SIT N. ZERO CIBO CULTURA COSTUME Lo zero stavolta

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SIT

Frascati RISTORANTE ‘NA FOJETTA Via Risorgimento 4 Giovedì del Gusto Novembre Gli Spinosi Cortesi

Piatti del Gusto

SIT N.Zero Lo zero stavolta Cibo Cultura e Costume Tutti i diritti riservati © 2018


Meglio pitchfork la forchetta più grande MADE in F00D NA FOJETTA Non si può essere ristoratori per caso

Facile vedere un cuoco in posa con una forchetta impugnata come il grande chef della cucina francese Olivier Roellinger, “forchetta nella mano alzata e sorriso incoraggiante nell’appello ai cuochi al rispetto delle materie prime, all’impegno sociale e al piacere dell’attività di ristorazione”.

Semplice ricordare anche l’altra forchetta, quella di The Fork e Foodie alla buontempona. Come se il cibo possa essere un saldo, una rimanenza. In altra guisa allora è il forcone, il rastrello del Foglie di Borraggine pastellate campo, la forchetta più grande, l’attrezzo rurale con più rebbi usato in campagna, che può considerarsi simbolo di uno Chef genuino. Lo chef Farmer, il cuoco contadino, il ristoratore con sistema s-piazzante The Fork di raccolta e promozione di attività, il suo orto di proprietà annesso, il back garden che produce prenotazioni on line per la caccia ai migliori ristoranti e un ammenicolo f00d sano, buono, quasi benefico. E tanta storia. Da di sconti Apicio a noi, possiamo tentare una pandètte, un repertorio, Una gara di orienteering con la che affonda nella storia degli autorevoli gourmet della Roma mappa, per raggiungere la meta del antica, che trattarono per primi la gastronomia, le buone miglior sconto, registrando il proprio passaggio alle lanterne di pietanze, le salse, le conservazioni dei cibi, ghiottonerie, gioco. I giocatori al posto del cronometro dolci, alimenti poveri ed erbe aromatiche. Cose che il farmer hanno l’I phone, non sono sportivi, conosce. Evitare i prodotti industriali. sono gli atleti della forchetta. Questi chef curano l’orto come benedettini: portano Squadre di clienti si aggirano nei direttamente dalla “Terra alla Padella” la raccolta di ortaggi quartieri delle città indicando stagionali, per piatti selezionati e uve per la mescita di un locali, armati di cellulare per la conferma della prenotazione. buon bicchiere da pasto, meglio se scaraffato in una fojetta. Il Grand Tour comandato, addio La scelta tra le meno facili della ristorazione odierna, è approccio al territorio e i suoi cibi, l’ accomodante sistema che massifica mantenere l’autenticità e la schiettezza di prodotti in ricette le impressioni, ragguagliate da che mirano a soddisfare il palato, il nutrimento. In questo lo sconti col rischio del junk food, cibo stesso Roellinger vuole scuotere la Torre d’avorio dei cuochi, spazzatura. quella in cui si è rintanata oggi la la ristorazione, senza E con esso la fine della capacità delle papille gustative di essere ristoramento, quella che nell’Assommoir, riconoscere cosa si sta mangiando. l’ammazzatoio, di E. Zola è la A patto che si abbia uno storico professione in cui si arrabbatta del cibo. Gervaise dopo la gestione di una Lavanderia e una Confetteria (all’interno il racconto curato da Serena Grizi). Non si può essere ristoratori per caso. Na fojetta è, dagli aperitivi di accoglienza fino al digestivo: Digestum, digerire per chiudere e tornare al contenitore “pandètte” accoglienza e repertorio di cibo sano, buono, quasi benefico. E tanta storia. Oserei dire MADE IN F00D, quello dei “menu del forcone”.

Un

Sovracopertina Il ringraziamento di Novembre - Gli spinosi cortesi. Aperitivo Prosecco e Succo di Fichi dì’India - Na Fojetta Frascati ph SP


CARLA TUTINO contrabbasso

La BANDA della RICETTA

LA BANDA DELLA RICETTA

ANTEPRIME NOIR IN VILLA VI EDIZIONE - 2019 Maurizio de Giovanni “Vuoto per i Bastardi di Pizzofalcone”

;l’arca slow food la Pupazza a tre sise di Clara Graziano

e MADE in F00D: Pitchfork la forchetta più grande di Daniela Zannetti

Altre“Il banchetto” geometrie da L’Assommoir di Émile Zola Un anticipo del Natale di Serena Grizi

Corallina Costume in noir di LIVIA FRIGIOTTI

Dall’araldo dei Falconieri Un inedito saggio a puntate nell’Universo dei Simboli e delle Metafore

CITTÁ ETERNA ROMA RIGENERATA OSTIENSE #FrancescoRutelli #UmbertoMaroni #UniversitàRomaTRE PIAZZA ZAMA #FabioCamilli

SIT N zero al Festival

COMICS e COSPLAYER di e con Lucrezia Lanzi

IL SEGNO NERD (dz)

PARIS

di Francesca Colaluca


SIT

SIT N.Zero Lo zero stavolta Cibo Cultura e Costume

ero

2018

N SIT N.Zero Uno Zero con tanti numeri

Tutti i diritti riservati © 2018 info SIT FEEL sitnewsfeel@gmail.com Tortelli di Castagna Na Fojetta ~ Ph Simone Pezzè©


Abbiamo bisogno dell’Arca

Per non gettare via il futuro di Daniela Zannetti

« Viviamo epocalmente in una lightizzazione del pensiero da un lato, e dall'altro in una confusione agglomerata di opinioni, in un certo qual modo con questo bisogna fare i conti»

Cibo Cultura e Costume ipso facto, gli argomenti di “SIT Lo zero stavolta” spaziano in luoghi prossimi e meno, a ricordare connessioni d’informazione e un orizzonte fatto di eventi territoriali e internazionali sotto il comune denominatore della Lettera “C”, una consonante stavolta scelta, più che la cifra zero, per il suo segno, un cerchio aperto, come Comune, o Comunità anche glocale.

La terza lettera dell’alfabeto, una posizione sche uggerisce un valore altro, in qualche modo diverso e somma di “A e B” La Pupazza frascatana d’inizio alfabeto. Altro, come questa Fanzine alla cui terza uscita hanno collaborato almeno e più di tre nuove penne. Si Parlerà di Cibo delle Condotte di Slow Food e la sua Arca che viaggerà custodendo la Pupazza frascatana (in foto A. Purificato, una produttrice locale). Di Cioccolato, dal Salon du Chocolat de Paris con la corrispondente parigina Francesca Colaluca, del “Made in F00d e il forcone” riflessione sulla cultura del cibo col ristorante Na fojetta- un menu tra le pagine -, del banchetto e della “Confetteria di Gervaise” (L’Assommoir di E. Zola) di Serena Grizi, della Banda della Ricetta, a “Fuoco lento” l’ultimo lavoro di Clara Graziano Band e di Word Music; di Costume e Comics, da Lucca, Lucrezia Lanzi e Giulia Falistocco, fino al Giappone (il Segno Nerd). Di nuovo Frascati con Livia Frigiotti e la sua “Corallina” noir e i prossimi eventi con l’associazione Apollonj. Infine di Città architettate come eterne ma da riqualificare. Purificato Laboratorio Dolciario Frascati

