Una Fiaba dedicata al Mare - ediz. 2018

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"Di fronte al Mare la felicità è un’idea semplice." Jean-Claude Izzo

Un mare nero Se, di fronte al Mare la felicità è un’idea semplice, oggi di fronte al mare dovremmo fermarci anche a riflettere sulla sua salute. Il Mare - questa immensa distesa d'acqua blu che ricopre parte del nostro pianeta diventa sempre più la discarica della Terra. Dai sacchetti di plastica ai pesticidi, la maggiore parte dei rifiuti prodotti dall'uomo finisce in un modo o nell'altro in mare. Anche le navi e le piattaforme petrolifere fanno la loro parte. “… la questione dei rifiuti in mare, dal Mediterraneo agli oceani, costituiscono un' emergenza ambientale di proporzioni drammatiche, al pari dei mutamenti climatici. La maggior parte dei rifiuti galleggianti o sommersi è costituito da plastica, non si dissolve mai, si riduce in minuscoli frammenti che causano danni enormi alla biodiversità, all’ambiente, alla salute e all’economia.” (Cit. Legambiente) Molte associazione ambientaliste si adoperano per richiamare l’attenzione delle autorità e delle aziende affinché siano elaborate e adottate misure volte alla tutela delle acque marine. Le storie, le fiabe e le poesie che leggerete ci devono far riflettere e aumentare la nostra consapevolezza ecologica. Come Madre Teresa di Calcutta aveva già intuito: “Quello che noi facciamo è solo una goccia nell'oceano, ma se non lo facessimo l'oceano avrebbe una goccia in meno.” Io non inquino… e TU?

Robertino Perfetti Presidente SpazioAmbiente


La Fondazione Ospedale Salesi Onlus La Fondazione Ospedale Salesi Onlus rappresenta un aiuto e sostegno all’Ospedale Materno Infantile G. Salesi di Ancona e realizza molteplici progetti in stretta sinergia con il personale medico-infermieristico al fine di assicurare interventi mirati ad ogni singolo bambino.

Curiamo l’accoglienza

La Fondazione, attenta a migliorare la qualità di vita dei bambini ricoverati e delle loro famiglie, realizza ogni giorno l' “ACCOGLIENZA” di tutti i piccoli pazienti pediatrici. Con questo progetto multidisciplinare gli Operatori Professionisti della Fondazione (Clown Dottori, Musicoterapeuti, Operatori ludici, Educatori della ludoteca del Riuso e della Pet Therapy) si occupano singolarmente di ogni bambino ponendo molta attenzione alla sua storia al di là della specifica patologia. In questo modo si riesce a strutturare un’accoglienza in grado di spostare l’attenzione dalla malattia ad attività ludico-didattiche.

Gioco Terapeutico

L'obiettivo è di ridurre gli aspetti traumatici che l'ospedalizzazione inevitabilmente crea. Ogni bambino viene accolto dal nostro Operatore ludico che dona un piccolo Kit, una bustina della Fondazione contenente una brochure delle attività che si svolgono in Ospedale tutti i giorni, un piccolo gioco adeguato all’età. Inizia così un percorso con i bambini che dura fino alla loro dimissione.


Anche quest’anno la Fondazione è stata scelta dagli organizzatori del Concorso “Una fiaba dedicata al Mare” che hanno deciso di sostenere il progetto “Accoglienza” e donare i fondi che verranno raccolti per contribuire ad avere un altro Musicoterapeuta Professionista che opererà nei reparti dell’Ospedale Salesi di Ancona. Ringraziamo di cuore gli Enti promotori del Concorso, tutte le Scuole e gli alunni che hanno aderito a questa iniziativa rendendola davvero speciale. In particolare la nostra gratitudine va all’Associazione SpazioAmbiente e soprattutto a Robertino Perfetti, grande ideatore e promotore. Per sostenere la Fondazione potrai FARE UNA DONAZIONE: Conto Corrente Bancario Unicredit IT 55 G 02008 02619 000101647368 Conto Corrente Postale: C/C N° 67968677 intestandoli a Fondazione dell’Ospedale Salesi Onlus e indicando nella causale un progetto a cui vorrà destinare il tuo contributo. Destinare IL TUO 5X1000 ALLA FONDAZIONE OSPEDALE SALESI ONLUS E’ un gesto che non costa nulla bastano LA TUA FIRMA e il nostro codice fiscale 02211020421 nel tuo modulo per la dichiarazione dei redditi.

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Sedici anni insieme. Grazie!


Ringraziamenti (XV Edizione!) Beh, dopo sedici anni non ho più parole per ringraziare i tanti amici che lavorano gratuitamente per questo grande progetto concorso regionale che, oltre ad aver una mission educativa, ha soprattutto scopi solidali. Mi ripeterò, nominandoli tutti di nuovo: Maurizio Ferracuti, Donatella Ricci, Pietro Vitale, Paola Nicolini e soprattutto Michele Casali (amministratore Delegato ELI - La Spiga Edizioni), con i quali da anni condivido il successo di questo progetto. Da qualche anno al gruppo di amici si sono aggiunti Duilio Compagnucci e Luana Bolletta (Puli Ecol Recuperi). Un grazie all’Assessore regionale Angelo Sciapichetti, all’Assessore Paolo Marasca e alla Città di Ancona che ha ospitato nuovamente la manifestazione conclusiva e la presentazione del libro alla Mole Vanvitelliana. Quest’anno siamo stati inseriti nel programma di Tipicità in Blu. Non posso dimenticare e ringraziare i componenti della giura ai quali ho affidato il compito difficile e delicato di selezionare i tanti lavori in concorso: Paola Nicolini (UNIMC), Patrizia Clementoni (Clementoni Spa), Francesca Pulcini e Marcella Cuomo (Legambiente Marche), Alessandra Pierini (Cronache Maceratesi Junior), Marco Ribechi (antropologo e giornalista), Annalisa Cannarozzo (psicologa), Samantha Fratini (CEO office executive assistant - RAINBOW), lo staff di Puli Ecol Recuperi, ed infine tutto lo staff della Fondazione Ospedale Saleni Onlus di Ancona. Un abbraccio “ecologico” a tutti i miei compagni di avventura. Grazie infine agli illustratori che, con la loro disponibilità e professinalità, hanno permesso la realizzazione e soprattutto impreziosito questo libro:

Martina Biondini Miriam Manara Eva Naccari Liliana Pinducciu Beatrice Salustri Alice Gentili Cinzia Veccia Lorenzo Sabbatini

martinabiondini@libero.it mimmichan@hotmail.it evanaccari@gmail.com lilianapinducciu@gmail.com beatricesalustri@gmail.com gentili_alice_95@hotmail.it cinziaveccia@live.com info@lorenzosabbatini.com

Grazie a tutte le insegnanti e gli alunni delle scuole primarie delle Marche che hanno aderito all’iniziativa e che ci hanno narrato le loro storie e donato le loro emozioni. Voglio ringraziare infine le oltre 3.000 persone che hanno votato on-line la fiaba più bella. © Diritti riservati a tutti gli alunni delle scuole primarie marchigiane.





Illustrazione di Martina Biondini

Scuole Primarie Provincia di Ancona


Zitti… parla il mare Ciao bambini sono il mare, sono qui perché vi vorrei parlare: dite ai grandi di non inquinare! Non gettate su di me la spazzatura altrimenti la mia vita poco dura! Se volete continuare a mangiare il buon pesce fresco, non tutto lo pesco, lascio i piccoli nuotare e i grandi li potrete gustare, perché il pesce ti fa diventare bello e fa bene al tuo cervello. Se mi tratterai con rispetto anch’io avrò un bell’aspetto e a voi bambini piacerà di più giocare tra le mie onde blu.

Autore: Classe I A Scuola Primaria “Luigi Mercantini” Istituto Comprensivo (AN)

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Gli amici del mare C’era una volta una fata di nome Ramina che viveva in una casetta in cima a un colle di Ancona, un luogo magico dove il sole sorge e tramonta sul mare. Ogni anno, esattamente il primo giorno primavera, era invitata nella famosa riviera del Conero per assistere ad una manifestazione che si svolgeva nella scuola di ballo “Rock - mar”. Per l’evento Ramina si trasformava in una splendida sirena, considerando che doveva raggiungere un luogo in fondo al mare! La mattina del 21 marzo 2017 tutto era pronto per la gara: Martello, un ospite sempre presente all’appuntamento, non vedeva l’ora di dare il via alla competizione, battendo il gong sul corpo piatto di Soglioletta che se ne stava immobile sul palco, accanto al presentatore Rosciolo. La fauna marina in gara stava provando vari balli: la coppia più scatenata, formata da due cozze di Portonovo, si muoveva nervosamente, mentre i gemelli Cannelli danzavano leggeri come un’alga. Quella parte del mare Adriatico dove si svolgeva l’evento era famosa per le acque cristalline che profumavano di brezza marina ed alcuni concorrenti erano venuti da lontano, nella speranza di vincere il primo premio: un mese di vacanza nell’hotel a 5 stelle situato sotto alla scogliera. Le quattro meduse esperte di hip hop erano convinte di vincere e, mentre provavano il loro numero, guardavano gli avversari con aria di superiorità. Erano proprio …velenose! Volteggiavano nell’acqua con eleganza ormai da ore, aspettando con ansia il suono del gong che avrebbe dato inizio alla gara. I raggi del sole penetravano fino alle profondità marine dove era situato il palco, regalando all’acqua il colore prezioso dell’oro. Il mare splendeva come se fosse appena nato. All’improvviso… il colore dell’oscurità avvolse ogni essere vivente e non vivente presente in quel luogo; tutto si fermò… anche il respiro. Le meduse piano piano cambiarono colore, non riuscirono più a ballare con leggerezza perché una coperta nera stava avvolgendo il loro corpo, rendendole pesanti, appiccicose. Soglioletta si guardò intorno smarrita e, quando i suoi occhi fissarono la superficie, si mise a gridare disperata: -Si salvi chi può! Il nemico nero è arrivato fin qua!!! E il mare pianse. Mentre molti pesci cercavano di scappare a pinne levate, con un guizzo Rosciolo salì a pelo d’acqua e vide in lontananza la fata-sirena che si avvicinava

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a nuoto; la chiamò con tutto il fiato che aveva in gola: - Ramina, abbiamo bisogno di te! In un baleno lei arrivò dal suo amico e si rese conto che era tempo di agire se voleva salvare quel luogo tanto amato. – Abracadà abracadì, ripulisci tutto qui- esclamò la fatina, ma… tutto rimase com’era. La sua bacchetta magica purtroppo non aveva il potere di ripulire l’acqua dall’oscurità. Allora, insieme a Rosciolo, andò alla ricerca di chi faceva star male il mare. Seguirono la scia nera che continuava a espandersi e ad un certo punto videro una petroliera che si dirigeva verso la raffineria API di Falconara. – Gli umani sono esseri incoscienti-esclamò Ramina- non si sono accorti che la nave sta perdendo petrolio! Con la sua bacchetta magica, la fata si trasformò in un gabbiano, volò verso la cabina di comando della nave e … - Ahi! Ahi! - si lamentò un secondo dopo essere stata colpita da una lattina vuota di Coca-Cola lanciata da uno dei marinai. Ramina andò su tutte le furie e fece rimbalzare la lattina sulla testa del colpevole, costringendolo a guardare fuori, nella speranza che si accorgesse del disastro che l’equipaggio aveva causato. Nel frattempo stava arrivando “a tutta birra” Pesce Martello che nuotava a slalom per evitare di venire a contatto con le macchie nere; in un baleno “Gli amici del mare” si organizzarono: Martello con una parte della sua testa chiuse il foro della nave da cui usciva il petrolio, accompagnandola fino al pontile della raffineria dove finalmente gli umani si resero conto dell’accaduto e versarono il petrolio rimasto nelle cisterne; nel frattempo Ramina con il suo canto di sirena chiamò a raccolta tutti i pesci-spazzini dei dintorni mentre Rosciolo, mano a mano che arrivavano, li sollecitava a far scomparire le macchie nere come la notte senza stelle. –Presto, non c’è un minuto da perdere! - ordinò Rosciolo. Dopo ore e ore di faticoso lavoro, i pesci-spazzini riuscirono a trascinare con le loro code gigantesche tutte le chiazze di petrolio sulla riva: lì c’era Ramina, la bellissima fata che amava il mare; era corsa sulla spiaggia perché fuori dall’acqua salata i suoi poteri si moltiplicavano e con la sua bacchetta magica poteva far sparire ogni traccia del terribile nemico nero. Il mare tornò a sorridere e a regalare ai suoi abitanti il delizioso profumo di brezza marina che lo rendeva amabile e unico. Autore: Classe II A Scuola Primaria “Luigi Mercantini” Istituto Comprensivo (AN)

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La storia del pesciolino Macchia Salve, sono Macchia, un pesciolino che vive nelle acque del Mar delle Filippine. Mi chiamano così perché sono tutto a macchie nere; una volta avevo meravigliosi colori dorati che ora non esistono più, rovinati per sempre. Un giorno, un grande mostro di ferro, mentre galleggiava nelle nostre belle acque cristalline, si era ferito e aveva vomitato un liquido nero, che dicono si chiami petrolio, ed io mi trovavo proprio lì vicino. Scappai insieme ai miei amici, ma la macchia era troppo veloce e ci inseguiva. Molti pesci rimasero a galla con gli occhi fissi al cielo. Io scesi velocemente in fondo al mare e fortunatamente mi salvai ma, da allora, per tutti sono il pesciolino Macchia. Vivo nei fondali e sono stato sempre un pesce curioso. Prima di quel triste giorno, era così bello guardare giocare le strane creature che vivono nascoste nel mare: cavallucci, stelle marine e pesci che sembrano pavoni. La vita e il colore erano ovunque. Ma dopo quel terribile incidente molte cose erano cambiate: gli abitanti del mare avevano perso la gioia di un tempo e neanche il pesce pagliaccio e il pesce palla riuscivano a farli divertire. Erano in pochi ormai a risalire per scherzare con i raggi del Sole. A dire il vero anch’io, dopo quel brutto episodio, arrivavo in superficie solo di notte, così mi confondevo con il nero delle onde. Un giorno mi trovavo vicino al faro e decisi di risalire prima della Luna, volevo rivedere il Sole mentre si nascondeva dietro lo scoglio. All’improvviso vidi i pesci, spaventati, rifugiarsi in una grotta; i coralli si fingevano morti, le seppie si nascondevano sotto la sabbia e i gamberi dietro le alghe. Una strana creatura, che respirava facendo delle bolle, si era calata nei fondali. I suoi occhi si fermarono davanti a me, mi fissarono e, subito dopo, vidi solo tante bolle e niente di più. Sembrava la fine, invece, era solo l’inizio. Riaperti gli occhi, c’era ancora quello strano tipo che mi guardava stupito e che mi disse: “Povero pesce, sicuramente è stato il petrolio a ridurti così! Sei fortunato, ti ributterò in mare!” Allora spalancai le branchie e con coraggio urlai: “Fermo, non mi buttare in mare, ti prego, ascoltami! Mi chiamo Macchia e vivo da un po’di tempo in queste acque sporche e inquinate; il mare è in pericolo e anche voi uomini siete in pericolo. Ti prego, racconta la mia storia e aiutaci!”.

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Quello strano individuo con gli occhi sbarrati mi guardava perplesso e sbalordito e, senza parlare, mi lasciò libero. Venni poi a sapere che il giovane pescatore, preoccupato per quello che aveva sentito, aveva deciso di raccontare tutto agli abitanti della sua città, Manila, nelle Filippine. Purtroppo la folla lo prendeva in giro pensando fosse pazzo. Ma il giovane non si arrese e così pensò di raccontare la mia storia ai bambini del paese che ascoltarono a bocca aperta. Infine scoppiarono in un grande applauso e, pieni di gioia, decisero di aiutare il pesciolino Macchia e il suo mondo. I bambini credono nei sogni e hanno sempre speranze. Intanto io ogni giorno sbucavo dall’acqua e vedevo che nulla era cambiato. In realtà ancora non sapevo che i bambini di Manila avevano messo in atto un piano geniale. Disegnarono su dei fogli proprio me, il loro amico Macchia, e tappezzarono le mura della città, persino i tombini delle fognature, per ricordare che la plastica e gli altri rifiuti, se non vengono riciclati, finiscono nel mare e lo rovinano. Costruirono poi, con il materiale riciclato, una macchina aspira-macchie per risucchiare il petrolio dalla superficie dell’acqua. I piccoli e il giovane pescatore lavorarono giorno e notte, mentre io li osservavo da lontano con le lacrime agli occhi. Avevano capito che il mare è unico e prezioso e io ero ormai nel cuore di tutti. Vicino al faro di Manila c’è una piccola statua di un pesce, con i colori dorati, di nome Macchia. I bambini spesso ci vanno a giocare, sperando di vedere il famoso pesciolino. Io li guardo da lontano. Anche se non avrò più i miei colori di un tempo, ora ho acque di nuovo limpide intorno a me e ai miei amici. Finalmente potrò rispecchiarmi non solo nell’azzurro del cielo ma anche nel blu del mare.

