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NUXE, LA NATURA È PRODIGIOSA
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Editoriale
Giovanni Oliva Direttore Amministrativo e Responsabile Marketing
Correva l’anno 2006 quando il noto settimanale americano ”Time” dedicava la copertina per il personaggio dell’anno al proprio lettore: ”You”. Anche noi vogliamo fare qualcosa di simile, dedicando la quarta copertina della nostra piccola rivista ad ognuno di voi. ”Tu”, inteso come persona, paziente al centro del nostro progetto, per rimarcare ancora una volta la nostra visione pazientecentrica. Nasce, o meglio, cresce lo Spazio Salute San Decenzio. Con questa edizione dichiariamo non più di avere 4 attività separate ma 4 attività integrate sotto un unico cappello, lo Spazio Salute San Decenzio: 1° lo Studio Odontoiatrico San Decenzio, storico studio di Pesaro fondato 35 anni fa dal Dott. Oliva Marcello; 2° il Centro Medico San Decenzio che in due anni ha già un’equipe di 25 medici tra i migliori nel panorama marchigiano; 3° la Parafarmacia San Decenzio, in continua evoluzione e ricerca per accontentare nel migliore dei modi i clienti sempre più esigenti ; 4° la Sala Corsi San Decenzio, che offre corsi come lo yoga, il pilates etc., per favorire esercizi fisici e mentali e inoltre sede di conferenze dei nostri specialisti, al fine di creare una base informativa che stimoli la prevenzione alla salute. Come dicevamo sopra quindi, 4 attività che si uniscono, e che hanno come obiettivo comune la salute del paziente: la tua salute! Buona Lettura
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Indice 10 > Sconfiggere la cistite Dott. Romano Casadei
14 > Colesterolo: solo un nemico? Dott. Piero Cesaroni
18 > Tiroide e gravidanza Dott.ssa Danila Urbini
22 > PRP e Medicina Riginerativa Dott. Nicolandrea Del Piccolo
26 > Il dolore lombare Dott. Marco Di Carlo
30 > Podologia Dott. Leonardo Polverelli
34 > Il tumore del cavo orale Dott. Marcello Oliva
38 > DSD Digital Smile Design Dott. Giacomo Augusto Oliva
41 > L’assistente alla poltrona Patrizia Leonardi
44 > L’assistente in odontoiatria Milena Bacchiocchi
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Le piante immunostimolanti Dott.ssa Federica Carnaroli
52 > I sali di SchĂźssler Dott.ssa Giorgia Montemaggiori
56 > Hatha Yoga Simona Salvatori
58 > Aboca Dott.ssa Boncompagni - ricercatrice Aboca
62 > La vetrina dei talenti Allegri Mosaici
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> Pacchetto Prevenzione
Il servizio ecografico del Centro Medico San Decenzio effettua tutte le principali ecografie per gli adulti e i bambini necessarie per gli approfondimenti diagnostici, a prezzi calmierati e senza liste di attesa. Da oggi è possibile inoltre richiedere un pacchetto completo di ecografie screening sia per uomo che per donna, ad un prezzo estremamente vantaggioso.
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UN PROBLEMA CHE AFFLIGGE MOLTE DONNE:
LA CISTITE Dott. Romano Casadei
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ISTITE ACUTA E RICORRENTE Mi rivolgo a pazienti di sesso femminile, nelle quali la patologia è molto frequente, e non a pazienti di sesso maschile nei quali la patologia è prevalentemente imputabile a processi flogistici della prostata. La cistite è una infezione delle basse vie urinarie che può essere non complicata o complicata. Nel primo caso l’infezione del tratto urinario avviene in assenza di alterazioni strutturali dell’apparato urinario e in assenza di co-morbilità che possono favorire l’insorgenza di eventi avversi. Al contrario, le infezioni complicate, comprendono entità molto eterogenee
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come vedremo più avanti. CISTITE ACUTA Nella gran parte dei casi l’anamnesi è sufficiente per impostare la terapia: bruciori minzionali, urgenza, frequenza, ematuria, a volte febbre.
In questi casi attendere la risposta dell’urinocoltura ritarda l’inizio della terapia, aumentando i costi, numero di visite ed esami di laboratorio e la sofferenza del paziente; raramente, mette in evidenza germi diversi da
quelli attesi. L’Escherichia Coli è risultato essere il patogeno più frequente (75-80% dei casi), seguito da Enterococco Faecalis, Klebsiella e infine il Proteus. L’Escherichia Coli ha
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dimostrato il più alto tasso di sensibilità alla fosfomicina, poi nitrofurantoina e infine ciprofloxacina. Questi sono anche gli antibiotici che hanno un elevato tasso di escrezione urinaria. Negli ultimi anni sono stati valutati diversi regimi di terapia antibiotica per il trattamento di cistiti acute non complicate e questi studi hanno dimostrato che la terapia antibiotica di breve durata (short-therapy), può essere considerato il trattamento di scelta, in quanto non causa effetti collaterali come la candidosi vaginale o disturbi gastro-enterici ed evita la selezione di mutanti resistenti che sono in grado di causare re-infezioni. CISTITE RICORRENTE Sono definiti cistiti ricorrenti se si sono verificate negli ultimi 12 mesi almeno tre infezioni. È consigliabile
avere una urinocultura positiva per escludere un carcinoma in situ o cistite interstiziale. L’urinocultura del getto intermedio rappresenta lo standard diagnostico ed è ritenuto positivo per valori maggiori -uguali a dieci alla quinta. Per la serenità della paziente,
una terapia antibiotica, e il successo clinico è significativamente più alto, rispetto a quelle non trattate. Sulla scorta degli standard infettivologici moderni, prima dell’inizio di una terapia antibiotica, deve essere identificato l’agente patogeno e determinato il suo profilo di sensibilità agli antibiotici. Nelle cistiti ricorrenti gli accertamenti non devono essere limitati alla sola urinocultura, ma è necessario una ecografia, spesso l’esame urodinamico e/o la cistografia minzionale, volti ad escludere ipocontrattilità del muscolo vescicale, ostruzione cervicouretrale, diverticoli vescicali-uretrali , fistole, malformazioni, reflussi, calcolosi.
LA TERAPIA ANTIBIOTICA DI BREVE DURATA PUÒ ESSERE CONSIDERATA IL TRATTAMENTO DI SCELTA, IN QUANTO NON CAUSA EFFETTI COLLATERALI è necessario sapere che la cistite non trattata, raramente progredisce verso una infenzione del tratto urinario superiore, ma è altrettanto innegabile che episodi ricorrenti impongano
STRATEGIA PER PREVENIRE LE CISTITI RICORRENTI Minzione postcoitale, correzione dei dismicrobismi intestinali, trattamento della stipsi,
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controllo del diabete, carenza estrogenica. Probabilmente la maniera più utilizzata per ridurre la frequenza delle infezioni è la profilassi antibiotica (per esempio la fosfomicinatrometamolo 10 giorni al mese per 3/4 mesi.); il succo di cranberry che ha la capacità di rendere anti-adesiva la superficie delle mucose, i probiotici, acidificanti, creme estrogeniche nei genitali esterni, mannosio (impedisce l’adesione dei batteri alla mucosa vescicale). Studi recenti hanno dimostrato l’efficacia della terapia endovescicale con glicosamminoglicali (acido jaluronico), che riveste il ruolo di una vera e propria barriera protettiva nei confronti della mucosa vescicale, impedendo la penetrazione di sostanze tossiche, irritanti e di batteri. Questo studio è molto promettente, ma necessita di ulteriori evidenze scientifiche a lungo termine.
