GP MAGAZINE ottobre 2019

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evento del mese

Villammare Film Festival: Tutti i premiati di un’edizione da ricordare di Francesco Fusco

Grande successo per la serata finale del Vi l l a m m a r e F i l m F e s t i v a l c h e s i è t e n u t o nella piazza Maria SS. di Portosalvo con la presenza di personaggi dello spettacolo e addetti ai lavori nel mondo del cinema. Migliaia di persone arrivate da varie local i t à s o n o a r r i v a t e a Vi l l a m m a r e p e r a p plaudire gli ospiti presenti durante la manifestazione, organizzata dal Patron Alessandro Cocorullo e sotto la direzione artistica di Axel Andrea Nobile. Ad aprire la serata, la bellissima Nadia Rinaldi che, accompagnata al pianoforte dal Maestro Vince Tempera, ha emozionato il pubblico cantando “Tu sì ‘na cosa grande” . Durante l’intervista condotta da Daria Scapitta, ormai veterana del festival, l’artista ha raccontato alcune aneddoti del suo ultimo film girato a Napoli con Christian De Sica (che uscirà prossimamente) e ha ricevuto il premio come Miglior Attrice per la selezione Turismo, Territorio e Cinema per il film “Una nobile causa” di Emilio Briguglio consegnato dall’attrice Cinzia Mirabella. Tra una battuta e l’altra, la conduttrice storica di Villammare Film Festival annuncia la seconda ospite: entra in scena Giovanna Rei, si accendono le luci e interpreta un monologo tratto da “Le voci di dentro” di Eduardo De Filippo. L’attrice partenopea, dopo aver ricevuto il Premio come Miglior Attrice nel Sociale, ha lanciato un bellissimo messaggio alle giovani donne e cioè di avere la forza di riuscire a gestire qualsiasi tipo di situazione mettendo sempre l’amor proprio al primo posto. Sale sul palco l’attesa e amatissima Giuliana De Sio che ha parlato della sua infanzia vissuta nella vicina Maratea. Durante l’intervista, l’eclettica artista ha emozionato il pubblico ricordando i suoi esordi con Massimo Troisi e della sua carriera cinematografica. A lei il Premio Personaggio Femminile dell’anno. Sale sul palco Titti Nuzzolese a ritirare il Premio Migliore Attrice non Protagonista per Il Diario Di Carmela… L’attrice premiata dalla Direttrice del settimanale Ora Lorella Ridenti, racconta la sua ultima esperienza sul set di Gabriele Muccino, film di prossima uscita e del suo amore per il cinema. Subito dopo Lorenzo Sarcinelli, riceve il Premio come Miglior Film (premio Giorgio Allorio), per il film che lo vede co protagonista “Un giorno all’improvviso”; inoltre riceve il Premio come Attore Non Protagonista. Ed ecco tutti i vincitori del Villammare Festival 2019. Corti Miglior cortometraggio: Slaughter di Saman Hosseinpuor e Ako Zandkarimi

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N adia Rin al di

Premio Giuria Popolare (cortometraggi): Pepitas di Alessandro Sampaoli Premio Speciale "Un corto per il Rotary - End Polio Now": Il piccolo mago di Roberto Calabrese e Tito Laurenti Premio Legambiente miglior corto tematiche ambientali ed ecologiche: El origen di José A. Campos. Lunghi Miglior colonna sonora: a Jim McGrath e Ari Posner per Tulipani-Amore, onore e una bicicletta di Mike Van Diem Miglior canzone originale: a Il diario di Carmela di Enzo Caiazzo Miglior attore: Luigi Fedele per il film Quanto basta di Francesco Falaschi Miglior attrice: Lidia Vitale per Tulipani-Amore, onore e una bicicletta Premio Giorgio Arlorio alla migliore sceneggiatura a Ciro d'Emilio e Cosimo Calamini per Un giorno all' improvviso. Premio miglior regia: a Francesco Falaschi per il film La partita Premio miglior lungometraggio Villammare Festival 2019: Un giorno all'improvviso di Ciro D'Emilio. Premio alla carriera a Giancarlo Giannini Menzioni speciali per la sezione fuori concorso TT&C - Turismo, Territorio & Cinema a: Nadia Rinaldi migliore attrice in "Una nobile causa" di Emilio Briguglio Premio 105tv a Giovanna Rei migliore attrice all'impegno sociale. Premio personaggio femminile dell’anno a Giuliana De Sio. Floriana De Martino e Luisa Esposito per la comicità al femminile in "Fallo per papà" di Ciro Cerruti e Ciro Villano Premio alla Carriera Musicale nel cinema a Vince Tempera. © Servizio fotografico di Lorenzo Lo Torto






Un ricordo, una frase, un momento dell'indimenticabile Gianni Boncompagni. “Lui mi diceva sempre che ero troppo timida e che con quella faccia da bambina, mi vedeva bene interpretare canzoni romantiche. L'inquadratura doveva essere sempre ferma sul mio primo piano”. Che cosa è rimasto in te della ragazzina tutta riccioli dell'epoca? “Veramente poco, oggi è cambiato tutto. La spensieratezza del momento d'oro è andata via. Magari te la fanno rivivere i fans quando si pubblica una foto ricordo su un social. Ci tengo a precisare che sono poco social per via dei miei impegni di lavoro e di famiglia”. Ti stavo appunto per chiedere se è rimasta una fetta di fan. “Sì ci sono, eccome”. E' stata dura in quegli anni trovarsi a conciliare tutto? “Sì, non è stato facile combinare un programma importante con la scuola, anche se poi io prendevo la tv come un gioco. Ma era sempre una responsabilità. E' stato bello, ma avere troppi impegni da adolescente, cambia un po' il percorso. Mi ricordo che non appena uscivo dagli studi, andavo subito a cercare gli amici di quartiere”. In questi ultimi anni sono uscite compilation cantate dalle ragazze di “Non è la Rai”. Ancora c'è un seguito?

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photo & glamour

Renato Meneghetti

La sua arte raffinata e sensuale per Playboy di Roberto Ruggiero

R e - i n t e r p r e t a u n i n e d i t o d i G i u s e p p e L e p o r e s u “ L’ a r t e d a l c a f f è ” a t t r a v e r s o u n p r o getto fotografico che ne esalta il valore artistico. La Biennale di Venezia lo ha visto partecipare ben quattro volte e non si contano ormai le personali e collettive in giro per il mondo in spazi pubblici e privati con una bibliografia da invidia: è l’artista Renato Meneghetti che si è dedicato ad un progetto esclusivo per il numero estivo di Playboy Bulgaria ancora in distribuzione e dove è stato chiamato a leggere in chiave artistica lo splendido set di Ileana Macri (n.d.r. reduce dall’esperienza sul set di Loro 1 e 2 del regista Paolo Sorrentino), giovane modella e attrice, che ha messo in scena con la sua sensualità un soggetto inedito denominato “L’arte dal caffè” per gli scatti di un talentuoso Nino Costa. Per chi fosse curioso è disponibile sul canale YouTube “Bielle TV” lo short movie del backstage. Project Credits: Master of Art Renato Meneghetti, Model & Performer Ileana Macri (Agent Ettore Terzo for STRIKEMONTH), Ph. Nino Costa, Ph. PostProduction Federico Furlan, Hair stylist & make up artist Federica Guglielmo, Back stage Photo-Video editor Marek Opold, Italy Press Office Roberto Ruggiero, Bulgaria Press Office Krassimir Ivanoff, Location Mokambo plant – Italy, Author & Producer Giuseppe Lepore

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photo & glamour

Paola Saulino

Elegante e di classe a Venezia A l l a a p p e n a t r a s c o r s a M o s t r a d e l C i n e m a d i Ve n e z i a , t r a i v a r i v o l t i c h e h a n n o s f i lato sul red carpet c’è stata anche Paola Saulino, sexy provocatrice dalla quale ci si aspettava un look trasgressivo ed eccentrico e invece si è distinta per eleganza. La prima volta indossava un abito rosa morbido di So Funny di Simona Melini, con corpetto di pailletes, mentre il secondo passaggio sul tappeto rosso di giorno la vedeva avvolta da un tubito luccicante argentato, con capelli raccolti. Paola ha documentato la sua presenza al Festival tramite i suoi social, ed è rientrata nella capitale per proseguire i suoi impegni, ha infatti girato un cortometraggio proprio sul mondo dei social, e ha ripreso i suoi web format. Attualmente chi la segue sa che sta prendendo lezioni di movimento e di burlesque, chissà che non ci riservi spettacoli con spogliarelli mozzafiato presto… la sua personalità vola dalla provocazione alla simpatia, dalla bellezza alle riflessioni, forse non ha ancora trovato la sua cifra, ma muoversi, in cerca di una direzione, come calcare un tappeto rosso, può essere già una direzione… Foto col vestito rosa: Fiorenzo De Luca Foto vestito grigio: Nicola Vianello

