Mostra permanente museo del design italiano

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INDICE PALAZZO DELL'ARTE Giovanni Muzio

Storie. Il design Italiano

il museo del design Italiano - Problematiche iniziali

Sistema

espositivo

- Collezione - Concept - Pannelli - Grafica - Basamento - Didascalia - Teche - Esposizione - Illuminazione - Supporto Audio

ALLESTIMENTO


1.

PALAZZO DELL'ARTE Giovanni Muzio La Triennale di Milano, sorta a Monza nel 1923 come I Biennale delle arti decorative, dal 1933 ha sede a Milano nel Palazzo dell’Arte, progettato da Giovanni Muzio e costruito tra l’autunno del 1931 e la primavera del 1933. Il palazzo d’arte è stato progettato da Giovanni Muzio in pieno razionalismo italiano. La triennale è sempre stata la vetrina del design italiano sin dall’inizio del ‘900. L’edificio, sito in viale Emilio Alemagna 6 (all’epoca viale Italia), fu realizzato nell’arco di soli diciotto mesi, tra l’autunno del 1931 e la primavera del 1933, grazie al lascito di circa 5 milioni di lire del cavaliere del lavoro e senatore Antonio Bernocchi, il cui nome campeggia tuttora sopra l’ingresso principale.

di Milano si è ben presto rivelata specchio della cultura artistica e architettonica in Italia e una delle maggiori sedi di confronto fra le tendenze emergenti.

Concepito dal progettista come contenitore estremamente flessibile, rappresenta un organismo polifunzionale 1 innovativo per l’epoca in La posizione del palazzo cui fu progettato. Nata venne studiata per fare come panoramica del- da completamento al le arti decorative e in- complesso monumendustriali moderne, con tale del Castello Sforl’intento di stimolare il zesco e del Parco Semrapporto tra industria, pione che, proiettandosi settori produttivi, arti verso l'Arco della Pace, applicate, la Triennale ospitava anche altri interventi come l'edificio 1

liberty dell'Acquario e la progettata Torre Littoria, che sarebbe stata inaugurata nel 1933 con la V Triennale di Milano. Alle funzioni espositive, la Triennale univa spazi di servizio a saloni e corridoi per esposizioni temporanee, una biblioteca, un teatro per 1200 persone, un ristorante collegato alla terrazza giardino, un caffè ed alcuni atelier da affittare ad artisti ritenuti meritevoli.

Palazzo dell'Arte. Wikipedia, L'enciclopedia libera. //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Palazzo_dell%27Arte&oldid=113265175.

L'edificio era inoltre progettato per essere strettamente collegato anche allo spazio verde antistante, come denota il forte elemento del portico aggettante. Il linguaggio architettonico scelto da Giovanni Muzio per l'edificio è uno stile classico che sottolinea il carattere monumentale. Prettamente razionalisti sono corpi come la scala di sicurezza sul lato nord, la torre degli ascensori, le passerelle di collegamento con la terrazza, le coperture e la terrazza a nord. Le parti più in vista sono invece caratterizzate da soluzioni quali l'ordine gigante, l'arcata in serie, la scelta dell'impluvium interno (originariamente decorato da una fontana di Mario Sironi e una Donna seduta in pietra vicentina di Leone Lodi) ed altri tocchi classicheggianti. Nel 1933 il Palazzo di Muzio è suddiviso in tre settori: gli uffici, la zona espositiva, il Loisir nel quale trovano posto sia il Ristorante con la sala da concerti che altri spazi destinati alla fruibilità del pubblico. Infine Sulla terrazza viene invece creata la sala Danzante e data in gestione, insieme al ristorante, alla Ditta F.lli Beretta.

INGRESSO PALAZZO DELL’ARTE

SPAZIO PER L’ALLESTIMENTO

Nel 1943, durante l'occupazione nazista in Italia, il Ristorante del palazzo viene adibito a circolo ricreativo per gli alti ufficiali tedeschi e la terrazza definitivamente chiusa (viene piazzata una batteria di contraerea). Il locale acquisisce il teutonico nome di Ballhaus (in tedesco sala da ballo).

Nel 1947 il Palazzo torna a nuova vita e così anche il Ristorante, che riprende il suo nome originario "Ristorante del Palazzo dell'Arte" e viene suddiviso in due sale da un enorme camino centrale raccogliendo in sé sia il ristorante che la sala da ballo con due piste separate.


