino gli eventi della mia vita vedremo”. Cosa sogni? “Il mio sogno più grande è quello di poter diventare attrice di musical, perché accanto al recitare, la mia passione più grande è il canto. Spero sinceramente che prima o poi questo sogno possa diventare realtà”.
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E' con la bella Daria che continuiamo la nostra avventura:
la nona.
Noi di GP Magazine e la fotografa Adriana Soares abbiamo ideato un fashion contest rivolto a tutti i ragazzi e le ragazze della porta accanto. Un modo carino di realizzare il sogno di molti ragazzi che desiderano intraprendere la carriera di modelli o semplicemente passare una giornata speciale di Adriana Soares
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Credits: Model: Daria Contento Mua: Nuala Oliveira Ph: Adriana Soares
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Maglia e collana: Not your dolls Pantalone: Alessandra Marchi Cappello: Valentina Sarli Scarpe: Collection Privè Anello: Lo Scrigno
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imenticate i tristi giardini pensili degli uffici degli anni '90. La ritrovata sensibilità dell'uomo cittadino ai temi della natura può offrirci talvolta lo spettacolo di interni risalenti agli anni '70 che esplodono di piante più di una serra. Una madre natura "metropolitana", in cui una novella "Edera Velenosa", acerrima nemica dell’Uomo Pipistrello, è intenta a fare la giardiniera con vestiti ispirati allo urban style. Adornata di cammei e anelli con decorazioni di piante e fiori, ci ricorda che anche la più cool tra le "street ryder" sa ritrovare il valore e la potenza primigenia della natura. In attesa di dare un bacio al veleno, d'amore... Giovanni Merone
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T-shirt: This Is Not Clothing Manicotti: Alessandra Marchi Pantalone: Masnada Scarpe e borsa: Collection Privè Calze: Calzedonia Anello: Lo Scrigno Orecchino: H&M
Photo Antonio Guzzardo (www.antonioguzzardo.com) Stylist Valeria Gaetano (http://valeriagaetano.tumblr.com) Mua Valentina Pintus (www.valentinapintus.com) Hair Vincenzo Panico (www.facebook.com/groups/42033422933/?fref=ts) Model Magda@ZoeModels Video Rocco Barbarossa Thanks to Officine Ferri Abbigliamento, via Appia Nuova, 232. Lorenzo Giansante, Elena Muratore, Giovanni Merone. Roma 2013
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Body: Le Nou Cappotto: Alessandra Marchi Scarpe: Collection Privè Anelli: Lo Scrigno
Maglia: Liviana Conti Camicia e jeans: Replay Scarpe: Cinzia Araia Bracciali e orecchini: Lo Scrigno Calze: Calzedonia
Body: Le Nou Cappotto: Alessandra Marchi Scarpe: Collection Privè Anelli: Lo Scrigno
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Capospalla: Alessandra Marchi Leggins: H&M Gonna: Asos Stivali: Officine Creative Cintura e orecchini: Lo Scrigno
Body: Le Nou Cappotto: Alessandra Marchi Anelli: Lo Scrigno
Capospalla: Alessandra Marchi Leggins: H&M Gonna: Asos Stivali: Officine Creative Cintura e orecchini: Lo Scrigno
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solidarietĂ
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solidarietà
Walking in Your Shoes Ventiquattro mesi con i Bambini Farfalla Con un'offerta di 10 euro sarà possibile avere una copia del calendario e fare del bene Bello, ricco, ma soprattutto prezioso, il Calendario "Walking in your shoes, ventiquattro mesi con i Bambini Farfalla". Nato per raccontare la storia dei Bambini Farfalla, malati di una malattia genetica rara, l’Epidermolisi Bollosa, Walking in your shoes rinnova la sua volontà di sostenerne la causa contribuendo a raccogliere fondi per incrementare la possibilità di accesso ai trattamenti garantiti da un innovativo macchinario per l’elettrochemioterapia grazie al quale sarà possibile, ed è stato possibile finora, trattare con maggiore possibilità di successo il carcinoma della pelle a cui i pazienti di EB sono frequentemente soggetti. Grazie ad un’offerta minima di 10 euro sarà possibile avere una copia del Calendario presso le sedi e i canali ufficiali Debra Italia Onlus o attraverso i siti www.bambinifarfalla.it www.debraitaliaonlus.org di Fabiola Di Giov Angelo
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lla A cura de NNA DUVALLI AA ta DOTT.SS fessionis libero pro a ic tr e st O ata Naturop itatrice Uroriabil i.it naduvall n .a w ww
Conoscere la Metamedicina
La Metamedicina è un metodo che ricerca le cause psicosomatiche dei malesseri o degli scenari che si ripetono nella nostra vita, insegna a comprenderli nel profondo e a superarli
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a Metamedicina è nata nel 1987 da Claudia Rainville (microbiologa medica). La radice del termine «meta» in greco significa «andare al di là» e in lingua pali (lingua parlata in India all'epoca di Gesù) la parola «meta» significava «amore» o «compassione». Questi due significati esprimono bene cosa sia la Metamedicina, ovvero una medicina di compassione e di risveglio della coscienza. Se prendiamo come termine di paragone un iceberg, possiamo dire che la medicina tradizionale si occupa della parte emergente, poiché tratta i sintomi e i dolori o corregge i problemi di funzionamento organico con interventi chirurgici. La Metamedicina si occupa invece della parte sommersa dell'iceberg, che riguarda piuttosto la parte inconscia, legata ai sentimenti e alle emozioni per tentare di scoprire qual è l'evento, vissuto o sperimentato dalla persona, che ha dato origine al sintomo che la affligge. Scopri i contenuti qui di seguito…
La Metamedicina, un metodo fondamentalmente induttivo Il termine «deduttivo» fa riferimento a ciò che è «detto e dato». Se utilizziamo le nostre conoscenze per trarre una conclusione, stiamo facendo una deduzione. Ecco un esempio: una persona ha dolore a un ginocchio, consulta un terapeuta che le dice che dipende dal fatto di essere troppo grassa, poiché il corpo esercita un peso eccessivo sulle ginocchia e che la soluzione per lei sarebbe quella di dimagrire. Ne vede un altro che le dice che il suo dolore al ginocchio, dipende dal fatto che non è abbastanza flessibile. Queste deduzioni possono essere giuste, ma possono anche essere sbagliate. In un approccio di tipo induttivo, non
è l'operatore che fornisce l'interpretazione di quello che la persona sta vivendo, la sua funzione è piuttosto quella di accompagnare la persona nel percorso che compie per scoprire ciò che, al di là del suo livello conscio, le crea sofferenza. Questo è il motivo per cui un vero operatore di Metamedicina deve padroneggiare la facoltà di saper porre le domande adeguate per condurre la persona che lo consulta a scoprire essa stessa la causa della sua sofferenza e a come porvi rimedio. In seguito potrà accompagnarla in un processo di liberazione emozionale, volto a trasformare il sentimento che ha generato la sua sofferenza incoraggiandola ad intraprendere l'azione trasformatrice.
La Metamedicina è un approccio femminile Intervenire su un problema concreto come un trauma fisico, fare una diagnosi, procedere a un intervento chirurgico o fare una protesi, è competenza della "medicina maschile". Quando però la causa è astratta o di tipo emozionale, la "medicina maschile" mostra presto i suoi limiti, mentre la Metamedicina offre il tempo e il sostegno necessari alle persone, per liberarsi dai disturbi emozionali che sono spesso all'origine di molti malesseri. Si può quindi riconoscere la complementarietà della "medicina maschile" e della "medicina femminile" e capire che rifiutare l'una a vantaggio dell'altra sarebbe come sacrificare un emisfero del cervello a vantaggio dell'altro.
La Metamedicina conduce verso l'autonomia Quando impariamo a porci le domande giuste, a trovare le nostre risposte e le nostre soluzioni, smettiamo di mettere
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la nostra salute e la nostra felicità nelle mani degli altri. Scopriamo allora il potere di autoguarigione che è in noi aumentando le nostre capacità di discernimento e di fiducia in noi stessi. Ciò non esclude il consulto medico, ma favorisce maggiore discernimento rispetto alla diagnosi e alle soluzioni.
La Metamedicina non si limita a questioni di salute La Metamedicina ha come obiettivo principale quello di guidare le persone verso il risveglio della coscienza. È prendendo coscienza delle cause dei nostri malesseri e delle nostre malattie che prendiamo gradualmente coscienza che nulla è per caso, che ogni evento che abbiamo incontrato o che incontriamo nella nostra vita è il frutto dei nostri pensieri, delle nostre parole o delle azioni che facciamo e che ogni evento ha qualcosa da insegnarci sulla via della nostra evoluzione.
Un approccio di risveglio della coscienza La Metamedicina è l'Arte di vivere con consapevolezza e in armonia. Quando ci assumiamo la responsabilità della nostra salute, della nostra felicità e della nostra vita, smettiamo di rendere gli altri responsabili di ciò che viviamo. Scopriamo allora il nostro potere di trasformare delle situazioni di sofferenza in situazioni favorevoli e felici. Ci riconciliamo quindi con il passato, ci liberiamo dal risentimento e ritroviamo l'armonia.
La Metamedicina è la scuola della felicità La Metamedicina è un cammino personale che ci trasforma gradualmente dallo stato di bruco in quello di farfalla. (tratto da www.metamedicina.it)
lla A cura de NNA DUVALLI AA ta DOTT.SS fessionis libero pro a ic tr e st O ata Naturop itatrice Uroriabil i.it naduvall n .a w w w
Il Perineo...
questo sconosciuto
Il perineo è l’insieme dei muscoli che formano il piano che chiude inferiormente la cavità addominale e pelvica. Il perineo viene chiamato anche pavimento pelvico. Infatti sostiene gli organi interni: vescica, utero e retto. Nella donna circonda i tre orifizi, meato uretrale (uretra), vagina e ano. È il pavimento del nostro corpo. Corrisponde alla zona che poggiate sul sellino della bicicletta
N
ella normalità, l’attivazione dei muscoli perineali garantisce una continenza urinaria e fecale adeguata, mantiene una qualità di vita sessuale soddisfacente, previene il prolasso genitale. Il perineo è una parte centrale del corpo femminile, che ha una notevole responsabilità nella qualità di vita della donna. Nonostante sia strettamente legato alla salute della donna, alla sua vita ginecologica, ostetrica, sociale, affettiva e sessuale, troppo spesso rimane una zona sconosciuta Oltre ad una funzione di sostegno degli organi e del bambino in utero, di contenimento e protezione, è legato alle principali funzioni neurovegetative: sessualità, riproduzione, evacuazione, respirazione ed è anche il luogo delle sensazioni ed emozioni più profonde della donna. la sua estrema sensibilità e la stretta connessione con l’inconscio, lo rendono dipendente dalla realtà sociale della donna. La vita della donna è attraversata da molti cambiamenti fisici ed emotivi, come pubertà, fertilità, gravidanza, puerperio, climaterio e menopausa, durante i quali si possono verificare alterazioni anatomo-funzionali del perineo,che compromettono la salute della donna. La riabilitazione del perineo si pone l’obiettivo di “riattivare”, quindi restituire ai muscoli perineali la loro abilità. La riabilitazione perineale si avvale di molte tecniche, tra cui quella fisica, con le quali si va a migliorare la contrattilità e il tono della muscolatura del pavimento pelvico. Trattandosi di muscoli volontari, infatti, è possibile seguire un allenamento individuale di tonificazione e riabilitazione. Quando pensare alla riabilitazione del perineo: Perdita di urina sotto sforzo (tosse, starnuto, sollevamento di pesi) oppure con urgenza minzionale; Insoddisfazione sessuale – Dispareunia (dolore durante i rapporti); Sensazione di pesantezza pelvica; Difficoltà a mantenere un assorbente interno; Fuoriuscita di acqua dalla vagina dopo un bagno; Fuoriuscita di aria dalla vagina (per es. durante esercizi
ginnici); Difficoltà a trattenere gas intestinali e/o feci; Presenza di emorroidi; Stitichezza malgrado un apporto di liquidi e una dieta adeguati.
