COIBENTAZIONE
Marino Sofia - 3294 Elaborato di tecnica dei materiali
LA COIBENTAZIONE DI UN EDIFICIO La coibentazione è l’applicazione di un isolante (acustico, elettrico o termico) a un apparecchio, a un impianto, a un ambiente, in modo da ostacolare la trasmissione di energia sonora, elettrica o termica. La coibentazione termica è una tecnica utilizzata per isolare l’ambiente interno ed evitare gli scambi di calore con l’esterno: l’isolamento termico si ottiene attraverso l’utilizzo di specifici materiali interposti tra i due spazi da isolare. Quando il freddo invernale si abbatte sulle case, l’isolamento termico è fondamentale se si vuole godere di un piacevole tepore all’interno della propria
abitazione senza veder lievitare le spese per il riscaldamento. Infatti, gran parte del calore utilizzato per riscaldare le proprie abitazioni rischia di essere disperso a causa del cattivo isolamento delle pareti, del soffitto o del pavimento della casa. La coibentazione di un edificio, che sia un’abitazione privata o un ufficio, è indispensabile per ottenere un livello di comfort adeguato durante tutto l’anno. In inverno, infatti, i materiali isolanti impediscono al calore di disperdersi verso l’esterno; in estate, al contrario, la coibentazione risulta fondamentale per mantenere freschi gli ambienti interni. La coibentazione termi-
ca viene presa in considerazione per i suoi numerosi vantaggi sia in ambito industriale sia in ambito domestico. L’isolamento termico degli ambienti interni, infatti, consente di aumentare l’efficienza energetica dell’edificio, ottenendo un significativo risparmio a livello di risorse e sul piano economico. Migliorare l’efficienza energetica di un appartamento, al tempo stesso, consente di adeguarsi alle normative e di ottenere la certificazione Green Building; durante le fasi di progettazione e realizzazione di un edificio, perciò, la scelta di materiali isolanti si traduce in una migliore Eco-sostenibilità e in una maggiore convenienza sotto molti punti di vista. Monumental grass roof covers Planar House in Brazil by Studio MK27
La coibentazione della casa è come un reale INVESTIMENTO che può portare ad un forte risparmio economico nel breve-medio termine. Un edificio che disperde una minor quantità di calore è da ritenersi qualitativamente superiore rispetto a un edificio che si mantiene troppo caldo in estate e troppo freddo in inverno. Il risparmio energetico che si genera con una corretta coibentazione. Tutti sappiamo che questo incremento di valore può essere certificato con un documento apposito, obbligatorio per legge, chiamato APE (Attestato Prestazione Energetica), che ha la finalità di valutare la convenienza eco-
nomica in relazione al consumo energetico, durante la fase di acquisto o locazione di un immobile. Un edificio con consumi energetici bassi, comporta un successivo incremento del valore complessivo dell’immobile e un possibile avanzamento di classe energetica; questo avanzamento non è da considerarsi automatico. Considerando che il risultato di ciascun intervento è difficilmente calcolabile nella fase di progettazione e le variabili hanno pesi diversi, infatti è impossibile dire quanto la sola coibentazione possa influire sull’effettivo avanzamento di classe energetica.
IL FABBISOGNO ENERGETICO DELL’ABITAZIONE
CLASSIFICAZIONE ENERGETICA DEGLI EDIFICI
Il fabbisogno energetico di un’abitazione è la quantità di energia richiesta per realizzare condizioni di benessere degli occupanti e fornire loro alcuni servizi, tra cui la climatizzazione estiva e invernale, la ventilazione, la produzione di acqua calda sanitaria e l’illuminazione. Il fabbisogno energetico può essere differenziato in base al servizio fornito all’utente finale
In Italia, grazie al Decreto Legislativo 192/2005, è prevista per gli edifici una catalogazione in classi energetiche predefinite e l’introduzione, tra l’altro, anche di nuovi standard progettuali per le strutture abitative. Il tutto con l’obiettivo (definito dall’Europa) di ridurre considerevolmente non solo i consumi energetici complessivi e con essi anche gli sprechi, ma anche le emissioni di anidride carbonica.
cienza energetica di una struttura e sul suo inserimento all’interno di una particolare classe, piuttosto che un’altra. Tra questi fattori, per quanto riguarda un edificio, troviamo ad esempio i pavimenti, i sistemi di isolamento, le pareti, il tetto, gli infissi ed i confini delle sue mura. Per un’abitazione, invece, a parte gli elementi citati, anche la sua posizione all’interno dello stabile tende ad influire.
La certificazione energetica non è altro che una procedura eseguita da un tecnico professionista che valuta i consumi energetici appunto di un’abitazione o di un edificio per mantenere determinate condizioni ambientali al suo interno. In pratica, viene calcolato il consumo in Kilowatt in un’ora per metro quadro della struttura. Tale valutazione, assieme ad altre verifiche e dati, determina l’APE. Questi risultati, poi, faranno rientrare la struttura all’interno di determinate classi energetiche.
Esistono poi ulteriori sistemi che consentono di ridurre ancora il consumo energetico, come i pavimenti riscaldati, le caldaie a condensazione oppure i pannelli solari, fondamentali per il raggiungimento delle classi energetiche più efficienti, come può essere quella A4.
(ad esempio riscaldamento, illuminazione) o in base al confine del sistema considerato. In questo caso si distingue tra energia netta, direttamente fornita all’utente o agli ambienti climatizzati (energia richiesta), ed energia fornita agli impianti tecnici sotto forma di vari vettori energetici (energia rilasciata). Quest’ultima può essere aggregata ricorrendo al concetto di
energia primaria, ovvero energia non assoggettata ad alcun processo di conversione o trasformazione. In fine il fabbisogno energetico può contenere una quota di energia rinnovabile, derivante da fonti o vettori energetici che si rigenerano o ricrescono continuamente e sono quindi inesauribili secondo i parametri umani.
Tutti questi elementi, tuttavia, non assicurano un’abitazione perfettamente efficiente dal punto di vista energetico. Infatti, molto dipende dalla dispersione di calore riscontrata e, indirettamente, anche dalla Le classi individuate sono dieci: qualità costruttiva della strutA4, A3, A2, A1, B, C, D, E, F e tura. A questo proposito, tanto G. Dove la più alta (l’A4) rap- si può fare per migliorare una presenta la classe più efficiente casa o un edificio attraverso dei e quindi migliore per risultati, lavori di ristrutturazione e anmentre la più bassa (la G) equi- che da molteplici punti di vista: vale a quella meno efficiente e dagli impianti interni agli infissi, peggiore. Ciascuna di queste è passando per le pareti o per inserita all’interno di una fascia le porte, addirittura fino all’uso di valori di consumo e determi- di elettrodomestici ad alta effinata da due estremi. cienza. Tanti sono i fattori che possono incidere sulla determinazione della valutazione finale dell’effi-
A
G
MIGLIORARE LE PRESTAZIONI DI UN EDIFICIO: 1. Aumento dell’inerzia termica L’inerzia termica, è un parametro che misura la capacità di un materiale di opporsi al passaggio del flusso di calore e di accumularne una parte, mantenendo una temperatura dell’ambiente interno omogenea, costante e confortevole, nonostante le temperature esterne vadano su e giù. Per inerzia termica, in termodinamica, si intende la capacità di un materiale o di una struttura di variare più o meno lentamente la propria temperatura in risposta a variazioni di temperatura esterna o ad una sorgente di calore/raffreddamento interno. Per un edificio o delle pareti i materiali ad alta inerzia termica sono il calcestruzzo e i laterizi compatti, anche le pietre naturali non sono male: devono es-
2. Riduzione dei ponti termici
sere capaci di rallentare il flusso di calore estivo verso l’interno e ad immagazzinare calore nei periodi invernali per poterlo poi rilasciare verso l’interno. Più in generale un materiale con inerzia termica buona deve avere sia delle buone proprietà isolanti, ma deve essere anche in grado di accumulare calore da un lato e non cederlo direttamente. Cambi bruschi di temperatura all’esterno non devono riflettersi “come nulla fosse” all’interno, deve passare del tempo. Questo tempo che rende il cambio di temperatura interno “in differita” rispetto a quanto avviene nel resto del mondo, è detto sfasamento. In fisica lo sfasamento può essere visto come tempo che im-
piega l’onda termica per fluire dall’esterno all’interno attraverso un materiale edile. Tornando ai materiali, se hanno un calore specifico alto hanno uno sfasamento maggiore: più il materiale riesce ad assorbire calore e più sarà capace di cederlo con lentezza.
