SIT_9 lo zero stavolta "F"

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LIbagIoNI

A HUMAN FLOWER WALLSashaVinci (L’intervista)

I FIORI DI CERA Francesca Colaluca

Associazione Italiana di Hoya Giulia Campus

Fibromialgia Chronic Fatigue Syndrome ROMA AMOR Art Moves Over Rome EXPOSIT

SIT N.Zero Lo zero stavolta

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ero

IX 2019

A LT R E G E OM E T R IE

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VINI DELLA FATICA Sandro Fracasso

Le fatiche di Paola Gianotti IL RACCONTO DELL’ARCANO

FRASCATI LA PAROLA AI PROGETTI. UNA DOMANDA A FRANCO ZAGARI

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SIT N.Zero Lo Zero STavoLTa

SITNewSfeeL@gmaIL.com TuTTI I dIrITTI rIServaTI © 2019


HOYA L’Associazione Italiana Hoya con lo STEMMA

L’Associazione Italiana Hoya propone ai suoi soci anche il periodico STEMMA, un trimestrale di quaranta pagine a colori, cartaceo dedicato interamente alle Hoya. Il suo nome significa corona, come il centro che compone il fiore di queste fantastiche piante. Rilegato in carta elegante come i fiori all'interno, è giunto al quinto numero con riscontri a livello nazionale e internazionale. Stemma arriva direttamente al vostro domicilio, con 4 numeri annuali, previo tesseramento all’Associazione italiana Hoya

INFO:

associazioneitalianahoya@gmail.com fb: Associazione Italiana Hoya Il servizio all’interno SIT N.Zero

(IX) di Daniela Zannetti con Barbara Augenti, Francesca Colaluca, Fabio Camilli, Sandro Fracasso, Ph Simone Pezzè Sasha Vinci, Giulia Campus, Laura Emme

sitnewsfeel@gmail.com Tutti i diritti riservati © 2019


Nomen Omen si usa quando ci si riferisce ai nomi delle cose del mondo e ai nomi che sono appropriati alle cose e alle persone cui appartengono; al loro destino indicato dal nome. Lo zero stavolta “F” è, come nella locuzione latina di nome e di fatto, “f” perchè come tutte le azioni che richiedono cura assidua - i tempi della semina e le sue stagioni per esempio - sono impegno e Fatica. Eccola qui la nostra F, di fatica. Come pure di Flower. Scopriremo le HOYA i fiori di cera, raccontate da Francesca Colaluca e dalla presidente della prima Associazione Italiana di Hoya Giulia Campus. Inoltre lo sbocciare nell’impresa, reggere alla tirata di questi numeri, di tappa in tappa come le fatiche di Paola Gianotti l’apripista del Giro d’Italia che Sit ha avuto piacere di incontrare, conoscere ed ospitare. Senza dubbio le energie spese dall’ultracycler sono di ordine sportivo e propositivo nell’intento di sostenere la sicurezza del ciclista su strada. Esiste un’altra “fatica” detta “stanchezza cronica”, è sintomo e malattia stessa della Fibromialgia, una patologia che colpisce in percentuale maggiore le donne e che ancora non è riconosciuta dal S.S.N. Cercheremo di fare il punto del problema e i benefici di una legge per la tutela di questi malati per i quali anche solo parlare può equivalere a uno sforzo immane. Fatica ancora come rintrecciare strisce di mappe e carte stradali come gli antichi intrecci ai telai, per ricombinare in un opera contemporanea il senso di pellegrinaggi racchiusi nella forma del Cuore: Fabio Masottiartista usa questa cifra stilistica, password cuore, iconograficamente riconosciuta da tutti per analizzarne i contenuti più profondi e risvegliare la sacralità che è in ognuno di noi. Masotti espone con Ferdinando Gatta, Carlo Marchetti e Paolo Romani al secondo EXPOSIT Arti in Transito ROMA A.M.O.R Art Moves Over Rome a Frascati dal 29 giugno al 28 luglio. Un evento dedicato a Roma e all’amore per la ricorrenza dei S.S Pietro e Paolo, nel gioco di parole palindrome e acronime, le Artimuovonosullacittàeterna reinterpretandola. L’’argomento principe resta coronato da innumerevoli altre “F” come Frascati e paesaggio. “Le parole ai progetti di Franco Zagari”. Le revisioni del Vino di Sandro Fracassosui Vitigni greci per gli appassionati di storia dell’enologia si completano in questo numero per lasciare spazio alla ricerca sui Vini della Maremma, “I Vini della Fatica” Le grandi Opere nelle tre Maremme parte I, che si concluderà nella prossima uscita di settembre con “Maremma amara: Gli avventizi in Maremma” (parte II e conclusioni). LIBAGIONI, rubrica di spazio creativo, sarà dedicata a Sasha Vinci e conterrà l’intervista all’artista in occasione della sua performance newyorchese A FLOWER HUMAN WALL. In chiusura I Titoli di Coda dedicati al menu AROMA DI ROMA de NA FOJETTA.

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Buona lettura (DZ)

Fiori e Fatica 2019 IX

SOMMARIO Lo zero stavolta

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inCopertina La performance A HumaN fLower waLL - New YorK SaSHa vINcI. inSeconda SCOPRIAMO LE HOYA

PAG 4-5 L’INTeNSITà deL fIore dI cera (Francesca Colaluca) LaprIma aSSocIaZIoNe ITaLIaNa dI HoYa

6-7 La TeorIa deI cuccHIaI (Daniela

(Giulia Campus) PAG

Zannetti)

Fibromialgia#STANCHEZZA

CRONIC

8 cuorI IN TraNSITo FABIO MASOTTI cuore peLLegrINo “TempIo e cuSTode deL TempIo” (Barbara Augenti) PAG

9-13 ARTIinTransitoeXpoSIT roma a.m.o.r arTmoveSoverrome (DanielaZannetti)

Libagioni

PAG

SASHA vINCI pag 14-15

Altre geometrie

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IL vINo deLLa faTIca Le grandi Opere nelle tre Maremme parTe I Sandro Fracasso PAG

18 -19 “f” Le faTIcHe diPaolaGianotti 20-21 La paroLa aI progeTTI. uNa domaNda a fraNco ZagarI PAG (DZ) PAG

parere deLL’arcaNo 27 (DZ) PAG22 “I vITIgNI grecI” 4a ed uLTIma parTe Divulgazione di Sandro (FabioCamilli) -

23 TIToLI

Fracasso

PAG

dI coda Il menu

AROMA DI ROMA ( ‘Na Fojetta) inQuarta

CAMILLI

IL DOLCE INFIORATA di FABIO SIT N.Zero è sfogliabile on line ISSUU/SIT FEEL

2019

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SIT Lo Zero stavolta F

Hoya fungii

L’intensità del Fiore di cera HOYA FIORI DI CERA. Queste piante sono ancora molto poco conosciute, di difficile reperibilità e coltivazione. Gli appassionati si scambiano informazione principalmente attraverso i social e nei gruppi Fb. Lo scorso anno, però, è nata la prima Associazione italiana di hoya per la conoscenza e la diffusione di questa varietà di fiori particolarmente profumati e originali per fioriture e forme. Coordinamento Lazio Laura Mazzone, Presidente Nazionale Giulia Campus. info: associazioneitalianahoya@gmail.com

« L’Art c’est l’effort inlassable d’égaler la beauté des fleurs sans jamais y arriver » (L’arte è lo sforzo incessante di competere con la bellezza dei fiori senza riuscirci mai) Francesca Colaluca

L’osservazione di Marc Chagall, pittore russo naturalizzato francese, esprime l’idea di Arte e di Bellezza provate dagli ammiratori del “fiore di cera”, non solamente per l’architettura delle sue ombrelle o i colori dei suoi petali e neppure per il profumo della sua linfa che avvolge lucida la corolla. La pianta del fleur de porcelaine come dicono i francesi, coinvolge i tre sensi della conoscenza: vista, olfatto e tatto, penetra nel vissuto, si eleva al desiderio di Bellezza raggiungendo il piacere bramato dall’Arte. Il genere Hoya ha origine orientale e si è adattato in modi e forme differenti ai Paesi occidentali. Alla beauté du fleur compete la bellezza della foglia, infatti l’umano, anche poco alchimista, individuata la specie di Hoya, combina aria, acqua e terra per lasciare libera la natura di dipingere veri capolavori.

