SLOW ECONOMY 13

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ANNO 4 NUMERO 13 Marzo/Aprile 2016

Francesco Lenoci, ritratto dell’Ambasciatore di Puglia

Comune di Bari

Progetto realizzato con il contributo della Regione Puglia - Area Politiche per lo Sviluppo Rurale


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Sommario 4

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54 Slow Economy - Golf in Tour gustando Moda, Agroalimentare e Turismo Anno 4 - Numero 13 - Marzo/Aprile 2016 - Reg. Tribunale in corso Direttore Responsabile: Stefano Masullo Direttore Editoriale: Saverio Buttiglione - Art Director: Daniele Colzani Segretaria di redazione: Emanuela Cattaneo

www.facebook.com/SlowEconomy - www.issuu.com/SlowEconomy

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di Stefano Masullo

Editoriale

La strada giusta è quella del turismo enogastronomico

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’Italia è leader mondiale nel settore del turismo enogastronomico, con una spesa turistica che nell’estate 2015 ha superato per l’alimentazione gli 11 miliardi, anche per la spinta positiva di Expo Uno studio della UNWTO World Tourism Barometer ha stimato che nella prima metà del 2015 il numero di turisti internazionali è cresciuto del 4%. In tutto il mondo, le destinazioni hanno accolto 538 milioni di turisti internazionali tra gennaio e giugno 2015, con un aumento di 21 milioni rispetto allo stesso periodo del 2014.

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Una fotografia generale che mostra un mercato in ripresa , in particolare i settori a più alta crescita ed a maggior livello di valore aggiunto risultano essere il turismo enogastronomico e quello sportivo . sportivo . Il turismo enogastronomico è quella forma di turismo volta all’esplorazione delle realtà enogastronomiche di una particolare regione. Tra le altre attività, questo tipo di turista, presterà particolare attenzione nel frequentare ristoranti che propongono piatti, prodotti tipici e vini del territorio e nel visitare cantine e aziende agro-

alimentari aperte al pubblico. L’Italia, grazie al proprio variegato e ricco patrimonio enogastronomico, è una delle nazioni in cui questo tipo di turismo è maggiormente praticato e praticabile Tra i più rinomati distretti enogastronomici troviamo: - le Langhe - il Chianti - la Franciacorta - la Valpolicella - il Salento Gli itinerari enogastronomici, in Italia, sono più o meno tanti quanti sono i nostri paesi e le mille combinazioni possibili che possono collegarli, visto lo straordinario


Il Direttore Responsabile di Slow Economy Prof. Stefano Masullo

patrimonio di specialità agroalimentari tipiche dell’agricoltura, di tradizione nella loro elaborazione, di ricette della cucina regionale. Siamo dunque un paese ideale per il turismo enogastronomico. L’itinerario enogastronomico, tuttavia, ove opportunamente organizzato, segnalato e promosso, diviene una vera e propria componente del turismo: turismo enogastronomico, appunto. Che vuol dire organizzare, segnalare e promuovere itinerari enogastronomici? Organizzare, vuol dire individuare uno o più temi enogastronomici che motivino la visita all’itinerario; tracciare il percorso dell’itinerario secondo le località che esprimono efficacemente la ragione dei temi prescelti; individuare lungo l’itinerario le “stazioni” più importanti di tradizione enogastronomica

e tutti i servizi di assistenza al turismo enogastronomico che possono aiutarne la migliore fruizione; associare i tanti possibili cointeressati alla presenza e allo sviluppo del turismo enogastronomico, affinchè, ognuno nella propria funzione,

contribuiscano alla vitalità dell’itinerario, migliorino i rispettivi servizi, traendone, conseguentemente maggior beneficio economico. Segnalare e promuovere, significa dare definizione e visibilità agli itinerari enogastronomici, in modo che emergano nella propria forma organizzata, accogliente, rispetto agli altri mille possibili itinerari spontanei che qualsiasi turista può tracciare da sè. Quindi apporre cartelli che indichino la presenza e il tracciato dell’itinerario, distinguano le aziende agricole, gli artigiani alimentari, le rivendite di prodotti tipici, i ristoranti, i luoghi di studio, apprendimento e conservazione del patrimonio culturale cui gli itinerari enogastronomici fanno riferimento. In questo modo l’itinerario dichiara la propria identità ed è concretamente protagonista del sistema di Turismo gastronomico na-

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zionale, insieme ad altri itinerari organizzati e resi evidenti al turismo nello stesso modo. Se la segnaletica serve a guidare il turista enogstronomico “sul posto”, la promozione serve a portare il turista “verso il posto”. Un buon sito internet, costantemente aggiornato, è lo strumento primo di promozione; poi vengono i prodotti cartacei, le manifestazioni fieristiche, gli educational per i giornalisti, gli eventi di richiamo organizzati nelle località dell’itinerario enogastronomico nei diversi periodi dell’anno, in coinciden-

za con momenti della produzione, della tradizione, della maggiore affluenza turistica. Un esempio concreto di itinerari finalizzati a sostenere il turismo enogastronomico sono le strade del vino, e le strade del gusto e dei sapori. Le prime sono mirate su un solo prodotto, il vino, e si dice che contribuiscano a muovere, verso quel particolare genere di turismo enogstronomico che è il turismo del vino,

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oltre sei milioni di ospiti l’anno. Le strade del gusto e dei sapori riguardano prodotti e specialità diverse, sia dell’agricoltura (es. strada del latte, strada della lenticchia…), della trasformazione alimentare (es. strada del prosciutto, del formaggio…), della preparazione culinaria (es. strada del tortellino, del risotto, del brasato…). Secondo un’analisi Coldiretti, i turisti nazionali e internazionali hanno speso 24 miliardi di euro in Italia in pasti, e il Wine & Food continua ad essere una forte attrattiva turistica: per il 17% dei viaggiatori questo settore rappresenta un valido motivo per visitare l’Italia. Italiani e stranieri in Italia spendono infatti per l’enogastronomia un terzo del loro budget per la vacanza: anche per questo motivo il turismo enogastronomico ha superato i cinque miliardi di fatturato e contribuisce a traghettare l’Italia fuori dalla crisi. Ben due stranieri su tre menzionano il cibo tra le prin-

cipali motivazioni del proprio viaggio in Italia, ma anche per gli italiani l’enogastronomia ha un ruolo importante nella vacanza: per più di un italiano su tre il successo di quest’ultima dipende proprio dal cibo e dalla degustazione di prodotti tipici locali , il cibo è considerato l’ingrediente più importante della vacanza, più essenziale di altri aspetti come visite culturali e shopping. Piu’ di quattro italiani su dieci (42 per cento) durante l’estate 2015 hanno scelto di visitare frantoi, malghe, cantine, aziende, sagre, bancarelle, agriturismi o mercati degli agricoltori che alimentano il turismo enogastronomico dove l’Italia e’ leader mondiale con una spesa turistica che nell’estate 2015 ha superato per l’alimentazio-


ne gli 11 miliardi, anche per la spinta positiva di Expo. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia che l’Italia e’ l’unico Paese al mondo che puo’ contare su 4.886 prodotti tradizionali censiti dalle regioni, 272 specialita’ Dop/ Igp riconosciute a livello comunitario, 415 vini Doc/Docg, quasi ventunmila agriturismi e oltre 6.600 fattorie dove acquistare direttamente dagli agricoltori di Campagna Amica, senza dimenticare le centinaia di citta’ dell’olio, del vino, del pane ed i numerosi percorsi enogastronomici, feste e sagre di ogni tipo. Il mangiare e bere e’ il vero valore aggiunto delle vacanze Made in Italy e dove la ricerca ha evidenziato una tendenza degli italiani in vacanza a privilegiare negli acquisti

alimentari prodotti locali a chilometri zero direttamente dai produttori come vini, ortofrutta, olio, formaggi, e altre specialita’. Tra quelli che fanno shopping in questi luoghi il 38 per cento spende al massimo 10 euro, quasi la meta’ (48 per cento) tra i 10 ed i 30 euro e il 14 per cento oltre 30 euro. L’acquisto di un alimento direttamente dal produttore ottimizza il rapporto prezzo/ qualita’ ma e’ anche una occasione per conoscere non solo il prodotto, ma anche la storia, la cultura e le tradizione che racchiude dalle parole di chi a contribuito a conservare un patrimonio che spesso non ha nulla da invidiare alle bellezze artistiche e naturali del territorio nazionale. In molti casi la vendita e’ accompagnata anche dalla pos-

sibilita’ di assaggi e degustazioni “guidate”, che consente di fare una scelta consapevole difficilmente possibile altrove, ma anche di verificare personalmente i processi produttivi in un ambiente naturale tipico della campagna. Se la maggioranza dei prodotti tipici acquistati vengono consumati direttamente sul luogo della vacanza negli appartamenti, nei picnic o in spiaggia, magari insieme a parenti ed amici, in molti li riportano con se al rientro a casa come souvenir. Dalla mozzarella di bufala in Campania al formaggio Asiago in Veneto, dal pecorino della Sardegna al prosciutto San Daniele nelle montagne del Friuli, dal vino Barolo del Piemonte alla Fontina in Valle d’Aosta, dal limoncello campano al Caciocavallo del Mo-

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lise sono alcuni dei souvenir piu’ richiesti dai turisti per portare un ricordo “appetitoso” dei luoghi di vacanza. Specialita’ nostrane che possono essere acquistate nella grande varieta’ dei percorsi turistici legati all’enogastronomia presenti nelle citta’, ma anche nei centri minori delle campagne che si stanno rivitalizzando grazie a queste nuove opportunita’. L’acquisto di prodotti tipici come ricordo delle vacanze e’ una tendenza in rapido sviluppo favorita dal moltiplicarsi delle occasioni di valorizzazione dei prodotti locali che si verifica nei principali luoghi di villeggiatura, con percorsi enogastronomici, citta’ del gusto, fattorie e mercati degli agricoltori di Campagna Amica, feste e sagre di ogni tipo. Una opportunita’ per i vacanzieri italiani e stranieri che possono cosi’ garantirsi souvenir esclusivi e di qualita’

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al giusto prezzo, ma anche una occasione per le imprese agricole che possono vendere senza intermediazioni e far conoscere direttamente le caratteristiche e il lavoro necessario per realizzare specialita’ territoriali uniche ed inimitabili. Per far conoscere questi tesori e’ attiva la App farmersforyou, in versione italiana e inglese, che permette di accedere a tutta la rete di Campagna Amica, il piu’ grande circuito europeo di vendita diretta degli agricoltori. Con tale applicazione è possibile scegliere gli agriturismi dove poter soggiornare nei piu’ bei paesaggi della campagna italiana, i mercati di Campagna Amica, le fattorie, e le botteghe dove poter acquistare il vero Made in Italy agroalimentare, ma anche i ristoranti che offrono menu’ con prodotti acquistati direttamente dagli agricoltori di Coldiretti.

L’App ha un sistema di ricerca per settore, su base regionale o anche provinciale. In ogni scheda l’utente trovera’ informazioni riguardanti, i prodotti che si possono acquistare, una selezione delle eccellenze, la mappa per raggiungere il luogo, gli orari di apertura e chiusura, immagini e molto altro.


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Stefano Masullo, la biografia

Stefano M. Masullo, classe 1964, laurea in Scienze Economiche e successivi Master di Specializzazione in Comunicazione, Marketing e Finanza, opera nel settore finanziario dal 1984, ha iniziato il proprio percorso professionale nella società Consulenti Finanziari SpA, controllata dal finanziere commercialista Pompeo Locatelli, in seguito, ha collaborato per oltre un lustro, con mansioni e incarichi crescenti

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quali Procuratore di Borsa, autorizzato con delibera CONSOB, presso lo Studio di Agenti di Cambio Leonzio Combi, costituito a Milano nel 1903 e reputato uno dei più importanti in Italia. Nel 1995 fondatore, presidente e azionista qualificato, per oltre 11 anni, del gruppo di consulenza ed intermediario finanziario non bancario ex articolo 106 T.U.B., autorizzato dall’Ufficio Italiano Cambi, Opus Consulting S.p.A., capitale sociale 625.000 euro,

in seguito alla cessione della struttura avvenuta nel 2006 è diventato azionista ed amministratore delegato della holding di investimenti e partecipazione Euro Sopa SpA, capitale sociale 800.000 euro. Già Rappresentante alle Grida alla Borsa Valori di Milano e Broker registrato al NASD a New York è specializzato nella consulenza e gestione di patrimoni mobiliari ed immobiliari,nella finanza di impresa,nella pianificazione fiscale,nella comunicazione finanziaria e nella formazione. Socio fondatore e tuttora segretario generale ASSOCONSULENZA Associazione Italiana Consulenti di Investimento la prima ed unica associazione di categoria dei consulenti di investimento riconosciuta a livello istituzionale in Italia, fondata nel 1996 che ha registrato oltre 700 iscritti, è inoltre socio fondatore e segretario generale ASSOCREDITO Associazione Italiana Consulenti


di Credito Bancario e Finanziario di cui è presidente Luigi Pagliuca, già presidente del Collegio di Milano e Lodi dei Ragionieri Commercialisti, oltre 3.000 membri. Docente universitario, autore di oltre 300 pubblicazioni e di 22 best sellers aziendali, di cui uno adottato, nel 1998, come testo d‘esame all‘Università Bocconi di Milano, opinionista presso le più importanti testate giornalistiche e televisive specializzate di settore, quali RAI, CNBC Class Financial Network e Bloomberg Television, è stato chiamato a tenere relazioni e conferenze in Italia ed all’estero organizzate da prestigiose istituzioni quali Marcus Evans, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università Commerciale Luigi Bocconi, IUAV Università di Venezia, Università Statale di Pavia, Fondazione Banca Europa. Nel 2002 ha realizzato il primo manuale pubblicato in Italia dedicato al ruolo professionale del Consulente di Investimento. Autore nel 2001, venti giorni dopo il drammatico attentato alle Torri Gemelli di New York, del primo libro pubblicato in Italia dedicato alla finanza islamica, di cui

è reputato uno dei maggiori esperti in Italia, intitolato Le Guide Operative ai Mercati Finanziari dei Paesi Arabi: Bahrein. Nel settore editoriale ha ricoperto importanti ruoli quali direttore editoriale delle prime due ed uniche riviste italo elvetiche dedicate alla finanza dei Paesi Mediorientali ed a quella islamica, denominate rispettivamente Finanza Araba e Shirkah Finance, vice direttore del patinato dedicato al lusso World & Pleasure Magazine, direttore responsabile ROSSIA, magazine di lifestyle in duplice lingua, italiano e russo, direttore editoriale Family Office Patrimoni di Famiglia primo periodico italiano dedicato alle aziende di famiglia ed alla tutela dei patrimoni familiari.

Attualmente è direttore responsabile, fin dalla fondazione, avvenuta nel 2000 della testata on line di finanza operativa www. trend-online.com e direttore responsabile della rivista multimediale di settore denominata Golf People costituita da portale internet, web television e trimestrale cartaceo. Magnifico Rettore della Libera e Privata Università di Diritto Internazionale ISFOA di Lugano e legalmente autorizzata con delibera del Consiglio di Stato e Repubblica del Cantone Ticino. Ha operato con incarichi di direzione o di consulenza presso importanti gruppi bancari, assicurativi, finanziari, industriali quali: Norwich Union, CIM Banque, Broggi Izar, Henderson Investor, Fleming, Corner Bank, Lemanik, Nationale Nederland, Banca Popolare Commercio Industria, Prudential Vita, Banca Popolare di Milano, Cassa di Risparmio di Cento, Cassa di Risparmio di Perugia, Socièté Bancarie Priveè, Liberty Financial, FMG Fund Marketing Group, Credito Italiano, ING Group, Colomba Invest SIM, MPS Banca Personale SOFIA SGR, 81SIM.

