SIT
SIT N.Zero Lo zero stavolta
Elle=p=V
IL CASO LALLA LA DONNA CON LA PIPA
ero
VII 2019
TEMPIO DELL’ARTE
L’arte sognata L’arte vissuta Laura Marcucci caMbeLLotti Daniela Zannetti
Shot tra le pagine
Photographer DZ
La velocità e la tempestività o l’efficienza
N
Barbara Augenti
LIbAGIONI
LA NUOVA SIT rUbrICA
La Sommelier Sandro Fracasso
LisciaEbussa Lillo & Greg
LA VELOCITA' NEI FUMETTI IL prIMO COMpUTEr FUMETTO dELLA STOrIA GMM E SNAkE AGENT
Altre geometrie
RECORDWOMAN “il giro di paola”
ELLe=p=V
Titoli di Coda 13 maggio
di DANIELA ZANNETTI
La crusca la pipa e la velocità #escilo #no Il linguaggio parlato e dei social
La Ricetta ‘Na Fojetta LA VIGNAROLA
ANTEPRIME
Velocitàeconcretezza nella lingua diáthesis di Francesca Colaluca
RICERCA“I VINI” La divulgazione di Sandro Fracasso II parte
La Carriola IV
di Daniela Zannetti
ELLe
SIT N.ZErO LO ZErO STAVOLTA SITNEwSFEEL@GMAIL.COM TUTTI I dIrITTI rISErVATI © 2019
Libri Le Guide Territoriali PASQUA l’ISOLA SHOT DAL MONDO SP SIT PRIMAVERA l’IPOGEO DELLE GHIRLANDE
Orchidee dal Mondo STORIA DI UNO SCAVO FRASCATI
Velocità o Efficienza ? La velocità non salverà il mondo
La tempestività, al contrario, imprescindibile
di Barbara Augenti - SIlk Road 2000-2015 Ph Paolo Romani
“Sulla strada per l’eccellenza non esistono i limiti di velocità”David J. Johnson
L’arte futurista ce lo aveva insegnato, mostrandoci tutte le forme di uno spaziotempo alterato: Le parole vengono svincolate senza più argini, c’è una totale distruzione d’ogni quadratura ed abbiamo una piena immersione tra soggettooggetto-contesto. “I chilometri e le ore non sono uguali ma variano, per l’uomo veloce, di lunghezza e durata”, affermava l’ideologia vitalista - e proiettata tutta verso l’elogio alla folle velocità - di Marinetti. Ma il punto è: davvero va tanto glorificata questa dea che, fluidamente mercuriale, incessantemente procede senza mai piegarsi in una tregua che possa avere il profumo del ricordo o il gusto dell’attesa? Ed ancora, siamo convinti di saperla collocare in un posto preciso? La velocità si trova nel tragitto o nell’arrivo di questo nostro viaggio? Forse la prima cosa da fare, però, è quella di definire in che cosa si distinguano lo scatto che ci fa iniziare il percorso e la modalità con cui lo affrontiamo. Si utilizzano, infatti, un po’ troppo velocemente ed in modo interscambiabile i concetti di velocità e di rapidità, ma ad osservarli senza troppa fretta, possiamo accorgerci che non sono esattamene la stessa cosa. Se la prima è un concetto perlopiù fisico che ci mostra il rapporto tra la lo spazio (di una distanza percorsa) ed il tempo (necessario a colmarla), la seconda, invece, è accomunata ai concetti di reazione e impulso. La rapidità è legata alla prontezza, e quindi all’agilità; ma per inevitabile conseguenza ci riconduce anche all’intelligenza, dal momento che esprime la capacità di risposta ad uno stimolo – anche mentale ed emotivo, e sicuramente non soltanto fisico – nel minor tempo possibile. In aggiunta a questo, implica poi una dose di accortezza, con un’adeguata consapevolezza e una totale attenzione, perché chi è rapido sa a che cosa deve mirare, ed ha ben chiaro in mente dove ha deciso di arrivare. La rapidità, dunque, evoca destrezza; mentre la velocità, dal canto suo, non sempre e non necessariamente equivale ad efficacia (segue pag.9) SIT N.Zero (VII)
di Daniela Zannetti Hanno collaborato Barbara Augenti, Francesca Colaluca, Sandro Fracasso, Credits Photo Simone Pezzè, Paolo Romani,
sitnewsfeel@gmail.com Tutti i diritti riservati © 2019
SOMMARIO Lo zero stavolta
ELLe=p=v ELLE 2019 VII
IL CASO LALLA come Laura come pipa, come velocità
In questo speciale, col CASO LALLA l’artista Laura Marcucci Cambellotti, non ho volutamente inserito foto delle opere ma principalmente scatti del Vernissage “L’arte vissuta L’arte sognata”, quindi dal mio occhio fotografico di osservatrice e con le immagini dal riflesso degli specchi dei mobili esposti come rimando al pubblico presente, perchè credo che la diversità delle opere e delle tecniche e le emozioni percepite facciano propendere ogni spettatore per lo stilema preferito, vista l’ecelecitticità dell’autrice. Anche se SIT è davvero onorato di ospitare la centenaria artista nelle proprie pagine, sarebbe imbarazzante sceglierne solo alcune e d’altro canto non c’è motivo di ripetere un catalogo d’arte. Lo storytelling Lalla dà modo di leggere di Lalla, e le opere, spero, possiate averle viste tutte, tutti, dal vero. Quanto al gioco di lettere organizzato di conseguenza negli argomenti principali Lo Zero Stavolta e in Altre geometrie è “p” di pipa e “v”di velocità. C’è di fondo, l’immagine di Lalla con la pipa che ha sollevato il ricordo della pipa non pipa - ceci n’est pas une pipe- più famosa del mondo dell’arte, quella di Magritte nel gioco dell’oggetto rappresentato che non può essere l’oggetto stesso. In questa disposizione, in cui tutte le cose sono ordinate attorno ad una unica cosa, interviene Francesca Colaluca con “Velocità e concretezza nella lingua (diáthesis)” pag 10, che ci racconta come un verbo inizialmente solo intransitivo possa divenire anche transitivo, spinto alla velocità e alla concretezza - ed un uso regionale colloquiale che possiamo accettare in certi contesti - a partire proprio dal famoso enigma di Magritte. Barbara Augenti, a seguire pag 11, con “La pipa perchè”: perchè questa regina dell’appagamento sensoriale viene fumata vieppiù da donne con temperamenti agili ed impudentemente fuori dalla regola come le letterate Amantine Dupin, Virginia Woolf o appunto la nostra Lalla.
SIT
L
LIBAGIONI , la nuova rubrica di spazio creativo tra sacro e profano da dove tenteremo di lanciare dei contest di scrittura, immagini e graphic novel, è inaugurata da una vignetta fotografica con Greg e contiene, a proposito di velocità e linguaggi, un excursus sul primo fumetto al computer GMM, le sperimentazioni di Stefano Tamburini con Snake Agent e il “thrilling” teatrale di Sandro Fracasso, La Sommeliera e a seguire i Vitigni greci. Shot tra le pagine dell’Isola di Pasqua. La volata finale con le Anteprime,“La Carriola” alla IV puntata, e la ricetta dei Titoli di Coda: La Vignarola di Carlo Camilli. Buona lettura. (DZ) inCopertina
SpErLONGA, 1977 tempera su
tavola Laura Marcucci Cambellotti.
VELOCITà O EFFICIENZA
4-8 SIT_ELLE IL CASO LALLA La
Paolo Romani PAG
inSeconda
(Barbara Augenti) PH
donna con la pipa (Daniela Zannetti)
“LALLA” L’ArTE SOGNATA L’ArTE VISSUTA Shot tra le pagine ph.dz & credits Mostra
2e9 VELOCITà O EFFICIENZA
Scuderie Aldobrandini
PAG
(Barbara
PAG23 TITOLI dI COdA LA VIGNArOLA ANNUNCIA LA prIMAVErA (Carlo Camilli Chef
Augenti)
‘Na Fojetta)
A L T R E
G E O M E T R I E
PAG10 VELOCITà E CONCrETEZZA NELLA LINGUA - diáthesis (Francesca Colaluca) LA CrUSCA LA pIpA E LA VELOCITà #ESCILO #NO (DZ) PAG 11 LA pIpA pErCHè (Barbara Augenti) PAG15-16-17 pETrA E pASQUA “Shot tra
le pagine”Ph Simone Pezzé
PAG (DZ)
PAG
18 “p”dISOGNOdIpIETrE LaCarriolaIV 22 “I VITIGNI GrECI” 2A pArTE La
Libagioni
divulgazione di Sandro Fracasso
SpAZIO
CrEATIVO
pAG 12-13-14-15
greg.snake agent.giovanottiMeccanici Mondani.thriLLing.taMburini.catteLan
PAG
A N T E P R I M E
19-20-21
Libri Le Guide Territoriali Cavour Libri. Livia Frigiotti con Marco Bonini .