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Flower

#I FIOrI DI CerA

Hoya cumingiana

HOYA

La prima Associazione Italiana di Hoya L’unica dedicata al genere. Un’Associazione d’altri tempi, instancabile di programmi e progetti, dove si evincono amore e passione. Ne parla il presidente Giulia Campus Dottore Agronomo

Colori dei fiori e profumi rimandano ai luoghi d’origine il sud est asiatico, dalla Thailandia, Indonesia, Filippine, Malaysia, fino al Vietnam ed alla Cina sono i territori che accolgono nei loro habitat il genere Hoya. Come non amarle? Quel gusto di esotico non lascia altra scelta. In Italia sono abbastanza recenti, si parla di poco più di dieci anni, vicine alle orchidee come habitat e come difficoltà di coltivazione in pochi anni sono riuscite a catturare sempre più appassionati, facendo crescere in maniera esponenziale gli amanti del genere. Le Hoya include centinaia di specie, molte delle quali ancora saranno da scoprire. La loro particolarità, è la forma classica a ombrella che racchiude i mazzetti dei singoli fiori stellati. Fiori di colori e sfumature differenti. Foglie ricche di nervature che solcano i lembi fogliari, sono le più ricercate dai collezionisti che vivono il mondo delle Hoya. La loro coltivazione e complessa e benché ognuno si affaccia nel conoscerle, incantato dalla Bellezza del fiore, spesso si scontra con aspetti ben meno estasianti. È facile perderle per la complessità di esigenze che hanno, la premessa deve essere sempre la ricerca di informazioni che possano aiutare le persone a coltivarle secondo le esigenze necessarie. Per questo circa un anno fa abbiamo creato l’Associazione Italiana Hoya, l’unica dedicata al genere. Punti forti del nostro programma sono l’informazione e la divulgazione, sia della corretta tassonomia, dei metodi di coltivazione consoni per tipo di specie, al supporto fitopatologico di esperti del settore. Con grande spirito associativo e comunicativo, siamo presenti alle più importanti mostre mercato italiane di piante, da Palermo, Catania, a Milis e Sassari. Ultima data Roma a giugno, con il grande evento capitolino organizzato da Kaktos, con professionisti nazionali ed internazionali di piante grasse. Saremo presenti invece il prossimo settembre a Bologna alla Festa del Cactus. L’Associazione Italiana Hoya propone ai suoi soci anche il periodico STEMMA, un trimestrale di quaranta pagine a colori, cartaceo dedicato interamente alle Hoya. “Stemma” significa corona, come il centro che compone il fiore di queste fantastiche piante. Rilegato in carta elegante come i fiori all'interno, è giunto al quinto numero. (Giulia Campus Associazione Italiana Hoya)

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#Lo Zero stavolta F

Fibromialgia

La TeorIa deI cuccHIaI

La teoria dei cucchiai, in senso figurato, serve per spiegare La stanchezza e La difficoLtà che affLigge iL paziente con doLore e disregoLazione energetica cronici facendo un raffronto con La persona che non ne soffre. serve anche per far capire a famiLiari ed amici iL forte disagio che sta provando

Tutto parte da un’intuizione di una paziente, giornalista e blogger nel settore medicina e salute, la quale si trovò un giorno a dover spiegare alla sua più cara amica la sua condizione. Le consegnó una manciata di cucchiai che teneva in mano e le disse di contarli e le spiegó che quando si é sani ci si aspetta di avere una scorta infinita di “cucchiai” a disposizione, ma quando il paziente affetto da queste patogie - come anche altre malattie autoimmuni quali il Les e l'Artrite Reumatoide - si trova nella condizione di dover pianificare la giornata, deve sapere esattamente con quanti “cucchiai” parte. Il giochetto consiste nel togliere un cucchiaio per volta, dove ogni cucchiaio corrisponde ad un po’ di energia persa e di libertà che, chiunque soffre di dolore cronico, deve sacrificare e razionare ogni giorno. Per questo si deve frequentemente cancellare ogni attività extra e talvolta si deve scegliere se farsi una doccia o fare la spesa o mangiare, perché entrambe le cose non hai abbastanza energia per farle. Non tutti giorni e non tutti i periodi sono uguali e fortunatamente esistono anche una o più settimane di "remissione" al mese, e qualche giorno si ha più cucchiai a disposizione del solito ma la patologia non se ne va mai e nonostante il riconoscimento e la classificazione dell'Organizzazione Mondiale Sanitaria i pazienti non ricevono ancora nessun tipo di aiuto né agevolazione o assistenza in molte regioni d'Italia e sarà così fino a quando non accetteranno il disegno di legge.

di Daniela Zannetti e Barbara Augenti

Ogni anno a maggio ricorre la Giornata Mondiale della Fibromialgia o CFS Chronic Fatigue Syndrome

Dolore e stanchezza sintomi di una patologia invalidante che colpisce 7 donne su dieci “portatori” della sindrome della “stanchezza cronica” termine con il quale si indica uno stato che va ben al di sopra di una spossatezza da fatica cui tendenzialmente associamo uno stato di inattività risolvibile con un periodo di riposo. O del largo uso dell’espressione per dire svogliatezza diffusa. FM è una sindrome dolorosa cronica di natura reumatologica che colpisce i muscoli, i tendini, le fasce, il tessuto adiposo sottocutaneo e la cute, caratterizzata dalla presenza di punti elettivi di dolore chiamati "tender points". Con essa, l'Encefalomielite mialgica, (ME/CFS) o Sindrome da Fatica Cronica propriamente detta, è una patologia cronica di natura neurologica più genericamente idiopatica, con sintomi di spossatezza costante, febbre e la presenza contemporanea di 4 o più dei seguenti sintomi: memoria o concentrazione compromesse, mal di gola, linfonodi cervicali o ascellari tesi, dolore muscolare, dolore a diverse articolazioni, mal di testa, sonno non ristoratore o malessere post -sforzo. A queste è correlata anche la Sensibilità chimica multipla (MCS), una malattia causata dall'impossibilità di una persona a tollerare un ambiente o una classe di sostanze chimiche. L'ammalato, se esposto a tali sostanze anche in piccolissime quantità, del tutto innocue per la maggior parte della popolazione, presenta diversi sintomi che possono assumere carattere di urgenza

CFS Chronic Fatigue Syndrome

Intolleranza sistemica allo sforzo ed alla fatica. Non tutti sanno che questa intolleranza non è affatto sinonimo di una comune e popolare "stanchezza" che, usualmente, tutti descrivono con leggerezza colloquiale come "cronica" per sottolinearne l'intensità.La questione, infatti, è differente. Intanto la condizione morbosa ha un nome, ed è classificata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come una malattia neurologica invalidante e multi-sistemica che implica una profonda disregolazione del sistema nervoso centrale oltre che del sistema immunitario, provocando una disfunzione del metabolismo energetico cellulare e del trasporto di ioni. In sintesi, il tutto provoca conseguenze importanti non solo immunologiche e a carico del sistema nervoso centrale, ma anche cardiovascolari.

