Editoriale Noi ci siamo, il wireless no! Di Erica Del Dente La redazione si sta allargando, il lavoro è tanto così come la passione per questo progetto. Dopo la diffusione del primo numero abbiamo scelto cosa fosse giusto mantenere e cosa cambiare per migliorarci. C'è stata la volontà da parte di tutti noi di mettersi in gioco, di sperimentare. Mauro e Stefano lo hanno fatto scegliendo un tema importante per il nostro Ateneo, come la riforma dello Statuto, presentandolo in maniera insolita. Martina ed io abbiamo svolto per e con voi un'inchiesta sulle abitazioni della città e Marco ha fatto una chiacchierata politicamente scorretta con Paolo Rossi... Ma questi naturalmente sono solo degli esempi. Come potete vedere abbiamo modificato anche la grafica, grazie all'insostituibile lavoro di Antonella, Chiara, Simone, Roberto e Marcello dell'Isia. Abbiamo deciso di fare questa trasformazione perché crediamo che il contenuto debba essere in sintonia con il suo contenitore. E ora so che questa armonia c'è, esiste.
Università
A non esserci invece è il segnale wireless nella città di Urbino. Nel questionario sulle condizioni delle case in cui vivono gli studenti (pag. 6) abbiamo deciso di inserire alcune domande su la rete wireless. Il risultato ci dice che l'89% dei rispondenti non riceve il segnale wireless in casa. Per questo il 78% di questi è stato costretto a procurarsi una connessione internet privata. Un dato agghiacciante, visto che l'Università di Urbino si è autoproclamata Wireless Campus. Abbiamo voluto verificare questo dato prendendo tre punti della città: via Valerio (dietro il Duomo), via dei Maceri (vicino la Fortezza) e via Giro dei Debitori. I primi due luoghi pur essendo dentro le mura non ricevono il segnale, figuriamoci Giro dei Debitori! Per questo chiediamo all'Ateneo di intensificare il segnale wireless altrimenti la smetta di presentarsi come Urbino Wireless Campus.
Cara casa..quanti problemi mi crei? di Erica Del Dente e Martina Pietrantoni
Friz e Laz. Dialogo sullo statuto di Stefano Paternò e Mauro Vecchietti
pag. 3
Sugli studenti non si guadagna! di Simone Fabbrocile
pag. 4
Anvur: ricerca o promozione della discriminazione? di Matia Silvestrell Catania e Urbino a confronto di Giulio Rapisarda
pag. 5
Amos, dopo 20 anni lascia il Magistero. di Stefano Paternò
Locale pag. 6
Surviving Urbino pag. 8 di Simone Scimmi
InterNazionale Dimissioni! Dimissioni? pag. 10 O al lupo al lupo? di Antonio Astolfi La prima vera Araba e la partita globale di Antonio Astolfi
pag. 11
Cultura Jugoslavia: uno stato nato per forza di Martina Pietrantoni
pag. 12
Il pathos della noisa pag. 13 di Silvia Filighera A tu per tu con Paolo Rossi pag. 14 di Marco Roscetti Poesia pag. 15 di Mr. Saffo Rain
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2011
Università LEGGE GELMINI: OGNI UNIVERSITÀ RISCRIVA IL PROPRIO STATUTO
Friz e Laz. Dialogo sullo statuto Stefano Paternò (Friz) e Mauro Vecchietti (Laz) descrivono ciò che comporta per gli studenti la riforma dello Statuto.
È
un giorno di nebbia ad Urbino, no prese tutte le decisioni come al solito. Quella nebbia che di indirizzo politico (Senanon fa apparire le cose realmente to) e di indirizzo economicome sono. Laz esce di casa, alle co gestionale (CDA). In queste otto in punto come tutte le mattine e ac- sedi vengono prese scelte che ancende la sua Lucky Strike; sta andando a dranno poi ad influenzare anche la lezione. Anche Friz, esce quella mattina. I nostra vita studentesca, per fare un due si incontrano casualmente avanti l’e- esempio: l’apertura o la chiusura dicola. Insieme, non curanti l’uno dell’al- di un corso di laurea, l’ammontare tro, leggono la locandina arrugginita del dei fondi per la ricerca in un diCarlino che recita: “Università, via alla ri- partimento, le assunzioni nell’uniforma dello Statuto”. Non si sono mai par- versità, i regolamenti didattici che lati prima ma ad Urbino tutti si sono visti disciplinano le sessioni d’esame o il almeno una volta e Friz: “Mh…ma cos’è lo calendario delle lezioni”. Statuto? È una specie di Costituzione? A “Ma noi studenti tanto non contiamo cosa serve?” e Laz: ”Calma, calma, ora pro- niente, cosa mi interessa della govervo a spiegarlo con una semplinance?” Domanda con fare ce equazione: lo Statuto sta dubbioso e sfiduciato il soliall’Università come la Costi- Lo Statuto sta to Friz. all’Università come tuzione sta allo Stato. “No caro, anche noi abQuesto significa che lo Sta- la Costituzione biamo una rappresentanza tuto è la prima pietra dell’U- sta allo Stato. all’interno di questi organi niversità, è la base, le fonda- Lo Statuto è la ed inoltre abbiamo uno spamenta di un Ateneo, come la zio di dibattito tutto nostro: Costituzione che racchiude i il Consiglio degli studenti. È principi fondanti della nostra Repubblica un organo consultivo, eletto da noi, che democratica”. formula pareri e fa proposte al Rettore. Friz allora con fare improvvisamente Se oggi possiamo votare i rappresentaninteressato: “Forse è il caso saperne di ti è perché sono state fatte delle lotte per più…ma a cosa serve questo Statuto a noi garantire la rappresentatività della nostra studenti, serve a farci studiare”? categoria. Questi studenti eletti sono porLaz, cui piace sfoggiare le proprie cono- tatori di nostre istanze, semplicemente ci scenze risponde: “Anche! In modo indi- rappresentano, ci tutelano e ci aiutano a retto, ma sicuramente sì! Devi sapere che risolvere i numerosi problemi che nascoregolamenta i corsi di laurea che possiamo no tutti i giorni”. frequentare, disciplina l’autonomia didat“Ah, non lo sapevo. Sì, ma torniamo allo tica e scientifica dell’Ateneo, garantisce le Statuto! Cosa ci garantisce?” pari opportunità nell’accesso agli studi, Laz ci pensa un po’ su. Fa un altro tiro prevede un codice etico, struttura la go- di sigaretta e sbuffa con il naso. “Nello Stavernance dell’Ateneo…” tuto è tutelato il Consiglio degli studenti. “Governance? Cos’è?” domanda Friz in La rappresentanza è uno strumento imvero ancora un po’ assonnato. portante per far sentire la nostra voce, in “La governance è la struttura, rappre- tutti i corsi di laurea, in tutte le facoltà. senta le linee guida di governo di un ente, Garantisce il diritto allo studio degli stugli organi democratici dell’Ateneo. Con lo denti disabili, regolamenta i compiti e gli Statuto si va a decidere anche la compo- atteggiamenti dei docenti nei nostri consizione di questi organi: il Senato, il CDA. fronti. Vorrei ricordarti l’importanza del Questi sono spazi di dibattito dove vengo- ruolo, di noi studenti. Siamo la linfa vitale
di tutto l’Ateneo. L’Università è nostra”. “Ma perché, come da locandina, bisogna riformare questo Statuto?” chiede Friz. “Devi sapere che a dicembre, dopo un lungo iter parlamentare, dibattiti, proteste, cortei, occupazioni, e tant’altro è stata approvata una legge che prevede, tra le tante cose, anche la riforma degli organi d’ateneo. All’art. 2 comma 5 questa legge prevede addirittura una commissione di 15 elementi che andranno a riformare la struttura della nostra università. Devi sapere che in questa commissione sono previsti anche due studenti. Ora che è tutto da riscrivere bisognerà difendere i nostri diritti, l’integrazione dei disabili, garantire il diritto allo studio, le rappresentanze studentesche negli organi che verranno riformati, la reale partecipazione alle scelte che ci riguardano. Ripeto: l’Università è nostra”. I due si guardano. La nebbia si sta dissolvendo. Si è fatto tardi. Il quarto d’ora accademico è quasi scaduto. È ora di mettersi al lavoro.
