Giovanetto che porta da bere, ca 500-475 a.C. Affresco, 80x100 cm. Da Poseidonia. Parete orientale della Tomba del Tuffatore. Paestum (Salerno), Museo Archeologico Nazionale © Parco Archeologico di Paestum e Velia / Ministero della Cultura
dentro a un piatto poggiato al centro della sala. La discussione critica sulla Tomba del Tuffatore è partita innanzitutto in merito allo stile dei dipinti, considerate variamente come un rarissimo esempio di pittura funeraria e un capolavoro della pittura magno-greca di epoca
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classica (quella pittura greca di cui pochissime tracce rimangono, se non l’eco delle pagine che vi dedicò Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia), così come un fatto artistico locale di qualità tecnica ed esecutiva tutto sommato semplice, tale da non operare un’accurata ricerca di profondità spaziale nella rappresentazione e comunque dipendente dalla contemporanea ceramografia, ovvero, ancora, un esempio d’arte funeraria da mettere in rapporto alle espressioni artistiche etrusche (in particolare con i dipinti della Tomba della Caccia e della Pesca di Tarquinia). L’opera pestana, che ha pertanto tra le sue caratteristiche la cultura simposiaca greca come la modalità etrusca e italica di intonacare e dipingere con figure le tombe, ha un significato che all’osservatore contemporaneo appare ambiguo, misteriosamente evocativo e tutto da dibattere. La critica, che ne ha proposto diverse interpretazioni, ha ad esempio associato le pitture della Tomba ai culti misterici di Orfeo, e allo stesso tempo ha considerato quelle im-
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