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COLESTEROLO SOLO UN NEMICO? Dott. Piero Cesaroni
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on c’è dubbio che un tasso elevato di colesterolo nel sangue sia uno dei più importanti e conosciuti fattori di rischio per le malattie cardiovascolari. Grandi studi epidemiologici ormai datati (ma sempre validi) hanno chiaramente dimostrato che esiste una relazione statistica tra la quantità di colesterolo nel sangue (colesterolemia) e le malattie legate all’aterosclerosi (infarto miocardico, ictus cerebrale, etc.). E’ stata da tempo dimostrata anche la ”controprova” di questa
teoria, perché riducendo la colesterolemia si riduceva anche l’incidenza di queste malattie. Dapprima
farmaci allora disponibili avevano dato risultati talvolta controversi. È stato l’avvento delle ”statine”, farmaci che diminuiscono la sintesi del colesterolo a livello del fegato, a dimostrare che riducendo la colesterolemia con questi preparati si ottenevano risultati importanti con un rapporto rischio/beneficio assolutamente favorevole. Il primo grande studio di questo tipo è stato pubblicato nel 1994 e da quel momento si sono susseguiti numerosi altri grandi studi, anche in epoca molto recente, che hanno confermato la validità di questa
IL COLESTEROLO INFATTI È MOLTO IMPORTANTE PER IL NOSTRO ORGANISMO E PARTECIPA A DIVERSE FUNZIONI NEL NOSTRO CORPO questo risultato è stato ottenuto soprattutto con l’alimentazione e lo stile di vita perché gli studi effettuati utilizzando i
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strategia terapeutica in vari contesti clinici. Abbiamo quindi un’arma facilmente utilizzabile (ovviamente nei casi indicati) contro questo ”nemico”, da aggiungere alle attenzioni alimentari. Ma il colesterolo è veramente solo un nemico da combattere? Assolutamente no! Il colesterolo infatti è indispensabile per il nostro organismo e partecipa a funzioni importanti: per esempio fa parte della struttura delle membrane cellulari, è necessario per la sintesi
di alcuni ormoni, facilita la digestione dei cibi, partecipa alla produzione della vitamina D, etc. Sappiamo che il colesterolo non è solubile in acqua e per “viaggiare” nel sangue deve essere inglobato in particelle sferiche (lipoproteine) di varie dimensioni e densità. Alcune di queste (chiamate LDL) sono deputate a trasportare il colesterolo nei vari organi per svolgere le sue funzioni. Quando le LDL sono in eccesso, possono depositare il colesterolo sulla parete delle arterie
favorendo la formazione delle ”placche” aterosclerotiche, che sono alla base di molte malattie cardiovascolari come l’infarto e l’ictus. Altre lipoproteine (chiamate HDL), anch’esse contenenti colesterolo ma in quantità minore, svolgono invece una funzione protettiva perché possono rimuovere l’eccesso di colesterolo dalle arterie ostacolando la formazione delle placche. In realtà non esistono un colesterolo ”buono”
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e uno ”cattivo” perché il colesterolo è uno solo ma può cambiare la lipoproteina che lo veicola nel sangue; in questo senso il colesterolo LDL può essere etichettato come ”cattivo” rispetto al colesterolo HDL considerato ”buono”. E’ per questo che il controllo laboratoristico del quadro lipidico deve comprendere assolutamente anche questi 2 parametri (LDL e HDL). Il colesterolo totale, da molti ancora ritenuto come il valore principale da prendere in considerazione, è in realtà di secondaria importanza rispetto al colesterolo LDL.
chiaramente stabiliti da linee guida internazionali. Per esempio un soggetto con malattia cardiovascolare già documentata ha un obiettivo di colesterolo LDL inferiore a 70 mg/ dl, mentre un soggetto
ottenere questi valori il medico darà i consigli adeguati, ancora una volta supportato da linee guida. Senza dubbio le attenzioni alimentari ed il corretto stile di vita sono le prime raccomandazioni, ma in certe situazioni è necessario aggiungere la terapia farmacologica, principalmente costituita dalle ”statine”. Alcuni temono questo passaggio ma le evidenze scientifiche dimostrano che tale terapia, condotta sotto la guida medica, permette grandi vantaggi. Come molti altri farmaci, anche le ”statine” possono avere alcuni effetti collaterali che devono essere conosciuti, ma questi non hanno alterato il favorevole rapporto rischio/beneficio nei casi in cui questa terapia è indicata.
SENZA DUBBIO LE ATTENZIONI ALIMENTARI ED IL CORRETTO STILE DI VITA SONO LE PRIME RACCOMANDAZIONI, MA TALVOLTA È NECESSARIO AGGIUNGERE LA TERAPIA FARMACOLOGICA
Ma quali sono i valori LDL da considerare ideali? Sono variabili in rapporto al rischio cardiovascolare della singola persona, secondo criteri
esente da tali eventi ha un obiettivo inferiore a 100 mg/dl se a rischio cardiovascolare alto, ed inferiore a 115 mg/dl se a rischio cardiovascolare moderato o basso. Per
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Esistono anche farmaci che abbassano il colesterolo nel sangue diminuendo il suo assorbimento intestinale e possono essere associati alle statine (o sostituirle se queste non sono tollerate). I farmaci talvolta sono necessari perchè la possibilità di “normalizzare” il nostro colesterolo LDL con le sole attenzioni alimentari è obiettivo spesso arduo se non impossibile da raggiungere. Anche questo aspetto ha una spiegazione scientifica. Infatti il colesterolo LDL circolante nel sangue è solo in
parte dipendente da quello alimentare. La maggioranza deriva dalla produzione del fegato che lo immette nel sangue (e nell’intestino come bile). Se consideriamo che nell’intestino circa 1/3 del colesterolo dipende dal cibo e circa 2/3 vengono immessi dal fegato con la bile è evidente che le nostre possibilità con le attenzioni alimentari sono reali ma limitate, in particolare se abitualmente seguiamo un regime alimentare non particolarmente ”sbilanciato”. Il fegato rimane il ”fulcro” del metabolismo del colesterolo ed anche
nuovi promettenti farmaci attualmente in studio (diversi dalle statine e dagli altri in uso) svolgono la loro azione su questo importante organo. Infine gli studi più recenti indicano che probabilmente non esiste un valore ”limite” di abbassamento del colesterolo LDL oltre il quale i vantaggi vengano sostituiti da effetti negativi, per cui la filosofia del ”più basso è meglio è” ha molti sostenitori; comunque tale strategia terapeutica dovrà essere sempre adottata sotto la guida del medico.