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di Saverio Buttiglione

Punti di vista

Postconsumismo nella società liquida, globale e digitale

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a linea editoriale 2016 di SLOW ECONOMY “Golf in Tour gustando Moda, Agroalimentare e Turismo” di cui ho la responsabilità (sfogliabile anche online cliccando su Google issuu.com/sloweconomy) che vede direttore responsabile l’economista milanese Stefano Masullo, sarà ancor più marcatamente centrata sulla promozione delle nostre eccellenti manifatture sui mercati europei ed italiani grazie ai circoli golf (solo in Italia ben 400) e su quelli esteri (Cina, USA, Giappone e Russia) grazie ai più grossi buyers di quei Paesi ed anche alla colla-

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borazione con Auchan sotto l’egida del programma internazionale di marketing territoriale “Extra DiVino” che dirigo come project manager insieme a Città di Bari e Regione Puglia. Extra DiVino organizzerà, oltre agli eventi B2B, anche l’apertura di boutique di tipicità. In questi giorni il docente di chimica farmaceutica e preside di facoltà all’Università La Sapienza di Roma Franco Chimenti, Presidente della FEDERGOLF, un visionario come noi, ha ottenuto uno straordinario successo ottenendo per il 2022 l’organizzazione in Italia della RYDER CUP di Golf, che

Il Direttore Editoriale di Slow Economy, Saverio Buttiglione

ha una importanza mondiale in termini di indotto turistico simile alle Olimpiadi ed alla Coppa America per la Vela: la Ryder Cup è la sfida tra Europa e Stati Uniti d’America che si disputa ogni 2 anni, alternativamente al di qua e al di là dell’Atlantico. La Ryder Cup significa un indotto dai 600 agli 800 milioni di euro! Ora Chimenti sta lavorando per allargare la massa


dei praticanti cominciando dai bambini, che sicuramente troveranno ottimi insegnamenti in uno sport dove l’arbitro è il proprio fairplay, dove si gioca immersi nella natura (laghetti e boschi sono ostacoli naturali ai lanci tra una buca e quella successiva), dove si spegne lo smartphone e si parla sottovoce, dove se si danneggia il green si ripara immediatamente con l’apposita zappetta che ognuno deve avere nella sacca, dove occorre preparazione fisica e mentale (l’arcuarsi del corpo ad ogni colpo è simile allo swing della danza e le strategie di gioco ricordano quelle del gioco a scacchi). Gli adulti che praticano questo sport sono migliaia, spesso molto abbienti economicamente, che nei mesi invernali preferiscono weekend in Paesi caldi come l’Italia, dove portano reddito importante nei territori che visitano, a beneficio delle nostre ristorazioni e dei nostri prodotti di eccellenza manifatturiera. La filosofia SLOW ECONOMY punta sulla fruizione, lenta, consapevole e gustativa dei prodotti manifatturieri e software e non certo sui consumi frenetici e massicci di cose e servizi come è stato negli ultimi decenni, perciò sulle nano tecnologie, sulle nuove fonti energetiche pulite e rinnovabili (dal sole, dal vento, dalle risorse idriche e geotermiche eliminando per sempre i combustibili fossili derivati da carbone e petrolio) conservando dal passato, per la fruizione di noi stessi e dei visitatori del mondo, i pro-

Una vista del Bosco Verticale di Milano

dotti artistici, monumentali, oppure le risorse agroalimentari pregne di storia, cultura e biodiversità, oltre alle opere d’ingegno come la creatività italiana trasferita nel design, a cominciare dalla moda per finire a quella di architetti come Renzo Piano oppure Stefano Boeri che ha recentemente stupito il mondo di EXPO2015 coi suoi grattacieli “bosco verticale” in piazza Gae Aulenti nel centro di Milano. Grande attenzione poniamo ad una nuova mobilità sostenibile guardando con attenzione ad autovetture che siano elettriche o meglio ad idrogeno

che producono vapor acqueo al posto di gas inquinanti ed hanno costi alla pompa irrisori. A proposito di abitazione è un esempio eclatante la filosofia del docente universitario veneziano architetto Cesare Feiffer che incita ed opera per la ristrutturazione di vecchie costruzioni, ormai abbandonate, utilizzando i materiali originari e dando loro anche una nuova missione fonte di reddito riqualificandole per nuove produzioni, ma impegnato anche nelle ristrutturazioni abitative dei centri storici per evitare nuove cementificazioni che sottraggano sempre più terra

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Un rendering dell’ Eco Plus Home di Bosch

all’agricoltura. Chiudo con tre case histories per noi significative. Una casa eco-sostenibile, alimentata unicamente con energia pulita e in grado di far vivere comodamente a zero costi e zero emissioni una famiglia è l’Eco Plus Home della Bosch che, sfruttando nuovi sistemi computerizzati e materiali tecnologicamente avanzati, soddisfa totalmente il fabbisogno energetico anche nelle condizioni climatiche più sfavorevoli. Il prototipo perciò è stato costruito nella cittadi-

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na canadese di Bathurst dove le temperature raggiungono i -30 gradi in inverno e i +30 in estate. Sull’abitazione sono stati installati infatti pannelli solari e fotovoltaici, per la produzione di acqua calda e di energia elettrica, l’impianto di ventilazione e la pompa di calore geotermica per il riscaldamento e il raffreddamento della casa. C’è poi il caso della casa di moda di alta sartoria nel cachemire di Brunello Cucinelli il cui motto è “dobbiamo usare le cose e non consumarle, è una

rivoluzione epocale”. Produce nel borgo di Solomeo vicino a Perugia da lui completamente ristrutturato on le sue idee di città ideale, dove fa abitare, e vivere, i suoi dipendenti che sono geni dell’alta tecnologia e maestri del design e della sartoria, che retribuisce il 20% in più di quanto previsto in contratto seguendo la sua filosofia di “dignità del lavoro”. Le sue boutique monomarca si stanno imponendo in tutto il mondo, Cucinelli è quotato in Borsa dal 2012 e l’anno dopo ne ha blindato il controllo ostruendo un trust, stando al bilancio preconsuntivo (SMI Sistema Moda Italia su dati Istat e Sita Rcerca) chiude il 2015 con 8.936 milioni di euro. Sostenitore di un capitalismo etico produce abbigliamento di fascia altissima,


lusso esclusivo sempre più richiesto, tutelato dalle contraffazioni anche grazie a microcips su ogni capo che recano nel cartellino persino la tracciabilità produttiva dalla materia prima del tessuto al capo finito. I ricavi netti di 414 milioni di euro (+16,3%) sono stati ottenuti sia su tutti i mercati internazionali (+19,4%) che sul mercato interno (+3,7%) con la rete monomarca di 117 negozi di cui 81 a gestione diretta. Brunello Cucinelli spera ed auspica una crescita delle economie mondiali “garbata” e sostenibile, la fine del consumismo e la rinascita dell’utilizzo dei prodotti con una rivoluzione epocale, spirituale e morale, anche in economia. Sostiene che questo sarà il compito dei giovani d’oggi, già decisi a gustare ed usare più che consumare, lui che a sessant’anni è cresciuto col consumismo ma si è formato sugli scritti di Eraclito, San Benedetto, Epicuro e San Francesco. Vede bene anche i tanto criticati per inesperienza giovani esponenti governativi,

Brunello Cucinelli nel suo atelier

da Carlo Calenda a Maria Elena Boschi, perché Cucinelli vede in loro finalmente una totale assenza di preconcetti e gli piace il loro linguaggio chiaro e diretto, comprensibile a tutti ed utile per cambiare l’ormai Maria Elena Boschi, giovane e intraprendente Ministro delle Riforme

arruginita organizzazione politica precedente. Sono d’accordo con lui, Maria Elena Boschi, per esempio, così giovane, ha però il coraggio e la giusta determinazione nella sua responsabilità di Ministro alle Riforme, di voler rivoluzionare la macchina statale e si trova al posto giusto nel momento giusto. Ora o mai più è possibile ottenere questa svolta epocale, perché favorita dalla nascita di un “governo per caso”, creato all’improvviso da Matteo Renzi quando dopo le ultime elezioni si era in un continuo empasse istituzionale visti i numeri che non davano la maggioranza a nessuno e dopo i tentativi di

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Modelli all’ingresso della Casa di Haute Couture “Brunello Cucinelli”

Monti e Letta tutti i parlamentari eletti correvano il rischio di tornare a casa, proprio in un momento di grave crisi economica. Per quanto riguarda il progetto del governo Renzi di compattare le manifestazioni del fashion tra il Pitti di Firenze e Milano Moda, Cucinelli si mostra entusiasta, e ribadisce la difesa dell’artigianato, la riscoperta degli antichi mestieri sulle nostre radici storiche e culturali perché è il manifatturiero il nostro vero tesoro italiano. L’ultimo caso che mi piace citare mi ricorda i giovani ta-

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lenti che nei garages americani hanno sviluppato nuove imprese come ad esempio Apple, l’ho vista negli “ius”, sottani e cantine dei centri storici in pietra calcare della mia Puglia, usati anche dai laureati al Politecnico di Bari o all’Università del Salento per le loro sperimentazioni sulle nuove tecnologie. L’automobile che va ad acqua con 5 litri percorre 5mila chilometri è di ingegnere è italiano, pugliese. Lorenzo Errico, che è un esempio per questi giovani ricercatori. Ha iniziato dalla conformazione dell’acqua stessa, costituita da un

combustibile, l’ossigeno, e un comburente, l’idrogeno. Errico cerca un metodo alternativo per estrarre l’idrogeno e utilizzarlo come fonte di energia in grado di consumare poco e di diffondere emissioni limitate. Nato in provincia di Lecce, decide di applicare la sua idea, denominata Hydromoving Technology, a bordo di una Nissan 370, denominata Z-Hydro. Il sistema si basa sulla creazione di celle a scissione elettrolitica ed Errico può mettere in vendita tale centralina con un prezzo anche inferiore ai 10mila euro. “Ci ho lavorato 12 ore al giorno e quello che ne esce è solo vapore acqueo” – spiega Errico – “la sua semplicità è il punto di forza del progetto ed è molto meno pericoloso rispetto a ciò che è stato provato tanti anni fa”. Il gas acqueo viene condotto in due raid di iniettori con una trappola per l’ossigeno, che vanno all’incrocio delle due valvole di aspirazione. La successione viene controllata da una centralina grande e da un’altra più piccola all’angolo in basso. La seconda prende il segnale ricevuto dai suoi iniettori e lo elabora da sola. La centralina decide continuamente quanto e quando aprire gli iniettori. Tutto ciò con lo stesso consumo di un’autoradio sofisticata, tra i 15 e i 18 ampère. Più gas viene prodotto, minore è la quantità di benzina iniettata. Speriamo che questo progetto venga testato da qualche importante casa automo-


bilistica ed abbia un futuro di produzione, vogliamo credere alle parole del giovane ingegnere: “Io non sono un meccanico ma sono mosso dalla passione senza la quale non risolve nessun problema. Nelle attuali città i bambini in carrozzina, fra file di autovetture con motori alimentati solo con combustibili fossili altamente inquinanti, muoiono dieci anni prima di quanto sarebbe stato per loro natura. Noi vogliamo, fatto il pieno di benzina, inserire il sistema di Hydromoving Technology che si alimenta tutto da solo, e la vettura è capace di consu-

millilitro di serbatoio. Di conseguenza, ogni litro garantisce un’autonomia di 1000 chilometri. Tutto ciò non porta a nessuna diminuzione dal punto di vista delle prestazioni e della potenza, mentre i consumi e le emissioni crollano sostanzialmente del 30%. La vettura riesce a percorrere 17 chilometri per un litro. Tutto questo – conclude Errico – viene dalla passione, dallo studio e da tanta pazienza. Ho pianto Atelier Cucinelli in via la prima volta che ho dei Condotti a Roma provato gli effetti su mare poco o nulla anche per strada di questa vettura e 300 km in autostrada. Il mo- non me ne vergogno. So che tore ad acqua piovana riesce ho fatto qualcosa di impora fare un kilometro per ogni tante, almeno lo spero”.

l’ing. Lorenzo Errico e la sua auto a idrogeno

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della Redazione - in collaborazione con Parole & Dintorni

Eccellenze italiane

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Le 12 stanze della vita del Maesto Ezio Bosso

opo l’emozionante esibizione del compositore e direttore d’orchestra Ezio Bosso, ospite nella serata di ieri, mercoledì 10 febbraio, sul palco del Festival di Sanremo, l’hashtag #EZIOBOSSO è rimasto al n°1 della classifica dei trend topic di Twitter in Italia per otto ore consecutive. Il pubblico del Teatro Ariston ha accolto la sua “Following A Bird” con una standing ovation e, durante la sua esibizione, lo share è cresciuto del 10% (dal 45% al 55%). Intanto, il suo album “The 12th Room” (Egea Music) è primo nella classifica di vendita iTunes in Italia e continuano a

crescere i like della pagina Facebook ufficiale dell’artista, che è passata in poche ore da 5000 like a più di 150.000. Prima di partire per una tournèe che lo porterà ad esibirsi nei più importanti auditorium e teatri italiani (alcune date registrano già il sold out), il Maestro ha voluto raccontare il significato del suo ultimo lavoro “The 12th Room”, che come lui definisce “è un doppio album, o forse sono due storie e una sola allo stesso tempo”. Ecco il suo racconto: “il primo disco (di 56 minuti) è composto da dodici brani, tra cui quattro inediti e sette di repertorio pianistico. Più

un brano così inedito da non essere nemmeno mai stato eseguito dal vivo. Il secondo contiene invece la Sonata No. 1 in Sol Minore, che pur senza interruzioni è composta da tre movimenti, ed è della durata di circa 45 minuti. I due dischi sono anche esattamente la scaletta del mio ultimo concerto in piano solo registrato quasi live e con pubblico in sala al Teatro Sociale di Gualtieri tra il primo e il quattro settembre 2015. I brani, come sempre nelle mie scelte, rappresentano un piccolo percorso meta-narrativo. Quelli di repertorio rivelano anche da dove pro-


ne è stata minima e basata sul concetto di far avere all’ascoltatore l’esperienza di sentirsi quasi dentro il pianoforte, come fosse il pianoforte stesso una stanza in cui entrare. Chi è Ezio Bosso Ezio è un pianista, compositore, direttore d’orchestra ed è stato anche contrabbassista. Prolifico, innovativo e raffinato, il suo talento si è esercitato nei più disparati

vengo, dove si trovano le radici della musica che scrivo. Rivelano i due musicisti che convivono in me: il compositore e l’interprete. Soprattutto sono storie di stanze. Stanze a cui appartengo, o che appartengono alla mia esperienza o semplicemente che appartengono alla storia delle stanze stesse. Alcuni brani mi hanno aiutato a tornare a suonare, ad uscire dalla “stanza”, con cui ricomincio a studiare. Altri sono brani dedicati da altri compositori a storie di stanze. Mi sono reso conto che in fondo anch’io ho scritto su stanze in passato, e non ci avevo mai fatto caso. Il primo disco rappresenta per me la preparazione alla Sonata, come fossero porte collegate che ci guidano da una stanza all’altra.