L’Evento L’IpOGEO dELLE GHIrLANdE STOrIA dI UNO SCAVO FrASCATI.
Orchidee dal Mondo
Mostra Frascati in Rosa IL GIrO dI pAOLA. NEwS &prOSSIME USCITE
3
L’arte sognata L’arte vissuta
Il Caso LALLA
SIT_Elle IL CASO LALLA
LAUrA MArCUCCI CAMbELLOTTI
L’arte sognata L’arte vissuta La mostra vista da uno degli oggetti di design di Alessandro Marcucci, padre di "Lalla", educatore con Duilio Cambellotti nelle scuole capanne dei guitti dell'agro pontino. Ideò anche una lavagna ambulante e un carro scuola e mobili su misura per piccoli alunni.
4
Lo Zero stavolta
Il Caso LALLA
L’arte sognata L’arte vissuta
Lalla La donna con la pipa Donna Laura
ODE a LALLA
Laura Marcucci Cambellotti Itinerario culturale con Duilio Cambellotti, Giacomo Balla e Alessandro Marcucci marzo 2019- Scuderie Aldobrandini Frascati di Daniela Zannetti
Il crescendo di visitatori e interesse da parte del pubblico, operatori della comunicazione e media, Rai Arte, di Davide Sassolivice presidente del Parlamento Europeo, enti e istituzioni d’arte (Segretario Generale del MAXXI di Roma Pietro Barrera), di artisti (special guest al vernissage l'artista frascatano di adozione milanese Giulio Crisanti cui è stata dedicata una significativa antologica a Frascati nel 2011 e suo nipote Tiziano) e il continuo flusso di Associazioni non solo laziali, e studenti, conferma il valore di questa mostra che incita al recupero dell’espressione artistica, al destreggiarsi in Arte, nel quotidiano, per questo secolo e altri 106 anni. Come l’età di Lalla. Come lei. Si può. Arte è nelle scelta degli oggetti della casa. Arte è la scelta dei colori per far si che non siano "sordi". L’oggettivo incremento numerico di pubblico e la positività dei giudizi che i visitatori hanno voluto lasciare nel libro per gli ospiti e sui social, sono segnali che premiano una mostra che, per molti versi, è corretto definire come coraggiosa perchè abbatte il secolare muro che, a partire dal Rinascimento, contrappone le cosiddette arti maggiori a quelle minori. Una mostra che va senz’altro osservata da vicino perchè ri-costruisce un tempio dell’arte; da lontano le opere in sala - circa 60 tra ritratti e autoritratti, paesaggi, nature morte, su tela, carta o legno, disegni a matita, penna e china, incisioni, arazzi ad ago, ceramiche, gioielli perchè i lavori prendono forma dettagli che in prossimità sono irrilevabili, lievi macchiaiole; con ogni luce del giorno, per le pennellate di lana cangiante sugli arazzi e ogni tempo con lo spazio che si dilata attraverso i ritratti di famiglia, e i luoghi vissuti. Tempio perchè si respira lo sguardo di Lalla, perso e beato nella visione di un tempo altro, dedito a suggestione e fabbrica di opere. In ogni oggetto, in ogni punto, un pensiero. (E noi siamo con Lei nel Tempio). Tempo diverso perchè favola a raccontarla: “si potevano ritrarre i nudi maschili all’accademia e arrivavano genti” da tutto il mondo. Tempo perchè Lalla lo scavalca senza andarsene mai, perchè ogni generazione possa vibrare di ciò: “dividendo il pane”. Tempo diverso e migliore, perchè impossibilitato ad essere egoista: “ non si poteva portare alla bocca un pezzo di pane senza dividerlo”. Il tempo migliore la guerra per cui. (Vicino a noi, in ogni madre e ogni figlia col ventre che danza). Spazio, perchè l’Autrice lo ricrea in modi che l’osservatore ne sia rapito, quasi casualmente. “Oltre la luce c’è tanto spazio - scrive uno spettatore – sembra un Fattori”.
SIT
5
L’arte sognata L’arte vissuta
Il Caso LALLA
dove vanno Le Metà dei Mesi, dove i Mesi stessi uniti aLL'anno? dove Le stagioni? coMe non ristà iL vento, non riposa Lo spirito ( “Ardore” Roberto Calasso)
Quest’ARTE VISSUTA Daniela Zannetti
Non si può restare sordi a questa chiamata dell’Assessore alla Cultura di Frascati Emanuela Bruni che mette a segno la retrospettiva dedicata al talento di Laura Marcucci Cambellotti. L’evento patrocinato dai comuni di Frascati e Lanuvio, la partecipazione del Comune di Rocca Priora, e sostenuta dall’Archivio dell’Opera di Laura Marcucci, è curata da Vincenzo Scozzarella con il gallerista Claudio Tosti (Galleria Theodora) coordinatore, con la collaborazione del Centro Studi Cambellotti. Il percorso tenta di ricostruire, contestualmente con la famiglia Cambellotti stessa, il vasto repertorio di opere della poliedrica eclettica artista ancora vivente, molte disseminate e ritrovate in improbabili contenitori: come la scatole del Lazzaroni dove sono state recuperate le collane di scena film Cleopatra del 1963 (Liz Taylor e Richard Burton) disegnate da Laura stessa e realizzate da un maestro orafo di Roma; e in disparati luoghi. “Lei ha collaborato anche per Ben Hur (costumi) ma per ora abbiamo trovato solo poche tracce - spiega Claudio Tosti - il discorso opere di Lalla è ampio e complesso, ho addirittura traccia, in approfondimento, di piastrelle decorate da Laura nella chiesa dell’Annunciazione a Gerusalemme”. L’evento che si conclude il 31 marzo, sposta e comunica un pensiero di arte e di vita, che annulla la velocità con cui oggi perdiamo manualità o attenzione al mondo creativo, e decisamente non subordinato ad un ritorno d’immagine. Il caso Lalla è un vero Caso da indagare, è anche meraviglia, e gli organizzatori, con i discendenti, sino alle pronipoti di Laura, hanno ricreato alle Scuderie Aldobrandini, quest’arte vissuta e il suo Tempio.
6
SIT
LaLLa Figlia di Alessandro Marcucci, artista educatore legato all’impresa di alfabetizzazione dell’agro romano, sposerà Adriano Cambellotti, il primogenito di Duilio Cambellotti, uno dei massimi esponenti dell’Art Nouveau italiana. Cresciuta oltremodo nello studio di Giacomo Balla, protagonista del futurismo italiano, in virtù del matrimonio dell’artista con Elisa Marcucci, sua zia paterna, imparerà e sperimenterà le sue arti, in un ambiente familiare che è un crocevia di strade artistiche tra Realismo magico, energia del tardo Futurismo e lirismo dell’Astrazione.
QuaLcosa di più che un'esposizione "arte sognata arte vissuta"
..ogni superficie che toccava Lalla era oggettivare l'arte nel quotidiano
Qualcosa di più. L’omaggio a Laura Marcucci Cambellotti è un esempio di arte e vita, uno scartabellare la storia con le suggestioni della cultura, dell'arte, del design, dei sodalizi sociali dei primi del novecento, in un’Italia da costruire e istruire. Querce. La classe dei primi del novecento che arriva sin qui e si propone è rara, è di ferro, e non solo resistente nonostante la ruggine del tempo. E’ forma che si porta dietro ogni corrente di pensiero, di filosofia e storia; di arti. Di attitudine al fare, tra tormenti, difficoltà e felicità di un tempo nelle more dei due conflitti mondiali, volontà connaturata di sopravvivenza, seria asperità di linguaggio coronata da una risata di conferma e invito al comprendere un bagaglio che è del sapere e soprattutto del fare, dagli albori della conoscenza moderna. I modi semplici e tuttavia profondi di Lalla, permeati di arte senza alcuna saccenza accademica, inequivocabilmente emergono dal narrato del Film Documentario, proiettato anche all’Auditorium delle Scuderie e ripercorre un tratto di storia dell’artista intenta a raccontare i suoi pensieri di donna emancipata nell’arte - “rientrando a casa, non pensavo per primo alle necessità della casa e della famiglia (eppure la figlia e la sorella erano sempre nei suoi ritratti), correvo a vedere se l’ultima opera continuava a piacermi- dice”. Se trasmettesse ancora il motivo per cui l’aveva creata: il pensiero di una dimensione altrove, una mistica dei luoghi che l’arte racconta e ricerca.