PERINEO E GRAVIDANZA
La gravidanza, spesso, è l’occasione in cui si percepisce l’importanza del perineo in quanto si vede una finalità concreta, cioè il parto. La prevenzione dei danni perineali comincia con un’adeguata preparazione della donna fin dall’inizio della gravidanza. Il primo passo è la presa di coscienza della muscolatura pelvica da parte della donna e successivamente si passa all’allenamento dei muscoli. Il buon funzionamento di questa muscolatura non è dato solo dalla sua cedevolezza, ma anche da quella elasticità e tonicità, legata in parte agli ormoni, in parte all’allenamento, che permette a questi muscoli di tornare alla loro funzione di contenimento e chiusura, dopo aver ceduto. Il percorso proposto consiste in una serie di sedute individuali, condotte dall'ostetrica, durante le quali la donna impara a percepire, riconoscere e allenare i muscoli del pavimento pelvico in modo corretto, per poter mantenere un allenamento individuale.
PERINEO DOPO IL PARTO
Dopo il parto spesso le donne sono attraversate da molte emozioni che le allontanano dal loro corpo. È importante, però, che, in questo momento, la donna si prenda cura del suo perineo e della ferita/cicatrice. La riabilitazione perineale post-partum è in grado di ripristinare la tonicità vaginale, ridurre la sensazione di lassità muscolare del perineo e attenuare le sequele sessuali, urinarie e fecali. Un buon lavoro svolto già in gravidanza, facilita il ritorno dei muscoli perineali al giusto tono. Come per il perineo, anche le cicatrici post-cesareo oppure post-episiotomia, ma anche post-lacerazioni, necessitano di cure per riprendere contatto con quella parte di sé e per rimettere in armonia il nostro corpo. Si propone un ciclo di sedute individuali di riabilitazione del perineo nel dopo parto con l’ostetrica per imparare a percepire, ri-
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conoscere e usare i muscoli del perineo.
PERINEO E MENOPAUSA
Durante la menopausa gli estrogeni vengono a mancare e gli androgeni si riducono, comportando una serie di modificazioni corporee e mentali nella donna. Il perineo, a seguito della mancanza di estrogeni presenta fenomeni di involuzione dell’elasticità della vagina, dell’innervazione dei tessuti e della lubrificazione vaginale. Le conseguenze possono essere l’incontinenza urinaria, dolore durante i rapporti, ridotta soddisfazione sessuale. La riabilitazione del perineo può contrastare queste conseguenze e i sintomi fastidiosi permettendo alla donna di mantenere la salute globale e sessuale. Il percorso proposto consiste in una serie di sedute individuali, condotte dall'ostetrica, durante le quali la donna impara a percepire, riconoscere e allenare i muscoli del pavimento pelvico in modo corretto, per poter mantenere per poter ridare tonicità ed elasticità ai tessuti perineali.
PERINEO E SESSUALITÀ
In passato si associava la sessualità femminile con la procreazione. Oggi il benessere sessuale è sempre più considerato un aspetto fondamentale della qualità di vita della donna. Nonostante il ruolo fondamentale della sessualità nella vita dell’individuo, l’incidenza delle disfunzioni sessuali è elevata e spesso queste problematiche vengono nascoste e sottovalutate cosicché le donne rimangono sole. Tra le cause delle disfunzioni sessuali possono esserci anche problemi di tipo fisico che possono causare dispareunia (dolore durante i rapporti), vaginismo (difficoltà nella penetrazione vaginale) oppure dolore non legato ai rapporti. La riabilitazione perineale assume un ruolo importante per ridurre il riflesso di chiusura che è in risposta al dolore e che peggiora la sensazione di dolore, per migliorare il tono e l’elasticità della muscolatura peri-vaginale riportando l’attenzione non solo al buon funzionamento della contrazione, ma anche al momento del rilassamento della muscolatura.
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Tante le coppie che si trascinano in un rapporto freddo e stanco, in cui l’amore e la passione sono ormai un lontano ricordo. Perché?
L’amore congelato M
olto spesso la crisi di coppia non è evidente. Si manifesta con l’indifferenza, con l’abitudine ad allontanare le discussioni e il dialogo, e assopisce la passione. Il più delle volte all’esterno si dà l’impressione di essere una coppia perfetta, equilibrata, matura, ma spesso si è solo smesso vivere con passione il proprio rapporto, imparando a chiudere gli occhi e a tacere, in una sorta di rapporto che sembra essersi congelato con il tempo. Cosa fare quando ci si rende conto di questo? Ne parliamo con il dottor Marco Rossi, sessuologo e psicoterapeuta. “E’ giusto parlare di amore congelato quando ci si riferisce ad un rapporto che si è raffreddato e che si è allontanato dal fuoco di eros – risponde il dottor Rossi – e come accade per tutte le cose congelate ci sono due possibilità, da una parte che dopo lo scongelamento si torni ad un rapporto vero, caldo e vi-
vace, dall’altra che ciò che un tempo si era congelato, abbia perso il suo sapore o che un accidentale abbassamento di corrente abbia fatto deteriorare tutto. Le coppie che arrivano a congelare il proprio rapporto – aggiunge Marco Rossi – e che si trascinano in una relazione spenta e angosciante, molto spesso adducono come spiegazione al loro triste comportamento la necessità di tenere unita la famiglia, di salvaguardare le apparenze e un malinteso bene dei figli. In realtà – conclude Rossi – farebbero bene ad affrontare la situazione, ponendosi magari una semplice domanda: ‘cosa farei se lo/la lasciassi?’. E’ ovvio che se la risposta fosse ‘starei meglio’ allora è bene guardare oltre, se al contrario la risposta fosse ‘starei male’ allora vale ancora la pena andare avanti e chiedere un aiuto”. Per saperne di più: www.marcorossi.tv di Fabiola Di Giov Angelo
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Acidità, quel pericolo I l cancro ancora oggi è la malattia che uccide di più nel mondo occidentale, ma le cause che ne provocano l’insorgenza nel corpo umano sono note già dal 1931, grazie alle ricerche di uno scienziato tedesco Otto Heinrich Warburg, che ricevette il Premio Nobel per la scoperta sulla causa primaria di cancro.
L'acidità favorisce il cancro Il cancro è il risultato di un potere anti-fisiologico e di uno stile di vita anti-fisiologico. Perché? Poiché sia con uno stile anti-fisiologico nutrizionale (dieta basata su cibi acidificanti) e l’inattività fisica, il corpo crea un ambiente acido, che porta ad una mancanza di ossigeno nelle cellule e questo crea un ambiente estremamente fertile per l’insorgere di una forma tumorale. “Tutte le cellule normali, hanno il bisogno assoluto di ossigeno, ma le cellule tumorali possono vivere senza ossigeno. I tessuti tumorali sono acidi, mentre i tessuti sani sono alcalini”. Nella sua opera “Il metabolismo dei tumori”, lo scienziato tedesco ha mostrato che tutte le forme di cancro sono caratterizzate da due condizioni fondamentali: acidosi del sangue (acido) e ipossia (mancanza di ossigeno). Lo scienziato scoprì che le cellule tumorali non possono vivere in presenza di alti livelli di ossigeno. Pertanto, le cellule tumorali non sono altro che una risposta delle cellule per sopravvivere quando si viene a creare uno stato acido e privo di ossigeno. In questa teoria parte fondamentale ha il cibo: una volta terminato il processo digestivo, gli alimenti, a secondo della qualità di proteine, carboidrati, grassi, vitamine e minerali, forniscono e generano una condizione di acidità o alcalinità e ciò dipende da cosa si mangia.
I cibi acidi da evitare Ecco gli alimenti che favoriscono l’acidificazione: lo zucchero raffinato, carne, prodotti di origine animale (latte e formaggio, ricotta, yogurt, ecc), sale raffinato, farina raffinata e tutti i suoi derivati (pasta, torte, biscotti, ecc.), pane, margarina, antibiotici e medicine in generale, caffeina (caffè, tè nero, cioccolato) alcool, sigarette, qualsiasi cibo cotto, poiché la cottura elimina l’ossigeno aumentando l’acidità dei cibi e tutti gli alimenti trasformati, in scatola, contenenti conservanti, coloranti, aromi, stabilizzanti, ecc.
I cibi alcalini che aiutano il nostro corpo Questi, invece, sono gli alimenti amici, cioè alcalinizzanti, che non permettono la formazione di un ambiente acido: tutte le verdure crude, la frutta, soprattutto il limone, le mandorle, i cereali integrali, il miele, bere molta acqua. Con una dieta altamente alcalinizzante, secondo lo scienziato tedesco, è quindi impossibile l’insorgenza del cancro, ma il nostro stile di vita e soprattutto la nostra alimentazione non facilita l’osservanza dei suoi suggerimenti. Anche la chemioterapia usata per combattere i tumori peggiora la situazione a livello di acidità cellulare di tutto il corpo a tal punto che esso deve ricorrere alle riserve alcaline del corpo immediatamente per neutralizzare l’acidità sacrificando basi minerali (calcio, magnesio e potassio) depositati nelle ossa, denti, articolazioni, unghie e capelli. Ma perché tutto ciò non è mai stato divulgato in forma massiccia? Forse per gli interessi delle case farmaceutiche? Più le persone sono malate, più sale il profitto dell’industria farmaceutica. E per avere molte persone malate serve molto cibo spazzatura, tanto quanto ne produce l’industria alimentare. Sicuramente, poi, esistono anche altri fattori che aiutano l’insorgere dei tumori, ma questa teoria deve far riflettere.