Autore: Classe IV A Scuola Primaria “Luigi Mercantini” Istituto Comprensivo (AN)

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Il viaggio di Ondina Un giorno d’inverno, lungo la spiaggia di Portonovo, un peschereccio avvistò uno strano groviglio di alghe e plastica che si muoveva. Incuriositi i pescatori si avvicinarono e gettarono le loro reti. Quando le tirarono a bordo, tra pezzi di plastica, cicche e molluschi, comparve uno strano essere vivente: davanti ai loro occhi una vera e propria sirena, un essere metà bambina e metà pesce, li fissava con uno sguardo impaurito e rassegnato, i suoi capelli rossi erano intrecciati con alghe e pezzi di plastica di tutti i colori, aveva le braccia ferite nel tentativo di liberarsi da quel groviglio mortale. La sua coda violacea era coperta a tratti da macchie di petrolio, alcune squame si erano staccate. La poverina era in pessime condizioni. I pescatori, meravigliati ma nello stesso tempo spaventati, non sapevano cosa fare. Chiamare il veterinario o il medico? Alla fine chiamarono entrambi ed arrivò l’eliambulanza che la portò all’ospedale Salesi. Medici e veterinari si accordarono e allestirono una vasca di rianimazione. La sirena venne ripulita, curata e lasciata riposare nella vasca speciale a lei dedicata. Appena ripresi i sensi, si trovò davanti dei volti sconosciuti: i medici che le avevano salvato la vita. La sirena si presentò: si chiamava Ondina. Appena saputa la notizia straordinaria, i bambini ospiti dell’ospedale, vollero andare a conoscerla. Subito si avviarono verso la vasca di rianimazione ma la porta era sorvegliata da due medici che impedivano ai curiosi di entrare per non disturbare Ondina. Lei, però, sentì le loro voci e, desiderosa di conoscerli, chiese di farli entrare. I medici raccomandarono la massima cautela e permisero ai bambini di avvicinarsi. I bimbi, intimoriti e curiosi, si affacciarono e videro la meravigliosa creatura…non riuscirono a staccarle gli occhi di dosso. La sirena si sentì in imbarazzo e si pentì di averli fatti entrare… “E se mi prendono in giro? Io non sono come loro!” pensava Ondina. Allora un bimbetto sulla sedia a rotelle, molto sensibile, intuì il suo stato d’animo e le disse: “Non preoccuparti …vedi io sono un po’ come te: ho le gambe ma non le posso usare e al loro posto ho delle fantastiche ruote colorate, tu invece hai una bellissima coda! Questi sono i miei amici: Mario che non riesce a parlare bene, Luigi che si è rotto un braccio, Lucia che ha bisogno di una mascherina per respirare, Stella che ha il cuore che fa qualche capriccio. Siamo qui per curarci, proprio come te. Vedrai i medici sono bra-

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vissimi e usciremo di qui guariti, tutti, anche tu!” A queste parole Ondina si tranquillizzò e i bambini iniziarono a tempestarla di domande : “Da dove vieni? Cosa ti è successo? Chi ti ha ridotto così? Come sei finita qui...?” “Calma calma…uno alla volta, ora vi racconto la mia storia! La mia casa è il mar Mediterraneo, dove vivo da 100 anni, sono ancora una bambina, perché noi sirene viviamo anche fino a un millennio. Ero molto felice nel mio mare ma ogni giorno trovavo sempre meno cibo. I pesci di cui mi nutro, iniziavano a scarseggiare, perché gli uomini ne pescavano tanti e soprattutto quelli piccoli, non lasciando loro il tempo di riprodursi. Così ho deciso di spostarmi e le correnti calde mi hanno portato nel vostro mare Adriatico ma…durante il viaggio mi sono imbattuta in chiazze di petrolio buttato dalle navi che mi si sono attaccate alle squame. Per cercare di toglierle ho dovuto staccarne alcune …che dolore! Ho continuato a nuotare alla ricerca di cibo ma ho attraversato dei veri e propri banchi di plastica che galleggiavano indisturbati.” I bambini rapiti dal racconto, chiesero in coro: “Ma da dove veniva tutta quella plastica? Mica cresce nel mare?” La sirena, con aria triste, rispose: “Purtroppo siete voi umani che buttate la spazzatura in mare senza rendervi conto che si sta riempiendo di immondizia, mentre nuotavo infatti ho incontrato una vera e propria isola di plastica!” I bambini rimasero meravigliati e sconvolti perché si sentirono responsabili di ciò che era accaduto ad Ondina. “Non preoccupatevi non è colpa vostra, per lo meno non ancora, ma degli adulti. Raccontate ai vostri genitori e a tutti gli abitanti della Terra la mia disavventura. Soprattutto quando sarete grandi cercate di ricordarmi e di tenere pulito il mare.” I bambini domandarono increduli: “Ma come faremo noi a dire tutte queste cose a tutto il mondo?” La Sirena rispose: “Scrivete un racconto sulla mia storia e convincete gli uomini che il mare è importante per la vita di tutti!” I bambini si guardarono decisi negli occhi e con aria solenne esclamarono: “Ti promettiamo Ondina che scriveremo la tua storia”. Ed ecco…avete appena terminato di leggerla! SENZA PLASTICA IL MARE È PIÙ BELLO DA AMMIRARE. Autore: Classe V A Scuola Primaria “Luigi Mercantini” Istituto Comprensivo (AN)

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NON BISOGNA INQUINARE COSÌ I PESCI PUOI SALVARE


Il mare mi fa pensare Il mare mi fa pensare a quanti tuffi posso fare, ai castelli di sabbia da realizzare e ai vetri marini e conchiglie da cercare. Il mare mi fa pensare al granchietto che a nascondino vuole giocare, ai pesci che mi vogliono salutare e alle corse in pedalò che a largo mi fanno arrivare. Il mare mi fa pensare a tutti gli amici che ogni estate posso ritrovare.

Autore: Classe II Scuola Primaria Paritaria “Maestre Pie Venerini� (AN)

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Illustrazione di Miriam Manara


Un amore di mare Noi dobbiamo amare il mare, Il nostro mare che è fatto per nuotare. Mi da tanta felicità Il mare della nostra città. Il nostro mare è qualcosa di importante: amarlo vuol dire rispettarlo, e non inquinarlo. Il nostro mare è qualcosa di emozionante. Vorremmo che il nostro mare rimanesse turchino perché è prezioso e delicato come un biancospino tra le mani di un tenero bambino.

Autore: Classe III Scuola Primaria Paritaria “Maestre Pie Venerini” (AN)

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Le straordinarie avventure di Ben Una volta, in una calda giornata d’estate, un bambino che era al mare andò a fare il bagno. Tra tuffi e nuotate, gli venne voglia di pescare. Andò a prendere il suo retino e fu subito fortunatissimo: in un attimo prese tre pesciolini. Ben, questo era il nome del bambino, era molto felice ma all’improvviso sentì una fievole vocina che gli diceva: - Ti prego, non essere crudele, non portarci via dal nostro habitat, il mare è la nostra casa! Se ci lascerai vivere, in cambio ti faremo un regalo speciale: ti porteremo a vedere le meraviglie dell’oceano. Il bambino rimase estasiato e, preso da una grande curiosità, decise di accettare l’offerta. -Dove andiamo? Dai, vengo con voi! Vi voglio seguire. Non conosco ancora nulla del mare… I pesciolini furono sorpresi dal fatto che un ragazzino avesse ascoltato il loro grido di aiuto e gli dissero di seguirli. Ben, con maschera e boccaio, iniziò a nuotare senza perdere di vista le codine colorate dei suoi nuovi amici pesciolini. Il mare era limpido e calmo: le condizioni ideali per nuotare! Ma ad un tratto… una forza soprannaturale lo attirò violentemente verso il basso fino a fargli raggiungere il fondale e, finito l’impeto di questo turbinio, Ben si ritrovò immobile, a bocca aperta e con i suoi occhioni spalancati: di fronte a lui, grande, imponente, maestosa, gli apparve una città sommersa, piena di pesciolini che si muovevano freneticamente tra le varie abitazioni a forma di conchiglia. C’erano anche dei coralli che fungevano da alberi e coloravano la città. I pesciolini accompagnarono Ben dal re e glielo presentarono come un ospite speciale, venuto dalla terraferma. Quel giorno, però, il re aveva mal di pinna, così era particolarmente scontroso e non accolse ben bene Ben. Anzi, per la verità lo accolse malissimo, cominciando a urlare nella lingua muta dei pesci e ordinò alla guardia Pescespada di imprigionarlo per almeno tre giorni. I tre pesciolini, ancora grati a Ben per averli salvati, implorarono il loro sovrano di lasciarlo andare, raccontandogli la loro esperienza e spiegando che si trattava di una brava persona, che non avrebbe mai fatto del male a un pesce mosca. Il re era ancora addolorato per il suo mal di pinna ma ebbe modo di rivedere la sua opinione sul ragazzino. Decise di lasciarlo libero a condizione che egli promettesse solennemente che avrebbe protetto i pesci, la loro città e il mare in genere dalla cattiveria degli umani, dalla loro

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orribile abitudine di inquinare e sporcare tutto. In realtà il re era arrabbiatissimo con gli uomini perché sapeva che da moltissimi anni essi traggono vantaggio da tutti i doni del mare e in cambio, invece di essere grati e di trattare questo ambiente con il dovuto rispetto, si comportano irresponsabilmente o addirittura con crudeltà. Quante volte aveva sentito frasi come: – Andiamo a cena fuori? Dai, ti offro una bella cena di PESCE! Oppure: – Mi passi il SALE? Questa pietanza non sa di niente! Ma quante volte aveva anche sentito notizie di gravi disastri ambientali, con le navi che perdono olio o carburante in acqua! Quante volte la loro stessa città era stata sporcata da ogni genere di oggetti scaricati dagli uomini in mare! - Si può fare la collezione, con così tanta robaccia: scarpe rotte, reti, dentiere, aggeggi di plastica, bottiglie… Ma non si vergognano?! – urlava. Ben aveva capito alla perfezione il messaggio del re. Si sentiva un po’ a disagio e in colpa perché credeva che davvero i pesci soffrissero quando qualcuno inquinava il loro habitat. Promise al re che avrebbe fatto il possibile per aiutare gli abitanti del mare convincendo gli uomini a non inquinare più il loro regno delle acque. Decise perciò di tornare in superficie per compiere la sua missione. Però, durante il suo viaggio di risalita, Ben incontrò un branco di terribili squali, che per fortuna in quel momento non erano affamati… Comunque il povero Ben fu catturato e portato nella loro tana, una nave affondata in seguito ad un naufragio. Era proprio destino che finisse imprigionato! Non sapeva più che fare… Ora la situazione era davvero disperata! In quella condizione non avrebbe mai potuto mantenere la promessa fatta al re. Intanto il tempo passava e i pesciolini cominciavano a preoccuparsi perché non vedevano Ben tornare indietro. Decisero di andare a cercarlo, tutti insieme, per assicurarsi che non gli fosse successo niente di brutto. Erano una bella macchia di colore, così uniti, tra le acque del mare. A volte sembravano un cuore, altre volte prendevano la forma di un grande pesce… il loro spostamento assomigliava quasi ad una danza. Ad un tratto uno dei pesciolini gridò: - Guardate! Laggiù! Quella è la muta di Ben! Allora deve essere passato di qui. Non può essere tanto lon… Ma le sue parole furono interrotte da uno spaventoso spostamento di acque, così forte che sembrava

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un fragore: erano i tremendi squali. Quelli non si smentivano mai: avevano visto i pesciolini avvicinarsi alla loro tana e si erano gettati sopra di loro per catturarli. Era la fine. Intanto comparve Fifino, un pesciolino che non aveva avuto il coraggio di partire con gli altri e che li aveva seguiti successivamente, perché si era sentito in colpa. Nuotando un po’ tentoni, guizzando qua e là alla chetichella, cercando di nascondersi dietro qualche alga, come poteva, era giunto lì nel momento adatto per essere testimone della scena della cattura. Questa volta non poteva tirarsi indietro! Vincendo le sue paure, corse al gran palazzo e avvisò la corte dell’accaduto. Il re ordinò severamente alle guardie di andare a liberare tutto il popolo e Ben, anche a costo di dover affrontare il pericolo degli squali crudeli. Il viaggio fu complicato: con la paura sembrò anche più lungo del solito. -Eccoci! Siamo arrivati! La nave è davanti alle nostre branchie! Attenti, che non prendano anche noi! Un grande boato interruppe il silenzio della marea: - All’attacco!!! - disse uno squalo, accortosi della presenza delle guardie. Subito un grande spostamento di bolle arrivò in faccia ai nemici che, accecati e confusi, fecero cadere le chiavi della prigione. Fifino, svelto e veloce, con la sua piccola codina, le afferrò e poté liberare Ben e il popolo della città sommersa. Gli squali rimasero stupiti e increduli davanti alle gabbie aperte ad opera del piccolo Fifino. Il pesciolino ricevette un grande riconoscimento dalla città sottomarina e Ben poté finalmente ritornare in superficie per portare agli uomini l’importante messaggio di non inquinare il mare. Speriamo che qualcuno lo abbia appreso!

Autore: Classe IV A Scuola Primaria “Carlo Collodi” Istituto Comprensivo “San Francesco” Jesi (AN)

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Il Re Pesce Palla Una bella nave imponente e maestosa viaggiava lentamente solcando l'oceano, diretta in America. Era piena di merci: vestiti eleganti realizzati con stoffe pregiate destinati a gente ricca e importante, tappeti molto costosi e ricercati, coperte di seta finissima di ogni varietà di colore. Sulla grande nave c'erano anche dei marinai esperti che pensavano a tutto e due famiglie che si erano imbarcate perché non potevano aspettare la partenza della prossima nave passeggeri. La traversata sembrava tranquilla finché non calò la nebbia. La brezza si trasformò in un vento sempre più gelido e impetuoso. Ormai la tempesta era lì ad assalire la nave. La ciurma era in panico. I pochi passeggeri tremavano, terrorizzati. Le onde si alzavano e sbattevano con forza contro la carena della nave, che sbalzava qua e là in modo violento. Il capitano non riuscì ad evitare lo schianto: la nave andò a cozzare contro un gigantesco scoglio che sembrava essere stato messo lì da un fantasma crudele. In realtà, non era stata colpa di un fantasma, ma qualcuno aveva davvero voluto il disastro! Nell'oceano, infatti, viveva da anni un malefico pesce palla che desiderava ardentemente diventare il re del mare. Per raggiungere il suo obiettivo, combatteva con tutti e, pieno di arroganza e di violenza, aveva perfino sconfitto, a suon di aculei, una bella squadra di squali. Ora essi erano diventati i suoi fedeli servitori... per loro era meglio così... perché... ribellarsi sarebbe stato pericoloso... Per arrivare al suo scopo, il pesce palla aveva deciso che era necessario compiere una missione distruttiva: sporcando il mare e rendendolo invivibile, nessun altro pesce avrebbe potuto portargli via il trono e lo scettro. Era stato lui, con i suoi squali fidati, a spingere la nave verso lo scoglio pericoloso e a causare l'impatto e la collisione. Che tragedia!!! Sulla nave tutti avevano una paura tremenda e urlavano con quanto fiato avevano in gola. Il comandante dava ordini a destra e a sinistra in modo frenetico per cercare di evitare il peggio. Solo una piccola bambina di nome Ilaria pensò di chiamare i soccorsi e lanciò un SOS. Era una bambina speciale perché sapeva parlare con gli animali. La gente credeva che fosse pazza i vece la sua capacità le permise di far sentire il loro problema ad una sirena che intervenne e sfiorò la nave con la sua coda. Questa fu veramente una fortuna: il suo tocco magico aveva fatto sì che, almeno per il momento, tutti i

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passeggeri si fossero salvati. La nave, però, in seguito allo scontro, aveva subito un danno e lasciava disperdere tutto il carburante nell'infinita distesa azzurra. In poco tempo una grande macchia scura si era diffusa lì intorno e aveva cambiato il colore del mare. A guardarlo, non si poteva fare a meno di pensare alle rovine dell'inquinamento... Alcuni delfini che erano di passaggio si trovarono in mezzo a quell'orribile distesa scura. Uno di loro iniziò a tossire ed esclamò: - Ma che accidenti è questa robaccia?! Amara e puzzolente! Non possiamo continuare a nuotare in questo torpidume! Torniamo indietro. Ci sarà ancora un po' di mare pulito per noi! La delfina esclamò: - Sì, sì, allontaniamoci subito da qui... Guardate, mi sono sporcata tutta! Il saggio del branco disse: - Figlioli, credo di sapere da dove viene tutto questo sporco. Ascoltate me: è stato il pesce palla! Si è fatto aiutare dai suoi scagnozzi! Da giovane era un bravo pesce, ma un brutto giorno decise di disubbidire ai suoi, si allontanò e arrivò nella zona proibita. Non sapeva che lì avrebbe trovato la conchiglia velenosa... Tornò a casa cambiato: ora è senza cuore, sempre arrabbiato come un uomo che passa i suoi pomeriggi con il suo gatto che gli fa la pipì sul tappeto e gli mangia anche la cena! Le cose non si sistemeranno... A meno che... Vogliamo provare a parlargli?... Dai, andremo da lui e forse si convincerà. I delfini approvarono la sua idea, chiamarono i pesci del mare e riuscirono a convincere perfino gli squali. Tutti insieme andarono dal pesce palla e gli dissero che se voleva diventare re, lo poteva fare ma avrebbe dovuto pensare e provvedere alla salute del mare e di tutti i suoi abitanti. Infatti un buon sovrano di solito è responsabile del proprio regno e se ne deve prendere cura. Uno dei suoi servitori, lo squalo Jeff, aveva portato con sé la conchiglia velenosa e la diede al pesce palla il quale la aprì e vi rimise dentro il veleno. Finalmente tornò ad essere buono, diventò ragionevole e, contento dell'approvazione di tutti, decise di diventare un capo saggio e gentile. Per questo il nuovo re, Sua Maestà Pesce Palla, si diresse verso la nave danneggiata e convocò le due famiglie a bordo per fare il suo primo discorso ufficiale, che fu fedelmente tradotto dalla piccola Ilaria: - Cari abitanti della superficie, a tutti capita di fare qualche errore ed io ho sbagliato a farvi andare a sbattere contro lo

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scoglio. Voi, grazie al Cielo, tra poco sarete messi in salvo ma il nostro mare ne sta soffrendo. In qualità di Re, con i miei servitori, d'ora in poi provvederò a non far più inquinare le acque. Anche voi però, dovete fare la vostra parte. Impegnatevi, dunque, una volta per tutte a non sporcare più la nostra casa che in fondo è anche un po' casa vostra. Gli uomini accettarono e dissero che avrebbero tentato di vivere in modo più ecologico perché il mare fosse più pulito e per il benessere di tutti.