Il ponte termico non è altro che una zona locale dell’involucro termico, in cui si manifesta una discontinuità tale che il flusso di calore tra l’interno e l’esterno sia differente, quasi sempre maggiore rispetto al resto delle strutture, causando di conseguenza dei Punti Freddi.
L‘inerzia termica di un edificio consiste nella sua capacità di trattenere nel tempo il calore all’interno delle proprie murature una volta spento l’impianto di riscaldamento. Alta inerzia termica significa come già detto bassi consumi energetici, sia quando voglia raffreddare sia quando vogliamo riscaldare, i nostri ambienti interni. E significa anche avere un buon livello di comfort.
Le cause possono essere diverse: si va dalle discontinuità costruttive, quando si utilizzano materiali eterogenei; alla discontinuità di tipo geometrico, entrambe facilmente riscontrabili in corrispondenza degli spigoli, tra parete e solaio o tra parete ed infissi, ma non solo. Spesso è evidente un ponte termico nelle travi e molto più frequentemente in prossimità di balconi, finestre o davanzali, nota dolente è che col passare degli anni, questa anomalia, può intaccare sia le prestazioni che la durabilità dei materiali impiegati. Il problema principale che ne deriva è naturalmente la dispersione termica dall’interno dell’abitato verso l’esterno, con conseguente formazione di ponti termici muffa e condensa, l’umidità presente negli ambienti, incontrando una superficie con temperatura più bassa, cambia di stato, ovvero si trasforma in acqua, originando così la condensa. Sulle superficie delle pareti si sviluppano non solo muffe, ma proliferano soprattutto i batteri, che rappresentano non solo un danno estetico, ma principalmente per la salute e dal punto di vista igienico.
Mura interne di un antico frantoio del Salento
Diagnosi termografica
1.
PONTI TERMICI
Il ponte termico è una discontinuità costruttiva che è presente in ogni edificio, ed è compito del progettista o consulente energetico cercare di eliminarli o ridurli il più possibile durante le fasi di costruzione o ristrutturazione. I ponti termici causano un notevole dispendio, sia economico che energetico, e diminuiscono sensibilmente il comfort e la salubrità degli edifici. Infatti quando la temperatura superficiale interna di una parte di parete è inferiore di qualche grado rispetto alla temperatura dell’ambiente si avverte una sensazione di disagio in prossimità di tale superficie, disagio
che si cerca di limitare innalzando i livelli di riscaldamento e provocando in tal modo un’ulteriore perdita di energia. Un’altra conseguenza molto comune della loro presenza è la condensazione superficiale, che si
manifesta quando un maggiore livello di umidità relativa degli ambienti interni si combina con una temperatura superficiale delle pareti più bassa del punto di rugiada con conseguente formazione di muffe.
1. La trasmittanza termica Per calcolare l'entità del ponte termico si può utilizzare la norma UNI EN ISO 14683, che permette di calcolare i flussi termici attraverso metodi semplificati, in corrispondenza delle discontinuità tra gli elementi dell’edificio. Il risultato di questo calcolo è il valore di trasmittanza termica lineica Ψk (W/mK). Il valore di trasmittanza lineica “psi” va moltiplicato per la lunghezza del ponte termico considerato per avere come risultato un valore di flusso termico espresso in (W/K).
La trasmittanza termica è una grandezza fisica che indica la potenza termica che attraversa l’involucro edilizio per unità di superficie disperdente e per unità di differenza di temperatura tra l’interno e l’esterno. Essa viene indicata con “U” e si misura in W/(m2K) ed è quindi un valore che fornisce indicazioni
sulla capacità di un metro quadro di elemento dell’involucro di disperdere calore in presenza di una differenza di temperatura di 1 K tra interno ed esterno. Affinché un elemento dell’involucro edilizio sia performante dal punto di vista termico, deve essere caratterizzato da valori bassi della trasmittanza ter-
mica. Infatti, minore è il valore della trasmittanza, meno calore viene disperso attraverso quel dato elemento dell’involucro. La trasmittanza termica quindi è sostanzialmente l’inverso della resistenza termica, che invece indica la capacità di un corpo di trattenere il calore e si misura in K/W.
2. La correzione di un ponte termico Per correggere il ponte termico ed evitare il rischio di condensa e necessario inserire in corrispondenza del ponte termico uno strato di isolamento opportunamente dimensionato in base alle fasce climatiche . La struttura in cemento armato in seguito all’ intervento ha una temperatura che poco si discosta da quella dell’ aria temp allo spigolo =18°. In riferimento alla divisione del territorio nazionale in zone climatiche presente nel DPR 412/93 si può genericamente ipotizzare tale divisone:
Zona F : con gradi giorno > 4000: temp di riferimento aria esterna -5°C (La temperatura di riferimento di -5°C è dunque riferibile solo alle località con inverni particolarmente rigidi ad elevate altitudini.) Zona E - F : Temperatura di riferimento aria esterna 0° C Zona D : Temperatura di riferimento aria esterna 5° 0 0°C a seconda della temperatura media mensile del mese più freddo Zona C : Temperatura di riferimento aria esterna 5° C Zona A - B : Temperatura di riferimento aria esterna 5° C
La regola principale per evitare i ponti termici è quella di installare una coibentazione ottimale dell’edificio, che deve essere progettata nel dettaglio e, soprattutto, eseguita a regola d’arte; l’isolamento deve essere continuo, con particolare attenzione alle parti aggettanti o ai punti di debolezza termica. Il cappotto termico è una soluzione molto valida per contrastare i ponti termici. Questa vale soprattutto per gli edifici già esistenti, e dunque quelli più datati: con la formazione di un robusto strato isolante si evita una eccessiva perdita di calore. La tecnica dell’isolamento con cappotto può essere usata
comunque anche sugli edifici più nuovi e prevede l’utilizzo di pannelli coibenti che verranno fissati in un secondo momento alle pareti esterne. Dopo che vengono fissati, tali pannelli subiranno altre modifiche. Cambiano i valori delle trasmittanze termiche per gli edifici di nuova costruzione e gli edifici esistenti sottoposti a ristrutturazione. Lo impone il Decreto Requisiti minimi, uno dei tre decreti pubblicati dal Ministero dello Sviluppo economico in materia di efficienza energetica. Il Decreto Requisiti minimi fissa i valori limite per la trasmittanza termica dei serramenti esterni definiti “chiusure
tecniche trasparenti e opache e dei cassonetti, comprensivi degli infissi, verso l’esterno e verso ambienti non climatizzati” di opere oggetto di riqualificazione energetica e di opere di nuova costruzione e soggette a ristrutturazione. Numerosi sono gli interventi specifici che permettono di agire sulla formazione dei ponti termici all'interno dei materiali edilizi. Un'operazione necessaria ed importantissima per garantire la massima fruibilità degli ambienti domestici a chi li occupa. A seconda che l'edificio sia di nuova costruzione o più vecchio si potrà agire in diversi modi.
