GREEN FASHION L A
P R O D U Z I O N E
" M O D A "
T U T E L A
L’ A M B I E N T E
CARTA RELEASE FAVINI
L’ecopelle ancora più eco Prelievo di acqua ridotto, trattamenti depurativi ottimizzati e adozione di una procedura produttiva molto meno inquinante Favini è un gruppo a geografia multinazionale, specializzato nella realizzazione di supporti release, ossia stampi creativi e tecnici impiegati nei processi di produzione di ecopelle e altri materiali sintetici per i settori della moda (abbigliamento, calzature, borse, cinture, ecc.), del design (dall’automotive, per interni d’auto ad esempio, all’arredamento, per divani, ecc., ma anche cover di smartphone e tablet, ed altro) e
dell’abbigliamento tecnico-sportivo, oltre che nella creazione di specialità grafiche innovative a base di materie prime principalmente naturali (cellulosa, alghe, frutta e noci) per il packaging dei prodotti realizzati dai più importanti gruppi internazionali del settore luxury e fashion. Ma torniamo alla carta release, ossia carta utilizzata per imprimere, come uno stampo, su materiali in ecopelle disegni, caratteri
particolari o stampe (si pensi allo stampato cocco, al pitone, e ad ogni disegno impresso su un materiale sintetico). I prodotti Favini si differenziano poi nelle finiture, nelle fantasie e nelle sensazioni tattili: effetto nappa, vellutato, spatolato (tipico della tecnica pittorica) e olografico, disegni geometrici, broccati, damascati, argentati con superfici lucide o opache. L’effetto visivo è identico al rea-
le, a volte perfino migliore, ma il prodotto finale è decisamente più “sostenibile”. Si pensi all’attenzione crescente che i brand di alta moda, e l’industria del lusso in genere, dedicano al rispetto degli animali: spesso vengono scelti materiali e tessuti non di derivazione animale. Per cultura, per sensibilizzare l’opinione pubblica, per strategia di comunicazione, ma certamente il trend è in forte crescita, percepito e apprezzato sempre più da un pubblico elitario che richiede prodotti “animal free”. Sembra incredibile, ma possiamo dire che le tendenze della moda e del design nascano a volte in una cartiera. Infatti, essendo la scelta dei materiali precedente alla creazione delle collezioni, Favini lavora con 2 anni di anticipo alle tendenze moda, proprio perché la creazione del materiale è a monte della collezione stessa. Per questa ragione esiste in Favini un’equipe che lavora per creare i materiali del futuro capaci di ispirare designers e stilisti nella creazione di nuove collezioni, che spesso ruotano tutte attorno a dettagli come una stampa o un particolare disegno. LA GESTIONE DI ACQUA E REFLUI
La produzione di carta release avviene nel rispetto della vigente normativa ambientale; in particolare, lo stabilimento di Crusinallo (VB) rientra nell’applicazione della normativa europea in mate-
Impianto di depurazione dello stabilimento Favini di Crusinallo (VB) Hi-Tech Ambiente
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GREEN FASHION ria di prevenzione e riduzione integrata dell’inquinamento, la cosiddetta Direttiva “IPPC”. <<Per garantire il rispetto dei limiti allo scarico - spiega Filippo Casazza, Release Paper Director in Favini – l’azienda dal 2006 tratta le acque reflue in un impianto di depurazione chimico-fisico-biologico>>. L’impianto permette di trattare tutti gli scarichi delle acque reflue dello stabilimento: le acque di processo vengono convogliate prima verso il trattamento chimico – fisico, in cui i solidi sospesi presenti sedimentano per aggregazione; successivamente, vengono inviate all’impianto di trattamento biologico che, tramite microorganismi aerobici (principalmente batteri), degrada le sostanze organiche presenti nelle acque di scarico. Al fondo del processo è presente, inoltre, un filtro a dischi al fine di ottenere una qualità ottimale dell’acqua in uscita. Parte delle acque depurate vengono infine riutilizzate per tutte le utenze dell’impianto di depurazione. Questo processo permette, quindi, di garantire una qualità
Supporto Release
dell’acqua che rispetta i restrittivi vincoli delle aree sensibili come definite dalla vigente normativa ambientale. L’USO DI POLIURETANO A BASE ACQUA
Rispetto al tradizionale poliuretano a base di solventi, che contiene la dimetilformammide (DMF) quello a base acqua non solo garantisce ottime prestazioni ma an-