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arte

Marina Rossi “Claustrofobico

metropolitano” a Firenze di Lisa Bernardini, presidente di “Occhio dell’Arte”

Vi v e a G e n o v a . È u n a f o t o g r a f a c h e h a i n i z i a t o a f o t o g r a f a r e p e r p a s s i o n e : u n h o b b y che le permetteva di evadere dal mondo arido del lavoro e dalla quotidianità, forse anche in maniera impersonale, senza riflettere, ma sempre cercando di catturare istanti di vita al fine di conservarne un tangibile ricordo. Solo in seguito e forse anche un pochino tardi ha capito che proprio la fotografia era la sua particolare forma espressiva e ha quindi sentito la necessità di iniziare il proprio percorso di ricerca. Oggi Marina Rossi è una artista ricercata e molto apprezzata, che appartiene al gruppo degli allievi del grande Maestro internazionale Franco Fontana, e che con lui spesso espone in giro per l'Italia nelle collettive "Quelli di Franco Fontana". L' Associazione Occhio dell'Arte, in collaborazione con il prestigioso Hotel Cellai, ha deciso di sottolinearne l'importanza in una mostra lo scorso mese al centro di Firenze, città d'arte e di bellezze. Conclusasi il 30 settembre, ad ingresso libero, nelle sale interne del prestigioso Hotel Cellai in via 27 Aprile 14, 52/R, è stato possibile ammirare un estratto dalla sua exhibition fotografica "Claustrofobico metropolitano". “Costretta a vivere in una sorta di soffocante cubo metropolitano, la ripetizione ossessiva dell'immagine attraverso il varco della finestra, giorno dopo giorno, allontana dalla realtà”, così Marina Rossi ha descritto questo suo progetto. “Il disegno onirico diventa l'espressione diretta dell’inconscio ed emerge indipendentemente da qualsiasi controllo della ragione. L'uso contraffatto del colore permette di riportare alla luce le forme occultate nel subconscio proiettandole sull'immagine, nella loro simbologia, ed entrando direttamente in rapporto con la storia personale come in una 'scena psicodrammatica'”. Nell'esporre la sua concezione della contemporaneità, e nel suo volerla spiegare attraverso questa sua ultima serie fotografica, Marina sinteticamente ha affermato all'inaugurazione, davanti al consigliere comunale di Firenze Mirco Dinamo Rufilli a cui è stato affidato il taglio del nastro: “Gli schemi mentali sono radicati, difficili da abbattere, e provocano un costante senso di ineluttabilità. Gli istinti ancestrali emergono, ma vengono rapidamente ricacciati nel profondo. Tutto appare in un contraltare di emozioni che passano dal nero più cupo ad un abbagliante chiarore del cielo dove il desiderio illusorio di raggiungere il proprio appagamento interiore si identifica con lo scorrere delle nubi verso una meta lontana, non ancora identificata”. "claustrofobico metropolitano", senza pericolo di essere smentito, è un progetto fotografico di stile e non solo di sostanza, che nell'estratto eapositivo di Firenze ha presentato con originalità e sintesi una fotografa appassionata, che dalla Corte di Franco Fontana ha fatto un suo preciso tratto identitario di strada, affermandosi come esempio di Artista che usa il linguaggio fotografico digitale per descrivere la sua eclettica visione del mondo. Marina Rossi è stata protagonista di innumerevoli mostre in Italia negli ultimi anni, e la sua produzione è variegata e ricca di tematiche e riflessioni. Media partner dell'iniziativa: Bumbi Mediapress - Info su Marina Rossi: www.marinarossiphoto.it

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libri

Francesca Cerreoni “Lampi di vita” di Marisa Iacopino

Piccole storie che si stagliano sulle pagine come squarci di sole improvviso. Parole travolgenti e misurate insieme, quelle di Francesca Cerreoni, frasi di fiduciosa adesione alla vita che si completano con melodie raffinate. Inquadrando con la fotocamera del cellulare, o la w e b c a m d e l c o m p u t e r, i c o d i c i Q R p r e s e n t i s u l l e p a g i n e , s i a v v i a i n fatti una musica che fa da sottofondo a questi racconti d’esordio, accompagnando il lettore in un narrato che parla del quotidiano o irrompe in trame insolite. Abbiamo invitato la giovane autrice a parlarci del suo libro. “Si tratta di ventiquattro brevi racconti che indagano aspetti della vita di tutti i giorni, da qui il titolo. La finalità è duplice: strappare un sorriso e al contempo fornire spunti di riflessione. Questo progetto si caratterizza anche per il fatto che ad ogni racconto è abbinata una melodia di accompagnamento”. Attraverso un’app gratuita scaricabile, si può ascoltare un motivo per tutta la durata del racconto? “Esatto. La parte testuale si unisce con armonia a quella musicale; per ogni racconto è stata composta una musica ad opera degli autori Furio Capozzi e Alessandro Bellatreccia”. Come sei approdata alla scrittura, e a questo libro d'esordio? “Sin dall’infanzia adoravo leggere. Mi piaceva immaginare che i personaggi delle storie potessero prendere vita e interagire con me. Complice una fervida fantasia, molto presto iniziai a creare i miei eroi ed eroine. La scrittura è diventato così un modo di comunicare. A sedici anni partecipai e vinsi il concorso letterario scolastico con un racconto che affrontava il tema della donazione degli organi. Continuai a scrivere, parallelamente agli studi universitari in lettere, e i miei racconti ricevevano apprezzamenti tra gli amici. Fu proprio un amico a presentarmi l’editore Furio Capozzi. Da questo incontro, la nascita di 'Lampi di Vita'”. Il libro si divide in tre sezioni: 'Me, Gli Altri, Luoghi'. Nella prima parte, si intuisce il filone autobiografico, altrove è evidente la vena fantastica. Ovunque, però, si percepisce un velo di malinconia, intrisa di ironia consolatrice e tanti sorrisi. Ridi tu, e ridono anche gli oggetti inanimati, come la bambola con il suo “sorriso sghembo”. Cos’è per te ridere, un antidoto per sfuggire al male di vivere? “Una bella domanda. Ridere, per me, è fondamentale. Uno stile di vita, un modo di affrontarla con coraggio. Esistono momenti felici ma anche momenti che ci pongono di fronte ai problemi; personalmente sono guidata dalla profonda convinzione che le difficoltà e il dolore siano una risorsa per metterci in discussione e per cambiare noi stessi. Ridere aiuta a sdrammatizzare; è un modo per trasformare la vita in una grande opportunità”. “La bellezza della vecchiaia” racconto tenero, in cui tu inviti un’ottantenne a non arrendersi mai. A te, però, nasce d’improvviso un sorriso amaro, mentre affermi di far parte della ‘generazione dei giovani vecchi’. Cosa significa? Ritieni, inoltre, che in questo nostro tempo ci sia spazio per i vecchi? “La generazione dei ‘giovani vecchi’ è un’espressione provocatoria che porta alla ribalta un problema attuale: la precarietà e instabilità del lavoro per i ragazzi di oggi. Intorno ai trenta anni, età ricca di possibilità per la realizzazione professionale, diventiamo improvvisamente vecchi, inadatti per il mondo del lavoro, con il rischio di rimanere esclusi. Per questo l’ho definita una nuova categoria sociale, quella dei ‘giovani vecchi’. Questo racconto offre un confronto tra due generazioni: una giovane sulla trentina e una persona anziana. Attraverso punti di vista lontani, ma vicini, emerge che ognuno di noi è una risorsa, e può dare il proprio contributo unico”. Il libro si chiude con “Torpignattara, Luogo di socialità”. E’ scritto in italiano e inglese, forse perché questo quartiere è considerato un ‘melting pot’, un luogo d’incontro di razze e culture? Tu credi che lo sport, il pallone fra tutti, possa creare integrazione? “Sì, Torpignattara è un quartiere multietnico, e la finalità di una versione bilingue è quella di comunicare con tutti; trasmettere un messaggio positivo circa la possibilità d’integrazione, che è possibile se vi è ascolto, rispetto reciproco, e se ognuno dà il proprio contributo per la realizzazione di un fine comune. Lo sport, il calcio ad esempio, potrebbe essere una delle possibili strade per favorire il confronto e il dialogo con l’altro”.