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Fatica

#STANCHeZZA CrONICA

I pazienti affetti da ME – FM possono contemporaneamente sviluppare allergie alle sostanze chimiche con insorgenza di Sensibilità Chimica Multipla (MCS). La ME/FM e la MCS sono, infatti, definite “patologie sorelle”.

LA MOBILITAZIONE 12 giugno con la"Petizione popolare per il riconoscimento di Fibromialgia (FM), Encefalomielite mialgica benigna (ME/CFS), Sensibilità chimica multipla (MCS)"

ha raggiunto 32 mila firme e rappresenta uno sprone del cittadino alle politiche del Ministero della Sanità

Attualmente alla Camera dei Deputati c’è una proposta di legge ordinaria presentata il 2 aprile 2019 in prima lettura, Atto Camera 1725 di SANDRA SAVINO(FI): "Disposizioni per il riconoscimento della fibromialgia, dell'encefalomielite mialgica benigna e della sensibilità chimica multipla come malattie croniche e invalidanti", il cui Iter è da assegnare e non è corredata di alcun testo, dossier e o emendamento e praticamente ferma. Attualmente alla Commissione Igiene e Sanità del Senato è invece in discussione una proposta depositata dalla parlamentare Paola Boldrini, eletta al Senato per l’attuale legislatura, già membro delle Commissioni Sanità e Affari Sociali, (firmataria di 3 DDL, cofirmataria di 55, proponente 170 di emendamenti), che è stata anche la prima firmataria del disegno di legge sulla Medicina di Genere,oggi nel Sistema Sanitario Nazionale. La proposta 299 del marzo 2019, di internegoziazione con tutte le forze politiche, riguarda il riconoscimento della Fibromialgia come prescrive l’OMS per l’assistenza adeguata ai malati della dolorosa sindrome invalidante che colpisce circa tre milioni di italiani e in percentuali maggiori le donne, sei volte su sette la patologia riguarda donne in età giovanile. L'inserimento della fibromialgia tra le patologie invelidanti da diritto all'esenzione dalla partecipazione al costo per le correlate prestazioni sanitarie; permette di individuare sul territorio nazionale, sia strutture pubbliche idonee alla diagnosi e alla riabilitazione di questa patologia, sia centri di ricerca per lo studio di tale sindrome, al fine di garantire la formazione continua, la diagnosi ed i relativi protocolli terapeutici. L'articolo 6 della proposta 299 si occupa della formazione del personale medico e di assistenza. L'articolo 7 la promozione di studi e di ricerche per identificare criteri diagnostici validati capaci di individuare la fibromialgia, in particolare le loro forme più gravi e invalidanti. http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato2667460.pdf La proposta di legge 299 dovrà essere approvata in Aula al Senato e alla Camera per l’approvazione finale. La senatrice Boldrini confida in passaggi veloci.

#cfuitalia

Fibromialgia News: una pagina divulgativa d'informazione su Fibromialgia, Sensibilità Chimica Multipla ( MCS) , Encefalomielite Mialgica (CFS/ME) che attinge ad articoli provenienti da tutto il mondo scientifico e si avvale anche della collaborazione di medici specialisti nella diagnosi e cura della Sindrome Fibromialgica ( reumatologo, algologo, neurofisiopatologo, nutrizionista, neuropsicologo e psicoterapeuta, immunologo), disponibili a dare risposte alle innumerevoli domande inoltrate dalle pazienti e dalle loro famiglie nella rubrica “MediciAmici”.

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ROMA A.M.O.R “I PELLEGRINAGGI” Fabio Masotti #eXPOSIT

Il pellegrinaggio è di per sé un viaggio verso un luogo sacro. Le mie opere indagano il senso stesso di questo viaggio, un cammino verso il luogo dell’anima, un labirinto di percorsi verso la conoscenza davanti al quale ci presentiamo spesso smarriti e impauriti. Il pellegrinaggio è la necessità, tutta umana, di far seguire a un’azione spirituale un’azione fisica. La necessità forte di uno spostamento, di un cambiamento. Il bisogno di un miglioramento. La speranza di scoprire di essere figli di un qualunque Dio e trovare in noi stessi una piccola parte di divinità che dia un senso diverso alla nostra vita. Per rappresentare questo concetto utilizzo delle mappe stradali, che per loro natura indicano con chiarezza un itinerario da seguire, o delle carte stampate, caratterizzate da una logica e compiuta geometria. Dopo alcuni interventi pittorici queste carte vengono tagliate a strisce e di nuovo ricomposte in un intreccio casuale dove tutti i punti di riferimento sono saltati e le precedenti certezze annullate. Nuovi percorsi, prima non visibili, appaiono ora possibili e tante distanze non sembrano più così incolmabili. Il caos si ricompone con imprevista armonia e davanti agli occhi smarriti del viaggiatore si presenta un cuore nuovo in attesa della sua prossima mossa (Fabio Masotti)

CUORE PELLEGRINO “TEMPIO E CUSTODE DEL TEMPIO” di Barbara Augenti

Pellegrino significa straniero e chiunque si cimenti in un pellegrinaggio – sia per richiedere una grazia e ricevere in dono la pace, la sacralità, la salvezza spirituale o la guarigione di cui necessita, sia per incontrare il proprio cuore sacro - nel suo peregrinare diventa per scelta autonoma e deliberata un forestiero in terra sconosciuta, alle prese con un tragitto faticosamente intrecciato da avvenimenti apparentemente casuali eppure marchiato da riferimenti sicuri e approdi confortanti come abbracci. Pastori e greggi erranti, in qualche modo, a questo mondo lo siamo naturalmente tutti, mossi dall’angoscioso moto desiderativo verso un ritorno a quella terra che - promessa o meno sentiamo intimamente nostra, e certo è che, dalla mitologica espulsione dall’Eden in poi, qualsiasi mortale può dirsi vittima di un’irriducibile nostalgia verso “qualcosa” che non si trova mai in un punto segnalato da una mappa. Eppure il pellegrinaggio prevede un cammino solitario in cui il percorso dello spirito va di pari passo con quello del corpo ed insieme alla loro anima anche le gambe e gli occhi dei pellegrini devono necessariamente muoversi affrontando un percorso interiore e manifesto che li indirizza accuratamente da un punto all’altro di un mappamondo. Da Santiago di Compostela a Gerusalemme, fino a Roma, dove il cattolicesimo ha sposato l’arte nelle chiese paleocristiane, nelle basiliche e nei Musei Vaticani, i pellegrini devono inevitabilmente partire e mettersi in viaggio seguendo la loro intima nostalgia verso il Creatore, perché la luce di quella stella sdrucita dentro il cuore li persuade indirizzandoli verso i luoghi in cui la tradizione religiosa ha individuato la presenza tangibile del divino sulla terra. Ma in questo percorso due sole cose sono realmente necessarie, oltre la fede: la volontà ed il coraggio di perdere dentro e fuori di sé, durante il transito, ogni precedente certezza ed ogni consolidato punto di riferimento. Soltanto in questo modo, infatti, è possibile rinascere e toccare l’infinito che si sta cercando. “Racconto la mia piccola storia di uomo normale a cui è stata donata la possibilità di esprimersi con l’arte, faccio sculture che hanno la forma del cuore, o almeno la forma che gli uomini usano per raffigurarlo” ci rivela l’artista Fabio Masotti, che di pellegrinaggi e trasfigurazioni ha fatto un progetto creativo. Nei suoi lavori, infatti, si trova sia il simbolo del viaggio nell’ottica dell’incontro umano con l’ignoto e con lo smarrimento, sia l’archetipo del cuore, del tutto depurato dalla sua veste pop, da logo mercantile, e riconsacrato a “tempio e custode del tempio” per ristabilire una sacralità infinita e libera, al di là di ogni percorso obbligato dalla religiosità. Perché, come ci ricorda lui stesso, la forma è la prima immagine che si percepisce e può essere seducente al punto di non andare oltre; ma il racconto è oltre e l’immagine-icona dell’opera è solo il suo contenitore mediatico, un limite che chiede di essere superato (Barbara Augenti).