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sottovalutato Nel 1931 lo scienziato tedesco Otto Heinrich Warburg ricevette il Premio Nobel per aver scoperto la causa primaria del cancro: l'acidità . Lo scienziato tedesco dimostrò che tutte le forme di cancro sono caratterizzate da due condizioni fondamentali: acidosi del sangue (acido) e ipossia (mancanza di ossigeno). Per questo è determinante l'alimentazione e quella alcalina favorisce la salute e il benessere Per avere maggiori informazioni sull'argomento: Associazione Benessere Alcalino Villanova di Guidonia (Roma) via Ciro Menotti 20 Tel. 0774 - 554670
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BILDERBERG che Il Club comanda il Mondo
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l gruppo Bilderberg è un incontro annuale per inviti, non ufficiale, di circa 130 partecipanti, la maggior parte dei quali sono personalità influenti in campo economico, politico e bancario. I partecipanti trattano una grande varietà di temi globali, economici, militari e politici. Il gruppo si riunisce annualmente in hotel o resort di lusso in varie parti del mondo, soprattutto in Europa, e una volta ogni quattro anni negli Stati Uniti e in Canada. Ha un suo ufficio a Leida nei Paesi Bassi. I nomi dei partecipanti sono resi pubblici attraverso la stampa ma la conferenza è chiusa al pubblico e ai media. Dato che le discussioni durante questa conferenza non sono mai registrate o riportate all'esterno, questi incontri sono stati oggetto di critiche e di varie teorie del complotto, come quella sostenuta da Daniel Estulin nel libro “Il Club Bilderberg”. Gli organizzatori della conferenza, tuttavia, spiegano questa loro scelta con l'esigenza di garantire ai partecipanti maggior libertà di esprimere la propria opinione senza la preoccupazione che le loro parole possano essere travisate dai media. Effettivamente, visto come vanno le cose nel mondo più di un dubbio ci assale. Di cosa parlano e discutono questi 130 personaggi invitati annualmente? Non è dato saperlo ma la cosa più sconcertante è che nessun media nazionale (quotidiano, tg o rete nazionale) ne parla. Neanche agli inviati di una trasmissione d'assalto come “Le Iene” è mai venuto in mente di andare a ficcare il naso dentro Bilderberg, per far conoscere alla massa l'esistenza di questo club che decide le sorti del mondo.
Obiettivi di Bilderberg Qualcuno (fonte www.signoraggio.it) ha provato a riassumere i punti fondamentali che perseguirebbe Bilderberg. E sono i seguenti: Un’identità internazionale: distruggere l’identità nazionale ed il concetto di Stato-Nazione, cioè depauperare la sovranità di ogni singolo Stato (come sta accadendo sotto i nostri occhi in Europa), per creare un’unica “grande impresa”, un unico governo mondiale fondato sul denaro ed il mantenimento di uno status di “padrone-schiavi”; Un controllo centralizzato della popolazione; Una società a crescita zero; Uno stato di disequilibrio perpetuo; Un controllo centralizzato dell’educazione: qui rientra non solo la rilettura della storia da parte dei diretti interessati ma anche la fondamentale funzione di lavatrice del cervello svolta dalla televisione, dai giornali e da tutti i mezzi di comunicazione principali (un mezzo di comunicazione principale è una tv, un giornale, una radio a grande diffusione. Questa diffusione è ottenuta solo dai mezzi di comunicazione i cui direttori-presidenti decidono di non pubblicare notizie scomode ai potenti; Un controllo centralizzato di tutte le politiche nazionali ed internazionali; La concessione di un maggior potere alle Nazioni Unite; Un blocco commerciale occidentale; L’espansione della NATO e la creazione di un unico esercito
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Cosa c'è dietro a questa conferenza annuale mondiale che riunisce in resort e hotel di lusso 130 personaggi influenti in campo economico, politico e bancario? Nulla è mai trapelato all'esterno dato che la stampa viene tenuta fuori da questi incontri. Tra gli italiani invitati negli ultimi anni ci sono: John Elkann, Romano Prodi, Giulio Tremonti, Tommaso Padoa-Schioppa, Mario Monti e l'attuale Presidente del Consiglio Enrico Letta. E se fosse questo il club che decide le sorti del nostro Paese e del Mondo? in modo tale che la catena di comando risponda solo ad una cerchia ristrettissima di persone; Un sistema giuridico unico; Uno stato di benessere socialista. E' evidente che, fin quando questa riunione non ha uno mediatico sbocco verso l'esterno (garantito solo con la presenza dei giornalisti agli incontri), tutto ciò che si decide al suo interno rimane topsecret e può essere oggetto di qualsiasi teoria e ipotesi, suffragata dai fatti e da una situazione economico-finanziaria difficile e incomprensibile.
Un'oligarchia mondiale di politica e alta finanza I dubbi legati alla direzione “segreta e occulta” delle politiche mondiali, sono alimentati dalla presenza nel comitato direttivo di Bilderberg di personaggi profondamente legati tra loro. Uomini che sono l'espressione dell'élite mondiale e anche anello di congiunzione tra le grandi aristocrazie e il mondo degli affari. Quindi parliamo di vera e propria oligarchia mondiale. Il presidente attuale, Herni de Castries, numero uno del colosso francese Axa, appartiene alla nobiltà transalpina, così come nobile era il principe Bernhard van Lippe Biesterfeld, tra i fondatori del gruppo e marito della regina Giuliana d'Olanda. Personaggi intrisi di nobiltà e fortemente attivi nel mondo degli affari e dell'alta finanza. Come Richard Perle, membro
del direttivo, ideologo dei “neocon americani”, membro di gabinetto del ministro della Difesa sotto la presidenza di Ronald Reagan, consigliere di George Bush e fermo della sostenitore guerra in Iraq, un'area guarda caso di notevole importanza per gli States vista la concentrazione di petrolio. Nel 1998 scrisse un lettera a Bill Clinton per chiedere la rimozione di Saddam Hussein, con lui la firmarono Donald Rumsfeld e Paul Wolfowitz che diventeranno ministri di Bush. Del direttivo hanno fatto parte anche l'ex segretario di Stato americano, Henri Kissinger, Edmond De Rothschild e il primo presidente della Bce, Wim Duisenberg. Nel direttivo Bildenberg si sono succeduti dodici italiani, compreso il membro attuale, il presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè. Ma a livello nazionale è interessante come molti di questi uomini siano legati, direttamente o indirettamente al mondo Fiat: lo stesso Bernabè oltre ad aver ricoperto il ruolo di "Chief economist" del Lingotto, ha fatto anche parte del consiglio di amministrazione. Numerosi sono anche gli italiani invitati alle conferenze annuali: da John Elkann a Paolo Scaroni, da Mario Draghi a Giulio Tremonti, da Alfredo Ambrosetti a Domenico Siniscalco, da Rodolfo De Benedetti a Fulvio Conti e Corrado Passera, tutti hanno preso parte a più di un meeting. Molti altri sono stati invitati almeno una volta, a cominciare dall'attuale presidente del Consiglio Enrico Letta.
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Qui di seguito riportiamo i nomi dei “rappresentanti” italiani che dal 2006 al 2011 hanno preso parte alle riunioni di Bilderberg 2006 – Ottawa, Canada •Franco Barnabè •John Elkann •Mario Monti •Tommaso Padoa-Schioppa •Paolo Scaroni •Giulio Tremonti 2007 – Istanbul, Turchia •Franco Bernabè •John Elkann •Mario Monti •Tommaso Padoa-Schioppa •Paolo Scaroni •Domenico Siniscalco •Giulio Tremonti 2008 Chantilly, Virginia, USA •Franco Bernabè •Mario Draghi •John Elkann •Mario Monti •Tommaso Padoa-Schioppa 2009 – Atene, Grecia •Franco Bernabè •Mario Draghi •John Elkann •Mario Monti •Tommaso Padoa-Schioppa •Romano Prodi •Domenico Siniscalco 2010 – Sitges, Spagna •Franco Bernabè Franco, CEO, Telecom Italia s.p.a •Fulvio Conti Fulvio (ENI) •John Elkann •Mario Monti •Tommaso Padoa-Schioppa •Gianfelice Rocca (Gruppo Techint, Confindustria) •Paolo Scaroni 2011 – Sant Moritz, Svizzera •Franco Bernabè •John Elkann •Mario Monti •Paolo Scaroni •Giulio Tremonti
La pianificazione finanziaria:
significato e utilità
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a pianificazione finanziaria è un termine poco noto al grande pubblico e nella maggior parte dei casi l’accezione con cui viene identificato è quello della gestione dei propri risparmi o delle proprie risorse finanziarie. Certamente la gestione delle proprie risorse finanziarie è un aspetto della pianificazione finanziaria ma certamente non il primo, né l’unico. La pianificazione finanziaria implica un’analisi di tante esigenze ed obiettivi finanziari e non del nucleo familiare quali ad esempio: Mettere ordine nella propria situazione finanziaria, previdenziale e assicurativa; Essere autonomi e consapevoli nelle scelte eliminando il fattore emotivo e la
pressione commerciale; Poter disporre di un unico interlocutore ed acquisire potere contrattuale nei confronti degli intermediari; Proteggere il patrimonio e gestire i rischi; Gestire un’eredità o un bene inaspettato; Crearsi un’integrazione pensionistica adeguata al proprio tenore di vita; Realizzare una corretta ottimizzazione fiscale relativa al patrimonio finanziario. Tutto ciò attraverso una serie di attività propedeutiche quali: Analisi dello stato patrimoniale, conto economico e cash-flow del nucleo familiare; Pianificazione previdenziale, assicurativa indipendente; Pianificazione fiscale, immobiliare, successoria (insieme ad altri profes-
sionisti); Pianificazione protezione del patrimonio complessivo da potenziali cause di aggressione; Valutazione e analisi di situazioni debitorie (mutui, leasing, fideiussioni, garanzie). Lo scrivente studio di consulenza finanziaria indipendente supporta da anni la propria clientela verso una corretta pianificazione finanziaria lavorando in staff con professionisti specializzati nelle diverse discipline al fine di gestire e colmare tutte le esigenze che possono emergere nel corso della pianficazione. Nei prossimi interventi su questa rivista entreremo nel dettaglio di alcuni aspetti della pianificazione finanziaria per fornire al lettore informazioni e spunti di riflessione.
Beemhoney.com Sede di Roma Via di Porta Pinciana, 6 – 00187 Info. 06.92927140
Sede di Tivoli Vicolo del Melangolo, 30 – 00019 Info. 0774.552737
info@beemhoney.com • Mobile: 333.4536389
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Per amore del tempo Sobrio o dai colori vivaci, tradizionale o moderno, l’orologio rimane un oggetto a cui è difficile rinunciare
di Fabiola Di Giov Angelo
L’
orologio, da parete o scrivania, è un oggetto che raramente manca in una casa. Scandisce il tempo, condiziona le nostre giornate, è un oggetto utile e funzionale e contemporaneamente bello e accattivante. Dalle sue rappresentazioni più classiche, come gli orologi a pendolo e cucù, a quelle dal design più moderno, con forme e colori originali, l’orologio si rivela sempre un complemento d’arredo in grado di completare e arricchire lo stile di una stanza. In camera da letto e in cucina, ma anche nello studio, nel corridoio e perfino nella stanza da bagno, può essere realizzato in tutti i materiali, legno, vetro, plastica e metallo per rendere ogni stanza della casa originale e squisitamente raffinata.
Maiuguali
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Arti&Mestieri • Multiplo
Maiuguali • Nova
Arti&Mestieri • Con-fusi
Maiuguali • Color Change
Arti&Mestieri • Quadrato griglia
Arti&Mestieri • Nonhotempodaperdere
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Artceram Vasca Hermitage
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Fasem Fiorile
l bianco è il colore della purezza, ma anche della pace e della luce, è vitalizzante e regala una sensazione di freschezza. E’ il colore legato all’inverno, perché ci fa pensare alla purezza della neve, ma anche perfetto per una mise estiva fresca e traspirante. Splendido in tutti gli ambienti domestici e per i mobili regala alla casa un tocco di eleganza e
Fasem Fettuccini
preziosità da stemperare con toni caldi, come il rosa, pesca e albicocca ed accompagnare a luci soffuse per creare una casa calda e accogliente. Adatto a creare un’atmosfera sognante e fiabesca ben si accosta a tappeti o arredi caratterizzati da textures semplici, morbide al tatto e a materiali naturali come il legno.