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libri

Alessandra Trotta Quando un libro chiama l’altro di Claudio Testi

Romana, giornalista, scrittrice nonché collaboratrice in numerosi progetti della RAI, in particolare Radio1. Dopo la pubblicazione del libro “Un amore di poesia”, grande successo del secondo libro, un coinvolgente romanzo dal titolo “Personaggi alla ricerca della pistola fumante” ed ora il nuovo fantasy appena uscito “La vera dimenticanza”. Come e quando è scoccata la scintilla della passione per la scrittura? “Possiamo dire che risale agli albori della mia esistenza. Infatti già l'età di un anno e mezzo o due mia madre mi preparava delle paginette su un quaderno da ricopiare e io puntualmente facevo le mie paginette da scrivere. Ricordo di una volta mi ha scritto: - Alessandra -panettone -perché era il periodo di Natale e io mia madre leggendo il mio compitomi ha detto: - Cara ma tu ti chiami Alessandra Trotta, perché Alessandra “panettone”?- Ed io pronta, ho replicato: ‘Mamma me l'hai fatta tu la pagina con Alessandra e panettone vicino’. Cosa rappresenta il romanzo “Personaggi alla ricerca della pistola fumante”? “Sono molto orgogliosa di questa opera ed il tema centrale è la violenza di genere, infatti il protagonista si chiama Cristiano. E’ un serial killer con la passione per la scrittura, è un serial killer perché in preda a un delirio onirico uccide le proprie prede e spesso ne smembra il cadavere”. Quali sono state e quali sono attualmente le persone più importanti della tua vita? “Tutta la mia famiglia, tutte le persone che compongono la mia famiglia sono importanti perché chi più chi meno mi ha dato un insegnamento la persona diciamo che è stata più importante e purtroppo non c'è più la mia

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libri

nonna paterna, nonna Anna. Era una persona semplice però molto saggia che riusciva ad impartirti degli insegnamenti così profondi che mi sono rimasti. Una di queste è la cucina anche se diciamo io sono una cuoca veramente fallimentare”. Qual era il suo piatto forte se ti ricordi? “Erano le fettuccine fatte in casa le faceva mano, in quello sono riuscita a farlo mio anche se non mi cimento spesso in questo”. Questo tanto per sorridere, in TV vediamo tanti chef e spesso ci chiediamo se sono tutti in televisione mentre al ristorante non c'è nessuno, un po’ per divagare in questo momento così piacevole che stiamo trascorrendo insieme. Cosa ti fa piacere fare nel tempo libero? “Allora diciamo che il mio tempo libero è molto esiguo, diciamo che scrivo perché io amo comporre opere e metterle da parte poi se sono da rileggerle o correggerle ci penso in un secondo momento, ma qualsiasi cosa ho in mente il mio pensiero lo scrivo prendo appunti e dico tra me. Questo lo devo scrivere nel mio prossimo libro. Infatti ho già due opere da parte anche se è appena uscito il mio romanzo fantasy”. Pensando all’arcobaleno qual è il tuo colore preferito? “Il mio colore preferito è il blu e tutte le sfumature del blu. Infatti come dicevi tu nell’arcobaleno un colore importante è l’indaco che è proprio la sfumatura del blu. Mi piace il blu perché da quando sono piccola un’altra mia passione è il mare. Infatti quando avevo due anni fui buttata in piscina ed anche se c’erano i bagnini che

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aiutavano mia madre io sono risalita tranquillamente in superficie da sola e da lì nasce la passione per tutto quello che è acqua: piscina, mare, lago”. E’ bellissimo quello che hai detto perché in un’altra situazione una persona avrebbe subito un trauma e negli anni successivi avere il timore per l’acqua. Questo è un aspetto importante e positivo per te. Cosa possiamo fare noi esseri umani per salvare il mondo da diverse problematiche? “Penso che ogni bambino debba essere educato alla salvaguardia del nostro ambiente. Io infatti già all’età di due anni gettavo la carta nel cestino e tutti si meravigliavano. Questo perché mia madre mi ha sempre insegnato il rispetto per gli altri, per le cose e per il mondo. Qualsiasi persona deve essere spronata ed educata al rispetto del nostro mondo”. E’ giusto perché bisogna insegnare ai piccoli ed ai grandi l’educazione civica proprio per il rispetto di se stessi e degli altri. Qual è il sogno nel cassetto che vorresti concretizzare? “Il sogno nel cassetto che riprende dalla mia infanzia è dare un messaggio positivo a tutte le persone che leggeranno i miei libri perché hanno dei temi profondi, anche il libro di poesie nel 2017. Sono delle poesie 'sui generis' che insegnano ad apprezzare il mondo e tutte le sue bellezze”. Su che progetti stai lavorando per i prossimi mesi? “Diciamo che io ho cercato di stupire i miei lettori, i follower. Nel primo libro ho scritto delle poesie, nel secondo un romanzo noir-thriller, il prossimo libro che uscirà si chiamerà “La vera dimenticanza” sarà un romanzo fantasy. Questo è quanto posso anticipare”. Qual è Alessandra la prima cosa che pensi quando ti svegli e l’ultima prima di dormire? “Appena mi sveglio penso che è un altro giorno e sono ancora qui perché quello è importante ringraziare che siamo ancora qui, il pensiero invece che ho qua prima di andare a nanna è di aver trascorso una buona giornata non solo per me ma anche per tutti gli altri che mi circondano”. Per chi volesse rintracciarti e quindi approfondire la conoscenza di Alessandra Trotta? 2Sì grazie, il mio sito è alessandratrotta.net e lì potete trovare tutte le interviste e gli approfondimenti, i libri che sono usciti e quelli che sono in uscita. Su Facebook: Alessandra Trotta e invece su Instagram box Trotta”.



libri

Manuela Chiarottino La scrittrice che racconta la magia dei libri di Francesca Ghezzani

La scrittrice piemontese Manuela Chiarottino è da poco uscita su tutti gli Stores con l’ultima sua fatica editoriale dal titolo “La bambina che annusava i libri”, edito da More Stories. V i n c i t r i c e d e l c o n c o r s o Ve r b a n i a f o r Wo m e n 2 0 1 9 e d e l p r e m i o F o n d a z i o n e Marazza per la narrativa per l'infanzia, nella scrittura l’autrice ama il genere rosa, declinato in diverse sfumature. Nel suo ultimo romanzo ambientato in Toscana, Manuela Chiarottino narra la vita di Stella che, fino ad allora trascorsa tranquillamente, subisce un brusco cambiamento nel momento in cui la giovane riceve in eredità dal nonno un libro molto antico e una strana lettera che la condurranno ad addentrarsi nei misteri della sua famiglia e del suo cuore. Manuela, in questo libro parli di libri e della loro magia… perché questa scelta? “Perché amo i libri e come lettrice ho pensato che sarebbe stato bello leggere qualcosa dove fossero loro i protagonisti, così ho pensato di scrivere io quella storia. In più mi piaceva l’idea di svelare qualche piccolo segreto, curiosità, che non tutti conoscono”. L’ambientazione in una piccola libreria di Firenze ti sembrava il luogo perfetto per conferire