Autore: Classe IV B Scuola Primaria “Carlo Collodi” Istituto Comprensivo “San Francesco” Jesi (AN)

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Il Mare ripulito Un pomeriggio d’estate Angelo e la sua famiglia si recano al mare nei pressi di Palombina, una spiaggia del nostro mare Adriatico, qui incontrava tutti i suoi amici di scuola, e spesso il signor Osvaldo-un signore molto saggio , nonno di un bambino- amava i bambini e perciò tutta l’estate raccontava loro tante storie e leggende dei vari paesi marchigiani e di altre regioni. I bambini compreso Angelo lo adoravano. Una mattina, Angelo ed i suoi amici incontrarono Osvaldo a Palombina, lui era sempre lì: era ,tra le altre cose,un pescatore. Spesso ripuliva il mare di tutte le schifezze, che la gente lasciava in spiaggia. I bambini ed i ragazzi, quando lo vedevano lavorare, lo aiutavano a tenere pulito il mare, anche perché aveva fatto capire loro che il mare Adriatico era una grande risorsa per le marche e non solo, era molto pescoso, dava lavoro a tanta gente quell’attività di pesca. Il vecchio Osvaldo era indispensabile per la nostra città. Cosi tutti gli amici pensarono di fondare un gruppo per l’ambiente che coinvolgeva tante persone con il nome: “Il Mare ripulito” anche perché Osvaldo era ormai molto anziano occorreva che qualcuno continuasse il suo lavoro. Osvaldo raccontava di quanto fosse preoccupato per l’inquinamento mondiale dei nostri mari, e che bisognava far qualcosa per evitare di inquinare , in quanto la plastica era un vero problema. Si crea un gruppo di riciclo, ed un’industria che riutilizzava la plastica raccolta, creando altre cose. Il popolo marchigiano è molto ingegnoso e rispettoso, il nostro mare produceva ancora ottimi prodotti ittici, ma a Osvaldo preoccupava, quello che accadeva altrove. Ci furono dei maremoti in Giappone in altre parti del pianeta, il mare aveva scaraventato tutto, una montagna di plastica ecc. Un grosso temporale arrivò anche qui da noi ed una Tromba d’aria a S. Benedetto del Tronto, che provocò notevoli danni, mucchi di plastica e robaccia che spaventò tutti. Ci misero molti giorni a ripulire tutto. Osvaldo insieme al gruppo si dette da fare, e raccontò ai bambini questa leggenda: C’era una volta una famiglia di Polipi, che viveva su un’isola sperduta: l’isola del drago giallo. Questa isola era situata vicino San Benedetto del Tronto, in pieno mare Adriatico. La famiglia dei Polipi aveva trascorso tutto

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l’inverno nel silenzio più totale, le spiagge erano deserte e almeno in autunno nelle belle giornate qualcuno dei bambini si vedeva sulla spiaggia in compagnia dei piccoli polipi. Nell’isola del drago Giallo, tutto sommato si viveva molto bene, era un’ isola pacifica, perché tutti si rispettavano, ognuno aveva un lavoro una casa, un’attività commerciale redditizia. L’isola aveva questo nome dal colore giallo aranciato dato dalle ginestre e le tipiche piante mediterranee . Pare anche che ci fosse stato un drago giallo, che aveva subito un’incantesimo ,grazie al quale oggi al suo posto vi era una macchia di ginestre e piante. I bambini vivevano tranquilli, gioiosi, rispettosi dell’ambiente degli animali e dei polipi loro amici. Andavano spesso quando potevano a giocare con loro e tenergli compagnia. I piccoli cuccioli polipi erano contenti alla vista dei bambini. L’ultimo nato dei polipetti: era <Jonny Il terribile,> -chiamato così perché era molto vivace- Samuele ,uno dei bambini con cui aveva maggiormente legato, gli aveva dato questo nome. Jonny voleva sempre giocare, i bambini ogni tanto gli offrivano patatine e leccornie. Purtroppo fino ad aprile i bambini erano indaffarati con i compiti e poche volte si vedevano alla spiaggia del drago Giallo. Il povero triste e solo jonny non vedeva l’ora che arrivasse il mese di giugno, che segna l'inizio dell'estate. L’estate difatti arrivò, I bambini insieme a Samuele, il bambino più amato dal cucciolo Jonny, L’estate difatti arrivò, I bambini insieme a Samuele, il bambino più amato dal cucciolo Jonny, ritornarono in spiaggia, a far salti di gioia nell’acqua, con Jonny. Era bello sentire le urla e gli schiamazzi dei bambini pensava tra sé Jonny. Samuele invece, si gustava di nuovo, il dolce profumo del mare e si lasciava andare alla brezza leggera... Osservava le onde che s’infrangevano tra gli scogli. Ora era di nuovo tutto vitale. I polipi felici tutta l’estate giocarono contenti con i bambini. Prosegui Osvaldo: Il nostro mare ed il nostro” Conero” è pieno di ginestre, ma va mantenuto pulito. Raccontò ancora Osvaldo di come la leggenda fu pubblicata, diffusa per la sensibilizzazione e la salvaguardia del pianeta. Aggiunse ancora che, a livello europeo stavano creando leggi ambientali per la tutela degli ambienti marini. Salutò i bambini e se ne andò via, Angelo lo trattenne ed insieme ai bambini gli dedicò una canzone:

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Mare Azzurro Mare ripulito Mare Azzurro mare ripulito con le tue festose onde mi abbracciavi mentre nuotavo con gli amici. Mare azzurro mare ripulito a volte calmo a volte in tempesta ora ti guardo dalla finestra, e mi dai un sorriso. Arrivederci mare Azzurro, non vedo l’ora di essere nuovamente da te su quella riva sabbiosa a me cara, divertirsi insieme con gli amici, a far schizzi con la tua limpida acqua che dolcemente ci carezza. mare azzurro mare pulito, ritornerò da te all’infinito, se sarai sempre ripulito, ti darò i miei sussurri e tutto un urlo di gioia. Un grazie per sempre a te e a chi rispetta il nostro mare.

Autore: Scuola Primaria G. Salesi Ancona (Chirurgia)

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Il pesciolino impigliato e la sconfitta della fabbrica mortale Tanto tempo fa un pesciolino rosso nuotava felice in mezzo al mare. Nuota, nuota e nuota, incontra una balena che non lo degna di un minimo sguardo. Il pesciolino stupito, riprende il suo viaggio. Ad un certo punto il mare diventa tutto sporco e il pesciolino non capisce il perché. Arrivarono improvvisamente migliaia di rifiuti tanto che il povero pesciolino rimase incastrato in uno di essi insieme a tanti altri pesci: ERA DISPERATO ED IMPAURITO! Liberatosi, fuggì velocissimo e vide una specie di fabbrica sottomarina. Si avvicinò incuriosito e vide che proprio quella fabbrica produceva quella terribile massa di rifiuti. Coraggioso, entrò nella fabbrica e sbalordito vide rifiuti su rifiuti e pesciolini affaticati che cercavano in ogni modo di fermare quella macchina mortale. Si unì anche lui e a fatica riuscirono a fermarla. Poco dopo arrivò un pescatore che gettò nelle acque limpide, sacchi e sacchi di spazzatura. Fortunatamente passò di lì “ la balena indifferente” che questa volta invece ribaltò la barca con le sue potenti pinne magiche e disse: “Onda del mare portalo via fin sulla spiaggia più lontana che ci sia. Fagli capire che sono nostri amici i pesci e che il mare devi tener pulito se ci riesci. Perché l’inquinamento da rifiuti è pericoloso e altrettanto mostruoso." Pronunciate queste parole, il pescatore se ne andò e tutti i pesci furono liberi. Tutti vissero felici e contenti in quel mare dove finalmente l’inquinamento era stato sconfitto.

Autore: Classe II A Scuola Primaria “Carlo Collodi” Istituto Comprensivo “F. I. Romagnoli” Fabriano (AN)

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Coco il delfino coraggioso Nell’azzurro mare di un paese lontano, viveva ,con la sua famiglia, Coco, un piccolo delfino felice e spensierato. Ogni giorno si divertiva a nuotare e ad esplorare le immensità del suo splendido mare insieme a mille pesciolini multicolori. Era spesso in compagnia dei suoi simpatici amici: il polipo Ciccio, la stella marina Cristina , la delfina Linda e Alino il cavalluccio marino. Una mattina Coco si svegliò più presto del solito e decise di uscire per una nuotata ma all’improvviso si accorse che non riusciva più a respirare…Il mare era diventato tutto nero di petrolio, denso e melmoso… pieno di rifiuti di ogni genere. Che cosa era successo? Chi voleva distruggere il mare? Coco, spaventato e arrabbiato, corse a chiamare i suoi amici e si radunarono in fretta nella grotta del polipo Ciccio. Si consultarono su cosa fare…La situazione era davvero preoccupante…non si poteva perdere tempo. Coco ebbe un’idea: bisognava scoprire chi aveva combinato questo disastro e trovare una soluzione altrimenti presto sarebbero spariti tutti coloro che vivevano nel mare. Il delfino decise di arrivare alla spiaggia che conosceva bene. Lì, incontrò due suoi amici pescatori che amavano il mare come lui. Furono loro a raccontargli cosa stesse accadendo: un ricco signore mister Brook, aveva deciso di costruire un mega centro commerciale e per realizzare questa assurda impresa voleva svuotare il mare e distruggere tutti i suoi abitanti. Scoperto tutto, Coco ringraziò i pescatori e corse dai suoi amici. Il piccolo delfino era preoccupatissimo…Sarebbero morti tutti gli abitanti insieme al loro mare. Si doveva fermare velocemente a tutti i costi questo avido signore che non rispettava l’ambiente! Insieme ai suoi amici decise di chiedere aiuto a Serena , la sirena dalle mille magie, che era appena tornata da un lungo viaggio. Lei preparò in fretta una pozione magica che Coco, il delfino coraggioso, riuscì con mille peripezie, a far bere a mister Brook che diventò un simpatico e innocuo cavalluccio marino!!! Finalmente il pericolo era passato…ora dovevano , tutti insieme, ripulire il mare. In seguito Coco organizzò una grande festa con tutti gli abitanti del mare e festeggiarono con gioia cantando in coro: “Il mare ci appartiene - lo abbiamo pulito tutti insieme - nessuno deve mai più inquinare - il nostro meraviglioso mare - che dà vita e nutrimento - ai popoli di ogni tempo”. Autore: Classe II B Scuola Primaria “Carlo Collodi” Istituto Comprensivo “F. I. Romagnoli” Fabriano (AN)

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Illustrazione di Eva Naccari

Scuole Primarie Provincia di Fermo


Chi salverà Max? C’era una volta uno squalo terribile che si chiamava Max, viveva nell’acqua pulita del mare. Lo squalo non aveva amici perché tutti, ma proprio tutti, avevano paura di lui. Lo squalo era triste e sempre solo. Un giorno vide passare sopra di sé un’ombra scura, era una nave, da essa caddero in acqua cose strane trasparenti, galleggianti, erano bottiglie di plastica che si sparsero in tutto il mare inquinando l’acqua. Lo squalo Max, curioso, si avvicinò, cominciò a giocare con quelle cose strane: gli venivano incontro, si allontanavano, si coloravano alla luce del sole, lo squalo si divertiva e finì per ingoiarne qualcuna. Di lì a poco si sentì molto male: gli mancava l’acqua nelle branchie, tossiva e sembrava strozzarsi, poi cominciò a diventare colorato, gli stessi riflessi delle bottiglie alla luce del sole apparvero sulla sua pelle grigia, si impaurì perché non sapeva cosa succedeva: -Aiuto!!! E se non tornerò mai più come prima? Non voglio rimanere così!!!- urlava lo squalo Max tra il fragore delle onde. Il delfino Billy lo vide malato e gli rivolse la parola: - Ciao Max, cosa hai fatto?- -Penso sia colpa degli uomini. - disse Max. - E’ vero, gli uomini inquinano il mare, ci buttano di tutto, pensano che il mare possa distruggere i loro rifiuti, non si rendono conto che ciò che fa male a loro fa peggio a noi abitanti dell’acqua e poi, come se non bastasse, ci pescano, e ci mangiano, come se non fossimo malati e avvelenati. - I pesci, vedendo Max ridotto in quel modo, risero di lui e furono contenti: lo squalo che tossiva, che era ammalato e tutto colorato, non mangiava pesci ed era molto divertente. Purtroppo anche i pesci finirono per ingoiare bottiglie di plastica per la curiosità di diventare colorati, si sentirono malissimo: - Aiuto, aiuto!!! Arriva Lorenzo, il pesce più saggio di tutto il mare: non aveva mangiato rifiuti, era magro e in salute. - Cosa è successo?-Abbiamo mangiato quelle bottiglie. -Non sapevate che la plastica è pericolosa, è un materiale artificiale, tossico ed indistruttibile, nessuno può digerirlo, il mare impiega mille anni per disintegrare una bottiglia di pla-

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stica e ridurla in microparticelle velenose. Ora troverò una soluzione, conosco chi può aiutarvi, venite con me, andremo dai bambini. I bambini ascoltarono la storia e chiamarono il mago Massimo che diede la possibilità ai bambini di respirare sott’acqua. Tutti insieme, bambini e pesci, si immersero e ripulirono il mare. Dopo poco i pesci persero i colori fluorescenti, tornarono ad avere paura dello squalo, che non si lagnò più di essere solo: aveva capito che faceva parte di una catena importante e quello del carnivoro era il suo ruolo. Finito l’incantesimo del mago Massimo, i bambini tornarono sulla terraferma ed ora sono grandi, nelle loro città tutto è riciclato, depurato, trasformato, riutilizzato in un ciclo senza fine, senza sporco, senza veleni.

Autore: Classe III B Scuola Giuseppe Talamonti - Montefiore dell’Aso Istituto Comprensivo Ripatransone (FM)

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Balenandia C’era una volta in un fondale marino molto sabbioso la città di Balenandia che era grande e piena di pesci. Era la città più popolosa del Mondo Mare. La regina di Balenandia si chiamava Azzurra ed era una balena grande e bianca, di indole buona e gentile con tutti. Era una regina molto saggia perché aveva studiato molto le regole del Mondo Mare. La regola più importante era che per quanta fame avessi, non potevi mangiarti tutti i pesci perché altrimenti il Mondo Mare si sarebbe spopolato: sai che noia! Azzurra viveva in un castello di sabbia decorato con coralli e conchiglie colorate insieme ai suoi amici Tito il gambero e Ciccioloso il pesce palla. Tito era il giullare di corte e faceva ridere e divertire tutti, mentre Ciccioloso era il cuoco più bravo di tutta Balenandia. Tito e Ciccioloso avevano anche un altro ruolo: erano i protettori di Balenandia e di Azzurra. Un brutto giorno Azzurra venne a sapere che Nerina era fuggita dalla prigione marina. Nerina era un’orca tutta nera e molto grossa con una macchia bianca sul petto e l’aria da furbetta. Nerina era in prigione perché voleva diventare regina di Balenandia e mangiarsi tutti i pesci ignorando le regole del Mondo Mare. Era riuscita a scappare di prigione con l’aiuto di Scossa, una murena lunga e pericolosa con la coda appuntita. Scossa con la sua coda aveva distrutto le sbarre di corallo permettendo a Nerina di uscire. Ora Nerina stava tornando a Balenandia per vendicarsi di Azzurra che l’aveva messa in prigione. Nerina voleva diventare regina per essere libera di mangiarsi tutti i pesci. Figuriamoci che dopo cinque anni chiusi in una cella a mangiare solo lische di pesce, Nerina era molto affamata ed arrabbiata. Azzurra dalle finestre del castello vide arrivare Nerina e Scossa che per le strade di Balenandia rincorrevano i pesci: li prendevano e li chiudevano in dei sacchi per portarseli nella loro tana e divorali con calma. Azzurra, allora, chiamò Tito e Ciccioloso e li mandò per le strade di Balenandia per far scappare i pesci dalle loro case e farli rifugiare nel castello di corallo e conchiglie. Tito e Ciccioloso corsero a Balenandia e portarono in salvo nel castello i pesci che non erano stati catturati. Arrivati al castello, chiusero le porte con i lucchetti. Nel frattempo Azzurra era andata a chiamare il cavalluccio marino Bolla. Bolla aveva il potere della pinna magica che creava bolle; una volta scoppiate facevano tutto quello che lui gli diceva. Bolla viveva in una grotta