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di Fabiola Di Giov
Green Steam Punk
Brillante, sporco e crema: le mille suggestioni di un colore non colore
la neve 57
Rexa Design Warp
Angelo
A New York si mangia italiano Sapori e anima italiana all’estero, nella grande mela. Storia di un successo straordinario: Rosi Salumeria-Ristorante. Ne parliamo con lo chef internazionale Cesare Casella di Camilla Rubin
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a Salumeria Rosi Parmacotto è una piccola salumeria-ristorante di quartiere. Si trova a New York ma potreste trovarla all'angolo di una qualsiasi strada italiana. In effetti a Parma la trovate nella centralissima Strada Farini, dove c’è sempre stata la celebre trattoria: salumeria delle sorelle Picchi. La storia della famiglia Rosi inizia proprio a Parma, in Italia, città peraltro conosciuta in tutto il mondo per le sue meraviglie culinarie, tra cui il Prosciutto di Parma e il Parmigiano Reggiano. All'interno della Salumeria si trova un'ampia varietà di salumi, vini e prodotti della migliore tradizione italiana selezionati proprio da Parmacotto, da gustare sul posto o da portare via. In collaborazione con Cesare Casella — lo chef italiano per eccellenza — la famiglia Rosi, produttore da decenni di salumi tradizionali italiani, ha creato un menu speciale di cibi e piatti pronti, tipici delle salumerie del Belpaese. Un “angolo di paradiso”, un ristorante ideale per tutte le occasioni, per una colazione, un pranzo leggero e veloce o per una cenetta romantica, tra culatelli, ravioli e vini rigorosamente made in Italy. Come lo è il design firmato dal pluripremiato
scenografo premio Oscar Dante Ferretti! Abbiamo intervistato lui l’anima del locale, Cesare Casella. Cesare Casella, chef internazionale, come nasce questa avventura a New York? “Nasce 22 anni fa, mi piaceva l’America, sono sempre venuto in vacanza a New York, poi ho iniziato a fare alcuni eventi di charity, di beneficienza, e in quell’occasione mi hanno proposto di venire a lavorare qui e ho rifiutato. Avevo il mio ristorante a Lucca da gestire, poi però mi hanno proposto di venire a lavorare qui una settimana ogni mese, a quel punto ho accettato la sfida, era una proposta non solo diversa ma anche interessante ed allettante. Poi Lucca è una splendida cittadina in cima a una montagna ma l’idea di poter venire a portare la mia conoscenza qui, nella grande mela… beh quella che doveva essere una settimana al mese si è trasformata in un vero e proprio trasferimento”. Ma come si diventa un numero uno a New York? “Se mi passi il termine, facendosi 'il culo' ”. (ride ndr) Raccontaci un po’ di questa tua avventura newyorkese e soprattutto di questi due locali che sono diventati non
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solo il simbolo dell’italianità a New York, ma anche punti di riferimento per la New York “bene”. “In realtà sono due locali che rappresentano la tipologia di due locali italiani ben specifici, una trattoria–salumeria, in memoria proprio di quelle vecchie salumerie di campagna che è quella che trovate nell’upper west side e poi c’è questo locale, più 'ristorante', che anche se mantiene la sua anima da salumeria, con il bancone a vista dei prodotti e tutto, ha una sorta di presenza diversa. Abbiamo due sommelier che decantano i migliori vini italiani, ci sono i piatti di Richard Ginori, i bicchieri di Luigi Bormioli abbiamo un servizio diverso, una cucina più intensificata. Questo è anche più divertente per me perché sono due esperienze diverse, anche se vicine, io ogni giorno vado da un posto all’altro, da East Side al West Side, ogni giorno passo attraverso a Central Park , esercizio che non è solamente fisico ma anche spirituale: attraversare Central Park mi ricarica di energia”. Quindi questo è un luogo che cerca di racchiudere il meglio del made in Italy non solo per quanto riguarda il cibo ma anche per tutto ciò che circonda il mondo del cibo (abbiamo citato Gi-
nori e Bormioli), ho visto che anche il design è stato curato addirittura dal Premio Oscar alla scenografia, Dante Ferretti. “In realtà qui non è che ci siano alcune cose pensate da lui. Tutto il locale è stato disegnato da Dante Ferretti e non solo questo dove ci troviamo noi, ma anche l’altro locale; abbiamo scelto lui apposta come simbolo dell’eccellenza italiana, e chi se meglio di lui avrebbe potuto rappresentarla questa eccellenza che ci rende unici al mondo? Io credo, e lo dico senza pudore, che noi qui stiamo rappresentando non solo il cibo italiano, ma il vero e proprio stile italiano. Non solo per come presentiamo i prodotti ma anche e soprattutto per la materia prima che è rigorosamente italiana, che è quello di cui andiamo maggiormente fieri”. Qual è la cosa che ti chiedono di più i newyorkesi o comunque le persone che vengono nei tuoi locali? “Ma sei alla fine New York non è 'America' ma è più una città sofisticata popolata da un sacco di persone che viaggiano spesso e che hanno una conoscenza del cibo internazionale per cui è molto importante mantenere alti gli standard di qualità, non c’è un prodotto specifico che abbia più o meno successo, ma proprio questo ci permette di sbizzarrirci. Certamente prodotti come il tartufo hanno maggiore risonanza perché è un prodotto che è esclusivo italiano, ultimamente stiamo importando anche dei branzini toscani di Orbetello per la precisione, che sono la fine del mondo ma penso anche al radicchio di Treviso; sono prodotti che per noi sono quasi 'scontati' ma qui sono sconosciuti. Il grande potere è che vengono proposti e incontrano palati predisposti, che dopo averli assaggiati ne restano letteralmente catturati”. Questi americani da cosa sono affascinati? “Sono affascinati dalla semplicità, quella semplicità che riesce a creare quella sofisticatezza, di eleganza e raffinatezza che fa di noi italiani dei 'maestri', eppure tutto scaturisce da quella semplice spontaneità che noi abbiamo innata ma che affascina gli altri”. Che consiglio ti senti di dare ai ristoratori italiani in Italia? “Di consigli non me ne sento di dare ma mi preme dire che è importante che trattino i clienti esteri, soprattutto quelli americani, con estrema attenzione e garbo perché gli tornerà indietro tutto, ottenere il loro rispetto. Non partire dal presupposto che l’americano sia un ignorante a tavola, che mangia solo hamburger nei fast food; il livello di conoscenza della cucina internazionale si sta espandendo e gli americani sono molto sensibili a questo tema. Una buona parola permette di creare un giro di clientela che ti fa diventare grande”. Tra i tuoi clienti ci sono numerose celebrities, cosa pensano di questo locale e dell’atmosfera che si respira qui? “Beh, cosa pensano... che tornano spesso. Se mi chiedi i nomi non ne faccio, ma non perché voglia in qualche modo 'tirarmela' ma perché tornano qui proprio perché noi manteniamo il più stretto riserbo, esiste una sorta di codice non scritto, un rapporto di amicizia che mi porta a mantenere questo genere di cose per me. Ci sono persone che si 'fanno tonde' e si riempiono la bozza con i nomi delle persone che frequentano i loro locali ma una delle prime cose che ho imparato arrivato qui è che non conta se ne parli tu e usi i loro nomi per farti pubblicità, quello che conta è che siano loro a parlarne. Lo so che tu vorresti sapere i nomi ma non te li dirò”. Ma almeno dicci se vengono più politici, attori… “La maggioranza sono attori, cantanti e scrittori, politici meno.. però ti posso raccontare un aneddoto, quando il primo ministro greco è venuto a New York è andato a mangiare al ristorante greco, e lo stesso ha fatto quello tedesco, ma mai nessun politico italiano è venuto a mangiare qui da me”. Forse perché sono abituati a mangiare gratis in Italia… “Guarda però ti posso dire che il console italiano qui a New York viene spesso e paga!”.
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Se doveste passare per New York: Il Ristorante - East Side: 903 Madison Ave New York, NY 10021 La Salumeria - West Side: 283 Amsterdam Ave, New York, NY 10023, Stati Uniti
Fabio Campoli sposa la solidarietà
Lo chef Fabio Campoli apre la sua cucina all'Aidp – Associazione Italiana Persone Down e presta la sua immagine per il progetto e calendario 2014 “Lavoriamo”, che ha come tema la relazione disabilità e lavoro, ospitando i suoi amici speciali
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n binomio importante e controverso che l’Aidp Roma vuole portare all’attenzione di tutti, proprio in tempi di crisi economica e sociale, perché oggi, forse più di ieri, c’è bisogno di riflettere. Nei 12 mesi del calendario si alternano persone con sindrome di Down e personaggi famosi, fotografati all’interno del loro luogo di lavoro, inquadrati dal testimonial Alessandro De Santis, attore con sindrome di Down, diventato celebre nella parte di “Lillo” in “Johnny Stecchino” di R. Benigni (1991). Ed è proprio la felicità che emerge dai loro volti a ‘colorare il contesto’ in bianco e nero che li circonda. Nessuno di essi recita una parte. Tutti sono ritratti nel luogo in cui vogliono trovarsi. Al calendario hanno aderito, insieme a persone down che lavorano, anche personaggi noti come Fabio Campoli (Cucina), Umberto Veronesi (Medicina), Maurizio Battista (Teatro), Natalia Titova (Danza), Ferzan Ozpetek (Cinema), Lavinia Biagiotti (Moda). Dopo la presentazione avvenuta in campidoglio il 15 novembre, un secondo appuntamento è stato in Fiera di Roma, durante Arti & Mestieri in cui Fabio Campoli è stato protagonista con Mescol’Arti in Cucina. Sempre presenti gli amici dell’Aipd, protagonisti di un momento originale, divertente e solidale con lo showcooking con Lorenzo e Alessandro che si sono sfidati nella preparazione della pizza, con i loro assistenti personali, Fabio Campoli da una parte e Armando Albanesi, direttore del Circolo dei Buongustai, dall’altra. Risultato due
ghiottissime pizze, una al salame e l'altro al tonno che sono state degustate dal pubblico, dopo la presentazione del calendario...praticamente andato a ruba.. Il calendario è distribuito ufficialmente nei supermercati Simply, IperSimply e PuntoSimply di Roma e Provincia, negli stand dell’Aipd Roma presenti nel corso di varie iniziative pubbliche e presso la sede dell’Aipd Roma, in via Fulcieri Paulucci de’ Calboli, 54.