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TIROIDE E GRAVIDANZA Dott.ssa Danila Urbini
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e malattie tiroidee sono, insieme al diabete mellito, le endocrinopatie di più frequente riscontro in gravidanza e dopo il parto. La prevalenza delle malattie tiroidee in gravidanza varia a seconda dell’ apporto iodico della popolazione presa in esame. Il progresso delle indagini di laboratorio e strumentali e l’ affinamento dei mezzi terapeutici permettono attualmente di porre una diagnosi corretta e di impostare un trattamento
adeguato nella maggior parte dei disordini tiroidei in gravidanza. La gravidanza è una
le aumentate richieste metaboliche va incontro ad adattamenti fisiologici che implicano una valutazione della funzionalità tiroidea (TSH-FT4-FT3) con range laboratoristici di riferimento differenti rispetto allo stato non gravidico e trimestre-specifici. Da considerare inoltre l’ aumentato fabbisogno iodico in gravidanza che aumenta per le modificazioni della funzione renale tipiche dello stato gestazionale e per la presenza del feto. Alla perdita renale si aggiunge la quota di iodio che viene messa a
LA GRAVIDANZA È UN PERIODO DI AUMENTATO CARICO FUNZIONALE PER LA TIROIDE, CHE SI TROVA COSTRETTA AD AUMENTARE LA SINTESI DEGLI ORMONI TIROIDEI condizione di aumentato carico funzionale per la tiroide che per soddisfare
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disposizione del feto attraverso la placenta e che aumenta di pari passo con la funzione tiroidea fetale e con il crescere del pool di ormoni tiroidei fetali. Nelle aree geografiche di carenza iodica, anche lieve o moderata, l’ apporto iodico è spesso insufficiente a coprire il fabbisogno della gravida. Si verifica quindi un bilancio negativo di questo elemento che si traduce in un deficit relativo di iodio e in modificazioni tipiche della funzione tiroidea e del profilo ormonale tiroideo durante la gravidanza. Queste modificazioni non si osservano nelle gravide che vivono in paesi come Stati Uniti e Giappone dove l’apporto iodico è ottimale. Queste alterazioni della funzione tiroidea possono essere prevenute dalla somministrazione di supplementi di iodio. Gli ormoni tiroidei sono indispensabili per la
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crescita di molti tessuti ed in particolare per la differenzazione e la maturazione del sistema nervoso centrale e pertanto gli eventuali gravi effetti delle disfunzioni tiroidee potrebbero giustificare uno ”screening universale” della funzione tiroidea in gravidanza. L’ ipotiroidismo dovuto alla tiroidite di Hashimoto rappresenta la disfunzione tiroidea più frequente in gravidanza e le complicanze ostetriconeonatali più frequenti possono comprendere l’ aborto, il parto pretermine, basso peso alla nascita ed ipertensione gestazionale. L’ ipotiroidismo materno non trattato può essere inoltre associato a ridotto quoziente intellettivo nella progenie. La causa più frequenti di ipertiroidismo in gravidanza è rappresentata dal Morbo di Graves. L’ ipertiroidismo non trattato è associato ad
aumentato rischio di complicanze cardiache materne, basso peso neonatale, parto pretermine, aborto. Per quanto esposto
L’ IPER TIROIDISMO NON TRATTATO È ASSOCIATO AD AUMENTATO RISCHIO DI COMPLICANZE CARDIACHE MATERNE, BASSO PESO NEONATALE, PARTO PRETERMINE, ABORTO si ritiene, come nelle gravidanze complicate da diabete mellito, che la presenza di una tireopatia nella gestante imponga un approccio
multidisciplinare che coinvolge l’ endocrinologo, il ginecologo ed il neonatologo. Considerando inoltre che in gravidanza i range di riferimento degli indici laboratoristici di funzionalità tiroidea (TSH-FT4) sono differenti dallo stato non gravidico e che possono manifestarsi forme sub-cliniche o conclamate di ipo e/o ipertiroidismo, con implicazioni terapeutiche diverse, è ulteriormente indispensabile una stretta collaborazione fra endocrinologo e ginecologo.
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PRP E MEDICINA RIGENERATIVA Dott. Nicolandrea Del Piccolo
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anta attenzione viene spesso richiamata in questi anni sugli sviluppi della biologia e delle biotecnologie. I mass-media e i social offrono un bombardamento pressoché continuo di notizie su scoperte ed innovazioni scientifiche, con la promessa di sconfiggere vecchie e nuove malattie. L’ortopedia è fortemente influenzata da queste nuove tendenze. Dopo essere stata fin dalla nascita la disciplina della ”correzione” (delle deformità dello sviluppo), della ”riparazione” (con la
traumatologia) e persino della ”sostituzione” (la chirurgia protesica in primis), le ultime frontiere
mondo di terapie con l’obiettivo, o se non altro l’intenzione, di utilizzare gli stessi meccanismi coinvolti nel normale funzionamento del nostro corpo per curare patologie e deterioramenti di varia natura. Siamo in realtà molto lontani dal poter ricreare organi e tessuti, ma molta strada è stata fatta ed alcune metodiche sono in uso da anni, in attesa della validazione definitiva dalla pratica. Una delle applicazioni più interessanti emerse è rappresentata dal PRP (Platelet-rich Plasma, in italiano Plasma ricco di piastrine
SIAMO IN REALTÀ MOLTO LONTANI DAL POTER RICREARE ORGANI E TESSUTI, MA MOLTA STRADA È STATA FATTA ED ALCUNE METODICHE SONO IN USO DA ANNI sono ora quelle della ”rigenerazione”. La Medicina Rigenerativa ha dischiuso un nuovo
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eterogenea di molecole, il cui singolo peso come attori nei diversi processi è complicato da determinare.
o Gel Piastrinico). Lo studio dei meccanismi di comunicazione delle cellule e di come questi riescano a condizionare la risposta alle variazioni nell’ambiente circostante, sia esso in condizioni normali che patologiche, ha evidenziato il ruolo di
una classe di molecole, i Fattori di Crescita (GF – Growth Factor), variamente implicati nella trasmissione di segnali e nella stimolazione alla proliferazione e al differenziamento cellulare. Si tratta di una classe molto ampia ed
Ottenere una versione purificata, isolata, di una di queste molecole rappresenta una sfida tecnologica impegnativa e dispendiosa che di fatto ne limita molto l’applicabilità. Come spesso accade un aiuto è stato in questo caso fornito dagli stessi meccanismi biologici fisiologicamente impiegati dal nostro organismo. Vi è infatti una sorgente naturale di queste molecole, abbondante e a buon mercato, il cui ruolo nella risposta al danno tissutale è già da tempo conosciuto: le piastrine. Piccoli frammenti cellulari circolanti nel torrente ematico, le piastrine originano nel midollo osseo dai Megacariociti e da lì entrano in circolo, cariche di minuscole vescicole – i granuli – stipate di Fattori di Crescita. In presenza di
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una lesione tissutale le piastrine si attivano scaricando il loro contenuto di GF e iniziando a produrne freneticamente di nuovi, stimolando così le cellule locali a bloccare emorragie, riparare danni o formare tessuto cicatriziale. Il PRP è un derivato del sangue che tramite un processo di concentrazione presenta in pochi millilitri una elevatissima quantità di piastrine, a seconda della tecnica di produzione fino a 5 volte la concentrazione ematica originaria. Attualmente è utilizzato in svariati ambiti che vanno dalle terapie infiltrative, alla stimolazione dei processi di riparazione delle fratture o delle lesioni tendinee, fino a numerose applicazioni di medicina estetica. Non si tratta di un trattamento in grado di rigenerare tessuti ormai persi ma le applicazioni hanno dimostrato di poter migliorare la vascolarizzazione e il
LE TERAPIE INFILTRATIVE CON IL PRP POSSONO FORNIRE BENEFICIO NELLE PATOLOGIE DEGENERATIVE MA DEVONO ESSERE ESEGUITE DA PERSONALE QUALIFICATO, AL FINE DI POTER OTTENERE I MIGLIORI BENEFICI trofismo dei tessuti, stimolando i processi di riparazione tessutali e contrastando le reazioni infiammatorie. Nelle terapie infiltrative intra-articolari il PRP è utilizzato soprattutto nei casi di artrosi primitiva o secondaria. Le piastrine agiscono stimolando l’attività dei condrociti, favorendo la produzione di matrice extracellulare e ripristinando il funzionamento fisiologico della sinovia, strutture primariamente coinvolte nel processo degenerativo. I primi ampi studi clinici che sono stati condotti sul PRP hanno dato risultati contrastanti, evidenziando come rimanga ancora molto da scoprire riguardo
all’interazione dei diversi Fattori di Crescita presenti nei granuli delle piastrine e riguardo alla risposta dei tessuti alla stimolazione. L’ampia diffusione che questa metodica ha riscontrato si è purtroppo accompagnata a volte anche ad un uso sregolato della stessa, con trattamenti eseguiti senza indicazioni corrette e tecniche di produzione scarsamente efficienti. Le terapie infiltrative con il PRP possono fornire beneficio nelle patologie degenerative ma devono essere eseguite da personale qualificato, con indicazioni precise e procedure produttive ed applicative scrupolose, al fine di poter ottenere i migliori benefici.