COME VIENE CALCOLATO IL PUNTO DI CONDENSA: Il rischio di condensazione superficiale viene valutato facendo riferimento alle condizioni previste dal Decreto Legislativo n. 311 che prevede l'assenza di condensazione superficiale con condizioni fisse di temperatura dell'aria interna, Ti =20 °C, e di umidità relativa URi = 65 %. In queste condizioni la temperatura di saturazione corrisponde a 13,2 °C. Se la temperatura superficiale del ponte termico corretto o meno ha un valore minore di 13.2°C si è in presenza del rischio di condensazione superficiale. La correzione pertanto è considerata sufficiente se la temperatura superficiale interna risulta essere Tsi > 13,2 °C ai fini della condensazione riprodotta. La tipologia del ponte termico
e impostate le condizioni climatico - ambientali interne ed esterne viene valutato il valore della temperatura superficiale interna nel punto più critico in assenza di correzioni del
ponte termico che viene quindi corretto con diverse tipologie di materiali e per diversi spessori evidenziando le diverse temperature superficiali che si sviluppano.
Cappotto esterno di un’abitazione esistente sottoposta a ristrutturazione
CORREZIONE DEI PONTI TERMICI
2.
TIPOLOGIE DI
ISOLAMENTO ESTERNO L’isolamento dall’esterno è la soluzione più efficace per isolare bene un edificio. È consigliato per ambienti riscaldati in continuo con interruzione notturna. Durante il funzionamento dell’impianto si ha un notevole accumulo di calore nelle pare-
ti e il suo rilascio avviene nelle ore notturne, col riscaldamento spento, migliorando notevolmente il comfort termico. Altra caratteristica positiva di questa soluzione è la totale eliminazione di ponti termici causati dalle travi e dai solai. L’installazione
di questo tipo di isolamento durante la ristrutturazione di un edificio rende massimo il rapporto costi-benefici. Le metodologie più diffuse nell’isolamento dall’esterno sono:
INT.
MURATURA MATERIALE ISOLANTE
EST.
ISOLAMENTO
RETE IN FIBRA DI VETRO
INTONACO DI FINITURA
DELL’INVOLUCRO Quando si isola un’abitazione, a parità di trasmittanza termica, la posizione dell’isolante influenza in modo significativo il comportamento dell’insieme della parete. Sotto questo punto di vista ci si può ricondurre a tre differenti tecniche d’isolamento: » Isolamento dall’esterno » Isolamento dall’interno » Isolamento dell’intercapedine
TASSELLI DI FISSAGGIO
1. SISTEMA A “CAPPOTTO”
2. FACCIATA VENTILATA
Il “Cappotto” è il sistema di isolamento termico dall’esterno ad intonaco sottile, comunemente noto come “cappotto” consiste nell’applicazione, sull’intera superficie esterna verticale dell’edificio, di pannelli isolanti che vengono poi coperti da uno spessore sottile, protettivo, di finitura realizzato con particolari intonaci. E’ una soluzione particolarmente indicata nel caso di ripristino di superfici verticali, il cui rivestimento sia in fase di avanzato degrado. La coibentazione risulta economicamente conveniente ed impedisce il naturale processo di degrado degli edifici.
La facciata ventilata è una tecnica d’isolamento termico che viene effettuata dall’esterno e sfrutta la ventilazione di una camera d’aria creata fra l’isolante ed il rivestimento esterno. Quest’ultimo può essere costituito da elementi di varia natura: lapidei, terrecotte, metallici, plastici, conglomerati cementizi fibrorinforzati, ceramici. Le pareti ventilate sono progettate e realizzate per dar luogo, nell’intercapedine, ad un flusso d’aria ascendente azionato dalla prevalenza naturale dovuta alla differenza di temperatura fra l’aria presente nell’intercapedine e quella presente in ingresso della stessa, detto “effetto camino”.
1
2
ISOLAMENTO INTERNO L’isolamento dall’interno è una tecnica poco costosa con una insignificante diminuzione di spazio abitabile. Questo tipo di isolamento è consigliabile
per ambienti riscaldati saltuariamente e che quindi devono essere riscaldati rapidamente come per esempio gli uffici, le seconde case e più in generale
edifici con impianti termoautonomi. Le metodologie più diffuse dell’isolamento perimetrale dall’interno sono:
ISOLAMENTO DELL’INTERCAPEDINE È da ricordare che queste soluzioni sopracitate, eliminano i ponti termici dei pilastri ma non quelli delle solette nei vari piani. La soluzione di compromesso è rappresentata dall’inserimento dell’isolante nell’intercapedine
fra il tamponamento esterno e la muratura a vista interna. Questa è la tipologia di isolamento più utilizzata nelle nuove costruzioni poiché la spesa è modesta e l’intervento risulta conveniente. Particolari inter-
venti di isolamento dovranno essere, in questo caso, effettuati su pilastri e solette per ridurre la dispersione termica attraverso questi ponti termici. Le metodologie più diffuse dell’isolamento in intercapedine sono:
MURATURA
EST.
INT.
MATERIALE ISOLANTE
MURATURA
BARRIERA AL VAPORE IN ALLUMINIO
PANNELLO ROCKWOOL
INTONACO DI FINITURA
MURATURA
TASSELLI DI FISSAGGIO
EST.
INT.
INTONACO DI FINITURA
1. CONTROPARETE PREACCOPPIATA Parete perimetrale verticale portante realizzata con elementi di laterizio semipieno con finitura esterna a facciavista isolata mediante contropareti preaccoppiate ad altezza di vano, costituite da lastre di cartongesso incollate su strato isolante composto da pannello rigido in lana di roccia munito di freno vapore.
Questa soluzione è largamente usata nelle ristrutturazioni dei locali. L’uso di controparti preaccoppiate è inoltre frequente anche per l’isolamento termico ed acustico di pareti divisorie fra differenti unità abitative o anche per aumentare l’isolamento acustico fra due ambienti appartenenti alla medesima unità abitativa.
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2. CONTROPARETE SU STRUTTURA METALLICA Isolamento di parete perimetrale verticale realizzato con lastre precostituite di gesso rivestito e fissato alla muratura mediante struttura metallica con l’interposizione, nell’intercapedine, di pannelli in lana di roccia con funzione termica ed acustica. Esso ha rappresentato la prima e più significativa evoluzione della parete perimetrale da elemento monolitico a unità tecnologica pluristrato, costituita da una sequenza ordinata e funzionale di stratificazioni
in grado di garantire un corretto comportamento della chiusura sotto l’effetto degli agenti esterni ed interni. Il sistema di isolamento termo-acustico in Intercapedine, conosciuto col nome di “muro a cassetta”, consta di due pareti dello stesso o di diverso materiale, di differenti dimensioni, separate da una camera d’aria continua al cui interno si pone il materiale isolante; per inciso la parete esterna è realizzata con elementi di maggior spessore e massa.
1.INTERCAPEDINE CON PANNELLI A FACCIAVISTA Parete perimetrale verticale costituita da pannello prefabbricato esterno in conglomerato cementizio armato con finitura a facciavista, controparete in laterizio forato di spessore 8cm e interposto strato isolante in lana di roccia ROCKWOOL.
2. INTERCAPEDINE CON LATERIZI A FACCIAVISTA Parete perimetrale verticale realizzata in elementi forati di laterizio formanti due tavolati paralleli con interposto strato isolante in lana di roccia ROCKWOOL munito di eventuale freno al vapore. Lo spessore del tavolato esterno è di 12 cm mentre quello interno è di 8 cm.
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3.
TIPOLOGIE DI ISOLAMENTO
DELLE COPERTURE Le dispersioni che avvengono attraverso la copertura, possono incidere fino al 30-40% rispetto alle dispersioni globali. La copertura deve contribuire, quindi, a mantenere condizioni di comfort termoigrometrico sia nel periodo invernale che estivo. Le dispersioni termiche attraverso il tetto, nel periodo invernale, devono essere contenute e il flusso termico entrante, nel periodo estivo, deve essere il più ridotto possibile, così da limitare il contributo dell’impianto di riscaldamento e il ricorso ad impianti di climatizzazione. Le tecniche maggiormente utilizzate per isolare questo elemento costitutivo dell’abitazione sono 3: » Isolamento estradosso » Isolamento intradosso » Isolamento di solai e portici
ISOLAMENTO ESTRADOSSO Nel caso dell’isolamento dall’esterno, il materiale isolante è posto direttamente sotto le tegole, i coppi o le lastre della copertura, sostenuto dalle falde inclinate del tetto, senza l’ausilio dei consueti listelli di legno. Se ci sono forti pendenze il fissaggio dei pannelli e delle tegole deve essere meccanico.