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La planimetria evoca un impianto basilicale fortemente orientato sull'asse nord - sud con un'ampia abside semicircolare. Rispetto alla prima stesura del progetto si definiscono e articolano meglio i volumi addossati sui fronti lunghi, cambiano completamente i lati minori, sul settentrionale dei quali compare un corpo cilindrico in cemento e vetro all'interno del quale si svolge una scala elicoidale che collega i tre piani. Si aggiunge

un piano seminterrato, che oltre a gestire il dislivello esistente tra i lati est ed ovest accoglie al suo interno un teatro con un foyer, nuove superfici destinate a servizi, un ristorante, sale espositive, magazzini e locali tecnici; vi trovano posto persino un ufficio postale ed una banca. E' molto interessante osservare come il ristorante occupi una posizione baricentrica nel rapporto tra spazi esterni e spazi interni.

E' accessibile direttamente sia dal foyer sia dal parco ed è composto da tre sale, per complessivi 420 m2, aperte sul grande porticato con ampie vetrate e fronteggiate dall'emiciclo con fontana e dagli archi di Mario Sironi posti nel 1933, a definizione di questo spazio. Al piano terreno si trovano le biglietterie e altri locali di servizio che dall'ingresso disimpegnano verso le gallerie espositive, rimaste di-

https://www.casaportale.com/public/uploads/relazione_storica_triennale.pdf

slocate lungo il perimetro, o verso il vestibolo centrale che a sua volta dà accesso allo scalone e all'impluvium; spazio questo con un'altezza di quasi 15 metri ed un'apertura quadrata in copertura, adiacente al cortile interno al quale è direttamente collegato, che viene destinato ad allestimenti di particolari dimensioni e dove

trova posto la statua di Leone Lodi disegnata da Mario Sironi. Il primo piano è invece interamente adibito a sale per esposizione compreso il grande salone d'onore destinato alle cerimonie, che si affaccia sulla terrazza sopra il portico a est. Muzio affronta il tema spaziale con un approc-

cio funzionalista anche se all'interno di una pianta fortemente simmetrica ed ispirata ai modelli classici; non si attiene tuttavia a rigidi statuti, così come accadeva alle avanguardie razionaliste contemporanee.


2.

S T O R I E Il design italiano

.

Un museo del design a Milano assume un significato particolare facendo riferimento all'importanza che la città ha rivestito nella storia del design italiano negli ultimi cinquant'anni. Il Museo del Design rappresenta per tutto il mondo un luogo di riferimento riconosciuto per le manifestazioni più significative, le aziende più importanti, i nomi più noti di architetti e designer. C'è grande aspettativa per un Museo del Design e da tanti anni si parla di definire un luogo e una sede adatta, aspettativa particolarmente sentita oggi non solo in chiave celebrativa, ma anche e soprattutto per il bisogno di stimolare e rivitalizzare il settore. All’ingresso della mostra vi è un ponte che è l’elemento di caratterizzazione dell’ingresso del Museo e rappresenta anche metaforicamente la separazione con il Palazzo della Triennale.

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L’undicesima edizione del Triennale Design Museum racconta la storia e le storie del design italiano dal 1902 al 1998 attraverso 180 pezzi iconici del Novecento, 5 focus tematici e una lettura del contemporaneo. 3

Quella del design in Italia, scrive Stefano Boeri nella sua premessa, “è stata la storia di un gruppo di giovani imprenditori, per lo più provenienti dalle grandi aree dell’industrializzazione, che si è messo alla ricerca dei talenti creativi capaci di produrre strumenti di comfort per una borghesia urbana in rapido sviluppo e in cerca di un nuovo status nella sfera domestica. Le icone del design italiano raccontano, ciascuna a suo

https://www.electa.it/prodotto/storie/

modo, questo intreccio tra aspirazioni, progetti e imprese; tra segmenti sociali e culturali diversi che si incontrano attorno all’idea di una sedia, di un tavolo, di una lampada, di un divano. Le icone raccontano di come queste idee siano diventate motori di relazioni culturali, economiche e commerciali, generando così, anche grazie a questa coesione, dei simboli potenti e duraturi – e non solo degli oggetti d’uso”.


3.