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IL DOLORE LOMBARE Dott. Marco Di Carlo
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alla seconda metà del XX secolo, il dolore
lombare è diventato un problema di salute pubblica di rilevanza mondiale, con importanti ripercussioni personali, lavorative e finanziarie per chi ne è affetto cronicamente. Secondo stime che riguardano l’intera popolazione del pianeta, si ritiene che in un dato momento colpisca dal 12% al 33% di tutti i soggetti mentre, in un anno, dal 22% al 65% degli esseri umani
soffre di un episodio di mal di schiena. Riguarda prevalentemente
prevalenza nel sesso femminile sembra essere imputabile al ciclo mestruale, alle gravidanze e all’osteoporosi), mentre i fattori socio-economici non sembrano importanti. Nella stragrande maggioranza dei casi non è possibile riconoscere una causa specifica del mal di schiena, si parla pertanto di dolore lombare aspecifico. Anomalie rilevate alla risonanza magnetica come il restringimento dello spazio discale o segni degenerativi del disco stesso sono piuttosto frequenti nei soggetti
NELLA STRAGRANDE MAGGIORANZA DEI CASI NON È POSSIBILE RICONOSCERE UNA CAUSA SPECIFICA DEL MAL DI SCHIENA, SI PARLA PERTANTO DI DOLORE LOMBARE ASPECIFICO i soggetti di sesso femminile tra i 40 e gli 80 anni (la maggior
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con lombalgia aspecifica. Tuttavia, queste alterazioni sono molto comuni anche in persone del tutto asintomatiche ed è stato dimostrato che non correlano con lo sviluppo di lombalgia, non predicono la risposta al trattamento e spesso rappresentano il pretesto per un sovra-utilizzo di esami strumentali e di farmaci. I meccanismi molecolari di come si sviluppi una lombalgia acuta ed i suoi sistemi di cronicizzazione non sono ancora del tutto chiariti. I fattori di rischio sono rappresentati dall’obesità e dal fumo di sigaretta, che spesso predicono anche una cronicizzazione del dolore lombare aspecifico. Da tanto tempo anche un eccessivo utilizzo meccanico è considerato un fattore di rischio per l’innesco di una
lombalgia. Esercizio fisico e dolore lombare cronico hanno tra di loro una relazione a U, ovvero il dolore lombare aspecifico è maggiormente prevalente nei soggetti
ovvero una patologia benigna, benché fastidiosa e invalidante, alla cui genesi non è riconoscibile una causa specifica. Il dolore lombare tuttavia può essere un campanello di allarme di malattie potenzialmente molto serie. Il ruolo del reumatologo è di fondamentale importanza nell’inquadramento iniziale del paziente per stabilire un corretto approccio diagnostico nel paziente con lombalgia, distinguendo le caratteristiche di benignità della sintomatologia dalle cosi dette ”red flag”. Compito del reumatologo è anche quello di riconoscere la presenza di una patologia infiammatoria a carico della colonna vertebrale, come la spondilite anchilosante o l’artrite psoriasica, anche se quest’ultima patologia non necessariamente
IL DOLORE LOMBARE TUTTAVIA PUÒ ESSERE UN CAMPANELLO DI ALLARME DI MALATTIE POTENZIALMENTE MOLTO SERIE. IL RUOLO DEL REUMATOLOGO È DI FONDAMENTALE IMPORTANZA sedentari e in quelli esposti ad una strenua attività fisica mentre l’esercizio moderato è un fattore protettivo. Sinora si è parlato di lombalgia aspecifica,
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colpisce il rachide. Le caratteristiche del dolore che fanno sospettare la presenza di una ”spondiloartrite” sono elencate nella tabella: Età di esordio <40 anni Esordio insidioso Miglioramento con l’esercizio Non miglioramento con il riposo Dolore notturno (con miglioramento alzandosi dal letto) Ovviamente lo sforzo diagnostico deve poi tradursi in un corretto indirizzo terapeutico. Qualora fosse diagnosticata la presenza di una malattia infiammatoria del rachide, in caso di fallimento del trattamento con i farmaci anti-infiammatori nonsteroidei attualmente si può far ricorso ai potenti farmaci ”biologici”. Tornando al dolore lombare aspecifico, in fase acuta si può fare ricorso a trattamenti analgesici come il
paracetamolo e, in caso di inefficacia, può essere offerta al paziente la possibilità di provare un farmaco anti-infiammatorio nonsteroideo o un oppiaceo debole. Una volta che si è sperimentato un primo episodio di lombalgia è utile adottare strategie preventive per eventuali recidive. In questo senso si è dimostrato molto utile l’esercizio fisico. L’utilizzo di plantari, di cinture lombari o di strategie occupazionali sono metodiche che si sono rivelate poco efficaci. Da ultimo, ma non per importanza, sia in fase acuta che in caso di dolore lombare aspecifico ricorrente, può essere molto benefico il ricorso all’agopuntura. L’importanza di questa metodica terapeutica è sottolineata anche dalle linee guida inglesi del NICE (National Institute of Clinical Execellence), che suggeriscono di valutare la risposta ad un ciclo di agopuntura prima di pensare a trattamenti diversi e più invasivi.
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PODOLOGIA Dott. Leonardo Polverelli
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l podologo è una figura sanitaria relativamente giovane, ma già al centro di una moderna concezione di cura e prevenzione nell’ambito della sanità italiana. I piedi sono la struttura anatomica più importante e fondamentale per il movimento e la deambulazione, sono la nostra fonte di equilibrio, ammortizzazione e propulsione; riescono a sostenere un carico di circa 100 tonnellate al giorno e per questo si avvalgono di una complessa struttura composta da 26 ossa, 33 articolazioni, 107 legamenti e 19 muscoli. Essi vengono regolarmente sottoposti a sollecitazioni e
situazioni di stress che unite all’utilizzo di scarpe inadeguate o a una non corretta cura possono portare o amplificare una serie di malformazioni congenite o acquisite
• Infezioni come micosi e verruche, • Ulcerazioni, • Modificazioni morfologiche e funzionali delle unghie come unghie incarnite, unghie distrofiche.
DAL PIEDE DIPENDE LA SALUTE E IL BENESSERE DELL’INTERA PERSONA IN OGNI MOMENTO DELLA PROPRIA VITA
Il podologo tratta direttamente tutte queste patologie con metodi incruenti ed ortesici, secondo il proprio profilo professionale ”D.M. 666/94”. Inoltre è in grado di trattare ed integrare l’intervento medico sul piano della prevenzione, cura e riabilitazione delle alterazioni biomeccaniche strutturali e funzionali, e più in concreto in grado di attuare una prevenzione primaria in pazienti considerati più a rischio diabetici, reumatici,
quali: alluce valgo, dita in griffe, dita a martello, piede piatto/cavo… che poi predispongono a: • Callosità plantari e digitali,
PIÚ SALUTE!
geriatrici, neuropatici, attraverso l’utilizzo di strumenti e tecniche non invasive come l’esame baropodometrico che valuta l’appoggio podalico in ogni momento del passo o test neuropatici e vascolari per indagare la sensibilità e la risposta agli stimoli del piede. In sintesi, il podologo cura le diverse patologie del piede, realizzando ortesi (plantari, interdigitali, di sostegno) e trattamenti finalizzati a favorire la deambulazione, oltre che per la prevenzione di complicanze locali per i portatori di malattie a rischio; la sua professionalità ed esperienza gli consentono di valutare prontamente i casi per i quali è tenuto ad indicare al paziente altre specializzazioni sanitarie per il problema in esame. Dal piede dipende la salute e il benessere dell’intera persona in ogni momento della propria vita. Nel bambino che inizia a muovere i prima passi,
nell’adolescente che pratica sport, nell’adulto che deve mantenere la propria integrità fisica,
nell’anziano che vuole preservare la maggior autonomia di movimento più a lungo possibile.
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IL TUMORE DEL CAVO ORALE CHE COS’È E COME PREVENIRLO Dott. Marcello Oliva
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l tumore del cavo orale è una forma di cancro che colpisce le cellule di rivestimento della bocca e si sviluppa più frequentemente sulla lingua, sulla mucosa interna delle guance, sul pavimento della bocca, sulle labbra e sull’orofaringe. In Italia rappresenta il 7% dei tumori nell’uomo e l’1% nella donna ma la sua incidenza complessiva è in aumento, così come il numero dei decessi. Ogni anno si registrano 6000 nuovi casi con tasso di mortalità, a 5 anni dalla diagnosi, di oltre il 7%.