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al romanzo un alone di “intimità” e di mistero? “Firenze è una città che ho conosciuto durante una vacanza e mi è rimasta nel cuore. Volevo un’ambientazione che sapesse di profumi antichi, d’arte, dove l’immaginario portasse subito a vecchi palazzi, botteghe artigianali. Un luogo con un suo fascino innato. Firenze mi è sembrata la scelta giusta”. Oltra alla storia di Stella che si dipana, troviamo il romanzo infarcito di curiosità storiche e di informazioni sui libri. Come ti sei documentata? “Ho fatto molte ricerche in rete, ho contattato il presidente dell'Associazione Italiana Ex Libris, gentilissimo nel fornirmi informazioni a riguardo di queste piccole opere d’arte, infine ho visitato una mostra a loro dedicata”. Non solo parli di un libro antico, ma ti addentri anche nel filone, diciamo così, degli ex libris… “Cercavo qualcosa che appartenesse al mondo dei libri, alla loro arte, qualcosa di antico ma sempre presente, di poco conosciuto ma che potesse attrarre la curiosità del lettore. L’ex libris secondo me era perfetto e ne ho riscontro dai commenti dei lettori”. Ci riveli qualche curiosità in merito? “Il nome in latino significa 'dai libri' e in pratica sono contrassegni, in forma di timbro o talloncino, che identificano il proprietario di un volume. Una specie di biglietto da visita, collocato sulla copertina di un libro o sul risvolto, che col tempo è stato arricchito anche di altre informazioni, come lo stemma araldico o gli interessi del possessore, attraverso la riproduzione di oggetti reali o simbolici. Ne ho visti molti con riprodotti dei gufi, forse perché il gufo è un animale notturno proprio come noi lettori… e scrittori, aggiungo io, ma troviamo anche ex libris patriottici, fantasy, erotici, insomma, se ne possono trovare di ogni tipo e alcuni sono davvero spettacolari. Vorrei anche aggiungere che la loro storia è molto antica, il primo che si conosce risale a 1400 anni prima di Cristo ed è stato trovato in una piramide: una placchetta di terracotta con inciso il titolo dell’opera e i nomi del Faraone e la sua sposa. Non è affascinante?”. Se invece di appartenere al passato fossero presenti nel mercato editoriale attuale o futuro come li vedresti collocati gli ex libris? “In realtà esistono ancora, anche se per di più sono dei timbri impersonali o adesivi con un disegno e lo spazio per apporre il proprio nome, mentre quelli storici e artistici si possono vedere nelle mostre organizzate dalle associazioni o collezionisti privati. Personalmente, dopo avere fatto ricerche e soprattutto averli ammirati dal vero, mi è venuta voglia di farne uno personalizzato. Sarebbe bello se diventasse una nuova moda, potrebbe rilanciare il romanzo cartaceo, i librai in questo senso potrebbero essere dei promotori”.

Un’ultima domanda: nel tuo libro si parla di una lunga tradizione familiare di stampatori e librai. Il rapporto con il libraio di oggi come lo vedi e, in caso, come auspicheresti che fosse sia dal punto di vista di scrittrice sia di lettrice? “Sicuramente oggi non c’è più quel rapporto tra lettore e libraio così com’era un tempo. Gli ebook vanno per la maggiore e, anche se anch’io confesso di avere un kindle sempre colmo di storie, hanno tolto qualcosa ai libri tradizionali, per non parlare dei siti on line di vendita. A Torino ho assistito alla chiusura di molte librerie storiche e la cosa è davvero triste. Si è un po’ perso quel dialogo che portava il lettore a chiedere un consiglio per l’acquisto o un parere su un romanzo, ma immagino che per i librai sia quasi impossibile star dietro a tutte le uscite che ci sono ogni giorno. Sarebbe bello tornare a un rapporto che vorrei quasi definire confidenziale. In fondo scegliere un libro è come scegliere un amico. Sia come scrittrice che come lettrice mi piacerebbe anche si avesse il coraggio di mettere in vetrina libri di scrittori meno conosciuti, di piccole o medie case editrici, c’è tutto un mondo da scoprire”.

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siamo abbracciate, bisogna avere complicità anche tra colleghe”. Nei prossimi mesi la attende un ritorno anche in prima serata. “Ho accettato la prima serata dopo averla rifiutata in un primo momento, io a differenza di altre mi basta quello che faccio. Non mi ritengo da prima serata, sono perfetta per il pomeriggio. Il format però era perfetto per me dato che sono i desideri e le storie degli italiani, dopo cinque minuti ho detto si. Si chiamerà 'La porta dei sogni'. Saranno tre serate, tre venerdì, e esordiremo il 20 dicembre prima di Natale”. Il critico Aldo Grasso lo scorso anno dopo la sua intervista ad Alessia Marcuzzi ha scritto che in studio vi mancavano giusto il tè e i pasticcini. “Per lui era una critica, ma io l’ho recepita come un complimento. Non sono mai stata una paracula, sono diretta nel bene e nel male. Quando intervisto qualcuno è come se la telecamera non esistesse. E poi tanti personaggi sono davvero miei amici. Io sono leale e diretta, non potrei mai far finta di essere amica se non lo sono. E da parte loro c’è una sorta di riconoscenza nei miei confronti. Renato Zero quando è stato da me mi ha detto: 'Vengo a farmi intervistare ma non voglio cantare'. E poi l’ho convinto in diretta, 'Ma dai, un pezzettino…'. E lui ha cantato 'I migliori anni della nostra vita' e mi ha riempito il cuore”. Anche Renzo Arbore l’anno scorso accettò il suo invito. “È venuto tre volte, è stato un amore importante della mia vita, dopo che ci siamo lasciati non è stato facile diventare amici. Non ci siamo sentiti per molti anni, dopo che l’ho invitato a 'Domenica in' è successo un miracolo e ci siamo parlati”. Ma della tv urlata cosa pensa? “C’è il telecomando, il pubblico è libero di scegliere. E poi io non posso parlare visto che nella mia 'Domenica in' del 2006 andò in scena la terribile lite tra Adriano Pappalardo e Antonio Zequila. Mi faccio anche io degli esami di coscienza e in quel caso non sono stata capace di gestire una situazione”. Quest’estate si è sposato suo figlio. “Mi sono emozionata tanto. E’ stato un matrimonio bellissimo. Quando gli sposi sono usciti dalla chiesa ho preso mio nipote Claudio e l’ho lasciato correre verso di loro. E’ stato uno dei momenti più belli della mia vita”. Cosa si augura per il futuro? “Mi auguro che l’ondata di affetto che mi ha invaso lo scorso anno possa proseguire anche in questa stagione”.

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spettacolo

Eugenio Krauss “Ho realizzato un sogno che sembrava impossibile” di Simone Mori

N a t o a Ve n e z i a , d a l l a q u a l e s i p o r t a i n d o t e l a m a l i n c o n i a d e l l a c i t t à l a g u n a r e m a a R o m a o r m a i d a t a n t o t e m p o , E u g e n i o s i s a d i s t r i c a r e a g e v o l m e n t e t r a t v, c i n e m a e t e a tro e in questa intervista ci parla di lati molte volte poco sviscerati del mondo dello s p e t t a c o l o . U n a c h i a c c h i e r a t a p i a c e v o l e e r i c c a d i c o n t e n u t i i n t e r e s s a n t i . Vo l e t e s a pere con chi farebbe il film della vita? Ciao Eugenio, innanzitutto, grazie per aver accettato di fare una chiacchierata con noi di GP Magazine. Raccontaci qualcosa di te, in modo tale che i nostri lettori ti inizino a conoscere meglio. Iniziamo: come nasce la tua passione per la recitazione? “Non so da dove sia nata, credo sia stata sempre dentro di me. Racconta mia madre che quando avevo circa tre anni mi specchiavo sul vetro del forno e le chiedevo di dirmi 'poveretto, poveretto!' e poi le mostravo di saper piangere a comando. Ho sempre avuto il desiderio di recitare, ma non ho avuto il coraggio di mettermi in gioco fino ai 30 anni, quando finalmente mi sono iscritto ad una scuola di recitazione per dilettanti, da lì poi di scuole ne ho fatte molte e moltissime sono ancora da fare. Dopo la prima esperienza su un set cinematografico ('Oggi Sposi') ho passato tre giorni a piangere per avere realizzato che, ciò che consideravo un sogno inaccessibile, poteva essere un lavoro vero. Ho avuto pietà di me per avere sbagliato tutto, ma anche il coraggio di lasciare il mio precedente lavoro e seguire i miei sogni”.