Ma alla fine, come sempre, è quella storia che non puoi raccontare. Forse seguendola vi riconoscerete o vedrete che tipo di storia era. Perché per me, se racconti una storia la cambi ed è anche per questo che esiste la musica. Per farcele vivere le storie. Io posso solo provare a darvi gli elementi, gli strumenti e aiutarvi un po’ a farlo. E se la regola dice che non si svela mai la fine di un libro o di un film, non si dice mai l’ultimo accordo di un brano. Ogni suono che sentirete è prodotto interamente dal pianoforte e le dinamiche sono state mantenute rispettando l’esecuzione. La postproduzio-

“La vera materia di cui si occupa un musicista non è la musica, ma il tempo. Ezio Bosso appartiene a quei pochi musicisti e compositori capaci di plasmarlo a proprio piacere in quelle forme che solo l’arte o il cuore sanno renderci più sopportabile e anzi vertiginosamente attraente. Fra i tasti del suo strumento non ne esce smembrato, per compiacere l’ascolto o sezionato in note e pause per indulgere nel virtuosismo. Ne esce totalmente reinventato: ora come nota tagliente, ora come vasto paesaggio, ora come caldo abbraccio. Ora come una chiave. Da usare per aprire 12 stanze, la metafora, derivata da un antico sapere sepolto, del tempo stesso. Perché la vita come la musica sta proprio nel passare da una stanza all’altra. Decidendo ogni volta cosa farne e che nota scegliere.” Fabrizio Vespa

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e complessi ambiti musicali, dalle composizioni classiche per le grandi orchestre sinfoniche, a quelle da camera o solistiche, dalla colonne sonore per il cinema fino al teatro, alla danza e alle sperimentazioni con i ritmi contemporanei. Dal 2011 convive con una malattia neurodegenerativa progressiva. È considerato uno dei compositori e musicisti più influenti della sua generazione. Ezio Bosso, nato a Torino, si avvicina alla musica all’età di quattro anni grazie a una prozia pianista ma soprattutto grazie al fratello Maggiore che lo indirizza alla sua vita. A sedici anni debutta come solista di in Francia e si esibisce in varie orchestre europee, ma è l’incontro con il maestro Ludwig Streicher che segna la svolta della sua car-

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riera artistica, indirizzandolo a studiare Composizione e Direzione d’Orchestra all’Accademia di Vienna. Negli anni ’90 si esibisce in alcune delle più importanti stagioni concertistiche internazionali come solista, direttore o in formazioni da camera, salendo sul palco di Royal Festival Hall, Southbank Center London, Sydney Opera House, Palacio de las Bellas Artes di Mexico city, Teatro Colon di Buenos Aires, Carnegie Hall NYC, Teatro Regio di Torino, Houston Symphony e Auditorium Parco della Musica Roma. Dirige alcune delle più importanti orchestre internazionali, come la London Symphony Orchestra, l’Orchestra del Teatro Regio di Torino, l’Orchestra dell’Accademia della Scala, l’Orchestra Filarmonica ‘900 e l’Orchestra dell’Accademia di Santa Ce-

cilia per citarne alcune. Nel 2013, su suggerimento di Gidon Kremer, il famoso violoncellista Mario Brunello gli scrive chiedendo di incontrarlo. Da questa casualità è nata una intensa collaborazione in duo pianoforte e violoncello e una profonda amicizia. Nel 2014 Ezio Bosso ha debuttato con la sua Fantasia per Violino e Orchestra come direttore alla testa di London Symphony Orchestra con Sergey Krylov al violino solista. Dal loro incontro è nata una collaborazione continuativa. Nel 2015 The Arts News Paper e Penelope Curtis (ex direttrice di Tate Britain) hanno definito il suo concerto alla Ikon Gallery di Birmingham, all’interno dell’opera “3 Drawing Rooms” del suo amico fraterno David Tremlett,


«l’evento artistico dell’anno del Regno Unito». Sempre nel 2015, Ezio è stato scelto dall’Università Alma Mater di Bologna (la più antica università d’Europa) per scrivere e dirigere una composizione di larghissima scala per 200 musicisti dedicata alla Magna Charta Universitatum come primo inno ufficiale di questa importante istituzione mondiale. Attualmente vive a Londra, dove è stato direttore stabile e artistico dell’unica orchestra d’archi di grande numero inglese: The London Strings. Vincitore di importanti riconoscimenti come il Syracuse NY Award al Syracuse Film Festival 2008 (New York) per la miglior colonna sonora nel film di Cristiano Bortone “Rosso come il cielo” o il Green Room Award 2010 in Australia, e di onorificenze

istituzionali per il suo impegno come musicista e come uomo come il Nettuno d’oro di Bologna, la sua musica viene richiesta nella danza dai più importanti coreografi come Christopher Wheeldon, Edwaard Lliang o Rafael Bonchela, nel teatro da registi come James Thierrèe mentre nel cinema collabora con molti registi italiani. Per Gabriele Salvatores firma le colonne sonore dei film “Io non ho paura”, “Quo Vadis, Baby?” e “Il ragazzo invisibile”. Dando sempre molta attenzione ai progetti di sostegno sociale, dal 2013 Ezio Bosso è artista residente dell’Opera Barolo (la più antica opera pia d’Italia) dove, tra le altre cose, organizza un progetto unico al mondo il “Zusammenmusizieren: far musica insieme”, un progetto di cultura per il

sociale dove periodicamente si aprono le porte dello studio del musicista nella sede di Palazzo Barolo (Torino) in 3 giorni dedicati a lezioni individuali ad ogni tipo di musicista di qualsiasi livello e età, a chiunque voglia suonare con lui e parlare di musica, di sicurezza di sé, di memoria, di tecniche di ascolto di suono e di spazio di tanto altro ma soprattutto dell’importanza dell’ascolto. Un’esperienza completamente gratuita aperta anche agli ascoltatori. Nell’autunno 2015, nonostante l’immensa mole di opere scritte, composizioni e collaborazioni, esce il suo primo disco solista ufficiale “The 12th Room” (Egea Music), composto da un cd con 12 brani e un secondo cd con una sonata (divisa in tre movimenti) della durata di 45 minuti.

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di Fucsia Nissoli Fitzgerald

Lotta all’Italia Sounding

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La mia battaglia in difesa del made in Italy

T

utti parlano e citano il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), ma nessuno fondamentalmente sa bene di cosa si tratti. Per evitare di dare definizioni “di parte” o distorte lasciamo vi invitiamo alla lettura del box “Cos’è il TTIP” che riporta il testo riportato sulla pagina web ufficiale della Commissione Europea. Abbiamo chiesto all’on. Fucsia Nissoli Fitzgerald (componente della Terza Commissione della Camera - Affari esteri e comunitari / membro del Comitato Permanente Italiani nel mondo e promozione

del sistema Paese) il suo punto di vista su questa “intricata” vicenda, e chi meglio di lei poteva parlarcene alla luce della sua mozione in merito, presentata nel novembre 2014. Onorevole Nissoli Fitzgerard, lei ha presentato al Parlamento Italiano una mozione a riguardo dell’accordo economico tra gli USA, circoscrizione estera dove è stata eletta, e l’Unione Europea, qual’era quindi il suo punto di vista? Nella mozione da me presentata avevo impegnato il Governo a: - verificare con particola-

L’On. Fucsia Nissoli Fitzgerald

re attenzione che da tale accordo non risulti penalizzato il sistema del made in Italy in generale, salvaguardando, in particolare, la filiera agroalimentare, sempre più danneggiata dal dilagare di prodotti italian sounding; - vigilare, in particolare, sulla corretta applicazione e rispetto del principio di precauzione per quanto riguarda gli aspetti economici, sociali e ambientali derivanti da tale accordo, inclusi lo sviluppo economico, l’occupazione piena e produttiva e il lavoro dignitoso per tutti, nonché la tutela e la conservazione dell’ambiente e delle risorse naturali; monitorare l’impatto dell’accordo sul sistema delle piccole e medie imprese, che rappresentano la quasi totalità delle imprese europee per evitare che il nuovo quadro normativo diventi troppo favorevole alle imprese di maggiori dimensioni.


LA MOZIONE Atto Camera, Mozione 1-00638, presentato da FITZGERALD NISSOLI Fucsia, testo di Lunedì 17 novembre 2014, seduta n. 333 La Camera, premesso che: nel giugno 2013 la Commissione europea è stata autorizzata ad avviare i negoziati per conto dell’Unione europea per sviluppare un partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP) con gli Stati Uniti, con l’obiettivo di concluderne l’iter entro la fine del 2015. Si sono svolti sette cicli di negoziato, l’ultimo dei quali si è tenuto a Washington dal 29 settembre 2014 al 3 ottobre 2014; l’obiettivo prioritario del Transatlantic trade and investment partnership (TTIP) è la soppressione di tutti i dazi sugli scambi bilaterali, con lo scopo comune di raggiungere una sostanziale eliminazione delle tariffe al momento dell’entrata in vigore dell’accordo e una graduale abolizione di tutte le tariffe, salvo quelle più sensibili, in un breve arco di tempo; le barriere tariffarie tra le due aree si attestano intorno al 4-5 per cento in media per beni e servizi, anche se vi sono settori nei quali il livello tariffario non è insignificante (infrastrutture, tessile, abbigliamento e calzature, acciaio di elevata qualità, alcuni tipi di veicoli e alimenti come le marmellate, il cioccolato e i prodotti caseari), con un costo totale pari a circa sei miliardi di dollari annui, mentre ben più consistenti sono le barriere di tipo non

Cos’è il TTIP?

L’UE è impegnata a negoziare un accordo commerciale con gli Stati Uniti, noto come partenariato transatlantico su commercio e investimenti o TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership). Vedi i testi negoziali e le schede informative dell’UE, capitolo per capitolo • Contenuti Con il TTIP, vogliamo aiutare i cittadini e le imprese grandi e piccole attraverso le seguenti azioni: - apertura degli USA alle imprese dell’UE - riduzione degli oneri amministrativi per le imprese esportatrici - definizione di nuove norme per rendere più agevole ed equo esportare, importare e investire oltreoceano. • Impatto Attualmente l’Europa si trova a far fronte a grandi sfide: - rilanciare la nostra economia - rispondere alle situazioni di conflitto in prossimità delle nostre frontiere - adattarsi ad altre economie emergenti - mantenere la nostra influenza nel mondo. Uno studio indipendente e i precedenti accordi commerciali dell’UE dimostrano che il TTIP porterebbe i seguenti vantaggi: - creazione di posti di lavoro e rilancio della crescita in tutta l’UE - riduzione dei prezzi per i consumatori e scelta più ampia. • Il TTIP aiuterebbe inoltre l’UE a: - influenzare le regole del commercio mondiale - diffondere i suoi valori in tutto il mondo. Il TTIP non può tuttavia essere un accordo da accettare a qualunque prezzo. I cittadini hanno ovviamente un serie di domande e preoccupazioni riguardo ai negoziati, e sta a noi comprenderle e dare una risposta. • Ad esempio, dobbiamo garantire: - che i prodotti importati nell’UE rispettino i nostri standard elevati che: proteggono la salute e la sicurezza dei cittadini e l’ambiente / apportano altri benefici alla società - i governi dell’UE mantengano pienamente il loro diritto di: adottare norme o leggi per proteggono le persone e l’ambiente / gestire i servizi pubblici a loro piacimento • Il processo negoziale Nel 2013 i governi dell’UE hanno conferito alla Commissione un mandato di negoziazione del TTIP. • Ora li coinvolgiamo nei negoziati insieme: - al Parlamento europeo - alle imprese e ai sindacati - ai consumatori e ad altri gruppi di interesse pubblico, tra cui quello in campo sanitario - all’opinione pubblica. E quando avremo un testo definitivo, spetterà ai governi e ai membri del Parlamento europeo decidere Fonte: http://ec.europa.eu/trade/policy/in-focus/ttip/about-ttip/ index_it.htm

tariffario, dovute soprattutto a divergenze regolamentari in molti settori, tra cui quello automobilistico, quello chimico e farmaceutico e altri settori chiave come le telecomunicazioni e i servizi finanziari; l’armonizzazione di tutte le

rispettive regolamentazioni in materia di commercio internazionale è apparsa da subito alquanto problematica, a causa delle evidenti differenze che tuttora intercorrono tra Unione europea ed Usa nelle normative in materia di protezione

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sanitaria, alimentare, di diritto d’autore e del lavoro; gli standard dell’Unione europea, basati sul principio di precauzione, sono infatti molto più stringenti di quelli degli Usa in numerosi settori e l’applicazione del partenariato comporterebbe uno scivolamento verso i livelli di deregolamentazione americani; il 9 ottobre 2014, anche grazie all’iniziativa della presidenza italiana, il Consiglio dell’Unione europea ha deciso di declassificare le direttive di negoziato del partenariato. La declassificazione del mandato di negoziato costituisce un passo importante per garantire la trasparenza dei negoziati con gli Stati Uniti; grazie a tale classificazione si può leggere che il preambolo dovrà ricordare che il partenariato con gli Stati Uniti si basa

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su principi e valori comuni coerenti con i principi e gli obiettivi dell’azione esterna dell’Unione europea e dovrà contenere, tra l’altro, i seguenti richiami: a) i valori condivisi in aree come i diritti umani, le libertà fondamentali, la democrazia e lo stato di diritto; b) impegno delle parti a favore dello sviluppo sostenibile e il contributo del commercio internazionale allo sviluppo sostenibile per quanto riguarda i suoi aspetti economici, sociali e ambientali, inclusi lo sviluppo economico, l’occupazione piena e produttiva e il lavoro dignitoso per tutti, nonché la tutela e la conservazione dell’ambiente e delle risorse naturali; c) l’impegno delle parti per la conclusione di un accordo pienamente coerente con i loro diritti e gli obblighi derivanti

dall’Organizzazione mondiale del commercio e favorevole al sistema di scambi multilaterali; d) il diritto delle parti di prendere le misure necessarie per realizzare obiettivi legittimi di politica pubblica in base al livello di tutela della salute, della sicurezza, dei lavoratori, dei consumatori, dell’ambiente e della promozione della diversità culturale sancita dalla Convenzione dell’Unesco sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali, che esse ritengono appropriato; e) l’obiettivo che le parti condividono di tenere conto dei problemi specifici che le piccole e medie imprese devono affrontare quando partecipano allo sviluppo degli scambi commerciali e degli investimenti; f) l’impegno delle parti di co-


municare con tutte le altre parti interessate, compresi il settore privato e le organizzazioni della società civile; l’accordo dovrà riconoscere che lo sviluppo sostenibile costituisce un obiettivo essenziale delle parti, le quali intendono anche garantire e facilitare il rispetto degli accordi e delle norme internazionali in materia ambientale e del lavoro, promuovendo nel contempo elevati livelli di tutela dell’ambiente, del lavoro e dei consumatori, coerenti con l’acquis dell’Unione europea e la legislazione degli Stati membri. L’accordo deve riconoscere che le parti non promuoveranno gli scambi o gli investimenti diretti esteri rendendo meno severe la legislazione e le norme nazionali in materia di ambiente, lavoro, salute e sicurezza sul lavoro

o meno rigide le politiche e le norme fondamentali del lavoro o le disposizioni legislative finalizzate alla tutela e alla promozione della diversità culturale; l’accordo non dovrà, altresì, contenere disposizioni che potrebbero pregiudicare la diversità culturale o linguistica dell’Unione europea o dei suoi Stati membri, in particolare nel settore della cultura, né impedire all’Unione europea e agli Stati membri di mantenere le politiche e le misure esistenti a sostegno del settore della cultura, considerato il loro status speciale nell’Unione europea e negli Stati membri; si teme, tuttavia, che la potenza delle multinazionali possa ledere i diritti dei cittadini e la sovranità dei Paesi membri, d’altronde la segretezza del negoziato, formalmente man-

tenuta fino al 9 ottobre 2014 ha alimentato tali dubbi, in particolare rispetto al rispetto del citato «principio di precauzione». Introdotto per la prima volta in occasione della Conferenza sull’ambiente e lo sviluppo delle Nazioni Unite (Earth summit) di Rio de Janeiro del 1992, il principio era rivolto alla protezione dell’ambiente, ma è finito per estendersi alla politica di tutela dei consumatori, della salute umana, animale e vegetale; per il Viceministro dello sviluppo economico, Calenda, «secondo le principali analisi disponibili, l’Italia sarebbe tra i principali beneficiari del TTIP, che potrebbe portare fino a mezzo punto di prodotto interno lordo di crescita aggiuntiva e alla creazione di posti di lavoro»; secondo la Commissione

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europea di qui al 2027 il prodotto interno lordo dell’Unione europea beneficerebbe di un aumento annuo medio dello 0,4 per cento e quello americano dello 0,5 per cento. Per Il Sole 24 ore, grazie all’accordo commerciale con Washington, l’Unione europea potrebbe guadagnare 119 miliardi di euro all’anno e l’Italia mezzo punto di prodotto interno lordo; grazie al TTIP, il blocco economico transatlantico rappresenterebbe da solo quasi il 50 per cento del prodotto interno lordo mondiale, un terzo del commercio internazionale in beni e una percentuale molto superiore degli investimenti esteri diretti (56,7 per cento di quelli in uscita e 75 per cento di quelli in entrata) e costituirebbe un polo d’attrazione irresistibile per le altre economie del pianeta. Grazie ad esso Usa ed Unione europea potrebbero recuperare l’iniziativa sul piano della definizione degli standard e delle regole del commercio internazionale e contrastare l’ascesa della Cina e dei Brics, impegna il Governo: nel corso del semestre italiano di presidenza del Consiglio dell’Unione europea: a) a verificare l’effettiva applicazione dei principi contenuti nel preambolo delle direttive di negoziato sul partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP) con gli Stati Uniti; b) a vigilare, in particolare, sulla corretta applicazione e rispetto del principio di precauzione per quanto riguarda

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gli aspetti economici, sociali e ambientali derivanti da tale accordo, inclusi lo sviluppo economico, l’occupazione piena e produttiva e il lavoro dignitoso per tutti, nonché la tutela e la conservazione dell’ambiente e delle risorse naturali; c) a monitorare l’impatto dell’accordo sul sistema delle piccole e medie imprese, che rappresentano la quasi totalità delle imprese europee per evitare che il nuovo quadro normativo diventi troppo favorevole alle imprese di maggiori dimensioni; d) a verificare con particolare attenzione che da tale accordo non risulti penalizzato il sistema del made in Italy in generale, salvaguardando, in particolare, la filiera agroalimentare, sempre più danneggiata dal dilagare di prodotti italian sounding;

e) a porre in essere tutte le azioni utili per la tutela e promozione della diversità culturale e la conseguente esclusione dei prodotti e servizi culturali e audiovisivi dal negoziato con gli Usa; f) a tutelare il rispetto degli ordinamenti giuridici interni dei Paesi nei quali operano le aziende multinazionali; g) ad assumere iniziative volte a favorire la rapida conclusione del negoziato, anche al fine di rilanciare il ruolo dell’Unione europea nel panorama mondiale e per cogliere l’opportunità delle riconosciute ricadute positive su occupazione e crescita ad esso collegate. (1-00638) «Fitzgerald Nissoli, Marazziti, Caruso, Buttiglione, Binetti, De Mita, Fauttilli, Cera, Gigli, Piepoli, Sberna, Rabino, Galgano».