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Appena arrivata, Azzurra gli chiese di seguirla a Balenandia per aiutarli a sconfiggere Nerina e Scossa. I due si precipitarono a Balenandia e trovarono Tito, Ciccioloso e tutti gli abitanti chiusi tra le mura del castello di sabbia. Nerina e Scossa fuori dalle mura provavano a sfondarle. Ad un certo punto Scossa con la punta della coda distrusse la porta del castello e i due cattivoni entrarono. Tutti erano spaventati, Tito e Ciccioloso si misero davanti ai pesci per cercare di proteggerli. Ciccioloso si gonfiò e punse Scossa mentre Tito lanciava i sassi a Nerina. A questo punto Azzurra chiese a Bolla di imprigionare nelle bolle magiche i due nemici. Bolla recitò la formula magica: «Bolla bolla grande e grossa Porta via Nerina e Scossa» Dalla sua pinna magica allora uscirono due grandi bolle che catturarono i due manigoldi che rimasti imprigionati all’inizio cercarono di liberarsi, ma alla fine ci rinunciarono e mogi mogi si misero a guardarsi intorno. Tutti i pesci attorno a loro li guardavano stupiti. A quel punto Azzurra si spostò davanti a Nerina e le disse: «Mia cara amica, essere regine è difficile perché devi stare attenta a proteggere i tuoi sudditi e richiede molte responsabilità: devi stare attenta che nessuno si comporti male e non rispetti le regole. Se tu vuoi diventare regina per mangiare tutti i pesci, Balenandia si spopolerà e il nostro mondo finirà». Nerina a quelle parole si fermò a riflettere, guardò Scossa e gli disse: «Fermiamoci Scossa: forse ha ragione Azzurra. Non dobbiamo più mangiarci tutti i pesci perché altrimenti a Balenandia non resterebbe più nessuno e noi resteremmo soli. Ci conviene rispettare le regole del Mondo Mare per poter vivere felici insieme a tutti gli altri» Così Nerina e Scossa si fermano e decisero di non mangiarsi più tutti gli abitanti di Balenandia. Promisero ad Azzurra che si sarebbero comportati bene e che, se lei li avesse fatti uscire dalle bolle, loro non solo avrebbero rispettato le regole, ma avrebbero anche aiutato gli altri a rispettarle. Azzurra accettò la proposta e i due vennero liberati. Se ancora oggi andate a Balenandia vedrete tanti pesci indaffarati a lavorare, ma soprattutto vedrete Nerina e Scossa che sono diventati poliziotti e controllano che tutti i pesci possano vivere liberi, felici e contenti nel loro ambiente naturale. Autore: Classe III A Scuola Primaria Capodarco ISC Fracassetti - Capodarco (FM)

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Pippi e il mostro Puzzozzo C’era una volta nel fondo più fondo del mare il regno di Fondale Roccioso, un luogo magico dove vivevano in pace ed armonia tutti i pesci. Il loro principe era Pippi, un delfino gentile e coraggioso che ne proteggeva tutti gli abitanti. Nel regno di Fondale Roccioso gli abitanti lavoravano tranquilli e si impegnavano a tenere pulite le rocce dove abitavano. La roccia più in alto di tutte era il trono del principe Pippi: di lassù il delfino controllava che tutti facessero il proprio lavoro e che nessuno li disturbasse. Un brutto giorno, da Mare Lontano, arrivò il mostro Puzzozzo. Puzzozzo era un grande mostro di sporcizia tenuto insieme da plastica fusa e petrolio. Il suo corpo puzzolente ed appiccicoso mutava la forma a seconda delle situazioni. Era verde con strisce nere sulla testa, gli occhi fatti di gomme di auto con dentro le lattine e una grossa bocca con denti aguzzi di vetro e latta che grondavano nero petrolio. A volte dal suo grasso corpo appiccicoso uscivano lunghe braccia, altre volte una moltitudine di tentacoli. Spruzzava plastica e petrolio sporcando tutto il mare. Proprio perché intorno a lui era tutto nero e sporco, aveva bisogno di una lanterna che gli illuminasse il cammino. Tutti i pesci, appena lo videro, iniziarono a correre a più non posso pieni di paura e si rifugiarono da Pippi, il loro principe. Pippi cercò di calmare gli abitanti di Fondale Roccioso e chiamò in soccorso i suoi amici: la tartaruga Marina, Red il polipo e Gino il granchio che, oltre ad essere i suoi migliori amici, erano anche i difensori di Fondale Roccioso. I tre cercarono di distrarre Puzzozzo girandogli intorno in modo che lui si disorientasse e cadesse a terra. Puzzozzo, per tutta risposta, spruzzò contro di loro la spazzatura mista a petrolio. Mentre Gino e Red, riuscirono a scappare illesi, Marina rimase intrappolata con la testa nel manico di un sacchetto di plastica. Il mostro Puzzozzo allora, molto arrabbiato, prese Marina e la intrappolò in un labirinto creato da lui in quel momento modificando la forma del suo corpo. Pippi si scagliò feroce contro Puzzozzo insieme ai suoi amici Red e Gino. Puzzozzo con un colpo di tentacolo fece crollare una parete di roccia sopra a Pippi che però la schivò a proseguì il suo assalto. Pippi andò addosso a Puzzozzo. Al momento dell’impatto, Puzzozzo creò un buco nella sua pancia e Pippi, Red e Gino non riuscirono a colpirlo. Molto preoccupati, i tre amici lasciarono Puzzozzo a Fondale

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Roccioso mentre continuava a sporcare e rompere le rocce e si diressero in tutta fretta verso la grotta dove abitava Perla, l’ostrica magica. Appena arrivati chiesero aiuto all’ostrica per salvare da Puzzozzo sia Fondale Roccioso che Marina la tartaruga. Perla consegnò loro il suo corallo magico e disse: - Questo corallo è molto prezioso e serve per sconfiggere Puzzozzo. Dovete toccare il mostro con il corallo e subito scomparirà. Dovrete però tutti insieme recitare la formula magica: Via sporco, via sporcizia per far tornare l’amicizia tra gli umani e il mare blu un messaggio porta tu: «Non buttate spazzatura e del mare abbiate cura. Il mare più pulito sarà se lo sporco sparirà». Sparazin sparappazzù e Puzzozzo non c’è più! I tre amici, di corsa tornarono a Fondale Roccioso insieme al corallo magico. Appena videro Puzzozzo recitarono la formula magica e lo toccarono con il corallo. Puzzozzo sparì per sempre, dissolvendosi in un nuvola profumata. La nuvola, toccando le rocce le fece ritornare pulite e profumate e riportò tutto com’era prima dell’arrivo del mostro. Anche la plastica sparì nello stesso momento in cui scomparve Puzzozzo. Fondale Roccioso era salvo. Marina era salva. Per effetto della magia del corallo di Perla, da quel giorno gli umani non buttarono più la spazzatura nel mare che poté restare per sempre pulito e profondamente blu. E vissero tutti felici e contenti convivendo in armonia. Autore: Classe III B Scuola Primaria Capodarco ISC Fracassetti - Capodarco (FM)

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Il sogno di Mitti Quell'isola aveva tutto, si chiamava l'Isola dei Mari. Nelle sue calde mattine d'estate il mare solitamente era molto calmo, la gente non vedeva l'ora di andare a guardare l'alba e di pomeriggio tuffarsi nelle acque fresche. In una di quelle mattine, nuotando quà e là, il pesciolino Mitti vide qualcosa luccicare e, curioso com'era, si spinse verso quella luce nell'immenso oceano. Quando si rese conto che quel bagliore veniva dal fondo, immaginando di trovare un grande tesoro, prese tutto il suo coraggio e decise di andare a vedere. Man mano che scendeva, si rese conto che quella luce era il riflesso di uno specchio, o almeno così credeva, e avvicinandosi sentì una vocina che gli diceva: -Vieni, non aver paura, voglio solo aiutarti! Guarda cosa sta succedendo e com'era questo posto molto tempo fa! Mitti, sempre più incuriosito, guardò nello specchio magico e vide tanti coralli colorati, pesciolini variopinti e di ogni dimensione che danzavano al canto delle sirene, brillanti stelle marine che si rincorrevano nell'acqua più blu che Mitti avesse mai visto ...era così bello che gli sembrava di sognare! Ma dal sogno si svegliò in un momento perchè il piccolo e ingenuo pesciolino si guardò intorno e non vide niente di tutto ciò, anzi cominciò a notare quanti strani pesci dai colori spenti ci fosserò ora laggiù: pesci bottiglia, pesci sacchetto, pesci sigaretta e addirittura un pesce televisore! All'improvviso si sentì triste per tutto quel grigiore e silenzio che era intorno a sé e urlò: - Io non voglio trasformarmi come questi strani pesci qui!A quel punto lo specchio, interenito, gli disse: - Mitti, non piangere, possiamo ancora salvare il mare e tu resterai come sei! Devi fermare il signor Pedro Buttolà e tutti quelli come lui! Nel frattempo il pianto del pesciolino era arrivato alle orecchie di Nina, la più esperta nuotatrice dell'isola che, riconoscendo il suo amico, si precipitò a vedere cosa era accaduto e lo riaccompagnò verso casa. Durante il tragitto, Mitti raccontò tutto d'un fiato cosa aveva visto e di tutti gli strani pesci che presto avrebbero invaso l'isola e reso mostri tutti i suoi amici. Prima di salutarsi Nina e Mitti giurarorano che avrebbero salvato l'isola e punito il malvagio Buttolà. La nuotatrice corse ad avvertire tutti,

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anche chi non conosceva, di quello che stava accadendo, ma sembrava che a nessuno importasse granché. Allora lei disse loro che avrebbero dovuto rinunciare a tante belle nuotate e rischiato di morire avvelenati mangiando quegli strani pesci. A quelle parole tutti si misero al lavoro promettendo che avrebbero ripulito il mare da cima a fondo e che non avrebbero permesso più a nessuno di sporcarlo. Nel frattempo il piccolo Mitti chiamò suo zio Polipotto e il cugino Spazzy per dare una bella lezione a Pedro il zozzone. Il piano prevedeva di aspettarlo nascosti dietro uno scoglio al tramonto, perché sapevano che sarebbe passato di lì a gettare i suoi rifiuti. Non appena lo videro arrivare con la sua barchetta, Polipotto lo strinse con i suoi lunghi tentacoli e Spazzy afferrò i grossi sacchi neri che aveva appena gettato e li andò a buttare nei contenitori che Nina e i suoi amici avevano preparato e sistemato in un luogo lontano dall'acqua. Ma per Pedro non era finita qui: infatti zio Polipotto con un grande lancio lo scaraventò nei profondi abissi dell'oceano con la punizione di restare da solo e al buio, aggrovigliato tra le buste di immondizia che lui stesso aveva gettato in acqua. Intanto Nina, insieme a tutti gli abitanti dell'isola, ripulirono il fondale marino e il blu tornò a risplendere tutt'intorno. Qualche tempo dopo, in una delle sue nuotate mattutine, Mitti vide un arcobaleno in mezzo al mare e con la sua solita curiosità si avvicinò... SORPRESA!... tanti pesciolini dai mille colori erano ritornati a dipingere le acque dell'isola... il suo sogno stava diventando realtà.

Autore: Classe III Scuola Primaria Capodarco ISC Fracassetti - Capodarco (FM)

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La balena salva il mare e i suoi amici Dietro le colline di una piccola cittadina si trovava un meraviglioso mare cristallino, pieno di creature magnifiche: conchiglie colorate, coralli rossi, alghe… i pesci giocavano a calcio con il pesce palla e tutti gli altri nuotavano felici e spesso giocavano a nascondersi tra la vegetazione. Un brutto giorno scoppiò un temporale, il mare si ingrossò, le onde si alzavano spumeggianti. Una grande barca che trasportava petrolio venne trascinata verso degli scogli, si spaccò…il petrolio si allargò sulla superficie dell’acqua. Tutte le creature del mare diventarono appiccicose , non riuscivano a liberarsi dalla melma nera, stavano soffocando. Una balena che dormiva nel mare profondo se ne accorse e disse a tutti i pesci in difficoltà: - Ci penso io, voi trattenete il fiato. Aprì la sua enorme bocca, risucchiò tutto il petrolio e i pesci che trovava sulla sua strada, poi corse a una nave e con il suo sfiatatoio sputò il petrolio dentro la nave che divenne tutta nera. I pesci poterono riprendere fiato. La balena continuò fino a restare senza energie, le onde la trascinavano a riva, stava per morire. Fortunatamente un leone marino se ne accorse, cominciò a spingerla con le sue grandi pinne e dopo tanta fatica riuscì a riportare la balena nell’acqua alta, poi tutti i pesci elettrici l’aiutarono dandole scosse di energia, le murene si unirono a formare una gigantesca murena che elettrizzò la balena. Dopo molte scariche la balena si risvegliò e riprese vita! Tutti i pesci infuriati chiamarono Nettuno, il Dio del mare. Lui mandò una maledizione a tutte le barche che inquinavano il mare: ci furono tuoni, maremoti, fulmini e saette, grandi onde e la magia di Nettuno si compì. Da allora il mare tornò meraviglioso, stupefacente, cristallino così i pesci poterono vivere in pace, allegria e serenità.

Autore: Classe III A Scuola Primaria Capodarco ISC Fracassetti - Capodarco (FM)

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Il cuore del mare A quel tempo l’uomo non aveva capito che stava distruggendo il mare. Infatti senza volerlo aveva creato isole di plastica, cioè accumuli di rifiuti in plastica gettati in mare. L’inquinamento dovuto alle fabbriche stava cambiando il clima e alcune specie di pesci erano a rischio di estinzione e le piante marine non crescevano più come prima. Grandi navi trasportavano petrolio, a volte si rompevano e tutto quello che contenevano cadeva in mare provocando disastri. Anche gli uccelli che vivevano vicino al mare mangiavano le sporcizie lasciate dai turisti sulle spiagge. Un giorno un imprenditore decise di costruire dei canali per trasportare i rifiuti delle sue fabbriche in fondo al mare, andò sulla spiaggia che aveva scelto per costruirli e disse ai suoi colleghi: - Finalmente i nostri rifiuti saranno scaricati direttamente in mare senza più pagare qualcuno per portarli via!!! - Sei certo di quello che fai?- chiese uno dei suoi colleghi. - Sì, certo!!!- rispose – So quello che può succedere, ma non mi importa, tutto finirà nel fondo del mare e nessuno se ne accorgerà mai! - Qualcuno però aveva sentito tutto…al mare non era sfuggita neanche una virgola e quelle parole furono la goccia che fece “traboccare il mare”! Esso si arrabbiò così tanto che il suo cuore pieno di disprezzo per gli uomini e le donne che lo avevano maltrattato, divenne di ghiaccio e le sue acque si fecero sempre più gelide. L’imprenditore e i suoi colleghi tornarono a casa perché faceva troppo freddo. Il giorno dopo dei turisti andarono in spiaggia e si accorsero che il mare era completamente ghiacciato. I telegiornali di tutto il mondo parlarono di questo spettacolare evento, le barche non potevano più pescare, non si potevano usare gli scarichi, le crociere furono tutte annullate e quelli che avevano prenotato facevano il muso lungo! Per non parlare del freddo che faceva in tutto il mondo. Le persone che erano accorse sulle spiagge udirono una tremenda voce arrabbiata che proveniva dal fondo del mare: - Voi non avete avuto rispetto per me, perché io lo dovrei avere per voi? Io vi ho fatto godere di tutti i miei doni e voi mi avete ripagato così! -

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Le persone iniziarono a capire e perfino l’imprenditore si vergognò di quello che stava per fare, si mise a piangere e chiese perdono. Il mare allora chiese agli uomini se avevano davvero capito quello che avevano fatto o se temevano per i loro affari. L’imprenditore rispose per primo: - Le mie fabbriche diventeranno ecologiche al cento per cento e pagherò degli esperti che spiegheranno a tutti come mantenere pulito il mare. Quelle parole riscaldarono il cuore del mare, il ghiaccio si sciolse e tutti applaudirono felici e ringraziarono il mare per la lezione ricevuta. L’imprenditore ebbe tanto successo, ma come ecologista! Questa storia venne tramandata di generazione in generazione e ancora oggi si dice che è meglio non far arrabbiare il mare.