Questa elevata percentuale di morti è dovuta al fatto che il
LA PREVENZIONE E LA DIAGNOSI PRECOCE SONO DUNQUE FONDAMENTALI PERCHÉ GARANTISCONO UNO STANDARD DI SOPRAVVIVENZA DELL’80% tumore del cavo orale è ancora oggi troppo spesso identificato in
ritardo. Un’adeguata prevenzione e soprattutto una diagnosi precoce, fanno un’enorme differenza: quando il carcinoma è rilevato e curato nella sua fase iniziale, si ottiene infatti una guarigione completa. La prevenzione e la diagnosi precoce sono dunque fondamentali perché garantiscono uno standard di sopravvivenza dell’80% e consentono interventi terapeutici molto meno invasivi e invalidanti. Nella sua fase iniziale si presenta frequentemente attraverso lesioni precancerose come macchie
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o placche bianche e/o rosse, piccole erosioni ulcerose all’interno della bocca. Sottovalutandole siamo spesso portati a etichettarle come semplici ”infiammazioni” ma se non si risolvono spontaneamente o con comuni terapie, possono rappresentare l’inizio di qualche cosa di più grave. Per questo sottoporsi ad uno screening puntuale e periodico, eseguito
da uno specialista, è fondamentale per capire se queste lesioni sono patologie non evolutive o se rappresentano lo stadio iniziale di un vero e proprio cancro. Nel 75% dei casi il tumore del cavo orale è legato ad un abuso di alcol e fumo. La loro combinazione in particolare, aumenta la possibilità di sviluppare la malattia di ben 15 volte. I microtraumi continui, causati da protesi
dentarie irritanti, denti scheggiati o fratturati, insieme ad una cattiva igiene orale, sono fortemente associati all’insorgenza di questo tumore, così come una dieta povera di frutta e verdura che determina carenze vitaminiche importanti. Altri fattori di rischio da non sottovalutare riguardano la presenza di alcune infezioni, specie quelle causate dal papilloma
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virus(HPV), che colpisce prevalentemente i giovani e l’eccessiva esposizione ai raggi solari, responsabile in particolare della comparsa di carcinoma alle labbra. Infine, poiché la mucosa orale perde con il tempo alcune proprietà difensive nei confronti degli stimoli esterni nocivi, l’età è a tutti gli effetti un fattore di rischio, specie per chi ha superato i 40 anni . Il tumore del cavo orale è fortunatamente uno dei più prevedibili: anzitutto conducendo un corretto stile di vita si possono ridurre i fattori di rischio; in secondo luogo, avvalendosi di controlli per una diagnosi precoce c he aumenta la probabilità di essere curati con il minimo danno, senza gravi deformazioni del volto. CONSIGLI PER LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL CAVO ORALE Bastano poche e semplici regole per prevenire ancora prima di dover curare:
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SMETTI DI FUMARE E NON ABUSARE DI ALCOLICI
ASSUMI UNA DIETA RICCA DI FRUTTA E VERDURA
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MIGLIORA LA TUA IGIENE ORALE, SEGUENDO I CONSIGLI DEL TUO DENTISTA
ESEGUI VISITE PERIODICHE, PREFERIBILMENTE OGNI 6 MESI
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FATTI INSEGNARE DAL TUO DENTISTA L’AUTOESAME DELLA BOCCA
SE TU O UN TUO FAMILIARE STATE AFFRONTANDO CURE ONCOLOGICHE CON CHEMIOTERAPIA, PARLANE CON IL TUO DENTISTA PERCHÉ ESISTONO SPECIFICI PROTOCOLLI ODONTOIATRICI DA SEGUIRE IN QUESTI CASI PER PREVENIRE GRAVI PROBLEMI ALLA TUA BOCCA
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GARANZIA PER LA VITA GARANZIA SISTEMI IMPLANTARI DENTSPLY Implants: ti abbiamo protetto Siamo così sicuri delle nostre connessioni impianto-abutment precise e resistenti, siamo così certi delle nostre evidenze cliniche, che proteggiamo a vita questi risultati. Come? Con il programma di garanzia a vita, valido esclusivamente per componenti originali DENTSPLY Implants.
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DIGITAL SMILE DESIGN Dott. Giacomo Augusto Oliva
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ggi l’odontoiatria e la cura del sorriso hanno assunto un ruolo fondamentale nell’ immaginario collettivo, anche grazie a sorrisi perfetti di vari attori e attrici in cui tutti vorremmo riconoscerci. Dico tutti, ma proprio tutti, questi VIP della tv, del cinema e dei social network hanno fatto ricorso a trattamenti dentali sia attraverso sbiancamenti, sia con correzioni ortodontiche, terapie implantari o più frequentemente con faccette in ceramica applicate adesivamente.
Nel nostro studio, frequentemente dai nostri pazienti
del sorriso, sia a livello di forma dei denti che di colore. Questo perché si è visto ed è stato dimostrato, che un bel sorriso, oltre a supportare il tono delle labbra e del terzo inferiore del viso, crea molta più confidenza e serenità nel rapporto con gli altri, oltre che a dare una bella immagine e un bell’ impatto a chi ci sta davanti. L’odontoiatria moderna quindi, si sta muovendo in questa direzione, cioè di non trattare soltanto un singolo dente ma di coinvolgere tutta una serie di fattori che possono influenzare
UN BEL SORRISO, OLTRE A SUPPORTARE IL TONO DELLE LABBRA E DEL TERZO INFERIORE DEL VISO, CREA MOLTA PIÙ CONFIDENZA E SERENITÀ NEL RAPPORTO CON GLI ALTRI ci viene richiesto un miglioramento globale
PIÚ SALUTE!
positivamente l’ aspetto completo di un sorriso. Valutare forma del viso, contorno delle labbra, espressioni facciali e profili per realizzare il miglior ”quadro” possibile. L’aiuto in più ci viene fornito naturalmente dal computer in quanto senza neanche toccare
un solo dente è possibile pre- visualizzare il risultato finale. Attraverso fotografie, video e impronte dentali riusciamo a far comprendere il valore di quello che si potrebbe ottenere anche con piccoli accorgimenti. Digital Smile Design è il più moderno strumento
offerto dalla tecnologia computerizzata: grazie a questo procedimento rivoluzionario, possiamo realizzare un’immagine digitale che simula, anche prima di iniziare il trattamento, il lavoro finale. In questo modo, esso, assieme al paziente, può fissare i dettagli del futuro
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lavoro dentale e valutare le relative qualità estetiche. Grazie a questa tecnologia vengono realizzate delle immagini del viso del paziente, nelle quali si possono osservare specialmente lo stato iniziale della dentatura e i lineamenti del viso. Esse saranno utilizzate nella creazione dell’immagine digitale che dovrà simulare il risultato del trattamento. Il paziente può visionare un’immagine quanto più vicina alla realtà del lavoro finale, prima di iniziare il trattamento vero e proprio. Il paziente, a conoscenza di tutte le informazioni, può prendere, assieme al medico, le migliori decisioni per quanto riguarda il suo aspetto futuro. Questo non solo migliora l’estetica di un sorriso, ma sicuramente anche la funzione masticatoria e il mantenimento nel tempo di una corretta occlusione.
PIÚ SALUTE!