Il museo del design italiano. Il successo dell’esposizione portò Stefano Boeri collabora assieme a Joseph Grima per la realizzazione dell’allestimento permanente. La prima difficoltà nella realizzazione dell’allestimento è stata la scelta dei pezzi, in quanto la collezione del design italiano dal 1946 ai giorni nostri possiede una vastissima gamma di pezzi che sarebbe difficile catalogare in uno schema lineare. Soprattutto perché come ci dimostra il grafico elaborato dalla rivista abitare, la scena il design italiano presenta una serie di movimenti artistici che coesistono nello stesso periodo.

Problematiche iniziali 4

Il nuovo Museo del Design Italiano curato da Joseph Grima: mostra gli anni d’oro di quest’industria, dal 1946 al 1981. Infatti La curva al piano terra dell’edificio diventa la casa permanente della storia del design italiano, tra icone entrate nei salotti e nell’immaginario di tutti noi e chicche da scoprire o riscoprire, come la calcolatrice elettronica di Mario Bellini per Olivetti e la maniglia Premi Apri di Serrature Meroni. La seconda difficoltà risiede nel fatto che molti pezzi di diverse collezioni, hanno già uno spazio espositivo dedicato nei diversi punti della città, come ad esempio la casa di Castiglioni.

Alla fine il museo si presenta con pezzi provenienti dalla collezione permanente di La Triennale, pezzi che hanno un significato importante nella storia del design italiano. La collezione, raccolta nei magazzini di La Triennale dai vari direttori e curatori, conta circa 1.600 pezzi e qui ne abbiamo selezionato quasi 200 e, di questi, 40 hanno vinto il Compasso d’Oro. È come se fosse l’archivio da cui abbiamo estrapolato un racconto che potrà anche cambiare nel tempo e quindi potranno esserci delle aggiunte o delle rimozioni.

A mio parere penso che due siano state le problematiche iniziali, che hanno fatto in modo che sino al 2019 non vi fosse alcun museo permanente del Design. La prima motivazione potrebbe essere la catalogazione degli stili e dei personaggi che hanno operato simultaneamente nel panorama del 4

https://www.elledecor.com/it/people/a27041386/milano-museo-design-joseph-grima-intervista/

design Italiano. Infatti come ci dimostra lo schema elaborato della rivista Abitare, non è possibile racchiudere il design Italiano in un ordine schematico, perchè prediligere un personaggio oppure periodo storico, non avrebbe valorizzato abbastanza l’intera sfera del Design made in Italy.

La seconda motivazione credo che sia strettamente legata al luogo, in quanto esistono sul territorio di Milano diversi centri ed abitazioni private, le quali sono state già adibite a Museo del Design.


4. S I S T E M A

ESPOSITIVO


COLLEZIONE DELLA TRIENNALE NEW INTERNATIONAL

1946

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1950

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1960

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1970

1980

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1981

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STYLE

N

Una cosa che a me interessa molto è anche il contesto in cui nascono i progetti, far vedere come il design sia sempre qualcosa che risponde e reagisce a un momento storico.

Breve sunto storico Agli inizi del ‘900 il palazzo d'arte diventa sede dell’esposizione internazionale. Il panorama industriale italiano inizia a nascere nel momento in cui le realtà europee erano già nel pieno della loro produzione. In quanto durante la seconda guerra mondiale, tutta la produzione industriale italiana era incentrata su armi ed utensili bellici.

Perciò, nel secondo dopo guerra oltre a dover recuperare anni di dibattiti e di studio sulla forma da attribuire agli oggetti, Il panorama industriale italiano doveva soddisfare sia la richiesta di un nuovo ceto sociale, ossia la classe medio-povera che aveva avuto il riscatto sociale; sia quella dei borghesi. Soddisfare le richieste del ceto medio vale a

dire disegnare e produrre dei prodotti utili e funzionali, che possono essere venuti a basso costo e che soddisfino le richieste nate dall'introduzione della corrente elettrica nelle case (esempio interruttore di castiglioni). Tale dicotomia, che caratterizza il primo periodo del design Italiano, è meglio conosciuta come la tesi di Persico dell’ “orgoglio

della modestia e lusso necessario”. Sarà così accesa che nel giro di pochi anni, farà affermare, quello che viene verrà conosciuto dai posteri come design made in italy, il quale sarà fortemente influenzato dalle correnti artistiche dello stesso periodo. Durante gli anni 50 la produzione italiana si specializza nel settore domestico, mettendosi

a pari passo con le realtà europee. Successivamente la produzione industriale italiana, subì un periodo di crisi proprio nel 1973, quando la crisi del petrolio pose fine al boom economico che aveva caratterizzato l'Occidente nel ventennio precedente. La crisi energetica portò al brusco aumento del prezzo del greggio e dei suoi deri-

vati con la conseguenza che, nel panorama degli anni ’70, alla produzione seriale di oggetti per la massa si contrappongo delle nuove correnti artistiche, come gruppo Memphis, che caratterizzeranno il design Italiano fino al 1981, anno in cui si affermerà il nuovo stile internazionale.