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ROMA A.M.O.R. Art Moves over Rome narrare Roma e l'Amore Una sciarada di immagini. DAl 29 giugno al 28 luglio - Na fojetta frascati

Roma. Perenne pietra, d’angolo e di svolta. Lo scarto nella visione che diviene portante. Roma parla di sé attraverso la sua monumentalità storica e la sua secolarità, e attraverso le Arti che muovono su di essa reinterpretandola. Ciò che muove è l’amore, nel gioco di parole palindrome e acronime, Roma, città fissa ed eterna, mutevole nelle molteplici evocazioni. Chi meglio di essa può essere cardine concettuale di materia, spirito e divinità: perenne pietra e insieme d’angolo e di svolta. Così la riflessione su amore e il suo inverso e non necessariamente contrario, ispira la riflessione di questa seconda EXPOSIT Arti in Transito in occasione dei celebramenti dei S.S Patroni romani - Pietro, l’apostolo roccia della struttura architettonica dell’ imponente e granitica Comunità cristiana e Paolo - laddove alcuni segni, individuati nelle opere selezionate degli Artisti invitati, indicano frattura col sentimento più nobile, quello del cuore, che malgrado la sua accezione positiva e sacra è costretto a terminare o trasformarsi in acuta osservazione dell’instabilità. Altri ne fissano i rapporti di luce e ombre, pieno e vuoto sino a cogliere e manifestare inaspettate apparizioni. Questo in Roma, come nell’amore.

Il “Transito” che è il paradigma che meglio rappresenta la fluidità della vita, è il cuore pulsante e leit motiv di questo evento. Cuore integro, o ricomposto. Capitoli, Fermate di un Viaggio, Destinazione o Pellegrinaggio. Ogni movimento è agire e transito, confronto con idee, persone e strutture. In rapporto a ciò, il linguaggio dell’Arte ne coglie le istanze attraverso l’occhio allenato degli artisti a recepire i diversi strati della realtà. Stasi e movimento di Roma come noi osservatori, ma non turisti, osservando mutiamo e non siamo più gli stessi. Diveniamo cultura. Questo è uno dei compiti dell’arte. Un viaggio di cui non importa il punto di partenza nè di arrivo ma il transito purchè abitato dal divino o dalla conoscenza. Espongono Ferdinando Gatta, Carlo Marchetti, Fabio Masotti, Paolo Romani.

Testi critici di Daniela Zannetti, curatrice dell’evento EXPOSIT con SIT N.Zero e Barbara Augenti con “CUORE PELLEGRINO “TEMPIO E CUSTODE DEL TEMPIO”contributo a Fabio Masotti.

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FERDINANDO GATTA

In Agone

Ferdinando Gatta. “In Agone”, “Tempus” Fotografia Lo Still life delle divinità

Negli scatti e nella post produzione di Ferdinando Gatta il contesto urbano assume il ruolo di Studio di Posa e Scenografia, una scura quinta teatrale di fondo per la Ricostruzione dell’Arte della scultura focalizzata sull’attore e oratore più illuminato: la divinità. A volte, nascondendo il pregio più considerevole del tessuto abitativo nel proposito di cogliere nell’inquadratura un segno univoco, mostrandone gli aspetti meno conosciuti.

Come nell’Agone si dibattevano i contrasti primordiali di combattimento e commedia, serietà e gioco, affetto e lite quei domini in grazia dei quali sorse la cultura, “In Agone”, trittico col primo piano del maestoso dio Nettuno nel combattimento con la piovra marina, la “coppia” con la dolce nereide della fontana di Giacomo Della Porta e il dettaglio della scultura che rappresenta il Rio della Plata nella Fontana dei quattro fiumi del Bernini (“una mano protesa per ripararsi”), fornisce riflessioni per quella coppia dei contrari esistenti nel polemos Roma Amor e diversamente vista: la natura simbolica dei 4 Fiumi convergenti in una Roma al centro della spiritualità e le Ninfe oceanine con Poseidone "il dio che racchiude e tiene prigioniera la Terra". Sacralità e cosmogonia antica. “Tempus” è una linea temporale di Roma nel suo divenire rappresentata dall’antica consolare Appia, il suo cammino itinerario arcaico (la via principale per andare in Grecia e in Oriente: Appia longarum teritur regina viarum) e dall’inquadratura di piazza Sant’ignazio da Loyola, tempo bivio del rococò impianto scenografico teatrale degli edifici settecenteschi (in opposizione al barocco che aveva la funzione di esaltare il ruolo della monarchia e della Chiesa). Completa il trittico il nascondimento del Quartiere Ebraico, separato dai muraglioni al resto della città perchè particolarmente esposto alle piene del fiume Tevere, e poi ghetto come costrizione di residenza, separazione nomen omen. Qui accade come il segno univoco della frattura Cuore. |equilibriuminceptionart|www.pillpics.com

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ExpoSit Roma

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CARLO MARCHETTI

L’albero della Vita

Carlo Marchetti - L'albero della Vita Tecnica Mista, 1993 Dal seme all’albero al seme

(Morire, dormire, forse sognare). Il disincanto è la più malinconica delle emozioni, l’inevitabilità di un cambiamento. La malinconia della bellezza passeggera e anche un addio. Questo è uno dei cuori rotti, infranti; cose viventi e oggetti inanimati che inevitabilmente si affievoliscono. C‘è un’emozione giapponese che è Mono no aware, ma per comprenderne la delicata sensibilità dovremmo tendere verso quell’idealismo idealismo pieno, agrodolce che svanisce dolcemente senza grandi terminazioni “climatiche”. Diverso dalla crescente scala dell’intensità che punta al climax, apice di un processo che si combina con l’opposto anticlimax. Come vediamo nell’opera “erotica” di Marchetti, nulla decade dal nobile al comune, ma resta qualcosa da rigenerare, come una crepa che attraversa un ipotetico vaso di porcellana in cui è inscritto l’Albero della vita, da saturare con oro come nell’uso Kintsugi: l’arte di donare nuova vita alle cose rotte. E nei tratti ripetuti della sua arte, quando realizza e insiste su il seme, la semina. L’andamento sensuale e quel pathos, seguito dalle rotture stagionali: bathos, che inevitabilmente, poi, origina il nuovo. Per tutto il mese di giugno le sue installazioni sono esposte in piazza San Lorenzo attigua alla loggia dei Mercanti nell’itinerario espositivo di Eventi 2019 Sermoneta. Carlo Marchetti www.facebook.com/c.marchetti.artista/