CHE COSA FA L’ASSISTENTE ALLA POLTRONA DI UN DENTISTA? Patrizia Leonardi
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e rivolgessi che varcano la soglia in grado di metterli a questa domanda dello studio e che non loro agio, ascoltandoli e a tutti i pazienti sempre lo fanno con il tranquillizzandoli sulle dello studio terapie che andranno e non, credo che ad intraprendere. DEVE almeno il 90%di loro Dovrà soprattutto mi risponderebbe che preparare e allestire ESSERE IN GRADO l’assistente si occupa tutto il necessario degli appuntamenti, che occorre per DI METTERLI A LORO risponde al telefono quel tipo di seduta AGIO, ASCOLTANDOLI E che l’odontoiatra si e tiene l’aspirasaliva in bocca. Beh diciamo accinge ad eseguire. TRANQUILLIZZANDOLI In questo l’assistente che questo è molto riduttivo e anche un ben preparata SULLE TERAPIE CHE po’ svilente per tutto gioca un ruolo ANDRANNO AD ciò che un’assistente fondamentale poiché fa all’interno di uno ogni procedura sia INTRAPRENDERE. studio dentistico. chirurgica, protesica, Le mansioni e le DOVRÀ SOPRATTUTTO conservativa, di competenze che implantologia o PREPARARE E ALLESTIRE endodonzia che una ragazza deve conoscere per sia, necessita di TUTTO IL NECESSARIO materiali e strumenti essere una ‘’brava’’ assistente sono CHE OCCORRE PER QUEL molto diversi, senza molteplici. Prima di considerare il fattore TIPO DI SEDUTA tutto e non di scarsa ”imprevisto” sempre rilevanza. Deve saper in agguato. A quel accogliere con gentilezza sorriso sulle labbra (anzi punto l’assistente si siede e cordialità tutti i pazienti quasi mai). Deve essere accanto all’odontoiatra
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ma quasi mai terrà si occupa del riordino e nasca un rapporto di solo l’aspirasaliva, che della disinfezione dello fiducia e complicità si appoggia in modo stanze al termine di lavorativa impeccabile. confortevole agli angoli ogni seduta lasciando L’operatore infatti plasma della bocca e li rimane le poltrone pulite e la propria assistente al da solo, ma avrà a pronte ad accogliere suo metodo di lavoro disposizione, due mani e un nuovo paziente. A e fa si che essa diventi due occhi da prestare al questo va sommato un prolungamento dei suo odontoiatra. Porgerà l’importantissimo suoi arti, tanto da capirsi strumenti, stoccaggio e miscelerà sterilizzazione di cementi e ogni strumento PSICOLOGIA, impronte, lo per cui le aiuterà ad avere EDUCAZIONE, INTELLIGENZA assistenti devono una visione conoscere LAVORATIVA, DIPLOMAZIA, autoclavi e altri ottimale del sito sul quale COMPETENZA, DISCREZIONE, macchinari intervenire e.più e devono in generale lo saper dosare PAZIENZA, EFFICIENZA, ”assisterà”. In e maneggiare PASSIONE E UNA VISIONE questo tipo di solventi e lavoro fianco a detergenti. GLOBALE DELLO STUDIO A fianco del proprio Psicologia, operatore, si educazione, TUTTO TONDO…..QUESTO instaura tra intelligenza RENDE L’ASSISTENTE UNA lavorativa, assistente e odontoiatra, una diplomazia, FIGURA PROFESSIONALE sinergia perfetta, competenza, costruita nel discrezione, COMPLETA A 360° tempo in modo pazienza, tale da consolidare le efficienza, passione e con uno sguardo senza procedure e affinare una visione globale dello necessità alcuna di in maniera fluida ogni studio a tutto tondo….. parola. Al termine della passaggio. In questo questo rende l’assistente seduta poi l’assistente modus operandi in una figura professionale congederà il paziente continuo divenire, completa a 360° assicurandosi che stia la conoscenza e la all’interno dello studio bene e spiegandogli formazione sono costanti dentistico e non a caso, semplici ed eventuali e fanno si che tra i due quasi sempre è donna! terapie domiciliari. Infine
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IL RUOLO DELL’ASSISTENTE IN
ODONTOIATRIA Milena Bacchiocchi
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uando iniziai questo lavoro non sapevo a quale tipo di percorso andassi incontro, visto che io scelsi come scuola odontotecnico. Ora, dopo tanti anni di questa esperienza lavorativa, mi sento di poter spiegare in che cosa consiste il lavoro dell’assistente alla poltrone. Ci sono due punti di cui l’assistente non può mai dimenticarsi: il primo è quello di far star ”bene il paziente”, tranquillizzarlo, parlare con lui di tutti i suoi dubbi e le sue paure. Il secondo punto fondamentale, è quello di preparare con grande scrupolosità e attenzione, tutto ciò che servirà al
medico per eseguire quella determinata prestazione, con strumentazione esatta ma soprattutto sterile. Il medico quando si siede,
È BELLO ENTRARE IN QUESTO STUDIO, VEDERE I VOSTRI VISI SORRIDENTI E RITROVARE L’ACCOGLIENZA DI SEMPRE! deve avere attorno a lui il campo operatorio pronto, perché tutto questo facilita il suo lavoro, evitando così continui spostamenti, tali da fare
alterare l’odontoiatra. Mi sento di dire una cosa molto importante, quello che non deve mai mancare tra medico e assistente: la ”giusta sintonia”, deve crearsi proprio un’intesa lavorativa. Non saremo mai assistenti efficienti se non riusciamo a prevenire e a capire una richiesta del medico in quel determinato contesto lavorativo. Concludo con una frase di un paziente che dopo tanti anni ritorna e ci dice: è bello entrare in questo studio, vedere i vostri visi sorridenti e ritrovare l’accoglienza di sempre! In fondo l’obiettivo che ci eravamo proposti era proprio quello di lasciare un segno: ”il benessere del paziente”
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PIÚ SALUTE!
ARRIVA IL FREDDO E CI AIUTANO LE PIANTE IMMUNOSTIMOLANTI Dott.ssa Federica Carnaroli
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poco a poco la bella e calda stagione se ne va per lasciare il posto all’inverno con le sue basse temperature. È bene quindi che si arrivi alla stagione fredda ben preparati! I bambini e gli anziani sono spesso quelli più colpiti perchè il loro organismo può essere più sensibile agli sbalzi di temperatura e all’attacco di virus e batteri. Inoltre gli effetti di raffreddori, influenze, bronchiti, possono essere più potenti, protrarsi più a lungo e debilitare molto il corpo, rischiando altre ricadute. PREVENIRE E’ MEGLIO
CHE CURARE! A tutte le età, ma in particolare per i più piccoli, i più anziani e per chi soffre di malattie croniche, la prevenzione è molto importante per meglio superare i mesi freddi. Per IMMUNOSTIMOLAZIONE si intende una serie di processi non specifici che favoriscono la stimolazione del sistema immunitario umorale e cellulare. Recentemente l’attenzione degli studiosi si è spostata verso il settore delle piante medicinali nel tentativo di individuare nuovi ed efficaci agenti immunostimolanti. Le piante medicinali
maggiormente utilizzate come immunostimolanti sono diverse; fra queste meritano un’attenzione particolare l’ UNCARIA, l’ ECHIANACEA, la CURCUMA, l’ ELEUTEROCOCCO, altre sostanze naturali quali la PAPPA REALE, la PROPOLI, la vitamina C contenuta in alte dosi, ad esempio, nell’ ACEROLA e nella ROSA CANINA. Qui di seguito ne tratterò alcune nel dettaglio. UNCARIA Famiglia: RUBIACEAE A questa pianta sono riconosciute proprietà immunomodulanti, anti-infiammatorie e antidolorifiche L’ uncaria potenzia l’attività delle cellule NK e dei linfociti T citotossici;
PIÚ SALUTE!
essendo le cellule NK e i linfociti T citotossici responsabili in buona parte del riconoscimento e della distruzione delle cellule infettate da virus o degenerate per processi tumorali, lo stimolo di tali cellule indotto dalla Uncaria potrebbe avere importanti applicazioni nelle terapie antivirali e antitumorali. La somministrazione dell’ Uncaria è
controindicata in pazienti in cui viene provocata un’ immunodepressione iatrogena a scopi terapeutici, ed è sconsigliata in gravidanza e durante l’allattamento per probabile azione sulla muscolatura uterina. ECHINACEA ANGUSTIFOLIA e PURPUREA Famiglia: ATERACEACE Questa pianta possiede una buona azione immunostimolante aspecifica confermata da prove sperimentali quali aumento della
fagocitosi (capacità di inglobare batteri, virus e corpi estranei), dei globuli bianchi totali e dei neutrofili in particolare, della differenziazione dei globuli bianchi immaturi in globuli bianchi maturi, della produzione e dell’attività dei macrofagi e della produzione di interferone e di interleukine, tutte sostanze molto importanti per i processi immunitari. E’ stato anche dimostrato che questa pianta è in grado di opporsi all’azione
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depressiva sul sistema immunitario tipica di molti antibiotici. Il trattamento più consigliabile con Echinacea è il seguente: 30 giorni di cura, 15 giorni di intervallo, 30 giorni di cura, 15 giorni di intervallo e 30 giorni di cura. Questo trattamento va iniziato tra la fine di Ottobre e i primi di Novembre per fornire protezione durante i mesi invernali. Se viene somministrata a dosi elevate per lunghi periodi di tempo può disturbare il fegato, e va
usata con prudenza e sotto controllo medico in soggetti con problemi epatici. È controindicata in pazienti con malattie autoimmuni (ad esempio l’artrite reumatoide, il lupus eritematoso ecc.) che prendono farmaci immunosoppressori.