Lalla, in qualche modo, porta con se una mappa del nostro territorio: dal Tuscolo, dove i sodali Marcucci, Cambellotti e Balla piantavano un albero ogni anno in dono alla natura (sapere dove sono e renderli, se esistessero ancora, un piccolo patrimonio titolato all'arte o non fossero un’intenzione fantastica, una suggestione che giustappunto un mito come quell’area archeologica riesca a far prendere corpo , n.d.r), alla prima scuola realizzata a Colle di Fuori - Rocca Priora “La Scuola dei Contadini” la scuola ai capannari cui tanti personaggi famosi concorsero in vario modo : Angelo Celli, scienziato di fama mondiale che fece approvare Leggi per la cura e prevenzione della Malaria che imperversava nell’Agro Romano; la scrittrice Sibilla Aleramo e, appunto, Alessandro Marcucci e Duilio Cambellotti assieme all’Ente Scuole per i Contadini dell’Agro Romano, con un Comitato di contadini colleforari che “offrirono, oltre alla maestranza, la notevole somma a quel tempo di lire 10 a famiglia”. E quanto è lontano da noi il pensiero che nei primi del 900, guitti, gente bisognosa, abitassero capanne. Infine Lanuvio, dove risiede nella sua casa di campagna da moltissimi anni, e Sperlonga, meta estiva della famiglia nonchè destinazione molto amata da artisti e poeti del tempo.
SIT
Il focolare D.Cambellotti
7
Ilcatalogo
L'importanza di un'ulteriore traccia
Il catalogo"L'arte sognata l'arte vissuta"
Fotografie Archivio dell'Opera di Laura Marcucci Cambellotti LMC. Centro Studi Duilio Cambellotti. Museum Grand Tour
Lo Zero stavolta «Il mancato futurismo in Lalla»
L’artista "totale" secondo i canoni del movimento futurista
8
Laura Marcucci Cambellottiha operato dalla fine degli anni Venti, e sino al 2012 quando ha realizzato il suo ultimo arazzo tessuto ad ago. La produzione di Lalla spazia dalle Nature morte ai Paesaggi della Campagna romana, dai Ritratti di amici, familiari ai numerosi Autoritratti: “luogo d’introspezione, strumento di auto-conoscenza e consapevolezza della propria identità” scrive il curatore della mostra Vincenzo Scozzarella. Celebre l’autoritratto ad olio dei primi anni Cinquanta, divenuto il visual della manifestazione. Lei alla finestra in quieta intimità, col fazzoletto contadino, come nella posa con la pipa, nello scenario immobile, immersa in una magica sospensione e in armonia, una contemplazione mistica ricorre nello sguardo come nell’opera Francina (1939), dedicata alla sorella nella mistica dell'attesa. La cornice naturale dell'ingresso, la venuta(foto in basso). Nel volumetto di 80 pp. dopo la dedica del catalogo alla figlia Tippi, significativa l’introduzione sulla retrospettiva del sindaco Roberto Mastrosanti con la map road della presenza dell’artista sul territorio. Considerevole l’intervento dell’Assessore alla Cultura Emanuela Bruni, giornalista ed esperta di storia dell’Arte, che individua il genio di Lalla nella costruzione quotidiana, naturale, certa e consapevole, delle capacità in un tenace lavoro che segue l’evoluzione della società. “Un interesse semplice e magico, determinato, che prelude al percorso di tante donne che oggi fanno dell’arte il proprio essere nella società”.
Il binomio tra arte e vita nel periodo dell’iper veloce futurismosi rintraccia nelle arti decorative, nella scenografia, nella fotografia, nel cinema, nella danza, nella letteratura, nel teatro, nel giornalismo; nelle arti applicate cui l’altra metà del cielo - incluse danzatrici, aviatrici - ha contribuito con interessanti figure femminili dedite all’arte, spesso sconosciute e poco studiate. Si potrebbero citare Rosita Lojacono, Benedetta Cappa moglie di Marinetti, Fillia, Leandra Cominazzini Angelucci, Giannina Censi che danzò il futurismo, Luce Balla con Elica figlie di Giacomo Balla, Gigia Corona, Regina Cassolo Bracchi approdata in seguito all’arte concreta di Munari. “Se le futuriste sono emerse col desiderio comune di affermare una “femminilità nuova”, lontana dall’idea ottocentesca di sentimentalismo e di fragilità tanto cara all’immaginario maschile” (Rita Gatti, Raffaella Resch), e reagendo in parallelo alle stesse note antifemminili del manifesto di Marinetti, che le punta pusillanimi incapaci di rischiare e morire per un’idea, la laboriosa pacatezza di Lalla e l’applicazione “futurista” ad ogni settore dell’arte, manca di quella reazione vivace alla guerra come di un'esplosione liberatrice di energia, preconizzata come emancipazione femminile dal Manifesto della donna futurista di Valentine de Saint-Point 1912. La donna con la Pipa, nonostante le frequentazioni di Balla esponente di spicco del Futurismo, riesce a mancare questa rivoluzione. I tempi della guerra erano “belli” di energia ma perchè non si era egoisti, “non si poteva portare un pezzo di pane alla bocca senza averlo prima diviso con gli altri”. Lo spirito del padre Alessandro Marcucci pedagogista dei capannari, l’unione in matrimonio con Adriano Cambellotti primogenito di Duilio Cambellotti l’artista - artigiano per eccellenza, formano Lalla, emancipata creativa, forse isolata dai movimenti, ma come donna, autonoma persona pensante. (dz)
SIT
“Elle”=v
elocità
MALE D’ARTE Cartella clinica Anamnesi d'arte (2018)
AION
LUOGO NON LUOGO O LUOGO dELL’ArTE
L’eterno presente Nella cosmologia greca, nello specifico, il tempo veniva propriamente identificato in due modi distinti: era Χρόνος TEMPO nel rappresentare il susseguirsi degli eventi, ma si chiamava Aιών AION quando lo si considerava nell’aspetto percettivo sperimentato intimamente da ogni soggetto. E proprio quest’ultima personificazione dell'istante senza spessore e senza estensione (tra passato e futuro - J.Deleuze n.d.r), diventava (e diventa) lo spazio in cui l’arte, l’amore e tutti gli altri demoni trovavano (e continuano a trovare) un luogo nel quale poter prendere vita, in un eterno presente. Un luogo dove velocità e lentezza non hanno più nessun significato perché la coscienza, semplicemente, non è chiamata a quantificare nessuna tra le esperienze ininterrottamente vissute. Lo "scatto" che ci rende quel che siamo agli occhi dell'eternità.