che un nuovo standard di sostenibilità. Questo poliuretano alternativo, infatti, non contiene solventi chimici dannosi per la salute umana ed è facilmente riciclabile. Esso rappresenta un enorme passo avanti per quanto riguarda la sicurezza a lungo termine e la tutela dell'ambiente, in quanto il processo di produzione risulta molto più ecocompatibile: implica un abbattimento del consumo energetico in fase produttiva del
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50% e paradossalmente, un consumo globale di acqua ridotto fino al 95% rispetto processo di produzione tradizionale. Ad oggi, però, il PU a base d’acqua è più costoso rispetto al PU tradizionale e proprio per questo motivo non tutte le case di moda sono disposte ad acquistare ecopelle realizzata con questa alternativa sostenibile, ma il fatto che non contenga solventi, inquinanti per l’ambiente e dannosi per la salute umana, sta lentamente facendo virare le scelte di produttori e consumatori. Il settore dell’ecopelle sta, in pratica, seguendo la scia di cosa è già avvenuto nel comparto delle vernici, in cui sono sempre più affermate quelle a base acqua. <<Favini è fermamente convinta che le carte release dedicate ai PU a base d’acqua – afferma Casazza – andranno a sostituire quelle tradizionali per il benessere di uomo e ambiente>>. Attualmente, le carte release pienamente qualificate per essere utilizzate con prodotti PU a base acqua sono la linea di carte siliContinua a pag. 18
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RICORSO A FONTI RINNOVABILI
Risparmio energetico per Tod’s Tod's dedica grande attenzione alle tematiche ambientali, pur essendo relativamente contenuto l’impatto diretto associato alle proprie attività; una delle priorità individuate, è la riduzione del consumo energetico associato ai propri insediamenti produttivi e commerciali. Il Gruppo effettua un’analisi puntuale dell’assorbimento di elettricità e di consumo di combustibili e, su base annuale, definisce e programma gli interventi di risparmio da attuare, anche con il supporto di audit effettuati da fornitori specializzati. In continuità con quanto realizzato durante il
2012, che ha visto l’ideazione ed implementazione di progetti volti, appunto, alla riduzione del consumo energetico, la griff ha impiegato nuove risorse per la “compressione” dei suoi impatti ambientali. In tema di risparmio energetico, e quindi di conseguente riduzione delle emissioni di gas erra, per il proprio headquarter italiano Tod's ha implementato linee progettuali che perseguono l’obiettivo di ottenere edifici passivi dal punto di vista energetico. Tali progetti, si sono concretizzati nel ricorso a fonti rinnovabili, attraverso l’utilizzo di impianti geotermici per l’efficientamento dei
sistemi di condizionamento e di impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica. Le linee progettuali hanno trovato piena applicazione nell’ambito della progettazione del nuovo edificio presso la sede in Italia, eseguita nel 2013. La nuova struttura, attiva dal 2015, caratterizzata da una superficie coperta di circa 10.500 mq disposta su più livelli, ha caratteristiche strutturali e impiantistiche in linea con tutte le nuove filosofie orientate alla realizzazione di edifici passivi, e quindi a basso consumo energetico, sia termico che elettrico (coibentazione “in-
volucro”, impianti fotovoltaico e geotermico per la climatizzazione dell’edificio; ed ancora, recupero della acque meteoriche, illuminazione con nuove tecnologie a led). Gli “apparati motori” sono dotati della tecnologia “inverter” (già sperimentata sulle altre linee produttive), che consente di modulare il funzionamento degli stessi apparati in base alle reali necessità, permettendo quindi una ulteriore riduzione dei consumi energetici. Sempre in ottica di efficientamento energetico, nell’allestimento dei punti vendita della rete distributiva, i concept store sono elaborati prevedendo l’impiego della tecnologia led per l’illuminazione degli espositori presenti nelle aree di vendita, e l’utilizzo di legno proveniente dai processi di riciclo per la realizzazione degli elementi di arredo, a favore di un utilizzo più responsabile delle risorse. Crusinallo e di Rossano Veneto, per la produzione di determinate linee, come la carta Dolce Vita (di nuova generazione e dall’inedito aspetto tattile), Astralux (dalla superficie bianchissima e lucida, che esalta l’aspetto prezioso di ogni sorta di packaging di lusso) e Crush (prodotta con l’aggiunta di scarti di lavorazione di frutta e noci, che sostituiscono fino al 15% la cellulosa vergine derivante da alberi), Favini impiega 100% energia verde derivante da fonti rinnovabili, ossia idro-elettrica, contribuendo così alla riduzione delle emissioni di CO2.