Dal punto di vista tecnologico, nelle solette piene in c.a. o laterocemento, l’isolante va posto sull’estradosso della falda, tra listelli di legno posati longitudinalmente nel senso della pendenza e a distanza di 50/60 cm l’uno dall’altro, con spessore uguale o maggiore a quello dello strato isolante stesso.
Al di sopra deve essere poi fissata una seconda orditura di listelli in senso normale alla prima, per l’appoggio del manto impermeabile. È opportuno, inoltre, che gli isolanti siano dotati sulla faccia inferiore di un foglio con funzioni di barriera al vapore.
1. L’isolamento della copertura a falde non ventilato
2. L’Isolamento della copertura a falde ventilate
4. Isolamento dall’esterno di una copertura piana
Consente di migliorare la coibentazione dell’involucro attraverso l’applicazione di uno strato continuo di pannelli isolanti protetti all’esterno da uno strato di finitura (tegole, ghiaia o pavimento). La copertura non ventilata è realizzata senza l’interposizione dello strato d’aria tra l’isolante e la tegola.
Esse sono caratterizzate da un’intercapedine d’aria al di sotto del manto di tegole dove si crea una corrente d’aria continua che favorisce lo smaltimento di quantità eccessiva di vapore acqueo. La ventilazione è attivata attraverso la realizzazione di 2 aperture sotto tegola: una in gronda e una in colmo. L’intervento prevede l’applicazione di uno strato continuo di pannelli isolanti e la realizzazione di un’intercapedine ventilata a ridosso dell’isolamento.
L’isolamento dall’esterno di una copertura piana è la soluzione particolarmente adatta ad eliminare i ponti termici e il conseguente rischio di condense. Dal punto di vista tecnologico, il sistema comporta l’applicazione al di sopra della struttura esistente di uno strato isolante, di un nuovo manto impermeabile ed infine, di una protezione del manto in base all’uso a cui la copertura è destinata: ghiaia ed argilla espansa se non praticabile, massetto di rinforzo e pavimentazione se praticabile.
COPPI
TAVOLATO
SOLAIO
GUAINA
GUAINA TRASPIRANTE
MASSETTO PENDENZA
ISOLANTE
ISOLANTE
TRAVETTI
LISTONI
MANTO IMPERMEABILE
PANNELLO ISOLANTE
ISOLANTE
STRATO SEPARATORE
MANTO ANTIMETEORICO
MANTO IMPERMEABILE
LISTONI
COPPI
ISOLAMENTO INTRADOSSO La soluzione con l’isolamento all’intradosso è la soluzione maggiormente utilizzata per gli edifici con tetti a falde inclinate, dotati di sottotetto abitabile e nelle coperture in legno delle abitazioni civili durante la ristrutturazione degli stessi. La coibentazione, in questo caso, consiste nell’applicare il materiale isolante dall’interno. Il sistema prevede la posa in opera dell’isolante direttamente sulla
struttura della falda (che può essere in listelli di legno, ferro o travetti prefabbricati, laterocemento), mediante l’utilizzo di pannelli di materiale coibente o anche di elementi contenenti l’isolante, prefiniti a gesso che si prestano ad essere ulteriormente trattati. Affinché il materiale coibente conservi nel tempo le sue caratteristiche, e soprattutto per evitare la formazione di condensa interstiziale, è utile
ISOLAMENTO DI SOLAI SU PORTICATO che esso sia sempre protetto verso l’interno da un’adeguata barriera al vapore che deve essere continua, senza interruzioni. Inoltre, al fine di garantire buone prestazioni anche nei mesi più caldi, si utilizzano materiali coibenti con un’alta inerzia termica, ovvero con un’alta massa volumica e superficiale, in modo da rallentare l’ingresso del calore dall’esterno (sfasamento dell’onda termica).
1.Isolamento della copertura a falde L’isolamento termico dell’ultima soletta effettuato all’intradosso costituisce uno dei sistemi d’isolamento più adottati nei fabbricati coperti con tetti a falde inclinate, dotati di sottotetto abitabile. E’ un sistema che risulta di facile esecuzione e viene utilizzato sia per interventi sul nuovo che sull’esistente. Inoltre, costituisce una soluzione che si presenta valida anche esteticamente. Dal punto di vista tecnologico, il sistema comporta la posa in opera
dell’isolante direttamente sulla struttura della falda (che può essere in listelli di legno, ferro o travetti prefabbricati), mediante l’utilizzo anche di elementi contenenti l’isolante, pre-finiti a gesso che si prestano ad essere ulteriormente trattati. Nel dettaglio, perché il materiale coibente conservi nel tempo le sue caratteristiche, è utile che esso sia sempre protetto verso l’interno da un’adeguata barriera al vapore che deve essere continua, senza interruzioni.
Isolamento solai su porticato Intervento di isolamento all’intradosso del solaio con sistema a cappotto L’isolamento del solaio che si affaccia su porticato o spazi aperti, al suo intradosso, con sistema comunemente detto “a cappotto”, può essere utilizzato sia per interventi sul nuovo che sull’esistente. Può essere eseguito su qualsiasi superficie, previa idonea preparazione e applicazione di adeguato collante. Dal punto di vista tecnologico, esso prevede la collocazione dell’isolante in corrispondenza della faccia inferiore della soletta. L’intervento consente la correzione dei pon-
ti termici, garantendo al tempo stesso elevata durata dell’intervento, forte resistenza agli urti accidentali, idoneo comportamento al fuoco, semplicità di posa in opera. Nel dettaglio, se il supporto è costituito da solaio intonacato con calce o malta cementizia che tende a sfarinare, asportata la finitura pittorica a calce, qualora presente, l’adozione della tecnica comporta un’opportuna spazzolatura della superficie e un accurato lavaggio della stessa con impianto ad acqua calda in pressione, consolidando successivamente il tutto con applicazione di prodotti non filmanti che penetrino
in profondità nell’intonaco, così da consentire un buon ancoraggio alla stessa del collante cementizio. Viceversa, qualora il supporto sia costituito da solaio intonacato con calce o malta cementizia e finito con idropittura, rivestimento plastico o quarzo, in cattivo stato di conservazione, asportato completamente l’intonaco mediante sabbiatura, lavato il supporto con acqua calda in pressione, la tecnica comporta il consolidamento dello stesso con pitture e silicati. Infine, particolare attenzione va prestata al tipo di collante, che deve essere funzione del tipo di isolante usato.
COPPI GUAINA TRAVETTI LISTONI MANTO ANTIMETEORICO
PANNELLO ISOLANTE LISTONI
2.Isolamento della copertura piana La tecnica consiste nella coibentazione del solaio dall’interno, utile in quei casi in cui sia impossibile eseguire la coibentazione sull’estradosso del solaio. La tecnica comporta la posa in opera di pannelli isolanti, in genere già finiti e solo da tinteggiare, da incollare sull’intradosso della soletta. Lo spessore dei pannelli è funzione delle dispersioni termiche della copertura, ma comunque non inferiore a 3 cm.
Nel dettaglio, la tecnica consiste nella pulizia del supporto con eventuale asportazione delle tinteggiature (nei casi in cui si vada ad intervenire in edifici esistenti), nell’incollaggio dei pannelli con apposito collante, nella listatura con garza dei punti di aderenza tra pannelli e loro stuccatura con gesso, ed infine nella finitura con idropittura. In altri casi si utilizza un pacchetto costituito da componente isolante e gesso rivestito con alluminio.