ACEROLA e ROSA CANINA Sono piante molto ricche di acido ascorbico (vitamina C). La vitamina C -è solubile in acqua ed è termolabile ( cioè viene distrutta dal calore) -favorisce l’assorbimento del ferro -ha una buona azione antiossidante -è anche
importante per le funzioni del sistema immunitario → infatti le cellule del sistema immunitario consumano molta vitamina C quando funzionano intensamente e se non ricevono costantemente questa vitamina la loro
funzionalità si riduce, a scapito delle difese dell’organismo contro le infezioni. Sia il fumo che l’alcool riducono i livelli di questa vitamina, abbassando quindi le difese immunitarie.
È quindi, molto importante aumentare la resistenza dell’organismo all’aggressione degli agenti patogeni per ridurre il rischio di contrarre patologie più o meno gravi... e in questo ci vengono in aiuto le piante, per questo chiamate ”piante medicinali”.
Mama Natura速 La scelta naturale per te e il tuo bambino
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SALI DI SCHÜSSLER Dott.ssa Giorgia Montemaggiori
I
sali del dottor Schüssler sono sali minerali potenziati, in grado di agire come sostanze funzionali delle cellule. Il potenziamento è simile a quello omeopatico e avviene attraverso diluizioni e triturazioni, utilizzando come veicolo il lattosio, sul quale viene così impressa ”l’immagine elettronica” del sale. I sali scoperti dal dottor Schüssler sono 12 e sono definiti funzionali in quanto prendono parte ai processi biochimici essenziali per la vita. La maggior parte dei sali è assunta alla diluizione D6, tranne i sali 1, 3 e 11 che sono in diluizione D12, in
modo da venire assorbiti meglio dall’organismo. Il dottor Schüssler ha consigliato queste due potenze perché, in base alle sue ricerche, i sali sono disponibili nella stessa concentrazione che hanno nel plasma; in questo modo gli ioni vengono immediatamente assimilati passando la barriera cellulare. Si deve la loro scoperta al dottor Wilhelm Heinrich Schüssler, medico e ricercatore tedesco (1821-1898). Studiando le ceneri di cadavere egli scoprì un collegamento tra le cause della morte e la carenza di un determinato sale minerale. Schüssler
aveva intuito che la comparsa e lo sviluppo di una malattia non sono determinati dai microbi quanto, piuttosto, dall’ambiente che trovano. I patogeni possono diventare dannosi per la nostra salute quando è il nostro ambiente interno ad esserlo per noi, a causa di una carenza di sali minerali. I sali assunti vanno ad agire sull’ambiente interno permettendo così di ripristinare l’equilibrio necessario per il corretto funzionamento dell’organismo, favorendo la guarigione. L’assunzione dei sali di Schüssler integra in maniera micro-
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molecolare i sali minerali che sul piano funzionale sono carenti nell’uomo. Si tratta esclusivamente di sostanze che in un corpo sano sono sufficientemente disponibili in misura equilibrata. La terapia dei sali del dottor Schüssler interviene per: eliminare i blocchi funzionali metabolici e ripristinare le attività enzimatiche; migliorare la trasmissione di informazioni; supportare e regolare le funzioni dell’organismo; facilitare il ripristino dello stato di salute. Possono essere assunti diluiti in acqua o fatti sciogliere direttamente in bocca, sia in acuto che per patologie croniche. I sali, sciolti in acqua, possono essere impiegati anche per uso esterno per bagni, pediluvi, cataplasmi ed impacchi. I sali non hanno effetti
collaterali e possono essere somministrati tranquillamente in gravidanza e allattamento, possono essere usati nei bambini, nelle persone anziane in terapia con farmaci e possono essere dati anche agli animali e alle piante. 1 - CALCIUM FLORATUM D12 E’ il sale che conferisce elasticità ai tessuti. Sarà di gran aiuto per la prevenzione delle smagliature, anche in gravidanza, per calli e duroni, cicatrici, vene varicose, emorroidi e lassità dei legamenti. 2 - CALCIUM PHOSPHORICUM D6 È il sale di ossa e denti; si usa in caso di fratture, per l’osteoporosi, per il ritardo e la debolezza nella dentizione, per i dolori della crescita. È un valido supporto in gravidanza e durante l’allattamento. 3 - FERRUM PHOSPHORICUM D12 È un eccellente antipiretico e antinfiammatorio. Si
usa nelle malattie da raffreddamento, nelle cistiti, nei disturbi gastrointestinali e nelle flogosi dovute a traumi. 4 - KALIUM CHLORATUM D6 Si usa per le infiammazioni caratterizzate dalla presenza di catarro bianco e ghiandole ingrossate. Ha una azione disintossicante e riduce gli effetti collaterali in caso di vaccinazioni o medicinali. È un ottimo rimedio per le micosi e le verruche. 5 - KALIUM PHOSPHORICUM D6 È il sale di nervi e mente, serve per il lavoro delle cellule cerebrali, in caso di esaurimento mentale e fisico, negli stati di debolezza generale, nella convalescenza e per la diminuzione della memoria. 6 - KALIUM SULFURICUM D6 È il sale delle infiammazioni e delle intossicazioni croniche di mucose e cellule. Si usa in caso di muco gialloverdastro (catarro cronico), psoriasi ed eczemi.
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7 - MAGNESIUM PHOSPHORICUM D6 È il sale di crampi e dolori: trova impiego in caso di contratture muscolari, cefalea muscolotensiva, emicrania ai primi sintomi, crampi addominali e gastrici, dolori mestruali, meteorismo. Si usa anche per la tosse, soprattutto serale, che non permette di addormentarsi. È un buon ricostituente fisico, diminuisce l’eccitabilità nervosa e stimola il sonno. Per le coliche gassose e la flatulenza viene assunto come ”7 bollente”. 8 - NATRIUM CHLORATUM D6 Regola l’equilibrio
di acqua all’interno dell’organismo, sia in caso di liquidi in eccesso (sudorazione abbondante, ritenzione idrica, edemi), sia in caso di carenza di liquidi (pelle e mucose secche, secchezza vaginale, stipsi, vomito e dissenteria). Si usa anche per le punture di insetti, poichè aiuta l’eliminazione del veleno. Esternamente si usa per fare impacchi per le ustioni. 9 - NATRIUM PHOSPHORICUM D6 È il sale che elimina l’acidità. Si usa in caso di acne, pelle impura, gotta, lento metabolismo dei grassi, reflusso
gastroesofageo, iperacidità gastrica, per eliminare l’acido lattico. 10 - NATRIUM SULFURICUM D6 È il sale che favorisce l’eliminazione dei liquidi e delle scorie metaboliche del corpo, disintossicando così l’organismo. 11 - SILICEA D12 E’ il sale della bellezza, rassoda il tessuto connettivo. Aiuta in caso di rughe e per la crescita unghie e capelli. 12 - CALCIUM SULFURICUM D6 È il sale che depura le mucose, caratterizzate da infiammazione e formazione di pus.