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di Saverio Buttiglione

Personaggio del mese

I

Francesco Lenoci

Incredibile personaggio per competenza professionale (è dottore commercialista con studio di fronte al Duomo di Milano), fine intelletto nella docenza di economia all’Università meneghina, severo eppur amatissimo dagli studenti per la sua innata empatia, Francesco Lenoci pur tuttavia non è lombardo se non d’adozione, proviene dalla Valle d’Itria essendo nato a Martina Franca nella Puglia dei mille trulli. Eccone il ritratto. D. Professore, cominciamo come nei quiz televisivi, con un suo identikit, per i pochi che non la conoscono: Nome: Francesco Cognome: Lenoci

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Età: 57 anni Luogo di nascita: Martina Franca (TA) Segno zodiacale: ariete Segni particolari: avevo i capelli ricci Professione: Dottore commercialista Attività preferita: Docente di metodologie e determinazioni quantitative d’azienda 2 presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano Hobby preferito: promuovere la bellezza e la Puglia, sempre e ovunque. Sport preferito: tennis tavolo Squadra del cuore: Milan Proverbio preferito: non ci sono cose piccole, c’è solo un modo piccolo di fare le cose. Sogno nel cassetto: orga-

nizzare ancora di più la speranza D. Molto bene, entriamo nel merito, cerchiamo di conoscere il suo punto di vista sugli argomenti che interessano i lettori di Slow Economy. Professore qual è secondo lei il motivo principale per cui è noto in Italia? Penso che sia costituito dai 33 libri che ho scritto in materia di bilancio, finanza e revisione. Nei prossimi giorni uscirà il 33esimo, che si intitola “Rendiconto finanziario”. Il primo libro sull’argomento l’ho pubblicato nel 1990: è, quindi, molto probabile che l’abbiano letto i genitori dei professionisti che utilizzeranno il prossi-


mo, avvalendosi anche della più moderna tecnologia (il libro è corredato da CDROM). D. Da diverso tempo si occupa di promozione del territorio Pugliese a livello nazionale ed internazionale. Qual è stata la molla che l’ha spinta verso questa missione? Negli ultimi anni le meravigliose esortazioni di don Tonino Bello: “Progettare insieme, osare insieme, sacrificarsi insieme”. D. Quali difficoltà incontra secondo lei oggi il settore agroalimentare pugliese nel contesto economico nazionale? È incredibile a dirsi, ma è di natura strutturale. Ancora oggi servizi, quali i trasporti, sono del tutto inadeguati. D. Perché il prodotto enogastronomico pugliese attira sia il mercato estero dei consumatori che quello dei turisti che visitano la Puglia? Ci riesce, spesso e alla grande, quando assume le caratteristiche di prodotto BBF (buono/bello e ben fatto). D. Lei è stato recentemente testimonial e promotore di importanti iniziative per il comparto Moda della Puglia sia al Pitti Immagine Uomo di Firenze che a Milano Moda Uomo. Quale futuro vede per il tessile-abbigliamento della sua regione d’origine dopo anni di crisi settoriale?

Il 30 dicembre 2015 ho presentato presso il Palazzo Recupero di Martina Franca il libro “Scrigno di emozioni” di Teresa Gentile. È stata una ragione per parlare del bene, della bellezza e delle loro rappresentazioni più importanti. Gli stessi sentimenti li ho ritrovati a Firenze al “Pitti Immagine Uomo”. Il tema della manifestazione riguardava il linguaggio della moda che attraversava tre generazioni. I brand di Martina Franca presenti sono stati dieci: “Tagliatore”, “Angelo Nardelli 1951”, “Berwich”, “Hevò”, “John Sheep”,

“T&T Tardia”, “Fradi”, “Gian Riccardo Raguso”, “Tadon”, “NCM”. La Fortezza da Basso, dove erano dislocati gli stand, prevedeva un padiglione centrale nel quale si arriva a esporre non casualmente, ma come riconoscimento del settore per la qualità dei capi. Le aziende di anno in anno si mobilitano e si organizzano per arrivare al padiglione centrale. Ci vogliono anni per riuscirci. Le aziende martinesi che hanno esposto lì quest’anno sono state quattro, con i marchi: “Tagliatore”, “Angelo Nardelli 1951”,

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“Berwich” e “Hevò”. Hanno realizzato degli stand molto belli per dimensioni e design, portando a Firenze anche i valori e i simboli del territorio martinese. Ne cito due per tutti: il rococò e il bocconotto di Martina Franca. È stato davvero gratificante vedere i nostri ragazzi, preparati e motivati, interloquire in inglese, francese, russo…. con i buyers internazionali. Ci sono importanti margini di crescita e le nostre quattro aziende di punta al Pitti mi fanno ben sperare. Non mi stancherò mai di ripeterlo: a Firenze va in campo la Serie A della moda maschile, ma la Champions League si gioca a Milano nel corso di “Milano Moda Uomo”. Mi auguro di applaudire, l’anno prossimo, almeno un’azienda martinese

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nella capitale della moda, a fianco della veterana azienda salentina “Costume National” di Ennio Capasa. D. Inoltre lei è autore del libro rivolto ai suoi colleghi commercialisti, al mondo accademico ed alle imprese sul “Nuovo Bilancio Integrato”, di cui venni a seguire la sua presentazione presso Confindustria il 12 maggio 2014, un progetto inteso a valorizzare nuove variabili valoriali intangibili. Lo riassume in breve per i nostri lettori? Ne sono più che convinto: se non si sogna . . . . non si progetta; e se non si progetta . . . . non si realizza. Sogni e progetti si realizzano: con la mente, con il cuore e con l’anima. Le storie che si realizza-

no con la mente e il sudore sono le storie di creazione di valore. Comportano grande impegno: occorre studiare, economia e finanza soprattutto, e fare pratica, tanta pratica.


mercato) e cinque funzionali per il perseguimento dello stesso: generazione di risorse finanziarie; nuove aperture e ristrutturazioni; soddisfazione del cliente; valorizzazione dei collaboratori; attenzione all’ambiente e al territorio.

Tanto per capirci, ricorro ad un esempio concreto, che concerne un’eccellenza pugliese: il Pane di Altamura DOP. A mio avviso, gli obiettivi strategici del pane di Altamura sono, suddivisibili tra uno di natura fondamentale (l’aumento della quota di

Durante il processo di creazione del valore verranno incrementati, consumati o utilizzati sei capitali, che occorre individuare e tenere sotto controllo: capitale finanziario: concerne l’insieme dei fondi liquidi nella disponibilità dell’azienda o del panificatore da utilizzare nello svolgimento dell’attività. Vanno distinti per natura della fonte (debito o patrimonio netto); - capitale materiale e infrastrutturale: concerne gli immobili di proprietà o in leasing, le sedi dei punti vendita, le sedi amministrative, i locali

in cui l’azienda o il panificatore svolge la propria attività, le attrezzature e i macchinari necessari per lo svolgimento dell’attività; - capitale organizzativo: che comprende i processi e le procedure interne, largamente basate sulla conoscenza, per la gestione dell’azienda o del panificio e le attività volte a garantire la qualità e la sicurezza dei prodotti venduti; capitale umano: è il patrimonio di competenze, capacità e conoscenze di coloro che prestano la loro opera nell’azienda o nel panificio, nonché dei dirigenti o dei titolari; - capitale relazionale/sociale: si tratta delle risorse intangibili riconducibili alle relazioni dell’azienda o panificio con soggetti esterni chiave (clienti, fornitori, soggetti istituzionali) necessarie per valorizzare l’immagine, la re-

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putazione e la soddisfazione dei clienti; - capitale naturale: identifica le attività dell’azienda o panificio che impattano positivamente o negativamente sull’ambiente naturale. L’aumento della quota di mercato deve avvenire in maniera sostenibile. Scopo dello sviluppo sostenibile è di soddisfare i bisogni dell’attuale generazione, senza compromettere la capacità di quelle future di soddisfare i propri bisogni. È una definizione tecnica, manca il calore umano. Rimedio subito, citando la meravigliosa definizione di sostenibilità di don Tonino Bello: “La terra non ci è stata data in eredità

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dai nostri padri, ma l’abbiamo ricevuta in prestito dai nostri figli”. Ho parlato di performance economiche, sociali e ambientali da comunicare mediante il rapporto integrato, da ultimo il 2 febbraio 2016, a Milano presso la Sala delle Colonne della Banca Popolare di Milano. I destinatari non erano i panificatori di Altamura, bensì le banche italiane, anch’esse bisognose di una profonda opera di riorganizzazione e innovazione. D. Quale consiglio si sentirebbe di dare ai giovani componenti del Governo Renzi affinché si dia una svolta vera ed efficace alle Politi-

che Industriali ed economiche del nostro Paese? Uno ed uno solo: riabilitare la reputazione della figura dell’imprenditore, l’unica veramente capace di organizzare la Speranza. Dico anche loro a quale definizione di attività imprenditoriale ispirarsi. È la migliore di sempre e illumina l’Enciclica “Laudato si’ di Papa Francesco. “L’attività imprenditoriale è una nobile vocazione orientata a produrre ricchezza e a migliorare il mondo per tutti. L’attività imprenditoriale può essere un modo molto fecondo per promuovere la regione in cui colloca le sue attività, soprattutto se comprende che la creazione


di posti di lavoro è parte imprescindibile del suo servizio al bene comune”. D. Per concludere ha un aneddoto o un ricordo che ritiene esprimere perché

di esempio ai giovani che in maggioranza appaiono sbandati e senza punti di riferimento precisi? Il 30 gennaio 2016 ho parlato presso il Palazzo Ducale di Martina Franca, e tu eri in

prima fila ad ascoltarmi, della storia di Serveco, una società creata oltre 25 anni fa da due ragazzi, spinti e ultra motivati dalla voglia di intraprendere. Un libro racconta la storia di come per Serveco uno più uno faccia tre. Nella prefazione di quel libro si legge la spiegazione di tale fenomeno. “Penso che il binomio tra Pierino Chirulli (intuito, creatività, sfrontatezza, voglia di approfondire) e Carmelo Marangi (metodo, determinazione, approccio ingegneristico, testardaggine) hanno creato una chimica, una magia, che hanno attratto persone oneste, che hanno votato la loro vita a quello che facevano”. Ebbene, è incredibile a dirsi, ma tu mi sei testimone, che quella sera ho spronato e spiegato come uno più uno possa e debba fare almeno quattro.

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di Saverio Buttiglione

Attività

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La guida Lenoci - Rocca per il rendiconto finanziario

L

a stagione dei bilanci ha ormai avuto inizio e, in concomitanza con questa fondamentale scadenza per le imprese, si è tenuto a Milano il “VII Forum sul Bilancio” presso il Grattacielo della Regione Lombardia. Tra le novità editoriali, che hanno reso oltremodo interessante e utile il citato Forum, si segnala il libro di Francesco Lenoci e Enzo Rocca “Rendiconto Finanziario”, Wolters Kluwer, 2016. Con l’approvazione in via definitiva, il 6 agosto 2015, del D.L. n. 139/2015 di attuazione della direttiva 2013/34/UE, il rendiconto finanziario è diventato obbligatorio a partire dai bilanci rela-

tivi agli esercizi aventi inizio dal 1° gennaio 2016. Oltre allo stato patrimoniale, al conto economico e alla nota integrativa, il bilancio di esercizio accoglie quindi il prospetto che rappresenta la situazione finanziaria della società (art. 2423, comma 1, c.c.). La novità riguarda le grandi imprese che non abbiano emesso titoli quotati sui mercati regolamentati europei. Per quest’ultime, infatti, la presentazione è obbligatoria dal bilancio 2005 per effetto del D.Lgs. 28 febbraio 2005, n. 38 che ha previsto per tali imprese l’utilizzo dei principi contabili internazionali. Sono, invece, escluse dalla redazione del rendiconto le piccole imprese che redigono il bilancio in forma abbreviata, ossia quelle che, nel primo esercizio o successivamen-

te per due esercizi consecutivi, non superano due dei seguenti limiti: 50 dipendenti occupati in media durante l’esercizio, 4,4 milioni di euro di totale dell’attivo e 8,8 milioni di euro di ricavi da vendite e prestazioni. Tra queste è inclusa la nuova categoria delle “micro-imprese”, esonerate anche dalla redazione della nota integrativa e della relazione sulla gestione qualora nello stato patrimoniale siano già presenti determinate informazioni. Dal rendiconto devono risultare, come prescritto dal nuovo art. 2425-ter, “Per l’esercizio a cui è riferito il bilancio e per quello precedente, l’ammontare e la composizione delle disponibilità liquide, all’inizio e alla fine dell’esercizio, ed i flussi finanziari dell’esercizio, derivanti dall’attività operativa, da quella di investimento, da quella di finanziamento, ivi comprese le operazioni con i soci”. L’obiettivo è quello di evidenziare le variazioni delle disponibilità liquide di un’impresa durante un determinato


periodo, consentendo di valutare la sua capacità di generare flussi finanziari positivi, di far fronte alle obbligazioni e di distribuire dividendi. Il documento permette, inoltre, di comprendere i motivi della differenza tra risultato dell’esercizio (utile o perdita) e variazioni della liquidità evidenziando gli effetti sulla posizione finanziaria dell’impresa della gestione operativa, dell’attività di investimento e di quella di finanziamento effettuate nel periodo di riferimento. Il rendiconto finanziario include tutti i flussi finanziari delle disponibilità liquide rilevati nell’esercizio, classificati in relazione alla tipologia o alla natura dell’operazione che li ha generati, ossia tra gestione reddituale, attività di investimento e attività di finanziamento, e presentati in questa sequenza. La variazione positiva o negativa delle disponibilità liquide avvenuta nel corso dell’esercizio si determina dalla somma algebrica dei flussi finanziari delle tre categorie. Non è consentita la compensazione tra flussi finanziari, sia nell’ambito della stessa categoria sia tra categorie differenti, in quanto nettare i flussi finanziari di segno opposto può mutare significativamente la rappresentazione. Questo significa, ad esempio, che gli incassi e i pagamenti connessi alla compravendita di immobilizzazioni materiali sono esposti separatamente, rispettivamente, come investimenti e disinvestimenti.