SOLAIO COLLA PITTURA
ISOLANTE
INTONACHINO
RETE IN FIBRA DI VETRO
BARRIERA AL VAPORE
COLLA
CARTONGESSO
INTONACHINO
PANNELLO ISOLANTE
PITTURA TRASPIRANTE
MANTO ANTIMETEORICO MURATURA
4.
MATERIALI ISOLANTI
Dal momento che l’involucro rappresenta la superficie di contatto tra l’ambiente esterno e quello interno all’edificio, intervenendo sugli strati funzionali degli elementi dell’involucro con l’impiego di materiali isolanti è possibile migliorare le prestazioni termiche e, quindi, il comfort. Partendo dal presupposto che tutti i materiali isolanti hanno, in termini di prestazioni, dei pregi e dei difetti, è fondamentale conoscere i requisiti progettuali e costruttivi oltreché le caratteristiche di ciascun materiale per saper scegliere l’isolante più adatto.
REQUISITI DEI MATERIALI ISOLANTI La scelta si effettuata in base ai seguenti requisiti posseduti o meno dai materiali isolanti: 1. Requisiti ambientali: 2. Requisiti economici: Un materiale con un impatAd esempio utilizzando meto ambientale minimo è un todologie oggettive di calcomateriale che non intacca le lo, come il metodo LCA, che risorse naturali del sistema analizza l’intero ciclo di vita ambientale e che non immetdi un materiale (consumi di te sostanze nocive nell’amenergia e acqua in fase di biente durante tutto il suo ciproduzione e trasporto, ri13/4/2019 La lana di roccia: descrizione, proprietà, applicazioni clo di vita (dalla produzione, sparmi energetici durante alla lavorazione e posa in la sua vita utile, recupero di opera, all’uso fino allo smalenergia in caso di riciclo o timento). consumi di energia in caso di smaltimento) .
3. Requisiti fisico-tecnici: Conducibilità termica, Densità, Resistenza al vapore ed alla compressione, comportamento al fuoco, etc.
casaenergetica.it
Lana di roccia La lana di roccia è ottenuta da rocce eruttive diabasiche, basaltiche, dolomie addittivate con collanti. Oltre ad essere un materiale naturale e ad avere un'ottima capacità di isolamento termico, la lana di roccia è anche un buon materiale fonoassorbente. La lana di roccia non assorbe né acqua né umidità, ed ha inoltre un ottimo comportamento al fuoco: non contribuisce né allo sviluppo né alla propagazione di incendi.
Requisiti fisico-tecnici conduttività termica
0,035 - 0,040 W/m,K
fattore di resistenza alla diffusione densità galleria immagini
Conducibilità termica (λ) λ è il coefficiente che rap-
1 30 - 130 kg/m^3
capacità termica specifica
presenta l’energia che per conduzione attraversa nell’unità di tempo lo spessore del materiale:
1030 J/kg K
resistenza alla compressione
- N/mm^2
formati commerciali
feltri / pannelli / rotoli
costo indicativo del materiale
λ< 0,065 w/mk (isolante) 0,09< λ < 0,065 w/mk (medio) λ< 0,09 w/mk (debolmente iso.)
150,00 €/m^3
> prezzo al m^2 posato parete esterna a cappotto 10 cm > 70,00 €/m^2 tetto piano 10 cm > 23,00 €/m^2
lana di roccia su parete perimetrale esterna
isolamento dall'interno X X X X
isolamento isolamento dall'esterno intercapedine X X X
X X
Requisiti ambientali
inquinamento ambientale durante produzione disponibilità della materia prima riciclabilità spese di trasporto
www.casaenergetica.it/info/tecnologia/materiali/lana_di_roccia.html
Rapporto tra massa e volume. Più un materiale è denso, più conduce calore.
campi di applicazione
parete perimetrale parete interna parete controterra copertura solaio sottotetto solaio su vespaio solaio verso cantina isolamento acustico tubazioni lana di roccia su ultimo solaio
Densità
medio abbondante rimontabile basse 1/2
Esempio scheda tecnica
CLASSIFICAZIONE DEI MATERIALI ISOLANTI
I coibenti a celle aperte, principalmente di origine naturale aventi struttura fibrosa e costituiti da numerose fibre vicine tra loro. Ciò crea una serie di interstizi, comunicanti con l’esterno, ma aventi dimensioni talmente ridotte da impedire all’aria interna di muoversi.
STRUTTURA FISICA Gli alveoli possono essere o meno collegati tra loro e con l’esterno. Ciò influisce sulla differente reazione del materiale alla permeabilità al vapore acqueo ed agli effetti della possibile condensazione interstiziale.
I coibenti a celle chiuse, invece, sono materiali provenienti da sintesi che si avvalgono, ai fini dell’isolamento termico, della ridotta dimensione degli alveoli e della totale mancanza di comunicazione tra essi. Ogni alveolo risulta pieno di aria o altro gas fermo.
NATURA DEL MATERIALE Polistirene espanso
Isolanti vegetali: - Bassa densità - Basso λ -Bassa resistenza alla diffusione del vapore
Vermiculite
CARATTERISTICHE
Isolanti minerali: - Bassa densità - Bassa resistenza alla diffusione del vapore - Basso λ -Bassa resistenza alla compressione
CARATTERISTICHE
CONFIGURAZIONE MORFOLOGICA
CARATTERISTICHE
Lana di roccia
Sughero
COMPOSITI STRATIFICATI
Pannello cocco e sughero
COMPOSITI MISTO
Denim
Polistirene
STRUTTURA
COMPOSIZIONE
COMPOSITI A MATRICE
Isolanti sintetici - Bassa densità - Basso λ -Bassa resistenza alla diffusione del vapore
MONOMATERICO
Poliuretano espanso
CELLULARE ALVEOLARE
CELLULARE GRANULARE
Perlite
FIBROSA
Pannello in fibre naturali
COMBINAZIONE A PIÙ STRUTTURE
Vermiculite espansa
5.
PANNELLI IN FIBRE DI CANAPA
LA CANAPA Estremamente forte e resistente, la cannabis riesce a svilupparsi e riprodursi allo stato selvatico praticamente ovunque, pur se preferisce terreni sciolti e sabbiosi, ricchi di azoto e potassio. Non richiede particolari attenzioni, salvo discrete innaffiature in fase germinativa. Le tecniche di coltivazione differiscono molto tra loro a seconda delle zone e della destinazione finale. La cannabis è una pianta molto adattabile a suoli e condizioni climatiche differenti (Fig. 4.3). Essa preferisce terreni composti da una percentuale di sabbia, che permette la circolazione idrica, l’ossigenazione e la ramificazione delle radici,
di argilla, capace di mantenere un’umidità sufficiente nei periodi asciutti e trattenere i nutrienti, e di limo. La cannabis è in grado di tollerare una portata di
precipitazioni dai 30 ai 400 cm all’anno, una temperatura media annuale compresa tra i 6 e i 27°C e un valore di pH tra 4.5 e 8.2.
Pare che i primi impieghi nel campo medicale e per la produzione di fibra risalgano addirittura al XXVII secolo prima di Cristo; a quel tempo sembra venisse usata la canapa che cresceva spontanea. Nel corso del XVI sec, la canapa si diffuse nel continente americano per la richiesta espressa dai primi insediamenti europei di avere un’importante risorsa per la produzione in loco di tessuti, filati e altri prodotti di prima necessità. Nel 1937, con il “Marijuana Tax Act”, inizia la campagna denigratoria e quindi il declino della coltivazione della canapa. Grazie all’influenza mediatica di Hearst, padre del giornalismo scandalistico, nonché direttore delle più importanti e influenti testate giornalistiche americane dell’epoca, durante gli anni del proibizionismo. Dal 1955, in America viene proibita la coltivazione della ca-
napa, e da qui in tutto il mondo, questa pianta viene associata direttamente alla sostanza stupefacente che si ricava da alcune specie. La riscoperta è avvenuta in Europa all’inizio degli anni ’90, grazie al contributo dell’UE per la coltivazione e lo sviluppo di tecnologie innovative per la trasformazione delle piante da fibra. In Italia la coltivazione è tornata possibile dal 1998, nonostante fino a trent’anni prima fosse stato il Paese produttore con la qualità migliore e secondo solo alla Russia per superficie coltivata.