Autore: Classe IV A Scuola Primaria Capodarco ISC Fracassetti - Capodarco (FM)

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Illustrazione di Liliana Pinducciu

Scuole Primarie Provincia di Macerata


Sabbina, strega marina Esiste un’isola nell’oceano Pacifico che si chiama Pukapuka. Che strano nome! Forse dipende dal fatto che di terra ce n’è poca poca!!!! Vicino ci sono altre isolette, ma non tanto vicino, quindi intorno è tutto oceano! Acqua di mare. In questo posto c’era una volta una strega, non troppo buonina, ed anche un po’ egoista! Si preoccupava solo di sé. Pensate che quando il suo capo le aveva comunicato che doveva trasferirsi in un’isola del Pacifico, voleva cambiare il nome all’oceano… quel Pacifico sapeva troooppo di pace! Non si adattava al suo carattere! Si chiamava Sabbina Magnaterra e odiava l’acqua. Diceva che non la sopportava perché era allergica ai liquidi, ma in realtà tutti sapevano che era perché detestava lavarsi. Non è molto pratico per una strega che odia l’acqua vivere su un’isola così piccola, ma il capo delle streghe l’aveva mandata lì perché sperava che le passasse l’antipatia per l’acqua e che si sarebbe abituata. Dovete sapere che l’isola di Pukapuka ha una strana forma: sembra un triangolo, così, Sabbina, che per avere un po’ di compagnia, andava spesso in giro con la sua scopa, quando tornava a casa e si apprestava ad atterrare… regolarmente andava a finire nell’acqua. Si può ben immaginare quanto si arrabbiasse ogni volta! Un giorno, dopo l’ennesimo atterraggio bagnato, esasperata, si mise a pensare e decise che avrebbe creato una pozione magica per far sparire tutti i mari e gli oceani della terra per potersi finalmente costruire una bella e ampia pista di atterraggio. (Così avrebbe potuto invitare a casa le sue amiche che abitavano sulla terraferma). Pensa che ti ripensa, scrivi, calcola e ricopia…dopo tanti tentativi…alla fine ci riuscì! Tutta contenta la sperimentò nella vasca della sua vicina foca… l’acqua sparì per davvero! Adesso doveva solo preparare una enorme quantità di pozione, perché l’acqua del mare è tanta! Inutile dire che la foca non ne fu felice e corse ad avvertire tutti gli abitanti del mare. Organizzò un’assemblea straordinaria alla quale parteciparono anche gli scogli, la sabbia e le alghe, oltre a tutti i rappresentanti dei pesci e delle conchiglie. Insieme decisero di ideare un piano per evitare che la

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strega portasse a termine il suo progetto. Chiesero aiuto anche agli animali della terraferma e a quelli del cielo. Erano in tanti a dipendere dall’acqua per vivere! Ognuno aveva detto la propria idea, ma la migliore, e la più votata dall’assemblea, fu quella della tartaruga Ruga che era gigante, anzianissima, di poche parole, ma molto saggia perché aveva molta esperienza ed era riuscita a sopravvivere a tutti i cambiamenti del suo ambiente. Pensate che è riuscita a sopportare anche la vicinanza dell’isola di plastica, fatta di bottiglie e sacchetti che l’uomo getta ogni giorno in mare! La Tartaruga Ruga propose la soluzione: tutti gli animali si sarebbero prodigati per permettere alla strega di atterrare senza bagnarsi! E così parlò: “I castori faranno un pontile con i tronchi intorno all’angolo più grande dell’isola; la sabbia spinta dalle onde si metterà intorno ai tronchi; i gabbiani e gli altri uccelli daranno lezioni di atterraggio perfetto; il picchio insegnerà alla strega Sabbina a prendere la mira; tutti faremo una colletta e le compreremo un paio di occhiali da vista, così saremo sicuri che vedrà bene il punto più lontano dalle acque in cui dovrà fermarsi”! Naturalmente furono tutti d’accordo e inviarono il corvo a comunicare la loro decisione alla strega. Era mercoledì e Sabbina aveva in programma di attuare il suo progetto entro pochi giorni. Le mancava ancora qualche litro di pozione, quando il corvo iniziò a volarle intorno alla testa e, tra un CRA-CRA e l’altro, cercò di farla ragionare: “Sai Sabbina, tutti gli abitanti e gli elementi del mare ti vogliono bene e si sono riuniti per cercare di aiutarti affinché tu possa continuare a vivere su quest’isola, che è di tutti! Noi vogliamo che tu sia felice! Vieni a vedere! Hanno costruito per te una magnifica e larghissima pista di atterraggio. Ora non ti bagnerai più e potrai andare a trovare le tue amiche anche più spesso...” Sabbina dapprima non voleva ascoltarlo, era molto indaffarata. Ma la sua amicizia per il corvo e tutti i favori che egli le aveva fatto la convinsero a fermarsi ed ascoltare. Non vi dico poi quando uscì di casa e vide tanti animali radunati fuori che le avevano portato un fiore ciascuno! Perfino i pesciolini facevano capolino dall’acqua, ognuno con un fiore di mare in

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bocca! La tartaruga era in prima fila con un pacchetto regalo. Dentro Sabbina trovò un bel paio di occhiali rossi, li provò e capì che ci vedeva pure meglio! Commossa decise allora di buttare via la sua pozione e si mise subito a prendere lezioni di atterraggio e mira dagli albatros e dai gabbiani. In poco tempo si sentì pronta per provare la pista. Decollò quindi verso la terraferma, volteggiò in aria con la sua scopa e invertì la rotta. Prese la mira da sopra una nuvola e atterrò, sana e salva al centro dell’isola, completamente asciutta. Era talmente soddisfatta che decollò, atterrò, decollò e riatterrò un sacco di volte. Fino a che non iniziò a tramontare il sole. La strega decise allora di organizzare una maxi festa dedicata al mare. Il capo delle streghe, vedendo che Sabbina non odiava più l’acqua decise di farla tornare sulla terraferma ma lei non volle perché a Pukapuka aveva trovato molti più amici di quando stava con le sue amiche streghe e ora amava l’acqua e poteva divertirsi ad atterrare in picchiata!

Autore: Classe II Scuola Primaria “Anna Frank” Istituto comprensivo “Enrico Fermi” - Macerata

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Celestino e la pesca “luminosa” Tanto tempo fa nella piccola spiaggia di Sirolo, c’era un pescatore di nome Celestino. Una notte, prese la sua barchetta e catturò un pesce “dalla coda luminosa”; un pesce veramente speciale perché poteva esaudire tre desideri. Quel giorno, il pescatore se lo portò a casa sua. Una volta giunti, Celestino espresse i desideri tra cui: “voglio essere ricco”, “voglio una barca veloce”, “voglio avere una villa con un grande giardino”. Il pesce gli rispose: “Caro Celestino, potevi usare i tuoi desideri in modo più saggio, perché li hai sprecati in cose sciocche. Nella vita, invece, ci sono valori più importanti. Per esempio essere felici, avere una famiglia, avere degli amici, donare alle persone più bisognose...”. Poi aggiunse: “Se tu li esprimi in versi ti darò altre tre possibilità, ma basta che non siano solo per te, ma li devi condividere con gli altri”. Celestino si mise subito al “lavoro” e compose una bellissima filastrocca. Eccola qua: Io mi chiamo Celestino e volevo una villa con giardino. Essere ricco vale soltanto un povero chicco. Volevo una barca veloce grande 100 volte una noce. Sono desideri sciocchi come dei vecchi balocchi. Vorrei una bella famiglia come una cara conchiglia. Vorrei dei veri amici con cui essere felici. Ai poveri donerò quello che costruirò. Basta, desideri sciocchi. Sono meglio quelli coi fiocchi!!! Mentre il pescatore diceva queste sagge parole, la coda del pesce si illuminava sempre più ed emetteva bagliori fosforescenti. Il pesce era entusiasta di quello che ascoltava. Il pesce, tornato dal Re degli Oceani, si mise a raccontare l’esperienza vissuta e fece conoscere a tutti gli abitanti del mare le belle parole di Celestino. I semplici e sonori versi furono accolti da un caloroso applauso. Da quel giorno la filastrocca di Celestino divenne l’inno di pesci, tritoni, conchiglie, coralli, anemoni che hanno a cuore il benessere del pianeta e dei suoi abitanti. Autore: Classe III Scuola Primaria “Anna Frank” Istituto comprensivo “Enrico Fermi” - Macerata

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Illustrazione di Beatrice Salustri


SOS. Salviamo il mare Un giorno come tanti altri: a scuola la maestra sta parlando dell’inquinamento delle acque e delle gravissime conseguenze su tutto l’ecosistema. La situazione è molto seria e preoccupante e bisogna trovare al più presto una soluzione. Guardo fuori dalla finestra e anche il tempo sembra aver capito che non c’è nulla da ridere: infatti, è da circa due giorni che piange ininterrottamente, come se avesse aperto tutti i rubinetti del cielo! Parlare di acqua e vederne scorrere così tanta mi fa immediatamente pensare al mare e all’estate appena trascorsa. Pian piano, la voce cantilenante della maestra si trasforma e si confonde con il rumore delle onde che si infrangono sulla battigia. Sono in spiaggia con la mia maschera e le pinne, impaziente di tuffarmi in quelle acque all’apparenza limpide e cristalline. Chiedo alla mamma il permesso di poter fare il bagno e, come sempre, mi dice di pazientare fino a quando, finalmente, il tanto atteso “sì” arriva. Come un razzo, corro e mi ritrovo in acqua tra schizzi e spruzzi. Nuoto, mi rotolo, mi capovolgo, poi mi immergo in cerca di pesci da pescare. Risalgo in superficie per rituffarmi di nuovo in profondità alla ricerca di un tesoro nascosto. Spinto dalla corrente, mi ritrovo vicino agli scogli: devo fare attenzione, la roccia è viscida e tagliente! Sugli scogli, però, c’è sempre qualcosa di straordinario da osservare: vedo gruppi di cozze attaccate alle pareti, un granchio che fa capolino tra le alghe, un guscio di conchiglia, di quelle a pettine che piacciono tanto alle bambine perché rimandano a fiabe di sirene e principesse. Poi tante alghe e … sacchetti, bicchieri e bottiglie di plastica! Ma come è possibile?!?! Sbalordito, guardo quei rifiuti con un misto di stupore e di ribrezzo. In particolare, il mio sguardo viene rapito da una bottiglia ancora chiusa, dalla forma allungata e con una scritta molto familiare stampata su una fascia rossa, posta nella parte centrale più ampia. E’ in posizione perfettamente verticale ma, al posto della bibita originaria, ha arrotolato in sé un foglio giallognolo. Incuriosito, allungo un braccio per prenderla: svito il tappo, poi infilo un dito all’interno tentando di tirar fuori il contenuto. Immagino già di avere tra le mani una mappa di un tesoro,

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ma il mio entusiasmo si spegne appena lo srotolo: altro che frecce con indicazioni precise per il ritrovamento del presunto tesoro! Solo segni scomposti, sbiaditi e per me incomprensibili! Un po’ deluso, mi sforzo, comunque, di trovare una spiegazione a quel foglietto; cerco, nuovamente, di decifrarlo, non posso credere che non sia importante! Non riesco a buttarlo, è come se inconsapevolmente avessi tra le mani qualcosa di prezioso! Mentre guardo l’orizzonte, una vocina mi distoglie dai miei pensieri. - Ehi, tu, aiutami, ti prego! Mi guardo intorno alla ricerca di chi ha parlato, ma non vedo nessuno. - Ehi, dico a te, sono qui! Riesci a vedermi? Incastrato tra gli scogli, per metà fuori dall’acqua e per metà immerso in una chiazza di melma e di fili di plastica, scorgo un cavalluccio marino, color rosso corallo con sfumature gialle e arancioni. Non credo ai miei occhi e li spalanco ancora di più quando capisco che la voce è proprio la sua. - Ma tu sai parlare?!?! - Certo! Ora liberami da questa trappola mortale! Coraggiosamente, immergo una mano in mezzo a quel liquido verdognolo-marroncino, oleoso e puzzolente e tiro via i pezzi di plastica che vi galleggiano. Poi, con delicatezza, cerco di disincastrare il cavalluccio e gli apro un varco tra le alghe verso l’acqua più limpida. - Grazie, amico, mi hai salvato la vita! Mancava poco e sarei morto! Sono in debito con te. Come posso ricambiare il favore? - Non saprei...Un momento: ho qui un foglio che non riesco proprio a capire. Sembra un messaggio cifrato … - Fammi vedere! Avvicino il foglio al piccolo cavalluccio e … - Certo che conosco questa lingua! E’ quella di noi abitanti del mare! Qui c’è scritto: << AIUTO, AIUTO, SIAMO IN PERICOLO DI VITA. STIAMO MORENDO. SALVATECI!>>. - In pericolo di vita? Ma chi? - Ma noi abitanti del mare, sciocco! Vieni con me. Ti porterò in un luogo che mai immagineresti possa esistere! Prima di tuffarmi in acqua, mi porge un caschetto da palombaro che mi permetterà di respirare; poi, gli salgo in groppa e lentamente prendiamo

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il largo. Solo ora noto che il cavalluccio è un po’ strano: ha due occhi giganteschi, separati da una cresta azzurra e due antenne luminose che terminano con due faretti lampeggianti, che iniziano a funzionare non appena ci immergiamo nel buio delle profondità marine; inoltre, ha due ali che usa come pinne e che lo rendono agile e veloce. Diversamente da quanto si possa immaginare, nuotiamo in acque non limpide e libere. Dapprima, infatti, ci avventuriamo in una foresta di alghe che attraversiamo con facilità, poi entriamo in un tunnel buio che termina con un vortice, che ci fa precipitare ancora più in profondità. Ci ritroviamo in una zona con acqua più densa e appiccicosa che rallenta di molto la nostra andatura. Ogni tanto, dobbiamo superare muri di rifiuti di ogni tipo e chiazze oleose e nere come il petrolio. Alla fine, ci ritroviamo di fronte a colline, anzi montagne di plastica ed alluminio. Una distesa interminabile e immensa! Incontriamo molti abitanti del mare intrappolati in rifiuti: pesci con cerchi di plastica intorno al corpo o velati da sacchetti che li fanno sembrare dei fantasmi; polpi con tentacoli legati da nastri, meduse e tartarughe macchiate di petrolio, perfino uno squalo martello con due lattine incastrate nel muso. Per tutto il viaggio non riesco a pronunciare neppure una parola, rattristato da quella vista incredibile. Non posso credere che il mio amato mare sia così inquinato! Arriviamo, finalmente, al luogo misterioso verso cui eravamo diretti: una caverna, che un tempo doveva essere bellissima date le pareti di madreperla e conchiglie incastonate qua e là e che, invece, ora è ricoperta di plastica e di alluminio. - Qui abita il Re del Mare. E’ lui che ha scritto il messaggio. Entra e ascoltalo con attenzione!- mi dice il cavalluccio. All’ingresso ci ferma il gran guardiano reale: ha un aspetto spaventoso, di drago, capace di far desistere chiunque si avventuri senza permesso; in realtà, è solo un’iguana marina, dalla testa corta e un po’ tozza che ci scorta fino alla stanza del re. All’interno, migliaia di animali marini nuotano e si

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muovono come in una danza. Seduto su un trono, imbottito di alghe, il re del mare governa il suo vasto popolo. E’ uno squalo-delfino, l’ultimo della sua specie, ancora sconosciuta agli umani. Ha in mano un ramo di corallo come scettro, un mantello di meduse iridescenti e in testa una corona grigia e trasparente. Cerco di capire di quale materiale sia realizzata e, più mi avvicino, più capisco che è di plastica e di alluminio. - Benvenuto nel mio regno!- mi saluta gentilmente – Grazie di aver accolto la mia richiesta di aiuto. Il mio popolo è in grave pericolo. Guardalo! Non è più libero e felice come un tempo. Le acque si sono impoverite di ossigeno e molti di noi stanno morendo o sono già morti stecchiti. Anche il cibo scarseggia e, per non morire di fame, siamo costretti ad ingoiare tutte le schifezze che troviamo disciolte o che galleggiano nell’acqua Conseguenza: molti di noi si ammalano o crescono deformati come me. Sono cresciuto male a causa dell’inquinamento: da quando ero piccolo, ho questo pezzo di plastica incastrato nella mia coda e non mi permette più di nuotare agilmente. Voi umani non fate altro che riversare nelle acque tutti i vostri scarichi, veleni compresi, e non vi rendete conto che il mare, nel quale amate giocare e nuotare, pescare e navigare, sta morendo. Ti prego, aiutaci!!! - Ma come? – ribatto con voce tremante – Sono solo un bambino!!! - Ogni essere umano, anche un bambino come te, può fare molto. Piccole accortezze … - Ma hai ascoltato almeno una parola di quello che ho spiegato? La voce stridula della maestra mi riporta bruscamente alla realtà. - Certamente! La situazione è seria, bisogna intervenire! - rispondo prontamente.

Autore: Classe IV Scuola Primaria “Anna Frank” Istituto comprensivo “Enrico Fermi” - Macerata

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Acquaman Una volta la Terra conobbe il terribile Plasticman, il re della plastica, che viveva su un pianeta ricoperto interamente di plastica e possedeva una potente macchina con la quale produceva materiali plastici di ogni tipo. Il suo scopo era possedere altri pianeti identici al suo. Quando attraversò l’atmosfera terrestre a bordo della sua navicella, rimase schifato da tutto quell’ordine e pensò bene di riempirlo con la sua amata plastica, cominciando dai mari. A poco a poco balene, squali, tonni, salmoni e tante altre creature marine si ammalarono. La plastica procurava moltissimi problemi respiratori e chi non riusciva a liberarsene finiva per soffocare. Anche tra gli esseri umani comparvero delle strane malattie che nessuno riusciva a curare. Si scoprì che la causa di tali malesseri era dovuta ai pesci, così vennero eliminati da ogni tavola. Uno scienziato, assai famoso, il dottor Spigola, che studiava biologia marina, una notte avvistò una strana navicella che si aggirava sopra il suo laboratorio, costruito in mezzo all’oceano, e la osservò attentamente. Da uno sportello piovve una gran quantità di plastica. Un vero disastro ambientale! Così pensò di rivolgersi a Waterwoman, che viveva in quelle acque e che possedeva dei poteri speciali, frutto di un suo famosissimo esperimento. Solo lei avrebbe potuto abbattere quella navicella con i laser ripulitori. Waterwoman si presentò nel laboratorio. -Carissima, che bello rivederti!- disse il dottore. Poi continuò: -Un essere sconosciuto sta avvelenando le acque dei mari con tanta plastica. Dobbiamo fermarlo! -Si chiama Plasticman ed è fortissimo. Purtroppo non posso aiutarti, ho perso i miei poteri. L’inquinamento dell’acqua ha indebolito il mio corpo e non ho più la forza per sparare con i laser. Il dottor Spigola non si perse d’animo e fece accomodare la fanciulla in una vasca per tentare di riattivare i magici poteri con uno speciale casco. Provò e riprovò, ma alla fine abbandonò ogni tentativo perché vedeva la ragazza impallidire sempre più: era troppo debole e non riuscì nel suo intento. Waterwoman allora gli disse che, nei fondali del mare Adriatico, viveva un giovane supereroe