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L'Agorà
Università Università URBINO PROPONE 7 FASCE, BASATE SU MODELLO ISEE
IL CASO
Sugli studenti non si guadagna!
Anvur: ricerca o promozione della discriminazione? di Matia Silvestrelli L'ANVUR è un ente pubblico incaricato di giudicare la qualità degli Atenei e degli enti di ricerca italiani. Da essa dipendono i finanziamenti che premieranno le migliori università e le decisioni inerenti le soppressioni dei corsi di laurea. Pensata dal governo Prodi, ma attuata dopo la sua caduta. Le operazioni di messa in opera, come la nomina di componenti del Consiglio Direttivo, hanno avuto inizio al decorrere della sua entrata in vigore, l'11/06/2010. Solo il 21/01/2011 si è arrivati alla designazione ufficiale dell'organico: S. Benedetto, ordinario di Trasmissione dati a Torino; A. Bonaccorsi, ordinario di Economia e Gestione delle Imprese a Pisa; M. Castagnaro, ordinario di Patologia Generale e Anatomia Patologica veterinaria a Padova; S. Fantoni, fisico teorico a Trieste; G. Novelli, ordinario di Genetica Medica della Facoltà di Medicina di Tor Vergata; F. Kostoris, ordinaria di Politica economica a Roma; L. Ribolzi, ordinaria di Sociologia dell’educazione e della famiglia a Genova. Lascia spaesati l'esclusione totale di rappresentanti di Università del Mezzogiorno e la (quasi) assenza di esponenti di facoltà umanistiche. Con tali esclusioni non si rappresenta adeguatamente l’intero panorama universitario italiano e si fanno scelte non paritarie. L'Anvur sembra quindi essere una Agenzia interessata più a promuovere un certo di tipo di cultura (scientifica, discriminatoria nei confronti del Sud Italia, oltre che "privata") piuttosto che risolvere problemi esistenti. ca non rappresentare adeguatamente l’intero panorama universitario italiano e si fanno scelte non paritarie. L'Anvur sembra quindi essere una Agenzia interessata più a promuovere un certo di tipo di cultura (scientifica, discriminatoria nei confronti del Sud Italia, oltre che "privata") piuttosto che risolvere problemi esistenti.
Gli Atenei italiani non danno la stessa interpretazione alla legge in merito al metodo da adottare per la contribuzione studentesca. di Simone Fabbrocile
I
l Governo ha messo in campo politiche che prevedono una diminuzione di risorse nel campo sapere e nell'Università tramite il Fondo di Finanziamento Ordinario. Il DPR 306/97 lega la contribuzione studentesca al FFO: le Università possono riscuotere dagli studenti una somma pari al 20% del FFO. Questo meccanismo genera un sistema perverso: se il FFO aumentasse, come mi auspico, gli Atenei potrebbero aumentare la contribuzione studentesca, pur restando sotto i parametri stabiliti dalla legge; se il FFO diminuisse il gettito dovrebbe diminuire. La normativa lascia ampi margini interpretativi. La maggior parte degli Atenei interpretano il vincolo del 20% non come imperativo, bensì come orientativo: ciò comporta la non obbligatorietà di restituzione dell'extra gettito in caso di sforamento del tetto. La legge non dà indicazioni su quale sistema di tassazione adottare. Uno dei sistemi più utilizzati è quello delle fasce di reddito: questo, in genere, viene scelto per la sua semplicità di gestione da parte degli uffici, anche se è iniquo. Infatti si impone lo stesso livello di contribuzione a studenti che, in realtà, non hanno le stesse possibilità economiche. Il Governo, effettuando tagli di 1,5 miliardi di euro, ha messo a repentaglio la sostenibilità economica di molti Atenei ed è facile prevedere che le tasse aumenteranno. Il fattore economico diventerà così un elemento discriminante per l'accesso all'università. La nostra Associazio-
ne si impegna affinché il limite del 20% sia inteso come limite imperativo, facendo approvare nel CdA una norma che preveda la restituzione automatica nel caso in cui, nel bilancio consuntivo, si accerta lo sforamento del 20% della contribuzione studentesca. Serve un modello che si basi su un sistema a fasciazione continua e una tassa d’iscrizione personalizzata in funzione al proprio modello ISEU/ISEE, accompagnato da un importo massimo deciso da ogni Ateneo per bilanciare il gettito proveniente dalla popolazione studentesca. Il sistema di rilevazione del reddito ISEE/ISEU è in questo momento lo strumento che abbiamo a disposizione, ma questo non significa che sia perfetto. Tale sistema prende in considerazione il valore catastale della prima casa falsando le reali condizioni economiche dello studente. Il nuovo modello di contribuzione studentesca dovrà prevedere una fascia zero che arrivi a 12.000 € di ISEE per tutelare le fasce più deboli, arrivando a una fascia superiore ai 45.000 di ISEE. È stata creata una commissione che sta impostando il suo lavoro su 7 fasce, provando a dare una prima fotografia sulla contribuzione studentesca, poiché non vi è l’obbligatorietà di presentare il proprio ISEE a partire dai redditi superiori ai 23.000. Ciò impedisce di comprendere i reali redditi esistenti nell’Ateneo urbinate e non permette di sancire quel principio per cui i più abbienti possano aiutare le fasce più deboli.