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spettacolo

Flora Canto

“Dopo un’estate difficile pronta per una nuova sfida” di Giulia Bertollini

È u n a d e l l e c o n c o r r e n t i d e l l a n u o v a e d i z i o n e d e l p r o g r a m m a “ Ta l e e q u a l e s h o w ” . Dopo aver subito la scorsa estate un intervento chirurgico che l’ha costretta a rimanere in ospedale per diversi giorni, Flora Canto ora sta bene e si dichiara pronta ad affrontare una nuova sfida. A fare il tifo per lei da casa la figlia Martina e il compagno Enrico Brignano. In questa chiacchierata, Flora oltre a svelarci alcuni divertenti retroscena della sua vita familiare ci ha raccontato qualcosa in più su come sta affrontando questa nuova esperienza televisiva. Flora, come stai? Abbiamo letto che non hai trascorso una bella estate. “Ora sto bene, sono stata operata a Ferragosto, mi hanno tolto appendicite ed ernia, c'era la promozione a Ferragosto (ride). Tendo però a sdrammatizzare, i problemi di salute veri sono altri”. All’inizio ti sarai preoccupata. “Sì perché i medici non riuscivano a fare una diagnosi. Poi il mio medico di famiglia mi ha rassicurato. Il mio primo pensiero è stato mia figlia Martina. Mi sono detta 'e ora a chi la lascio?'. Mia mamma ed Enrico mi sono stati però di grande aiuto. A Ferragosto abbiamo pranzato insieme in ospedale mangiando fusilli in bianco e dividendoci un petto di pollo grigliato. A lui ha fatto sicuramente bene, a me un po’ meno. Mi sembro diventata Olivia”. (ride) Insomma, Enrico è un uomo da sposare. “E’ davvero molto bravo a casa. Lo chiamo cintura nera da casalingo. Sulla cucina un po’ meno perché si adagia considerando che mi metto solitamente io ai fornelli. Lui sistema però i letti, spazza per terra, rassetta e mette tutto a posto”. A casa cosa dicono della tua partecipazione a “Tale e quale”? “Sono tutti molto contenti. Martina non vedrà le imitazioni perché il programma finisce tardi e lei a quell’ora dorme. Poi tanto non mi riconoscerà nemmeno. E poi lei mi vorrebbe più imitatrice di Masha e Orso e di Minnie. Enrico invece si diverte. Tra l’altro, lui sarà anche uno dei giudici in una puntata perché è in promozione con il suo nuovo film. Già l’ho minacciato anche perché tanto a casa poi quella sera deve tornare”.

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Enrico ti ha dato qualche consiglio? “Mi ha suggerito di viverla con divertimento. Il mio intento è di migliorarmi ed è questo lo spirito con cui ho deciso di affrontare questa sfida”. Questa esperienza ti permette anche di riappropriarti dei tuoi spazi e di respirare un po’. “Lavoro da quando ho 18 anni. Quando sono rimasta incinta di Martina è stato per me un disastro perché non riuscivo a stare ferma. Ho continuato a scrivere pezzi comici e a darmi da fare. Anche adesso faccio dei salti mortali per accompagnarla a scuola e stacco mezz’ora prima per tornare a casa e farle il bagnetto. L’anno scorso rinunciai a partecipare ad una trasmissione Mediaset per poter stare con lei”. Un film con Enrico lo faresti? “Non mi vuole. Prende sempre le altre e io ormai gli ripeto che le attrici sono finite. Però è pur vero che mi subisce a teatro. (ride) Io comunque sarò presto al cinema in un film che inizierò a girare a settembre con Valentina Lodovini e Neri Marcorè. Sarà un personaggio piccolino ma molto divertente”. Come te la cavi con il canto? “Innanzitutto, il cognome è già una garanzia. (ride) Sono cresciuta con Anna Marchesini e Monica Vitti che per me sono delle straordinarie caratteriste. Quella è stata per me una scuola che mi è servita per essere più versatile. Quando mi trovo in macchina sul Grande Raccordo Anulare mi esercito a cantare tra un semaforo e l’altro”. Magari chissà dovrai anche ballare. “Spero in un Alligalli”. (ride)

Maria Letizia Gorga “Todo Cambia” per celebrare Mercedes Sosa di Mara Fux

Il 12 ottobre l’Auditorium Parco della Musica aprirà le porte per accogliere Maria Letizia Gorga, una delle più interessanti interpreti della musica italiana ed internaz i o n a l e c h e c o n l o s p e t t a c o l o “ To d o C a m b i a ” v u o l r i cordare uno dei personaggi femminili più controversi della lotta per la liberazione dell’Argentina. Mercedes Sosa non è quel che si può definire un personaggio nazional popolare: come mai hai scelto lei? “Mercedes è sicuramente più vicina alla mia generazione che a quella attuale che probabilmente la conosce di meno semplicemente perché non ha vissuto emotivamente quei momenti storici in cui ritornelli come “el pueblo unido” erano sulla bocca di tutti. In realtà é stata la voce della rivoluzione del popolo argentino che

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spettacolo si opponeva al regime dei colonnelli e che ha trovato in lei e nella sua voce lo strumento per gridare al mondo la tragedia che stava vivendo. Lei stessa, che non amava cantare davanti a platee troppo grandi, quando sui accorse di cosa significasse la propria voce per il suo popolo lo dichiarò dicendo 'non amo cantare in pubblico ma quando ho capito l’importanza della mia voce ne ho fatto lo strumento per dar voce al popolo'. Trovo che questo rappresenti la sublimazione dell’Arte: la consapevolezza di esser voce di messaggi importanti, la rappresentare la voce degli ultimi, di chi non ha la forza di dire la sua. Mercedes con la sua voce si è fatta forte di una battaglia sociale tanto che si è trovata contro lo stesso regime il quale dopo averla censurata l’ha condannata all’esilio, esilio che invece lei ha trasformato nel mezzo per denunciare al mondo intero quello che stava avvenendo nel suo Paese”. Una realtà storica che altrimenti rischiava di passare inosservata. “L’oscurantismo del regime ha provato in tutti i modi a fermarla: l’hanno dichiarata dissidente e poi censurata finché durante un concerto le è stato comunicato che se avesse cantato al microfono l’avrebbero arrestata e sai come ha reagito? 'mi dicono che non posso cantare al microfono per cui ora canto a voce piena' ha detto e si è messa a cantare con il risultato che l’intero pubblico le è andato dietro cantando con lei. Dopodiché è stata mandata per tre anni in esilio con il risultato che voci internazionali di tutti i paesi hanno abbracciato il dramma di quanto stava avvenendo nella sua nazione ospitandola con concerti”. Quale è stato il motivo occasionale che ti ha portato alla realizzazione di uno spettacolo su Mercedes Sosa? “Mi sono avvicinata a lei dopo esser stata invitata ad interpretarne alcuni brani musicali ed alcune letture durante la presentazione del libro La Negra, il nomignolo che le era stato dato per la sua potente voce, di Rodolfo Braceli una quindicina di anni fa. Da lì è partito un approfondimento ed uno studio del personaggio assieme a Pino Ammendola che, con la sua sensibilità e passione, ne ha tratto il magnifico

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spettacolo che oggi riproponiamo all’Auditorium in occasione della ricorrenza della sua morte”. Come ti sei preparata al personaggio? “Sicuramente allontanando da me ogni intenzione imitativa. Ho cercato di rappresentarla in maniera etica, estraniandomi in qualche modo da lei per raccontarne la vita e descriverla nello sviluppo delle sue vicende personali e facendo sì che la citazione divenisse interpretazione solo in alcuni momenti. E’ stato uno studio molto intenso, con Dalida, altra figura femminile che come ben sai interpreto da anni, è stato più facile perché il racconto della sua vita è sempre in terza persona, da fan e spettatrice. In questo altro caso c’è molta politica, molto pensiero e non volevo traslare l’attenzione su questo aspetto, volevo raccontare una vita che si fa azione oltre che sottolineare l’azione umana della sua vita terrena”. E come è stata la sua vita? “Una vita molto travagliata, combattuta, di cui lei è sempre stata protagonista, a cominciare dai suoi innamoramenti: diventa cantante perché il suo primo marito Oscar Matus è musicista e la vuole accanto a sé come cantante per sfruttarne la dote canora; poi l’amore profondo per Pocho Mazzitelli suo secondo marito che però muore prematuramente di tumore lasciandola sola e perdutamente innamorata; poi un’altra perdita, quella degli amici, delle persone che le stavano vicino e l’esilio che è la perdita delle proprie radici. Dolori immensi che fanno della sua una vita complessa fino alla sua stessa malattia che la porterà alla morte, morte che lei accetta conscia di aver compiuto una missione alta. Sono innamorata di questo personaggio”. In che senso? “Vivere serenamente il proprio dolore fa la differenza. Ho molta ammirazione per questi grandi interpreti che hanno cambiato il loro destino per cambiare il destino degli altri. Quando le hanno imposto di smettere di cantare era cosciente di quello cui andava incontro ma ha cantato. La stessa cosa successe a Dalida quando il direttore dell’Olympia non voleva che cambiasse il proprio repertorio ma eseguisse le canzoni che l’avevano resa popolare. Sai che ha fatto? Si è affittata l’Olympia e ha eseguito il repertorio che voleva lei”. Chi ti accompagna in questo tuo percorso artistico? “Sicuramente Pino Ammendola che studia con profondità la vita di questi personaggi e costruisce testi meravigliosi intrisi di emozione e sensibilità. Poi Stefano De Meo, pianista e autore degli arrangiamenti di tutti i miei spettacoli. In Todo Cambia ci affianca anche Pino Jodice chitarrista di altissime doti con il quale ho inciso due dischi la CNI, la mia etichetta, diretta da Paolo Dossena”. Perché il titolo “Todo Cambia”? “E’ il titolo di uno dei più grandi successi di Mercedes Sosa, utilizzato anche da Nanni Moretti nel suo “Habemus Papam” ma soprattutto perché è un autentico inno. Quando sembra che nulla possa cambiare invece Todo Cambia. Avere il coraggio del cambiamento, affrontarlo con coraggio, senza paura. C’è una sola cosa, come dice anche la canzone, che non deve cambiare: il cuore”.