L’aggregato relativo alla gestione reddituale include i flussi dalle principali attività generatrici di ricavi e dalle altre attività che non siano né di investimento né di finanziamento. Si tratta di incassi e pagamenti relativi alla produzione e distribuzione di beni e alla fornitura di servizi. La variazione di liquidità generata dalla gestione reddituale può essere determinata o con il metodo diretto, evidenziando direttamente i flussi finanziari, o con il metodo indiretto, rettificando l’utile o la perdita

d’esercizio riportata nel conto economico, con l’obiettivo in quest’ultimo caso di trasformare le componenti economiche in variazioni di liquidità. I flussi inclusi nell’attività di investimento derivano dalle attività di acquisizione e di dismissione di immobilizzazioni materiali (ad esempio, fabbricati, impianti e attrezzature) e immateriali (brevetti, marchi, ecc.), nonché dalle attività finanziarie immobilizzate e non immobilizzate (partecipazioni e altri titoli, inclusi quelli di Stato e le obbligazioni).

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Sono rappresentate tra le attività di finanziamento le operazioni sul capitale di rischio e sul capitale di debito. Si tratta, quindi, di rilevare i flussi da cui derivano variazioni nell’entità e nella composizione del patrimonio netto e nell’indebitamento dell’impresa. Ad esempio, l’emissione di azioni o di quote rappresentative del capitale di rischio, il pagamento dei dividendi e l’emissione o il rimborso di prestiti obbligazionari. Il libro di Francesco Lenoci e Enzo Rocca è idealmente divi-

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so in quattro parti: - la prima parte (capitoli da 1 a 8) illustra la disciplina e le tecniche di redazione del rendiconto finanziario vigenti a livello internazionale (US GAAP e IAS/IFRS) adottate dalle imprese del nostro Paese (non quotate in Borsa e quotate) sulla base di principi contabili nazionali elaborati da Assonime, Consigli Nazionali dei Dottori Commercialisti e dei Ragionieri, Organismo Italiano di Contabilità (OIC 12), nonché delle Autorità di vigilanza; - la seconda parte (capitoli

9 e 10), fornisce una metodologia ragionata per la predisposizione del rendiconto finanziario individuale e consolidato ai sensi dell’OIC 10; - la terza parte (capitolo 11), concerne l’utilizzo del rendiconto finanziario a fini gestionali. Il rendiconto finanziario è uno strumento assolutamente necessario per il controllo finanziario e, quindi, al fine di conoscere: come si è finanziata l’impresa; se le risorse finanziarie sono investite ed utilizzate in modo ottimale; qual é il fabbisogno finanziario in relazione all’attività presente e futura dell’impresa; quali sono le fonti di finanziamento più convenienti; - la quarta parte (capitolo 12) mostra, con riguardo a 5 casi reali, come le informazioni finanziarie vengono utilizzate dalle banche ai fini della valutazione del merito creditizio. Arricchiscono il libro di Francesco Lenoci e Enzo Rocca: tanti esempi di analisi per flussi e per indici, selezionati tra la prassi più recente e proposti quali model solution; 5 casi, formulati in maniera tale da risultare dei validi practice aid, sia per chi deve redigere, sia per chi deve interpretare il rendiconto finanziario. Completa il libro di Francesco Lenoci e Enzo Rocca l’allegato CD che, con riferimento all’OIC 10, consente di: predisporre lo stato patrimoniale riclassificato; predisporre il conto economico riclassificato; inserire e raccordare le rettifiche patrimoniali, reddituali e finanziarie; ottenere il rendiconto finanziario.


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Case History di Francesco Lenoci

Per Serveco quanto fa uno più uno. . .

C

osa fa un professore universitario? Due cose: spiega oppure interroga. Cosa ho fatto l’ultima volta che ho parlato a Martina Franca (il 30 dicembre 2015 presso il Salotto culturale di Palazzo Recupero)? Ho spiegato. Quindi adesso, presso la Sala Consiliare del Palazzo Ducale, mi tocca interrogare. 1) Una domanda facile, considerando che molti di voi sono miei amici su Facebook e, quindi, hanno visto le foto che ho postato. Dov’ero ieri sera alle 20,00? .Ero presso la sede di Serveco a Montemesola.

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2) Una domanda facile. Qual è l’oggetto sociale di Serveco? La custodia del Creato. 3) Una domanda difficilissima. Cosa dice l’Enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco con riguardo alla Custodia del Creato? “Se lo sguardo percorre le regioni del nostro pianeta, ci si accorge subito che l’umanità ha deluso l’attesa divina”. (Cfr. Laudato Si’ 61). Dove voglio arrivare? Voglio arrivare a dire che l’attività svolta da Serveco è di fonda-

mentale importanza. 4) Una domanda facilissima. Quanto fa uno più uno? Fa due. 5) Una domanda facile. Per Serveco quanto fa uno più uno? Fa tre (come recita il titolo del libro di Massimiliano Martucci edito da Edizioni Nuove Proposte).


UNO + UNO FA TRE 6) Una domanda difficile. Perché per Serveco uno più uno fa tre? Vi segnalo la risposta che dà Vito Manzari nella prefazione del Libro: “Penso che il binomio tra Pierino Chirulli e Carmelo Marangi (l’intuito, la creatività, la sfrontatezza, la voglia di approfondire di Pierino; il metodo, la determinazione, l’approccio ingegneristico, la testardaggine di Carmelo) hanno creato una chimica, una magia, che hanno attratto persone oneste, che hanno votato la loro vita a quello che facevano”. (Cfr. pag. 14). È una bella risposta, che merita il mio e il vostro applauso. Complimenti Serveco. 7) Una domanda difficilissima, resa ancora più complicata dall’ultima frase dell’ultima

pagina del Libro: “Per i due ragazzi del 1960 (Pierino e Carmelo) uno più uno ha fatto, sempre, almeno tre”. (Cfr. pag. 153). È la classica domanda che, in caso di risposta corretta, fa aggiungere al trenta la lode. Quanto dovrebbe fare per Serveco uno più uno? Chi dice tre, chi dice almeno tre, chi dice più di tre? . . . . Votate per alzata di mano. Per addivenire alla risposta corretta, devo raccontarvi una storia. A seguito della crisi finanziaria, economica e ambientale viviamo in un’epoca in cui si è avverato ciò che un timido ed eccentrico docente di matematica pura aveva previsto nel 1896, nel libro “Attraverso lo specchio”. In precedenza aveva scritto “Alice nel Paese

delle Meraviglie”. Il suo nome è Lewis Carroll. “Nel Regno della Regina Rossa per mantenere il proprio posto, occorreva... come adesso... correre a più non posso; per andare da qualche altra parte, occorreva... come adesso... correre almeno il doppio”. Che cosa significa? Significa che, se Serveco vuole mantenere il proprio posto, uno più uno deve fare tre (deve correre a più non posso). Significa che, se Serveco vuole crescere, uno più uno deve fare almeno tre? . . . .no, no . . . .no. Uno più uno deve fare almeno quattro (deve correre almeno il doppio). UNO + UNO DEVE FARE ALMENO QUATTRO Cosa deve fare Serveco per

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riuscire a correre almeno il doppio? Due mosse.. A) La prima mossa è il raddoppio dei capitali. Fino a questo momento, Serveco ne ha gestiti tre di capitali: il capitale umano, il capitale organizzativo e il capitale relazionale. Alla gestione di questi tre capitali deve aggiungere quella di altri tre: il capitale finanziario, il capitale materiale e infrastrutturale e il capitale naturale. B) La seconda mossa per Serveco è di continuare a fare ciò che emerge da tutte le pagine del Libro: continuare a progettare insieme, continuare a osare insieme, continuare a sacrificarsi insieme. È ciò che mi piace definire “la logica della staffetta”. La staffetta è quella gara meravigliosa (sto pensando alla

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4x100 metri in atletica leggera) che consente a quattro atleti normali di battere quattro campioni. Ci possono riuscire perché ciò che conta è far viaggiare veloce il testimone e per farlo occorre, soprattutto, essere affiatati nei cambi: un frazionista deve cominciare a correre prima che arrivi l’altro e quest’ultimo deve arrivare alla giusta distanza dal primo. Il frazionista che riceve il cambio non deve mai girarsi a guardare il compagno che sta arrivando. Deve solo correre allungando un braccio all’indietro. Se è, però, vero che quattro frazionisti affiatati possono battere quattro campioni, è anche vero che se cade per terra il testimone . . . .non perde il frazionista che ha commes-

so l’errore... ma perde l’intera squadra. Ciò che consente alle imprese di avere successo (oltre ai sei capitali prima menzionati) è la staffetta, che deve avvenire: tra grandi e ragazzi; tra uomini e donne di buona volontà. Io ho dedicato tanti anni della mia vita allo studio delle imprese. So di una sola impresa in Italia, che ha sempre chiuso i bilanci in utile e che ha distribuito almeno un dividendo tutti gli anni. Alla Convention per i 25 anni di quell’impresa, nel palazzo dello sport di Pesaro sono stati installati a beneficio dei 10.000 presenti due maxi schermi. Sul primo maxi schermo è apparsa una frase, accolta da un applauso: “Se vuoi andare


veloce, devi correre da solo”. E poi c’è stato un boato. Cos’era successo? Sull’altro maxi schermo era apparsa la seguente frase: “Ma se vuoi andare ancora più veloce e ancora più lontano, devi correre insieme agli altri”. La logica della staffetta non è un’utopia; la logica della staffetta è ciò che consente alle imprese di avere un successo duraturo. VERSO IL QUATTRO Come ne veniamo fuori da un mondo in cui gli antichi valori sono andati giù, in cui il mare ha inghiottito le boe, sicure e galleggianti, cui attraccavamo le imbarcazioni in pericolo? Secondo don Tonino Bello non basta più enunciare la speranza: occorre organizzarla. Sottoscrivo, sottoscri-

vo, sottoscrivo, indicando nei giovani capaci di dar vita ad attività imprenditoriali, come Pierino e Carmelo, la punta più avanzata di organizzatori della speranza. A Pierino e Carmelo, e a quanti proveranno a fare lo stesso percorso imprenditoriale, oltre ai complimenti, rivolgo i pensieri di don Tonino Bello: “Chi spera non fugge: cammina . . . .corre . . . .danza. Cambia la storia, non la subisce. Costruisce il futuro, non lo attende soltanto. Ha la grinta del lottatore, non la rassegnazione di chi disarma. Ha la passione del veggente, non l’aria avvilita di chi si lascia andare. Ricerca la solidarietà con gli

altri viandanti, non la gloria del navigatore solitario”. Voglio fare un regalo a Pierino Chirulli e Carmelo Marangi. Ad una condizione. Che mi promettano di postare questo regalo all’ingresso della Biblioteca di Serveco. Promettete? Si? Ecco il regalo. La più bella definizione di attività imprenditoriale... di sempre. “L’attività imprenditoriale è una nobile vocazione orientata a produrre ricchezza e a migliorare il mondo per tutti. L’attività imprenditoriale può essere un modo molto fecondo per promuovere la regione in cui colloca le sue attività, soprattutto se comprende che la creazione di posti di lavoro è parte imprescindibile del suo servizio al bene comune”. (Cfr. Laudato si’129).

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Aziende & C. di Saverio Buttiglione

Serveco, modello italiano da imitare

I

l preconcetto deriva dall’ignoranza che a sua volta è figlia della mancanza di informazioni e di comunicazione. Ne ho avuto la prova quando il pregiudizio ha riguardato me a fine gennaio. Sapevo della presentazione di un libro del giornalista Massimiliano Martucci sull’azienda Serveco ma subito, senza prestare attenzione, la confusi con Sereco, impresa di progetto e costruzione d’impianti di depurazione di media portata utili anche ad aziende e residence, per la quale con i miei soci grafici avevamo realizzato

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i cataloghi ed i depliants. Ci avevo messo molto entusiasmo ma non eravamo stati pagati adeguatamente nonostante la pignoleria del proprietario direi eccessiva che ci faceva cambiare continuamente i rendering da pubblicare, lo dico perché conoscevo bene la materia avendo lavorato part time, durante il biennio di ingegneria, nella Putignano S.p.A. che produce impianti di depurazione di grosse dimensioni per le città. Poi, invece, mi sono ricordato di aver visto in giro i camion con la scritta Ser-

veco ed ho realizzato che si trattava di un’azienda dedita alla raccolta differenziata dei rifiuti di supporto alle municipalizzate che svolgono la raccolta, perciò, pur con tutto il rispetto per questo settore, visto che sono un tifoso del corretto smaltimento dei rifiuti, soprattutto quando ho visto in alcune città del nord Italia che lo scarto diventa bene prezioso per la comunità quando viene riutilizzato per produrre energia, avevo deciso che il tempo da togliere ad altri impegni per andare a questa convention non l’avevo.


Ero stato invitato per questa presentazione al Palazzo Ducale di Martina Franca da parte del dottore commercialista Francesco Lenoci docente di economia all’Università del Sacro Cuore di Milano, che si sarebbe da lì collegato in video conferenza, ma quando mi ha detto per telefono che avrebbe fatto una sorpresa e ci sarebbe venuto di persona, essendo anch’io in Puglia ho “dovuto” andarci perché, con questo incredibile “AMBASCIATORE” della Puglia in Italia e nel Mondo che è Lenoci, per rispettivi impegni, riusciamo ad incontrarci raramente. Ho fatto benissimo perchè, andatoci più per lui che per un libro che pur parlava di un caso aziendale di successo, proprio da questo racconto sono stato fulminato come Paolo sulla via di Damasco. Pubblicato dalla Fondazione “Nuove Proposte” presieduta dall’avvocato Elio Michele

Greco, alla presenza del Sindaco Franco Ancona e della presidente di ARTI Puglia (Agenzia Regionale per la tecnologia e l’innovazione) dott. sa Eva Milella, “UNO PIU’ UNO FA TRE” parla della case history della coppia di amici che faceva parte 30 anni fa della “banda del WWF”, Pierino Chirulli (che allora si occupava di commercio edile nel negozio del papà) e l’ingegner Carmelo Marangi, diventati imprenditori e soci costruendo prima l’azienda Servco e poi pian piano il gruppo Finsea, che vanta 20 società con un totale di circa 40 soci e 450 dipendenti diretti, mossi dallo spirito giovanile della “cultura del-

la sostenibilità”, come ama raccontare Chirulli “.. a mò di “bosco che si autoproduce e difende i suoi alberi ed arbusti dagli attachi dei parassiti con le proprie forze fatte di anticorpi naturali …”, un incubatore di eccezionali start-ups che oggi danno incredibili opportunità a tanti giovani di talento laureatisi

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in varie branche della ricerca scientifica. Questi due signori sono diversi per carattere e formazione, ma nei decenni si sono scoperti assolutamente complementari. Più visionario ed intraprendente Pierino che dai sei anni, per ben venti, ha trascorso ogni pomeriggio nella bottega del papà, infatti non ricorda un solo giorno nel quale abbia fatto i compiti scolastici a casa, apprendendo le tecniche del commercio. Meno espansivo e più pragmatico l’ingegnere. Eppure a volte hanno scelto i collaboratori quasi nello stesso modo, bypassando i classici colloqui seguenti alla lettura dei curricula, applican-