C’è sempre una logica di tempistiche che ci accompagna ad ogni nostro passo in questa vita, soprattutto quando posiamo gli occhi su una circostanza ed un particolare da soppesare. Pertanto, che siano persone o situazioni quelle che ci proponiamo di considerare, e che si parli di vie di fuga come di sbocchi carichi di opportunità, la velocità non sempre può esserci d'aiuto. Perché, alla fine dei conti, con l’alto rischio di apparire frettolosamente scombinata, ci restituisce una minacciosa evidenza di risultati sempre più sommari e disorganici. Ergo: Spiacente (ma neanche troppo) di dover deludere i più affezionati propugnatori del Fast & Furious, degli studiosi approssimativi e delle autocelebrative madri in carriera e multitasking; ma la velocità non salverà il mondo. E laddove questa grandezza vettoriale che sembra essere la più ambita fra tutti gli imperativi moderni – ci illude promettendoci risparmi in termini di guadagni, ci prospetta maggiori possibilità per impiegare degnamente gli spazi bianchi tra le fitte righe delle nostre Organizers e ci convince di essere molto più produttivi, molto sul pezzo, molto pronti e acuti, e sempre più cool - in realtà resta solo una semplice funzione della rapidità, della resistenza e della coordinazione. La tempestività, al contrario, diventa imprescindibile. Ed è a lei che alludiamo quando pensiamo all’efficienza, è lei che in definitiva ci occorre davvero per soppesare ed esprimere valutazioni, perché la sua è letteralmente una prontezza che ci cambia la vita. E se la velocità, in fondo, si può anche acquisire con buona volontà e con l’esercizio, la rapidità – in quanto legata imprescindibilmente al nostro sistema nervoso – è invece solo parzialmente incrementabile, restando una sorta di privilegio del nostro patrimonio generico. Veloci, in sostanza, si può diventare; ma rapidi si nasce. E forse, considerata in questo modo, la prontezza diventa la sola categoria di cui doverci realmente preoccupare. Oggi come sempre. All’inizio, infatti, l’uomo considerava il tempo esclusivamente in relazione al fluire delle percezioni e lo valutava unicamente rispetto alla consapevolezza di trovarsi o meno nel momento adatto – quello più propizio per agire o per astenersi, per parlare o tacere, per amare o per combattere – ed era quello l’unico momento esistente, il solo e vero tempo da evidenziare. Soltanto successivamente, poi, si è optato per la creazione di una ordinata cadenza universale che potesse raccontare a tutti gli uomini quando il presente diventava passato, lasciando ogni suo spazio al futuro. Pertanto, rallegriamoci, perché le chiavi di questo processo sono unicamente nelle nostre mani: soltanto quando la consapevolezza sopraggiungerà insieme alla parte più burocrate del tempo, l’eterno diventerà istantaneamente calcolo ed assumerà la forma quantificabile dei minuti, delle ore e dei giorni. E solo in quell'istante, anche la lentezza farà la sua comparsa; mentre la velocità, prima del tutto inutile, inizierà, famelicamente, a fare il suo celere corso. Perché, diciamocelo: siamo del tutto sicuri che passato e futuro non possano davvero scomparire, quando la distanza che lega il momento che precede a quello che segue arriva a zero? Sicuri che non possa accadere che l’istante successivo arrivi prima del previsto e talmente in fretta da anticipare il presente, facendolo dissolvere? In definitiva, infatti, ci stiamo essenzialmente chiedendo se sia possibile bruciare le tappe di un qualcosa che, forse, o molto probabilmente, neppure esiste. E non soltanto perché, se così fosse, il presente andrebbe ad essere lo spartiacque di un passato che, per sua stessa ammissione, non è più, e di un futuro che, per definizione, non è ancora; ma anche e soprattutto perché il tempo ha iniziato ad esistere solo nel momento in cui l’uomo ha deciso di scandirlo quantificandolo, tanto da un punto di vista lineare quanto ciclico, ma - di fatto - sempre convenzionale. E se la velocità ci inganna con il solo risultato di sfinirci, facendoci credere di poter vincere su di un tempo che probabilmente smetterebbe anche di scorrere, se soltanto noi volessimo finire di contarlo; l’unico augurio che ci dovremmo fare, per conseguire una reale vittoria, è la rivisitazione meditata di quell’Elogio della follia ipotizzato da Erasmo da Rotterdam. Con quale esortazione lasciarvi, quindi, se non con un: "Siate dunque rapidi, per poter essere veloci, perché a lungo termine, non c'è lentezza più grande della velocità…" (BA)
SIT
9
ELLe=p=v
VelocitĂ e concretezza nella lingua (diĂĄthesis) di Francesca Colaluca
đ&#x;™ƒ___*
Altre geometrie
La crusca la pipa e la velocitĂ #escilo #no Il linguaggio parlato e dei social đ&#x;’Ľđ&#x;™ƒ
đ&#x;’Ľ Ceci n'est pas une pipe scrive in un corsivo manierato ed elegante il pittore surrealista belga Magritte come didascalia alla sua tela mostrante una pipa dipinta su uno sfondo monocromo. No, non è una pipa ma il disegno dell’oggetto rappresentante una pipa. Come possiamo affermare che quel disegno non è una pipa, cosi non possiamo fumare la pipa, fumiamo il tabacco contenuto nell’oggetto pipa. Fumare è un verbo inizialmente solo intransitivo, Va comunque detto che l’Accademia della significa emettere fumo o vapore: “nel camino, la Crusca non ha propriamente autorizzato la legna fumaâ€?, e non può essere seguito da un conversione di questi verbi intransitivi in transitivi bensĂŹ che nel comune parlato (mai complemento oggetto diretto, come invece può il scritto) sono ormai tollerati, in quanto di uso verbo mangiare: “mangia la melaâ€?, che per l’appunto largamente diffuso (dal web) è un verbo transitivo. Cosa ha fatto sĂŹ che fumare sia divenuto anche transitivo e quindi accetti di essere seguito da un oggetto diretto? E perchĂŠ “ho rientrato i geraniâ€? suona fastidioso per Visto che si parla di velocitĂ e linguaggi non si alcuni? può non considerare che gran parte delle Il parlante ha tendenza ad usare certi verbi comunicazione oggi passa attraverso intransitivi con valore transitivo cioè con un oggetto connessioni internet, condizione che suppone una rapiditĂ di “contattoâ€? đ&#x;‘€e al contempo diretto, mi riferisco alla questione dibattuta di recente necessita, per via dell’intrusione immediata se riguardante “uscire il caneâ€? e “sedere il non brusca đ&#x;˜“ nel privato di chiunque, di un bambinoâ€?ma potrei fare altri esempi in merito. Ora linguaggio corto, chiaro ed efficace, quando un verbo ha un oggetto diretto, noi possiamo nonchè gentile.đ&#x;˜‡L’uso stesso delle Emoji capovolgere la costruzione della frase e usare l’oggetto favorisce la sintesi di uno stato d’animo, delle come soggetto grammaticale, fare il passivo: “beve emozioni che si possono trasferire đ&#x;™?e anche il tè => il tè è bevuto da leiâ€? questo indica che il la gradevolezza del contatto, a patto che non verbo bere è transitivo. I verbi intransitivi non hanno sconfinino in carinerie virtuali ingestibili un oggetto diretto, quindi siccome “uscireâ€? e “sedersiâ€? đ&#x;˜?♼â?Ł. đ&#x;’“đ&#x;’‹ sono intransitivi, non potrei sostenere: “esco gli La brevitĂ del messaggio è oggetto di studi che riconoscono codici univoci di comunicazione alunniâ€? oppure “siedi la nonna in poltronaâ€?. necessari allo strumento adoperato e tentano Però un momento: questa tendenza a rendere un linguaggio universale, un sanscrito del transitivi i verbi rivela una necessitĂ di brevitĂ , cellulaređ&#x;‘?. Anche parlare di lingua scritta nel di velocitĂ e di concretezza nell’espressione, caso dei social può generare ambiguitĂ , in quindi nella storia della nostra lingua e di tante altre quanto un messaggio di chat, un hashtags# o lingue, si documenta la tendenza a rendere transitivi un twitter sono piĂš simili al parlato. L’uso di alcuni verbi intransitivi quando sono usati in internet peraltro non è proibito alle licenze espressioni tipiche che indicano un qualcosa di elementari, che scorceranno inevitabilmente concreto e hanno bisogno di un’espressione veloce e copule èin congiunzioni e,e taglierannole “hâ€? qui “sedere il bambinoâ€?. e gli apostrofi, lo scritto!!, (anche perchè c’è di peggio ed è l’analfabetismo funzionale) e In italiano questi impieghi sono rimasti nei livelli inorridire per un #escilo può sembrare colloquiali, parlati specialmente di alcune regioni non persino sorpassato. (dz-_-) solamente meridionali ma anche di altre regioni settentrionali. Non sono stati utilizzati frequentemente nello scritto, quindi li sentiamo come un uso marginale, mentre in altre lingue anche derivate dal latino, proprio questi verbi sono diventati, in queste espressioni, pienamente transitivi: entrar el coche en el garaje: mettere l’automobile in garage (spagnolo) e sortir le fromage du rĂŠfrigĂŠrateur: prendere il formaggio dal frigorifero (francese). Si tratta di fenomeni molto complessi di cui bisogna comprendere l’origine come spinta alla velocitĂ e alla concretezza ed un uso regionale colloquiale che possiamo accettare in certi contesti. L’espressione “fumare la pipaâ€? va in questo senso e lo stesso Magritte affermò: ÂŤNon vedo niente di paradossale in questo disegno, giacchĂŠ l'immagine di una pipa non è una pipaÂť. (fc)
Il linguaggio parlato e dei socialđ&#x;§?
10
SIT
PiPa Perché?
“Elle=p”
MA IL rUOLO dELLE dONNE, IN TUTTO QUESTO?
La risposta è semplice. Perché è legata ad uno fra i rituali più versatili e poliedrici inerenti al fumo e poi perché con l’espressione “fumare la pipa” possiamo riferirci tanto alla più ambiziosa delle dichiarazioni di prestigio e potere sociale, quanto all'immagine sfumata di una romantica ricerca d’ispirazione (magari incoraggiata fra le tele e i pennelli consunti in una soffitta di Montmartre) o, invariabilmente, anche ad un'epica narrazione di ricordi, questa volta navigati tra le luci accoglienti di un porto o di lunghi tramonti in alto mare. Ma che siano figure imprenditoriali di successo, artisti o riservati marinai in tricot, il denominatore comune del fumatore di pipa sembra essere sempre uno: la solida ed inviolabile sicurezza di sé. E con essa, neppure a dirlo, quella calma che si riconferma la più idonea fra le virtù per caratterizzare la forza e la vittoria. Di qualsiasi forma sia - tarchiata e perfettamente adatta alle mani screpolate di un marinaio oppure liscia e raffinata, con il bocchino in ebanite e minuziosi dettagli inconfondibili - questa regina dell’appagamento sensoriale resta comunque nell'immaginario universale un simbolo vincente di sicurezza oltre che l’emblema autorizzato per una filosofia che impone la padronanza della lentezza. Una lentezza che, guarda caso, la pipa evoca già dalla sua lunghissima realizzazione.