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HATHA YOGA METODO SATYANANDA Simona Salvatori - cell 349 6691486 - mail: simonasal64@gmail.com
L
a crescente esigenza di una condizione psicofisica ottimale, le problematiche relative allo stress, al bisogno di rilassamento e alla ricerca di una nuova dimensione interiore, hanno creato le premesse ideali per la scoperta e la pratica di un metodo a carattere psicosomatico come lo Yoga. Lo scopo dell’Hatha Yoga è quello di far sperimentare una nuova dimensione fisica e mentale, con semplici pratiche alla portata di tutti.
L’esperienza dello Yoga fa riscoprire all’individuo, troppo spesso distratto da ritmi di vita che non
sono in armonia con le esigenze reali, la sua vera dimensione ”umana e naturale” e lo aiuta a gestire lo stress che inevitabilmente subisce. Il benessere che si ottiene con la pratica è dato prin-
cipalmente dall’equilibrio degli stimoli fisici con quelli mentali e lo Yoga, ci guida verso la realizzazione e il mantenimento di questa condizione. Il Metodo Satyananda sviluppa la pratica dell’Hatha Yoga in: Asana (movimenti dinamici e posizioni statiche) per eliminare la rigidità del corpo e permettere di riappropriarsi delle reali capacità fisiche; Pranayma (esercizi di respirazione) per scoprire la corretta respirazione ed armonizzare l’energia attraverso l’utilizzo del respiro; Yoga Nidra (rilassamento
PIÚ SALUTE!
profondo) per allentare le tensioni mentali ed emozionali, sviluppare la concentrazione Simona Salvatori Praticante di Yoga dal 1994 ha ottenuto l’abilitazione all’insegnamento del Metodo Satyananda nel
2002 presso la Scuola di Yoga Satyananda Ashram Italia con sede a Montescudo (Rn). La scuola è la sede italiana della Bihar School of Yoga di Munger (India) Università di Studi Avanzati nella Scienza dello Yoga riconosciuta ufficialmente dal governo
indiano . Insegna presso la Scuola di Yoga Satyananda, a Pesaro e in altre città. Le lezioni si svolgeranno nella nostra Sala Corsi tutti i mercoledi mattina dalle 10:30 alle 12:00. Da gennaio 2016 il venerdi alle ore 18:00.
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SE IL BAMBINO
É STITICO Dott.ssa Elisabetta Boncompagni - ricercatrice Aboca
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on esiste un numero preciso di evacuazioni giornaliere o settimanali che indichi esattamente se un bambino è stitico oppure non lo è. La frequenza varia in base all’età, è diversa da soggetto a soggetto e può variare a seconda dei periodi, delle situazioni emotive che il bambino sta vivendo ed anche in rapporto a fattori ambientali. Ricordiamo infatti che non ha senso pretendere che il bimbo
evacui ogni giorno, e quindi non è corretto applicare suppostine o altre misure volte a stimolare la defecazione in maniera abituale. Può accadere che un lattante abbia difficoltà ad evacuare. Più frequentemente,
un bambino può avere difficoltà ad evacuare nei primi tempi del divezzamento, con l’introduzione dei primi cibi solidi, oppure perché è ancora immaturo e non sa ben coordinare i movimenti dei vari muscoli che regolano l’evacuazione. Quando sono più grandi, poi, una causa piuttosto comune di stitichezza è il controllo volontario dello stimolo di evacuare, problema che si verifica soprattutto nei primi 2-4 anni di
PIÚ SALUTE!
vita. Questo non fa altro che peggiorare ancora di più la situazione, poiché le feci che permangono più a lungo nell’ultimo tratto del colon vengono sempre più private di acqua e aumentano la loro durezza. Il rischio è che si instauri un circolo vizioso in quanto l’evacuazione di feci molto dure può provocare dolore, e dal momento che i bambini hanno paura di sentire dolore, peggiorano ulteriormente il quadro ritenendo le feci. La prima regola è quindi educare il bambino all’ascolto dello stimolo, magari spiegandogli con parole appropriate quanto è importante la regolarità dell’intestino per il nostro benessere. Ogni volta che ignoriamo lo stimolo per andare in bagno il nostro intestino si sforza di tenere al suo interno il materiale fecale per più tempo, e in questo tempo le feci che erano magari
soffici e perfette per essere espulse vengono private di altri liquidi diventando, ogni minuto che aspettiamo, più dure e asciutte. La seconda regola è poi fare in modo che le feci siano mantenute sempre morbide, e
un’eccellente funzione anti-stitichezza sia in forma cruda che in forma cotta), usiamo olio extravergine di oliva in abbondanza, preferibilmente aggiunto a crudo, e insegniamo a bere molta acqua durante la giornata, limitando possibilmente le bevande gassate e zuccherate. Introduciamo poi, già dai primissimi anni di vita, pane, riso, fiocchi di mais, fiocchi di avena e altri cereali integrali ricchi di fibre, che non vengono assorbite ma che hanno il prezioso compito di fare massa nell’intestino accelerando la peristalsi e facilitando quindi lo smaltimento delle feci. Inoltre, fungendo da substrato per la fermentazione batterica, le fibre assumono il ruolo di prebiotici e migliorano la produzione di vitamine e di altre sostanze utili all’organismo. La dose giornaliera consigliata
NON HA SENSO PRETENDERE CHE IL BIMBO EVACUI OGNI GIORNO, E QUINDI NON È CORRETTO APPLICARE SUPPOSTINE O ALTRE MISURE VOLTE A STIMOLARE LA DEFECAZIONE IN MANIERA ABITUALE a questo proposito ricordiamo che nella stragrande maggioranza dei casi la stitichezza dei bambini si cura a tavola. Inventiamoci tutti i modi possibili per proporre le verdure (che svolgono egregiamente
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di fibra va dai 20 ai 35 grammi per un adulto, mentre nei bambini la razione giornaliera raccomandata è di 5 grammi più 1 grammo moltiplicato per l’età. Ad esempio, per un bambino di 5 anni è di circa 10 grammi, mentre un bimbo di 3 anni dovrà assumere 8 grammi di fibra al giorno. La terza regola è consumare i pasti con regolarità. Ovvero è importante non solo come si mangia, ma anche quando si mangia: consumare i pasti ad orari fissi educa l’intestino ad una sana routine, mentre mangiare ad orari sempre differenti potrebbe renderne più difficile e saltuaria l’attività, favorendo la formazione di feci dure. Anche mangiare troppo velocemente o saltare addirittura i pasti non aiuta l’attività dell’intestino. E mai si dovrebbe permettere ai bambini di saltare la prima colazione. Oltre a favorire un
comportamento intestinale lento o irregolare, ricordiamo infatti che proprio durante questo pasto il bambino assume le sostanze in grado di migliorare la sua capacità
UN’ATTIVITÀ FISICA COSTANTE, È INDISPENSABILE PER UNA BUONA DIGESTIONE, PER UNA CORRETTA MOTILITÀ DELL’INTESTINO, PER LA PREVENZIONE DELL’OBESITÀ E PER ABITUARE IL BAMBINO AD INVESTIRE TEMPO IN ATTIVITÀ SANE E SOCIALIZZANTI di memorizzazione e concentrazione, con ripercussioni positive sul profitto scolastico. La quarta regola è infine quella di evitare l’eccesso di televisione, computer o
videogiochi, dal momento una vita troppo sedentaria tende, nel tempo, a rendere l’intestino sempre più pigro. Un’attività fisica costante, almeno bi o trisettimanale, è indispensabile per una buona digestione, per una corretta motilità dell’intestino, per la prevenzione dell’obesità e per abituare il bambino ad investire tempo in attività sane e socializzanti. Se poi vediamo che il bambino si lamenta e deve sforzare per evacuare feci secche e dure può essere aiutato, ogni due-tre giorni, con un microclisma, meglio se a base di miele e complessi naturali che stimolano delicatamente e hanno anche un’azione protettiva e lenitiva della mucosa rettale, utile contro fastidio e arrossamento. L’uso del miele per via rettale induce infatti uno stimolo non aggressivo di attivazione della defecazione, senza provocare disidratazione e irritazione locale.
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