“ Rigenerare Roma si può e si deve!” di Umberto Marroni, con Francesco Rutelli e l’Università di Roma Tre, e in parallelo “Il nodo di accesso al Parco dell’Appia Antica” di Fabio Camilli, laueratosi il 25 ottobre scorso a cui vanno i piu fervidi auguri della Fanzine tutta. Del correre Maratone e dunque come Comunità di runner, e ancora di Calorie, differenza tra una barretta per sportivi e l’impasto della pupazza. Di contenuti e contenitori, insomma: abbiamo bisogno dell’Arca per portarci dietro tutto, o piuttosto di una Carriola di trasporto più ampiamente culturale: perchè scopriremo presto che la Carriola è ben più che un solo oggetto popolare e contadino e che in Cultura occorre lasciare tracce. Contestualmente alla necessaria riduzione dei rifuti e degli imballaggi promossa dal Free plastic dell’ottobrata frascatana con la consegna delle shopping bag (Emanuela Bruni, Assessore alla cultura, coniuga cultura e ambiente) e da Zero Waste di Lucca Comics, per disinquinare il mondo. Tutto ciò mentre si apprende della proposta di eliminare la traccia di Storia dall’esame di maturità, ultima di una lunga lista di tagli, (riduzione delle ore di Storia dell’arte, musica e geografia - Riforma Gelmini) che stanno appiattendo l’istruzione e che privano le nuove generazioni di strumenti fondamentali di lettura della realtà. E questa è un’altra storia. (dz)


1, 2 e 3 Prima seconda terza qualità la nera vulesse almeno magnà». La Banda della Ricetta a Fuoco lento

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La Banda della Ricetta ha intrattenuto il pubblico alle Scuderie Aldobrandini di Frascati il 27 ottobre nell’ambito dell’ottobrata Frascatana e del programma Plastic Free, che l’Amministrazione ha inteso realizzare con il contributo della Regione Lazio. Nel programma, Terre tuscolane e Slow food, con la celebrazione della Pupazza frascatana con le tre sise accolta nell’Arca del Gusto.

L’Arca del Gusto viaggia per il mondo e raccoglie i prodotti che appartengono alla cultura, alla storia e alle tradizioni di tutto il pianeta

Ma che musica è quella della Banda? Negli appunti scrivo Circo Diatonico, come riferimento a una world music di contaminazione, ascoltata almeno 20 anni prima e rimasta nell’abbecedario sonoro come rilevante, significativa e piacevole. E Clara Graziano, voce, organetto (e putipù), autrice, si, è proprio quella di “Nasi rossi” e “Circo invisibile”, per citare brani tra i più suggestivi, del progetto Circo diatonico del 1996 (e io ho il suo cd). Clara e la nuova banda tutta al femminile, in grembiuli da cucina bordeaux, raccontano“ A fuoco lento”, ricette ideate e rivisitate, cover di brani noti della canzone folk e popolare italiana: “O cafè” di Modugno, “servito” nel menu dopo “Pasta nera” (le farine dei poveri di un tempo erano, contrariamente ad oggi, quelle di qualità tre, nere e integrali, e bianche per i “ricchi” ), “La zuppa di Garibaldi”, “La cicoria” - ninnaoh yuh, tutti vogliono mangiare la c'quer - (una ninna nanna dei nonni di una famiglia intenta a mangiare cicoria); un repertorio che affonda nell’immaginario canoro (dall’Unità d’Italia in poi), con un menu tutto italiano di piatti e “pappe al pomodoro” preparati dal vivo, nella performance in cui le musiciste ci deliziano delle loro competenze di Cucina (slow e dunque lenta, quanto tradizionale) quanto di Strumenti musicali. Tutto speziato di “musiche balcaniche, saltate di ritmi mediterranei, spruzzate di jazz” (cartadamusica.it) E i vibrati e le battute del tamburello, e persino“cucchiaini” tintinnati da Valentina Ferraiuolo (voce, e tamburelli- frame drums, da undici anni percussionista solista dell'Orchestra Popolare Italiana di Roma diretta dal Maestro A. Sparagna) che narrano della golosità di una colazione, “a che bello cafè co' 'a recetta di Cicirinella” (Don Raffae') e di un “pulpitiello affogato” - ‘na dieta che c’ha rovinato la vita ma per amore della mia bella ...-; del conteggio temibile delle calorie, a meno di due mesi dal Natale. La formazione si conclude con le due musiciste più classiche della banda, al contrabasso Carla Tutino (in copertina), al clarinetto e clarinetto basso Teresa Spagnuolo. Tutto a fuoco lento (anche in CD).


Le lettere di Giuseppe Garibaldi all’”eccellente popolazione di Frascati “conservate nell'ufficio del Sindaco

Con il “Garibaldi” della Banda - il generale pò pò pò - il pubblico canta il ritornello; l’eroe dei due mondi di soggiorno nel 1875 a Frascati - racconta il sindaco Roberto Mastrosanti- lasciò lettere di ringraziamento ai “contadini” del luogo per avergli fornito cibi genuini. “Lui - dice Clara - era un bongustaio, preferiva uva passa, gallette e fave”.

Calorie pupazza vs barrette diAsaro, Condotte Slow food. Comunità di Runner

Del correre Maratone e dunque come Comunità di runner, di Calorie; la differenza tra una barretta per sportivi e l’impasto della pupazza frascatana. E ancora meglio come vincere la depressione. Alle Scuderie Aldobrandini il 3 novembre scorso.

“Spero di lasciare il mio filo magico- dice Roberto di Sante, scrittore runner e maratoneta infaticabile, - a chi si è inabissato. Tornare a correre è stata la salvezza dalla mia depressione”. Allora Corri. Come terapia . “Corri - il suo libro che parla di corsa ma parla soprattutto di depressione e di come guarirne - Dall’inferno a Central Park (UltraCastelvecchi edizioni). L’autore si è raccontato alle Scuderie Aldobrandini di Frascati, accolto da amici e dalla comunità dei runner; col suo coach e special local guest “Cuicchia”, per condividere, come le tappe di appuntamenti con i lettori e runner in tutta Italia, l’esperienza di risalita da un mondo di incubi, fuori dal lungo e buio tunnel. Una maratona (ne ha corse a Chicago, a New York, Berlino, Londra, Boston e Tokyo) psicologica (capire i “mostri” degli altri dopo aver visto i propri) con passione . “Ognuno la sua. Fare ciò che si ama è la soluzione”. Con disciplina, la strategia sportiva con le sue prove sblocca paura e aspirazioni. Sportivo ma non runner è invece Stefano Asaro Condotte Slow food Lazio, intervenuto alla manifestazione. “L’arca è il “motivo pulito e giusto di proteggere dalla globalizzazione i prodotti della tradizione”. Ho contato le calorie di una barretta “enervit”e della pupazza a tre sise, a confronto, sulle abitudini moderne dei pasti sostitutivi. Per 100 gr la pupazza è più calorica di poco (kcal 334 vs 312) ma a differenza della barretta, non contiene olio di palma puro, vanto delle asics gel barrette, o altri grassi saturi; è ricca di proteine e contiene potassio, calcio e magnesio in percentuali maggiori degli omologhi preparati per lo sport. CALORIE Una pupazza per gli sportivi

Daniela Zannetti


GITA AL SALON

Paris. Chocolat, le goût français

di Francesca Colaluca da Parigi per SIT Dalla terrazza all’ultimo piano del Viparis a destra discretamente svetta la Tour, distinguibile e imponente, si erge tra i tetti di inconfondibile colore rosso-tiziano e grigio-topo, e sovrasta rettangoli di comignoli, parcheggi blu e parchi cittadini; mentre nel cielo di sinistra, fluttua la mongolfiera (ballon per turismo ndr). È una tarda mattinata di inizio novembre assolata e luminosa. Quando arrivo all’ingresso del pavillon numero 4 dove si tiene il Salon du chocolat, dopo il rito del biglietto (15 euro), varco la soglia e l’aria tutta intorno sa di cioccolato, è palpabile l’aroma amaro che profuma di buono. A pochi metri, al di là del muro del campionario di degustatori, di professionisti, di amanti e di curiosi, eccomi davanti a distese di cioccolato allestito. A naso inizio il mio giro tra banconi, stand e atéliers vari. Sembra di attraversare una babele di colori e sapori, oltre che di lingue e costumi.