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FABIO MASOTTI PELLEGRINAGGI

Fabio Masotti “Pellegrinaggi” Mappe stradali, carte da parati e smalti su tavola, 2019 Password Cuore. Cuore diffuso. E’ la sua cifra stilistica. E oltre l’immagine-icona

Cuore è anche sinonimo di generosità, accoglienza, attenzione, caratteri che sono propri dell’artista che ama portare non solo nei musei, nelle gallerie, negli spazi espositivi i suoi lavori ma opta anche per spazi differenti, come il caso dei locali diRistoramento, in cui il viandante del nuovo millennio, nel suo peregrinare, sosta in luoghi dove il cibo è continuità di cultura, una posta di viaggio nel connubio Amore per l’Arte e Arte del Cibo. Così dalla mostra di palazzo del Bargello a Gubbio i Cuori di “Pellegrinaggi” arrivano a Frascati, in compresenza ad Eventi2019 di Sermoneta (LT) dove i suoi Cuori sono presenti nell’antica chiesa di San Michele Arcangelo, suggestiva tappa dell’itinerario espositivo. Il suo progetto prende forma di una delle più straordinarie icone pop del nostro tempo: il cuore, che diviene nelle sue opere contenitore mediatico dei suoi stessi contenuti. Il Percorso Artistico di Masotti tende a restituire centralità all’uomo e alla sua natura spirituale, nella convinzione che questa possa essere la sola strada per una rinascita terrena ancora prima di quella eventualmente concessa da un qualunque Dio: trovare in noi stessi una piccola parte di divinità che dia un senso diverso alla nostra vita. Per rappresentare questo concetto utilizza in Pellegrinaggi delle mappe stradali, che per loro natura indicano con chiarezza un itinerario da seguire, o delle carte stampate, caratterizzate da una logica e compiuta geometria. Dopo alcuni interventi pittorici queste carte vengono tagliate a strisce e di nuovo ricomposte in un intreccio casuale dove tutti i punti di riferimento sono saltati e le precedenti certezze annullate. In esposizione anche i gioielli Art à porter. Fabio Masotti www.fabiomasotti.it/

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ExpoSit Amor

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PAOLO ROMANI PINE SHADOW

Paolo Romani OTHERWHISE ROME Fotografia “Holga”

Esplorare le opere di Romani è soffermarsi su diversi, molteplici, aspetti della condizione umana e le dimensioni visuali di spazi gemellati nella ricerca fotografica. Se nel prolifico e antropologico compendio realizzato in l“Elegia Siriana” (la pubblicazione con Fabio Massimo Fioravanti per CasadeiLibri Editore), il fotografo pare “convocare” soggetti e oggetti nello spazio come per un accordo cosmico per operare magicamente i suoi scatti - le sue “lentamente istantanee”: “25 minuti” almeno affinché accada quanto congetturato- , in Roma altrimenti si deve entrare non solo attraverso il rapporto tra i volumi delle cose, e quello delle ombre e delle luci, per ricevere informazioni. Dal medio Oriente a Roma, Paolo Romani con la sua fotografia antica, analogica, coglie ovunque la presenza umana tra le architetture, spesso in rapido transito tra fascinose pietre e il nero denso delle ombre come inaspettate apparizioni per il fotografo. Quando non compare questo rapporto Romani si concentra su luci e ombre, nel pieno e nel vuoto ma più spesso crea un canale di transito tra continenti, che tutti possiamo vedere, dove le “sue” persone in qualche modo ritrovano il rapporto con le origini, tra le “perdute” pietre o tra i fasti del tempo conservati che non hanno patito distruzione. Il rapporto con le origini, ma non sempre la stessa “ricca povertà”. Romaniphoto www.romaniphoto.it/gallery/Rome-Otherwise-HOLGA/

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ExpoSit Roma

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“Libagioni”

a HumaN fLower waLL SaSHa vINcI

“LIBAGIONI”

DANIeLA ZANNeTTI

Sasha Vinci partecipa con la galleria d’arte AA29 alla fiera ArtVerona dove gli viene riconosciuto il Sustainable Art Prize dell’Università Cà Foscari di Venezia. Grazie a questo gli viene data la possibilità di lavorare con i cafoscarini per realizzare il progetto “La Repubblica delle Meraviglie”, un’utopica società basata sullo sviluppo sostenibile. In seguito di realizzare una nuova tappa di ricerca sociale e artistica promossa dallo stesso Ateneo, con il sostegno della New York University, per il convegno edra50 brooklyndedicato ai temi della sostenibilità urbana. Crea così il progetto A Human Flower Wall, una performance da realizzare nelle vie urbane di New York con cartelli infiorati, fiori su abiti e sui corpi dei partecipanti “per gettare - come dice Sasha stesso - uno sguardo sul sociale e sulle problematiche del mondo contemporaneo attraverso il simbolismo del fiore, quasi un’arma verso le nefandezze umane”. Le “infiorate” appartengono alla tradizione di Scicli, la Sicilia estrema da cui l’artista proviene, dove per la festa di San Giuseppe i cavalli vengono adornati con fiori. Sasha trasforma, e sposta il folklore della sua terra nell’arte contemporanea con un messaggio partecipato, un muro umano contro i muri mentali: fatto della bellezza straordinaria di centinaia di fiori infiorati da tante mani. Per Sasha è un privilegio collaborare con gli studenti, esperienza che ben rappresenta il concetto di Comunità, di arte collettiva ed educativa. L’artista non resta solo col proprio io.

L’ArTe è CONSANGUINeA ALL’ArCHITeTTUrA. NeL 2020 UN NUOvO PrOGeTTO INeDITO MI ATTeNDe IN SveZIA CON Le UNIverSITà e Le FACOLTà DI ArCHITeTTUrA DeL PAeSAGGIO e AMBIeNTe.

“Creiamo continuamente muri e barriere impedendo lo spostamento libero dell’uomo dice Sasha - il muro realizzato a New York composto da migliaia di gerbere e portato in movimento urbano fino a Brooklyn, ha generato un continuo dibattito con i l pubblico che entrava nel progetto “dal vivo”, coinvolto dall’estetica straordinaria dei fiori. Si avvicinava e domandava. L’infiorare è stato il momento clou dei collaboratori legati dal movimento delle mani e dall’arte. Il live su strada il momento emozionante dell’azione informativa, pubblica e politica per sensibilizzare gli animi. Un grido al sociale . Se vogliamo cambiare il mondo, e il compito dell’arte è di critica e suggerimento, dobbiamo riuscire a portare l’arte anche dove non c’è e chiedere una politica sana. A Scicli, nel prologo di A HFW (in foto pag 15) ha coinvolto amici e paesani di ogni estrazione sociale, con mestieri lontani dall’arte che hanno saputo interiorizzare l’esperienza, ritrovandosi cambiati e più attenti al mondo circostante”.

SASHA vINCI Per Le SUe OPere SCeGLIe DIverSI LINGUAGGI DAL DISeGNO e PITTUrA ALLA SCULTUrA, DAL SUONO ALLe PerFOrMANCe. LINGUAGGI CHe SI MeSCOLANO TrA LOrO CON Le STeSSe rADICI CONCeTTUALI.

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a HumaN fLower waLL SaSHa vINcI

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Maremma

Tutti mi dicon Maremma, Maremma... Ma a me mi pare una Maremma amara. L'uccello che ci va perde la penna Io c'ho perduto una persona cara. Sia maledetta Maremma Maremma sia maledetta Maremma e chi l'ama. Sempre mi trema 'l cor quando ci vai Perché ho paura che non torni mai.