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molto forte, dai muscoli d’acciaio, chiamato da tutti Acquaman. Non lo conosceva personalmente, ma sapeva che difendeva il mare minacciato ogni giorno da mille pericoli. Alcuni delfini le avevano detto dove abitava e… - Non c’è tempo da perdere! Partiremo subito! - si affrettò a dire lo scienziato. Poi scese nei sotterranei, attivò il sommergibile realizzato con il vetro e fece salire a bordo Waterwoman. Si diressero verso il Mare Adriatico, dove erano sicuri di trovare Acquaman. Il supereroe indossava un paio di pantaloni color argento uniti ad una maglia celeste con delle tasche senza fine dove metteva di tutto. La sua abitazione era a forma di cupola che si apriva solo quando usava il telescopio per avvistare i nemici, soprattutto le petroliere, che lasciavano nel mare l’appiccicoso liquido nero. All’interno c’erano un divano letto dove riposava quando era stanco, un frigorifero d’oro per conservare il pesce fresco e una cucina arredata di tutto punto. Sotto il fondale marino aveva costruito delle fabbriche che gli permettevano di riciclare i rifiuti e di produrre delle enormi spugne assorbi-petrolio. Il Mare Adriatico era il suo preferito perché era popolato di squali bianchi, cavallucci marini, merluzzi, acciughe, pesci palla e lì aveva conosciuto Dory, la sua amica razza. Si divertiva ad andare in giro cavalcando questo animale molto ubbidiente e grande che richiamava con un fischietto speciale. Intanto nel rifugio di Acquaman la sirena, che indicava un pericolo in avvicinamento, iniziò a suonare: qualcuno stava per compiere un altro disastro ecologico. Il supereroe chiamò Dory con il fischietto e si fece portare in superficie dove vide galleggiare tantissima plastica fuoriuscita da una navicella che stava allontanandosi tra le nuvole. Aveva conosciuto il petrolio, gli scarichi delle fogne, i rifiuti vicino alla riva, ma così tanto materiale plastico, in mare aperto, non ne aveva mai visto. Ed ora cosa fare? E soprattutto chi guidava quella navicella? Usò i suoi superpoteri: raccolse tutta la plastica con l’intenzione di riciclarla e tornò a casa. Non fece in tempo a risalire dai sotterranei che vide avvicinarsi alla cupola

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un sommergibile trasparente con a bordo uno strano uomo dai capelli folti e una ragazza che indossava una tuta nera con stampata sul petto una “W” verde acqua. I due si calarono con una fune attraverso un’apertura e si presentarono ad Acquaman. -Grazie per averci accolto. Abbiamo bisogno del tuo aiuto per catturare Plasticman, che sta gettando plastica ovunque passi- disse il dottor Spigola. -Solo tu puoi sconfiggerlo!- aggiunse Waterwoman. -Mi dispiace, ma io sono forte nel mare, non posso volare!- rispose Acquaman. Lo scienziato allora propose al supereroe un esperimento per accrescere i suoi poteri. Il ragazzo accettò, anche perché non aveva altre soluzioni: Plasticman rappresentava una vera minaccia. Waterwoman si girò e gli appoggiò sulla testa un casco con molti fili. Con quello strumento iniziò a trasmettere i poteri speciali. Il supereroe si muoveva senza controllo, aveva i capelli elettrizzati e intorno a lui si era creato un campo magnetico che risucchiava tutto, tranne l’acqua, come un’enorme calamita. Poi la giovane spiegò: -Potrai usare i tuoi occhi come laser, ma devi concentrarti al massimo. -Prova- disse il dottor Spigola indicando una sedia della cucina. Acquaman la fissò e subito i suoi occhi emisero dei potenti raggi luminosi che ridussero la sedia in un cumolo di cenere. Ora dovevano scovare Plasticman. Suonò l’allarme. Il supereroe si affrettò a dire: -Aspettatemi qui, i pesci hanno bisogno di me! E lasciò i nuovi amici nella sua abitazione. Chiamò la razza con il suo fischietto speciale che venne subito in suo aiuto. Si diresse alla velocità della luce verso il punto di pericolo indicato dal navigatore che teneva sul braccio destro. Vide Plasticman sulla sua navicella che scaricava ancora plastica e plastica in mare. Acquaman non ci pensò due volte, prese la mira e puntò contro quel velivolo che, raggiunto dal potente laser, cadde in mare. Funzionava alla perfezione! Era potentissimo! L’uomo di plastica, che era stato catapultato fuori dalla navicella, era furioso perché non amava l’acqua e inoltre aveva perso il suo mezzo di traspor-

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to ridotto ad un mucchio di rottami che vedeva galleggiare davanti ai suoi occhi. Indossava un’armatura completamente di plastica super resistente, ma aveva un unico punto debole: il cuore. Acquaman si scagliò contro di lui e cominciò una violenta lotta corpo a corpo. Anche se sferrava potenti colpi, Plasticman riusciva a schivarli: era agile e poteva dividersi in più parti per poi ricomporsi. Il supereroe faceva una gran fatica a tenere tutto sotto controllo. Quando era sul punto di centrare l’avversario, ecco che questi staccava testa, braccia, gambe e piedi dal resto del corpo, disorientandolo. Alla fine Acquaman estrasse la sua spada magica, indistruttibile, fatta di acqua, in grado di spezzare ogni materiale, la puntò dritta nel cuore dell’avversario, provocando una tremenda esplosione che sentirono tutti i pesci del mare, dall’Oceano Atlantico al Pacifico. Poi soddisfatto ritornò a casa. Il dottor Spigola e Waterwoman si complimentarono con il giovane ed insieme decisero di ripulire tutte le acque del pianeta dall’inquinamento. Molti pesci purtroppo non sopravvissero, altri invece guarirono e riuscirono a proliferare ripopolando tutti i mari. Grazie alle numerose pubblicazioni dello scienziato e ai convegni che tenne in tutto il mondo sulla qualità delle acque e sulla salute dei pesci, anche gli uomini ricominciarono a mangiarli e la loro alimentazione tornò ad essere varia ed equilibrata come prima. Alla fine tra Acquaman e Waterwoman scoppiò la scintilla, i due si innamorò e vissero per sempre insieme nei fondali, in compagnia dei pesci. Anche Dory trovò un compagno e diede vita a tante piccole razze.

Autore: Classe IV Scuola Primaria “Dante Alighieri” Istituto comprensivo “Enrico Fermi” - Appignano (MC)

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Tutti per il mare, il mare per tutti Una notte il pescatore Gianmarco uscì in mare aperto per pescare del buon pesce da portare il mattino seguente nella pescheria di suo fratello Marino. Gianmarco era un uomo di mezza età, alto e magro con un baffo marrone alla francese e un capello corto e castano. Aveva un vecchio peschereccio, ereditato da suo nonno con una bellissima sirena sulla prua. La luna illuminava l’immensa distesa di acqua e una lunga scia d’argento gli faceva compagnia. L’aria era calda, il vento leggero e nell’oscurità regnava una pace assoluta interrotta solo dal flebile dondolio dell’imbarcazione. All’improvviso il faro posto davanti alla cabina illuminò dei sacchetti di plastica che galleggiavano sulla superficie dell’acqua insieme a migliaia di bottiglie, tappi, lattine... Gianmarco, che non aveva mai visto così tanta plastica messa insieme, esclamò: -Perdindirindina! Il mare è una discarica, bisogna pulirlo o i pesci moriranno tutti! Quella notte nessun merluzzo finì nelle sue reti e quando le tirò su rimase molto deluso: era la prima volta che tornava a riva con le casse vuote. Fece un ultimo tentativo al sorgere del sole, ma fu tutto inutile. Raccolse le reti, accese i motori e fece ritorno a casa. Amareggiato, ma allo stesso tempo preoccupato, l’uomo pensò: -Il pesce è fondamentale per l’alimentazione delle persone, è ricco di proteine, di vitamine, di sali minerali e soprattutto di fosforo e di Omega3. Per il nostro villaggio è una grande ricchezza e adesso come faremo? Assorto nei suoi pensieri, virò a destra e vide tre pinne in lontananza. Erano forse squali? Gianmarco si affrettò a raggiungere la terraferma, ma le pinne lo seguivano. Solo quando arrivò al porto capì che erano tre delfini. L’uomo attraccò il peschereccio e si fermò ad osservare quelle creature marine che parlottavano, ciarlavano, borbottavano come delle comari. La cosa strana era che il pescatore capiva perfettamente quello che dicevano. Così esclamò a voce alta: -Oh, no, sono diventato pazzo! Gli animali lo sentirono e subito si presentarono: -Ciao pescatore, noi siamo Spina, Squama e Spada. Tu ci devi aiutare, ab-

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biamo un grosso problema! A causa di quella spazzatura che gli uomini hanno gettato nel mare, dei nostri amici hanno ingerito della plastica ed ora stanno malissimo. Alla luce del sole sembravano appetitose acciughe! Gianmarco ci pensò su, ma il suo peschereccio era troppo piccolo per raccogliere tutti quei rifiuti, così disse: -Ho un’idea. Fonderò un’associazione per ripulire il mare che chiamerò “Tutti per il mare, il mare per tutti!” I delfini aggiunsero: -Ma a chi importa la pulizia del mare! Tutti qui inquinano e nessuno si iscriverà! -Non tutti gli uomini sono uguali. Pubblicizzerò questo progetto e sono sicuro che avremo molti soci. Spina aggiunse: -Dobbiamo far presto o moriranno tutti! Il pescatore salutò i delfini e corse a casa per preparare i volantini. Il giorno dopo organizzò un’assemblea proprio sul suo peschereccio, ma si presentarono purtroppo solo tre persone: Anna, la signora amata dal pescatore, il suo migliore amico Ignazio, grosso e grasso come una balena e il signor Gregorio, un anziano ambientalista che combatteva ogni battaglia a difesa dell’ambiente. -Non perdetevi d’animo, bastano poche persone unite a salvare il mondo!disse una vecchia donna che passava da quelle parti con un buffo cappello in testa ed un vestito lungo lungo e tutto nero. -Cari signori, potrei provare a fare un incantesimo. La mia bacchetta è un po’ arrugginita, ma sono sicura che funzioni ancora! La donna, che in realtà era una strega, agitò il bastone che teneva stretto nella mano destra e recitò questa formula: -Ocus Pocus!!! Niente, non accadde proprio nulla. -Ocus Pocuuuus!!!! Da quella bacchetta non usciva neppure una scintilla. La vecchia allora riprese fiato, sollevò il braccio verso l’alto per abbassarlo subito dopo con forza e urlando a più non posso: - OCUUUUUUUUUUS POCUUUUUUUUUUUSSSS!!!!! Sembrava che stesse per scoppiare. Era rossa come un pomodoro e gli occhi le uscivano da quel viso scavato e rugoso. Finalmente l’incantesimo produsse i suoi effetti. Ai suoi piedi apparve un mucchio di palle traspa-

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renti, rotonde e grandi come palle da tennis. La strega soddisfatta disse: -Prendetele e lasciatele sul fondale. Poi aspettate un attimo e vedrete. Anna ringraziò la vecchia, mentre Ignazio e Gregorio si affrettarono a raccogliere le palle da portare a bordo. Gianmarco accese i motori e uscì dal porto. Giunto nel punto che gli uomini avevano trasformato in una discarica, consegnò all’equipaggio una tuta impermeabile gialla e nera, un paio di galosce nere e una busta con dentro alcune delle palle trasparenti e tutti si tuffarono, seminando qua e là le magiche sfere. Poco tempo dopo accadde qualcosa di veramente straordinario: le palle iniziarono a crescere, a crescere, a crescere, fino a diventare enormi. Poi attirarono i rifiuti come delle calamite. Ad uno ad uno sacchetti, bottiglie, lattine, tappi, bicchieri, coperchi… finirono tutti nelle sfere e vennero disintegrati. I delfini, che avevano accompagnato il pescatore in quel viaggio, rimasero senza parole e ringraziarono esclamando: -Ma è fantastico! Il mare ora è pulitissimo, è un piacere nuotare qui. Grazie, grazie infinite! I pesci intossicati a poco a poco guarirono e i merluzzi ritornarono a popolare quello spazio di mare, così Gianmarco riprese a pescare. Nella pescheria di Marino e sulle tavole di ogni famiglia ritornarono i merluzzi e tutti erano sani come pesci. Ma come fare per mantenere quelle acque pulite? Ci pensò la strega. Quando aveva pronunciato la formula magica le erano scappate delle idee ecologiche che, respirando, finirono nelle menti degli uomini del villaggio e proprio vicino al porto fu costruita una fabbrica che sviluppò un progetto ecosostenibile: realizzava oggetti con l’agar ottenuta dalla lavorazione delle alghe rosse che, se finivano nel mare, si scioglievano immediatamente. Nessuno però buttò più via bottiglie, bicchieri e lattine, perché una volta usati si potevano anche mangiare. L’Associazione continuò ad esistere per pubblicizzare e diffondere questo progetto nel mondo ed ebbe un gran successo. Un anno dopo Gianmarco sposò la signora Anna e fecero un viaggio straordinario in groppa a Squama e Spina, mentre Spada trasportava le valigie. Autore: Classe V B Scuola Primaria “Dante Alighieri” Istituto comprensivo “Luca Della Robbia”- Appignano (MC)

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Brilla ancora … Scintilla C’era una volta un meraviglioso pianeta d’acqua. Era bellissimo, ricco di vegetazione di ogni specie verdeggiante e fiorita. Le acque trasparenti e limpide pullulavano di ogni sorta di animali marini che richiamavano curiosi turisti da altri pianeti. Tutti rimanevano ammaliati da quello straordinario spettacolo della natura. I visitatori si spostavano a nuoto oppure per mezzo di barche a remi per non contaminare la distesa azzurra. Il pianeta si chiamava Scintilla perché, per la limpidezza delle sue acque, i riflessi del sole sulle onde scintillavano luminosi. Un brutto giorno una grossa imbarcazione a motore, proveniente dal vicino pianeta Grigio Cenere, solcò l’incontaminato specchio d’acqua. La nave, chiamata Puzza, era inconfondibile perché lasciava dietro di sé enormi nuvoloni neri ed il motore emetteva un rumore sordo: - Puzz… puzz… puzz! Essa si sentiva superiore alle sue colleghe barchette perché era potente, ma altamente inquinante. A bordo di Puzza non c’erano marinai responsabili, ma un equipaggio di pirati spregiudicati, a servizio delle più grandi industrie del pianeta Grigio Cenere. Gli abitanti di Grigio Cenere erano dei veri incivili perché non differenziavano i rifiuti, gli industriali non rispettavano le norme che proteggono l’ambiente e tutte le città erano diventate di un uniforme ed avvilente colore grigio cenere. Il pianeta era arrivato al disastro ecologico e i suoi capi senza scrupoli decisero di liberarsi dei rifiuti, abbandonandoli sul pianeta d’acqua. I marinai di Puzza, navigando ad alta velocità, presero il largo, forse per nascondersi alla vista di tutti e riversarono nel trasparente mare di Scintilla bottiglie di plastica, oli esausti, vernici, petrolio, nafta… Dopo poco tempo il mare cominciò ad ingrigire come la barba di un vecchio stanco e triste, una fitta nebbia aveva avvolto la rigogliosa vegetazione, gli allegri e variopinti pesci del mare iniziarono a morire e le alghe, pian piano, si riversarono sulle spiagge. Di tanto in tanto le acque espellevano grosse macchie di petrolio che imbrattavano le scogliere, la sabbia e le ali dei gabbiani, rendendole troppo pesanti per riuscire volare. Scintilla, oramai, era una di-

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scarica fluttuante. Questo scempio andò avanti finché una piccola gabbiana di nome Stellaluna, rattristata e preoccupata per la tragica condizione di Scintilla, decise di rivolgersi al pianeta Aspiratutto. Esso assomigliava ad una gigantesca piovra dotata di lunghi aspiratori simili a tubi-tentacoli. Stellaluna intraprese un lungo ed estenuante volo, lo raggiunse, gli raccontò l’incredibile storia del mare che stava morendo e lo convinse a seguirla. Aspiratutto abbandonò la sua orbita e si diresse verso la distesa d’acqua putrida e rimase impressionato dall’orrendo spettacolo che gli si presentò innanzi. Tra le onde verdastre scorse una tartaruga e una spugna marina. La tartaruga appariva buffa perché sembrava indossare una maschera da subacqueo. Aspiratutto le chiese: - Perché indossi questa strana maschera? Lei rispose un po’ indispettita: - Ma non vedi che non è maschera! Erano, infatti, due tappi di plastica appiccicati agli occhi. La tartaruga riprese: - Aiutami, ti prego, io non ho bisogno di un paio di occhiali! Sopra di lei volava pesantemente un gabbiano e Aspiratutto, sconcertato, gli domandò: - Perché perdi quota, perché ti lamenti? Il gabbiano stridette: - Ho un gran mal di pancia perché ho ingerito dei frammenti di plastica credendo che fossero molluschi! Mi sento morire!” Poco più in là uno strano involucro si muoveva tra i flutti … era una spugna rimasta avvolta in un sacchetto di plastica e non riusciva a respirare. Inoltre le chiazze di petrolio annerivano le squame dei pesci e le stelle marine che lentamente soffocavano, i preziosi coralli stavano perdendo il loro splendido colore. L’ecosistema era a rischio! Aspiratutto, allibito per quel disastro ambientale, si mise a lavorare di gran lena. Iniziò a vorticare all’impazzata su se stesso mentre canticchiava:

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Aspira su, aspira giù e i rifiuti non ci son più. Gira di qua, gira di là il mare azzurro ritornerà! Il pianeta riuscì ad aspirare tutti i rifiuti e a spararli nel cosmo in direzione del Sole. Una lingua di fuoco di quindicimilioni di gradi centigradi li avvolse e, bruciandoli, li trasformò in nuova energia. Sul mare le azioni di pulizia provocarono un violento tsunami, la nave Puzza si ritrovò sulla cresta dell’onda, per poi essere scaraventata per sempre sul fondale marino. Pian piano un accecante riflesso azzurro balenò di nuovo: le acque di Scintilla stavano tornando al loro originario splendore. Ancora oggi, nei giorni di sereno, è possibile intravedere fra le sue acque quel vecchio relitto che ricorda a chiunque lo osservi i pericoli dell’inquinamento.