Architettura di fondo

L’enorme pannello in plastica segna il contrasto e marca la complessità del mondo brulicante in basso. È un muro bianco che prepotentemente impatta sulla vita che si dispiega in orizzontale dal tono cromatico caldo, morbido, denso e avvolgente, anche troppo avvolgente. Dalla parete alta una decina di metri, segnata da linee orizzontali, si gettano ciuffi di felce, foglie a spada di Medinilla Magnifica e steli pendenti di azzeccate metonimie, di Nepenthes Alata. All’estremità allungate, calici e fiori esotici sfiorano preparazioni dolciarie internazionali sistemate su mensoline non allineate ma scomposte a gradini come in una scala. In tensione, quasi a voler assaggiare ora una galette des rois, ora une bûche aux marrons, ora une ganâche au chocolat et framboise. Mi attardo con il mio “cordless” a fotografare, a cogliere momenti di questa narrazione: vignette mute raccontano la storia del cioccolato: la nascita della fava, i porti di arrivo, i luoghi di lavorazione, le creazioni commerciali.

Gourmand au Sud et au Japon

Il mio giro continua nell’ala dedicata alle preparazioni innovanti e insolite: cacao e olio d’oliva. L’idea è nata dal figlio di un siciliano e di una calabrese, nato in Tunisia e cresciuto a Marseille, nella città conosciuta in Gallia come la Napoli francese. Il suo cioccolato ha la forma di ramoscelli di ulivo con tanto di foglie verdi che si alternano a piccole sfere ellittiche scure e lucide.


Altre geometrie

«Le Salon du Chocolat» ~ Francesca Colaluca

Il banchetto” da L’Assommoir di Émile Zola Un anticipo del Natale di Serena Grizi

CORALLINA noir di Livia Frigiotti

Non lontano, scorgo dietro ad un bancone disposto ad angolo, una giapponese in kimono che elargisce a piene mani le sue creazioni. Sono perle scure dal colore non uniforme e dalle dimensioni di una mandorla, di odore intenso e profondo, molto forte, deciso. Assaggio. E mentre assaporo, guardo l’acconciatura della pâtisière: lei sembra uscita da un documentario e ha fra i capelli raccolti, un fermaglio grande quando il dorso di una mano a forma di farfalla e di colore bianco. Tutto è di cioccolato e io sono Gretel (una Gretel moderna) ma non sarò catturata dalle tentazioni per finire nella trappola della casetta di «Tentazioni» marzapane della fiaba dei Fratelli Grimm, o del cioccolato griffato in questo caso. La forma è relativa, specie se apparenza (almeno per me). Continuo la visita tra laboratori di stellati chefs chocolatiers che si esibiscono in colate di cioccolato fondente, mentre di fronte campeggia l’insegna di una notissima crema spalmabile alle nocciole italiana che espone file di scarpe (ne mangeremo il tacco?) e borsette allineate per fattura e colore, con brillanti o lacci, perline e nastri, tutto interamente in cioccolato. Nella pensilina a caratteri cubitali primeggiano contatti e la località. Forse non è un caso che proprio davanti allo stand italiano, sia allestito il laboratorio pluripremiato di artisans du chocolat francesi. Su più alzatine disposte sui quattro punti cardinali del bancone, dietro al vetro, variopinti e lucidati cioccolatini al coquelicot (papavero) attirano curiosi e intenditori. Una maniera differente di rappresentare. Un approccio diverso all’esistenza. Forse la differenza sta nell’approccio alla vita, risiede «Il cioccolato insegna» nel contrasto tra originalità e creatività vs cartesianesimo e illuminismo. Prendiamo le monetine dell’Euro. Quando si è dovuto decidere cosa mettere per l’altra faccia di identificativo, ogni Paese ha scelto. Cosi l’Italia ha Dante, l’Uomo vitruviano, il Campidoglio con Marco Aurelio, Boccioni, la Venere, il Colosseo, la Mole antonelliana e Castel Del Monte. (Arte, ma non solo). Mentre la Francia ha, per la moneta da uno e due Euro, l’Arbre (l’albero simbolo di fraternité égalité liberté), per quella da 50, 20 e 10 centesimi la Semeuse (seminatrice) e infine per la monetina arancione da 5, 2 e 1 centesimo la Marianne. Sono solamente tre facce diverse per otto valori distinti. Tutti simboli.


«Il cioccolato sfila»

In lontananza, arrivano le note della sfilata dal vivo. Indossatrici vestite di cioccolato, attirano sguardi, commenti e apprezzamenti sulla passerella. Gli stilisti hanno ricoperto sottili strati di tessuto pregiato e naturale con il cioccolato e per evitare che si sciolga, spruzzano bombolette di cioccolato sugli abiti indossati. La scia delle falcate è inebriante oltre che spettacolare. Come lo sono le sculture a misura d’uomo o poco meno, interamente in cioccolato, rappresentanti diversi temi, dal ludico e mitologico a quello della flora e fauna, disposte in fila su un perimetro ellittico. All’estremità, non molto distante, si erge alta la torre dorata di éclairs ( lungo e sottile pasticcino fatto con pasta choux). Cosi mentre un’altra Tour mi saluta, guadagno l’uscita.

(foto e testi FC)


In un banchetto (d'altri tempi) il calore del Natale

di Serena Grizi

citazioni da: L’Assommoir di Émile Zola nella nuova traduzione di Luca Salvatore – Feltrinelli 2018

«Un’oca grassa da fare arrosto; (…) Prima dell’oca, il bollito, giusto? (…) il brodo con le verdure, e un pezzetto di lesso, ci sta sempre bene…Poi, ci vorrebbe della carne in umido. (…) spezzatino di vitello (…); niente di meglio dello spezzatino di vitello per fare bella figura. (…) una lombata di maiale con le patate. (…) Poi ci vorrebbe un po’ di verdura, giusto? Be’, che ne dite dei piselli con la pancetta? (…) sei litri di vino buono, e innaffiarci pure l’arrosto». «(…) La ciotola si vuotava, con un cucchiaio piantato nella salsa densa e saporita, una salsa gialla che tremolava come gelatina. Lì dentro ci pescavano i pezzi di vitello (…) l’insalatiera passava di mano in mano, i volti si chinavano per cercare i funghi. Le grandi pagnotte appoggiate contro il muro, dietro gli invitati, sparivano in un attimo. (…) Il dolce era servito. In mezzo, c’era una torta di pan di Spagna a forma di tempio, con una cupola a spicchi di melone; e sopra la cupola era infilzata una rosa finta, accanto alla quale svolazzava una farfalla di carta stagnola (…). Poi a sinistra il formaggio fresco straripava da un piatto fondo; mentre, in un altro piatto a destra, erano ammonticchiati certi fragoloni pesti, che lasciavano colare il loro sugo. Però avanzava un bel po’ di insalata, grandi foglie di lattuga romana, ben condite con l’olio» F.Zandomeneghi Al caffè Nouvelle Athènes