Altre geometrie
Un’alleata nei momenti difficili la padronanza della lentezza. dI bArbArA AUGENTI
E se è vero che la flemma spesso si accompagna ad un adeguato livello di concentrazione, non è affatto difficile comprendere come si sia sviluppata l’equazione che associa il nostro ambizioso oggetto ad una profonda e brillante attività intellettuale. Non solo, quindi, manager d’élite, navigatori o sfuggenti animi bohémien si abbandonavano al sacro rituale, ma anche politici e rivoluzionari ed immancabili eccellenze nell’ambito della musica - Beethoven, ad esempio, e Bach (che ne compose addirittura una celebrazione) fino a Coltrane in tempi più recenti - o della scrittura, pensiamo a Dickens, Kipling, Tolkien, Hemingway, Pavese e Welles (ma anche agli iconici personaggi Sharlock Holmes e Maigret, ideati da Conan Doyle e da Simenon, anch’esso fumatore di pipa). In ambito filosofico, poi, ricordiamo Husserl, Sartre, Russell ma anche Jung, ed infine scienziati come Planck, Einstein, Lorenz...
Almeno per quanto riguarda il panorama occidentale le fumatrici di pipa sono state casi isolati e comunque scandalosamente fuori dalle regole. Al di là, infatti, di una certa iconografia che ci tramanda sgraziate e perlopiù sfiorite signore sudamericane ritratte nel fumare la pipa, le donne non sono mai state facilmente accostate all’oggetto in questione e questo, probabilmente, a causa di una discriminazione che si è appellata, oltre alla tenace convinzione che il fumo di pipa non si addica alla femminilità, anche alla conditio sine qua non di lentezza, concentrazione e padronanza che il rituale stesso richiede ma di cui le donne, a lungo, non sono state ritenute portatrici.
Eppure, se da un lato risulta strano pensare che proprio la dedizione e la pazienza possano non essere state considerate prerogative muliebri o che la grazia estetica possa risultare deturpata dall'antica ritualistica - la stessa Jaqueline Kennedy, osannata come simbolo di stile e le donne sensuali disegnate da Vittorio Giardino, difatti, hanno dimostrato esattamente il contrario - dall’altro non è difficile comprendere il motivo per il quale le più celebri fumatrici di pipa siano state rintracciabili solo nell’universo dell’arte. Soltanto temperamenti agili ed impudentemente fuori dalla regola come quelli delle letterate Amantine Dupin (conosciuta come George Sand) e Virginia Woolf - nate, rispettivamente, all’inizio e alla fine del 1800 potevano tranquillamente disattendere ogni pudico rigore imposto, scegliendo di fumare senza remore la loro pipa. E non ci stupisce per nulla, quindi, se accanto a queste due intellettuali capaci di scardinare le consuetudini morali di un intero contesto sociale, troviamo ora, in questo nostro ben più liquido Millenium, anche la centenaria creativa Laura Marcucci Cambellotti, poliedrica protagonista di un’arte sognata e vissuta. Perché fumare la pipa, alla fine dei conti, è un gesto libero e smargiasso oltre che elegantemente edotto; ma anche erotico. E davvero ci viene da chiederci se i migliori amici per una ragazza, dopotutto, non siano più quei luminosi diamanti suggeriti da Marylin, ma molteplici e variegati modelli di pipa da tenere in borsetta pronti per l'occorrenza, proprio come faceva l’insospettabile Jackie… Chissà, potrebbe anche dimostrarsi un’alleata nei momenti difficili, e forse risultare preziosa quanto la celebre vetrina di Tiffany per Audrey Hepburn/Holly Golightly…
11
«Da questo
spazio vorremmo inoltre lanciare dei Contest di scrittura e immagini e realizzare delle Graphic Novel Ma questa è un’altra storia»
LIBAGIONI:
GIOVANOTTI MECCANICI MONDANI Computer Art
LIBAGIONI
Diamo a questa coppia di giovanotti mondani famosissimi lei Rossana Zannetti, la titolare de ‘Na fojetta, lui il mitico Greg ospite a cena nel ristorante frascatano, il compito e l’opportunità di introdurre, e tutelare, la rubrica Libagioni come lo spazio dove servire argomenti con gesti rituali tra sacro e profano, rivolti alla dimensione creativa sia della scrittura che della cultura delle immagini, quanto del cibo. Libagioni sottointende sempre all’idea di SIT come relazione a tutti i numeri dello zero, laddove lo zero da nullo prende valori inaspettati. L’influenza di 601 seiunozero è casuale, diventa inaspettatamente decisiva quando da ‘Na fojetta tra i clienti serali si riconosce Greg, dalla giacca. Combinare la citazione di Pizia,sacerdotessa di Apollo di Sandro Fracasso nei Vitigni Greci (Sit Rosa VI, prima parte, in questo numero II parte pag.22), visualizzata in una phiale greca, ovvero l’invaso con cui venivano sparse essenze e libagioni nei rituali sacri, con le chiome nere di Rossana come tratti ellenici di un oracolo di Delfi, più la vena ironica dei format del duo Lillo &Greg, è stato immaginare il titolo Libagioni come quella forza capace di connettersi a tutte le altre per comporre un argomento da offrire. Scomoderemo pertanto Apollo come colui che traina il carro di tutte le arti e dio che scende in terra tra gli umani, e anche Dioniso l’uomo che viene divinizzato con la sua forza che simbolizza l’impulso vitale, l’energia creativa. Abbandonandoci a background ancora oggi attuali o rivisitabili e al ritorno di certa mondanità delle arti: del fumetto, per esempio, meglio tradotto in Graphic Novel. Non a caso, Lo zero stavolta, che include “V” di velocità, apre Libagioni col tratteggio del primo fumetto al computer dei Giovanotti Mondani Meccanici e il velocissino Snake Agent di Stefano Tamburini (1986), il cui lavoro per certi versi sottovalutato è ancora attuale: il personalissimo percorso artistico del fumettista che meritava l’incontro con le nuove generazioni, se un’overdose non l’avesse stroncato a soli 30 anni. Se molte delle suggestioni artistiche della controcultura erano direttamente proporzionali alla “psicadelia” da sostanze proibite, queste stesse hanno falciato vite di ribelli con stile culture underground, animate dalla smania della ricerca espressiva e cadute sotto l’inquietante ombra delle droghe. Ma qui ci interessa il concept velocità e con quali strumenti e tecniche è stato rappresentato, l’idea delle contaminazioni nelle arti, delle citazioni e dei pastiche visivo - letterario. Tutto in perfetta simbiosi a quell’oggettivare l’arte in ogni azione e del vivere tempi interessanti. (dz)
12
«L» LISCIAEBUSSA sulla RICETTA - Greg
Puntualizzando: se Greg avesse indossato un’altra giacca non lo avrei riconosciuto come Greg
SNAkE AGENT LA VELOCITà AI TEMpI dELLA FOTOCOpIATrICE
IldetectiveSnakeèconcepitosullabase della velocità ed è rappresentato in perenne stato di movimento attraverso la fotocopia strisciata sul vetro della macchina di vecchie strisce di Secret Agent X-9 diMel Graff.
SIT
LIBAGIONI
Giovanotti Mondani? già...
Puntualizzando: se le Ricette de Na fojetta non fossero eseguite da Na fojetta non saerbbero la stessa cosa ‘Che tu possa vivere in tempi interessanti’ antico anatema cinese
Rossana Zannetti - Greg
«LISCIAEBUSSA sulla RICETTA» - Greg
c’è lo Strudel di abbacchio? - chiede greg buSSando aL ristorante ‘na fojetta a frascati.