spettacolo

Alessio Boni “Sogno di interpretare Mr. Facebook” di Giulia Bertollini

Ogni sua interpretazione è un piccolo gioiello. Occhi azzurri e fascino da vendere, l’attore Alessio Boni riesce sempre a regalare emozioni fortissime raccontando con i suoi personaggi le sfumature dell’animo umano. Proprio in queste settimane lo vediamo tornare in tv nei panni di Fausto Morra nella seconda stagione della serie tv “La strada di casa”. Ancora intrighi, tradimenti, scomparse e ritrovamenti in un thriller dai ritmi incalzanti e dalle tematiche di grande attualità. Ne abbiamo parlato con Alessio che ci ha svelato qualche curiosità in più sulle sue passioni rivelandoci anche qual è stata la sua più grande paura. Alessio, cosa dobbiamo aspettarci dal tuo personaggio in questa seconda stagione? “La seconda stagione de 'La strada di casa' riparte con un assassinio. Fausto non deve cercare qualcosa dentro di sé ma al di fuori, sulle vicende che si snocciolano, su degli indizi. Diventa una sorta di detective perché non riesce a fidarsi della polizia. Insieme a Baldoni, interpretato da Sergio Rubini, cercherà di capire come mai Irene è scomparsa. Tutta la storia è intervallata da inciampi, sgambetti, ostacoli che questa famiglia deve superare continuamente. Mi piace molto il mio personaggio. La carta vincente di Fausto è quella di essere un uomo normale che ama la sua famiglia”. La prima stagione della serie ha registrato un record di ascolti. Qual è il segreto di questo successo? “Raccontiamo il nostro mondo in questa storia. Fausto

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potrebbe essere qualsiasi uomo di oggi che ha un’azienda agricola e fa questo lavoro nel modo più onesto possibile, dando lavoro anche ad altre famiglie. La gente si identifica nelle persone normali mentre i personaggi principeschi o geniali possono creare una distanza rispetto ai telespettatori. La Rai mi ha sempre proposto progetti interessanti”. Negli ultimi anni, ti sei lasciato corteggiare dal genere thriller. “Il thriller mi affascina, mi porta dentro ad una materia che difficilmente una persona vive. Entri in una dinamica ‘nera’. Il nero fa parte di ognuno di noi, se lo sfrigoli esce fuori. Se non fai l’attore, lasci quel nero lì sedato. C’è una parte di ‘serial killer’ in ognuno di noi. Quando ti toccano determinate corde avviene un corto circuito e spesso non pensavi di aver dentro tante cose. Nelle persone magari più tranquille e serene ritrovi atti che ti sconvolgono. Questo affascina nel genere thriller, ti tiene incollato alla sedia. Il thriller ti attrae, ti prende e ti porta dentro. Nel thriller c’è la formalità e poi lo sconvolgimento che ti rapisce”. Qual è il film che ti ha messo più paura? “Ero a Roma e avevo appena finito di vedere il primo tempo de 'Il silenzio degli innocenti'. Avevo le chiappe in tensione”. Mi sembra che tu sia amante della psicologia. “L’ho studiata da autodidatta. Se non avessi fatto l’attore sarei diventato psicologo. Il destino però ha deciso diversamente”. Hai interpretato spesso uomini che hanno fatto grande il nostro Paese. Una grande responsabilità.


“Meritano di essere raccontati, perché hanno fatto qualcosa di straordinario. Guardate Piaggio. Ci trovavamo nel dopo guerra, non ti muovevi bene e serviva un mezzo per farlo velocemente. Ha visto un monopattino e gli è venuto in mente dei motori non bombardati che aveva nel suo stabilimento di Pontedera. Non sono dei motorini, ma erano quelli degli aerei con 98 cm cubici e da lì si inventa una moto per le donne e per i preti, così che riescano ad entrare con la gonna senza alzarla. Ha inventato uno dei brand più riconosciuti nel mondo insieme alla Nutella, alla Lamborghini, alla Ferrari. Perché non ricordarlo? La tv di Stato ha la funzione di ricordare le personalità importanti del Paese”. Quale personaggio vivente vorresti interpretare? “Mi interesserebbe molto raccontare Zuckerberg. Tutta la dinamica di cosa ha scoperto, della sua associazione, dei soldi. Il modo in cui affronta certi processi, il difendersi da solo con grande serenità. Lui ha fatto degli sbagli, ma chiunque li fa. Ha sempre avuto in testa la globalizzazione dell’essere umano in modo onesto”. Dove ti vedremo prossimamente? “Mi rivedrete a teatro in 'Don Chisciotte', sto preparando 'Calibro 9' con Tony D’Angelo e Marco Bocci. È un sequel di quello storico. Poi tornerà 'La Compagnia del Cigno 2' che stiamo scrivendo. Fortunatamente sono pieno di impegni”.

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musica

CHARTS & NEWS Curiosità e novità dal mondo musicale a cura di Silvia Giansanti, in collaborazione con Foxy John Production www.foxyjohnproduction.com

TOP 10 EUROPA 1 “Higher love” - Kygo, Whitney Houston 2 “Sorry” - Joel Corry 3 “Circles” - Post Malone 4 “3 Nights” - Dominic Fike 5 “Loco Contigo” - Dj Snake, J.Balvin & Tyga 6 “Lalala” - Y2k & Bbno$ 7 “Senorita” - Shawn Mendes & Camila Cabello 8 “Kids” - Merk & Kremont 9 “How do you sleep” - Sam Smith 10 “Be honest” - Jorja Smith ft. Burna Boy

KYGO Il producer norvegese ha deciso di remixare una canzone dell'indimenticabile regina del soul Whitney, una cover di Steve Winwood del 1986. Il pezzo era rimasto una perla per collezionisti fino all'avvento di internet. Presto in scena anche un musical dedicato a lei. Y2K & Bbnos$ E' uno strano rap contagioso, tanto che è divenuto il brano virale dell'estate 2019. Dietro al nome Y2K c'è il produttore Ari Starace. La sua arte è un approccio non invasivo al pop mescolato con il mondo hip hop.

TOP 10 USA

POST MALONE Si tratta del terzo singolo in ordine di tempo del terzo album del personaggio intitolato 1 “Truth Hurts” - Lizzo “Hollywood's Bleeding”. Il noto rapper statunitense 2 “Circles” - Post Malone ha collaborato per questo lavoro con Ozzy 3 “Senorita” - Shawn Mendes & Camila Cabello Osbourne, Future, Travis Scott, Young Thug e altri. 4 “Goodbyes” – Post Malone ft. Young Thug LIL NAS X Il pezzo in questione non è riferito ai sandwich o ai fast food. E' un richiamo a Philip K.Dick 5 “Lover” - Taylor Swift 6 “Take what you want” - P. Malone ft. O. Osbourne & T. Scott e Ridley Scott. Il rapper statunitense che ha inventato il country rap, ha dismesso giacca di pelle mar7 “You need to calm down” - Taylor Swift rone e cappello da cowboy per dare vita ad un 8 “Me!” - Taylor Swift ft. Brendon Urie universo in stile “Blade Runner”. 9 “Panini” - Lil Nas X 10 “If I can't have you” - Shawn Mendes

TOP 10 ITALIA 1 “Io sono bella” - Emma 2 “Margarita” - Elodie & Marracash 3 “Barrio” - Mahmood 4 “Prima che diventi giorno” - Jovanotti 5 “Una volta ancora” - Fred De Palma 6 “La tua canzone” - Coez 7 “Senza pensieri” - F. Rovazzi ft. L. Bertè & J-Ax 8 “Tua per sempre” - Elisa 9 “Dove e quando” - Benji & Fede 10 “Amaremare” - Dolcenera