Gervaise, è biondina, ha belle spalle, è sottile (o almeno lo resta fino alla metà del racconto). Se la sua dieta comprendesse grassi Zero e Zero carni saremmo immersi in un'atmosfera contemporanea ma Gervaise è nata nella testa di Émile Zola (1840-1902) quasi centocinquant'anni fa; eroina al contrario, protagonista del famoso romanzo, capolavoro del ‘naturalismo’ L’Assommoir. Gervaise ha conosciuto anche lei un tempo felice e al culmine del suo successo sociale e imprenditoriale (gestisce la Blanchisserie fine) ha deciso di festeggiare il suo compleanno, che cade in giugno, come fosse un anticipo del Natale, così come descritto nello scintillante settimo capitolo del romanzo. I cugini francesi consumano molta meno pasta, ma qui nel brodo di carne e verdure verranno cotti dei tubetti. L’oca, invece, è la vera portata trionfale: «Quando l’oca fu in tavola, enorme, dorata, tutta grondante di grasso, non le si avventarono subito sopra. Se la mostravano l’un l’altro, facendo l’occhiolino e allungando il mento»

Il pranzo fenomenale imbandito da Gervaise, sposata Coupeau, con l'aiuto della suocera e delle sue lavoranti, con i bambini che schiamazzano nella cucina, gli invitati che arrivano ben vestiti, la tavola lunga apparecchiata con allegria al centro della lavanderia, la stanza più grande della casa, dove man mano che arrivano verranno appoggiati i vasi di fiori d’ogni colore. Le tende bianche a schermare le vetrine dai curiosi, le invitate che quasi ballano portando le pietanze dalla cucina al tavolo, le battute, la confusione, le pagnotte di pane intere che serviranno ad accompagnare l’abbuffata, tutto ricorda l’atmosfera festosa del Natale: dove, oltre la festa religiosa, l’altro vero significato si ritrova nella condivisione del pasto con le persone cui si vuole bene, nello scambiarsi ricette, allestire i piatti da portata assieme, fare allegria per il solo fatto di...esserci.

«E per tutta la notte, mentre i Coupeau smaltivano quell’abbuffata con una bella dormita, il gatto di una vicina approfittò della finestra aperta, per entrare, spolparsi le ossa dell’oca, e dargli il colpo di grazia, alla bestia. Si sentiva solo il lavorio incessante dei suoi denti aguzzi.»

Dopo la festa, un tocco quasi cinematografico chiude queste pagine simili a un bel quadro. (S.G)


LUCCA COMICS e IL “MADE I N FAN” di Lucrezia Lanzi e Giulia Falistocco inviate SIT ~ SEGNO NERD (KN; DRAKE; DZ)

Yuriko Koike Cosplay

Il governatore di Tokyo, la prima donna a ricoprire la carica, prepara la metropoli nipponica ad ospitare le prossime Olimpiadi del 2020. Il giorno di chiusura dell'Evento "Ikebukuro Halloween Cosplay Fest 2018" - 28 ottobre 2018 - si è presentata vestita da Maetel, personaggio icona di "Galaxy Express 999", classico anime di fantascienza di Leiji Matsumoto, ma non è nuova alla passione cosplay.

SEGNO NERD. Passioni tra Mondo capitalistico occidentale e fanatismo orientale. Non è possibile comprendere il fenomeno Nerd nel suo significato attuale senza considerare l’evoluzione della società tecnologica dagli anni ’50 ad oggi, e non senza uno sguardo alle contaminazioni storico culturali che da occidente ad oriente hanno investito progressivamente una e l’altra sponda, nei modelli di vita, arrivando a proiettare le relazioni umane in un cross, super abito calzato sul globo. Questo per indicare una Timeline del Segno Nerd e dei Campi in cui questo si è impiantato evolvendosi continuamente, (e fino al meme) in un immaginario collettivo che si autoalimenta. E come oggi sia difficile dirsi umanamente un non Nerd. Perchè in verità la società iperconnessa che viviamo ci rende automaticamente isolati, ma non più e necessariamente separati dalla realtà, piuttosto esposti o inclusi in più dimensioni. Segue pagina 15 Facciamo il Punto.

‘50

‘60-’80

Anni ‘80-’90

al 2000

2020

Asociale Il fenomeno Io sono Geek Nasce il tecnologico/ Nerd Nerd/ è il “nuovo” Nerd/ sviluppa acquista sovversione Nerd / Nei College competenze sempre più dell’isolamento (venatura più americani è il informatiche popolarità/ rivendicazione positiva) Solitario In giappone e presa di appassionato appassionato è Otaku, coscienza/ in maniera di elettronica Moe: conio del ossessiva dei serio e fortemente termine suoi incapace appassionato cosplay interessi: (Tool) elegante un geek fino a proietta Homo hokikomori verso nurdus l’esterno extraordinaire


Dal western ai narcos: i mille volti della nerditudine al Lucca comics

SIT /Giulia Falistocco

Protagonista quest’anno della fiera del fumetto e del game, seconda al mondo per biglietti venduti, è Tex, cowboy della casa Bonelli che festeggia settant’anni di sodalizio con un pubblico di tutte le età. A contendere i riflettori abbiamo trovato Narcos, serie Netflix che lancia la sua quarta stagione, portando al Lucca gli ospiti più illustri, Michael Peña e Diego Luna. Distanti nel tempo e per medium espressivo (uno serie tv, l’altro fumetto) rappresentano la varietà di temi e d’esperienze, di cui ormai si compone la cultura nerd: dall’incontro con gli artisti, alla conferenza con gli esperti dei “settori”; dallo stand interattivo, alla demo del video gioco; dal padiglione dei giochi di ruolo, alla parata cosplay, fino al lancio di Animali fantastici I crimini di Grindelwald con l’accensione di un’installazione a forma di bacchetta insieme al coreografo della saga originale Paul Harris- evento in simultanea in otto città in tutta Italia (peccato che sotto la pioggia al grido di «Lumos!» l’installazione abbia fatto cilecca). Lucca insomma anche quest’anno, al pari del Comic-Con, ha coinvolto persone di tutte le età, sempre più tipi prodotti, segno ormai che la cultura nerd sta diventando una possibilità percettiva che non si limita a una fascia d’età, né a un singolo tema o medium, ma sta allargando sempre più il proprio canone, ricostruendo anche l’immagine tipica del nerd stesso. Il nerd è morto lunga vita al nerd!


Altre geometrie

TUTTO E’ “REALE SOLO SE CONDIVISO”

Appunti di una curiosa a-nerdica di Lucrezia Lanzi Tra essere Nerd e non esserlo, cerco di apprendere tutto ciò che mi è estraneo della vasta portata del mondo “Nerd”, animato da una passione totalizzante che è poi l’elemento comune alla dimensione Fan. Il presupposto del ricordo in particolare è (a mio avviso) il meccanismo che genera la dedizione, l’ammirazione dei propri miti, con reazioni diverse. Lucca Comics è uno degli sfondi possibili di questi racconti. L’altro è Made in Fan, il documentario. Un grande megafono.

I primi ricordi della vita si possono mordere, annusare, stropicciare e ascoltare come se fossimo ancora lì. Il tempo non è passato, i nostri affetti mai invecchiati, e l’unico modo per tornare come eravamo è provare la stessa emozione, rievocarla attraverso quello che ci ha fatto battere il cuore. Questo è il presupposto di ogni buon ricordo, questo è il punto da cui parte sempre ogni fan che si rispetti: rimettere in gioco la memoria del proprio cuore.