Autore: Classe III A Scuola primaria “Dolores Prato” Istituto comprensivo “Egisto Paladini” - Treia (MC)

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Illustrazione di Alice Gentili


Il pesciolino coraggioso C'era una volta un pesciolino di nome Nino che viveva nelle acque più profonde dell'Oceano Atlantico in una grotta deliziosa circondata da coralli e da rocce di mille colori. Il pesciolino aveva tanti tanti amici e tutti i giorni usciva nel mare aperto per fare delle lunghe passeggiate insieme ai loro. Un giorno una grossa nave nera, una petroliera, attraversò le acque dell'Oceano e il Capitano, distratto dal paesaggio e dalle nuvole, urtò contro degli scogli che per quanto erano nascosti sembravano invisibili. Purtroppo dalla nave uscì tantissimo liquido nero, il petrolio, che invase e inquinò tutte le acque dell'Oceano. Era l'ora di pranzo e il pesciolino stava mangiando dentro la sua bellissima grotta di coralli. Ad un certo punto uno dei coralli divenne nero e dopo poco tempo tutto si oscurò. Nino non riusciva a vedere più nulla e iniziò a tossire fortissimo. Allora il pesciolino iniziò a scappare per cercare un riparo sicuro con acqua pulita e limpida. Girava, girava nel mare che ormai era diventato quasi tutto nero e pericoloso, ma non riusciva a trovare nulla. In lontananza però, nel fondo dell'Oceano ,vide un vecchio veliero affondato tanto tempo fa . Davanti al veliero c'era una targa d'oro tutta brillante dove c'era scritto: “ Questo veliero appartiene al Re Desiderio, sovrano di un paese magico dove ogni cosa è possibile”. Nino, il pesciolino, entrò incuriosito e nascosta tra le vecchie stoviglie trovò una bottiglia di vetro che conteneva una vecchia pergamena. Il pesciolino riuscì a rompere la bottiglia con la sua pinna gialla e forte e così prese la pergamena e riuscì a leggere ciò che c'era scritto:

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SE IL MARE E' IN PERICOLO NON FARTI SORPRENDERE DAL NEMICO NELLA CABINA DEL CAPITANO TROVERAI UNA MACCHINA MAGICA CHE SE USERAI TUTTO IL PETROLIO ASPIRERAI!! Il pesciolino allora raggiunse velocemente la cabina del capitano e sopra un vecchio timone trovò la macchina Aspirapetrolio dove sopra c'era un tasto rosso. Nino decise di premere il pulsante e subito la macchina iniziò a muoversi per l'oceano, risucchiando tutto lo sporco nero che girava per l'acqua. In un baleno tutto il petrolio venne risucchiato e le acque tornarono pulite e limpide. Il pesciolino poi salì a galla ed incontrò il capitano della petroliera che in lacrime lo ringraziò per averlo aiutato a riparare al danno da lui creato. Il capitano promise che da quel giorno avrebbe fatto sempre attenzione alle sue azioni. Noi uomini dobbiamo imparare dai pesci cosa significa amare il mare!

Autore: Classe III e IV Scuola Primaria “Maria Montessori” Macerata

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Il Re Cono Molto tempo fa viveva il Re Cono, signore del Mar Adriatico. Era una creatura enorme, altissima. Aveva testa e busto di uomo e grandi tentacoli come gambe. Governava ogni angolo del mare e tutti i pesci che vi abitavano. In testa portava un’enorme corona d’oro e aveva anche una barba bianca molto lunga. Possedeva un tridente che gli permetteva di muovere le maree e scatenare maremoti. Il Re non era mai soddisfatto di ciò che possedeva: voleva sempre di più. Così, un giorno, volle impadronirsi di gran parte della terra e salì in superficie, andando in giro per prati, colline e monti. Si portò dietro molta acqua e creò enormi onde che distrussero villaggi e città. Demetra, sorella di Zeus e Madre della Terra, si arrabbiò molto con il Re Cono e lo rincorse per ricacciarlo nel mare. Mentre lo inseguiva, gli lanciava pietre dal potere di trasformare in roccia ciò che toccavano. Il Re Cono, agile e svelto nell’acqua, era però lento nel correre sulla terra, così non fece in tempo a ritornare in mare e un sasso lo colpì e lo pietrificò all’istante. Divenne un monte di roccia a cui fu dato il nome di “Conero” e fu condannato a guardare il suo adorato mare senza mai più poter immergersi in esso. Ancora oggi chi visita la costa marchigiana può ammirare la bellezza del monte e condividere con lui un certo senso di malinconia guardando il mare.

Autore: Classe IV Scuola Primaria “Enrico Medi” Macerata

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Perché l’uomo fa male al mare? Ogni estate la famiglia Marini andava in vacanza al mare, prendendo in affitto i locali di un vecchio faro spento. Mentre i bambini giocavano a calcio, le bambine facevano castelli di sabbia e le mamme parlavano tra loro sdraiate ad abbronzarsi, i padri si mettevano vicino alla riva con le loro canne da pesca, facendo a gara tra chi avrebbe pescato il pesce più grande. Una sera, all’ora del tramonto, la famiglia Marini e gran parte dei bagnanti della zona si riunirono per cenare sulla spiaggia. Una prelibata e deliziosa grigliata di pesce saziò tutti gli adulti anche se, in verità, qualche bambino dopo averla assaggiata aveva preferito mangiare la pizza. Al termine della cena insieme raccolsero piatti, posate e bicchieri di plastica per buttarli nel cesto della spazzatura. L’idea della cena piacque a tal punto che, per concludere in bellezza la fine delle vacanze estive, pensarono di organizzarne un’altra per salutarsi a fine stagione. Quel giorno però, al termine della cena, una volta raccolti i rifiuti, nessuno riuscì a trovare il cesto della spazzatura, allora decisero di scavare una grande buca sulla sabbia in cui depositarono ogni scarto che ricoprirono con molta cura. Durante l’inverno però le violente mareggiate che si abbatterono sulla costa, erodendo parte della spiaggia, portarono a largo i rifiuti che si sparsero in quel tratto di mare. Passarono gli anni, molte di quelle persone si persero di vista, alcuni infatti scelsero di trascorrere le vacanze in altre località turistiche. I bambini divennero ragazzi e uno di loro, dopo tanto tempo, decise di ricercare su Facebook tutti gli amici del mare di una volta, invitandoli sul posto per una grigliata in ricordo dei vecchi tempi. Quasi tutti accettarono la proposta e si ritrovarono su quella spiaggia a giocare, fare castelli, prendere il sole e pescare. Alcuni ragazzi però non avevano imparato ad apprezzare il pesce alla griglia e, al momento della cena, un gruppetto di loro decise di recarsi in una pizzeria là vicino. Il giorno seguente quasi tutti quelli che avevano mangiato il pesce purtroppo si sentirono male, con fortissimi dolori alla pancia e dovettero recarsi d’urgenza all’ospedale. Alice e Nemo, i due ragazzi della famiglia Marini, si precipitarono velocemente al pronto soccorso preoccupati per le condizioni dei loro genitori. Quando ebbero

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la possibilità di parlare col primario del reparto chiesero informazioni e il dottore diede loro questa spiegazione: «Le condizioni dei vostri genitori sono molto critiche, rischiano la morte. Dalle analisi effettuate risulta che hanno mangiato pesce contaminato dalla plastica; purtroppo è un caso piuttosto frequente di questi tempi a causa dell’inquinamento. Infatti i rifiuti di plastica che finiscono nel mare col passare degli anni si frantumano fino a polverizzarsi, e i pesci spesso li scambiano per cibo. Capite il dramma?». I due ragazzi scoppiarono in lacrime e si abbracciarono, a un certo punto Alice esclamò al fratello: «Ti rendi conto? È come se i nostri genitori si fossero fatti del male da soli!». Nemo scosse la testa addolorato singhiozzando: «Praticamente ci stiamo mangiando la nostra stessa spazzatura!». Col passare del tempo tutti coloro che quel giorno si erano sentiti male morirono, compresi i genitori dei fratelli Marini. Seguirono giorni terribili per Alice e Nemo, che non riuscivano ad accettare quella tragedia. Un giorno Nemo chiamò la sorella dicendole: «Non riesco a rassegnarmi! Non possiamo restare passivi di fronte a questa situazione! Da domani m’iscriverò a un corso per diventare sub, e d’ora in poi dedicherò il mio tempo libero alla ricerca e raccolta dei rifiuti di plastica sui fondali del mare!». Alice fu entusiasta di quell’idea e decise di seguire l’esempio del fratello, anche lei divenne una sub e da quel giorno insieme recuperarono quintali e quintali di plastica. Passarono gli anni e i due si accorsero che la quantità dei rifiuti depositati sui fondali del mare era talmente tanta che la loro opera, per quanto preziosa, da sola non bastava; c’era bisogno di aiuto. Ma come fare? Dopo aver pensato a lungo, Alice decise di caricare su Youtube il video di una delle loro immersioni. Il video diventò virale con migliaia di visualizzazioni; bambini, ragazzi e adulti si resero conto dell’importanza di mantenere l’ambiente pulito. Diventò una moda persino farsi un selfie mentre si puliva la spiaggia o il fondale marino. Alcuni non si accontentarono di questo e convinsero Alice e Nemo a fondare un’associazione a tutela dell’ambiente marino: M.D.A., ovvero Mare D’Amare. Autore: Classe V Scuola primaria “Dolores Prato” Istituto comprensivo “Egisto Paladini” - Treia (MC)

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La perla d’oro C’era una volta un cucciolo di delfino di nome Romeo che viveva nelle coste di Tahiti, un’oasi circondata dall’Oceano Pacifico dove tutti erano felici. Le sue acque erano cristalline e trasparenti; era presente un’enorme varietà di vegetazione e il clima era piacevole e gradevole. Una mattina si accorse che il mare era diverso dal solito e, preoccupato, decise di andare a vedere cosa fosse successo. Il mare, improvvisamente, aveva cambiato colore: l’acqua azzurra, trasparente e lucente era diventata torbida e scura; sulla superficie galleggiavano strani resti bianchi che si spostavano qua e là a seconda del vento. Tutti i pesci erano terrorizzati: non riuscivano a distinguere bene dove si dirigevano, percepivano che le loro branchie si muovevano con difficoltà e non sapevano spiegarsi il motivo. Romeo, salito in superficie, vide in lontananza una nave enorme che si allontanava dirigendosi verso nord-est. Romeo pensò fra sé: - Come è possibile che le nitide acque di Tahiti siano diventate di questo strano colore? Così, ansioso e impensierito, andò immediatamente dal suo amico Fly, il pesce palla, e si misero a parlare dello strano fenomeno. Fly disse: - Cosa stiamo aspettando? Andiamo dalla Saggia Orca. Preparati che partiamo subito. Immediatamente si avviarono, senza esitazioni, verso il luogo dove abitava l’orca di nome Uga. Dopo un centinaio di metri dalla casa di Romeo, i due amici incontrarono Smith, il presuntuoso bullo della scuola, con al seguito la solita banda di squali minacciosi e prepotenti. Questi, con tono strafottente, si rivolse loro sghignazzando e ridendo: - Ehi mocciosi! Cosa fate da queste parti soli soletti? Cercate guai?. Fly agitato incominciò a gonfiarsi sempre più senza controllo, allora Romeo prese per la pinna il suo amico ed iniziò a nuotare velocemente trasportandolo il più lontano possibile da quella schiera che non prometteva niente di buono. Ad un certo punto la gang scappò impaurita poiché la mamma di Smith, comparsa all’improvviso, urlò: - Smith torna subito a fare i compiti altrimenti ti beccherai una bella punizione. Smith non le obbedì; così la mamma con fare determinato prese il figlio con forza e lo trascinò in casa. Fly si tranquillizzò e proseguì il viaggio con il suo amico. Ad un certo punto, si presentò ai loro occhi un tempio sopra-

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elevato ed imponente di colore bianco adornato da colonne d’oro che scintillavano quando venivano colpite dalla luce del sole che filtrava tra l’acqua. Capirono subito che era la residenza reale dove abitava l’orca. I due, senza paura, bussarono alla grande porta dai manici d’argento. Le ante si aprirono magicamente e apparve una sala immensa con pavimenti candidi e scintillanti; cernie dagli occhi neri erano allineate ai lati della stanza come soldati schierati per la battaglia. Romeo e Fly, avanzando intimiditi, scorsero in fondo alla sala Uga, l’orca, la quale sedeva in un trono tutto d’oro con incastonate favolose pietre preziose che luccicavano rendendo la stanza ancor più luminosa. Il mammifero era enorme, il suo corpo presentava una colorazione bianca sul ventre e nera sul dorso; due macchie ovali, anch’esse bianche, facevano da sfondo ai grandi occhi. Una macchia, di colore grigio, si allungava sul dorso alla base della pinna dorsale. L’orca, con espressione stupita, guardò i due interrogandosi sul motivo della loro visita. Romeo si fece avanti e con qualche incertezza cominciò a parlare: - Oh, saggia orca sai dirmi cosa sta accadendo al nostro mare? Non lo riconosciamo più, le acque si sono trasformate, sono diventate sporche e opache. L’orca con voce imponente rispose: - Voi non lo conoscete, per vostra fortuna, perché siete ancora giovani, ma questo fenomeno si chiama “Inquinamento” ed è provocato dalle azioni irrispettose degli uomini nei riguardi della nostra Terra. Questo mostro causa la morte di tanti pesci che non possono difendersi da una simile catastrofe. Se volete che questa degenerazione scompaia dovete essere coraggiosi e andare a trovare la perla d’oro. Detto questo, l’orca si ritirò e sparì dalla vista dei due amici dietro ad una porta che si richiuse alle sue spalle quasi a proteggerla. I due compagni di avventura partirono con la speranza di portare a termine il compito che Uga aveva loro assegnato. Dopo aver nuotato per lungo tempo e con grande fatica arrivarono dinanzi alla barriera corallina non troppo distante da Papeete. Qui, proprio per via delle forti correnti che filtrano dall’oceano all’interno della laguna, poterono ammirare moltissima vita sottomarina: grossi banchi di carangidi, barracuda, tartarughe e aquile di mare; improvvisamente avvistarono uno squalo limone, vera rarità degli oceani. Esso proteggeva l’apertura della grotta dove era stata conservata

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l’ostrica dalla perla d’oro. Era robusto e potente, chiamato così per la sua pallida pelle gialla - marrone o grigia, priva di qualsiasi segno distintivo. Questo lo facilitava per un perfetto mimetismo quando nuotava sul fondale sabbioso nel suo habitat costiero. Aveva la testa appiattita e il muso corto e largo, la seconda pinna dorsale era grande quanto la prima. La sua vista, molto scarsa, non gli permetteva di vedere bene, ma era dotato di elettro recettori estremamente sensibili che lo aiutavano a capire in modo repentino dove si trovava. Impauriti cercarono di nuotare inosservati, ma lo squalo li sorprese e iniziò l’inseguimento. Essi dovevano a tutti i costi entrare nell’antro per impadronirsi della magica perla e non riuscivano a capire come avrebbero potuto liberarsi di quel terribile “mostro”. Ad un tratto si presentò, davanti ad esso, la seppia Emma che inondò l’acqua con il suo inchiostro nero come il carbone rendendo tutto torbido, a causa di ciò lo squalo riuscì a disorientarsi e a perdere le tracce di Romeo e Fly. Improvvisamente si trovarono davanti ad un’immensa distesa di coralli arancioni e rossi, a rocce piene di spugne e granchi di tutte le dimensioni. Poi scorsero un corallo color arcobaleno vicino ad esso spiccava un’ostrica con il guscio rosato di madreperla più grande e lucente fra tutte le altre. Essa compresero ben presto che conteneva la perla d’oro così i due amici cercarono di aprirla per prenderla, ma l’ostrica non lasciava la presa. Allora Romeo gridò a gran voce: - Vogliamo il nostro mare pulito! Improvvisamente la grande ostrica spalancò la sua bocca, nel mentre furono accecati da una luce potente e sfavillante. Romeo e Fly afferrarono la perla e repentinamente l’acqua del mare divenne nitida. Dopo alcuni minuti i pesci uscirono fuori dalle loro tane, alcuni di loro improvvisarono graziosi girotondi intorno ai coraggiosi amici che li avevano salvati dall’inquinamento. Volete sapere che fine ha fatto la preziosa perla? Ascoltate…poco tempo dopo l’orca morì, gli abitanti del mare per sdebitarsi per il gesto che aveva compiuto, la elessero “saggia del mare” e si trasferì nel sontuoso palazzo reale. E tutti vissero per sempre felici nella bellissima e splendida oasi di Tahiti. Autore: Classe V B Scuola Primaria “Giuseppe Lucatelli” Tolentino