CENNI STORICI Non è quella da “stupefacente” ma la canapa per usi industriali, in cui l’Italia eccelleva fino agli anni Cinquanta. Nel 1950 la Campania era tra le prime Regioni italiane per la coltura della canapa da fibra. La coltivazione in questa Regione, insieme a quelle della Emilia -Romagna, del Veneto e del Piemonte, poneva l'Italia al secondo posto nella produzione mondiale di fibra di canapa. Numerosi reperti archeologici ritrovati non fanno altro che confermare come in ogni epoca storica le diverse popolazioni del pianeta avessero imparato a coltivare ed usare la canapa per molti scopi. Archeologi, antropologi, economisti e storici concordano sul fatto che da molto prima del 1000 a.C. e fino alla fine del XIX secolo la canapa fosse diffusamente coltivata, fornendo materia prima per i più diversi usi: fibre, tessuti, olio per illuminazione, carta, medicina, cibo.
Coltivazione di canapa italiana 1950
BENEFICI AMBIENTALI La piantagione di canapa allenta, addolcisce e ombreggia il terreno. Le foglie che cadono formano una pacciamatura naturale e preservano l’umidità del suolo. Il sistema di radici a fittone, permette alla pianta una maggiore autonomia dal punto di vista dell’approvvigionamento idrico e, penetrando in profondità, area il suolo e ne previene l’erosione; la materia organica che si genera dalla sua macerazione, dopo la coltivazione, rende il terreno più facilmente lavorabile, oltre ad essere un’ottima coltura di rotazione per aumentare la salute del suolo.
È inoltre un bio-accumulatore, cioè una pianta capace di immagazzinare nelle foglie eventuali metalli pesanti presenti nel terreno, senza compromettere il suo accrescimento: peculiarità che la rende impiegabile per la fitodepurazione. La canapa poi protegge i terreni dal dilavamento e, durante la fase vegetativa, trattiene notevoli quantità di azoto prelevato dal terreno impedendone la percolazione in falda. Essendo caratterizzata da un rapido accrescimento contribuisce in modo sensibile, all’assorbimento di carbonio, e quindi all’abbattimento dei valori di
CO2 presenti in atmosfera. Si può far riferimento a due ricerche di Van der Werf: una del 2004 e l’altra del 2008 nelle quali sono state confrontate le colture da seme tradizionali quali grano, barbabietola da zucchero e patate con la canapa. È stato dimostrato che la richiesta di energia per la coltivazione della canapa è nettamente inferiore a quella necessaria per le altre; inoltre gli impatti ambientali di canapa in termini di eutrofizzazione, cambiamento del clima, acidificazione, e tossicità terrestre erano chiaramente più bassi.
DALLA COLTIVAZIONE AI PRODOTTI DELLA BIO EDILIZIA La canapa industriale, Cannabis Sativa L., è una pianta annuale principalmente coltivata in Cina e in Europa; la Francia detiene il primato di produzione europeo con 65000 tonnellate di paglia per una superficie coltivata di 10000 ettari (ADEME). Lo stelo della pianta contiene all’esterno le fibre e il cuore di esso, la parte legnosa, è chiamata canapulo. Le fibre sono abitualmente utilizzate nella produzione di carta, per la realizzazione di tessuti o per il rinforzo di polimeri. Il canapulo è un sotto prodotto industriale utilizzabile per le lettiere di animali, grazie alle sue proprietà assorbenti, o come granulato vegetale per la produzione di materiali da costruzione a scopo di isolamento termico e acustico. Le fibre vegetali, usate sin dall’antichità come coesivizzanti antifessurativi di conglomerati e intonaci, grazie alle loro caratteristiche di leggerezza e porosità vengono oggi spesso
Maison de la Turque, a Nogent sulla Senna, 1986.
impiegate nel confezionamento di prodotti isolanti. La canapa per usi edili è stata riscoperta da circa trenta anni. In Francia, nel 1986, l’idea di impiegare il canapulo come aggregato per il confezionamento di un conglomerato leggero e isolante, è stata iniziata da Charles Rasseti, in collaborazione con la Chanvriere de
l’Aube per il rinnovamento della Maison de la Turque, a Nogent sulla Senna. Solitamente miscelato con leganti “naturali” quali gesso e calce, il canapulo costituisce l’aggregato del così detto “calcestruzzo di canapa”, considerato un materiale “bio” in ragione dei suoi molteplici benefici ambientali.
Attualmente, la produzione di elementi da costruzione a base della miscela acqua-canapulo-legante (mattoni, blocchi etc..) non ha ancora raggiunto rilevanti dimensioni industriali. Nonostante esista una forte domanda di mercato, per mancanza di norme e un lento procedimento di realizzazione, i
progettisti esitano ancora troppo spesso a sceglierlo come materiale da applicare alle loro opere. Tuttavia, i moderni procedimenti di fabbricazione e l’approfondimento sul comportamento meccanico e fisico, sono in grado di contribuire continuamente ed efficacemente al progresso delle performance.
Sono disponibili diversi prodotti per l’isolamento delle costruzioni derivanti dalle fibre della Cannabis Sativa e dal canapulo. Tra questi: »Pannelli in fibra di canapa (isolamento interno, esterno, in intercapedine);
PANNELLI IN FIBRA DI CANAPA La canapa è una fibra eccellente per l'isolamento degli edifici. Isolare con pannelli di canapa significa scegliere un materiale naturale che favorisce il comfort abitativo e la salubrità degli ambienti interni. Quando si parla di canapa non sempre se ne conoscono gli innumerevoli impieghi. La canapa è una fibra vegetale molto resistente, che necessita di ridotte quantità di acqua ed è incredibilmente resistente all’attacco di insetti e parassiti; per queste regioni viene utilizzata anche nell’edilizia, per la realizzazione di pannelli isolanti. La coltivazione della Cannabis Sativa è regolamentata dalla Circolare ministeriale del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali N. 1 Prot. 200/2002, la quale ne limita la coltivazione a questa varietà per il ridotto contenuto di THC, ovvero il principio attivo farmacologico della pianta. Isolare con pannelli di canapa significa quindi scegliere un materiale naturale che favorisce il comfort abitativo e la
salubrità degli ambienti interni. I pannelli di fibra di canapa garantiscono ottime prestazioni sia per l’isolamento termico nelle pareti perimetrali dell’edificio e nelle tramezzature; sia per l’isolamento acustico se posto nei controsoffitti e nei pavimenti con l’obiettivo di ridurre il rumore da calpestio; sono adatti alle nuove costruzioni ma anche a ristrutturazioni o correzioni acustiche di ambienti esistenti. Composto dal 90% da fibre di canapa il pannello è riciclabile ed ha un calore specifico superiore alle lane minerali (c=1700 J/kgK) che favorisce il raffrescamento estivo degli edifici. La sua applicazione è indicata particolarmente in ambienti umidi. Infatti, rispetto ad altri isolanti, la canapa ha il vantaggio di assorbire l’umidità e rilasciarla nel tempo. Le sue proprietà traspiranti evitano l'insorgere di condensa interstiziale, favorendo il mantenimento degli ambienti abitativi salubri, privi di batteri, muffe e microbi. Il pannello in fibra di canapa è di facile lavorazione
e non comporta rischi di irritazioni cutanee o di problemi alle vie respiratorie. È durevole nel tempo e riciclabile al 100%. La fibra di canapa deriva dalla canapa da fibra tessile. I pannelli isolanti vengono prodotti trattando la fibra di canapa con sali di boro per migliorarne il comportamento al fuoco. I pannelli in fibra di canapa hanno ottime proprietà termoacustiche, sono traspiranti e igroscopici. Non contengono sostanze tossiche, quindi non comportano rischi per la salute ne durante le fasi di lavorazione, ne durante la vita utile del materiale. I pannelli e i rotoli vengono utilizzati nella realizzazione di intercapedini di pareti, di coperture (inseriti tra le travi o sopra le travi), di coperture in laterocemento (con listelli portanti, se il pannello è a bassa densità, oppure senza listelli se il pannello ha densità elevata ed è calpestabile), di controsoffitti, o in sottopavimenti per l'abbattimento del rumore di calpestio.