La ricetta di Carlo Camilli, che ricalca l’antico piatto rivisitato già nelle colonie pugliesi della Magna Grecia si sta imprimendo nel panorama delle fantasie gourmet. E’ stata pubblicata su SIT N. V con i Titoli di Coda “Animelle” perchè il gustoso strudel di carni di abbacchio insaporite da spezie, contiene all’interno mele e le mordide animelle, considerate delizie del palato. Su Bell’Italia nell’articolo dedicato a Villa Falconieri e ‘Na Fojetta, tra i locali dove mangiare, viene indicata come “Strudel ai carciofi”, lisciando il piatto. Bell'Italia N.383
Un esperimento di avanguardia fumettistica tra i più riusciti
Forbici, bianchetto, colla, fotocopiatrice e vignette vecchie degli anni 40 sono gli ingredienti che in mano a Tamburini diventano una forma di espressione meta-fumettistica e propriamente artistica. «Con l’ausilio di una marzo 2018. fotocopiatrice, smonta, rimonta e rismonta, risequenzia, mescola con immagini fotografiche, sgrana e sbava e in genere disfa a piacimento alla ricerca del miglior effetto grafico nell'ossessiva esplorazione delle nuove possibilità e automatismi offerte da nuovi mezzi espressivi dati dalla fotocopiatrice e il collage.» Dieci anni dopo, nel 1996 Maurizio Cattelan con Paola Manfrin e altri da vita a un progetto cannibale, ovvero una rivista - Permanent Food - una rivista costituita da sequenze di immagini estratte da altri magazine internazionali oppure da pagine strappate e ricomposte in una nuova sequenza secondo il principio che l'accoppiamento innovativo, di due o più immagini che non erano collegate prima, attribuisca un nuovo significato simbolico a entrambe - insomma una seconda generazione di immagini, oltre l'Autore, di ogni cosa connessa con le altre.
SIT
13
LIBAGIONI
"prOVA ANCHE TU"
Tamburini, tra l'altro, era un ammiratore delle "Macchine Inutili" di Bruno Munari, che negli anni sessanta, grazie all'adozione di tutte le nuove tecnologie disponibili al grande pubblico (proiettori, fotocopiatrici, cineprese), divenne un'enciclopedia dell'arte fai-da-te, dove ogni opera conteneva l'implicito messaggio per l'osservatore "prova anche tu". In particolare nelle Xerografie di Bruno Munari di quegli anni era evidente il sapore futurista nella rappresentazione della velocità. Anni di cura per l'immaginazione, con prodotti come "Codex Seraphinianus un moderno Voynich inambitopsichico definitountentativo di "catalogazionedel mondo incoerente delleforme intermedie ( 1976-1978), Botanica Parallela di Leo Lionni (1976)...
GIOVANOTTI MECCANICI MONDANI Computer Art
Lo ricordo bene il “primo fumetto al computer"apparso sul numero 84 di "Frigidaire" nel Maggio del 1984, era in esclusiva mondiale, un titolone ad effetto. Ero abbonata alla Rivista Frigidaire di cui conservo la collezione dal primo numero, quando lessi del concorso dei Gionanotti Meccanici Mondani. Al tempo i pochi che possedevano un home computer avevano Commodore 64. Per la memoria esterna si usavano i floppy disk. Ricordo che tentai alle prime armi un fumetto titolato Alba Verde, Albert Vert, Albert vas dedicato ad un amico. Fatti i primi disegni, scannerizzati, impaginati con molta difficoltà con un linguaggio preistorico e salvati su dischetto, Alba verde fu cancellato per sovrapposizione di altre informazioni e non vide mai la luce. Nemmeno ci riprovai. Creare un fumetto elettronico nel 1983-84 era una impresa tecnicamente complicata, al punto da essere quasi una pazzia. Come spiega Antonio Glessi del gruppo di artisti noto in seguito come "Giovanotti Mondani Meccanici", il personal computer era uno strumento costoso, poco realistico nella resa dell'output graficoetotalmenteinadattoalla stampa di disegni a colori. Prima di arrivare sulle pagine di "Frigidaire", "Giovanotti Mondani Meccanici" doveva passare da due fasi: i disegni venivano fotografati dallo schermo delcomputerelefotografie in seguito impaginate insieme alle didascalie perchè inserire il testo dei fumetti in computer graphicsavrebbeoccupato troppo spazio - in lastre litografiche. Alla computer art di quegliannièstatadedicata unaretrospettivaacuradei museidiinformaticaMIAI e MusIF di Roma. (DZ)
LIBAGIONI "SkETCH"
appena arrivato IN ORDINE DI VELOCITà, Lo schizzo di atLante esedra di viLLa aLdobrandini frascati reaLizzato in Mezz’ora di OPEN SPACE da fabio caMiLLi dottore in architettura
14
SIT
il racconto
Eros e thrilling nel racconto inedito di Sandro Frascasso per Monologhi d’Attrice. Una giovane donna fa i conti con la storia cardine cui deve la sua iniziazione sessuale e conseguente maturazione relazionale. Lo fa seguendo l'olfatto, la sua arma più efficace, che le srotola senza traumi, né eccessivo stupore, un filo coerente dai primi passi sconvolgenti, passando dai ripetuti tradimenti, all’epilogo affidato di nuovo all’olfatto. Piani di lettura quasi noir, sfugge a momenti il racconto in prima persona per travasare nelle voci dei due soggetti alternanti, bevuti l'uno dall'altro.
“Libagioni
LA SOMMELIERa
L'odore dei vestiti mi racconta le tue giornate, svela lentamente l'impilarsi delle ore, in una scala rovesciata del tempo, che non si scompone di certo perché ti scurisci i capelli. E così vengo a sapere che la vedi ancora: “Chi quella? Finalmente me ne sono liberato, era un'ossessione ritrovarmela dovunque; ma si sa, le ragazzine amano più l'idea, della carne e io sto invecchiando” e che la scopi, facendo sempre più fatica, ma lei non te lo fa pesare, per ora. Mi dice che fumi, no è vero col sigaro hai smesso, e con la pipa anche, ma sbuffi da quei cosi che chiamano elettronici, e che sembrano stilografiche anni venti in fiamme. Lo fai come un po' tutto il resto, con la calma che vorrebbe denotare maturità, la stessa che mi fa riflettere sulle proibizioni che ci imponiamo crudeli: forse è vero che non ti piace, ma credo sia più vero che a non piacerti sia io. Poco male, l'importante è che mi lasci continuare ad annusarti; quando fai la doccia ti senti tanto solo e felice, anche per me è così. La tua doccia mi lascia un quarto d'ora d'estasi con i tuoi calzini, i tuoi boxer, la maglietta che in viaggio non ti sei potuto cambiare. Finisce che riesco ad uscire di qui, con te, come facevamo ridendo, volando i chilometri, rendendo le salite discese, tanto correvano gli istanti insieme. Eravamo felici? Non ci ho mai voluto credere, perché ho sempre preferito la ragione alla fede, così come un brutto reale a un bel ricordo. In quei momenti il tuo odore voleva ancora mescolarsi al mio, e tu, sì proprio tu che sembri così asettico, non perdevi occasione per immergerti nei miei, per ritrovarteli addosso mentre mangiavamo. Ricordi quel giorno che mi proponesti di abbinarli ai tuoi vini? Ne avevi una selezione ben più povera ed abbordabile di quella di oggi, ma a sentire te era: un carotaggio ben riuscito del trionfo enologico moderno. Palle, ma era bello ascoltarti, degustarli col retrogusto delle tue tante pelli in sottofondo, lasciare andare la certezza per la possibilità e quest'ultima per l'illusione. Avevo da poco iniziato a formulare frasi al noi, incespicando nelle espressioni che mi uscivano quando lo facevo. Ero sola dentro quel noi, più di ora, e mi sentivo in colpa per quella sensazione ingrata e immatura. Dall'altra parte c'eri tu, con le iperboli sgargianti che rendevano lo zenit una abat-jour e le mie ritrosie la cavalcata dannata della mia miseria nei campi abbondanti del tuo io magnanimo. Imperversavi, sul mio corpo scolato dall'adolescenza, imperturbabile da cicli e ovulazioni, preso dalla sicumera del conquistatore ineffabile. Non te l'ho detto la prima volta e così la seconda, ma farti sentire invincibile non ti ha saziato, i sapori forti disgustano per primi. Non avevi capito e non avrai tempo di comprendere. L'odore di sangue, che hai cercato di mascherare col sapone liquido del treno è ancora più evidente. Mi mancherà annusarti, forse anche per questo, da un mese, abbiamo un secondo congelatore. Sì ti ricordavi bene, fai sempre tutto meglio di tutti tu, quello vecchio funziona ancora alla perfezione e sì, è ancora in garanzia. Vieni dai, che ti asciugo la schiena
SIT
15
Maoi Isola di Pasqua Shot Giro in tondo Giro del mondo Credits:SP
16
SIT
SIT
Isola di Pasqua
17
Libri Le Guide Territoriali PASQUA l’ISOLA SHOT DAL MONDO SP “PRIMO PIANO FRASCATI La Consulta 8 settembre 1943 - 2 giugno 1944 La medaglia d’oro al merito civile per le sofferenze belliche
Carriola | FacteurCheval LaCarriolaIV
di Daniela Zannetti
,
L’uomo che costruì il suo palazzo ideale senza essere archittetto con la costanza ogni giorno di portare a Hauterives il suo sogno di pietre.