ALTRE GEOMETRIE

IL VINO DELLA FATICA SANDRO FRACASSO

Le grandi Opere nelle tre Maremme PARTE I

Prima del boom economico e in pieno dramma malarico, in direzione opposta ai pastori di rientro dalla transumanza, si muovevano gli avventizi colligiani, per donare muscoli e perizia a terre disarmanti tanto erano piatte, assolate e sconfinate. Tornavano spesso febbricitanti per la malaria, con un fiasco d'olio, un sacco di grano e barbatelle di quei vitigni i cui vini li avevano sollevati dalla fatica.

Di tante una

Vuota e senza poderi, così descriveva delle tante maremme quella grossetana Leopoldo II. Sì,

perché le maremme sono almeno tre: l'alta maremma, o pisano-livornese (che interessa una buona parte dell'attuale provincia di Livorno e marginalmente quella pisana); la Maremma vera e propria, o grossetana e prima ancora senese (parte centrale del grossetano e colline limitrofe fino alle metallifere); la maremma laziale(alto Lazio, tra viterbese e nord-ovest della provincia di Roma). Maremma è un toponimo che deriva, a seconda delle fonti, da maritima (latino), o da marismas (palude in castigliano). Con quel termine si indicava infatti una zona paludosa, prossima al mare, ricca di ristagni ed acquitrini, il luogo ideale per il proliferare incontrollato delle zanzare e della malaria. Solo in Toscana ricopre un quarto delle terre e appare oggi, agli occhi del contadino, uno spazio vitale, agevole da coltivare, associato al grano, ma anche alla vite e all'olivo e nelle zone meno accessibili al pascolo e alla silvicoltura. Non è sempre stata così, ricoperta com'era da boscaglia, ristagni, allagata da fiumi con argini pressoché inesistenti, rese del grano poco più che simboliche: una sterminata distesa disabitata. Aveva ragione il granduca. Leopoldo II era fiero dei suoi natali toscani, nacque infatti nel 1797 a Firenze, città alla quale tornò solo nel 1814, dopo un lungo esilio con la famiglia. Dal 1800, a causa della morte del fratello maggiore Francesco Leopoldo, caduto a soli cinque anni da una carrozza a Vienna, era già principe ereditario del Granducato di Toscana. Assurse al potere nel 1824, alla morte del padre Ferdinando III. Le cause del decesso del genitore segnarono profondamente il destino del giovane Leopoldo II; infatti Ferdinando III morì di malaria, contratta durante la supervisione all'imponente opera di bonifica della maremma, che aveva avviato coadiuvato dal celebre ingegnere idraulico Vittorio Fossombroni. Morire di malaria in maremma in quei tempi era quanto di più facile e si riteneva ancora che a uccidere fosse la mal'aria, ovvero i miasmi dell'acqua stagnante (e non il Plasmodium della Anopheles). È quindi comprensibile, come le bonifiche (tanto ardue da indurlo a definirle conquista della maremma grossetana), assieme a svariati altri progetti per sviluppare il Granducato, siano state il cuore dell'appassionato impegno di governo del giovane granduca. Suo è il merito del primo esempio di documento sanitario: la “Carta Sanitaria del 1832”, che analizza l’incidenza del paludismo malarico nel Granducato di Toscana (soprattutto nella provincia di Grosseto), redatta col fine di individuare e pianificare gli interventi da realizzare. Sempre per volontà di Leopoldo II furono istituite regolari condotte mediche, costruiti ospedali e aperte farmacie. Del resto, già nel 1822, il granduca aveva dato inizio alle vaccinazioni di massa contro il vaiolo, contribuendo a salvare migliaia di vite umane.

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“…dico addio alla Toscana, affetto del mio cuore, oggetto di ogni mia cura, pregando in cielo per Lei...

Mite, a tratti schivo, non privo di ironia, Leopoldo II godeva, ricambiato, della simpatia del suo popolo, che oltre a quanto sopra elencato ancora ricorda: l'ampliamento del porto di Livorno, lo sviluppo dello sfruttamento minerario, la prosecuzione e il potenziamento delle strade aperte dal padre e, non ultima, l'accoglienza data ai grandi intellettuali perseguitati del suo tempo. In un passo della sua lettera-testamento è ben riassunta la passione di una vita: “…dico addio alla Toscana, affetto del mio cuore, oggetto di ogni mia cura, pregando in cielo per Lei. Ringrazio tutti quelli che nel tempo che la governai mi mostrarono amore come a padre, e quelli che in governare mi prestarono aiuto. Vi raccomando la Toscana, la fortuna sua sia la vostra gloria; l’amore per Lei premio alle vostre cure. La Maremma, la prima inferma, bisognosa di assistenza, bella e ricca di speranze. Se tu, figlio, torni in quelle contrade, poni in su per la via detta di Badiola presso Grosseto, una pietra e una croce sola, e siavi scritto: Pregate per Leopoldo II Granduca di Toscana.”

L'estatura e la fine della Mal'aria

A Grosseto, nonostante i grandi impegni profusi, anche durante tutto il regno di Leopoldo II si protrasse la pratica dell'estatura, ovvero della migrazione estiva, composta e regolamentata di tutti gli uffici e attività del capoluogo, verso la salubre Scansano. In precedenza il fenomeno interessava anche Castel del Piano, Massa Marittima e Roccastrada, quest'ultima tra l'altro, dalla fine del diciannovesimo secolo, accoglieva presso il Teatro Dei Concordi gli spettacoli della stagione estiva grossetana. Vi furono due tentativi falliti di abolire l'estatura: il primo ad opera di Bettino Ricasoli nel 1860 e il secondo nel 1888. Il motivo per cui furono bloccati è che il pericolo malaria era allora consistente e tale restò anche quando l'abolizione dell'estatura divenne legge (20 luglio 1897). Infatti, sebbene gli uffici e le attività da quella data permanessero a Grosseto anche l'estate, chi poteva continuava a spostarsi verso la collina; il fenomeno proseguì fino alla metà del ventesimo secolo, quando la malaria si poté dire finalmente debellata. Per rendere un'idea di quanto sia costato in termini economici, nel 1964, l'Ente Maremma stimò una spesa per la riforma Agraria nella sola provincia di Grosseto di circa 60 miliardi di lire di allora (oltre un miliardo di euro attuali). Di questa cifra, una delle voci principali fu la Bonifica Integrale, che a quella Idraulica associava la costruzione di case coloniche, strade, allacciamenti ad acquedotti e canali di irrigazione. Furono anche assegnati i terreni espropriati, fornite le trattrici, costituiti consorzi e cooperative. Nel 1952 così affermava il prof. Giuseppe Medici (presidente dell'Ente Maremma) in relazione ai contratti per l'assegnazione dei terreni: “Vediamo se il contratto che voi liberamente avete firmato è un contratto onesto o un contratto-capestro [...]. Se facendo un contratto con voi vi mettessimo nelle condizioni di guadagnare poco e di pagare molto, la vostra azienda non sarebbe sana, ma malata [...]. È stato il Parlamento, a stabilire l'indennità di esproprio: poco al proprietario, affinché voi, pagando poco, possiate destinare i risparmi al miglioramento della terra ». — Nell'art. 17 si afferma che il contratto di vendita stabilisce un pagamento rateale in 30 annualità, all'interesse del 3,50%. «L'Ente s'impegna a darvi l'assistenza tecnica, fornendovi macchine moderne e farà strade per far circolare comodamente i contadini [...]. Bisogna sostituire bestiame da lavoro con macchine e introdurre bestiame da reddito [...] per ottenere latte, formaggio, burro, carne. Bisogna perciò che ci sia una produzione maggiore di foraggio, che si facciano stalle e si acquistino mezzi di trasporto, che si aiutino i contadini a farsi la casetta.”