Gli spessori da 120 a 200 mm sono costituiti da due pannelli accoppiati. Per spessori oltre i 100 m senza costi aggiuntivi, con prefori per il fissaggio meccanico con tasselli.
ANALISI SCHEDA TECNICA
Dati Tecnici
TON GRUPPE® Via Nazionale 15 – Reichstraße 15 I-39044 Laghetti-Egna | Laag-Neumarkt (BZ) T +39 0471 888000 | F +39 0471 888140 info@ton-gruppe.it | www.ton-gruppe.it
Scheda Tecnica di Prodotto
v.08-17.05
CANATON® D100
cod. prodotto
CTPA10020 - CTPA100200
Pannello isolante termo acustico per sistemi d’isolamento a "cappotto" in fibre di canapa italiana termofissate tridimensionalmente con un 13% di fibre di poliestere, privo di additivi nocivi e inquinanti, prodotto biodegradabile ed ecologico (1 kg di fibra di canapa sottrae, grazie alla fotosintesi, 3,8 Kg di CO2 all'atmosfera). Applicabile su supporti in muratura o in legno a superficie piena. Materiale altamente traspirante e resistente all’umidità, in caso d’imbibizione accidentale conserva inalterate le proprie caratteristiche una volta asciutto. Il taglio può essere facilmente eseguito mediante sega circolare, manuale o da banco, o seghe multifunzione. In fase di lavorazione viene prodotta poca polvere, il contatto e l’inalazione delle fibre non causa irritazioni cutanee e alle vie respiratorie. Materiale naturalmente inattaccabile da parte di insetti e roditori, grazie all’assenza di sostanze proteiche ed al sapore amaro delle fibre di canapa, resistente alle muffe e completamente riciclabile. Spessori standard 60/80/100 mm, a richiesta disponibili gli spessori 20/40/120/140/160/180/200 mm con tempi di consegna più lunghi. Gli spessori da 120 a 200 mm sono costituiti da due pannelli accoppiati. Per spessori oltre i 100 mm i pannelli possono essere forniti, senza costi aggiuntivi, con prefori per il fissaggio meccanico con tasselli.
Dati Tecnici
Forma Colore Dimensioni Consumo per m2 Spessori standard Conduttività termica dichiarata Massa volumica Calore specifico Resistenza alla diffusione del vapore (UNI EN 1015-19) Fonoassorbimento Reazione al fuoco (EN 13501-1) Trattamento ignifugo Certificazione Resistenza a compressione al 10% della deformazione relativa
Spessore [mm] 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200
Pannelli, bordi diritti e angoli smussati Beige scuro 625x800 mm 2 pz/ m2 60/80/100 mm λD=0,039 W/m K 100 kg/m3 2,3 kJ/kg K µ=3,9
αw=1,00 (classe A) Euroclasse E Sale di ammonio < 1% ETA 13-0147
Buon isolamento termico e acustico Migliora l’inerzia termica Ecologico e naturale Elevata traspirabilità Prodotto sicuro Elevato potere fonoassorbente Resistente all’umidità Ottima stabilità dimensionale Inattaccabile da insetti e roditori Certificazione ETA 13-0147
CS (10) ≥ 17 kPa
Superficie per bancale [m²/pallet] 52,50 25,00 17,50 12,50 10,00 7,50 7,50 6,00 5,00 5,00
Trasmittanza termica U [W/m² K] 1,97 0,97 0,65 0,49 0,39 0,33 0,28 0,24 0,22 0,20
Forma Colore Dimensioni Consumo per m2 Spessori standard Conduttività termica dichiarata Massa volumica Calore specifico Resistenza alla diffusione del vapore (UNI EN 1015-19) Fonoassorbimento Reazione al fuoco (EN 13501-1) Trattamento ignifugo Certificazione Resistenza a compressione al 10% della deformazione relativa
Spessore [mm] 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200
ANALISI MORFOLOGICA
Struttura: Pannelli termo-legati Pannelli, bordi diritti e angoli smussati Buon isolam senza collanti. Beige scuro Migliora l’in Materia prima: Fibre naturali in 625x800 mm Ecologico e canapa e fibre di sostegno in 2 pz/ m2 Elevata tras 60/80/100 mm poliestere. λD=0,039 W/m K Prodotto sic ANALISI FISICA 100 kg/m3 Elevato La conduttività termica presen- pot 2,3 kJ/kg K siResistente a ta un λ< 0,065, dunque deduµ=3,9 ce che è un materiale fortemenOttima stab te isolante. αw=1,00 (classe A) Inattaccab Massa volumica 100, dunque Euroclasse E Certificazio Sale di ammonio < 1% maggiore è la massa, minore sarà il flusso termico. ETA 13-0147 Un valore µ basso è indice CS (10) ≥ 17 kPa di alta permeabilità al vapore (molto traspirante). Reazione al fuoco Euroclasse E=Integrità, Indica per quanto tempo l’elemento strutturaSuperficie per bancale [m²/pallet] Trasmit le mantiene la sua integrità in 52,50 presenza di fiamme o di gas ad 25,00 alta temperatura durante un in17,50 cendio standard. 12,50 10,00 7,50 7,50 6,00 5,00 5,00
La presente scheda tecnica sostituisce e annulla le precedenti versioni. Le informazioni della presente scheda tecnica corrispondon Da esse, tuttavia, non possono derivare nostre responsabilità e nessuna rivalsa. Essi non esimono in linea di principio il cliente da profilo della sua idoneità per il tipo di impiego previsto. I prodotti Ton Gruppe® sono soggetti a continui controlli di qualità sia su tecnici e consulenti sono a Vostra disposizione per informazioni, chiarimenti e quesiti sull'impiego e la posa dei nostri prodo dimostrazioni pratiche. Le schede tecniche aggiornate sono reperibili in internet, sul sito www.ton-gruppe.it o possono essere rich dati tecnici non contemplati nella presente scheda contattare direttamente l'Ufficio Tecnico al numero telefonico 0471.888000 o via
La presente scheda tecnica sostituisce e annulla le precedenti versioni. Le informazioni della presente scheda tecnica corrispondono alle nostre attuali conoscenze ed esperienze. Da esse, tuttavia, non possono derivare nostre responsabilità e nessuna rivalsa. Essi non esimono in linea di principio il cliente dal controllare autonomamente il prodotto sotto il profilo della sua idoneità per il tipo di impiego previsto. I prodotti Ton Gruppe® sono soggetti a continui controlli di qualità sia sulle materie prime sia sul prodotto finito. I nostri tecnici e consulenti sono a Vostra disposizione per informazioni, chiarimenti e quesiti sull'impiego e la posa dei nostri prodotti, come pure per sopralluoghi in cantiere e dimostrazioni pratiche. Le schede tecniche aggiornate sono reperibili in internet, sul sito www.ton-gruppe.it o possono essere richieste presso i nostri uffici. Per richiedere ulteriori dati tecnici non contemplati nella presente scheda contattare direttamente l'Ufficio Tecnico al numero telefonico 0471.888000 o via email a ufficiotecnico@ton-gruppe.it.