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2011
DUE ATENEI SOTTO ESAME
Catania e Urbino a confronto di Giulio Rapisarda
S
ono passati già due mesi dal mio arrivo a Urbino. I primi giorni, spaesato. Dopo aver lasciato il sole e il mare siciliano, vedere la nebbia è stato sconfortante. Poi ho iniziato a conoscere diverse persone e mi sono integrato facilmente. I marchigiani sono gentili, affabili e sempre sorridenti da farmi dimenticare presto il posto da cui sono venuto. Vorrei fare una modesta comparazione tra l’ Ateneo gavo circa un’ora. Capite benissimo come catanese e quello di Urbino. Tre anni tra- affrontare un viaggio diventi un calvario. scorsi a studiare a Catania sono sufficienti L’insufficiente numero di autobus (anche per trarre le somme degli aspetti positivi e se il biglietto per accedervi costa meno negativi. Dal punto di vista logistico, l’U- rispetto ad Urbino) porta lo studente a preferire il percorso a piedi. Tuttavia l’aniversità di Urbino è più organizzata. Catania sebbene abbia una mole di lavo- spetto positivo che posso trarre dalla mia ro di gran lunga superiore rispetto a tanti esperienza è il livello culturale dei docenaltri atenei, dato l’elevato numero di stu- ti dell’ateneo catanese per il quale posso denti iscritti, ha all’interno dei suoi uffici andare fiero. Professori questi, di grande una lentezza burocratica che rende diffici- professionalità che svolgono il loro lavole l’adempimento in tempi brevi delle pur ro con grande passione e dedizione. Tali minime richieste avanzate dagli studenti. qualità sono diffuse pure a Urbino, come Mi è capitato, ad esempio, di aspettare un ho avuto modo di constatare personalmente. Nell’ateneo urbinate tempo lunghissimo dalla rec'è un approccio pragmatico gistrazione della materia nel e dinamico allo stesso temmio libretto all’effettiva regi- Nell’ateneo urbinate po, nell’esposizione delle strazione nella mia carriera c'è un approccio varie discipline. I professori universitaria. Un’altra caren- pragmatico e si dotano anche dell’ausilio za riguarda i servizi abitativi dinamico allo di esperti per far conoscere per gli studenti. E’ talmente stesso tempo, meglio le future attività laridotto il numero di alloggi nell’esposizione della Casa dello studente, che delle varie discipline. vorative che dovranno svolgere gli studenti. la maggior parte ricorrono al Questo credo che sia un aspetto immercato nero degli affitti. Non esistono agenzie che si occupano della locazione portante, poiché il mercato del lavoro ha di case per studenti e la maggior parte bisogno anche di ragazzi dotati di espedi quelli che alloggiano nelle abitazioni rienza e di un'approfondita conoscenza. sparse per la città di Catania, sconoscono Pertanto posso dire di essere abbastanza il termine contratto di locazione. E i prez- soddisfatto della scelta che ho fatto. Crezi delle case sono frutto di una scellerata do che la mia permanenza a Urbino sia speculazione. La mensa poi per carità!!! destinata a trasmettermi valori positivi e Per non parlare poi dei mezzi di traspor- che la bellissima emozione che sto vivento. Io abito in un paese della provincia che do e mi segnerà per tutta la vita. Grazie Urbino. dista 40 km e per arrivare in città impie-
INTERVISTA
Amos, dopo 20 anni lascia il Magistero di Stefano Paternò Quando Baggio ha smesso di giocare tutti si sono chiesti: che cosa sarebbe stato il calcio senza di lui? Allo stesso modo al Magistero tutti gli studenti si chiedono cosa sarà la portineria senza Amos Paolucci; infatti da qualche giorno, dopo oltre 20 anni di onorato servizio Amos ha timbrato per l'ultima volta il cartellino e si godrà la sua meritata pensione. Amos ti sei tolto qualche soddisfazione da quando lavori a pieno ritmo al Magistero? Certo! Ho sempre cercato di dare tutto me stesso, aiutando gli studenti perché tra loro mi sento a mio agio. E gli studenti come ti hanno ricambiato? E' stato un rapporto di rispetto reciproco. Ricordo quella volta che, un ragazzo, appena laureato è sceso in portineria per ringraziarmi, dicendo che se si era laureato era anche merito mio. Sono momenti che non potrò dimenticare. Con 20 anni di servizio hai visto cambiare l'università, hai vissuto 2 momenti di protesta analoghi come le due occupazioni, cosa è cambiato in questi anni? Ho sempre visto l'università di Urbino come un gioiello, una realtà unica a livello nazionale. Spero che i cambiamenti che ci stanno attraversando non cambino la sostanza di questo Ateneo anzi spero che ci sia la volontà politica di far tornare la “Carlo Bo” ai primi posti in Italia. E occorre l'aiuto della città. Urbino non è una città grande, non ha grandi attrattive: Urbino è l'università! Hai qualche preoccupazione? Beh, si va verso l'esternalizzazione del mio ruolo appaltandolo alle cooperative. In questo lavoro è importante avere stabilità per riuscire ad instaurare un rapporto con studenti, cosa non facile tramite contratti a 3 mesi che non danno una continuità lavorativa. E ora che farai? (Amos entra nel suo profilo di Facebook e mi mostra la sua passione, tramandata dal padre, per il modellismo. Ndr) Vorrei organizzare una mostra con i miei modellini, ma è un progetto lungo perché la vorrei presentare con un libro esplicativo. A me piace fare le cose per ben... Grazie ad Amos che, con un po' di commozione, ha voluto rilasciarmi questa intervista.
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L'Agorà
Locale L'INCHIESTA
Cara casa...quanti problemi mi crei? Gli studenti sono soddisfatti del rapporto tra il prezzo e la qualità dell'appartamento. Solo perchè Urbino è la città meno costosa. di Erica Del Dente e Martina Pietrantoni
C
ercare casa non è mai un'impresa facile, tantissimi sono i dubbi che si presentano. Spese incluse o escluse? Contratto regolare o in nero? Camera doppia o singola? Meglio in centro o fuori? Innanzitutto per essere garantiti e per avere agevolazioni fiscali è fondamentale stipulare un contratto di locazione in forma scritta e registrato. A tutelare tali contratti è la Legge numero 431 del 1998, che prevede contratti dedicati agli studenti fuori sede della durata dai 6 ai 36 mesi. Questo tipo di contratto è il più conveniente sia per gli studenti che per il proprietario di casa. Ma prima di arrivare a stipulare il contratto occorre aver ben chiaro cosa ci viene offerto. È importante sapere se il prezzo dell'affitto comprende anche il pagamento delle bollette. Un affitto con le spese incluse è certamente più caro, ma evita di avere bollette salatissime alla fine del mese, soprattutto se gli impianti sono vecchi. Ad Urbino ciò è molto frequente: con il freddo inverno, l'utilizzo dei riscaldamenti aumenta, così come le bollette. Ma questo è solo uno degli innumerevoli problemi... Per fotografare la realtà di Urbino abbiamo creato un questionario grazie al programma Thesis Tools che prevede la compilazione online e lo abbiamo sottoposto agli universitari che vivono
negli appartamenti, dentro e fuori le mura. Dalla rielaborazione delle risposte ottenute emerge che la metà degli intervistati si considera soddisfatto del rapporto tra il prezzo dell'affitto e la qualità dell'appartamento in cui vive. Ma è davvero così alta la qualità degli appartamenti urbinati o è piuttosto il prezzo ad essere relativamente basso? Effettuando una comparazione dei dati è risultato che il 45,12% dei rispondenti, quasi la metà, spende tra i 200 e i 250 euro per l'affitto mensile. La spiegazione di tale soddisfazione si può quindi ricondurre al fatto che il costo degli affitti a Urbino è più basso rispetto alle altre città universitarie. Un altro dato inaspettato è che il 75% degli studenti si ritiene soddisfatto dello spazio a disposizione in casa. Ciò è comprensibile considerato che il 70% degli studenti ha una camera singola e quindi ha una percezione più ampia dello spazio a propria disposizione. Cerchiamo ora di concentrarci sui problemi più frequenti, al fine di offrire possibili risoluzioni. Gli studenti affermano che le case di Urbino sono spaziose, ma con disagi spesso inevitabili come il freddo e l’umidità. Ciò che però più ci interessa analizzare è uno dei classici problemi che riscontrano gli studenti fuori sede nel momento in cui entrano in un nuovo appartamento: il
Media del costo dell'affitto mensile nelle città universitarie
Quanto spendi per l'affitto mensile?