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do entrambi il cosidetto soft skill che indaga altre capacità non scritte in quei dati. Carmelo per la sua indole riservata è naturalmente poco propenso a fermarsi quando è in auto se vede un autostoppista ma un giorno di anni fa, mentre andava nel paese della sua fidanzata lo fece e dette il passaggio ad un ragazzo che si recava a Bari. Apprese così che era laure-

ato in filosofia e cercava lavoro, gli disse di presentarsi in azienda per un colloquio. Lo assunsero col ruolo di intermediazione fra le maestranze ed il management, fu un successo. Come ha testimoniato il Sindaco di Martina Franca Franco Ancona, che grazie al suo passato di bancario ha visitato molte aziende del territorio, questa azienda si distingue per un’organizzazione simile a quella di grandi imprese internazionali per una circolazione di idee e comunicazione orizzontale al posto della dannosa linea di comando verticale a piramide rigida e ferrea che non crea partecipazione alla mission aziendale, aggiungendo inoltre che la “responsabilità” sociale dell’impresa nel territorio è ben attuata in molti modi dalla Serveco. Pierino invece un giorno fu invitato all’Università del Salento per assistere alla presentazione di una innovativa lampada da parte di 3 giovani ingegneri, ma chiamò alla fine quello di loro che aveva illustrato il progetto dicendogli che era stata una pessima dimostrazione, tuttavia aveva intuito la validità del loro ingegno. Li ha convocati in azienda


a luglio, li ha fatti costituire in società, ad ottobre avevano già una grossa commessa dall’Arabia Saudita. Il prof. Lenoci quando ha visitato l’azienda appena dopo il cancello ha trovato piantati due ulivi secolari in bella mostra di sé ed ha perciò suggerito a Chirulli e Marangi di fare una targa da mettere all’ingresso degli uffici con questa scritta ispirata dal 3° concetto di San Francesco: “Oggetto sociale della Serveco La custodia del Creato”. Nel suo intervento, conclusione della serata, ha portato l’esempio della staffetta affiatata di bravi ma modesti velocisti che può battere in velocità 4 campioni che per la prima vi ci si cimentano, solo se sono concentrati, nello spazio dedicato al cambio di testimone si siano allenati ad essere in piena corsa, se quello davanti tende il braccio indietro correttamente e senza voltare il capo, naturalmente se il testimone durante il cambio non cade per ter-

ra, questo gli sembra il gioco di squadra visto in Serveco. Il titolo del libro presentato “Uno più Uno fa Tre”, quando per la matematica dovrebbe fare Due, significa che se vuoi andare veloce devi correre da solo ed essere un campione, ma se vuoi correre ancora più veloce allora devi andare in staffetta e quindi può verificarsi che il risultato di quella somma faccia appunto tre. Ha concluso citando l’enciclica estiva di papa Francesco “Laudato Si” (che come ho spesso ricordato

per tutta la prima metà sembra scritta da uno scienziato ambientalista più che da un religioso) quando dice che la corretta definizione di attività imprenditoriale è l’essere una nobile vocazione orientata a produrre ricchezza e a migliorare il mondo per tutti, insomma, dice l’economista Lenoci, oltre naturalmente a produrre profitti, un’impresa economica deve anche organizzare la speranza, come diceva Don Tonino Bello. Questo è il profilo attuale del Gruppo Finsea come viene presentato da Pierino Chirulli e Carmelo Marangi, citando Joyce Wycoff: “Quando un’organizzazione si impegna a creare un ambiente capace di stimolare la crescita di tutte le personeche vi lavorano, iniziano ad accadere cose incredibili: nascono ovunque nuove idee, la gente inizia davvero a lavorare insieme, si evidenziano nuove opportunità, i clienti iniziano a notare i cambiamenti, un insieme di persone inizia a riconoscersi come un team.”

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di Franco Presicci

Ricordi

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G

Il ritratto in ceramica di Dino Abbascià

iuseppe Fasano ha mantenuto la promessa. Ha eseguito il ritratto in ceramica di Dino Abbascià, il signore della frutta che ci ha fatto conoscere deliziosi sapori stranieri; l’uomo acuto e vulcanico che reggeva con saggezza, competenza ed entusiasmo presidenze e vicepresidenze di enti regionali e nazionali… Quel ritratto, che coglie Abbascià in uno dei pochi momenti in cui il suo luminoso sorriso latitava, lo ha consegnato, suscitando commozione, po-

chi mesi dopo la morte del corregionale venuto da Bisceglie per diventare qualcuno. “Una sera a cena con me, sua moglie Maria Teresa, Francesco Lenoci…si fece pensieroso leggendo l’etichetta di una bottiglia di vino di Al Bano - Don Carmelo, Rosato del Salento; quella bottiglia, che lui considerava un dono prezioso, era personalizzata da una dedica dello stesso cantante: Riserva Speciale Dino Abbascià. Era così concentrato su quell’immagine, che non appagò la mia curiosità su un’an-

tica fabbrica di fiammiferi del suo paese”. Quell’espressione gli è tornata alla mente mentre si accingeva a plasmare l’argilla, accarezzandola, lisciandola per immortalarvi l’amico. L’arte della ceramica è universale, millenaria, è nata quasi con l’uomo, vanta scoperte e innovazioni; e richiede abilità di gesti, fantasia fertile, oltre che capacità tecniche, intelligenza plastica. Al primo strillo, nudo e con la testa in giù (da allora sono passati 56 anni), Giuseppe Fasano già aveva un pezzo di


creta in mano: il padre Nicola la trasfigurava in capolavori (come avevano fatto i suoi antenati), lavorando in uno degli antri di Grottaglie che hanno dato il nome alla città. Lui non poteva deviare, avendo ereditato la linfa dell’ispirazione, l’amore per questa materia miracolosa. Chi non conosce in Italia e all’estero il nome dei Fasano? La loro biografia; la qualità degli oggetti sagomati; il prestigio, la forza di volontà, la genialità delle idee di Nicola, che pilotò l’azienda dal 1948, estendendo il mercato, nidificando negozi, incoraggiando i figli. Giuseppe voleva bene a Dino. Come gliene volevano tanti. Al Bano lo ospitò nella sua masseria di Cellino San Marco. Amico sincero di Dino era anche il professor Francesco Lenoci, che, citandolo, lo definisce “il mio presidente preferito”.

Adesso Dino, che io, celiando ma non troppo, indicavo come sosia dell’attore Serge Reggiani, campeggia in quel ritratto così espressivo. “Ora metterò mano alla

scultura: avevo promesso anche quella. Ma non dev’essere statica; deve ricordare un suo gesto tipico”. Fasano ha frequentato Abbascià e le iniziative che so-

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steneva anche dopo la chiusura dei propri negozi a Milano: quello di corso Italia 64, zona Duomo, e successivamente quello di via Nino Bixio, a Porta Venezia. Li ha tenuti per 25 anni, dal ’75, onorando la sua Grottaglie, dove da secoli i figuli si tramandano il mestiere da padre in figlio, arricchendo sempre di più le proprie esperienze. Per incontrare Dino, Giuseppe si metteva apposta al volante dell’auto. E nelle loro conversazioni riemergevano spesso figure di pugliesi idealmente iscritti nell’albo d’oro di Milano. Per esempio, il grande gallerista martinese Guido Le Noci, che nel suo spazio di via Brera accolse mostre delle firme più rappresentative dell’arte contemporanea; il giornalista troiano Antonio Velluto, uno dei pilastri della tivù di corso

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Sempione; l’avvocato Enrico Sbisà, di Bitonto; il cerignolese Peppino Strippoli, che tra l’altro costituì il “Cenacolo Pugliese” con Gustavo Montanari; Guglielmo Miani, di Andria, che nel capoluogo lombardo iniziò manipolando ago e filo da sarto di talento, inaugurando poi negozi di lusso (uno, Larus, in via Manzoni); Nino Palumbo, di Trani, autore di “Pane verde” e di altri volumi di successo; Giacomo Lezoche, commercialista tranese; Filippo Alto, pittore celebrato da critici consacrati; Mario Azzella, di Trani, giornalista Rai; e le iniziative, come la rivista “Terra di Puglia”, sorta nel 1930 avendo come direttore Alfredo Violante, di Rutigliano, e segretario di direzione Arnaldo De Palma, di San Severo; e l’altra, “Ipotesi”, che nel numero dell’aprile-maggio ’76 presentava un breve scritto in cui Carlo Bo manifestava la sua

“sincera ammirazione per Nino Palumbo”…. Fu Chechele, Michele Jacubino, titolare del ristorante “La Porta rossa” di via Vittor Pisani, a parlarmi per primo di Giuseppe Fasano, proclamandolo “principe della ceramica”. Comperava da lui capase, boccali e altri oggetti da schierare sulle mensole del locale; o in un angolo illuminato della sala sottostante in cui troneggiava un capasone con le anse alzate come le braccia di Mussolini negli atteggiamenti oratori. “Ti porterò a visitare la sua bottega e vedrai che ti piacerà”, mi promise una mattina del ’76, successiva ad una festa pugliese al Cida (Centro informazioni d’arte), retta dall’architetto d’interni Lambros Dose, proprietario del Museo delle Cere che stava nel mezzanino della stazione Centrale. Poi cambiò discorso: “Io vor-


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rei dire grazie a Milano, per ciò che mi ha consentito di realizzare. Vorrei fare qualcosa…non so…un libro…magari con tutte le fotografie delle personalità che ho ricevuto”. Parlava e vagava con lo sguardo dalla parete affollata di attori del teatro e del cinema, cantanti, artisti, scrittori…al forno dove cuoceva il pane. Accettò invece la mia idea di istituire un premio di giornalismo. E, sollecito com’era, dopo un paio di mesi si riunì per la prima volta

tare in tavola un cinghiale da lui stesso catturato. Il papà de “La Porta Rossa” aveva studiato alla scuola della vita e sapeva come trattare le persone. Misurava le parole quando s’intratteneva con i clienti che gli erano diventati amici; li accoglieva sulla soglia abbracciandoli, ed era spesso sulle pagine dei giornali ad esaltare la sua Puglia. Era schietto, leale, accorto, rispettoso, sempre pronto a mettere progetti in cantiere.

la giuria, nutrita di vip della carta stampata, dell’editoria, della tavolozza, da Ugo Ronfani, vicedirettore de “Il Giorno”, a Baldassarre Molossi, de “La Gazzetta di Parma. ” , a Raffaele De Grada, critico e storico dell’arte. La prima edizione venne assegnata al barese Giovanni Valentini, che a 29 anni dirigeva con saggezza “L’Europeo”. Chechele era di Apricena, che si vuole costruita per decisione di Federico II, che in una cena – si racconta – proprio in quella città da lui prediletta si fece por-

Mario Dilio, gustando le orecchiette preparate da Nennella, la moglie di Chechele, con il noto e apprezzato pittore suo concittadino Filippo Alto ed altri, sentenziò che il ristoratore di via Vittor Pisani meritava di essere nominato ambasciatore della Puglia a Milano. Qualcuno ascoltò, la voce si sparse e il titolo venne informalmente assegnato. Del resto Mario Dilio non era uno qualunque: scriveva di economia e di movimenti migratori, di storia anche in libri (“Puglia antifascista”…). Era rien-

trato a Bari dopo aver lasciato il posto di capo ufficio stampa di un’azienda automobilistica e lì continuava a pubblicare, riprendendo i contatti con l’amico Vittore Fiore, giornalista, scrittore e poeta (si aggiudicò un Premio Fraccacreta a San Severo; lavorò all’ufficio stampa della Fiera del Levante), figlio di Tommaso, l’autore di “Un popolo di formiche”, Premio Viareggio nel ’52, e di altre opere, tra cui “I formiconi di Puglia”. A Dilio Chechele riferì il proposito di creare anche un altro Premio per i pugliesi meritevoli di Milano. Aveva già pensato a Daniele Piombi come presentatore della cerimonia di consegna; e ad alcuni candidati da sottoporre al giudizio della giuria. Uno di questi, Giuseppe Fasano, “che esporta le sue ceramiche in tutto il mondo ed è presente in fiere e mostre dappertutto, a Berlino, New York, Germania, Milano” (e, se fosse ancora tra noi, il dinamico e sensibile apricenese avrebbe accennato anche all’Expo 2015, dove Giuseppe ha presentato i suoi preziosi manufatti). Il 6 agosto dell’anno scorso il professor Francesco Lenoci, nell’ambito delle sue numerose e dotte conferenze “Storie di creazione di valore”, ha parlato in pubblico a Grottaglie sulle vicende dei Fasano e della ceramica (qualcuno ha ipotizzato che proprio con quella “pasta” Dio ha fatto l’uomo), tra l’altro soffermandosi sulla figura di Nicola, del quale troneggiava il busto. Che sarà presto affiancato da quello di Dino Abbascià.


“La bocca non serve solo per respirare e mangiare, ma è anche un importante organo di comunicazione, pertanto non stupisce che, denti bianchi, splendenti e regolari, sono riconosciuti come un segno di vitalità e di salute del corpo; inoltre, un sorriso accattivante influenza in modo decisivo la fiducia in se stessi.

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Recuperi edilizi

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Investire in cultura

Q

uesta e’ una breve e straordinaria storia realmente accaduta. C’era una volta un signore che viveva tra le dolci colline di Valdobbiadene, un giorno, dopo anni di attesa, decise di mettere a reddito un vecchio fabbricato rurale di proprietà della famiglia che, abbandonato da tempo, si trovava poco distante da casa e in cattivo stato di conservazione. Si trattava di un edificio estremamente povero per conformazione e materiali e analogo a molti altri che costellavano i colli circostanti: murature di sasso locale, solai e capriate in legno, coppi sul tetto e cotto sulle pavimentazioni. Il rustico era in origine desti-

nato ad accogliere la famiglia dei contadini che coltivavano l’appezzamento e possedeva le tre stanze per la residenza: la cucina al piano terra con le due camere al primo, e, a fianco in continuità, c’era la stalla per il ricovero di qualche mucca con sopra il fienile. Come da prassi questo signore si rivolgeva al bravo geometra locale per elaborare un progetto e valorizzare l’area e il volume del rustico nel rispetto delle normative e dei vincoli. Quasi senza nemmeno pensare il professionista elaborava una soluzione che prevedeva la demolizione del vecchio edificio, il recupero e l’aumento del volume realizzando così una dei milioni di biville che costellano il nostro

Il prof. Arch. Cesare Feiffer con Fulcio, il suo breton

paesaggio costituita da ampio interrato, cantina, garage e tutto ciò che si poteva desiderare per una vita felice. Una volta pagati gli oneri, ritirata la concessione, comunicato l’inizio lavori al Comune, poco prima dell’arrivo della ruspa, avviene quasi per incanto la... folgorazione. Il proprietario guardando il rustico capisce che questo è una testimonianza storica, realizza che è ormai un bene uni-


co nel suo genere perché quelli vicini erano già stati sostituiti da ville o biville, si rende conto che è autentico in quanto mai manomesso nei tempi recenti, prende coscienza che anche se si tratta di tipologia rurale costruita con materiali poveri

questo rustico è una memoria di come nell’ottocento viveva una famiglia di contadini e anche dell’organizzazione sociale della comunità. La folgorazione lo illumina anche riguardo alla vivibilità degli ambienti facendogli ma-

turare la convinzione che le modalità costruttive pre-ottocentesche con i loro materiali e finiture sono straordinariamente più sostenibili e anche più gradevoli rispetto alle attuali perché la bellezza è la sincerità dell’intonaco a calce, del muro in sasso, del solaio in legno e del pavimento in cotto che hanno una storia di secoli e trasudano artigianalità da tutti i pori, non sono nemmeno paragonabili a quella delle finestre in alluminio, delle pareti in cartongesso e dei pavimenti in resina. Il signore comincia così a elaborare un diverso e alternativo progetto di valorizzazione che non prevede più la demolizione con la costruzione di un modello edilizio banale e commerciale ma che prevede il restauro dell’esistente convinto ormai che il vero valore stia in quel manufatto che è raro, autentico e storico in tutte le sue strutture. Blocca quindi le ruspe e an-

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che il geometra che, costernato e attonito, non riesce a comprendere le ragioni di come si possa preferire un manufatto in sasso, cotto e calce piuttosto che uno in cemento armato, piastrelle e intonaco graffiato plastico. Il progetto di valorizzazione non si ferma lì ma va oltre con una straordinaria invenzione di riuso del bene mai pensata prima da nessuno: inventa, perché di invenzione autentica si tratta, un’osteria particolare, senza nessun oste che serva ai tavoli, senza personale: nasce cosi’ l’ “osteriasenzaoste” dove non c’e nemmeno un cameriere ma chiunque può entrare, versarsi del vino, tagliarsi del salame, aprirsi due uova sode e lasciare il dovuto in un cassetto.... Una rivoluzione a 360 gradi non solo per privilegiare la conservazione dell’esistente

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rispetto alla nuova costruzione ma per l’idea stessa di riuso che rompe gli schemi commerciali e le consuetudini che sono particolarmente radicate soprattutto nelle arre italiane di provincia. Non è un caso che l’iniziativa per anni si sia tirata addosso l’ira di molti: dell’Amministrazione comunale e del suo braccio armato il vigile locale, della Forestale e dell’Agenzia delle Entrate ognuno dei quali non con motivazioni diverse non sopportava che si uscisse dalle abutudini e dalle convenzioni. Il nuovo uso è comunque stato avviato, il restauro superconservativo è stato eseguito e ora sono anni che l’osteria senza oste funziona benissimo accogliendo migliaia di turisti che da tutto il mondo vengono per sedersi all’interno di un rustico autentico e ben restaurato.