Made in Fan vuole raccontare chi sono i fans, “i nerd tanto narrati dai fumetti e mostrati come eroi sconfitti nei film degli anni ‘80” [leggi SEGNO NERD approfondimenti].

Perché si collezionano gadget di cartoni animati, film e fumetti? Perché si diventa cosplayer? E perché esistono giochi di ruolo? Se la vita è un ciclo che ci riporta sempre a noi stessi, tutti gli oggetti che custodiamo, tutte le persone che incontriamo sono, quindi, una piccola fetta di una torta chiamata passione condivisa. La Taboga Film è partita all’avventura del Lucca Comics & Games 2018 per conto di Sit Cultures e di Made in Fan: credevamo di arrivare in un luogo pieno di gente, abbiamo scoperto che erano le persone ad avere gli occhi pieni di Lucca. Cioè? Eccolo spiegato ai pochi a-nerdici rimasti: Lucca non è un luogo, Lucca è il luogo dove da 52 anni i cuori dei fans sono liberi di battere all’unisono. Lucca è lo spazio relativo einsteniano dove tutto è possibile in qualsiasi momento tu lo voglia. Il bingewatching diventa disciplina sportiva – ai limti dell’agonismo sportivo - , il Cosplayer è un personaggio pirandelliano che si trasforma per sentirsi finalmente se stesso o lecitamente qualcun altro.

A Lucca si è liberi di passare ore davanti ai videogiochi senza che la mamma sbuffi infastidita alla porta, la cena è sempre pronta, si è ribelli, capricciosi, allegri, esagerati. Si hanno amici intorno anche se ancora non li hai conosciuti. Esistono dietro un cosplay fantasy, uno schermo da gaming, una fanfiction appena scritta. Quello che non si conosce ancora lo sarà a breve, Lucca è la città aperta del fandom, Lucca è il luogo dove “tutto è reale solo se condiviso”.


SEGNO NERD (KN; DRAKE; DZ L’argomento non si esaurisce qui )

La società americana alleva e concentra il mito del successo nelle generazioni degli anni ’50 tra il dopoguerra e il boom economico secondo i canoni della popolarità ottenibile da una scala di valori che mette ai primi posti lo sport, come indice vitale di una comunità; le squadre dei College, in particolare di baseball, hanno un seguito di sostenitori familari e di Contea. E’ il successo del ragazzo americano che realizza il sogno di tutti - self made man – e per estensione negativa anche Jock che finisce con l’abusare della sua popolarità. Il fenomeno inevitabilmente marginalizza la generazione che cresce a latere dello sviluppo economico e che investe il proprio tempo nei nuovi settori delle scienze elettroniche e della tecnologia, considerati meno popolari e studiati a tavolino, attorno alle apparecchiature. La solitudine piuttosto che la squadra o il ballo (Grease); elettronico e non “sexy”, attraente. La prima generazione cresciuta con l’elettronica è considerata per antonomasia mingherlina, occhialuta, difettosa e “sfigata” perchè non gode e non cerca il successo dei parametri societari vigenti. E’ Nerd. Le competizioni sociali giovanili sono ‘60-’80 spesso caratterizzate da bullismo verso il nerd, considerato diverso, minore, debole, anche artificiale. C’è da considerare che sistemi aperti come Linux o lo stesso sviluppo di Apple sono il prodotto di una generazione (oggi primi Nerd adulti) che si è applicata alle tecnologie e all’informatica e alla programmazione, e che nelle sue pieghe più nascoste ha allevato hackers e crackatori di sistemi. Contestualmente, nell’industria dell’intrattenimento americano il cinema investiga in argomenti umani, sulla condizione tale e quale di storie vere (love, musical, noir, e il genere western dei buoni e giusti pistoleri). Dalla popolarizzazione del fantasy, attraverso i cartoni animati per adulti, del periodo della grande crisi americanana ( Snafu, situation nominal all fucked up – tutto in ordine niente a posto), di stress reliever, del buttare via lo stress, si assiste ad un progressivo aumento della fantasia, unita all’insoddisfazione di molti strati della popolazione della cultura e della politica americana di allora, direzione ‘68; J. R. R. Tolkien aveva iniziato a scrivere il

‘50

Signore degli Anelli nel 1937, creando il mito dell’elfo. L’evoluzione graduale agli anni ’70 produce il genere SCI-FI, fiction di scienze, per arrivare, in corsa con le prime missioni spaziali, a Star Trek (1966) e Star Wars (1977). Una moltitudine di personaggi fantastici investe l’immaginario collettivo, nascono i gruppi fandom delle serie (fan e groupie erano già presenti nel mondo musicale rock e nello star system). Divismo hollywoodiano e cronaca rosa - ma “l’unico vero divo della nostra epoca è proprio internet” (Massimiliano Valerii Il Foglio direttore generale ‘80-’90 del Censis). L’estensione al video game genera gruppi di conoscitori consacrati al gioco da casa. Il Nerd di nuova generazione preferisce un ambito virtuale per contatti e tempo libero. Il nerd socializza solo in rete. In Dungeons and Dragons (giocato fino a 6 milioni di persone nel 2007), la presenza di halfling, elfi, nani, mezzelfi, orchi, draghi, da la stura ai giochi di ruolo con rievocazioni storiche, teatro improvvisato, simulazioni di mondi a partecipazione diretta del gioco; all’hobby di creare costumi del personaggio preferito e indossarli per una avventura. 2000 Nasce il cosplay (da costume e play) ma il termine è tutt’altro che americano. Viene coniato da un reporter giapponese reduce da un servizio in America. L’oriente, è avanti o indietro sulla time linea del nerd? Non esiste in letteratura l’ “eroe Nerd”, l’antieroe che continua a sviluppare la sua dipendenza del mondo virtuale ma l’otaku, che con la passione per il mondo fantasy e virtuale segna, come portatore di passione per manga, serie di Anime, video giochi e collezionismo, un superamento della figura isolata tristemente raccontata in occidente. Solo l’hikikomori per l’ autoesclusione, il ritiro volontario dalla scena sociale, mostra l’aspetto più estremo del nerd. Nel 1995 a Tokyo circola un gruppo di giovani vestiti come la serie Evangelion, NGE, Neon Genesis Evangelion, considerata uno degli anime più acclamati e influenti di tutti i tempi, nonostante la trama introspettiva dei personaggi 2020 “portatori” di traumi psicologici. E’ l’inizio della caratterizzazione cosplay. Fenomeno che attinge all’occidente quanto all’oriente con un distinguo sul concetto sullo stampo Nerd, di per sè facile da scambiare con la riservatezza tipica dell’orientale.