Ancona
485 euro
Macerata
300 euro
Bologna
600 euro
Napoli
500 euro
Cagliari
425 euro
Padova
425 euro
Catania
330 euro
Perugia
310 euro
Firenze
647 euro
Pisa
485 euro
Genova
410 euro
Torino
400 euro
L'Aquila
275 euro
Urbino
265 euro
*Fonte: Grande Guida Università 2010-2011. La Repubblica, Censis www.guidauniversita.repubblica.it
da 301 ¤ a 350 ¤€
da 251 ¤ a 300 ¤
più di 350 ¤€
da 150 ¤ a 200 ¤
da 201 ¤ a 250 ¤€
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2011
rapporto con il padrone di casa. Per essere più precisi, soffermiamoci a riflettere sul rapporto che intercorre tra conduttore e locatore, definito non professionale dal 46,3% degli intervistati. I motivi possono essere differenti, nella nostra indagine emerge che il 34,2% degli studenti ha un padrone di casa che si presenta senza preventivamente avvisare gli inquilini. Cosa fare? Accertati anzitutto che le modalità di visita siano scritte sul contratto e se così non fosse ricorda che il conduttore ha tutto il diritto di concordarle e farle scrivere sul contratto; a quel punto il locatore sarà costretto a rispettarle. Il problema della manutenzione viene invece messo in luce dal 42,8% degli studenti. Bisogna a questo punto ricordare che le spese di ordinaria manutenzione sono a carico dello studente mentre quelle di straordinaria manutenzione sono a carico del locatore. In termini pratici, il costo della revisione della caldaia spetta allo studente, ma se la caldaia si rompe ed il danno non è causato dal conduttore, sarà il locatore a doversene occupare. Infine il 62,8% degli intervistati considera il proprio padrone di casa non disponibile alla risoluzione dei problemi riscontrati nell'appartamento. Un consiglio utile per tutti gli studenti è ricordarsi di controllare lo stato dei mobili appena entrati in casa e fare, in concerto col padrone di casa, un piccolo inventario. Ricordiamo inoltre al 15,6% di studenti che hanno un contratto in nero perché preferire un contratto regolare: oltre ad essere maggiormente tutelati (si pensi ad esempio alla restituzione della caparra), parte dell'affitto si può detrarre dalla dichiarazione dei redditi! L'agevolazione fiscale spetta ai genitori se si è ancora a carico oppure può essere fatta direttamente sui propri redditi; è fondamentale però che il contratto venga registrato e che sia intestato a chi avrà diritto alla detrazione. Inoltre i proprietari possono avere uno sconto del 30% sul canone da dichiarare in sede Irpef. Se il padrone di casa affitta l'appartamento seguendo la L. 431/1998 gli studenti potranno denunciare nella dichiarazione dei redditi il 40,5% in meno del canone mensile e il 30% in meno dell'imposta di registro. Fonte: http://canali.kataweb.it/kataweb-consumi/2010/08/ 24/per-lo-studente-affitto-e-protetto-lo-dice-la-legge-mapochi-lo-sanno E' vero, cercare casa non è mai un'impresa facile però speriamo, con questi modesti ma utili consigli, di orientare tanto lo studente alle prime armi che, spaesato, si trova a dover affrontare la giungla degli affitti immobiliari, quanto lo studente più esperto in procinto di cambiare casa. L'inchiesta continua....
CINQUE CONSIGLI UTILI • • • • •
Preferire sempre contratti regolari! Concordare col padrone di casa i giorni e gli orari delle visite e farlo appositamente scrivere sul contratto, così sarà tenuto a rispettare i giorni! Ricordarsi di controllare lo stato delle cose appena entrati in casa e fare un inventario. Controllare che l'appartamento rispetti le norme di sicurezza! Esigere il rilascio della ricevuta in seguito al pagamento delle bollette (nel caso in cui i soldi vengono dati direttamente al padrone di casa/ agenzia)
Con quanti coinquilini dividi casa?
Hai una camera singola o condivisa? condivisa con più persone
condivisa con un'altra persona singola
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L'Agorà
InterNazionale MAGGIORANZA SALVA: MERITO DELLA COMPRAVENDITA O DELL’INCAPACITÀ DEL PD
Dimissioni! Dimissioni? O al lupo al lupo? Berlusconi tiene saldo il rapporto con Chiesa e Lega, l'opposizione invece continua ad essere sorda e cieca ad alleanze
M
di Antonio Astolfi
entre continuano gli strali Alleanza non poteva essere bruciata in ansenza sosta lanciati dal Preticipo esponendola allo scontato attacco mier, le elezioni si allontanafurioso di tutto il centrodestra, capacità no. La falsa partenza verso le comunicativa perché un elettore indeciso urne, decretata il 14 dicembre con il voto dovrebbe avere almeno un motivo per andi fiducia, sembra non sia ancora stata didare a votare. Le cose sono andate in modo gerita dalle opposizioni che continuano diverso. In Parlamento la maggioranza a chiedere a Berlusconi di dimettersi. Le non è andata sotto, le opposizioni non condizioni sono cambiate, il gruppo di FLI sono state capaci di oltrepassare le diveral Senato si è sciolto, mentre alla Camera genze e a ancora chiedono le dimissioni continuano le defezioni verso la maggiodel Premier a causa degli scandali. Intanranza di centrodestra. Abbandonando i to il centrodestra detta l'agenda politica. clamori della compravendita parlamentaFa capolino la sempreverde riforma della re, il Premier si è avvicinato a quota 325, giustizia ma, ancor peggio, si intravede sufficiente almeno per ora per navigare a per il Pd il fantasma dei diritti civili, come vista. Lo scandalo scoppiato per i festini il testamento biologico; temi nei quali il di Arcore sembra aver avuto risvolti più partito non è mai riuscito a sciogliere le sul numero di copie vendute dai giornali proprie contraddizioni. Bisognerebbe e nell'audience delle trasmissioni TV che avere il coraggio di abbandonare l'illusioa livello politico. Che Silvio abbia perso una possibile sfiducia) sia nei consensi, ne di un termine prematuro del governo consenso dal 2008 è evidente, ma la mo- qualcuno potrebbe aver pensato: “Vuoi attuale, osservando in modo lucido i proralità pubblica necessaria per dimettersi e vedere che stavolta ce lo potremmo levare cessi al Cav. Una morale condivisa non esile condizioni per nuove elezioni sono chi- dalle balle?”. Bene, basta che ste, cercare di imporla con le mere per illusi. L'asse con la Lega ha retto le opposizioni si accordino piazze, risulta poco efficace, Lo scandalo dei e il Vaticano ha battuto cassa rinnovando in Parlamento, votando compoiché la percezione che si festini di Arcore l'appoggio al Cavaliere. Niente a gratis, patti la sfiducia e si presenha della controversia, non sembra aver avuto ovviamente. Il mille-proroghe da un lato e tino poi con un programma è sul merito, ma si riduce a risvolti più sul l'attacco a coppie gay, adozioni per single e minimo, (riforma del sistema un mero tifo da stadio pro numero di copie biotestamento al Congresso dei cristiano- elettorale, del bicameralismo o contro Berlusconi. Per il vendute dai giornali riformisti dall'altro, sono stati sufficienti perfetto, fisco, sistema televiPd ad esempio, sarebbe più e nell'audience delle per saziare le bocche fameliche di Lega sivo) un candidato certo e il lungimirante aprire un contrasmissioni TV e Vaticano. L'opposizione, negli ultimi cerchio si chiude. Si traghetfronto interno sul ruolo del che a livello politico. mesi, ha recitato a cappella il mantra della ta la fase post-berlusconiana partito nella società, piuttoe poi si ritorna “responsabilità”, chiedensto che scimmiottare i titoli alla politica, ognuno per la di Repubblica. Una curiosità finale. Dal 28 dola a Berlusconi invece di propria strada. Una manovra febbraio vengono affissi i nuovi manifesti farne il perno per la proposta L'opposizione ha di questo tipo però, presup- di Bersani. Nell'ultimo si era tirata in baldi una reale alternativa. La recitato a cappella pone che il PD sia in grado lo la pazienza. Il nuovo verte nella parola strategia, con l’uscita di Fini il mantra della di avere in mano le redini d'ordine: OLTRE. La posizione di Bersadal PDL, prevedeva la forma- “responsabilità”, del gioco e che gli altri par- ni è più seria, in piedi invece che seduto zione di un governo tecnico chiedendola a titi, dall'Udc all'Idv passan- su uno sgabello in cui sembrava in bilico affermando la contrarietà a Berlusconi invece di do per Vendola e Fini, non come nei sondaggi. Schiodarlo dal bianco possibili elezioni anticipa- farne il perno per la te, fatta però la conta, ci si proposta di una reale guardino al proprio piccolo e il nero sembra invece un tabù. Immagino cortile (nell'ipotesi di voto però che i responsabili della comunicazioè accorti che questa via era alternativa. nessuno di questi 4 arriva al ne, tenteranno di valorizzare il profilo da impercorribile. L'obiettivo cambia. Elezioni subito! Vista la relativa 10%). Gli altri due pilastri di questa propo- “vecchia politica” di Bersani. Pagherà? debolezza del Cavaliere sia parlamenta- sta dovevano essere il tempo e la capacità Intanto Berlusconi invita tutti al BUNGAre, (alla camera si contavano 313 voti per comunicativa. Tempo, perché la Grande BUNGA!