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FRED DE PALMA E' lo pseudonimo di Federico Palana. E' un rapper torinese nato nel 1989. Il suo debutto è avvenuto nel 2011 e i primi veri riscontri li ha iniziati ad avere due anni fa con il singolo “Il cielo guarda te”. Ha lavorato anche con i producer Takagi & Ketra. S'ispira a Drake. DOLCENERA Dopo un periodo di cure a livello personale, la cantante di Galatina è tornata a farsi sentire in collaborazione con GreenPeace. Non una semplice canzone quindi. E' infatti testimonial del progetto “Plastic Radar” che ha lo scopo di raccogliere le segnalazioni dei partecipanti di materiale plastico in mare.



musica

Francesco Cera “Dal buen retiro vi racconto il mio Frescobaldi” di Mara Fux

Clavicembalista, organista e direttore d’orchestra, Francesco Cera è considerato tra i migliori interpreti italiani della musica barocca, in special modo del repertorio tastieristico italiano tra ‘500 e ‘700. Le sue numerosissime opere discografiche sono tutte state accolte dalla critica internazionale come interpretazioni di riferimento e comprendono tra gli altri lavori di Bach, Scarlatti, Gesualdo. Da un paio di mesi con l’etichetta francese Arcana, è uscito un tuo nuovo quanto esemplare studio d’approfondimento su Girolamo Frescobaldi, musicista che non tutti conoscono ma che tu definisci straordinario. “E lo penso davvero! Certamente! Frescobaldi ha rivoluzionato radicalmente il genere della toccata, facendolo diventare il miglior veicolo per esprimere la più imprevedibile fantasia, i fremiti dell’animo più interiori, il sorprendere e il dilettare l’ascoltatore. Questo nuovo modo di sentire accomuna incredibilmente tutti i giovani grandi artisti di questa generazione. Perciò Frescobaldi dalla Roma del primo Seicento attrae l’attenzione di tutti i clavicembalisti e organisti d’Europa, attraverso le sue diverse opere, date alle stampe grazie ai mecenati romani”.

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Ricominciamo da capo: ci troviamo nel bel mezzo del Barocco o sbaglio? “Ad esser precisi siamo nella Roma dei primi del Seicento: la città eterna è sede di un papato che governa ma che è anche grande mecenate d’arte; qui il giovane Girolamo viene condotto e presentato dalla nativa Ferrara come un autentico enfant prodige. A soli ventidue anni diventa primo organista della Basilica di San Pietro, centro della cristianità, e questo la dice lunga sulla sua eccezionale formazione di musicista, legata alla Ferrara tardo rinascimentale, culla della musica colta. Teniamo presente che stiamo parlando di quegli stessi anni in cui a Roma lavorano artisti come Bernini, Borromini e Guido Reni, ma anche il poeta Marino e fino a poco prima lo stesso Caravaggio”. E la tua opera su Frescobaldi come nasce, come si sviluppa? “La musica di Frescobaldi ha sempre avuto sulla mia mente l’effetto di una calamita per cui in qualche modo ho sempre sentito l’esigenza di diffonderla, divulgarla e renderla nota più di quanto lo sia attualmente; non saprei dirti esattamente il motivo, forse perché la vedo un po’ bistrattata da questo mondo che insegue sempre di più solo grandi nomi della storia della musica, ignorando tutto il resto. L’incisione del cd mi da l’occasione anche di far ascoltare ben nove strumenti diversi tra clavicembali e organi storici, tutti italiani e dell’epoca di Frescobaldi. Perciò l’ascoltatore può rendersi conto


della raffinatissima arte della costruzione di organi e clavicembali che il nostro paese ha visto e che ancor oggi è portata avanti da validi artigiani”. Per cui la registrazione comprende tutti brani strumentali? “No, comprende anche voci tra le quali quella del tenore Riccardo Pisani e dell’Ensemble Arte Musica che valorizzano l’opera aggiungendo ancor maggior varietà all’ascolto”. E che ci dici della scelta di abbinare ciascun brano del cofanetto ad un’opera scultorea o pittorica? “La casa editrice ha accolto la mia idea di contestualizzare la musica di Frescobaldi nella fioritura artistica della Roma barocca. Le sette opere d’arte sono commentate dall’esperto canadese Denis Grenier, che ha evidenziato le profonde analogie stilistiche con la musica”. Per un musicista internazionale come te, non è restrittivo passare la maggior parte dell’anno in un borgo medievale come Laureana Cilento? “Ma scherzi! Laureana Cilento, con le sue piazzette, i suoi vicoli, i suoi muri di pietra che a mezzogiorno ancora odorano dell’umidità notturna sono il mio buen ritiro. Non potrei fare a meno della vista del tramonto sul golfo, di scrutare il profilo di Ischia che gioca a nascondersi dietro quello di Capri. E poi i sapori, i profumi del pane antico. Visitare metropoli ed esibirsi davanti a centinaia e centinaia di persone è ancora più bello se poi sai di poter tornare qua”. A proposito di esibizioni, un appuntamento con i nostri lettori? “Il prossimo 18 ottobre a Roma sarò ospite della Biblioteca Vallicelliana su Corso Vittorio, straordinario luogo disegnato dal Borromini per presentare il cofanetto. Se però proprio non possono venire a salutarmi in quella occasione, beh… vorrà dire che dovranno raggiungermi a Laureana Cilento”.

Clara Serina

Dopo aver cantato Lady Oscar torna con “Che Avventura!” di Roberto Ruggiero

È stata la voce femminile dei Cavalieri del Re e a cavallo degli Anni ’80 e ’90 ha cantato le sigle dei più famosi cartoni animati che resteranno per sempre nella storia. Uno su tutti: Lady Oscar. Stiamo parlando di Clara Serina che adesso ritorna con tanti nuovi progetti, a partire dal singolo: “Che Avventura!”, scaricabile da youtube (https://www.youtube.com/watch?v=06eMpWuWA14). Clara, ci vuoi parlare come è nata questa “avventura”? “Prima di tutto sono molto contenta di aver partecipato a questo progetto. A coinvolgermi è stata la mia amica Laura Avalle, dopo che lei aveva scritto il testo e accenni di melodia. Così, insieme a due formidabili musicisti che sono Matteo Balani e Johnny Pozzi, abbiamo lavorato su questa canzone per bambini e, a finire, l’ho cantata. Non solo. Ho fatto anche i cori: quindi tutte le prime, le seconde e le terze voci per creare il

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musica Cl ara S erina

Laura Avall e

clima della canzone che, secondo me, è venuta benissimo!”. Hai fatto sognare generazioni di bambini… “Ancora oggi, quando faccio i concerti, mi emoziono nel vedere tre-quattro generazioni che cantano insieme a me Lady Oscar, Cuore, Fiorellino, Stilly lo Specchio Magico, Sasuke, L’uomo Tigre e tante altre canzoni ancora”. Che cosa ti ha suscitato la canzone “Che Avventura!” e perché hai detto di sì a questo nuovo progetto? “Mi piaceva l’idea di aiutare musicalmente la mia amica Laura in questo brano, poi perché è una canzone che evoca una realtà psicologica del bambino molto bella: racconta le sue paure e lo rassicura. Il messaggio di questa canzone è chiaro: seguire il cuore è sempre la strada giusta e questo, psicologicamente, dà un valore aggiunto a quei sentimenti che i bambini hanno bisogno di ritrovare dentro di loro, contare su se stessi, principalmente quando hanno sentimenti di solitudine e senso di abbandono. E poi nel brano c’è il bosco che è rappresentativo della vita, l’avventura di crescere e diventare grandi e la canzone mostra che ci si può avventurare nella vita, che c’è il momento in cui ci si disorienta anche per i cambiamenti evolutivi del bambino ma anche dell’adulto, però poi c’è sempre un ritrovamento nel nuovo attraverso l’ascolto di una guida interiore. Seguire il cuore, metaforicamente parlando, significa sapere che mamma e papà ci sono e ci saranno sempre. Questo è molto importante, perché i bambini hanno bisogno di essere rassicurati sapendo di essere amati. È una ricerca universale che riguarda tutti i bambini di tutte le età”. Progetti futuri?