Gli avventizi in Maremma Maremma Amara PARTE II

Maremma amara

Pochi luoghi come quelle zone hanno accolto braccianti dai posti più lontani, eppure ogni anno potevano contare su due flussi che possiamo definire prevalentemente “locali”: la transumanza e il lavoro avventizio. La località dei flussi sta a indicare che la transumanza in maremma avveniva principalmente -ma sia chiaro non esclusivamente- dalle montagne dell'Appennino toscano, parimenti in maggior parte toscane erano le colline da cui d'estate partivano i braccianti. Mentre della prima si è molto scritto ed è ora oggetto di progetti con finalità storico-turistiche, volti a ripristinare e aprire all'escursionismo i percorsi armentizi, il secondo è immancabilmente legato a ricordi di grandi fatiche e privazioni (Segue prossimo SIT)

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Frascati portafortuna

15 maggiola notizia attesa e piÚ importante per il giro di Paola è giunta durante la ripartenza dalla IV tappa di Frascati. L'ha data Paola Gianotti stessa, il 14 mattina: la Commissione Trasporti ha definito una distanza di sicurezza per il sorpasso dei ciclisti, "il sorpasso dei velocipedi deve essere svolto lasciando una distanza laterale di almeno 1,5 metri". #iorispettoilciclista GIRO DI PAOLA FRASCATI

Paola GianottiFrascati 2019

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LE FATICHE di PAOLA GIANOTTI

di Daniela Zannetti

Paola Gianotti Verona 2019 Buongiorno BUONGIORNO! L'amore per la fatica ...

Alla 21a Tappa conclusiva del Giro d'Italia la nostra campionessa double rose Paola Gianottiporta a segno il suo Giro di Paola e regala lo scatto con lo "Squalo" Vincenzo Nibali, testimonial con lei di #iorispettoilciclista, a Verona. Tanti momenti di coraggio e passione e il suo buongiorno ogni mattino: un giro quasi tutto sotto la pioggia ma coronato dall’entusiasmo e la partecipazione di cittadini, fans e sportivi. Alcune delle tappe piĂš salienti per ricordare il giro di Paola: - 31 maggio tappa col sole! ...Da Feltre con gli Assessori alla mobilitĂ , Ambiente e Sport, Dolomiti bellunesi, dove l'ospitalità è "diffusa". Area di pregio naturale attraversata da ciclabili come la Claudia Augusta che in bici collega Venezia al Danubio! - 29 maggio Con Alessandra Cappellotto! A Santa Maria di Sala,completata anche la #Tappa18.

- 5 alla conclusione del Giro di Paola. Tra le province di Bergamo Brescia e Sondrio si snoda la XVI tappa, 195 km di "saliscendi" tra cui la mitica salita di Lavarone vinta dal "pirata" Pantani. XV La tappa che Paola "gioca" in casa!#KeepBrave #GirodItalia #la Sentinella del Canavese #ComuneDiIvrea #La Stampa Torino. - 24 maggio Che meraviglia ..!Al termine della 14 Tappa Il monte Bianco. Paola con gli Aquilotti gregari. - 22 maggio Una Squadra del cuore a Pinerolo♼Cuneo: storica tappa delle imprese di Coppi, detto l'Airone, la straordinaria piazza si colora di bambini in rosa. Ospite della ripartenza Marco Scarponi, special guest la "maglia Bianchi" di Coppi. Paola viene affettuosamente soprannominata dal suo manager Alessio Lotti: la temibile "fagianotta". - 21 maggio Al museo dei Campionissimi - Novi Ligure ! La cittĂ di Fausto Coppi e con la F1 a pedali. Tanti gregari e amici ciclisti. Le frecce bailando. - 20 maggio đ&#x;š´â™€đ&#x;š´â™€"Quota rosissima" per la Ravenna Modena di Paola Gianotti piĂš veloce dello "squalo". - 18 maggio La volata di Paola a San Marino! Tappa 9 oltre 1300 km percorsi dalla prima, tappa: man mano che la ciclista risale a Nord aumenta la presenza di ciclisti in squadra con lei. ARiccione è Apripista! "Preludio Rosa..dopo il GIRO DI PAOLA FRASCATI...

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ALTRE GEOMETRIE FRASCATI

La paroLa aI progeTTI. uNa domaNda a fraNco ZagarI (FabioCamilli)

“Altro movente costante nella mia ricerca è il piacere del viaggio”...

Lei professore riteneva già nella sua Lezione del 1990 – In Cammino - che fosse stato il momento di di investigare in percorsi paralleli, intuitivi, tesi ad acquisire una consapevolezza progettuale della qualità “paesaggio”, cioè la vocazione in un luogo ad esprimere un’identità culturale partecipata e responsabile: Progetti di Paesaggio e una seconda chiave dello Spazio pubblico, sulle tendenze dell’habitat contemporaneo e sul rapporto tra storia e le sue radici eunavisionedelfuturo (2000). Come anche la prof. Capuano ha inteso dire nella prima sessione di Frascati “strada”: non è solo l’erratico curioso moto umano, ma essa stessa luogo; nella congiunzione tra Roma e le sue colline, e Frascati nella sua dichiarazione e riflessione sullo stato dell’arte del paesaggio italiano che sarà anche al centro del work shop “Porta di Frascati”, domando se e come valorizzare non solo la destinazione, Porta di arrivo e entrata nella città, ma anche l’area stessa del transito e appunto del viaggio verso Frascati per inanellare concettualmente il tratto nella mappa. La distanza tra Roma e Frascati anticamente comportava lunghi viaggi in carrozza che attraversavano spazi e paesaggi dominanti, per raggiungere l’Otium tuscolano* e oggi nella veloce epoca contemporanea, con distanze, tempi e paesaggi “annullati”. Cito il Museo Plessi sulla A22 del Brennero per fare un esempio di sosta d’arte nel flusso autostradale. Grazie Infinite. Cordialmente

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PARERE DELL’ARCANO 27 L’APPARATO

di Daniela Zannetti 20 agosto 2015

Paolo V per la villeggiatura o Gregorio XIII per la Inter Gravissimas la Bolla della riforma del calendario giuliano, tra escursioni e grandi ricevimenti estivi di grandi personaggi, la strada per Villa Mondragone — la Tuscolana all'epoca — si riempiva del corteo di carrozze nere che risalivano i Castelli per giungere alla dimora, sull'ossa dei Quintili. Erano ogni cosa potesse servire alla liturgia del fori porta papale, Judices palatini e personale di cucina, vivandieri e vinai, inservienti, governanti e contadini, tutti i ranghi di religiosi, civili e militari a cura del Patrimonium Sancti Petri. Per giorni la strada restava intasata affinchè l'ultima carrozza raggiungesse la prima, 20 chilometri dopo, all'imponenente magnifico viale d'entrata della superba villa Altemps e giungere attraverso il Corridore alle stanze e al Giardino segreto. Quel giorno del 20 agosto invece ci fu parapiglia sui versi di marcia della consolare: precisamente quattrocentoquarant'anni dopo La Commissione per il Calendario si celebrò, il nono re di Roma al suo funerale, dopo l'ottavo, magnate dei rifiuti, che pure lui si incensò come tale. La carovana funebre del boss della famiglia nomade più temuta di Roma, pistole nei jeans e camicie bianche, intasò tutto il quadrante est, verso Don Bosco e poi il Verano. Il corteo con la carrozza nera a cerchi e bassorilievi d'oro del Re trainata da tre file di cavalli di razza irlandese era scortata da suv e auto di ogni marchio d'eccellenza automobilistica: rolls royce, jaguar e mercedes. Persino dal cielo caddero lacrime: petali di fiori diffusi dall'elicottero della famiglia sulle esequie. E Il mortorio pur di non esser tale e raggiungere il massimo sfarzo si procurò persino una colonna sonora, Il padrino e Odissea nello Spazio. Così il Carro dei klein, muto di urla dannate, sine conditione abiuratio, preveggente della putrescenza luminosa del gerarca pater innumerabiles filios, si diresse in luogo sacro e poi consacrato al termine della tradizionale funzione superando in code quello papale, schivando quello Sole e della Giustizia, ammansiti dal denaro illegale. (DZ) Nella Lama o Tarot 27 allegato agli Arcan maggiori di Tirillio 27la carrozza funebre del “nono re” di Roma. Famiglia Casamonica