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RISTORANTE ‘NA FOJETTA Piatti del Gusto

Gli Spinosi di Novembre Polenta Provola e Carciofi

I rotondi di Ottobre Tortelli di Zucca

I rotondi di Ottobre Maialino da Latte con Uva e Mosto


ANTEPRIME DIALOGHI CON GLI AUTORI e NOIR IN VILLA Maurizio de Giovanni “Vuoto per i Bastardi di Pizzofalcone”

1 dicembre SALA DEGLI SPECCHI Frascati con Luca Poldemengo e Andrea Cotti SESTA RASSEGNA “NOIR IN VILLA – Autori Noir a Frascati” 19 e il 26 gennaio 2019

Attesissimo l’evento NOIR IN VILLA – Autori Noir edizione 2019. La rassegna nasce nel 2014 su idea di Livia Frigiotti appassionata di letture noir e autori di genere. Direttrice artistica della rassegna che si svolge presso i prestigiosi locali della Villa Apollloni , ha portato nelle precedenti edizioni, sotto l’egida dell’Associazione Culturale Ettore Apollonj e il patrocinio del Comune di Frascati, autori di grande spessore come Maurizio de Giovanni, Massimo Carlotto, Mirko Zilahi, il giornalista Fabrizio Roncone, l’attrice Paola Rinaldi, Il colonnello dell’Arma dei Carabinieri Roberto Riccardi, l’editore Giulio Perrone, i Fratelli Morini.

DIALOGHI CON GLI AUTORI

Sabato primo dicembre Livia Frigiotti incontrerà due autori e scrittori noir presso la Sala degli Specchi di Frascati (Palazzo comunale). Andrea Cotti, classe 1971, scrittore per cinema,televisione e sceneggiatore delle serie L’Ispettore Coliandro, Squadra Antimafia, Ris Roma, ha pubblicato altri diversi romanzi, ultimo “Il Cinese”, per la Collana Noir Rizzoli. Luca Poldelmengo, classe 1973, scrittore e sceneggiatore, con le edizioni E/O, firma una serie di romanzi noir di rilievo e caratura proiettati nel sociale, ultimo “Negli occhi di Timea”.

NOIR IN VILLA La sesta edizione si terrà in due giornate il 19 e il 26 gennaio 2019.

Il 19 gennaio dalle ore 15,00 presso la Sala degli Affreschi in Villa Apolloni (Via Tuscolana) sarà un lungo pomeriggio di chiacchiere sul Noir con Mirko Zilahi (per Longanesi), Luca Poldelmengo (per edizioni E/O), Piergiorgio Pulixi (per Nero Rizzoli) e Romano de Marco (per Piemme). Il 26 gennaio un grande evento presso le Scuderie Aldobrandini. In collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Frascati Assessore Emanuela Bruni, Noir in Villa presenterà l’ultimo romanzo di Maurizio de Giovanni, l’autore della fortunata serie I Bastardi di Pizzofalcone: “Vuoto per i Bastardi di Pizzofalcone” ed. Einaudi. Na Fojetta

Scomettiamo sui Prodotti stagionali e la Convivialità

Ristorante a Frascati VIA RISORGIMENTO 4 06 97245420 - 3457671693 Locandina Vigne di Colle Pisano Menu Gli spinosi di Novembre

Menu alla Carta Serate del Gusto


Altre geometrie

ARCHITETTURA

FERROVIE PER LA CULTURA di Fabio Camilli

FERROVIE PER LA CULTURA -

Nuovi Nodi di Accesso al Parco dell'Appia Antica Il percorso inizia attraverso un Workshop di Progettazione architettonica organizzato dalla Facoltà di Architettura La Sapienza, costituendo anche la prima fase di un Laboratorio di Laurea in Architettura 5UE, con i Prof. Arch, Pepe Barbieri, Alessandra Capuano, Rosario Pavia, Anna Rita Emili. Discussione del workshop è stata quella di dare nuova accessibilità e valorizzazione al Parco dell'Appia, tramite la progettazione di una nuova stazione ferroviaria nell'area dell'Appio-Latino nei pressi di piazza Zama che potesse diventare, oltre che nuovo snodo ferroviario, anche un nuovo accesso al Parco dell'Appia Antica. Nella prima fase si è analizzata l'area di studio, dal punto di vista di tre sistemi Ambientale, Insediativo, e Infrastrutturale - , ognuno dei quali possiede Risorse e Criticità che portano allo sviluppo di alcune strategie progettuali che tendono a migliorare la qualità della vita di quell'area e di tutto il sistema.

L'idea di costeggiare il piano del ferro attraverso un Parco Lineare che segua il percorso ferroviario dalla fermata Roma|Ostiense Roma|Tuscolana, crea un nuovo sistema ciclo-pedonale con punti di accesso al parco in punti di snodo strategici, dati dall'intersezione degli assi trasversali delle porte delle mura Aureliane, con il nuovo percorso. Su questo sistema si incastona il progetto di nuova Fermata Roma|Appia e relativa stazione ferroviaria, infrastruttura che il quartiere Appio-Latino aspetta da circa 60 anni. Il Comitato delle Mura Latine si sta adoperando per sensibilizzare da tempo gli organi amministativi e politici competenti sulla necessità ed esigenza di avere una stazione ferroviaria, al fine di migliorare la viabilità in un quartiere densamente abitato.

Parco Lineare Roma|Ostiense a Roma|Tuscolana

Il progetto presentato il 25 ottobre a Valle Giulia, nello specifico della Tesi personale in Architettura, va a rigenerare i margini ferroviari esistenti del piano ferroviario posto nel vallo (FL 1 Orte Fiumicino FL 3 Viterbo FL 5 Civitavecchia), creando un sistema di percorsi accostati, a differenti quote e nel rispetto dei fronti urbani e delle visuali verso il parco. I Tre livelli : le banchine, il parco lineare, e la quota della città. Ogni percorso lineare segue la ferrovia con un asse orizzontale dal Parco a Piazza Zama, che viene completamente riqualificata come nuova centralità urbana. La piazza torna ad avere il suo ruolo attraverso lo spostamento dei parcheggi in quota sotterranea e la dislocazione del capolinea degli Autobus sul nuovo sistema pedonale.

La Tesi "Una stazione per Zama"


Su questo Asse Principale l'intersezione di assi ortogonali, dati dalle strade esistenti, crea spazi pubblici, aree verdi. La Stazione utilizza lo stesso concept sull'asse ortogonale dell'ex stabilimento chimico Socciarelli rivitalizzato e trasformato in un Polo Culturale con una biblioteca di quartiere, spazi espositivi, e laboratori di archeologia. Lo Scalo al centro di questo sistema presenta, nel progetto in analisi, una grande copertura ellittica che rende l’idea della fluidità di percorsi e di accessi che si orientano verso qualunque luogo, ed è sostenuta da pali in acciaio diramati a richiamare l'idea dell'albero. Come sistemi di un unico organismo, il Ponte pedonale, alla quota della città, collega le due aree originariamente separate, da piazza Galeria fino a via Bitinia (quartiere Appio latino).