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DALL'IMMOBILISMO ALLA MISSIONE ODYDDEY DAWN
La Primavera Araba e la partita globale Mentre l’operazione militare è gestita da una Nato “senza” Usa e UE, l'era post-coloniale è al tramonto. di Antonio Astolfi
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a Primavera Araba dopo mesi di proteste e repressioni non sembra arrestarsi e non lascia scorgere nitidi orizzonti. Usciranno però, da questa fase, radicalmente modificati gli equilibri della geopolitica globale. Stanno cadendo barriere e confini. Non solo politici e geografici, ma anche tecnologici e sociali. L'era post-coloniale sembra al tramonto, come richiama il titolo della missione Odyssey Dawn. Il mondo occidentale non può più nascondersi, sbandierando la stabilità, all'ombra di sanguinari dittatori o regimi repressivi. Un mondo attraversato da cambiamenti profondi ma silenziosi, che riafferma in questa occasione la propria globalità, smarcandosi da una stabilità forse utopica. Il mondo e la società si presentano, oggi, sempre più complessi, le rivoluzioni nel mondo arabo ne rappresentano l'apice. Gli interessi in gioco sono molteplici: economici ma anche politici, culturali e religiosi. Delineare con chiarezza tutti gli attori in campo e comprenderne i giochi di aperture e resistenze risulta difficile. Le proteste, nei paesi che avevano una forma statuale consolidata come Tunisia ed Egitto, sembrano aver imboccato la strada di una lenta transizione. Gli eserciti, smarcandosi da Ben Alì e da Moubarak, hanno evitato che le proteste e le repressioni sfociassero in guerra civile.
In Egitto il 19 Marzo si è tenuto un refe- ribelli, stanno vagliando la via dell'esilio rendum per modificare la costituzione, per Gheddafi. Quest'ultimo non sembra ma la vittoria del SI rischia di sfavorire le propenso a uscire di scena. Il passo indieforze propulsive delle rivolte, agevolando tro sull'applicazione della no fly zone della soggetti pronti a possibili elezioni come i Lega Araba e l'atteggiamento dell'Ua freFratelli Mussulmani. La Libia rappresen- nano una possibile risoluzione politicota un vero e proprio caos. In un mese si è diplomatica. In tutto ciò il dato più signipassati dalle sanzioni economiche votate ficativo è rappresentato dalle posizioni all'unanimità dal Consiglio di Sicurezza caute e dall'atteggiamento unitario dei il 26/02, alla risoluzione 1973 Paesi “BRIC”( Brasile, Rusvotata con l'astensione pesan- L'Ue ha dimostrato sia, India, Cina). Dopo la te di Russia e Cina. Inghilter- ancora una volta la Guerra Fredda, dopo la conra e Francia hanno spinto per propria incapacità cezione di un mondo uniun intervento lampo, consa- di presentarsi polare perpetrata da Bush, pevoli di sfruttare il proprio come un soggetto questi Paesi si presentano protagonismo per partire unito, capace di come un'alternativa forte avvantaggiati nei futuri equi- confrontarsi e di far e dinamica al mondo occilibri. Nulla da perdere, tutto valere il proprio peso. dentale. da guadagnare. Il petrolio. La Merkel ha sposato una L'operazione militare gestita linea attendista, scontranin un primo momento dalla coalizione dei dosi fortemente con Sarkozy e Cameron. “volenterosi”(Inghilterra, Francia Usa e L'Italia, da parte sua, sbanda tra le dichiaaltri), nonostante le resistenze dei france- razioni del Ministro della Difesa e le presi, è passato in mano alla Nato, con Obama occupazioni di Berlusconi per il povero intenzionato a defilarsi a causa della de- Muammar. Le divisioni europee su come bolezza dell'amministrazione americana interpretare la risoluzione Onu, (in chiache rappresenta una novità nello scac- ve ristretta per i paesi attendisti, con una chiere della geopolitica. La Clinton ha prospettiva più ampia per i super-attivi definito il vertice di Londra del 29/03 “un Sarkozy e Cameron) rischiano di agevolapunto di svolta”, ma in realtà l'assenza di re altri attori, pregiudicando la via diploRussia e Unione Africana ridimensiona- matica con il conseguente spauracchio di no il peso del vertice. Le diplomazie, nello una guerra senza obiettivi e senza fine. Installo persistente della guerra tra lealisti e tanto il Consiglio Nazionale Provvisorio con sede a Bengasi, ha stilato un manifesto con otto punti per una “Libia democratica”. Il Consiglio finora è stato riconosciuto soltanto dalla Francia, ma l'Ue dovrebbe avere il coraggio di fare questo passo che avrebbe un valore notevole. Lo sguardo dei media occidentali, almeno per ora, rimane concentrato in nord Africa. Le tensioni e i fragili equilibri sono accentuati dalla presenza di Israele, che spera che “cambi tutto per non cambiare nulla”. Alla finestra rimane Teheran, consapevole di poter sfruttare radicali cambiamenti a proprio vantaggio. Prevedo tempi bui per Obama.