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L'arte di Adriana Soares spopola al Cubo Festival
di Rosi Raneri
Dal 6 all’8 dicembre Ronciglione (Viterbo) ha ospitato la grande rassegna di arte e cultura
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artire dalla cultura, un messaggio per tutti, rivolto a tutti, una cultura collaborativa, condivisa insieme a scrittori, attori e artisti che hanno voluto dare il loro contributo a questa prima edizione del Cubo Festival. Un Festival che vuole lanciare il suo messaggio culturale partendo proprio dalla scuola e quindi dai giovani. Si è iniziato dalle scuole Medie di Ronciglione con un film sui diritti umani in cui ha intervenuto l'attore e scrittore Giobbe Covatta, da anni impegnato nella difesa dei diritti dei bambini nei paesi africani. Protagonisti del Cubo Festival sono stati anche: il cinema con le proiezioni di due pellicole storiche nelle quali la città di Ronciglione è protagonista: “Lo Scapolo” con Manfredi e Sordi girato nella cittadina Cimina e “Petrolini” con il grande e indimenticato attore ronciglionese; la letteratura con Paolo Crepet, Giorgio Nisini e tantissimi giovani autori; la scultura con le opere degli artisti Rinaldo Capaldi e Alessandro Ridolfi; la
pittura con i maestri Giuseppe Madaudo e Stefano Cianti; la fotografia-pittorica con Adriana Soares ex modella internazionale ed oggi fotografa ed artista; il teatro con Paolo Manganiello, Remo Stella, Emanuele Pica, il Teatro Ygramul e gli artisti di strada; la musica con Fabio Cinti, il Tuscia in Jazz e i suoi artisti, i concerti di Giammarco Casani, dell’Istituzione Musica e del Quartetto Sibylla; l’architettura con l’installazione del gruppo Nitro nel Borgo Medievale; le installazioni dell’artista Alessandro Vettori al castello di Ronciglione “I Torrioni”; la danza con le D.A.N.S. Girls e Parisina Antonozzi; la moda con un omaggio che Daniela Scavolini ha reso al carnevale di Ronciglione presentando una parata di costumi e sartoria creativa; arazzo e ricamo con un’installazione di macramè di Anna Meloni. All’interno del Cubo Festival si sono tenute conferenze curate dai professori: Luciano Mariti per il Teatro, Ilde Consales per Petrolini, Antonella Colonna
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Vilasi per la storia dei servizi segreti, Luigi Orso psichiatra per la bellezza e Marcello Bufalini per la Musica. L’AID (Associazione Italiana Dislessia) ha tenuto la conferenza “Come può essere così difficile?”. “Tra gli artisti in mostra è da notare la singolare presenza dell’artista brasiliana Adriana Soares. In mostra nella splendida cornice della 'Cantina delle Maestranze'. Le sue opere pittorico fotografiche presentano incessanti ed eterne dualità espressive: rimandi e presenze, viaggi e stasi, dettagli di un ricordo e attuali frammenti di realtà. Il tratto dominante è la bellezza e maestosità del viso che emerge spesso all’interno delle sovrapposizioni offrendo ai suoi lavori la bellezza e l’eleganza conferitale dalla professione di modella. Adesso, afferma l’artista stessa, si ritorna a 'giocare con i colori' esplorando il mondo con occhi adulti, capaci di trasmettere alle opere attraverso l’accentuarsi del colore pittorico la forza dell’eternità”
Voci dal silenzio Inaugurata a Torino la mostra con le opere di Diego D. Testolin, artista-poliziotto, sul triste fenomeno del femminicidio
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stata inaugurata il 22 novembre, in occasione della “Giornata internazionale contro la violenza sulle Donne”, presso la Sala degli Infernotti dell’Ospedale San Giovanni Antica Sede di Torino, la mostra “Voci dal Silenzio”, a cura di Roberta Di Chiara. Durissimo l'argomento affrontato dal pittore padovano Diego D. Testolin attraverso le diciassette opere in mostra: l'omicidio di genere - noto come femminicidio. Opere che vanno dritte al cuore, scuotono le coscienze, mettono in crisi. “Sono la testimonianza di come l'arte possa diventare un mezzo di denuncia sociale con toni volutamente urlati per coinvolgere emotivamente il pubblico” sottolinea la dottoressa Maria Pia Morelli, Presidente dell’Istituto di ricerca per gli studi su Canova e il Neoclassicismo. Testolin, artista-poliziotto, disegnatore di identikit ed analista della scena del crimine della Polizia scientifica del Triveneto, rilegge con chiave intima la realtà, scavando in vicende umane che la sua vita professionale gli ha posto di fronte. “Nel 2005 Testolin ha già visto una quantità di scene del crimine violento - racconta il prof. Vittorio Falletti docente dell’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino -. Quei corpi di donne (troppi) privi di vita, vittime spesso brutalmente stroncate nel fiore degli anni provocano in lui uno ‘tsunami emozionale’… Sente di voler-dover ridare loro dignità e cittadinanza. Le ritrae più belle che può, per molti anni, con una pittura neofigurativa densa di spiritualità e nella quale ogni pennellata è una carezza. In anni più recenti i dipinti, da sempre olio su tela, diventano VOCI DAL SILENZIO più crudi. Al desiderio di donare bellezza e affetto a quelle donne si è aggiunta impellente la necessità di trasformare il loro siOpere di Diego D. Testolin lenzio in Urlo di denuncia. Urge che quel sia cura di Roberta Di Chiara lenzio divenga assordante”.
Sala degli Infernot ti – Ospedale San Giovanni Antica Sede Via San Massimo 24 – Torino Info: Roberta Di Chiara curatrice mostra 3313780024 – email arteindivisa@libero.it
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L'artista-poliziotto espone nel suo laboratorio di Centocelle, il quartiere romano dove è nato e cresciuto. Un'occasione per scoprire da dove nasce la sua arte e i suoi ricordi d'infanzia, tra amici vecchi e nuovi
Claudio Lia
Ritorno a casa
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n ritorno a casa. Un ritorno lì dove è nato e dove oggi quasi ogni giorno si chiude all'interno del suo laboratorio per creare e dipingere. Centocelle è uno dei quartieri storici di Roma. Lì dove la gente si conosce e si saluta. Dove dentro ad un bar ci si incontra dopo anni, ci si abbraccia e si beve un caffè insieme. Claudio Lia, artista-poliziotto, ha scelto il suo quartiere per esporre le sue opere. Un modo per avvicinarsi ai suoi amici e alla gente che ha accompagnato la sua vita. Lì, dentro quelle quattro mura, trasformato in laboratorio artistico, Claudio ha presentato la sua mostra, inaugurata lo scorso 29 novembre. Ed è lui stesso a spiegare i motivi di questa scelta. Un vero e proprio ritorno a casa. Tra la sua gente e tra i suoi amici, vecchi e nuovi. “Ecco appunto – dice Claudio Lia - guardandomi intorno nel quartiere dove sono nato, mi sono reso conto con piacevole sorpresa che, forse, molte cose sono cambiate. Mi pare di aver scoperto cari amici e amiche, coetanei, giovani e anche meno giovani, che, attingendo dai valori e dalle esperienze di chi ci ha preceduto, abbiano tutti calcato un percorso di lavoro, di studio, di passioni (e... di sogni?), raggiunti per molti di noi con duri sacrifici. Tutto questo però mi fa sentire (ne ho la certezza) che il nostro quartiere si sia arricchito di tutta una serie di interessi di vario genere, che in tempi passati, a noi molto vicini, erano assenti nella collettività che ci viveva intorno. Anch'io sono passato attraverso il percorso suindicato, traendo da quella variegata e incantevole ricerca una maturità che ha spaziato nel bell'universo delle arti figurative. La mia grande gioia e sorpresa è stata vedere tutta questa gente giungere così numerosa, mentre i maestri Roberta Poscente e Giuseppe Mammone rispettivamente al Sax e alla Tromba coloravano di note la serata, abbiamo brindato insieme, parlato e respirato arte, stretto amicizie e scoperto affinità. Possiamo solo chiedere che questo operare non perda mai la sua forza”.
Alessandro Quasimodo
Una vita sotto i riflettori U
na splendida eredità umana e letteraria che cresce quotidianamente verso il futuro della sua memoria.
"Ed è subito sera". Pensi sia la poesia più rappresentativa di tuo padre? Hai una chiave di lettura del motivo per cui è stata scritta? “La più rappresentativa certo sì, come per un Ungaretti 'M'illumino d'immenso'. La circostanza non posso saperla perché non ero neanche nato. Ti posso dire che fa parte di una poesia intitolata 'Solitudini', molto più lunga e gli ultimi quattro versi costituiscono appunto il testo di 'Ed è subito sera'. Tant'è che per la sua prima raccolta di poesie pubblicata da Mondadori diede tanta importanza a quei versi da usare l’incipit come titolo. Ad oggi questa è sicuramente la sua poesia più tradotta nel mondo ed è utilizzata, e direi abusata, nei titoli dei quotidiani: ed è subito gol, ed è subito calcio, ed è subito casa e potrei citarne infinite varianti”. Scrittore, regista, attore, letterato cosa si addice di più alla
tua persona e alla tua indole? E come ti sei formato per comunicare con i vari tipi di pubblico? “Ho parecchie frecce al mio arco, una personalità complessa la mia con vari lati a volte anche in contrasto tra loro: uno introspettivo che lavora sulla psicologia dei personaggi ed uno certamente satirico, comico che forse mi viene da mio padre che aveva una carica molto forte di ironia ed autoironia: la capacità cioè di non prendere mai troppo sul serio né le cose intorno a noi né se stessi. Le esperienze che mi hanno formato sono state molte: tanto per dire, quella di avere avuto la possibilità, dopo essermi diplomato attore al Piccolo Teatro di Milano di andare a Spoleto e frequentare un seminario tenuto da Lee Strasberg, fondatore dell’ Actor's Studio, da dove sono usciti tutti i grandi attori americani come James Dean, Paul Newman, Marilyn Monroe, Al Pacino, Robert De Niro e tanti altri;un'altra importante esperienza è stata di aver affrontato il personaggio di Stanley ne 'Il compleanno' di Harold Pinter, grande drammaturgo inglese e anche lui Premio Nobel. Mi
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Incontriamo il figlio di uno dei più grandi poeti contemporanei, Salvatore Quasimodo. E' scrittore, regista e attore, si è diplomato al Piccolo Teatro di Milano e ha frequentato un corso di perfezionamento sotto la direzione di Lee Strasberg (il “padre” formativo di James Dean, Paul Newman, Al Pacino, Robert De Niro) al Festival dei Due Mondi di Spoleto di Paolo Paolacci sento molto vicino al teatro inglese contemporaneo, come anche al grande repertorio nordico di Ibsen e di Strindberg. Quando devo affrontare la regia, nel mio lavoro mi sta a cuore l’approfondimento del testo ma soprattutto il 'sottotesto' la parte cioè che l’autore non scrive ma bisogna scoprire tra le righe. Credo che dopo 'Il mestiere dell'attore' di Stanislavskij , il metodo sia sempre quello e cioè: quando tu devi rappresentare in scena una situazione di disagio di paura o anche di contagiosa euforia, devi rivivere un episodio che faccia riaffiorare dal tuo inconscio una situazione analoga del tuo vissuto.. Per esempio, nell’interpretare una scena in cui doveva affiorare ansia e timore di non farcela, ho pensato intensamente al mio esame di maturità. Confesso che ancora oggi mi capita di sognarlo come un incubo… anche i momenti di gioia devi ricrearli dentro di te come vissuto e non puoi certo inventarteli: risulterebbero falsi”. Qual è la profondità di un uomo? E la sua leggerezza? E come la porti in scena? “La cosa importante per coinvolgere gli spettatori è cercare di entrare nella sfera intima dell'autore che tu stai interpretando sia drammaturgo che poeta. Per esempio il 9 novembre scorso, ero a Recanati a recitare Leopardi davanti a un pubblico che considera l’autore cosa propria ed è ipercritico verso gli attori che si cimentano con il grande Giacomo, per questo si deve trovare la chiave che sia rispettosa dell'autore ed è necessario che tu stesso ti sia calato nello stato d’animo del poeta nel momento della creazione… In poche parole: il pubblico dovrebbe avere la sensazione che nel momento in cui sto proponendo una poesia è come se la stessi componendo io in perfetta sintonia con l‘universo
creativo leopardiano. Una dote che io ritengo fondamentale e che purtroppo sta diventando sempre più rara, è l’umiltà: l’attore deve mettersi umilmente al servizio dell’autore e del suo testo”. Mi riesce impossibile non parlare di Maria Cumani e del libro uscito con il tuo contributo, “Il fuoco tra le dita”. Ce ne parli? Chi è Maria Cumani oltre ad essere tua madre? “Maria Cumani è una grande donna che sta man mano conquistando quegli spazi che non le sono stati riconosciuti in vita. E' una donna che diceva di esser nata trent'anni prima del suo vero tempo. E' stata una pioniera ma, come tutti i pionieri, nel momento che stanno sperimentando una loro creazione, rischiano di non essere capiti. Devo dire però che molti, con il trascorrere del tempo quando vedono qualcosa che arriva dall'estero (Carolyn Carson o Pina Bausch) dicono: 'ma io queste cose le ho già viste portate in scena dalla Cumani'. Tutte idee da 'fuoco tra le dita', per citare un suo verso, che all'epoca venivano viste quasi con sospetto. A Firenze si è aperta il 12 novembre la mostra 'Le donne protagoniste nel Novecento', e vedere una sala del museo di Palazzo Pitti dedicata a Maria Cumani, vicino a quella di Eleonora Duse, insieme a tante altre straordinarie testimoni del proprio tempo (c’è anche Patty Pravo!) è stata per me una grande, emozionante gratificazione. Lo scorso anno ho fatto una imponente donazione al Museo del Costume, sia di abiti da sera che di costumi che mia madre ha indossato nei vari spettacoli a cui ha partecipato nel corso del tempo. Mamma aveva anche una particolare abitudine: ad ogni inizio stagione, andava alla Standa o alla Upim, comprava un vestito da poche lire, strappava via tutti i bottoni, ci lavorava sopra