La Piazza della Stazione, a una quota inferiore collega i due margini del parco lineare, a questa quota troviamo i sistemi di risalita dalle banchine del treno, e tutti i servizi necessari ad una stazione ferroviaria progettati come elementi puntiformi: sostegno del ponte pedonale sovrastante. Entrambi suturano un tessuto urbano attualmente separato dalla ferrovia, dando cosi continuità al territorio e alle relazioni tra le due parti. La Fermata presenterà anche un parcheggio interrato, spazi pubblici e di ristoro, andando a creare un nuovo Polo Infrastrutturale di aggregazione e di accesso a tutto il sistema del parco dell'Appia. Un intervento necessario per il territorio che sensibilizza sull'utilizzo del treno per spostamenti, a ragione di una migliore qualità di vita in città e per la sostenibilità in genere del nostro paese. (Dott. Arch. Fabio Camilli). "Una stazione per Zama"


LA RIGENERAZIONE DEI QUARTIERI INDUSTRIALI

#UmbertoMarroni

Città eterna, ma da riqualificare

#REINVENTING CITIES 5° edizione della Biennale dello Spazio Pubblico Maggio - giugno 2019 Testaccio Roma

Immersi nella rigenerazione urbana di cui la Facoltà di Architettura di Roma Tre, all’ex Mattatoio al Testaccio, è l’esempio principe, si è discusso l’8 novembre scorso della pubblicazione del giornalista Umberto Marroni. Una corale valutazione della Roma degli ultimi decenni, delle trasformazioni urbane realizzate sui quartieri Ostiense, San Paolo, Marconi e il quadrante Testaccio; di progetti che potrebbero far rivivere Roma, il project financing dell’Arch. Paolo Desideri Campidoglio2 (con il museo ai Fori Imperiali e la dislocazione degli uffici comunali dal Monte Capitolino), la riqualificazione, (disattesa da oltre ventanni), dei Mercati generali nell’VIII Municipio, quartiere madre della terza Università di Roma nell’ottica di un quartiere commerciale innovativo alla francese - Store, On line store e Polo attrattivo culturale. L’altrettanto annoso problema del Gasometro, area estesa, frontaliera al Tevere, abbandonata e mai risanata che potrebbe costituire un unicum con le Mura Aureliane. Roma non riesce a valorizzare l’enorme patrimonio che possiede. Con le sindacature di Veltroni e Rutelli, Roma ha goduto di progetti che hanno rigenerato quartieri storici quanto periferici ( rigenerazione di Villa Borghese, Casa del Cinema, Teatro India, ex capannoni Snia, 100 piazze, per citarne alcuni lasciando, nel caso Ostiense, la memoria storica dell’archeologia industriale del quartiere, modello imprenditoriale per l’intera città fino agli ani ’70.


Città eterna, ma da riqualificare

#REINVENTING CITIES 5° edizione della Biennale dello Spazio Pubblico Maggio - giugno 2019 Testaccio Roma

Una fibrillazione di idee caratterizzate da una forte impronta pubblica, decisiva nella modernizzazione della città oltre la quale non basta più l’agire politico diretto delle trasformazioni radicali degli anni del ’30 e buoni progettisti, ma categorie socio istituzionali trainanti - una buona regia - , determinazione amministrativa e imprenditorialità, ossia il capitale nella trasformazione. “Attualmente – commenta Francesco Rutelli in apertura del convegno in Aula Magna non esiste un grande progetto, a valenza metropolitana, per far rivivere Roma, ed è il momento di far ricircolare le idee”. “Ci sono il triplo delle regole a New York, ma è una questione di umani, a Roma - dice Oscar Farinetti (il noto imprenditore di Eataly, la prima catena italiana nel mondo di food artigianale e ricostruttore di luoghi dimenticati) che illustra case history dei suoi successi a target poetico “creare lavoro”, ha creato 8600 posti – si deve finire quello che si è cominciato, il ritardo in un procedimento mette a rischio tutto l’operato.” “Il nocciolo della rigenerazione è trovare edifici grandi e recuperarli piuttosto che costruire immobili nuovi, ecco – conclude – progettare il più grande parcheggio del mondo, ad esempio, farebbe parlare tutti i Tg.” Il vero asse della rigenerazione resta l’Università Roma Tre, pionieri anche nel rettorato di Elisabetta Pallottino, 1° rettore donna di un Ateneo; lo spirito collettivo - la stessa presenza in platea di un folto pubblico lo testimonia -, e la manifestazione di interesse a REINVENTING CITIES, il bando internazionale indetto da C40, con proposte che riguardano la pianificazione urbana e la riqualificazione di siti (Ex Italgas, Ex campo Testaccio, Ex Depopsiti Atac, Ex Ospedale San Giacomo, Ex fiera di Roma, eccetera - totale 19 siti- ) con un’impronta di carbonio inferiore – zero emissioni - e per stimolare lo sviluppo sostenibile della città; la 5° edizione della Biennale dello Spazio Pubblico promossa dall’Istituto Nazionale di Urbanistica e sezione laziale, dal Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori, dall’Ordine degli architetti di Roma e dal Dipartimento di Architettura dell’Università Roma TRE, con la collaborazione di UNHabitat e di ANCI. Maggio – giugno 2019. Testaccio, Roma. (DZ)


Dall’Araldo dei Falconieri, Scala, H e Carriola. Un viaggio azzardato tra simboli, metafore e segni di Daniela Zannetti

Con l'abilità delle parole trasferiamo mondi esistenti e quelli inesistenti come possibili (Umberto Eco)

Quando mesi fa ho avuto modo di apprezzare le opere fotografiche di Paolo Romani autore in “bianco e nero” del suo“compendio” di geografia umana dei viaggi in medio oriente, ho scritto la recensione - SIT | Un tempo solo| Paolo Romani per il complesso di scatti del suo piano visionario; si perché le sue opere, a guardarle fino in fondo, sono magiche, ultraterrene, “lentamente istantanee”. E ciò non può sfuggire. Come pare che la convocazione dei soggetti e anche degli oggetti nello spazio, risponda ad altro, dicevo ad un accordo cosmico, tra lui, la sua Holga ( la toy camera ho - gwong) e le genti nelle loro pose, attese per lunghi minuti. A maggio gli chiedo di poter utilizzare due scatti in particolare che mi avevano colpito per l’attinenza con una mia ricerca: il progetto di elevare la “carriola”, si quella Carriola, strumento, (poi metafora, e poi metafisica), ad argomento di saggistica. Non la vecchia carriola logora buona solo come fioriera. Tutto questo ha un principio (ma non ancora una fine, come l’Alph Art di Hergé), una carriola abbandonata a vista, per anni, lungo una strada diventa (per me e in comunicazione ambientale) il simbolo del contrasto alla dispersione dei rifiuti nell’ambiente: lo strumento d’uso popolare nelle aree più rustiche per trasportare materiali, o scaricare anche rifiuti, diventa parte di una contro azione d’arte: recuperarne una e allestire una scena simbolica da esporre in un museo, un po’ a molestare lo spettatore. “Allestimento con carriola e scaletta in legno, 2007. Benvenuti nella città H” (Scuderie Aldobrandini EcoArtisti offresi); “acca” reminiscente di orrori nucleari, gli ingombranti appresso del cartellone di welcome, la carriola che scarriola una scaletta di legno e corda (recuperata) gettando via (la possibilità di risalita) il futuro, tre “coni stradali” a delimitare l’area del delitto. L’elemento simbolico che mi fa decidere dopo tempo a rielaborare la ricerca è l’araldo della famiglia Falconieri di Roma (Villa Falconieri a Frascati). Nello stemma, in particolare è presente la scala a 3 pioli (scaccata argento e azzurro su rosso). Nel comune sentire, l’araldica è una scienza controversa: da un lato l’adesione a una a presunta snobistica vanità; dall’altro, proprio in quanto “scienza del simbolo” “segno”figurativo, il suo essere strumento di indagine e di ricostruzione.