Ma il nostro Amico non si è fermato lì e, recentemente, ha affrontato il tema del riuso del paesaggio culturale che circonda l’edificio. Quello della conservazione del paesaggio è un tema oggi molto di moda e del quale molti ne parlano ma pochi, se non nessuno, sa proporre soluzioni compatibili e concrete, che vadano oltre alle astratte dissertazioni sull’importanza del paesaggio per la vita sociale attuale. L’ostechenonce, questo è ormai il suo nome, ha creato, all’interno dei filari delle vigne, delle piccole altane in legno, dove c’è spazio per un piccolo tavolo e quattro sedie, oppure per una panca con due poltrone. Ciò ha permesso ai visitatori e fruitori non solo di visitare l’osteriasenzaoste ma di fruire il paesaggio dei vigneti in genere estraneo a tutte le attività turistiche. Ha installato, nei


pressi di queste piazzole in legno, tra un filare di vite e l’altro, alcuni distributori di bottiglie di Prosecco, analoghi a quelli delle bibite che costellano tutti i luoghi dove viviamo, in modo da consentire la degustazione del vino fresco nel paesaggio dove questo viene coltivato. Ciò significa un’ulteriore rivoluzione in tanti settori, in primo luogo da quello dell’enodegustazione che avviene sempre in luoghi altri, cioè spazi chiusi artificiali, cantine o wine shop, rispetto a quelli naturali che sono quelli specifici del vino. Poi una rivoluzione nella fruizione del paesaggio, spesso limitata alla sola percezione visiva, che così viene rivoluzionata perché il paesaggio lo si usa come luogo d’incontro, di conoscenza e di socializzazione- Per ultimo a quello del rapporto tra visitatore e paesaggio perché percorrendolo

e soffermandovi all’interno si spingono le presenze turistiche anche all’interno della campagna estendendo così gli spazi e i luoghi dell’accoglienza turistica. La folgorazione quindi ha consentito la conservazione di un fabbricato storico, la creazione di un utilizzo compatibile e anche economicamente remunerativo, la formazione di una filiera che sfrutta il pedo/ ciclo/eno turismo che sempre più numeroso si distribuisce tra le colline del Prosecco e l’estensione della conservazione e del riuso compatibile anche al paesaggio. Certo ci vuole sensibilità, cultura, passione, amore per il proprio passato, discrezione, costanza, fantasia creativa e senso del limite che sicuramente sono caratteristiche non frequenti L’ultima volta che mi sono recato all’oste-

riasenzaoste mentre ero immerso nei vigneti che in quella stagione erano color ruggine, appoggiavo lo sguardo sul quel paesaggio ondulato ancora sostanzialmente integro e osservavo, lontano sullo sfondo il mare dei capannoni e delle biville che dalla pianura arrivavano fino a lambire i primi colli. Sorseggiando il Prosecco, prima che questo prendesseil sopravvento, mi chiedevo quante di queste realtà abbiamo nel nostro Paese, quanto poco basterebbe per far rendere architettura e paesaggio, quanti orti senza contadino, quanti mulini senza mugnaio, quanti greggi senza pastore, quanti formaggifici senza formaggiaio ci sono in Italia ognuno nell’autenticità del proprio sito, della propria architettura e della propria cultura. Investire in cultura è anche questo

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Eventi di Antonella Maia

Torna “CaseoArt” il premio all’eccellenza lattiero-casearia

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i presenta come un’avvincente sfida tra i produttori italiani, ma al tempo stesso pure come una rassegna che coniuga arte culinaria, biodiversità e tradizione, esaltando una particolare abilità, quella dei casari, che trova riscontro nell’inconfondibile gusto di un vero elemento di punta dell’immenso patrimonio gastronomico del nostro Paese: “Sua Maestà” il

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formaggio. A colorare di bontà la suggestiva cornice del castello Bernabò Visconti di Pandino, il prossimo 20 marzo, sarà ancora una volta “CaseoArt”, il concorso nazionale organizzato da “Asso Casearia Pandino”, l’Associazione dei diplomati della scuola casearia della stessa località cremonese, giunto quest’anno alla sua settima edizione. Addentrarsi nelle bellezze

della storica roccaforte di Pandino, sarà un po’ come percorrere un’autentica autostrada dei sapori: i circa 300 formaggi in gara, tutti suddivisi in categorie e che comprendono quelli più conosciuti (alcuni con tanto di marchio Dop in bella mostra come Grana Padano, Taleggio, Bitto, Bagos, ecc) e gli altri sperimentali, saranno infatti espressione delle diverse regioni italiane. Ciascuna


con le sue peculiarità, in termini di condizioni geo-economiche, colture agricole, allevamenti e tecnologie utilizzate, ma proprio per questo in grado di determinare un prodotto unico e di qualità. Caratteristiche, proprie di un know how consolidato nel tempo, che saranno appunto valorizzate nell’ambito di CaseoArt, un concorso che culminerà nell’assegnazione del “Trofeo San Lucio” al formaggio ritenuto eccellente sul piano tattile, visivo e gustativo, ed al suo tecnico-casaro produttore. Nella giornata di sabato 19 avverrà, in occasione di un momento a porte chiuse, la prima selezione dei prodotti in gara, affidata all’esperienza dei tecnici caseari e dei rappresentanti Maestri Assaggiatori dell’ONAF, l’Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Formaggi. Domenica 20, invece, è previsto il momento clou della kermesse rivolto al grande pubblico con la proclamazione del vincitore (che sarà poi premiato il prossimo 1° maggio)

da parte di una giuria qualificata, che comprenderà pure alcuni noti giornalisti. Un gruppo di esperti che per l’occasione si avvarrà anche del prezioso contributo dei visitatori i quali, da attenti consumatori, domenica avranno la possibilità di assaggiare, in una sala del castello visconteo, i formaggi in gara, valutandone in un’apposita scheda l’aspetto, le sensazioni tattili ed il gusto. Sempre nella giornata di domenica, all’interno del castello di Pandino, sarà inoltre possibile visitare una mostra di formaggi Dop del territorio,

custoditi all’interno di particolari teche, mentre i più piccoli potranno essere condotti lungo un affascinante percorso sensoriale, che, attraverso suoni e significative immagini, declinerà in maniera creativa ed emozionale le diverse fasi che caratterizzano il processo produttivo caseario: la terra, il foraggio, la mungitura, il burro ed il formaggio. “CaseoArt” si propone di valorizzare un comparto lattiero-caseario che sta continuando a far registrare risultati lusinghieri per il Bel Paese. Nei primi sette mesi del 2015 le esportazioni si sono attestate infatti sul +8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con i formaggi italiani che dimostrano di riscuotere un certo appeal non più soltanto all’interno del mercato comunitario, ma anche in Cina (+39% nel primo semestre 2015) e Stati Uniti (+18%). (Fonte - Coldiretti) Per informazioni sulla manifestazione potete visitare il sito ufficiale della kermesse www.assocaseariapandino.it

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Punti di distribuzione Bruxelles • Petit rue au beurre, 12 - Ristorante “La Capannina” a due piani nel centro storico, strada che immette nella fantastica “Grand Place” della città belga sede del Parlamento Europeo, con cucina italiana rivisitata al gusto francese e clientela internazionale, primo ristorante italiano in città fondato 50 anni fa da una giovanissima e tenace Anna Bianco emigrante da Noci in Puglia.

Dublino • 208 Lower Rarhmines Road, Dublin 6 - ristorante pizzeria “Il Manifesto”. Infotel: 353 1 496 8096 - m a n i f e s t o r e s t a u r a n t @ gmail.com - www. manifestorestaurant.ie - In Irlanda una vera pizza napoletana, fatta da Salvatore di Salerno che, se è in vena, fa pure il giocoliere con l’impasto, è un miraggio che pure in Italia sarebbe raro.

• Lower Ormonde Quay, Dublin 1 - ristorante pizzeria “Bar Italia”. Infotel: 353 1 874 1000 info@baritalia.ie www. baritalia.ie. Fa onore alla cucina italiana nel mondo, ottimi primi, ottima piz-

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za, squisita la frittura di calamari e gamberi.

ogni stanza dedicata ad un paese del mondo che produce cioccolata, un museo incredibile. Milano • Ristorante l’”Osteria dei Pirati” - via Fogazzaro, 9 del noto presentatore TV Marco Predolin che offre fantastici menù a base di pesce con musica dal vivo

• Upper Merrion Street, Dublin 2 - “Merrion Hotel” - www.merrionhotel.com. Nel centro storico si nota l’eleganza già dal portale d’ingresso, di fronte al palazzo di governo irlandese. Creato dalla fusione di 4 antiche case in stile georgiano si sviluppa attorno a 2 giardini del XVIII secolo.

Torino • via Santa Chiara, 54 - Ristorante “Asian Fusion”. infotel: 338 8194846. Nel quadrilatero romano non lontano dalla Mole Antoneliana ottime cucine tipiche malese, cinese, giapponese ed Italiana, con pietanze fedeli alle tradizioni ed ai gusti originali, crocevia culinario tra oriente ed occidente. Cuneo • Santuario di Vicoforte - Ristorante albergo “CioccoLocanda” - via F. Gallo,19. infotel: 0174 563312. Website: www.cioccolocanda.it. Del grande artigiano della cioccolata Silvio Bessone

• Residence “Abbadesse Resort” - via Oldofredi e via Abbadesse antico monastero fra i grattacieli del nuovo Quartiere della Moda, Isola di Porta Nuova, magistralmente gestito dal proprietario ing. Antonio Savia.

“Pola Residence” - via Pola Milano. Di fronte al nuovo grattacielo sede della Regione Lombardia, al centro del nuovo quartiere della moda meneghina, e vicino alla Stazione Centrale


Camisano Vicentino (VI) • Ristorante Locanda “Alla Torre da Zemin” - via Torerossa, 39/41 locale n.407 zona 4est infotel: 049 9065621. Nella torre di avvistamento del 1270 sul confine Vicenza/Padova, nei due piani della locanda un incredibile Gianfranco Zemin propone una cucina solo con prodotti di stagione e ingredienti del territorio, dalla “piramide di tartare di tonno su battuta di mango e avocado con salsa di limoni caramellati” alla “suprema di faraona”, indimenticabili i suoi risotti. Se lo si prega Gianfranco, forse, racconterà la storia di Occhi d’Oro e del cavaliere misterioso. Padova • “Q Bar” - vicolo dei Dotto, 3 infotel: 049 8751680. Nella centralissima piazza Insurrezione è elegantissima meta della movida chic padovana e ritrovo dei calciatori del Padova calcio. Dinner&Dance, cucina mediterranea e sofisticata musica live • “Osteria Barabba” - via Vicenza, 47. Marco offre la cucina delle osterie venete in un lounge space, a cominciare dall’ora dell’aperitivo, memorabile quello del mercoledì con ricco buffet, ottimo winebar infotel: 049 8716845 Parma • Ristorante “ I Tri Siochett” strada Farnese, 74/a. Squisiti “tortelli all’erbetta” piatto tipico parmense (grandi ravioli ripieni di spinaci annegati in burro fuso con Parmigiano) e torta fritta (detta anche “gnocchi fritti” nel modenese e nel reggiano, di origine longobarda, semplici sfoglie di pasta per pane fritte in olio che si gonfiano come pan-

zerottini vuoti all’interno) ottima per accompagnare il salame di Felino, il culatello di Zibello ed il prosciutto di Parma, oppure il Parmigiano Reggiano sorseggiando Lambrusco di alta qualità. Collecchio (PR) • Agenzia Viaggi “Tra le nuvole” - via Giardinetto, 6/I. Condotta con competenza e professionalità da Elena Bizzi. Città di Castello (PG) • Ristorante “La Taverna di Mastro Dante” - via Montecastelli Umbro/ Promano in località Coldipozzo, 45. E’ la patria dei prosciutti di montagna di Norcia infotel: 075 8648133

Soliera (MO) • “Hotel Marchi” - via Modena/Carpi. Situato tra la patria dell’aceto Balsamico e la più bella piazza d’Italia (Carpi), all’incrocio fra l’autostrada adriatica nord/sud e l’autostrada del Brennero che collega l’Austria ed il nord Europa . Quattro Castella (RE) • Ristorante Albergo “La Madda-

lena” - via Pasteur, 5. Emilio ed Emiliano Montanari accolgono con simpatia ospiti da tutta Italia deliziandoli con salumi parmensi e Parmigiano Reggiano. • Resort B&B “Quattrocolli“ - Via Lenin, 81. Sulla collina tra Parma e Reggio Emilia offre una discreta raffinata ospitalità di lusso San Polo d’Enza (RE) • Ristorante “La Grotta” - via della Resistenza, 2/B. Sulla collina reggiana, fra stalattiti e stalagmiti in grotta con cucina tipica reggiana. Roma • Golf & Country Club “Parco di Roma” - quartiere Cassia, via dei due ponti, 110. Progettista P.B.Dye per un 18 buche “par72” infotel: 06 33653396, direttore architetto Giuseppe Miliè, progettista di campi da golf in tutto il mondo. • Ristorante “Ristovino” quartiere Prati - via Durazzo, 19. Nei pressi dell’emittente televisiva nazionale LA7, è anche caffetteria per ottime colazioni mattutine ed enoteca ben fornita per pranzi o cene che vanno dai tipici piatti romani come gli “gnocchi freschi ai 4 formaggi” a quelli napoletani. Sant’Agata sui due Golfi (NA) • Ristorante albergo “Don Alfonso dal 1890” - corso Sant’Agata, 11/13. Nel cuore della penisola sorrentina si affaccia sul Golfo di Salerno, è considerato tra i primi dieci migliori ristoranti d’Italia, condotto da Alfonso Iaccarino, chef internazionale, che vi ha aggiunto un albergo e la scuola di cucina con showcooking.

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Orsara di Puglia (FG) • “Piano Paradiso” ristorante. Peppe Zullo noto chef internazionale, riceve ospiti da tutto il mondo. Infotel: 0881 964763 Torre Canne (BR) • Masseria San Domenico e Golf Club. Struttura composta dalla prestigiosa masseria San Domenico e da Borgo Egnazia, resort di alta qualità apprezzata anche da importanti clienti arabi e russi e dai divi di Hollywood, è munita di campo da golf a 18 buche fra gli ulivi secolari ed è affacciato sul mare

da Mosca di pellegrini cristiani ortodossi e, nel quartiere Palese hotel Parco dei Principi, di fronte al nuovo aeroporto Karol Wojtyla, modernissimo e dotato di tutti i confort per clientela business, entrambi della famiglia del vicepresidente Federalberghi di Bari, Antonio Vasile. • Villa Romanazzi Carducci - via Capruzzi, 326. Albergo resort elegante e con architettura di prestigio circondata da splendido parco in pieno centro cittadino, diretto dalla famiglia dell’imprenditore ing. Lorenzo Ranieri, è dotato di suggestive sale convegni sparse nel giardino ed offre la cucina del noto chef prof. De Rosa. • Ristorante Terranima - via Putignani. Nella strada delle banche e della movida, è l’unico ristorante che conserva l’architettura antica, dalle “basole” del pavimento alla coorte che ricorda le piazzette degli artigiani dei secoli scorsi (presenti ancora solo nel centro storico) offre l’inimitabile cucina tipica barese, dalle “strascinate alle patate e cozze”, dalle mozzarelle ai dolci caldi con crema “sporcamuss”

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Polignano a Mare (BA) • Resort & SPA Borgobianco - Contrada Casello Favuzzi. Moderni arredi interni in una struttura esterna a masseria, intonacata a calce bianchissima che si specchia su di una immensa piscina con idromassaggio, che compone la “Salus per acquam” insieme al centro benessere interno “Unica”. Cinque stelle meritate come meritata è stata l’elezione a presidente “Associazione Albergatori Polignano” di Roberto Frugis socio e marketing manager. Tel: 080-8870001 • B&B dei Serafini - piazza Vittorio Emanuele, 43. Riduttivo chiamarlo B&B perché si tratta di un eccezionale albergo diffuso nel centro storico della città di Domenico Modugno. Sporgendosi dalle case costruite sulla scogliera a picco sul

Bari • Barialto Golf Club. Storica club house pugliese con importante campo da golf.