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Cultura L'ANALISI
Jugoslavia: uno stato nato per forza Storia di una guerra dove non c'è il petrolio... di Martina Pietrantoni
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i sono sempre chiesta come mai in Italia si conosca così poco, spesso per niente, una delle storie più importanti e travagliate dell'età contemporanea. Una storia non lontana da noi, per tempo e distanza. Per tempo, perchè sono passati solo 20 anni dalla dissoluzione della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia; per distanza, perchè la guerra che ne derivò si è combattuta fuori dalla nostra porta di casa. La Jugoslavia, forse il paese più complicato d'Europa, racchiudeva venti milioni di abitanti, 2 alfabeti, 3 religioni, 4 lingue slave, 5 nazionalità slave e moltissime minoranze, 250 mila chilometri quadrati, 2000 chilometri di costa, un migliaio di isole e sette frontiere. La Jugoslavia nata il 1 dicembre del 1918 è la copia ingrandita del Regno di Serbia. Le potenze vincitrici della I Guerra mondiale avevano già tracciato i confini del futuro stato nel 1915 a Londra. Alla Serbia furono aggiunte le ex province dell'Impero Austro-Ungarico e così si trovarono a convivere popoli
molto diversi tra loro per storia, cultura, religione. Fino a quel momento i due maggiori popoli, i Serbi e i Croati, non erano mai stati insieme dalla venuta dei popoli Slavi nei Balcani. Il futuro del nuovo stato già si intravedeva nelle parole del primo ministro Pasic: “abbiamo consentito la creazione dello stato juogoslavo ad una condizione: il predominio serbo sotto la guida della dinastia Karagjorgjevic” Nel 1945 nasce la seconda Jugoslavia. Tito, il grande ed astuto statista croato, riesce a tenere uniti tutti i popoli grazie al partito unico, a un forte esercito e una ben organizzata polizia. I serbi sono il 36% della popolazione jugoslava ma occupano l'80% delle cariche più importanti. Alla morte di Tito, nel 1980, questo precario equilibrio esplode con drammaticità. Nel 1987 Slobodan Milosevic diventa presidente della Repubblica Socialista di Serbia, due anni dopo in Croazia si forma l'Unione
Democratica Croata (Hdz) anticomunista e di centro destra, nel 1990 si tiene il quattordicesimo e ultimo congresso della lega dei comunisti Jugoslavi. E' il giugno del 1991 quando la Slovenia (dopo più di mille anni di dominazione austriaca e settanta di convivenza con la Jugoslavia ) e la Croazia trovano l'indipendenza e mancano pochi mesi all'esplosione del conflitto in Bosnia-Herzegovina. Con la reazione dell'armata popolare Jugoslava inizia la prima guerra in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale. Una guerra, una carneficina, di cui la maggior parte dell'Europa, soprattutto all'inizio, ha solo finto di occuparsi organizzando vane trattative, escogitando piani e carte geografiche attraverso Owen e Stoltenberg che hanno avuto come obiettivo la legittimazione delle conquiste serbe. Forse per paura, la paura di morire per una causa che nessuno ha sentito vicina nonostante fosse alle nostre porte. Certamente l'Italia preferiva lungo i suoi confini un unico grande stato post-
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comunista al posto di due piccoli stati desiderosi di guardare ad occidente. Certamente è mancato il coraggio delle parole o la volontà di dare risposte a tanti interrogativi: quando bisogna riconoscere l'indipendenza di un popolo? E chi decide qual'è il momento buono? Come si fa a salvaguardare uno stato se i popoli che lo compongono non lo vogliono? Simbolo di questa guerra è Vukovar, città croata rasa al suolo dalle bombe serbe, dove fino a poco tempo prima serbi e croati vivevano serenamente, e un esercito, quello croato, completamente privo di mezzi dove i ragazzi a Zagabria sono scesi a combattere in scarpe da tennis. La guerra in Croazia è breve ma cruenta e quando si trasferisce in Bosnia lo diventa ancora di più. Il conflitto in questo territorio si caratterizza di una drammaticità senza pari dalla fine della seconda guerra mondiale: Sarajevo rimase assediata 43 mesi dalle truppe serbo bosniache e nessuno dei tre gruppi etnici presenti in Bosnia (bosniaci,serbi,croati) può essere considerato immune da gravi operazioni di pulizia etnica. Nel 1995 con gli accordi di Dayton termina la guerra civile-etnica-tribale-religiosa jugoslava. Gli accordi sanciscono l'intangibilità delle frontiere e la presenza nella Bosnia Erzegovina della Federazione Croato-Musulmana e della Repubblica Serba. Era il 1995, sono passati 15 anni. Ed oggi? A che punto si trova il processo di adesione di questi paesi all'Unione Europea? La Slovenia, primo paese a dichiararsi indipendente nel 1991, è il primo e per ora unico paese della ex Jugoslavia entrato a far parte dell'Ue il 1 maggio del 2004. Per il resto dei balcani, ad eccezione della Croazia, la strada è ancora lunga. L'Unione Europea non offre molto ai balcani se non la (ri)conferma ufficiale di una prospettiva di integrazione già annunciata negli anni '90. Viene sottolinato dai 27 stati membri che: “i Balcani occidentali, ora che sono fermamente ancorati al processo di allargamento dell’Ue, dovranno intensificare i loro sforzi per adempiere ai criteri stabiliti e creare le condizioni necessarie al loro cammino verso l'adesione all'Ue” . Ciò che è certo, almeno nel lungo periodo, è che l'inclusione dei balcani occidentali nell'Ue è fondamentale per la stabilità e lo sviluppo della regione. Rimane, certo, ancora da risolvere il problema della corruzione e della criminalità radicata in questa regione ma negli ultimi tempi le repubbliche ex jugoslave hanno dimostrato di voler superare il loro travagliato e recente passato.
IL LIBRO
Il pathos della noia di Silvia Filighera
Il libro di P. Ginsborg, La democrazia che non c’è, sviluppa un’analisi che cerca di rispondere a un quesito ora più che mai importante: come si fa a proteggere il dono politico più prezioso dei nostri tempi, quello della democrazia? Rispondono Marx e Mill per arrivare a comprendere quanto sia necessaria una democrazia partecipata, di genere, all’altezza del momento storico. L’affermarsi di un modello di capitalismo consumista del lavoraspendi, ha accresciuto un reflusso nella famiglia innescando e intensificando un conseguente circuito di autoreferenzialità che non lascia spazio alla sfera pubblica, per cui si mantiene una sfera privata in cui si custodisce gelosamente il proprio pensiero che non si manifesta: esso non vive ma si fissa come rappresentazione simbolica che semplicemente vede. Chi si autoesclude dal discorso politico alimenta la tendenza al ritualismo simbolico proprio del disinteresse: accanto al rifiuto della forma-partito, al superamento delle dicotomie di classe, alla diffusione del benessere, si fortifica il processo di mediatizzazione soprattutto televisivo. Se in passato il partito aveva funzione di interpretazione del mondo e se questa funzione è stata spazzata via dal crollo delle ideologie rimane la funzione di nomina che priva di una rappresentazione ideale, perde di legittimazione e si declina con la figura del professionista della politica. Siamo davanti a singole soggettività che nella maggior parte dei casi la politica non riesce più a intercettare: l’indifferenza diventa sospetto e tende alla defezione. Una modalità di coinvolgimento politico oggi è la tv: essa è un meccanismo che trasforma il proprio volto in quello di un potenziale consumatore, di un telespettatore. Ecco che il volto del cittadino diventa mediatico, ed ecco dove, nonostante il soggetto si dica ripugnato dal sistema, assorbe volontariamente e involontariamente le proprie informazioni. Lì vi è la con-
traddizione e anche la spiegazione. La televisione chiude al principio di realtà e mescola finzione, pubblicità, fedi politiche: sostituisce ai tempi lunghi, connaturati alla politica, il qui e l’ora, perché ciò che importa è vivere il presente storico immediato. L’elettorespettatore guarda la partita seduto in poltrona: guarda, conosce poco le regole del gioco ma vuole ugualmente tifare, esultare, inveire. Vuole partecipare secondo una dicotomia amiconemico, secondo la logica dell’esclusione e dell’inclusione. Senza alzarmi dalla poltrona consumo il mio presente: non conto fino a due, non c’è il domani, non c’è il progetto politico della prospettiva lunga, c’è il presente assoluto e una felicità sperata. Necessità di mimetismo politico che rende flessibili: se la motivazione privata non è più supportata dallo spirito proprio della collettività e dal suo senso del dovere vi è chiusura ermetica, vi è deresponsabilizzazione personale, peccati di omissione e di indifferenza: la volontà forte non è più volontà di potenza. Si tratta di un elettorato che non ha ancora deciso se vuole esistere politicamente, se possiede realmente questa volontà o se rassegnarsi alla noia e di seguito alla paura: si è cittadini sempre con continuità. In cuor proprio si nega l’utilità pubblica dello stato, quasi fosse una fabbrica che deve fruttare. Poche informazioni autoreferenziali che possano confermare ciò che già conosco. Il pathos della noia è anche questo: è lo sbadiglio o lo sdegno fine a se stesso. Leggete il libro, poche pagine, con le voci di due teorici che, pur non avendo credenziali democratiche impeccabili ricordano quanto sia reale il rischio dell’uniformità.