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e con pochi accorgimenti lo faceva diventare un modello originale non più riconducibile ai grandi magazzini, possedeva infatti, un innato gusto per l’abbigliamento personale e soprattutto si conosceva molto bene. Nella sua vita, sin dall’età di diciassette anni ha tenuto diari, ha scritto poesie, trattati sulla danza; ha seguito anche le traduzioni dei lirici greci di mio padre consigliandolo sulla scelta di alcuni frammenti, ma soprattutto è stata un valido aiuto per lui nelle traduzioni di Pablo Neruda perché conosceva molto bene lo spagnolo. Lo spettacolo o l'autore in cui hai più creduto e che più ti rappresenta è lo stesso? “Direi di sì. Si tratta de 'Il compleanno' già ricordato poc'anzi. Il protagonista della commedia di Pinter, è un personaggio molto complesso e a me piacciono le sfide, ho cercato, e ci sono riuscito con un lavorio continuo e instancabile, di entrare nella psiche tormentata del giovane Stanley che si rifugia in una pensioncina sperduta dell' Inghilterra. Ma chi è realmente Stanley? E’ questo l’interrogativo che si pongono gli spettatori seguendo la vicenda: è un pianista come racconta lui, oppure è evaso da un manicomio o forse un pericoloso ricercato dai misteriosi individui che arrivano alla fine a portarlo via? Lui vive nella pensioncina come recluso in una volontaria prigione, amorevolmente accudito dall’anziana proprietaria. Perennemente in pigiama, non esce mai e quando è costretto a farlo, lo vediamo vestito di tutto punto con ombrello, giacca e cravatta e la immancabile bombetta:completamente afasico, ridotto allo stato di zombi, un vero e proprio automa, pronto quindi per essere inserito in quella società perbenista e ipocrita che Harold Pinter detestava”.
Da dove parte questa incredibile mancanza di unità così marcata e viscerale? E’ sufficiente accontentarsi delle divisioni storiche? Cosa si potrebbe fare? “Per esempio in Francia non c'è questa frammentarietà di cui parli, a cominciare dai grandi scrittori, coloro appunto che meglio sono riusciti e riescono ad interpretare il disagio della devastante situazione che siamo costretti a vivere. Le distanze sociali sono diventate incolmabili. Ad esempio per i 150 anni dell'Unità d'Italia, ho fatto una fatica enorme per mettere in scena e a trovare le piazze per uno spettacolo intitolato 'Grazie Mille' (riferito alla spedizione garibaldina), perché c'è stato un disfattismo diffuso, teso a non voler celebrare la ricorrenza, a voler rendere in qualche modo ancora più complicato parlare di una verità che appartiene alla nostra storia. Sembra incredibile ma mi sono trovato a discutere ancora su Garibaldi, con persone che mettono in dubbio il suo disinteressato eroismo e non dovrebbero nemmeno pronunciare il suo nome, talmente sono disinformate e in malafede. E’ veramente un'indecenza. Il sentirsi figli della Francia è 'appartenenza', non nazionalismo: i nostri cugini d’oltralpe sono fieri e orgogliosi di essere francesi, è un sentimento che da noi in Italia è sconosciuto”. Cosa si può fare per il mondo? Siamo un villaggio globale dove nessuno si salva da solo, forse per il fatto che ognuno ragiona per sé... “Non so quale potrebbe essere la ricetta. Non c'è, come già detto, un corpo unitario a cui far riferimento, anche se ci sono in letteratura delle punte di diamante come Anna Maria Ortese che avrebbe meritato il Nobel o Dacia Maraini, per la narrativa, o Franco Loy, Maria Luisa Spaziani, Patrizia Valduga e Vivian Lamarque, tanto per citare alcuni nomi, nel campo della poesia”. Programmi futuri? “Sono sempre in giro qua e là per recital poetici, come presidente di alcuni importanti premi letterari, presentazioni, letture e via dicendo. Comunque sempre molto itinerante e mi piace perché in fondo gli attori una volta andavano in giro con il
carro dei comici e si fermavano nelle piazze, montavano un palco e recitavano davanti a un pubblico decisamente sprovveduto che si radunava incuriosito. Ora le cose per fortuna vanno diversamente. Come pochi giorni fa a Recanati nel bellissimo teatro fatto costruire da Monaldo Leopardi oppure a San Sepolcro la patria di Piero della Francesca dove il comune mi ha invitato, insieme a Mario Cei e al pianista Adalberto Maria Riva, a tenere un recital sul vino proprio nelle cantine della casa di Piero della Francesca. A Firenze poi la grande mostra degli abiti appartenuti alle grandi donne del novecento che durerà un paio d’anni e che vi invito a vedere. Ne vale la pena”. Quanto vale e quanto costa avere un cognome così importante e aver vissuto vicino ad una donna stupenda e intelligente? “Il trauma è stato soprattutto a livello scolastico perché pretendevano da me cose particolari, all’epoca avrei preferito portare un cognome più comune e vivere in un tranquillo anonimato. E invece mi toccava essere sempre sotto i riflettori: mi chiamavano spesso fuori a leggere 'I Promessi sposi' perché leggevo meglio degli altri, e poi se andavo bene era merito esclusivo del babbo (mai successo che mi abbia dato un mano con i compiti!). Se andavo male era perché non mi applicavo abbastanza e: '...già si sa che i figli delle persone troppo intelligenti è un miracolo che non siano del tutto andicappati…!'. Devo dire che la presenza di mamma è stata fondamentale per farmi capire dall'interno le cose, per non accontentarmi mai della superficie, la capacità di contare sulle proprie forze, di rimboccarsi le maniche e far le cose di persona: superare se stessi in continuazione e porsi dei traguardi sempre più difficili e tendere verso un impossibile perfezione. Mai sedersi sugli allori. Oggi ho realizzato questa cosa e subito ne inizio una nuova senza soluzione di continuità. Il segreto è ripartire sempre con rinnovato entusiasmo verso altre mete. Andare verso gli altri ed essere disponibili è fondamentale per me”.
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Roberto Ranelli
Ridere
per passione Il pubblico italiano ha iniziato a seguirlo dai tempi del “Seven Show”. Erano gli anni in cui tirò fuori il personaggio de “Er Modifico”, che ha avuto talmente successo che è stato poi ripreso e imitato da altri comici di Claudio Testi
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a passione per questo lavoro ha iniziato ad averla già quando frequentava le scuole medie. Successivamente ha iniziato a studiare come odontotecnico e contemporaneamente faceva i primi spettacoli di cabaret con imitazioni, rumori, (“ricordo – dice - che ero specializzato nel fare la caffettiera), la gallina, gli animali in genere e le canzoni, a suonare la chitarra ad esempio eseguendo la “Canzone del sole” dell’indimenticabile Lucio Battisti. Erano i tempi in cui frequentava un locale, l’Alfellini, dove ha cominciato a vedere i mostri della comicità e dove ha conosciuto il grande Marcello Casco che lo ha “inizializzato” nel mondo del cabaret. Roberto, quando hai capito che la comicità sarebbe diventata la tua professione? “Pian piano andando avanti. Le prime volte, ricordo, sono state veramente toste, entravo in scena da folle, da incosciente, non avevo ne le battute ne i tempi giusti, c’è voluta la passione e la grande perseveranza per andare avanti. Tutti i comici non dovrebbero perdere quel pizzico di incoscienza che ti dà
l’adrenalina, il gusto di esibirti come se ogni sera fosse la prima volta. In definitiva, posso dire che prima mangiavo lavorando con la bocca degli altri, ora con la mia, perché con essa faccio ridere”. In poco tempo sei arrivato ad un successo sempre crescente, approdando al mitico “Seven Show”, mettendoti in luce con i monologhi che ti hanno fatto conoscere sempre di più. Fra i vari personaggi che hai presentato, quello che è diventato il tuo cavallo di battaglia: “Er modifica”. “Diciamo che il 'Seven Show' mi ha dato quella grande visibilità che altri programmi tv precedenti non erano riusciti a dare. Ricordo la prima sera che misi in scena 'Er modifica' feci, nel senso più buono della parola, 'un casino' in questa sala dove vedevo che tutti ridevano, ma da inesperto non riuscivo a capire perché. La scena de 'Er modifica' non era una parodia ma metteva a fuoco uno spaccato della vita che voleva e vuole sensibilizzare in modo comico il delicato problema della droga. Vedevo che facevo le battute e loro ridevano. Era l'epoca del campione dello sci, Alberto
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Tomba, ricordo che entrai in scena, fermavo il presentatore e gli dicevo, ho scoperto perché Tomba vince sempre, perché 'bara'! Poi pensando sempre allo sci mi venivano in mente altre battute sulla 'neve' ecc. Ricordo quella sera con immenso piacere, quando dopo lo spettacolo, in camerino vennero diversi colleghi comici a salutarmi e a complimentarsi con me”. “Er modifica” ha avuto e continua ad avere un grande successo, tanto che è stato ripreso e “moficato” anche da altri tuoi colleghi... “Vero, anzi alcuni colleghi lo hanno ripreso proprio di 'sana pianta' con tanto di battute scritte da me. Nel mondo della comicità accade anche questo, ognuno trae spunto da altri, anche io non mi vergogno a dirlo ho tratto qualcosa da Beppe Grillo, da Totò, da Gigi Proietti. Certo, se imiti uno che ha la tua stessa età, lavora negli stessi locali, sei un folle”. Con il passare del tempo, ridere, secondo te è diventato più facile o più difficile? “In questi miei primi trent'anni di 'passione lavoro', anche se non lo chiamerei
lavoro, perché se il comico lo fai per lavoro è finita, non puoi pensarlo neanche avendo decine di anni di esperienza, ogni sera è sempre 'la prima'. Oggi siamo tanti, probabilmente più di 5000 in Italia, grazie anche ai sempre più numerosi programmi televisivi e radiofonici specifici. E' aumentata la scelta ma è più difficile fa ridere, è bene pensare che siamo persone che fanno ridere e che amano divertirsi con il pubblico. Ad esempio, Totò ti faceva ridere solo a guardarlo, era una maschera come Petrolini. Mi dispiace constatare che ci sono tanti comici, tante trasmissioni ma c’è poca originalità e spesso troppa volgarità”. Hai delle anticipazioni da darci su dei nuovi personaggi che stai creando per il tuo nuovo spettacolo? “Tra i nuovi personaggi che sto tirando fuori, c’è ad esempio l’avvocato Laudadio, per gli amici 'Er Pendola', un simpatico avvocato che ha delle manie di persecuzione e che lo seguono con un tormentone 'qua e là, qua e là…'. Un altro personaggio è Aldino, un cinquantenne che non ha mai avuto rapporti sessuali e che tutto ciò che vede è peccato mortale. In questi giorni sto lavorando su un altro personaggio a cui ancora non ho trovato il nome, che si critica e parla male di se stesso delle proprie azioni durante il giorno con grande autoironia, si manda a quel paese ogni volta che si guarda allo specchio, ed è molto originale. Già l’ho messo in scena per qualche minuto e ho visto che funziona e va controcorrente alla maggior parte dei comici che solitamente parlano male sempre degli altri. E ancora, nuove parodie, canzoni e monologhi che parlano dell’attualità, anche io da parecchio tempo uso giornali, fotografie e video come fanno tanti e da cui abbiamo preso spunto tanti anni fa, dal primo in assoluto, Beppe Grillo”. E “Ridere con Gusto Italia”? “Mi fa piacere collaborare per questo progetto di 'Ridere con Gusto' che è diventato un “format”, unico ed inimitabile e che mi permette assieme ad altre colleghe e colleghi di andare in giro per i locali, iniziando da quello storico della Stazione pizzeria di Tivoli e a far sorridere tanta bella gente che, nonostante le avversità del nostro tempo, ama mangiare bene e divertirsi in modo sano e schietto”. La prima cosa a cui pensi appena sveglio e l’ultima prima di andare a letto? “Il pensiero che ho maggiormente prima di dormire è quello di aver fatto delle cose giuste, di non aver dato a nessuno modo di pensare male di me. Penso sempre al benessere di Greta, la mia bimba.Il primo pensiero che ho quando mi sveglio è lo stesso ma viceversa di quello che ho quando vado a nanna. Mi auguro sempre di fare cose importanti e comunque per dirla alla Marzullo, il mio sogno nel cassetto è quello di trovare la chiave per aprirlo e lavorare sia da solo che con gente brava, ma sempre con grande passione”.