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L’ecopelle ancora più eco coniche WR2 e quella di carte estruse Wet. IL PACKAGING DI LUSSO
Come già accennato, Favini produce packaging e bags per la quasi totalità dei marchi del lusso italiani ed internazionali. Si tratta di carte, scatole, buste, etichette e shopper per il confezionamento di abbigliamento e accessori, ma anche profumi, trucchi e champagne. E in entrambi gli stabilimenti di Hi-Tech Ambiente
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GREEN FASHION BEST RECYCLING
Un marchio per “zero rifiuti” Dall’abbigliamento agli accessori, certifica il riuso di tutti gli scarti di lavorazione nell’alta moda Best Recycling è il marchio registrato nell’Unione Europea che certifica la pratica delle aziende italiane dell’alta moda dotate di un sistema di recupero degli scarti di lavorazione al 100%. A proporlo è Waste Recycling, un’azienda attiva nello smaltimento e trattamento dei rifiuti industriali che, in virtù delle autorizzazioni e degli impianti in suo possesso, è in grado di trattare autonomamente tutti gli scarti di lavorazione prodotti dall’”alta moda” e ottenerne materiali idonei al recupero. Del marchio possono avvalersene le attività produttive che operano in vari ambiti merceologici: dalla pelle alla pellicceria, dal tessuto all’abbigliamento, dal calzaturiero sino agli accessori. <<Le firme più note dell’alta moda a livello mondiale – spiega il presidente di W-R, Maurizio Giani – hanno aderito ad un disciplinare che le conduce al risultato di azzerare il rifiuto, quindi di ricondurre al riuso tutti gli scarti di lavorazione>>. I ritagli di pelle sono avviati per produrre ammendanti e fertilizzanti. I materiali ferrosi, dopo accurata selezione, finiscono in fonderia per il recupero. La plastica, lavata e bonificata, viene ridotta in scaglie affinché sia pronta per nuove lavorazioni. Gli scarti di legno sono utili nella produzione di pannelli in truciolare. E, infine, gli scarti indifferenziabili non pericolosi, come poliaccoppiati o altro, sono destinati al recupero energetico. Chiedendo la concessione del marchio, l’impresa produttrice comunica e certifica di aver avviato al riciclo tutti gli scarti di lavorazione generati durante il suo processo produttivo: l’alta qualità dei prodotti si conferma anche ricerca dell’eccellenza per un impatto ambientale a zero rifiuti. <<Il passo successivo del progetto – afferma Giani – è l’estensione a tutte le aziende della filiera, affinché diventi anche un requisito distintivo e di accredito delle
pmi che forniscono i grandi marchi>>. Il rilascio della certificazione è
sottoposto a verifica periodica da parte di Certiquality, organismo di parte terza indipendente.
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GREEN FASHION missioni, situato a San Romano presso il Dipartimento Arpat di Pisa. In particolare, l'accordo serve a disciplinare in dettaglio il coinvolgimento diretto delle aziende che intendono aderire al sistema di telerilevamento, finalizzato a prevenire le maleodoranze derivanti da quegli impianti che, per dimensioni, per attività svolte e per materiali/sottoprodotti/rifiuti trattati possono essere considerati a maggior potenziale di impatto ambientale, in un territorio soggetto a pressioni ambientali quale è l'area del Comprensorio del Cuoio>>. Le aziende che hanno aderiscono all'accordo, si sono impegnate a contribuire, attraverso l'acquisizione dei dati provenienti dal costante monitoraggio delle fasi più rappresentative dei propri cicli produttivi, non solo a evitare l'insorgere di problematiche ambientali, ma anche a individuare soluzioni gestionali/produttive in grado di mitigare ulteriormente il loro impatto sul territorio, con particolare riferimento a metodi innovativi di riduzione delle emissioni di COV e di polveri fini. Alle prime adesioni se ne potran-
NEL COMPRENSORIO DEL CUOIO
Il telerilevamento di emissioni In Toscana, un accordo tra Regione, Provincia di Pisa, Comuni ed aziende ne consentirà il monitoraggio in tempo reale Il Comprensorio del Cuoio è un distretto industriale della Toscana che ricade in cinque comuni della provincia di Pisa ed in uno della provincia di Firenze. Nell'area, dove operano circa 900 imprese medio-piccole con oltre 10.000 addetti, la produzione principale riguarda cuoio, calzature e articoli in pelle. L'indotto è costituito per lo più da ditte di prodotti chimici per la concia, officine di macchine per conceria e ditte di trasporti. Molte aziende sono specializzate in una singola fase della concia, o nella produzione di una singola parte della scarpa (parti che poi vengono assemblate nei calzaturifici).