C.S.E. IDEA Soc. Coop. Sede Legale: Via Greifenstein 2/Greifensteinstraße 2 – 39018 TERLANO/TE Sede Operativa: Via Nazionale/Reichstraße, 15 – 39044 Laghetti-Egna/LaagP.IVA/MwSt.Nr. & C.F./Steuernummer 01662580214 N. REA/ Rea Nr. Handelskammer BZ 155222
REPORT DELL’ENEA SULLA FIBRA DI CANAPA Contenuto aggiornato: riportiamo qui di seguito una precisazione di ENEA a riguardo A chiarimento di quelle che sono state le attività di ricerca ENEA sull’utilizzo della canapa in edilizia, si precisa che il progetto Effedil ha riguardato i benefici dell’utilizzo della canapa come isolante negli edifici rispetto a pareti costruite con il solo laterizio senza isolante. Il progetto ha anche effettuato confronti tra la canapa trattata con sostanze naturali antimuffa e idrorepellenti e quella non trattata, evidenziando che la canapa trattata è più resistente ai batteri ed è caratterizzata da una maggiore traspirazione e da una minore velocità di propagazione delle fiamme, in caso di incendio. I riferimenti alla lana di roccia e di vetro sono stati fatti a solo scopo esemplificativo, senza alcun tipo di comparazione con le proprietà tecniche e di sostenibilità degli isolanti minerali.
è stata riscontrata una minore velocità di propagazione delle fiamme, in caso di incendio. “Con questo studio – spiega Patrizia Aversa dell’Enea – abbiamo potuto verificare che la canapa migliora l’isolamento termico del laterizio, attenuando di circa il 30% il flusso termico, ossia la quantità di calore che passa attraverso un materiale in un dato momento, e diminuendo del 20% la trasmittanza termica, vale a dire la facilità con cui un materiale si lascia attraversare dal calore. Inoltre la canapa ha una buona permeabilità al vapore acqueo, permettendo così di evitare la formazione di condensa”. Secondo Enea, sulla base dei risultati del progetto Effedil, la fibra di canapa ha un minore impatto sull’ambiente e sulla salute dell’uomo perché più sostenibile della lana di roccia. Inoltre, la coltivazione della canapa è benefica sia per la biodiversità (favorisce l’impollinazione delle piante), che per l’agricoltura in sé (le particolari radici riescono a penetrare in profondità, “areando” naturalmente il suolo e “assorbendo” le sostanze inquinanti nelle aree di bonifica). “Grazie al progetto Effedil – sottolinea Vincenza Luprano dell’Enea – oggi sappiamo che la canapa è un materiale ideale per costruire edifici sempre più sostenibili in un’ottica di economia circolare oltre che per il suo potenziale di isolamento termico, anche per l’ampia disponibilità sul territorio pugliese e per l’impatto sull’ambiente del ciclo “produzione-utilizzo-dismissione”.
Utilizzare la fibra di canapa in sostituzione dei minerali comunemente impiegati in edilizia, per realizzare edifici più sostenibile ed efficienti, che riducano i consumi degli impianti di climatizzazione, in particolare nelle aree mediterranee a clima caldo temperato. A suggerire questa soluzione è l’Enea, sulla base di test specifici effettuati nell’ambito del progetto Effedil e realizzati nei laboratori del centro ricerche di Brindisi. I test su pareti “imbottite” di canapa hanno dimostrato un miglioramento delle prestazioni energetiche dell’edificio, oltre a una bassa conducibilità termica e a una maggiore traspirazione e resistenza ai batteri. Inoltre, Uno dei test effettuati nel Cen-
tro ricerche Enea di Brindisi La canapa è un materiale dalle innumerevoli applicazioni perché molto versatile e sostenibile: dalla medicina all’alimentazione, dall’industria tessile a quella cartiera, inoltre per coltivarla non vengono utilizzano pesticidi. La coltivazione della canapa è in forte espansione sia in Europa che in Italia (circa 3.000 ettari, fonte Federcanapa): la Puglia è la regione che ne produce di più, seguita da Piemonte, Veneto e Basilicata. In particolare in Puglia si sta sviluppando un modello di economia circolare a filiera corta, che prevede il raddoppio della coltivazione e la realizzazione di un impianto di trasformazione con una capacità di circa 5 mila tonnellate l’anno. “Un altro importante obiettivo che l’Enea si pone – conclude Vincenza Luprano – è quello di creare una rete tra istituzioni, università, piccole e medie imprese locali e agricoltori, per aumentare il numero di occupati nella nostra terra e per migliorare la qualità della vita in maniera sostenibile”. Si precisa che il progetto Effedil ha riguardato i benefici dell’utilizzo della canapa come isolante negli edifici rispetto a pareti costruite con il solo laterizio senza isolante. Il progetto ha anche effettuato confronti tra la canapa trattata con sostanze naturali antimuffa e idrorepellenti e quella non trattata, evidenziando che la canapa trattata è più resistente ai batteri ed è caratterizzata da una maggiore traspirazione e da una minore velocità di propagazione delle fiamme, in caso di incendio.
FIBRA DI CANAPA PER IL SISTEMA ANTISISMICO
preposti a svolgere funzione di delimitazione e chiusura degli ambienti di un fabbricato, che durante un terremoto possono essere espulse provocando disastrose conseguenze anche nel caso in cui le componenti strutturali non collassino”, spiega la ricercatrice ENEA Anna Marzo sottolineando che: “La funzione antisismica è svolta E’ il progetto con cui l’ENEA da un numero di piani cordati, (Agenzia nazionale per le nuo- opportunamente combinati tra ve tecnologie, l’energia, e lo di loro, che si oppongono agli sviluppo economico sostenibi- effetti espulsivi e consentono le) vuole coniugare sicurezza, nel contempo di sfruttare a pierisparmio energetico e soste- no le capacità di dissipazione nibilità con il sistema antisismi- energetica delle strutture, elico brevettato che rende i muri minando la problematica delle degli edifici, sia nuovi che già tamponature fragili. esistenti, più sicuri e isolati contro le scosse sismiche grazie L’azione termoisolante è affidaall’uso innovativo della fibra di ta invece a pannelli in fibra di canapa opportunamente procanapa. gettati per garantire la deside“Gli eventi sismici che hanno rata riduzione di trasmittanza colpito il nostro Paese negli ul- termica. Avendo le componenti timi tempi hanno messo in luce (piani cordati e pannelli) funziola grande vulnerabilità del pa- ni distinte e disgiunte, l’insieme trimonio edilizio, evidenziando costituisce un kit prefabbricacome anche elementi senza bile da comporre secondo le funzione strutturale possano esigenze applicative e da moncomportare gravi danni alle cose tare “a secco” mediante colleo perfino mettere a rischio la si- gamenti meccanici”. Un kit prefabbricabile e modulare composto da piani cordati e pannelli in fibra di canapa che, opportunamente combinati tra loro, sono in grado di contenere gli effetti espulsivi provocati dalle scosse sismiche e garantire al tempo stesso un elevato comfort termoacustico e isolante.
curezza delle persone. Si tratta delle tamponature, elementi
particolare corde in canapa, ed hanno dimostrato come questo tipo di fibra abbia caratteristiche di resistenza e deformabilità tali da rispondere alle richieste prestazionali indicate dalle norme. Anche per i pannelli, la fibra ritenuta più idonea è certamente la canapa. Studi recenti, anche condotti da ENEA, hanno evidenziato infatti come la canapa possieda straordinarie capacità isolanti, buona durabilità e garantisca una limitata velocità di propagazione delle fiamme in caso di incendio. La semplicità di montaggio e la modularità rendono il sistema brevettato da ENEA applicabile non soltanto nel caso di edifici nuovi ma anche nel caso di edifici esistenti o in condizioni emergenziali. “Questa soluzione di rinforzo per le tamponature potrebbe trovare impiego anche all’inter-
no di Casa Italia, il piano per la messa in sicurezza del territorio nazionale lanciato dal Governo dopo i tragici eventi iniziati con
il terremoto di Amatrice del 24 agosto scorso”, ha concluso la ricercatrice ENEA Concetta Tripepi.
Test numerici e sperimentali sono stati condotti utilizzando in Un kit prefabbricabile e modulare