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Carlo Marrale
La gioia negli occhi, Carlo Marrale, fondatore, autore, voce e chitarrista dei Matia Bazar, è senza dubbio un artista colto, sensibile ed eclettico. Con lui parliamo anche del suo spettacolo “Solo tu, il musicalâ€? di Donatella Lavizzari
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traordinaria è la sua capacità di sorprendere sempre grazie a una vita votata alla ricerca e alla conoscenza attraverso l’espressione artistica declinata nei più diversi modi. La genesi delle sue opere o meglio la causa scatenante sembra essere una prova della comunione totale tra sensi e arte, tra sensazioni fisiche e mentali. Ciao Carlo, Victor Hugo diceva che "La musica esprime ciò che non può essere detto e su cui è impossibile rimanere in silenzio". Sei d’accordo? “Certo, penso che lo stesso possa valere anche per la pittura e per tutte le arti figurative”. Qual è stata l'esperienza vissuta sino ad oggi che ha significato di più per te, che ti ha fatto sentire particolarmente felice, o che magari ti ha insegnato qualcosa? “Sicuramente l'esperienza più che ventennale con i Matia Bazar: ricordi bellissimi, girare il mondo poco più che ventenne con quattro amici, cantando le proprie canzoni ed ottenendo un successo a livello internazionale. Non è cosa da poco, mi ritengo un privilegiato, ho avuto la grande fortuna di vivere un sogno. Il sogno che ho sempre accarezzato.” Scrivere musica è fondamentalmente una trasmissione di sentimenti: tu cosa individui di te stesso in quello che componi e suoni? “La sincerità e l'intenzione di emozionare prima me stesso sono sempre state le condizioni che ho adottato nel mio modo di fare musica”. Se dovessi offrire una chiave di lettura per capire qual è stata la poetica di Carlo Marrale in tutti questi anni quale sarebbe? “La non sudditanza delle mode e delle tendenze, la libertà di esprimermi, così, come il mio cuore comandava”. Il fascino di un luogo influenza la rappresentazione, la nutre di contenuti e ne viene a sua volta impregnato, dove ti piacerebbe esibirti? “Indipendentemente dal luogo, che certo se è bello è me-
®Foto di Donatella Lavizzari
la poesia nell'anima
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Solo tu, il Musical ®Foto di Donatella Lavizzari
glio, la gioia più grande l'ho sempre provata e sempre proverò quando si riesce a stabilire quel filo invisibile con il pubblico, quando si riesce a stabilire il vero contatto da cuore a cuore”. Quali sono i tuoi “incanti” e i tuoi “disincanti”? “La parte buona dell'umanità e la parte cattiva della stessa umanità”. La musica può comunque arrivare a scuotere in qualche modo le coscienze e trasmettere un messaggio? “E la parola che può scuotere le coscienze ed è sempre stato così, però, dipende molto dalle coscienze, che in questi anni non mi pare vogliano essere scosse dalla musica. Era un discorso diverso qualche anno fa, quando esistevano i cantautori, o meglio, quando a loro si dava spazio e con le loro poetiche potevano dare chiavi di lettura soprattutto al pubblico più giovane. Ma erano anni in cui l'intero mondo vedeva nella musica un valore condivisibile da tutti”. Un giovane musicista pieno di talento, in un mondo che consuma musica come se fosse un prodotto da fast
food. Quanto è difficile resistere alle pressioni di mercato e sopravvivere a questo silenzio generalizzato? “Le case discografiche non esistono più o quasi, di fatto le major ne hanno decretato la fine o un drammatico ridimensionamento, modificando nel tempo, con la complicità delle radio, anche il gusto del pubblico. Penso che oggi Artisti come Paolo Conte, Franco Battiato, Lucio Dalla, non avrebbero la minima possibilità di emergere… Di conseguenza, per un musicista, che non rientra nei parametri voluti ed imposti dalle major, e' sempre più difficile vivere della propria musica”. “Osservando la vita, ci si rende conto che ci si affeziona non solo alle persone, ma anche alle cose e che, tutto sommato: l’amore è una passeggiata nello spazio e nel tempo”. Cosa ne pensi? “Molti sono convinti che l'amore sia solo tra due persone. Quello è solo un aspetto di questo sentimento, l’amore è anche empatizzare con l'ambiente che ci circonda, è rispetto per altre forme di Vita, è aiutare gli altri, è sentirsi tutt'uno con l'Universo. Questa è la condizione alla quale tutti noi dovremmo tendere.” Ci vuoi parlare di “Solo tu il musical”, che sta avendo un grande successo sia di pubblico che di critica? “'Solo tu il Musical' nasce dall'incontro tra Marco Marini e me. Circa due anni fa, iniziarono ad arrivarmi mail da un tale Marco da Genova chiedendomi un incontro per parlarmi di un'idea a suo dire molto in-
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teressante. A dire il vero pensavo fosse uno dei tanti esaltati che si incontrano in rete … ma il tono gentile ed educato dei messaggi, ha fatto si che gli diedi un appuntamento a Milano, in un bar della stazione del metrò, così' da avere una rapida via di fuga, nel caso "l'idea"si fosse rivelata una"sola"…Invece, Marco tirò fuori un copione ben confezionato ed iniziò a leggere … ecco il cerchio che si chiudeva, mi piacque, e capii subito che era quello che stavo cercando. Ci mettemmo subito all'opera, correggendo alcune scene e migliorando qua e là alcune battute, ma l'ossatura era già ben definita. Ecco il modo per rendere omaggio al lavoro di Aldo Stellita, bassista, anima ed autore dei testi dei Matia Bazar, gruppo del quale mi pregio di averne fatto parte per tanti anni e di esserne tra i fondatori. La storia del Musical Solo Tu fotografa la nostra realtà oggi, è ambientata a Roma ed ha come protagonista principale Cinzia Conti, magistralmente interpretata da Lisa Angelillo, che vive nell'illusione che lei stessa si è creata di vivere una vita serena e felice, sacrificando le sue aspirazioni di scrittrice, nelle quattro mura domestiche con il marito ed una figlia, votata all'apparenza e alle futilità dei bisogni artificiali indotti da un sistema che ci vuole prima di tutto consumatori. Quando scopre una storia tra il marito e un'amica coetanea della figlia, il crollo diventa inevitabile. Ma ecco entrare in scena Mr. Mandarino, la figura new age e filosofica della commedia, che la convince ad intraprendere un viaggio per il mondo alla ricerca di se stessa. Cinzia a poco a poco, tra varie avventure, tra le quali un incontro a Parigi con Bruce, un uomo affascinante interpretato da un grande Michele Carfora, riesce a terminare il suo primo libro che invierà a vari editori.” Al suo rientro a Roma, con grande sorpresa i suoi sogni diventano realtà”. Che tipo di commedia è? “E’ una commedia nella quale il ruolo della donna capace di reinventarsi e di condurre la propria vita nelle direzioni a lei più congeniali, ne esce vincente. 'Solo tu' richiama il titolo di una canzone fortunatissima e di successo in mezzo mondo ma ha anche un'altra chiave di lettura: solo tu-noi abbiamo nel nostro cuore le indicazioni per poter vivere una vita appagante e ricca di soddisfazioni e per cercare di raggiungere l'unico scopo che abbiamo in questa vita, la ricerca della felicità duratura e immodificabile dagli eventi”
CHARTS classifiche
a cura di Silvia Giansanti - in collaborazione con Foxy John Production www.foxyjohnproduction.com
TOP 10 E UROPA 01 “Of the night” – Bastille 02 “Somewhere only we know” – Lily Allen 03 “How long will I love you” – Ellie Goulding 04 “Hey brother” – Avicii 05 “Animals” – Martin Garrix 06 “Story of my life” – One Direction 07 “Do you what U want” – Lady Gaga ft. R. Kelly 08 “Under control” – Calvin Harris & Alesso ft. Hurts 09 “Let me go” – Gary Barlow 10 “The Monster” – Eminem ft. Rihanna
TOP 10 USA 01 “The Monster” – Eminem ft. Rihanna 02 “Timber” – Pitbull ft. Kesha 03 “Counting stars” – One Republic 04 “Animals” – Martin Garrix 05 “Say something” – A great big world & Christina Aguilera 06 “Chillin’it” – Cole Swindell 07 “Wrecking ball” – Miley Cirus 08 “Let her go” – Passenger 09 “Royals” – Lorde 10 “Demons” – Imagine Dragons
TOP 10 ITALIA 01 “Tu sei lei” – Ligabue 02 “Cambia-menti” – Vasco Rossi 03 “Io prima di te” – Eros Ramazzotti 04 “Ecco che” – Elisa 05 “Quale senso abbiamo noi” – Zucchero 06 “L’amore non mi basta” – Emma 07 “Se non te” – Laura Pausini 08 “I will pray” – Giorgia 09 “Non è mai abbastanza” – Modà 10 “Fuoco d’artificio” – Alessandra Amoroso
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BASTILLE Dopo lo straordinario successo di “Pompeii”, uno dei pezzi del 2013, riecco all’azione il gruppo con questo omaggio alla musica dance italiana degli anni ’90. Una combinazione tra Snap e Corona. E’ uscito anche l’album “All this bad blood”. MARTIN GARRIX E’ un grande dj proveniente da Amsterdam ed è particolarmente conosciuto grazie a questo singolo che è entrato nella Top 10 di molti Paesi. Figura anche nella classifica dei migliori cento dj.