Dal ritrovamento di una pietra arenaria modellata dal vento e dal tempo, così Ferdinand Cheval considerò che poteva modellarsi lui stesso per diventare costruttore di un Palazzo ideale. Un giorno durante uno spostamento aveva notato una pietra modellata dall’acqua e dal tempo che alimentò la sua curiosità spingendolo a cercarne delle altre. E si disse : visto che la natura scolpisce, io farò il muratore e l’architetto. Con la sua Carriola ogni giorno trasportava le pietre per la sua Opera che divenne un simbolo del Manifesto Surrealista (Breton), nonchè successivamente luogo d’arte e di attrazione turistica francese, nella regione del Rodano, ad Hauterives. Dal 1969 il palazzo è considerato monument historique ed è meta di visitatori tutto l’anno. In quel comune francese, dipartimento della Drôme, CHEVAL che di mestiere era postino, costruì il suo Sogno di Pietra, il palazzo ideale, un “palazzo immaginario” col suo dialetto architettonico; secondo Breton “l’irreprimibile bisogno umano, che affiora nella nostra epoca come in tutte le altre, di estendere alla altre arti quanto fu per molto tempo ritenuto prerogativa della poesia, non tarderà ad aver ragione di certe resistenze consuetudinarie, che cercano di nascondersi dietro le pretese esigenze dell’utile“. Per una dozzina d’anni Ferdinand ha coltivato l’idea di costruire un palazzo “oltre l’immaginazione”. Un pazzo. Non era muratore, non aveva mai usato la cazzuola, era scultore senza conoscere lo scalpello. Per non parlare dell’architettura che non aveva mai studiato. Di lui si diceva che inciampando in una pietra divenne Architetto; Breton ritenne possibile cancellare l’antitesi tra sogno e realtà con la surrealità:la realizzazione di desideri solidificati. In una produzione coatta del tempo libero per oltre trent’anni, Cheval percorse ogni giorno venticinque chilometri con la sua carriola per raccogliere le pietre dalle forme fantastiche che trovava nelle colline e realizzare un palazzo di circa 26 per 14 metri ed alto 10, percorso internamente da una galleria labirinto, con un terrazzo da cui si accede a torri, interamente decorato come un parco Guel. Sculture di mondi fantastici, animali e vegetali, figure mitologiche e rimandi all’Egitto dei faraoni, ai Saraceni, ai monumenti indù e agli orientali. Grazie alla carriola.
18
SIT
A N T E P R I M E
SIT
A N T E P R I M E
L’Ipogeo delle Ghirlande
L’Evento da non mancare
28 marzo 2019 Sala degli Specchi Palazzo comunale Frascati
Dietro una porta di pietra sigillata, l'affascinante storia della scoperta dell’Ipogeo delle Ghirlande. La storia dello scavo. 28 marzo Sala degli Specchi Frascati H:17:00 Dott.Franco Arietti, Comune di Frascati Assessorato alla cultura. Nel 2000, nei pressi di Grottaferrata, vengono ritrovati due sarcofagi marmorei in tomba romana del I sec. d.C. All’interno ci sono i corpi imbalsamati di Aebuzia Quarta e suo figlio Carvilio e pressoché integri gli arredi funerari tra cui l'anello d'oro a cabochon in cui è collocato un mini-busto di Carvilio, oggi conservato al Museo di Palestrina. Dalla ricostruzione della storia di Aebuzia Quarta e il figlio Carvilio, caso conosciuto come “the Mummy of Rome”, l’archeologa Giuseppina Ghini, che ha seguito il ritrovamento, racconta che di Aebutia rimane solo lo scheletro, ma si sono conservati i “fiori delle ghirlande che addobbavano la salma (lilium, rose e viole) - motivo del nome all’ipogeo - la veste di seta e la preziosa parrucca rossa, realizzata con capelli umani, fibre vegetali e crini animali”; di Carvilio resta invece il corpo mummificato alla maniera egizia. Le due “mummie” non esposte al pubblico si trovano al Laboratorio di antropologia di Tivoli mentre i sarcofagi sono conservati nel Museo dell’abbazia di San Nilo a Grottaferrata, rendendo la ricostruzione delle tombe frammentata, almeno fino al 2017. (SIT)
Orchidee dal Mondo 12 - 14 Aprile 2019
XXIVedizione VILLA MONDRAGONE Monte Porzio Catone L’inaugurazione 12 aprile 2019 alle ore 16,30
La manifestazione “Orchidee dal Mondo” evento di spicco nel programma culturale dei Castelli Romani lascia il centro storico di Monte Porzio Catone. L’atteso appuntamento ormai fisso nelle agende di appassionati, turisti e orchidofili esperti, si svolgerà in collaborazione con l’Università di Tor Vergata –Dipartimento di Biologia, Orto Botanico - presso Villa Mondragone. Ricordiamo le storiche edizioni della kermesse botanica “Orchidee in centrO” ideata e organizzata da Gianni Ferretti, appassionato orchidofilo, che con la VI edizione del 2001 raggiunse appieno il potenziale espositivo della manifestazione internazionale con il maggior numero di espositori italiani ed esteri dalle prime edizioni e VIP Garden, che ricreò nei tinelli del centro gli habitat naturali delle orchidee con laghetti, ruscelli e cascate, tappeti erbosi, un gran numero di piante fiorite esposte. In questa idea originale la comunità si ritrovava, l’apertura del cuore del paese era occasione di crescita. Tuttavia i Patrocini e i sostegni dell’Università di Tor Vergata, che a Villa Mondragone ha il suo Centro Congressi e Rappresentanza, sono da tempo riconosciuti per la validità degli eventi promossi, di gran pregio culturale. Le nuove edizioni sono gestite dall’Associazione Orchidee dal Mondo, l’Università si occuperà prevalentemente degli aspetti scientifici, con la realizzazione di un Convegno e conferenze sul tema. I visitatori potranno anche visitare alcune parti della storica Villa. A coronamento del percorso espositivo saranno presenti alcuni intrattenimenti musicali e un’area ristoro. L’ingresso è a pagamento (euro 5), ingresso libero per bambini sotto i 12 anni e portatori di Handicap. Parcheggio Gratuito. Con il biglietto, si può aderire al concorso fotografico. In concomitanza di Tuscolo La nuova stagione13 -14 aprile navetta gratuita tra Tuscolo e villa Mondragone. SIT)
SIT
19
A N T E P R I M E
SIT
La Guida
La Nuova Guida dei Castelli Romani Colli Lanuvini e Prenestini
L’Area metropolitana di Roma raccontata nella “Nuova guida” CAVOUr LIbrI Cavour Libri. Castelli Romani, Colli Lanuvini e Prenestini, comune per comune, come vivere il grande patrimonio storico archeologico e naturalistico di queste destinazioni affollate di tradizioni e cultura, che da sempre conservano il loro fascino per il turista, a due passi da Roma. Il volume aggiorna la prima edizione del 2005. Bilingue Italiano testo Inglese a fronte.
FRASCATI IN ROSA
ancora più rosa 13 maggio - Nell’ambito delle manifestazioni sportive e culturali di Frascati in Rosa che precedono l’arrivo dei ciclisti per la “Tappa della Scienza” è previsto il passaggio del GIrO dI pAOLA. Paola Gianotti, l’ultracycler più veloce del mondo - GUINNESS wOrLd rECOrd realizza la circumnavigazione del mondo, 30mila km, in 152 giorni anticiperà anche quest’anno di un giorno le medesime Tappe del Giro d’Italia (102°), testimonial di una Campagna di sensibilizzazione sulla Sicurezza del ciclista in strada#iorispettoilciclista ideata con Marco Cavorso.
NEWS La recordwoman attraverserà il centro di Frascati e taglierà l’Arrivo in P.zza San Pietro. Dopo il benvenuto Paola Gianotti sarà ospite a Frascati della Libreria Cavour con la vetrina dedicata al ciclismo e la campagna#iorispettoilciclista in un incontro pubblico in Sala degli Specchi. (Gianotti nel 2015 pubblica “Sognando l’Infinito”). La serata si concluderà con una Cena di gala in rosa - I menu del Giro coronata da una mostra Foto - Grafica “Arti in Transito: Velocità” nel Ristorante ‘Na Fojetta, dove le saranno consegnati omaggi frascatani. La ciclista ripartirà il mattino seguente per la V tappa Frascati - Terracina.
20
L’evento è una proposta di SIT N.Zero col Patrocinio del Comune di Frascati. Tra i sostenitori ‘Na Fojetta Ristorante, Libreria Cavour, Tusculum Sport Center, Ottica Corazza.