AREA DELL’ALLESTIMENTO

CONCEPT

Uno degli obiettivi del Museo del design italiano è di partire dalla conoscenza e dalla divulgazione del passato e delle origini per sviluppare progetti capaci di raccontare le sfide del futuro. La presentazione risulta semplice perché sono gli oggetti stessi ad essere protagonisti, non si è puntato su un allestimento particolarmente complicato o con grandi virtuosismi. La

mostra doveva risultare semplice e semplificata: un paesaggio di oggetti e di oggetti nel contesto storico, per cui sui muri scorre una timeline che non riguarda il mondo del design, ma fatti storici, politici, di costume. Per ogni prodotto, mostriamo anche materiali di comunicazione, pubblicità, foto d’archivio, lettere, packaging, e in alcuni casi i prototipi in legno forniti dalla Regione Lombardia.

Questa prima fase del Museo del Design Italiano rappresenta un importante punto di partenza per realizzare – anche attraverso l’Associazione Sistema Museale del Design-Milano che nasce dal dialogo istituzionale promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali – un progetto che intende rafforzare e consolidare il ruolo di Milano come capitale globale dell’industrial design.

il Museo del Design Italiano occupa lo spazio della curva al piano terra del Palazzo dell’Arte, su una superficie di circa 1.300 mq. Allestimento

PANNELLI CON LA TIMELINE

“[...] Abbiamo cercato di ridurre al minimo le complessità superflue. Ma non è una resa al minimalismo. Non è una presentazione muta e pura dell’oggetto. Intorno a ogni pezzo ci saranno materiali di archivio, packaging originali, elementi in grado di aggiungere informazioni, di arricchire il dato visivo evocando il contesto originale.” Joseph Grima

PANNELLI PER FILTRARE LA LUCE

I pannelli dell’allestimento che mascherano le aperture delle finestre sono dei pannelli in cartongesso. Sugli stessi attraverso un prespaziato adesivo è stata aggiunta una timeline degli eventi storici che possano essere d’aiuto all’osservatore per far capire i concept di alcuni progetti.


GRAFICA INTERNA

DIDASCALIA

Gli adesivi in prespaziato sono adesivi realizzati con vinile adesivo già colorato resistente agli ambienti esterni. L’applicazione è dunque facilitata grazie ad una pellicola chiamata “application tape” che aiuta ad applicare gli adesivi in modo corretto

GRAFICA ESTERNA

BASAMENTO

Il basamento si presenta semplicemente come un blocco bianco, che rispetta il volere di creare un elemento che non sovrasti l’oggetto, ma che tenda ad esaltarlo. Espositore in mdf laccato bianco. Per quanto concerne l’allestimento è estremamente semplice: una serie di plinti

di differente dimensione, ma altezza costante, accolgono gli oggetti esposti.

schizzo dell'espositore in rapporto con l'osservatore

TECHE

Visitando il Museo Alcuni plinti presentano dei fori posizionati sotto alle teche (soprattutto per quanto concerne i modelli di Sacchi). I fori nascondono dei contenitori per il controllo dell’umidità presente in teca. Molti dei pezzi esposti hanno accanto il loro modello in legno realizzato da Giovanni Sacchi, il più noto e importante modellista per il design e per l’architettura del XX secolo. Si tratta di manufatti preziosi, di proprietà della Regione Lombardia che hanno la loro sede naturale a Sesto San Giovanni, nell’Archivio Giovanni Sacchi istituito presso il MIL.


ILLUMINAZIONE

Ad illuminare tutto il percorso della mostra vi sono dei binari elettrificati, su cui si dispongono dei faretti che illuminano in modo zenitale opera, mentre altri faretti sono orientati verso le didascalie del muro.

