Connessioni - N 54

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QUATTRO ANNI IN QUATTRO MESI La didattica ibrida all’Università di Padova Chiara Benedettini

Come convertire alla didattica ibrida oltre 400 sale, in 20 sedi e altrettante città, in soli quattro mesi? Grazie a una buona progettazione, all’esperienza e al pragmatismo dell’Ufficio Digital Learning e Multimedia dell’Università. Ma anche alla creazione di un vero passe partout: un box modulare e completo di tutte le soluzioni tecnologiche necessarie

Essere una delle più antiche Università al mondo non è l’unico primato dell’Università degli Studi di Padova: antico non vuol dire all’antica e, infatti, questa monumentale istituzione ha sempre dimostrato grande vitalità e capacità di rinnovarsi. Non a caso, il suo motto è “Universa Universis Patavina Libertas”, ovvero la Libertà di Padova è universale e per tutti, a sottolineare la grande libertà di pensiero di cui ha goduto anche in periodi storici in cui non era scontato, come durante l’egemonia veneziana. Negli ultimi mesi, come sappiamo, tutte le università italiane sono state protagoniste di diversi bandi indetti dal Governo per il rinnovamento delle strutture e l’adeguamento alla didattica ibrida. In realtà, l’Università di Padova stava già valutando un progetto di rinnovamento delle sue numerose sale (oltre 600) e di uniformazione delle sue strutture, sparse in 20 diverse sedi e altrettante città, da Castelfranco Veneto a Mestre, da Rovigo a Treviso, fino a Vicenza e Venezia.

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A capo del progetto Dario Da Re, Direttore dell’Ufficio Digital Learning e Multimedia, che ci ha raccontato la genesi e gli sviluppi di questo ambizioso restyling AV. “Alla fine del 2019 c’era già l’intenzione di investire in un piano strategico di riorganizzazione delle aule – spiega il direttore -: si pensava

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all’aggiornamento di alcune sale, alle necessità di registrare le lezioni, a esigenze di inclusione o legate alla disabilità. L’Ateneo, comunque, già utilizzava Zoom, Kaltura (una specie di YouTube per usi accademici) e la piattaforma per la didattica Moodle. Invece eccoci improvvisamente a fare i conti con l’insegnamento a distanza su larga scala. Dopo il blocco dovuto al lockdown di marzo e aprile, da maggio abbiamo registrato una vera e propria impennata della didattica ibrida. Vista l’urgenza di riprendere l’insegnamento, ci hanno chiesto di intervenire subito: effettivamente abbiamo completato in quattro mesi, con alcune modifiche, un piano che avrebbe dovuto essere quadriennale”.

TRA NECESSITÀ E ACCORTEZZE L’impresa, certamente sfidante, è dunque iniziata con la messa a fuoco delle esigenze progettuali, grazie anche al contributo del consulente Stefano De Troia. L’Università degli Studi di Padova si era dimostrata lungimirante avendo già colto, prima dell’avvento del Covid-19, la necessità di avere un supporto specialistico nel mondo dell’AV: “In primavera mi ero confrontato con il team di lavoro e ho sottoposto quelle che, secondo la mia esperienza, erano le soluzioni d’eccellenza presenti sul mercato


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