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Cultura L'INTERVISTA
A tu per tu con Paolo Rossi Dal mistero buffo a Pomigliano, tra Fiat, giullari e surrealismo civile. intervista di Marco Roscetti foto di Enrico Tallarini
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o spettacolo “Mistero Buffo – (PS: nell’umile versione pop)” di Dario Fò, al teatro Sanzio di Urbino, si trasforma in una ghiotta occasione per una chiacchierata politicamente scorretta con Paolo Rossi. Reduce dal reality movie “RCL – ridotte capacità lavorative”, per la regia di Massimiliano Carboni e la sceneggiatura del giornalista Alessandro Di Rienzo, sondiamo la permeabilità di Rossi rispetto alla realtà della Pomigliano post/referendum interno dei dipendenti delle carrozzerie FIAT del giugno 2010. L’intento è quello di tracciare una panoramica delle assiologie tra il clima di “surrealismo civile”, che ha investito il comune campano indotto alla missione produttiva e i tanti misteri buffi che regolano le dinamiche politico-sociali-economiche della nostra travagliata penisola. Fuggendo l’intermittenza della pioggia e le basse temperature esterne, veniamo accolti sulle travi del palco. All’arrivo di Rossi, ci sistemiamo nell’intimità di un piccolo, ma robusto tavolo, elemento scenico imprescindibile per rappresentare la “culla” delle relazioni umane: l’osteria! Dalle presentazioni si passa alle domande. E' di queste ore la notizia che nello stabilimento polacco di Tychy, sono state danneggiate dalle 200 alle 300 vetture, durante il turno notturno. Credi che la Polonia ci abbia superato in quanto a modalità di protesta, oltre che in capacità produttive? Queste modalità di protesta pensi potranno essere adottate anche in Italia, oppure continueremo a non esporci in maniera eclatante e diretta contro questa deriva sostanziale dei diritti dei lavoratori? La notizia la apprendo da te, adesso. Ti posso dire un mio pensiero generale. Credo che i Padroni, stiano attuando nuove tecniche, non solo di sfruttamento, ma di giustificazione dello sfruttamento… mentre invece il luddismo è una forma antica di contestazione. Io credo che in questo momento storico, comunque come sem-
pre, bisognerebbe Noi rifermarci a riflettere. Siamo sempre più indietro, sia del potere che dei burocrati. Questi si svegliano due ore prima di noi, o meglio hanno due ore in più per pensare, non so bene dove, come e quando. E quindi effettivamente sono più avanti. Questo lo vedo anche nell’ambito del mio lavoro. Noi dobbiamo fare uno sciopero per i teatri che chiudono e la cultura. Cosa organizza il sindacato degli attori? Una manifestazione con chiusura dei teatri il lunedì. Giorno in cui notoriamente i teatri sono chiusi. Abbiamo avuto solo l’appoggio dei parrucchieri. Secondo me, questa è una fossilizzazione anche di un certo modo di opporsi e contestare. Rompere le macchine è una tecnica antica…mi può scappare il sorrisetto, ma niente di più. Mentre invece il sorrisetto non me lo fanno scappare gli altri. Comunque io non c’entro niente…(risate, Ndr) non approvo. Anche se dev’essere divertente, ma non approvo. Marchionne, con la complicità di Sacconi (Ministro del Lavoro), dice che il futuro della FIAT in Italia, dipende dalla governabilità delle fabbriche. Che cosa vogliono intendere con la parola GOVERNABILITA'? Che vogliono ritornare ai primi del Novecento… (cade il microfono, Ndr), ma con metodi e giustificazioni nuove. Loro parlano di un bene in comune che non c’è. Non esiste. La cosa importante è l’uso delle parole che loro fanno. Loro fanno un uso delle parole che comunque crea discordia all’interno delle famiglie, perché non sono chiari, e una famiglia di operai deve discutere di come arrivare alla fine del mese. E l’amico operaio che vota Sì per il referendum con quello che vota NO per il referendum (a Pomigliano i Sì furono il 62,2% e i NO il 36%), che sono amici e vogliono un futuro, primo, sono disorientati da come
queste persone usano il linguaggio e secondo, bisogna riconsiderarli, anche se usano metodi nuovi, nello stesso modo che loro hanno di guardare la classe lavoratrice che c’era alla fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. Loro sono convinti, quando vanno a dormire, che gli operai, o comunque chi sta sotto di loro, sia loro inferiore… e questo lo si vede da come si muovono, da come parlano e da come dicono le bugie. Ne sono convinti, ridono. Secondo me, quando non sono intercettati, o stanno cagando, oppure stanno parlando nelle Loro sale da tè, Loro ridono… ridono! Vorrei che incominciassimo a ridere Noi. Questi parlano di un prodotto interno lordo, continuano a parlare di PIL, PIL, il PIL, sia Loro che gli Altri. Allora: non è che se il prodotto interno lordo aumenta, diminuiscono le disuguaglianze sociali. Anzi! Paradossalmente aumenta-
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no. Quindi, non è aumentando la produzione, che si arricchiscono anche le classi inferiori, perché la forbice in realtà si sta allargando. Allora la domanda provocatoria diventa: perché dobbiamo comprare sei milioni di macchine? Ci sono importanti? NO! Quando c’è la crisi si risparmia, giusto? Io penso che nessuno nasca portato per la catena di montaggio. Non è un lavoro che augurerei a nessuno di fare. Il meccanico è invece un lavoro che porta creatività e anche soddisfazione. Io penso che si diverta molto di più, senza fare riferimenti politici, un meccanico a Cuba, che deve far andare avanti la macchina per settanta/ottanta anni, che non un operaio della FIAT. E penso che la vita sia anche divertirsi… e avere il diritto di comprarsi tutti, ugualmente, lo stesso numero di maglioni di kashmir. Quando arriveremo tutti a poterci comprare lo stesso numero di maglioni di kashmir, allora sarà una società equa, socialista e anche cristiana. Pensi che il modello di Pomigliano e Mirafiori verrà esportato anche agli altri due stabilimenti italiani di Melfi e Cassino? Gli effetti saranno gli stessi o la protesta aumenterà? Si. La protesta da un lato aumenterà, dall’altro aumenteranno le... la gente ha
paura! Uno può fare il grande, può fare l’eroe, però quando devi dar da mangiare ai figli, il pensiero è un altro. Poi quando litighi a casa… La cosa che più mi ha colpito di Pomigliano, è che lì, quello che ha fatto effetto in realtà, è la disintegrazione dei nuclei sociali. Pomigliano è una città agricola, contadina, e si viveva in queste case, che erano un po’ come le case di ringhiera a Milano, tra il condominio sociale e una sorta di comune, non saprei dire, dove comunque, c’erano dei legami di solidarietà e anche di risparmio economico. Perché se sei in tanti, puoi dividere ed economizzare meglio le spese. Ora tutto ciò, non esiste più, perché chiaramente la famiglia operaia è frantumata in mono nuclei familiari. Questo porta a una mancanza di coesione. E Loro questo lo sanno benissimo, perché quando spostano la pausa pranzo alla fine del ciclo lavorativo, Loro sanno benissimo che nessuno si fermerà a mangiare alla fine del ciclo lavorativo. E l’operaio pur di andare a casa, rinuncerà a stare alla mensa. Quindi rinuncerà non solo a una pausa essenziale all’interno di un ritmo di lavoro, affinché il lavoro fosse meno alienante, ma è nella pausa che gli operai incominciavano a discutere, a parlare dei loro problemi e organizzarsi.