A LIrIO ABBATe, GIOrNALISTA SOTTO SCOrTA Per Le INCHIeSTe SULLe 4 MAFIe DI rOMA: “NON MANGIATe CON LA MAFIA, NON POTreTe DIre NON SAPere”

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I VINI DI SANDRO fRACASSO Brand “vini greci” e conclusioni

AmInAe GemInA

4aparte

Altre geometrie

Alcune fonti storiche che dicono greco il Greco di Tufo, si basano su un affresco di Pompei che presenta la scritta non meglio precisata: Vino Greco, che si è voluto far coincidere con l' Aminae Gemina, proveniente dalla Tessaglia e lodato da Aristotele

Origini del Grechetto Secondo l'ipotesi più diffusa si tratterebbe di un vino di origine greca, giunto in Umbria grazie ai mercanti greci. Basandosi sul nome tutto sembra perfettamente plausibile: Grechetto da greco. Scientificamente è un po' fragile come assunto. Seguendo questo modus cogitandi anche Adria sarebbe greca e lo sarebbero Alfonsine e/o Crespino (mito di Fetonte), parimenti sarebbe greco tutto quello che i greci, una volta conquistatolo, ritenessero potesse dar lustro alla loro notevole e meritoria storia. Partiamo dal G5 e dai suoi parenti: il Pignoletto e la Alteno Alberato Ribolla Riminese, il primo diffuso in provincia di Bologna (anticamente territorio villanoviano), il secondo nelle Gli Etruschi coltivavano le viti come le immediate vicinanze di Verucchio, centro cardine della vedevano crescere spontaneamente nei civiltà villanoviana. Una possibile origine etrusca boschi. La vite è un arbusto rampicante, una specie di liana. In un bosco, il suo sembrerebbe più che sospetta. ambiente naturale alle nostre latitudini, Per quanto riguarda invece il G109, la relazione tra tende ad arrampicarsi su un albero per Grechetto di Orvieto e il Greco di Tufo ci deve far riflettere. raggiungere il più possibile la luce. Non è però una specie parassita: la vite non Secondo la ricostruzione storica il Greco di Tufo arriva in provincia di Avellino dalla Tessaglia (Grecia) nel I secolo interferisce con l’albero su cui s’aggrappa. Questa modalità di coltivazione etrusca è a.C. Alcune fonti storiche che dicono greco il Greco di detta vite maritata. La vite è come Tufo, si basano su un affresco di Pompei che presenta la “sposata” all’albero a cui s’avvinghia. scritta non meglio precisata: Vino Greco, che si è voluto indicata col termine di àitason.L’immagine così evocativa della vite che abbraccia far coincidere con l' Aminae Gemina, proveniente dalla l’albero non rimase però confinata ai soli Tessaglia e lodato da Aristotele. Ma non è storia che ben contesti agrari. prima dell'arrivo dei greci nella zona di Tufo si coltivasse Dal I secolo d.C. comparve nella letteratura latina la metafora poetica della vite e la vite e si producesse vino? Come del resto avveniva in dell’albero (soprattutto l’olmo) come molte vaste zone dell'Italia (le ricerche stabiliscono che le simbolo dell’amore indissolubile. La vite è prime tracce di vinificazione etrusca nella penisola “sposata” all’albero: da qui nacque il risalgono almeno all'VIII secolo a.C.). Non a caso poco termine vitis maritae che usiamo ancora lontano, ad Aversa, era ben nota la coltivazione etrusca oggi “vite maritata“. (guado al melo) della vite maritata su tutori vivi (nel caso specifico al Pioppo), fino a coniare una parola specifica: atalson (vite maritata all'albero) di cui ci sono tuttora tracce in tutta Italia. E visto che gli Etruschi approdarono alla nostra penisola 4000 anni prima dei greci, giungendo da una zona -L'Anatoliache già da almeno un millennio produceva vino, è davvero così ardito pensare che i greci si siano impossessati di vitigni etruschi da secoli sui loro luoghi di approdo e, trovandoli perfettamente adatti alla loro produzione in appassimento, li abbiano allevati ad alberello e omologati nel vasto brand “vini greci”? Le coincidenze non esistono, almeno non quando si fa ricerca.

l’AneddOtO InIzIAle

L’aneddoto iniziale di Fiammetta che sapeva riconoscere e cucinare gli ordinali viola (Lepista nuda) ritenuti mortali e che vennero chiamati in seguito “i funghi di fiammetta” spiega come a volte un soprannome diventa cognome, altre fissa parentele inesistenti, proprio come forse è capitato in Italia per alcuni dei vitigni antichi, attribuiti ai greci sin dalla seconda colonizzazione, che seguì quella dell'Egeo (avvenuta nel IX secolo a.C.)

COnCluSIOnI

Questa prima fase della ricerca sui vitigni “greci” in Italia avrà bisogno di un momento successivo di approfondimento ed indagine. In esso dovranno essere coinvolti e studiati i restanti quattro vitigni che non sono stati qui presi in esame e verificate le ipotesi presentate nei paragrafi precedenti. Il lavoro fin qui svolto, infatti, è da intendersi come un excursus su cui basare successive indagini, in grado di avvalorare o smentire le tesi proposte. Per farlo una serie di test del DNA incrociati, tra vitigni provenienti dalla Grecia e dall'Anatolia, sono di primaria importanza. Sandro Fracasso

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“F”

TITOLI DI CODA

F di Fojetta Aroma di Roma

CURIOSITA’ Pochi sanno che la misura della circonferenza dell’orlo della fojetta è uguale all’altezza della fojetta stessa. Una proporzione ideale che rende il boccale ancora più caratteristico.

MENU In occasione dei festeggiamenti del 29 giugno dei S.S Patroni di Roma Pietro e Paolo ‘Na Fojetta - Ristorante a Frascati propone dal 27 al 30 giugno un Menu rivisitato della Tradizione della Cucina Romana. Lo Chef Carlo Camilli con la sua brigata di cucina e lo Chef Pâtissier metteranno a disposizione una scelta di piatti dagli Antipasti ai Dolci Fojetta per creare "AROMA DI ROMA". Il MENU IDEALE, con la consueta cura degli Ingredienti e della Cucina Espressa!

Na fojetta Via Risorgimento 4 Frascati Info e Prenotazioni 06 972 45 420 - 345 76 71 693 https://www.facebook.com

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DOLCE L’INFIORATA ‘na fojetta

F

SIT N.Zero Lo Zero STavoLTa

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