ħ

Il simbolo della scala, verosimilmente risalente al primo dei gonfaloni del sestriere d’Oltrarno della Repubblica di Firenze, mi interessa, per tacita intesa per la comprensione del linguaggio comune, come ascesa, in ogni caso come movimento. Soprattutto, e qui comincia il viaggio, come simbolo congruo dell’ intepretazione di singole entità e segni che arrivano a muoversi assieme, di coincidenze inaspettate di cui la ricerca sulla Carriola, via via, si arricchisce, fino a creare narrazione, scoperta e significazione, attraverso un qualcosa che rinvia a qualcos'altro. Ora dovete sapere che nei simboli dell'Alfabeto fonetico internazionale la consonante fricativa faringale sorda “h”, presente soprattutto nelle lingue semitiche, è rappresentata col simbolo ħ (fig.I). L’acca italiana, se osserviamo i diversi segni con cui è stata rappresentata, dal linguaggio Proto - Semitico, Fenicio ed Etrusco, appare come una scala (in orizzontale), o un recinto chiuso (fig.III e IV). La stessa ħ richiama il segno di Saturno (fig.II): Saturno rappresenta una energia di facilitazione, senza la sua presenza niente al mondo potrebbe essere compiuto, è la fluidità di transizioni e il distaccamento interiore verso ciò che sta mutando; collegato all'idea che nulla venga perso, ma riutilizzato quando la morte o la fine dell'esistenza arriva, allora ciò che non è più, diventa altro, per tornare nel ciclo dell'esistenza. (Un saturno complice del riciclo). L’aspirazione (della H) è che ogni parola (o consonante, o scarto o numero) abbia il suo peso nella scoperta (nel linguaggio, nell’immaginario, nel ciclo dell’esistenza). E’ sorprendente la similitudine della sorte dello Zero e della H, contano non contano, si pronunciano, non si pronunciano. In buona sostanza esistenti, e inesistenti possibili. Se poi vogliamo ragionare sulla posizione ottava della consonante e come sia possibile collegarla all’8,adagiato orizzontalmente l’infinito, si comprende come tutto apra uno scenario di repliche del tempo e delle forme, che anche la scala ben rappresenta, nel suo ritmo di metafora inesauribile. Ecco si instaura, come in una realtà aumentata, una relazione di simboli (visibili) con informazioni altre (intuibili) ed è dove voglio portare il lettore, a trasformare gli ambienti e le esperienze quotidiane in avventure cognitive, caleidoscopiche e policrome. Forte di queste considerazioni, benedette dalle coincidenze dei segni, racconto l’opera Carriola 2007 sotto questa matrice fantastica. Tutto questo senza che la Carriola sia ancora entrata in scena (se non quelle del Romani “Giovani facchini e carrozzine” della copertina~3 agosto 2014~Samarcanda, Uzbekistan), quando lo ha fatto ha molestato per diversi motivi, che indagheremo nelle metafore. A questo punto «si tratta di capire che cosa significhi essere presenti in ogni situazione» Marina Abramovic - si può molestare, inveire, distruggere e violentare l'opera, attraversarla, impassibile, l'opera resta, l'idea resta». Anche fosse una storia parallela, aggiungo io (e con me, credo Leo Lionni). Alla prossima puntata. (DZ)

Chi è il 3D GENERALIST. Design, Architettura, Product visualization Il Generalist realizza ambienti ed oggetti (modelli) tridimensionali generati al computer per effetti visivi, special vfx eo per videogames.

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Corallina Carnevale Noir (dalla raccolta “Maschere” ~ L’Erudita) I PARTE

Ecco il Carnevale e come ogni anno la Contessa Anita Mannini Valli aveva organizzato una di Livia Frigiotti

sfarzosa festa in maschera nella sua villa d'epoca, quella dai grandi saloni con ornamenti barocchi, i pavimenti alla veneziana, le grandi terrazze affacciate sulla città eterna. Anita aveva scelto un abito stile ottocento in velluto verde con intarsi di seta bianca, merletti ai polsini delle maniche, il corpetto con una scollatura generosa e, a coprirle il volto, una maschera con disegni verde smeraldo e oro acquistata a Venezia. Con lei Lucrezia, la sua dama di compagnia che, per espresso desiderio di Anita, indossava il costume di Corallina. Si dice che “nel teatro italiano delle maschere, Corallina fosse il tipo dell’ancella dal parlare audace e il gesto disinvolto, sempre disposta all’adulazione e alla malizia, complice dei sotterfugi amorosi della padrona". Anita amava questi giochi durante la festa così invitava uomini di cui si era invaghita. Lucrezia aveva un carattere riservato ma non negava mai alla sua signora questo divertimento in fondo innocente. Corallina indossava un abito lungo dall'ampia gonna a balze di un azzurro sgargiante con il grembiulino bianco, il corpetto di velluto rosso dalle maniche lunghe con il polsino di pizzo, la scollatura più austera, una maschera veneziana a coprirle il volto ma che non celasse il suo sorriso. Per il banchetto fu scelto uno dei catering più importanti di Roma, l’elegante allestimento per le sale, i camerieri in livrea, un sottofondo musicale. La Contessa pronta ad accogliere sulla soglia della sala i suoi ospiti in maschera, radiosa nel suo abito, aspettava ansiosa l'arrivo di Ottavio Cortigiani, l’affascinante uomo che frequentava da qualche tempo. Arrivò bellissimo nella sua maschera da Casanova il seduttore. Anita felice gli andò incontro e platealmente lo abbracciò mentre Corallina osservava con attenzione e uno strano interesse quell'attimo senza farsi sfuggire alcun particolare. Ottavio, perfetto nel ruolo di Casanova, fece ridere e ballare la sua dama, ma Anita, ogni tanto lo lasciava per i suoi ospiti insieme a Corallina che lo intratteneva cercando di affascinarlo con i suoi modi misteriosi e intriganti. Ottavio non la riconobbe. Corallina giocava con il suo personaggio quasi fosse davvero "audace e disinvolta", al ritorno di Anita se ne andava con sguardo ammiccante. Fu lo stesso Casanova a cercarla rimasto di nuovo solo. Bevvero e risero a lungo fino a quando lei gli porse un calice di spumante, quelle bollicine fini che solleticano il naso. Ottavio ad un certo punto si allontanò scusandosi, un capogiro disse, troppo vino forse. All’’improvviso però un grido ruppe l’armonia della festa. Nel grande atrio un uomo era precipitato dalla balconata delle scale. Anita e Lucrezia si fecero largo tra i presenti arrivando ad affacciarsi alle scale e fu un colpo per Anita vedere riverso a terra il corpo senza vita di Ottavio. l dottor Alberto Cipriani, invitato alla festa, ne constatò il decesso e subito chiamò il Comandante Anna Malvasi del Comando dei Carabinieri del paese e invitò i presenti a non lasciare la Villa. Dal Comando Anna con il tenente Diego Baldi arrivarono in fretta alla splendida villa della Contessa, li accolse un giardino ampio e curato, illuminato ad arte, giochi d'acqua tutto intorno. All'ingresso della villa il dottor Cipriani la stava aspettando.

“Dott. Cipriani che meraviglia la sua maschera, un sacerdote? Cos’è facciamo il doppio lavoro?” “Sempre sarcastica eh Comandante?” “Ma no non direi. Ora mi dica cos’è successo” disse Anna con un leggerissimo sorriso. “Un uomo è caduto dalla balconata, un volo che però non ucciderebbe sul colpo a meno che uno non sia morto prima di cadere. Da un primo controllo ho questo sospetto da confermare in autopsia” “Ho capito. Aspetterò il suo veloce referto dottore, ma ora è il caso di parlare con la Contessa e i suoi ospiti. Baldi avverta il PM. Grazie dottore senza di lei questo lavoro sarebbe noioso" “E senza di lei comandante non sarebbe così piacevole”.

Segue


SIT

Spazio disponibile info

Bavarese di Fichi d’India e gelatina NA FOJETTA Frascati

SIT FEEL sitnewsfeel@gmail.com


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