Stasera presenterai una versione pop di Mistero Buffo di Dario Fò. Esiste un qualche legame tra la “giullarata popolare” e il clima di “surrealismo civile” che avvolgeva Pomigliano durante il sopralluogo del film? Sì! Se non altro perché ci sono io dentro in tutte e due le cose, quindi le rendo vicine. Quando io faccio nel primo tempo la nascita del giullare, dove parlo di uno che non nasce giullare per talento, ma è un lavoratore, che avrà questa sfortuna o fortuna di essere miracolato e diventare un giullare, dopo episodi duri e tragici, credo che sia riferibile a quello che ho visto a Pomigliano. Non credi che il vero Mistero Buffo di oggi, sia la politica istituzionalizzata italiana? Non è buffo! (risate, Ndr). Ci son tanti misteri in questo paese. Ci sono i misteri delle stragi, ci sono i misteri dell’economia, che, per quanto uno possa studiarla, c’è sempre qualche termine che ti prende in contropiede e ti sbilancia. C’è il mistero della fede, c’è il mistero… ci son tanti misteri. Il mistero della P2, ancora, della P3, della P4. L’unica cosa che non è un mistero è che dopo la P3 ci sarà la P4… ma questo è più facile che un gratta e vinci. Ma la chiosa spetta all’appello lanciato prima del ritiro nelle quinte, al pubblico del Sanzio, dopo oltre due ore di spettacolo: “magari è vero che con la cultura non si mangia, ma si impara a difendere i propri diritti, e una volta fatto questo, qualcosa da mangiare a casa lo si porta sempre”.
L'ANGOLO DI LETTORI
Da Mr. Saffo Rain Romeo è così annoiato che le stelle piangon per lui. Juliet è così bella che le mura la incitano a scappare. E Romeo maschera il suo amore con la gelosia. E juliet ride di tristezza davanti a suo padre. Si baciano. Il colore è lo stesso. Si amano. Sentimento d'impatto. Si sognano. Abbracciarsi a distanza. Si toccano. Vivere la sua pelle come penna su pergamena. La realtà li uccide. Romeo le legge gli occhi e le bacia il cuore. Juliet risponde con una frase dal sapore di rose e rime. Romeo sente odore di morte e scappa su un albero. Juliet nasconde la vergogna e mangia la Luna. Le labbra si sfiorano. Son pronte le luci. Juliet si addormenta tra le lenzuola nuda e ubriaca. Romeo sollevato si bacia con il suo destino. Per sempre belli, morti, felici, innamorati e depressi.
Redazione
Antonio Astolfi Marika Danti Simone Fabbrocile Matteo Lettere Stefano Paternò Martina Pietrantoni Giulio Rapisarda Matia Silvestrelli Mauro Vecchietti Direttore
Erica Del Dente Hanno collaborato
Silvia Filighera Luca Negrogno Marco Roscetti Progetto grafico e illustrazioni
Simone Scimmi Antonella Licitra Javier Marcelo Cabrera Chiara Athor Brolli Roberto Arista
Partecipa anche tu alla realizzazione de "l'Agorà" con articoli, recensioni, disegni, poesie... scrivici a: agorurbino@gmail.com
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Dobbiamo ancora credere alla menzogna dell'Università? Il tasso di disoccupazione giovanile a dicembre 2010 è salito al 29%, con un aumento del 2,4% rispetto al 2009, segnando così un nuovo record negativo. Oggi, il 16,2% dei laureati "brevi" è disoccupato a un anno dal conseguimento del titolo di studio. Nel 2008 erano l'11%. Dalla specialistica non arrivano numero migliori. L'involuzione è ancora più accentuata: i disoccupati quest'anno sono il 17,7% (erano il 10,8%). Sempre più giovani laureati lavorano senza la possibilità di firmare un contratto. Con il conseguente venire meno di quei diritti che spettano a ogni lavoratore. Tra chi ha concluso la specialistica, i laureati occupati senza contratto sono il 7% (il doppio rispetto al 2008). Tra i laureati "brevi" il 6% è costretto a lavorare in nero (erano il 3,8%). Tra gli specialistici la quota è quasi dell'11%. A cinque anni dal titolo il 73 % dei laureati di estrazione borghese ha un contratto stabile. Riesce lo stesso al 68% dei loro coetanei di famiglie operaie. Simili disparità si ripropongono nell'ambito retributivo. I laureati della borghesia, dopo cinque anni, hanno uno stipendio di 1.404 € mentre per chi ha un'estrazione operaia la retribuzione mensile si ferma a 1.249 €. Politicamente la borghesia deve dunque conservare la finzione che a tutti è aperto l'accesso, attraverso lo studio, a una promozione sociale. La realtà demistifica questa finzione: l'accesso agli studi resta libero, ma gli studi non approdano più a nulla. Il numero dei laureati svalorizzale lauree. Molti sono gli eletti ma pochi i chiamati: i posti sono scarsi. La riduzione numerica che la selezione scolastica non è stata in grado di operare avverrà con la selezione al momento dell'impiego. Queste contraddizioni dell'università borghese rimandano a incoerenze di fondo: il valore di mercato fin qui riconosciuto alle lauree si fondava sulla loro scarsità e sulla scarsità dell'attitudine allo studio. Quando questa diventa generale, il privilegio del diploma scompare e con questo la divisione gerarchica dei compiti. Se l'attitudine agli studi tende a generalizzarsi, cessa di funzionare da criterio di selezione; la stratificazione sociale non può più fingere di fondarsi sulla competenza e sul merito. Diritto allo studio e diritto alla promozione non vanno più di pari passo. O saranno considerati una perdita di tempo e un carico sociale superfluo o assumeranno la natura di una formazione generica, non funzionale, che la società può anche permettersi come un lusso. L'Università è per sua natura incapace di rispondere a questa domanda: non è funzionale né ai bisogni dell'economia capitalistica, né ai bisogni di chi vuole abolire il capitalismo; non elargisce né una cultura utile né una cultura ribelle, elargisce una cultura universitaria, cioè un sapere separato dalla pratica produttiva e dalla pratica militante. È un luogo in cui non si può impiegare tempo né in maniera utile né in maniera interessante. E non c'è riforma che possa modificare questa situazione. Non si tratta dunque di riformare l'università, ma di distruggerla per distruggere insieme la cultura separata dal popolo che essa rappresenta e la stratificazione sociale di cui essa resta lo strumento.
di Luca Negrogno