SIT
SIT
PROSSIMO SIT Alessandra Cappellotto
iridata ai mondiali del 1997 L’Intervista
Metti il Carciofo Il trionfo
dal 25 Aprile e
I menu del giro dal 13 Maggio ‘Na fojetta
SIT
A N T E P R I M E
Frascati: arrivano i fondi per il restauro della scalinata di Villa Torlonia
Col Decreto Interdipartimentale 6 marzo 2019 per la “PRIMO PIANO Messa in sicurezza degli edifici e del territorio riferiti a FRASCATI opere pubbliche, Frascati, grazie alla progettualità degli La Consulta Uffici competenti, ha ottenuto un finanziamento per il 8 settembre 1943 restauro della scalinata di Villa Torlonia dal Ministero - 2 giugno 1944 La medaglia d’oro dell’Interno. al merito civile Uno stanziamento importante che consentirà di effettuare per le sofferenze interventi che erano necessari da tempo per la sicurezza e belliche la conservazione della monumentale scala a quattro rampe incrociate con le storiche Balaustre di ringhiera e parapetto, di accesso al Parco con il Teatro delle acque del "Se ami qualcuno dillo" Maderno. 12 aprile ROMA Frascati otterrà in tutto oltre 5 milioni di euro destinati al miglioramento sismico del Plesso Scolastico di Villa Muti Livia Frigiotti Biblioteca e Vanvitelli, per gli adeguamenti delle normativa Comunale Quarticciolo presenta antincendio del Plesso Scolastico di Via Mamiani, delle Marco Bonini Scuole Lupacchino e Vanvitelli, degli Asili Nido Comunali; e ilsuo romanzo la messa in sicurezza e valorizzazione dell'area archeologica in località Cocciano caratterizzata dai resti di ed. LONGANESI una villa romana attribuita all’imperatore Tiberio e Livia Drusile (14-37 d.C), e ulteriori interventi su immobili comunali. (SIT)
21
I VINI DI SANDRO fRACASSO
Vitigni greci o “greci”
2aparte
bacca nera e bacca bianca
Proprio in virtù dell'enorme contributo che i greci hanno donato allo sviluppo umano, ci si può concedere il rischio ragionato di ridimensionarlo, rimarcando le circostanze in cui probabilmente si sono appropriati di qualcosa che loro non era.
Altre geometrie
Omphalos phiale greca Omphalos phiale etrusca
Vuoi che sia stato per malia mercantile, per prosopopea, o per altrui sfruttamento fraudolento della fama micenea, di certo non tutto ciò che era considerato greco lo è davvero. Qualcosa di specifico si incontra anche occupandosi di vino. Attualmente i vitigni detti greci registrati ufficialmente al registro Nazionale delle varietà delle viti, sono sei: due a bacca nera (Greco nero, Grechetto rosso) e quattro a bacca bianca (Greco, Grecanico dorato, Greco bianco, Grechetto). Si tratta di vitigni ampelograficamente e organoletticamente molto diversi tra di loro, il che fa sospettare un'origine non comune, nonostante tutti siano indicati come greci.
le PrezioSe barbatelle dei SiracuSani
Nel diciannovesimo secolo, quando i traffici mercantili divennero capillari ed efficienti, l'arrivo massiccio dei vini greci-meridionali (derivanti da quelli della Magna Grecia) cancellò di fatto le goffe imitazioni del nord Italia
Dal medioevo, infatti fu grazie ai veneziani che i cosiddetti vini greci si diffusero ampiamente tra clero e nobiltà. Divennero mito presso il popolino, facendo leva sulle note abboccate e sulla ricchezza in corpo che la sovramaturazione conferiva loro. Non mancarono tentativi di imitazione, sfruttando l'allevamento ad alberello e la vinificazione alla greca e casi di vere e proprie frodi. Non si può comunque escludere che i primi tentativi di coltivazione, allevamento e vinificazione da parte dei coloni greci sulle coste adriatiche settentrionali siano avvenuti già attorno al quarto secolo a.C. Difatti, la citata rifondazione di Adria nel 385 (Al Tiranno al Tiranno, Vitigni greci p.te 1) ad opera dei siracusani avrà di certo portato con sé anche le preziose barbatelle, che immancabilmente seguivano le colonizzazioni. Continuando con questo gioco della macchina del tempo si arriva alla peste nera del 1348 che inferse un trauma profondo alla viticoltura italiana. L'elevata mortalità non risparmiò i contadini e con essi si persero molte delle tecniche secolari di coltivazione e interi vigneti pregiati, sovente poi sostituiti da viti atte a produrre maggior quantità di vino, seppur scadente. Si può pensare a quel luttuoso evento, come al principio delle molte confusioni che si sono generate attorno ai mitici vitigni greci. È opportuno quindi riportarci allo status quo ante, fino a intercettare le macroaree temporali cui riferirsi, per poter finalmente introdurre le ipotesi mancanti, in grado di restituire una maggiore completezza al quadro d'insieme.
il PoPolo miSterioSo E L’ANATOLIA
Studi recenti fanno risalire le tracce di vinificazione più antiche all'8000 a.C. e le collocano in Georgia, presso i siti di Shulaveris Gora e Gadachrili Gora, a circa 50 chilometri a sud di Tbilisi.
I luoghi di cui sopra appartengono alla cultura di Shulaveri-Shomutepe, diffusa fino all'Azerbaigian e all’altopiano armeno (ad est dell'Anatolia orientale). Queste informazioni, unite in modo fluido e non strumentale, ci portano a non escludere che gli Etruschi siano giunti in Italia dall'Anatolia, introducendo i progenitori delle vacche chianine e maremmane e una loro (se non addirittura la prima) arte di vinificazione. Degli Etruschi si conosce molto di usi e costumi, grazie alle numerose necropoli, ai resti di manufatti e costruzioni, ma nulla di assolutamente certo sulle loro origini. Le teorie che si sono susseguite su fonti storiche sono discordanti; si va da quella orientale di Erodoto che li farebbe arrivare in Italia dall'Anatolia, a quella autoctona di Dionigi di Alicarnasso. In anni di ricerche arricchiti dalla possibilità di fare test approfonditi sul DNA, non si perde l'importanza delle fonti storiche, ma si acquisisce un'arma per poter comprendere quale sia la più attendibile (ammesso non ve ne sia una ulteriore non ancora ipotizzata). Il cardine di questi studi è stato l'uso del NGS (Next Generation Sequencing), per sequenziare il DNA. Questo potente strumento, nell’ambito della paleontologia, ha permesso di ottenere informazioni da molecole di DNA di campioni di alcune migliaia di anni. Applicato alla diatriba etrusca ha fornito risposte affascinanti.
22
segue III parte
Sandro Fracasso
gli EtruSchi e il Grechetto
SIT
“V”
TITOLI DI CODA
LA VIGNAROLA Annuncia la Primavera Carlo Camilli Chef ‘Na Fojetta
La Vignarola è una zuppa di ortaggi, fave, piselli, e lattuga. In uso a Roma e nell’area metropolitana dei Castelli Romani è una delle ricette tradizionali del Lazio: per questo è chiamata anche Vignarola alla romana, ma fa parte di tutti quei piatti a base di primizie di stagione, da nord a sud, e conosciuta con altri nomi, per esempio garmugia, la variante lucchese, la frittedda siciliana. E’ considerato un piatto frugale e umile, ma piuttosto ricco di sapori e nutriente. Il piatto ideale per contadini e vignaiuoli, con le verdure raccolte al ritorno da campi e vigne. E’ il piatto che annuncia le primizie di primavera. La ricetta originale, tramandata dalla memoria dei nonni e dalla cucina degli osti romaneschi, prevede l’uso del solo guanciale per arricchirlo. La Vignarola è ideale come piatto di apertura o antipasto, a minestra con più brodo, come condimento per risotti o utilizzata come contorno o su bruschetta di pane unta d’olio e cosparsa di formaggio pecorino romano Dop. Per gli aromi, mentuccia di campo, come per aromatizzare i carciofi.
SIT
Ingredienti e Preparazione: Fave, Piselli, Carciofi, Lattuga romana, (variante con punte di asparagi), guanciale, mentuccia, cipolla. Olio, sale e pepe. Pecorino Dop Scafare le fave e i piselli , mondare i carciofi, tagliare a spicchi.Tagliare a listarelle sottili la lattuga fresca. Prelessare separatamente le verdure con i propri tempi. Preparare un trito di cipolla, olio e pezzetti di guanciale, appassire e stufare cipolla e guanciale. Ripassare nel tegame le verdure per 10/15 minuti per insaporirle; sale e pepe a piacere, aromatizzare con mentuccia fresca. Servire su crostoni, con riso carnaroli o in zuppa, nel tipico vasellame di cotto. Senza guanciale è un ideale piatto vegetariano. Vini: accompagnare con Malvasia bianca.
23
NA ‘FOJETTA Ristorante a Frascati Dove la tradizione si riscopre con Gusto Via Risorgimento 4 06 9724 5420 345 76 71 693