FARETTO ORIENTATO SULLA PARETE

DEPOSITO DELLA TRIENNALE LUCE ZENITALE SULL'OPERA

Per quanto riguarda l’illuminazione i binari a soffitto sono Reggiani ed i corpi illuminanti sono invece iGuzzini con differenti aperture a seconda dell’oggetto da valorizzare.

SUPPORTO AUDIO

Inoltre gni oggetto esposto è accompagnato da un supporto audio, il telefono Grillo di Vico Magistretti, attraverso cui è possibile sentire la voce dei designer che raccontano in modo semplificato come è stato realizzato il progetto. Infatti sono state effettuate alcune decine di registrazioni delle voci dei designer ancora in vita: ci siamo fatti raccontare la genesi dei progetti, per far capire da dove sono nati, quali erano le idee che li permeavano. Inoltre il motivo per cui si è optato per il telefono grillo fu

GRAFICA INTERNA

ILLUMINAZIONE BASAMENTO

proprio l’affermazione di Magistretti a proposito dei suoi progetti, il quale affermava che “[...] il concept design, quello che è talmente chiaro che puoi anche non disegnarlo. Molti dei miei progetti li ho trasmessi al telefono”.

SUPPORTO AUDIO

PANNELLI PER FILTRARE LA LUCE


5.


5

Gli anni '50 segnano anche la crescita del numero degli elettrodomestici nelle case italiane come le lavatrici e i frigoriferi crebbero esponenzialmente. Visti questi incrementi di produzione, diventa emblematico il problema della forma anche nei settori tecnologici, e non più solo nell'arredo. Questo è documentato, per esempio, dalla produzione Olivetti per macchine da scrivere e calcolo, strettamente legata al nome di Marcello Nizzoli, che già dal 1935 aveva iniziato una collaborazione con questa azienda. È infatti di Nizzoli la macchina da calcolo elettrica Divasumma(1956). Sempre di Nizzoli è la macchina

per cucire Mirella, disegnata per la Necchi nel 1957. In tale decennio vi fu una stupefacente crescita della diffusione della televisione in Italia. Ed è proprio del 1956 il televisore Phonolo 17/18,disegnato da Berizzi, Buttè e Montagni, appunto per l'azienda Phonola, riprendendo la logica progettuale impiegata da Franco Albini per l'oggetto-radio (la tecnologia posta tra due lastre di cristallo nel concorso del 1938) e da Luigi Caccia Dominioni e i fratelli Castiglioni. Nel 1953 nascono le lampade sterra Imbuto e Monachella disegnate da Luigi Caccia Dominioni, che disegnò nel 1958

la poltrona Catilina. La stagione del design del televisore è inaugurata da Pierluigi Spadolini con il suo Movision disegnato nel 1954per Radio Marelli. Spadolini è poi seguito da Franco Albini e Franca Helgche nel modello Orion a 23 pollici per Brionvegadel 1961 progettano uno schermo su basamento metallico in grado di trasformare l’immagine in soluzione sospesa, come un oggetto levitante a forte caratteristica espressiva. Sempre per la Brionvega, Marco Zanuso disegna il modello potatile Doney con plastica trasparente che avvolge la parte tecnologica dell’apparecchio.

5 Design italiano. (27 giugno 2020). Wikipedia, L'enciclopedia libera. Tratto il 12 luglio 2020, 16:42 da // it.wikipedia.org/w/index.php?title=Design_italiano&oldid=113946562

Nel 1960 i fratelli Castiglioni disegnano l’aspirapolvere Spalter per l’azienda REM, un oggetto di dimensioni ridotte da portare a tracolla. Addirittura i carter degli scaldabagno diventano oggetto di studio per i designer, come per esempio quello che Alberto Rosselli disegna per l’azienda SIM nel 1957. Ma è nel

mondo delle macchine per il caffè che il design della “pelle dell’oggetto” si impone in maniera esplicita, come nella Pavoni di Gio Ponti del 1949, disegnata per l’omonima azienda. È però a partire dal 1956 che si assiste a una nascita di nuovi modelli di macchina per il caffè, che enfatizzato il rito del caffè nei bar italiani; tutto

questo ad opera dell’azienda La Pavoni in collaborazione con le riviste Domus e Stile e Industria. Si vede la nascita del modello Diamante, disegnato da Bruno Munaried Enzo Mariper La Pavoni(1956). Siamo inoltre del decennio della crescita delle esportazioni di prodotti italiani all’estero: tra il 1951e il 1961.