COLE SWINDELL Si presenta con la faccia da bravo ragazzo quest’artista di genere country proveniente dalla Georgia. Per il momento è conosciuto soprattutto in America e il suo pezzo tratta di ozio. PASSENGER Si tratta di un cantautore britannico giunto al secondo singolo, estrapolato dall’album “All the little lights”, il quale ha raggiunto la numero uno in varie nazioni. Il testo parla di una persona che non è in grado di apprezzare quello che ha.
EMMA L’amato personaggio della nostra musica, ha voluto omaggiare “Try” di Pink, non a caso la batteria è scandita proprio dal batterista anche di Pink. E’ il terzo estratto dall’album “Schiena” ed è arrivato dopo le hit “Amami” e “Dimentico tutto”. GIORGIA Il pezzo è tratto dal lavoro “Senza paura” e vede la partecipazione di Alicia Keys. La strepitosa ballad si candida per essere uno dei pezzi forti di questi primi mesi dell’anno nuovo, grazie alle loro potenti voci.
special guest
AVICII Energia svedese allo stato puro N
ato a Stoccolma nel 1989 come Tim Bergling, al momento è uno dei dj e produttori discografici di rilievo nel panorama internazionale. Ha iniziato a fare musica all’età di diciotto anni, scrivendo e remixando canzoni nella sua camera per poi pubblicarle su MySpace. E’ stato scoperto nel 2008 da un manager, il quale gli ha fatto firmare un contratto con la sua agenzia. Da quel momento ha deciso di usare il nome d’arte che nel buddismo rappresenta l’ultimo livello dell’inferno. Nel 2010 il mitico dj Tiesto lo ha notato e lo ha invitato ad esibirsi ad Ibiza. Di seguito ha realizzato un remix del noto pezzo “Sweet Dreams”. L’anno successivo ha creato un nuovo alter ego, Tom Hangs e ha firmato un disco “Blessed” con i fratelli cantanti Shermanology. Avicii ha collaborato anche con il famoso dj David Guetta. Successivamente è uscito anche il singolo “Levels” che è subito balzato ai primi posti della classifica delle tracce più vendute sul sito di musica elettronica Beatport, debuttando anche in quella italiana. Nel 2012 ha pubblicato il singolo “Silhouettes”, raggiungendo ottimi piazzamenti sebbene appena poco più che ventenne. Lo scorso anno ha pubblicato “X You”, un valido progetto e soprattutto “Wake me up”, trovando consensi e ottimi piazzamenti anche nelle classifiche dei migliori dj del mondo. Adesso è il turno di “Hey Brother”.
news
I Pearl Jam hanno annunciato le date del tour europeo e tra i vari paesi c’è anche il nostro, visto che si esibiranno il 20 giugno a Milano e il 22 giugno a Trieste. Il tour estivo partirà da Amsterdam e farà tappa in alcuni importanti festival europei. Elisa porterà in tour il suo ultimo lavoro “L’anima vola” a partire dal 7 marzo prossimo. La tournée toccherà le principali città italiane e contribuisce a se-
gnare il grande ritorno della cantante, che è già balzata al primo posto in classifica. Gli Arcade Fire arriveranno in Italia e suoneranno il 23 giugno a Roma e il 24 a Verona. Il loro ultimo album si chiama “Reflektor” e dal vivo la band canadese è una vera potenza. Robbie Williams, fresco di pubblicazione di “Swings Both Ways” ha intenzione di promuovere la sua ultima fatica
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portandola in giro mediante una performance europea che farà scalo anche al Palaolimpico di Torino il primo maggio. Si parte il 25 aprile da Budapest. I 30 Seconds to Mars saranno protagonisti nel nostro Paese in questo 2014 e anche loro hanno scelto il mese di giugno per esibirsi da noi e precisamente a Torino e a Roma. Tutto sarà a supporto dell’ultimo album intitolato “Love, Lust, Faith and Dreams.
Cristiano De Masi, organizzatore della serata, con Federico Costantini, le modelle e Enrico Silvestrin
Una serata
Enrico Silvestrin
tutta Dainese
La nota azienda ha presentato la nuova collezione Ski per la stagione 2013/2014. L'appuntamento è stato al Dainese Store di Roma. Ospiti dell'evento: Enrico Silvestrin, Federico Costantini e Maria Marconi
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pecialista nella protezione per sport estremi, Dainese da tempo ha allargato il suo raggio d’azione a specialità collaterali al motociclismo: nello sci, le proposte dell’azienda veneta hanno trovato un fertile terreno di diffusione. Così, in occasione dell’arrivo della prime nevicate che fanno la gioia di snowborder e sciatori, Dainese è pronta a lanciare la nuova collezione Ski per la stagione 2013/2014: a Roma, l’appuntamento è stato venerdì 22 novembre, presso il centralissimo Dainese Store di via della Penna, non lontano da piazza del Popolo, con un buffet-aperitivo e l’esibizione di Enrico Silvestrin (noto attore visto recentemente al cinema nel nuovo film di Federico Moccia, “Uni-
versitari” e storico veejay di MTV) nel ruolo di animatore del dj-set. Tra i capi presentati, Tech Pro Jacket Gore-tex, Pantalone Fast Gore-tex, No Gravity Jacket Lady Gore-tex + pantalone Supreme Lady D-Dry, capi altamente tecnici per chi ama sciare anche nelle condizioni più estreme!! Se cercate capi ultramoderni, imperdibili quelli Dainese, la cui tecnologia è stata sviluppata per la Nasa. Una serata speciale, dedicata agli appassionati del diavoletto rosso, una sfilata della collezione winter appena arrivata nei punti vendita Dainese, offrendo anche uno sconto speciale per chi acquistava un capo winter quella sera stessa. Dainese è la società italiana nata nel 1972 a Molvena leader nel mondo
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nella produzione di abbigliamento per i motociclisti fondata da Lino Dainese, che inizia la sua attività con la sola produzione di pantaloni in pelle per il motocross. Ma l’estro di Lino Dainese mira più avanti, vede ben oltre, pensa al movimento, alla velocità, alla libertà (ma anche la linea dei capi) e si pone il problema di come coniugare tutto questo con la sicurezza. Trae ispirazione anche dalla natura che lo circonda, ideando corazze ispirate a quelle dell‘armadillo e dell‘aragosta ad esempio. Dainese è partita così dalla moto, per poi arrivare molto più in là: dal ‘95 le tecnologie protettive messe a punto per la sicurezza dei motociclisti sono state applicate ad altri sport. Prima la moun-
tain bike con il downhill, poi lo sci e gli sport acquatici. La leadership nel campo della protezione dell‘uomo, oggi si apre a nuove prospettive nell‘ambito della mobilità urbana, ed arriva fino alla collaborazione con il MIT per una tuta adatta alle passeggiate extraveicolari nel campo delle esplorazioni spaziali, con cui la NASA atterrerà su Marte entro il 2030. La serata Dainese per l‘inaugurazione del D-Store Roma ha permesso ai presenti di ammirare, oltre alla sfilata della collezione winter ski, tutte le soluzioni più innovative per il motociclismo sia di strada che di pista, nello store che è una sorta di vero e proprio museo e dove potrete trovare anche le tute originali indossata dal mitico n. 46 Valentino Rossi ma anche dal compianto SIC in moto GP. Tanti gli ospiti che hanno preso parte alla serata, tra questi Federico Costantini, l’attore protagonista di fiction di successo come “I liceali”, “Benvenuti a tavola” e “Come un delfino” e al cinema, tra gli altri in “Un giorno perfetto” di Ferzan Özpetek, reduce dal successo di “Ballando con le Stelle”, Maria Marconi, tuffatrice della nazionale italiana, campionessa italiana ed europea, che ai recenti mondiali ha sfiorato l’impresa contro le cinesi nel singolo da 3 mt., e tanti altri. Una serata divertente all’insegna del fashion e della tecnologia che fanno da sempre di DAINESE il must del settore. La serata è stata organizzata e prodotta da Cristiano De Masi e Camilla Rubin per Caramilla. Partner dell’evento è stata GO&FUN, che ha distribuito a tutti la bevanda energetica dalla caratteristica lattina verde.
Info: www.dainese.com www.goandfun.net/ita
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i, ka Gottard vertini, Eri Beppe Con
d n a l r e d n o W ing
as nafina e M Marina Pen
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Piccinno similiano
Nella cornice elegante e suggestiva di Palazzo Brancaccio a Roma si è svolta la kermesse dedicata al mondo del wedding di Bibi Gismondi
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olla delle grandi occasioni nei saloni affrescati di Palazzo Brancaccio a Roma per "Wedding Wonderland", la manifestazione voluta da Tiziana Amorosi D'Adda in collaborazione con "Woman & Bride". Fin dalle prime ore della mattina un flusso ininterrotto di ospiti, coppie di prossimi sposi, fotografi, operatori tv, personaggi del mondo dello spettacolo e delle istituzioni o semplicemente amici e curiosi, attratti dall’invito rivolto da Erika Gottardi e Massimiliano Piccinno che hanno coadiuvato la “padrona di casa". Tutto il mondo dei matrimoni, condensato nel meglio delle proposte, con gli innumerevoli partner aderenti l'evento, che hanno spaziato dagli abiti alla gioielleria e dal cakedesign ai confetti, passando dalle location all'arte grafica. Madrina d’eccezione e protagonista della giornata la bellissima Elisabetta Pellini, insieme a Marina Pennafina e Beppe Convertini. Applauditissimo l’intervento della criminologa Roberta Bruzzone, la quale ha arricchito di interessanti contenuti l’immagine della manifestazione, che ha avuto come contraltare, momenti di frivola eleganza nella garbata e simpatica esibizione burlesque di Peggy Sue. Tra i molti volti noti: Bianca Maria Caringi Lucibelli, Rosa Paola Lucibelli, la scrittrice Annalisa Sofia Parente, lo stilista Gaetano Massari, la consulente d’immagine Emanuela Scanu, gli imprenditori Davide Raciti ed Ilaria Barzagli, le blogger Alida Scutellà, Nicoletta Valls, Martina D’Ermo, l’indossatrice Valeria Corvino, le giornaliste Maria Rosaria Sangiuolo, Mariella Valdisseri, Michela Cossidente, il wedding manager Pascal Varvicchio.
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Roberta Bruzzone
Elisabetta Pellini e Lucio Freni