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Salviamo Barbaruga! - Ehi, svegliati! Il sole è già alto!- gridò con entusiasmo Scintillino, la bavosa più simpatica di tutto lo scoglio. Il pesciolino era sempre il primo a svegliarsi, mentre Perla la sirena era una gran dormigliona. Perla si svegliò di soprassalto. Il suo amico le aveva portato i moscioli appena pescati per colazione. - Grazie Scintillino, sei proprio un vero amico- disse lei sorridendo. Dopo aver mangiato, Perla se ne stette per un po’ seduta sullo scoglio. Lanciava sassolini grigi e bianchi nell’acqua mentre ascoltava il rumore delle onde che si infrangevano sulla spiaggia. Osservare i cerchi rotondi che si formavano nel mare la rilassava. Il vento le accarezzava delicatamente il viso e i suoi capelli di un biondo dorato, lunghi e sottili come la seta, ondeggiavano nell’aria. Su di essi Perla aveva fissato una ninfea verde e rosa come fermacapelli. I suoi occhi azzurri come l’acqua del mare, alla luce del sole diventavano verde smeraldo. La lunga coda d’argento accarezzava la roccia su cui era seduta. - Perla non vai a nuotare oggi con questa magnifica giornata?- chiese il pesciolino. Lei rispose: - Tra poco mi tufferò e farò uno dei miei soliti giri di esplorazione. - Io rimarrò qui ad aspettarti, quando torni mi racconterai tutto - aggiunse Scintillino. Perla si tuffò, incontrò al largo Cometa, il delfino poeta. Questo era un carissimo amico della sirena che aveva la caratteristica di parlare sempre in rima. Appena la vide le disse: - Ciao Perla come va? Ho una grande novità ho incontrato poco fa tartarughe in quantità sei curiosa, io lo so ora te le mostrerò. Cometa e Perla nuotarono per andare alla ricerca delle tartarughe. Nell’acqua videro nuotare molti pesciolini variopinti, osservarono delle alghe che si muovevano come se fossero accompagnate dal vento. C’erano anche dei

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sassolini grigi, bianchi, neri e rosa che brillavano sul fondo del mare come se fossero dei gioielli. Mentre si stavano dirigendo dalle tartarughe, sentirono un rumore incessante. Salirono in superficie e videro una tartaruga in difficoltà che tossiva e si lamentava. Perla la riconobbe e chiese: - Barbaruga che cosa ti è successo? Non riesci a respirare? La tartaruga con un filo di voce raccontò la sua disavventura: - Stavo nuotando nel mare quando ho intravisto qualcosa di trasparente. Ho pensato che fossero delle meduse, il mio cibo preferito. Appena le ho ingoiate ho sentito che non erano morbide come al solito. Ora mi sono rimaste in gola e sto soffrendo molto. Sentite che brutta tosse che ho? Cometa esclamò: - Che brutta situazione, ma ho io la soluzione Scintillino ci può aiutare e la tua bocca liberare. Perla prese Barbaruga, la mise sul dorso di Cometa e partirono a gran velocità verso lo scoglio per cercare Scintillino. Il pesciolino era in quel momento nella sua cavità che faceva merenda. Cometa, Barbaruga e Perla gridando lo chiamarono. Lui uscì dicendo: -Cosa succede? Perla rispose: - La nostra amica Barbaruga è in pericolo, solo tu la puoi salvare perché sei piccolo e il tuo corpo è flessibile. Il pesciolino si precipitò nella gola della tartaruga e uscì con in bocca un bastoncino e alcuni pezzettini trasparenti. Barbaruga tirò un sospiro di sollievo e ringraziò Scintillino. Gli altri si domandavano cosa fossero quei pezzettini. Cometa spiegò loro che si trattava di plastica e che il bastoncino era un… cotton fioc! - Ma come sono finiti in mare?- domandò Perla. Cometa continuò dicendo: - Sono gli umani, lo sai

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a creare questi guai gettano rifiuti in quantità che il fiume trasporterà. Dai fiumi arrivano al mare e noi rischiamo di soffocare! Proprio in quel momento notarono un gruppo di bambini sulla spiaggia che, armati di guanti e sacchi, stavano raccogliendo i rifiuti abbandonati sulla spiaggia. - Ecco, quei bambini sono il nostro futuro. Loro sì che hanno a cuore la salute del mare e dei suoi abitanti!- esclamò Barbaruga. Cometa, Perla, Barbaruga e Scintillino, dopo quella giornata frenetica, si riposarono sullo scoglio. Mangiarono cozze, vongole e polpette alle alghe. Perla alzò lo sguardo e vide lo spettacolo del tramonto sul mare: il sole che scendeva lentamente all’orizzonte colorava il cielo di rosa, arancione, rosso fuoco. Le nuvole sfumate degli stessi colori sembravano grandi fiocchi di zucchero filato. I gabbiani volavano di qua e di là in cerca di cibo. La sirena si sentiva felice: il mare era lì davanti a lei, vivo e azzurro più che mai.

Autore: Classe IV A Scuola Primaria “Bezzi” "Don Bosco" Tolentino

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Il mare è bello e buono Il mare è bello per mille ragioni, ecco perché in poco tempo ti affezioni: per le spiagge e le passeggiate per l'acqua e le nuotate, per il suo colore turchino e per il secchiello col pesciolino; per le conchiglie sulle sponde e per le sue spaventose onde. Per i pesci che ci dona a milioni, tanti da sfamare intere popolazioni: spigole, merluzzi, cozze, ricci appuntiti... meravigliosi esseri belli e pure saporiti. Il mare è bello e anche buono, ma sta morendo per colpa tua, uomo: rifiuti, veleni ed immondizia scarichi nelle sue acque, per pigrizia o avarizia. La sua acqua azzurra e trasparente ogni giorno è più gialla e puzzolente! Povero mare bello e buono, in poco tempo lo ucciderai tu, uomo. Amico mare io non ti abbandono e a nome di tutti ti chiedo perdono. Tornerai ad essere quel mare bello e buono che serve tanto a me, povero uomo.

Autore: Classe I D Scuola Primaria “Lorenzo Lotto” Recanati

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Vi prego, rispettatemi! C'era una volta un immenso mare chiamato Oceano Pacifico. Esso viveva in tranquillità e armonia: le sue acque erano piene di pesci, pulite ed azzurre; in profondità si trovavano coralli di mille colori, bollicine blu e tante specie di pesci e altri animali marini che rendevano il fondo del mare splendente e accogliente come una grande casa. Purtroppo negli ultimi anni, il mare si era reso conto di essere sempre più sporco e inquinato: le sue acque erano diventate di un colore strano, tra il grigio e il marrone; il suo fondo invece era pieno di spazzatura che faceva morire tanti piccoli pesciolini che rimanevano intrappolati negli oggetti di plastica. Così l'Oceano decise di fare una riunione con tutti i pesci delle comunità marine: Nemo, Blublù, Vivacetto, Corallino, Pinna-pinna, Riccetto, Bigball che in italiano sarebbe “grande palla”, perché era un pesce palla e il cavalluccio marino Cremino. Insieme cercarono una soluzione per risolvere questo problema. Dopo tanti minuti di silenzio intervenne Riccetto che disse: - Se eliminassimo il Presidente Gryce, responsabile di questo orrore? - Oh no, non voglio commettere un omicidio! gridò il mare. - Ho avuto un'idea! esclamò Cremino - Potremmo chiedere aiuto al mio personale agente segreto: l'agente Ken detto Ken-Ken. Siete d'accordo? Sì? Allora ecco il piano: Ken dovrà spiare il Presidente mentre parla con l'addetto alle petroliere per scoprire l'ora in cui avverrà il “delitto nel mare” per permetterci di organizzare il contrattacco. Tutti furono d'accordo nell'appoggiare l'idea di Cremino. Dopo qualche ora arrivò Ken che gridò: - Amici, amici! Le petroliere arriveranno a mezzanotte di domani, dobbiamo prepararci! Senza perdere tempo, l'Oceano chiamò la squadra d'assalto dei piccoli squaletti di tre anni. Erano piccoli ma molto astuti, veloci e scattanti. Si fece avanti il loro capo Squalo 007 che domandò: - Che co-cosa dobbblamo flare? Blublù rispose: - Dovrete cercare di allontanare le petroliere! - Ok! Sarà fatto, Capo! disse un altro squalo. - Tì-tì-tì-tì-tì! Tì-tì-tìtì-tì! Suonò la sveglia degli squaletti che partirono nel bel mezzo della notte pronti per la loro missione. Era molto buio, ma non si scoraggiarono e nuotarono veloci verso le luci della petroliera. Quando videro quella grande nave, gli squaletti presero paura e, per non rischiare di morire tra il petrolio, scapparono. Intanto il mare vedendoli tornare indietro mormorò tra sé: “E' arrivato il momento di correre ai ripari, la situazione è gravissima! Potrei scrivere una lettera alle figlie del Presidente, le gemelline Aurora e Lucia. Speriamo che a dieci anni le bambine siano sensibili ai problemi dell'ambiente e sappiano che

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sto affrontando un brutto periodo per via dell'inquinamento”. Così fece e la lettera dopo tre giorni arrivò alla villa personale delle gemelle. La mattina seguente il maggiordomo aprì la cassetta della posta, prese la lettera e la diede alle bambine. Aurora e Lucia l'aprirono, videro la firma dell'Oceano Pacifico e si incuriosirono. Lessero insieme il messaggio a voce alta per capirlo meglio: “Illustrissime Signorine Gryce, vi scrivo per farvi sapere che a causa di vostro padre che butta il petrolio e i rifiuti nelle mie acque, mi sto inquinando sempre di più. Tempo fa ero tutto pulito e brillante, finché i rifiuti non hanno invaso me e fatto ammalare molte delle creature che vivono con me. Credo di essermi spiegato bene, tanto da farvi capire che dovrete fermare vostro padre che mi sta uccidendo. Spero che agirete in tempo!!! Il vostro amico Oceano Pacifico Le gemelle compresero immediatamente la gravità del problema e decisero di fermare il padre prima che facesse partire un'altra petroliera. Si recarono nel suo ufficio e, preso coraggio, Lucia domandò: - Papà, è vero che stai inquinando il mare? Aurora preoccupata aggiunse: - Abbiamo ricevuto una sua lettera in cui afferma che lo stai uccidendo! Se è vero che lo stai inquinando, ferma questa pazzia! Per colpa tua molte specie animali si stanno estinguendo!!! Dopo aver riflettuto un po', il Presidente ammise: - E' vero, avete ragione! Non è giusto distruggere la natura pensando solo ai propri interessi. Il mare è sempre stato un grande amico che ci regala divertimenti, paesaggi straordinari e ottimo cibo per le nostre tavole. Vi prometto che farò costruire isole ecologiche e promuoverò la raccolta differenziata per il riciclo dei rifiuti. Nelle scuole tutti i bambini verranno educati ad avere un comportamento ecologico. L'Oceano fu felicissimo di questa decisione e organizzò una grande festa a cui parteciparono milioni di pesci. In pochi mesi il fondo del mare ritornò splendente come prima e anche i coralli ripresero i loro bellissimi e vivacissimi colori. Per ringraziare le gemelle Aurora e Lucia, l'Oceano Pacifico fece realizzare alla gioielliera Ciliegina la collana di perle più rare e preziose che si fossero mai viste prima. Autore: Classe IV A Scuola Primaria “Dolores Prato” Treia

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Scuole Primarie

Illustrazione di Cinzia Veccia

Provincia di Pesaro Urbino


Il viaggio di Regina Un giorno una stella marina di nome Regina, che era piccola e molto curiosa, decise di esplorare il mare e partì per un lungo viaggio. Ma il mare era grande e Regina tanto piccola e dopo un po’ si sentì stanca. Con le sue piccole ventose si aggrappò a uno scoglio per riposarsi e si addormentò. Quando si svegliò guardò in superficie, vide che il sole stava sorgendo e riprese il suo cammino. Passando davanti a una grotta incontrò un pesce palla che le chiese: - Dove vai, piccola stella? La stellina rispose: - Vado a esplorare il mare, ma è troppo grande per me. Il pesce le disse: - Aggrappati a me, ti darò un passaggio, ma stai attenta ai miei aculei! In groppa al pesce palla Regina filò via come un razzo. E vide tante cose bellissime: pesciolini rossi e di tutti i colori, alghe, coralli, cavallucci marini… - Che bello! - pensava Regina. All’improvviso, però, l’acqua diventò tutta nera. Regina gridò: - Cosa succede? Non ci vedo più! - Nemmeno io! - disse il pesce palla. A un certo punto la nuvola d’inchiostro svanì e si trovarono davanti un grosso polipo con otto tentacoli che si agitavano. - Scappa, amico! - disse Regina. - E tu? - chiese il pesce palla. - Non ti preoccupare, io me la caverò. Intanto il polipo con i suoi tentacoli aveva afferrato Regina e le aveva staccato quasi tutte le braccia. Il pesce palla, che si era allontanato, ma non tanto, pensò che la sua amica fosse morta e scappò via senza più voltarsi. Non sapeva che le stelle marine sono come le lucertole: se perdono un pezzetto, subito gliene spunta uno nuovo. In poco tempo Regina tornò com’era prima, con tutte le braccia al loro posto. Adesso voleva solo ritrovare il suo amico pesce palla per tranquillizzarlo. Ripensò alla grotta dove si erano incontrati e tornò indietro per cercarla. Una mattina, mentre dormicchiava, il pesce palla sentì una vocina che lo chiamava, e con sua grande sorpresa scoprì che era Regina. Il pesce palla non voleva crederci, ma Regina gli spiegò il segreto delle stelle marine. Anche il pesce palla aveva però un segreto e insieme decisero di

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vendicarsi del grosso polipo. Partirono e quando lo trovarono il pesce palla cominciò a succhiare l'acqua e a gonfiarsi come un pallone. Diventò enorme e cominciò a sputare l'acqua in direzione del polipo. Il polipo cadde all'indietro e finì sul fondo del mare dove rimase impigliato in mezzo alle alghe e ai coralli. - Ah, ah! - ridevano Regina e il pesce palla. Il polipo cercava di liberarsi, ma più si agitava più rimaneva impigliato. - Ben ti sta! – disse Regina – Così impari a catturare le piccole stelle marine che vanno in giro a scoprire le meraviglie del mare. Poi i due amici ripresero il viaggio e sono ancora insieme che esplorano il mare.

Autore: Classe II A Scuola primaria "Lorenzo Bettini" San Lorenzo in Campo (PU) Istituto Comprensivo Statale G. Binotti - Pergola (PU)

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I pesci netturbini Dio Nettuno si è arrabbiato Il suo mare hanno inquinato Nello sporco a litigare Perché le acque non sono chiare Chiama i pesci al suo cospetto E dà loro un bel biglietto: “Ripulite il nostro mare Se volete respirare Torneremo assai felici Io e voi pesci, tutti amici”. In fondo al mare Ci son pesci che si danno un gran da fare. Dice allora il dio Nettuno: “Non sapete come fare? Mettetevi a lavorare!” Il granchio con le sue chele Prende mele e candele Il pesce rasoio con le sue lame Taglia tutto lo scatolame Infine allegramente Ripuliscono l’ambiente. Il pesce cane aiuta il pesce gatto A pulire lo sporco piatto Il pesce gatto aiuta il pesce cane A mangiare tutto il pane Il pesce cane dice al pesce gatto: “Presto, presto dobbiamo andare a pulire il letto!” Alla fine arriva il pesce elefante Per aspirare un paio di mutande. Il cavalluccio marino Con il suo musino Prende la manina

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Della stella marina Insieme vanno a caccia Per pulire la robaccia La buttan sulla sabbia E non provano più rabbia Ora il mare è pulito E il loro lavoro è finito. Il delfino lancia il pesce palla Che rimane un po’ a galla Poi ritorna dentro il mare E si mette a cercare Carta, plastica e una calza Poi saltando lui rimbalza E butta tutta l’immondizia Ora è un mare di delizia. Il pesce balestra va a trovare il pesce arciere “Mi aiuti per piacere? Prestami una freccia Per togliere tutta la robaccia!” “Sì che te la presto Per festeggiare molto lesto Però devo stare molto attento Perché mi posso far male al mento” Allora si mettono al lavoro E puliscono il mare in coro Così le acque sono chiare E nuotano tutti nel bel mare. Ora il mare è pulito Il dio Nettuno lo ha gradito I pesci si son dati un gran da fare E ora bisogna festeggiare

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Il pesce pagliaccio in bicicletta Suona felice il pesce trombetta Il pesce tamburo Fa dei salti da canguro “Se il mare volete veder luccicare Non lo dovete sporcare Altrimenti il dio Nettuno si potrebbe arrabbiare”. Classe II B Scuola Primaria “Galliano Binotti” – I.C. “G. BINOTTI” di Pergola (PU)

Autore: Classe II B Scuola primaria "Lorenzo Bettini" San Lorenzo in Campo (PU) Istituto Comprensivo Statale G. Binotti - Pergola (PU)

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Indice Un mare nero - Robertino Perfetti La Fondazione Ospedale Salesi Onlus "C'era una foglia" Ringraziamenti

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Scuole Primarie Provincia di Ancona

Illustrazioni di Martina Biondini - Miriam Manara

Titoli:

Zitti... parla il mare Gli amici del mare La storia del pesciolino Macchia Il viaggio di Ondina Il mare mi fa pensare Un amore di mare Le straordinarie avventure di Ben Il Re Pesce Palla Il mare pulito Il pesciolino impigliato e la sconfitta della fabbrica mortale Coco il delfino coraggioso

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Scuole Primarie Provincia di Fermo Illustrazioni di

Eva Naccari

Titoli:

Chi salverĂ Max? Balenandia Pippi e il mostro Puzzoso Il sogno di Mitti La balena salva il mare e i suoi amici Il cuore del mare

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Scuole Primarie Provincia di Macerata

Illustrazione di Liliana Pinducciu - Beatrice Salustri - Alice Gentili

Titoli:

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Sabina, strega marina Celestino e la pesca "luminosa" SOS. Salviamo il mare Acquaman Tutti per il mare, il mare per tutti Brilla ancora... scintilla Il pesciolino coraggioso Il Re cono Perchè l'uomo fa male al mare? La perla d'oro Salviamo Barbaruga Il mare è bello e buono Vi prego, rispettatemi! Scuole Primarie Provincia di Pesaro Urbino Illustrazione di Cinzia Veccia

Titoli:

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Il viaggio di Regina I pesci netturbini

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