Il 98% della produzione nazionale di cuoio da suola proviene da qui, così come il 35% della produzione nazionale di pelli, e il 30% della produzione nazionale di macchine per conceria. Il 40% della produzione complessiva è invece destinata all'esportazione. L'area del Comprensorio ha un raggio di circa 10 km, in cui vivono oltre 100.000 abitanti. Nel sistema produttivo di questo territorio, la gestione del centro di telerilevamento delle emissioni è stata di recente oggetto di un accordo siglato tra la Regione Toscana la Provincia di Pisa, i Comuni appartenenti al comprensorio del cuoio ed alcune ditte
(Consorzio Aquarno, Consorzio Cuoiodepur, Organazoto, Idea verde, Consorzio SGS, Ecoespanso, Waste Recycling, Prati Bioenergia, Tecnoambiente, Consorzio Conciatori Fucecchio). L'accordo integra il protocollo d'intesa siglato nel 2011. <<L'accordo stipulato - dichiara l'Assessore all'Ambiente Anna Rita Bramerini - risultato del rapporto di collaborazione tra amministrazioni pubbliche, associazioni imprenditoriali e sindacati, ha come finalità l'implementazione del controllo delle pressioni ambientali della zona attraverso uno strumento di garanzia come il centro di telerilevamento delle e-
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no aggiungere altre nel corso del tempo, dandone comunicazione al Comune competente entro una scadenza prefissata (il mese di ottobre dell'anno precedente a quello in cui inizieranno a partecipare). Quanto ai costi di gestione, stimati in 180.000 euro l'anno, sono stati così ripartiti tra i firmatari: a carico della Regione 80.000 euro, a carico dei comuni coinvolti 30.000 euro, suddivisi in base al numero degli abitanti, e a carico delle aziende 70.000 euro ripartiti in base a criteri, quali il numero dei sensori, la loro complessità e l'impatto sul territorio degli impianti.
GREEN FASHION COME FUNZIONA IL TELERILEVAMENTO
Giovanni Barca, direttore generale di Arpat, ha illustrato le modalità di funzionamento che avrà il telerilevamento. Presso le aziende che hanno sottoscritto l'accordo (al momento impianti di trattamento di reflui civili ed industriali, di trattamento di fanghi di trattamento/stoccaggio rifiuti, impianti produttivi e di produzione di energia da biomasse) sono stati collocati dei sensori (sonde) per la misura in aria o in fase acquosa di parametri chimico/fisici e/o concentrazioni (ad es. di idrogeno solforato) presenti negli insediamenti produttivi. Rispetto al passato sarà effettuata una revisione della parte strumentale installata presso gli impianti per rendere più efficace l'azione di prevenzione degli episodi di maleodoranze e contestualmente consentire una costante regolarità delle emissioni prodotte dagli stessi impianti. Il sistema di telerilevamento consente la ricezione per via telematica da parte di una postazione centrale di dati provenienti dai sensori presenti nelle aziende, che consentono di misurare in tempo reale principalmente parametri correlabili al rilascio anomalo di odori. I dati raccolti sono controllati ed analizzati presso la sede Arpat di San Romano. L’Arpat, infatti, provvede ad effettuare una verifica giornaliera delle informazioni provenienti dagli impianti e, nel caso di anomalie, a svolgere i necessari accertamenti da parte dei propri operatori per controlli più accurati e approfondimenti. Sempre l’Arpat effettua anche verifiche periodiche della corretta funzionalità delle apparecchiature installate presso gli impianti e provvede all'elaborazione dei dati acquisiti con analisi di trend settimanali e mensili dei parametri misurati. Lo step successivo è la produzione di report analitici, con frequenza semestrale, delle risultanze delle attività di telerilevamento per l'informazione agli enti locali interessati, ma rese disponibili anche sul web.
REPERTORIO dell’Ambiente il “chi fa cosa” delle ecotecnologie
www.hitechambiente.com Hi-Tech Ambiente
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