• Hotel Boston - via Piccinni, 155. A 5 minuti dal centro storico e dalla Basilica di San Nicola, meta

• Hotel Oriente, nel centralissimo Corso Cavour al numero 32, un 4 stelle di lussuosa eleganza, ospita da gennaio 2013 la Golf Club House “Porta d’Oriente”, punto d’incontro al Sud Italia di giocatori ed eccellenze della moda e dell’enogastronomia.

• Radicci Automobili S.p.A. - Via Amendola, 146. Concessionaria Ferrari e Maserati per il Sud Italia ora Concessionaria anche per la dorsale adriatica con la nuova sede di Ancona. Il Gruppo Radicci a Bari, è anche prestigiosa Concessionaria Jaguar e Land Rover.


mare sembra proprio di ascoltare “Volare” o “Nel blu dipinto di blu” onde sonore che da Polignano hanno raggiunto ogni angolo del globo. Putignano (BA) • Proloco - piazza Plebiscito,1. Nel centro storico della città patria degli abiti da sposa e del Carnevale più antico e lungo del mondo. • Fondazione Carnevale di Putignano. via Conversano, 3. • Osteria “Chi va piano” - Via Monache, Putignano, 0802373445 - cell. 3932378898. In un vicolo nascosto di Putignano, Stefano Guglielmi, ex macellaio, ha creato una locanda di eccellenza. Con il suo staff cucina solo teglie di terracotta in un enorme camino utilizzando solo eccellenze enogastronomiche fresche di giornata. Il suo motto è “cibo e vino per andare lontano”.

• B&B “San Domenico” - Estramurale a Levante, 4 - 70017 Putignano (BA) - Cell. 3332284769 - info@bebsandomenico.com. La struttura è in un angolo pittoresco della città, a pochi passi dalla Chiesa di San Domenico con vista sul campanile,

nei pressi di Porta Barsento e dell’interessante centro storico. La struttura è gestita in maniera esemplare da Vincenzo Gigante: la sua gentilezza e le sue attenzioni vi metteranno a vostro agio, facendovi sentire in famiglia. • Agenzia Viaggi Netti - via Tripoli, 63. La signora Netti organizza viaggi in tutto il mondo, pur in tempi del “fai da te via internet”, con una costante ricerca del prezzo più basso col massimo della qualità e della garanzia, facendo inoltre incoming turistica in Puglia con educationals tours, showcooking ed itinerari guidati in posti unici ancora sconosciuti ai grandi tours operators. Noci (BA) • Ristorante “L’antica Locanda” - via S.Santo, 49. In una “gnostra” del centro storico meta di turismo internazionale a novembre per “Bacco nelle gnostre”, di Pasquale Fatalino, chef noto in trasmissioni RAI, che prepara orecchiette con fave e cime di rape ed incantevoli braciole di carne al sugo. in-

Da sinistra: Ignazio Capasso (imprenditore nel campo della plastica), Saverio Buttiglione, lo chef Pasquale Fatalino e Pino Sguera (Presidente di Teleregione) davanti al ristorante Antica Locanda di Noci

dimenticabili come dimostrato dai personaggi del mondo dello spettacolo che lo raggiungono apposta in ogni momento dell’anno.

• Ristorante “Il falco Pellegrino” in località Montedoro a Noci, immerso nella campagna della Murgia pugliese, fra antiche masserie, nel quale lo chef Natale Martucci prepara primi indimenticabili, secondi di pesce fresco o tagliate di manzo podolico, con attenta scelta dei migliori vini regionali.

Conversano (BA) • Ristorante “Savì” - via San Giacomo. Condotto dallo chef Nicola Savino, già chef a Dallas dove ha servito al presidente Bush ed al famoso cantante Frank Sinatra le polpette al sugo pugliesi. Qui ha inventato le crepès pugliesi, panzerottoni (dolci o salati) ripieni di leccornie regionali. Turi (BA) • Ristorante “Menelao” - via Sedile, 46. A Santa Chiara in un palazzo signorile del 1600 nella cittadina custode dell’”oro rosso”, la Ciliegia Ferrovia. Aperto da Michele Boccardi che dopo la laurea in economia e commercio e l’abilitazione di commercialista è diventato Marketing Manager alla Scuola di Economia & Turismo di Londra. Visto il successo ottenuto dall’aver trasformato

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la masseria fortificata di famiglia “Menelao”, sulla strada per Rutigliano, in eccellenza per la banchettistica, i ricevimenti, le cene di gala ed i meeting, con “Santa Chiara” affronta la sfida della cucina di alta classe internazionale. Dispone di un’ottima cantina di vini ed offre prodotti tipici, sia nazionali che d’oltremare, dai cappelletti con cicoriella campestre su letto di fave alla costata di manzo podolico della Murgia non disdegnando però il salmone Balik norvegese o la costata di manzo della val di Chiano della Toscana. Infotel: 080-8911897. Castellana Grotte (BA) • “Palace Hotel Semiramide” via Conversano. Affascinante albergo immerso nella natura, accanto al parco dei dinosauri in cartapesta, ospita anche la sede italiana dell’Università Europea per il Turismo, a cinque minuti dalle famose Grotte che richiamano visitatori da tutto il mondo per gli affascinanti percorsi carsici sotterranei lunghi chilometri, famose per le eccezionali stalattiti e le stalagmiti della “grotta bianca”. • Ristorante e braceria “Le Jardin Bleu Belle” - via Firenze. Affascinante struttura in legno costruita su quella in pietra dell’antico bar della villa comunale, creandone un unico ambiente che guarda dalle vetrate le cime degli alberi che la circondano mentre si gustano squisiti piatti tipici pugliesi. Alberobello (BA) • Ristorante “Casanova” - via Monte San Marco, 13. Ricavato in un antico frantoio ipogeo sotterraneo in pieno centro fra i trulli patrimonio UNESCO. I soci Ignazio Spinetti (presidente

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sostenibile. Questo GAL comprende i comuni di Alberobello, Putignano, Castellana Grotte, Turi, Sammichele, Noci, Gioia del Colle.

Associazione Ristoratori Alberobello) e lo chef Martino Convertino offrono l’ottima cucina tipica pugliese indescrivibile a parole perché semplicemente da gustare in silenzio. • Museo del vino Antica Cantina Albea - via Due Macelli, 8. Unico completo museo del vino pugliese produce vino anche per il Vaticano, è la storica cantina che prima dell’unità d’Italia inviava, dalla vicina e collegata stazione ferroviaria, i propri vini per tagliaree migliorare quelli di Bordeaux in Francia. Produce “Lui” negramaro in purezza affinato in barrique primi 12 mesi. • Condotta Slowfood “Alberobello e Valle d’Itria” - via Sisto Sante, 5. Fiduciario Francesco Biasi, promotore dei presidi “salame Capocollo di Marina Franca” (ingrediente delle famose “bombette”), “Cipolla rossa di Acquaviva delle Fonti” e “Pomodorino di oasi protetta Torre Guaceto”. • GAL Terra dei Trulli e di Barsento - Via Bligny, 23. Il primo Gruppo di Azione Locale fra quelli in cui, per zone omogenee, è stata diviso il territorio d’Europa, ad essere partito operativamente con gemellaggi in tutto il continente. I GAL sono un’iniziativa UE, che li finanzia col programma “Leader”, al fine di valorizzare le potenzialità dei territori integrando produzioni agricole, artigianali e di piccola industria per uno sviluppo

Andria (BAT) • Ristorante “Antichi Sapori” contrada Montegrosso. Pietro Zito importante chef internazionale offre la cucina tradizionale pugliese e le antiche erbe ed ortaggi riscoperti e curati nell’immenso orto che ha costruito e nel quale lavora tutta la contrada.

• Cantina Rivera con annessa sala di degustazione, condotta dal presidente di “Movimento Turismo del Vino” Sebastiano De Corato, produce il famoso “Falcone Rivera”. Corato (BA) • Cantina Torrevento condotta dal prof. Francesco Liantonio presidente della “Strada dei vini Castel del Monte” guarda lo splendido maniero ottagonale dell’imperatore Federico II di Svevia “Stupor Mundi” patrimonio UNESCO, dove produce eccellenti vini. Crispiano (TA) • Masseria Resort “Quis Ut Deus”. Una delle inimitabili “Cento Masserie di Crispiano”, affascinanti masserie in pietra e tufo, ristrutturate per resort di livello e aziende agricole di prodotti tipici quali olio extravergine d’oliva e prodotti caseari.


Fasano (BR) • Tenuta Monacelle - Selva di Fasano. Antico monastero di monache del 1700 fatto di trulli, ognuno adibito a stanza d’hotel, con affianco parco nel quale sono ricavate modernissime stanze d’albergo costruite in tufo. Si affaccia dal monte Selva sui sei milioni di ulivi secolari che lo distanziano dal mare di Fasano. Savelletri di Fasano (BR) • Masseria Resort Torre Coccaro - contrada Coccaro, 8. Infotel.:080 4827992. Bianca e splendida sul mare, antica torre

di avvistamento della linea difensiva dalle scorribande dei Saraceni del XVI secolo, che andava dal Gargano al “finibus terrae” Santa Maria di Leuca. Non ci sono parole per descriverla, guardare sul web! La stessa famiglia Muolo possiede la collegata Masseria Torre Maizza infotel: 080 4827838. Un hotel a 5 stelle con campo da golf 9 buche executive “par27” costruito fra gli ulivi secolari ed affacciato sul mare. A Coccaro Golf Club il 4 novembre, festa della Vittoria dell’Italia nella grande guerra, l’Apulia Golf District dell’architetto Giuseppe Germano e Do You Golf di Ester Monacelli hanno organizzato per il Circuito “Eccellenza di Puglia 2012” la 2a edizione della gara Pitch&Putt, 18 buche stableford con 18 squadre e 36 giocatori.

Il buffet preparato dagli chefs della struttura è stato inimitabile. Masseria Torre Coccaro è risultata per il 2012 tra i migliori 10 Beach Hotel nella classifica di “Conde Nast Travel”. Ostuni (BR) • Grand Hotel Masseria Santa Lucia SS.39, km 23.5 località Costa Merlata. Incantevole resort sul mare sotto la città bianca di Ostuni, diretto da Bartolo D’Amico, presidente ADA Puglia, associazione direttori d’albergo. Cellino San Marco (BR) • Cantina Tenuta Albano Carrisi. Prestigioso albergo e ristorante ricavati nella masseria del padre del famoso cantante, don Carmelo, che da il nome al vino più prestigioso qui prodotto. • Cantina Due Palme. Con avveniristica sala convegni ricavata nella bottaia produce vini ormai famosi nel mondo e vincitori di primi premi al Vinitaly di Verona come il “Selva Rossa”. Salice Salentino (BR) • Cantina Conti Leone De Castris. Cantina ricavata nel palazzo dei conti Leone De Castris, dove è nato il primo vino rosè del mondo settant’anni fa,il “Five Roses”. E’ annessa al prestigioso albergo e ristorante di proprietà della famiglia. Lecce • Acaya Golf Resort - Strada per Acaya, km.2 località masseria S.Pietro. Infotel: 0832 861385. Splendido campo da golf rivisto e ristrutturato, anche agronomicamente, dallo studio di architetti “Hurdzan

Fry” per un 18 buche “par71” di 6192 metri, con ben sette ettari di specchi d’acqua, accanto al “Castello di Acaya”, costruito seguendo le nuove esigenze fortificatorie dell’epoca dovute all’affermarsi delle armi da fuoco ed ora esempio di moderno restauro. L’albergo resort della catena Hilton è costruito nel ricordo stilistico degli antichi monasteri con una grande piscina esterna ed un’importante SPA di ben 1200 metri quadri. Bari • Eataly Bari - Lungomare, ingresso monumentale Fiera del Levate: Oscar Farinetti ha voluto portare in Puglia Eataly per il sudItalia, affittando e ristrutturando la parte monumentale della Fiera del Levante, facendo affacciare i ristoranti sul lungomare di Bari, offrendo nel capoluogo pugliese le migliori specialità enogastronomiche italiane, così come Eataly fa ormai in tutto il mondo.

Oscar Farinetti tra il Presidente del Consorzio DOP Pane di Altamura Giuseppe Barile ed il direttore Saverio Buttiglione

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della Redazione

Miss Slow Economy

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Ines Noussa

n Italia, in Puglia, abbiamo l’onore di ospitare una giovane “principessa del deserto cartaginese”: Ines Noussa, mentre il sindaco di Firenze Dario Nardella ha portato Il Fiorino di Firenze in memoria delle vittime dell’attentato proprio in Tunisia al Museo del Bardo consegnandolo al direttore Moncef Ben Mouussa. “È l’impegno concreto ad avviare una collaborazione tra il Museo di Palazzo Vecchio e quello della capitale tunisina” ha dichiarato Nardella mentre visitava la prestigiosa Istituzione culturale dove come noto il 18 marzo scorso, a causa di un attentato dell’Isis hanno perso la vita 24 persone, tra le quali quattro italiani. “Ho portato al direttore Moncef Ben Mouussa – ha aggiunto il sindaco – la vicinanza della nostra città e l’impegno concreto ad avviare una collaborazione rivolta ai giovani, alla promozione culturale e al turismo. Cominceremo con un gemellaggio tra questo Museo e quello di Palazzo Vecchio, due simboli dell’arte mondiale. Gli amici tunisini non abbiano paura dei terroristi e noi restiamo al loro fianco”. Ines Noussa di mamma salentina qui da noi si è diplomata al liceo linguistico studiando inglese, francese e tedesco. Ma amando le lingue straniere ha imparato da autodidatta lo spagnolo e sta iniziando a studiare il portoghese e naturalmente l’arabo avendo il papà tunisino. Nata a Ceglie Mes-

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sapica vicino Brindisi le tradizioni che segue sono quelle italiane ma allo stesso tempo è fiera di portare sul viso i tratti orientali, che l’aiutano pure nella professione di fotomodella.


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della Redazione

Le nostre Miss Rita Ugs

Elisabetta Ferrara

Eleonora Gemma

Gabriella N atale

Sharon De Luca

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Puoi tornare a sorridere... in un solo giorno! La mancanza dei denti può avere un notevole impatto sull’autostima e sulla qualità di vita. Una dentiera può alleviare solo in parte questo disagio. Le protesi mobili causano nel tempo perdita ossea, un problema che potrebbe progredire e comportare una diminuzione della stabilità della dentiera stessa. Fortunatamente, l’odontoiatria moderna offre una soluzione semplice e definitiva per fissare la protesi in modo saldo e resistente. Rivolgiti con fiducia al tuo dentista e chiedigli di parlarti del trattamento originale All-on-4®. Potrai scoprire come compiere il primo passo per recuperare la normale funzionalità e ottenere un sorriso capace di trasmettere sicurezza.

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Comune di Bari

Regione Puglia

Organizzazione

Media Partner

Con il Patrocinio di

Extra Virgin Olive oil & Wine International Week 2016

“ExtraDiVino” è un programma di marketing territoriale realizzato insieme a Milano Slow Economy e al Comune di Bari con il supporto di Regione Puglia

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