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“Sulla scia degli Anni ’80 sono stata invitata dal regista sassarese Marco Demurtas e dalla sceneggiatrice Viola Ledda a fare la colonna sonora del suo nuovo film “Buon Lavoro” che uscirà a breve nelle sale italiane. Si tratta di una commedia italiana che vuole raccontare la crisi d’identità dei giorni nostri, dove spesso la soluzione viene cercata proprio in quegli anni d’oro che sono stati gli Anni ’80. Questo film ha coinvolto, in veste di attori, anche ragazzi diversamente abili, insieme a nomi importanti come Giancarlo Giannini, Giuliana De Sio, Abel Ferrara, Giuseppe Giacobazzi, Pippo Franco, Peppe Iodice, Benito Urgu, Red Ronnie e tantissimi altri. Il montaggio lo ha fatto il bravissimo Patrizio Marone (di Gomorra). Con queste mie nuove composizioni musicali, dodici brani in tutto, ho potuto raccontare anche la parte nostra bambina che oggi cerca un eroe, per sentirsi importante e potersi motivare nella vita. Una di queste musiche, per esempio, dice più o meno questo: fa niente se gli altri pensano che io sia fuori di testa. Quando penso ai miei eroi: Lady Oscar o L’Uomo Tigre, per esempio, in quel momento sono felice e mi ricarico di vita e di forza”. A proposito di canzoni di ieri e di oggi: quelle dei bambini degli Anni ’80, rispetto a quelle dei bambini degli Anni 2000 sono tanto diverse? “Penso che ci sia davvero una grande differenza a livello di testi e di messaggi. Le canzoni degli Anni ’80, mi riferisco in particolare a quelle dei cartoni, aiutavano il bambino a capire che la vita ha una grande significato all’interno di valori da seguire come l’amore, l’altruismo, l’amicizia, la lotta per il bene. I cartoni di oggi, invece, non si preoccupano di avere una storia, di trasmettere dei valori, sembrano più interessati alle immagini fini a se stesse”.




eventi

Cividale del Friuli Palio di San Donato

quattro passi nel medioevo di Mara Fux

Cividale ha fatto centro un’altra volta! Il Palio di San Donato, ricostruzione storica medievale che oramai da anni attira nella splendida località friulana curiosi da tutta Italia ma anche dai confini d’oltr’alpe, si è svolto come da tradizione nel terzo week end di agosto coinvolgendo centinaia di figuranti non solo nell’allestimento di cortei, gare e tenzoni ma anche in un’esemplare riproduzione di botteghe e attività commerciali proprie del territorio. Sotto l’occhio vigile della Associazione per lo Sviluppo degli Studi Storici ed Artistici di Cividale del Friuli, il Gruppo dei Popolani di Cividale, completo nel suo assetto di donne, uomini e bambini, ha ricostruito con rigore filologico oltre ad abiti, strumenti ed attrezzature anche le numerose ambientazioni esterne: il villaggio, la taverna ricca di cibi e bevande realizzati secondo le ricette del tempo, la bancarella del "vin concio" e l'animazione pur di offrire autentiche scene di vita quotidiana che han fatto immergere totalmente i visitatori in suggestive atmosfere d'altri tempi. Al loro operato si è abbinato perfettamente l’impegno della associazione storico culturale Nobiltà Feudale di Cividale che prendendo in esame nobiltà e borghesia della seconda metà del XIV secolo, raggruppa e rappresenta i numerosissimi figuranti "nobili" del Palio. Anche in questo caso le riproduzioni sono state perfette non solo nell’esecuzione dei modelli degli abiti e delle stoffe con cui essi venivano confezionati, nella foggia delle calzature, nella cura delle acconciature o dei monili di bellezza ma persino nella gestualità del modus vivendi, come ha mostrato l’allestimento di una interessante "sala nobiliare" nella quale è stata rappresentata quella che era la vita alla "tavola dei nobili", le spezie che venivano usate, il modo in cui i pasti erano serviti e gli oggetti presenti sulla tavola di certo molto diversi dalla moderna apparecchiatura. Originale per la tematica rappresentata la ricostruzione del lazzaretto, dove un gruppo di donne si é occupato unicamente di curare e dare asilo agli armigeri feriti e agli appestati della città con bacili,

garze, aghi da sutura e misture medicamentose. E, a proposito di armati, ce ne è stato per tutti i gusti a cominciare dal Gruppo storico Forojuliense, costituito a inizio duemila solo da una sezione d'arcieri cui dopo breve tempo si è aggiunta una sezione di balestrieri. Anche qui la rappresentazione è completa: si parte dall’esposizione del legno scelto nei boschi per la realizzazione dell’arco e delle varie tipologie di frecce, se ne mostra la tecnica di stagionatura e la finitura dell’arma con tanto di possibile prova per il visitatore a centrare un bersaglio. Particolare interesse ha destato l’esposizione in scala di macchine da guerra come la ronfa, il trabucco, la scala mobile, il gatto con l'ariete, il carro balista, il mangano, la torre mobile, il trapano d'assedio e la catapulta tutte correttamente esposte con indicazioni per l’uso ed il funzionamento. Con la stessa attenzione alla correttezza di rappresentazione son stati eseguiti duelli e scontri tra armati, affinché il numeroso e incuriosito pubblico potesse comprendere la gravità di peso delle armi per chi le maneggiava con apparente disinvoltura. A completare il quadro storico il corteo de I Tamburi che in perfetto sincronismo hanno suonato per le vie cittadine echeggiando fortemente tra le costruzioni di pietra fluviale. Il Palio di San Donato è un evento assolutamente unico che esalta la passione per la storia e le tradizioni di una terra che, giorno dopo giorno, restituisce frammenti di un passato ricco ed interessante, delineando con attenzione un percorso a ritroso sulle tracce dei propri antenati.

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tempo libero

HALLOWEEN A CINECITTÀ WORLD Un mese di brividi per la festa più paurosa dell’anno

S c h e l e t r i , z o m b i e , v a m p i r i e f a n t a s m i : H a l l o w e e n s i f e s t e g g i a a C i n e c i t t à Wo r l d d a l 5 ottobre al 3 novembre 2019. Il Parco divertimenti del Cinema e della TV di Roma si trasforma per un mese con zucche e pannocchie, covoni di fieno e ragnatele e numerose novità a tema. Zombie e mostri, in vena di dolcetti e scherzetti, daranno il benvenuto agli ospiti, che potranno immergersi in esperienze da brividi attive durante tutto il mese di ottobre. Varcato l’ingresso del Parco, in Cinecittà Street, i peggiori incubi cinematografici della storia si materializzano sullo schermo di In-Cubo, il cinema interattivo in cui la pistola hi-tech sarà l’unica arma per combattere i mostri e sopravvivere ai nemici. Nell’area Far West, invece, i visitatori, una volta indossato il visore e impugnato l’arco, entrano nel Tempio di Anubis per sfidare templari e giganteschi serpenti. In Assassin’s Creed, grazie alla realtà virtuale, si diventa protagonista di una delle serie di videogiochi action-adventure di maggior successo di tutti i tempi, con quasi 100 milioni di copie vendute nel mondo. Tra le attrazioni a tema anche CineTour - Horror Edition dove i set originali della mostra si animano di creature viventi: mummie egiziane tra le scene di Cleopatra, Zombie nel Cimitero dei Morti viventi e antichi Romani tornati in vita. Il set di Aquila IV, il sommergibile originale del film “U-571”, si tinge di sensualità Horror con un percorso a luci rosse, dedicato a chi ha già compiuto i 14 anni. Arricchita da ulteriori effetti speciali l’amatissima Horror House, percorso al buio tra i set più terribili della storia del cinema horror. Da The Ring a Nightmare, da l’Esorcista a Venerdì 13, all’antro di Lord Voldemort, ispirato dalla saga di Harry Potter, dove gli ospiti camminano a fianco dei loro peggiori incubi cinematografici. Menzione speciale per gli spettacolo Horror Show in Cinecittà Street e Trucchi da Paura Halloween Edition al Teatro 4, mentre Inferno sarà ancora di più un Horror Coaster con esseri mostruosi che attendono i visitatori sul percorso. Giovedì 31 ottobre, con la Notte delle Streghe, si accende il lungo fine settimana di Halloween. Le serate a tema horror non finiscono con la notte del 31, e si prosegue Venerdì 1 Novembre con Halloween 2 La Vendetta e Sabato 2 Novembre con Halloween 3 Il Ritorno. Il parco, in queste tre giornate, sarà aperto dalle 11 fino a notte. Pronti per incontrare in tutto il parco mostri spaventosi e streghe di altri tempi? A Cinecittà World vi aspetta un mese da… paura!

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