Gli anni '60 vedono un pieno sviluppo del design italiano. Vengono introdotti nuovi materiali nel settore del forniture design, come il poliuretano(sintetizzato già nel 1941e utilizzato per le imbottiture), utilizzato da aziende come la Guframe il suo celebre Pratone e le plastiche(da ricordare il Premio Nobel per la chimica assegnatoal tedesco Karl Zieglere all'italiano Giulio Natta per "le loro scoperte nel campo della chimica e della tecnologia dei polimeri"); questi nuovi materiali permettono di passare dalla produzione dell'arredo in bottega ai ritmi seriali della fabbrica. In questo periodo troviamo il vassoio Putrella di Enzo Mari(disegnato nel 1958per l'azienda milanese Danese), la lampada Chimera, disegna-

ta da Ernesto Gismondi nel 1966per l'azienda da lui fondata due anni prima Artemide, la libreria Grifo, di Enzo Mari, disegnata per Gavina e assemblabile all'infinito(1966); citiamo altre opere di Mari più recenti, quali il tavolo Frate(1973), il divano Daynight(1971), la sedia Box(1971). Nascono negli anni '60 anche opere che EttoreSottsassdisegna per Olivetti, come il computer Elea(1964), la macchina da scrivereTecne 3e lamacchina da scrivere portatile Valentine(1969). E il 1961è l'anno della prima edizione del SaloneInternazionale del Mobiledi Milano. Nel 1958 Afra e Tobia Scarpa iniziano a lavorare nel campo dei vetri di Murano. Nel 1960disegnano il divano con struttura in legno Bastiano per Gavina e il

letto di metallo Vanessa.Nel 1968 ha luogo la XIV Triennale di Milano, dove emergono composizioni progettuali di avanguardia definite dal critico d’arte Germano Celant come radical design. In questa avanguardia troviamo come protagonisti Ufo, Archizoom Associati, Franco Raggi, Gaetano Pescee altri. Il radical design oppone al product design il”contro-design”, come pratica teorica e progettuale in grado di «superare il discorso disciplinare del design, cioè la ricomposizione delle contraddizioni a livello formale, distruggendo proprio a questo livello l’abituale immagine del prodotto, negando l’elargizione di una correttezza formale in grado di appagare nei termini obsoleti del “buon gusto”».


Nel 1970 vincono il Premio Compasso d'oro per la loro poltrona Soriana. Altri loro progetti sono i divani Coronado(1966) ed Erasmo(1973) e la lampada da terra Papillona(1975). Nel 1971 Cini Boeri disegna il divano Serpentone per Arflex, un divano composto da lamelle stampate in poliuretano accostate l'una all'altra. Il 1987è invece l'anno della poltrona di cristallo Ghost (sempre di Boeri) disegnata con Tomu Katayanagiper Fiam. Altri designer di grande importanza sono Joe Colombo e Bruno Munari. Il primo si era formato presso l'Accademia di belle arti di Brera, aveva vinto due Compassi d'oro ed

era un appassionato di musica jazz, mentre il secondo aveva fondato nel 1948(insieme ad Atanasio Soldati,Gillo Dorfles, e Gianni Monnet) il Movimento Arte Concreta. Tra le opere di Colombo la microcucina Carrellone(1963), il Rotoliving(1969), il letto Cabriolet(1969) e la Total Furnishing Unit del 1971, che propone il tema della "capsula attrezzata" spostabile che dĂ vita al concetto di abitare compatto. Sono invece di Munari ricordiamo la scimmietta in gomma piuma ZizĂŹ, che gli fece vincere il Premio Compasso d'oro nel 1954, la lampada Cubica, il posacenere Cubo del 1958 e l'Abitacolo del 1971.


6.

SITOGRAFIA

Palazzo dell'Arte. Wikipedia, L'enciclopedia libera. //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Palazzo_dell%27Arte&oldid=113265175. https://www.casaportale.com/public/uploads/relazione_storica_triennale.pdf https://www.electa.it/prodotto/storie/ https://www.elledecor.com/it/people/a27041386/milano-museo-design-joseph-grima-intervista/ Design italiano. (27 giugno 2020). Wikipedia, L'enciclopedia libera. Tratto il 12 luglio 2020, 16:42 da // it.wikipedia.org/w/index.php?title=Design_italiano&oldid=113946562


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