Ermanno Bellio | Luca Scaldaferri | Marco Schiavon
FRAMMENTI MONOLOGO PER DUE VOCI
Il libro viene rilasciato con licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate Italia 2.5. Tu sei quindi libero di riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e recitare quest’opera alle seguenti condizioni. Attribuzione: devi attribuire la paternità dell’opera nei modi indicati dall’autore o da chi ti ha dato l’opera in licenza. Non commerciale: non puoi usare quest’opera per fini commerciali. Non opere derivate: non puoi alterare o trasformare quest’opera, né usarla per crearne un’altra. Ogni volta che usi o distribuisci quest’opera, devi farlo secondo i termini di questa licenza, che va comunicata con chiarezza. In ogni caso, puoi concordare col titolare dei diritti d’autore utilizzi di quest’opera non consentiti da questa licenza. http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it Proprietà letteraria riservata Ermanno Bellio, Luca Scaldaferri, Marco Schiavon, Frammenti © 2009 Prodotto da Spazio Sputnik Progetto grafico e impaginazione: Mirko Visentin www.spaziosputnik.it In copertina: Cartolina. Elaborazione grafica di Marta Pasqualato Finito di stampare nel mese di novembre 2009 presso Andersen Spa di Boca (NO) per conto di MiMiSol Edizioni – www.mimisol.it
Ermanno Bellio | Luca Scaldaferri | Marco Schiavon
FRAMMENTI MONOLOGO PER DUE VOCI
Preludio
Il cortile interno del Castello, è notte. Entra un portiere, è alto e biondo, robusto, le gote arrossate, barcolla mentre si bussa dall’interno.*
portiere (ermanno) Eh, questo sì che si chiama bussare un cristiano che fosse, putacaso, a custodir la porta dell’inferno, starebbe bene a girare la chiave! Eravamo arrivati fin là, sulle tavole di un palcoscenico, a rappresentare il Macbeth. Ognuno la sua parte, piccola o grande, drammatica o comica. Eravamo partiti qualche anno prima, quasi per scherzo. Una piccola esperienza nata in un Liceo Scientifico, l’aggregarsi casuale di insegnanti appassionati e di studenti curiosi. Bussano ancora.
Bussa, bussa! Chi è là, per Belzebù? Forse sarà un fattore di campagna * Shakespeare, Macbeth, Atto I, Scena III.
Preludio
che s’è impiccato nella vana attesa d’un raccolto abbondante... Avanti, avanti! Caschi al momento buono; porta con te abbastanza fazzoletti: qua ci sarà da sudare un bel po’. Nessuna preclusione, nessuna selezione, nessun corso specifico: l’eccezione stava proprio in questo, insegnanti di qualsiasi materia appassionati di teatro, studenti di diverse classi che si riunivano per recitare. Bussano ancora.
E toc, e toc ! Chi è per l’altro Diavolo? Bussano ancora.
E fu una scoperta! Un rimescolamento di conoscenze. Chi sapeva di musica, chi disegnare le scene, chi procurare gli oggetti più disparati. Bussano ancora.
Toc, toc ! E bussa, bussa! Chi va là? Scommetto che stavolta è un sarto inglese arrivato quaggiù perché ha rubato
Frammenti
su qualche paio di braghe francesi. Accòmodati, sarto: qui avrai modo di ben scaldar il tuo ferro da stiro. Ricamare la propria parte, il gesto e la parola. Dar forma ai discorsi, al tempo e allo spazio. Bussano ancora.
Bussa, bussa!... Mai pace!... E tu chi sei? In verità, per essere l’inferno, questo posto mi pare troppo freddo. Basta di fare il diavolo-portiere! Me l’aspettavo che avrei fatto entrare uomini e donne d’ogni professione che su un sentiero fiorito di primule se ne van tutti all’eterno falò. Quei segni neri che prendevano vita, eravamo noi a farle vivere, le pagine di libro stropicciateappuntatemacchiatesudate. Fra le scene e gli oggetti, eravamo corpi vivi sulla scena. Bussano ancora.
Un momento, un momento, vengo subito!
Preludio
È per questo che qui le parole, queste parole di Shakespeare, prendono forma, si ripiegano in un gesto, in un ammiccamento, si slanciano incerte o veloci e poi impacciate sulle labbra di un portiere alticcio. Di Ermanno, portiere di Shakespeare e di Edoardo, sul palco Raffae’ indaffarone o Miche’ consigliere... Se uno vulesse sta’ a sèntere i sogni... io, per esempio, non mi sogno mai niente. ’A sera mi corico stanco che iddio la sa... ragazzo, sì. Quando ero ragazzo mi facevo un sacco di sogni... ma sogni belli... certi sogni che mi facevano sognare così contento, che mi veniva la voglia di uscire, di lavorare, di cantare. Certe volte mi facevo dei sogni talmente belli che mi parevano spettacoli di operetta di teatro... e quando mi svegliavo, facevo tutto il possibile di addormentarmi un’altra volta per vedere se era possibile di sognarmi il seguito... Ma allora la vita era un’altra cosa...*
* E. De Filippo, Le voci di dentro, Atto I.
Frammenti
Notte fonda, in uno scantinato tre amici discutono animatamente.
ermanno No, non capisci! Il condor ci vuole! luca Macchè condor... cosa c’entra adesso? Non siamo mica nella savana... ermanno Intanto il condor non è nella savana... luca Sì, lo so, dicevo savana così per dire. ermanno Ecco, dice così per dire anche il personaggio, è proprio quella la battuta! luca Ma la battuta c’è già... marco Scusate... ermanno No, dai, il condor ci vuole proprio, sento già come dirò la battuta: «Cos’era... un coondooor!?».
Preludio
luca Detta così suonerebbe anche bene, ma il condor non mi piace... marco Scusate, ma se... ermanno Perché no?... dai, dai è bellissimo! luca Sembra una battutina da cabaret... ermanno Sì, lo so, ma ci sta lo stesso. marco Scusate! Se la storia del condor la decidessimo dopo, visto che sono già le due di notte, siamo solo a metà monologo e tra due giorni dobbiamo spedire tutto al concorso... forse sarebbe meglio sistemare il resto, no? ermanno e luca Beh... sì forse è meglio deciderlo dopo. ermanno Comunque il condor sì. luca No, il condor no!
Frammenti
Queste discussioni andavano avanti per ore: gli argomenti preferiti erano le virgole, i puntini di sospensione e la battuta del condor, appunto. Se i dettagli creavano dei problemi, testo e contenuti ci mettevano tutti d’accordo, così come avevamo deciso che sarebbe stato Ermanno a recitarlo. È stato così che Frammenti, titolo anch’esso molto discusso, è riuscito a vedere una sua stesura definitiva per essere spedito ad un concorso di monodrammi. La risposta della commissione esaminatrice fu una delle solite e famose lettere del tipo: «Grazie per averci fatto pervenire il vostro lavoro... bla, bla, bla... siamo però spiacenti, i candidati erano numerosi, bla, bla... voi comunque non siete stati scelti... distinti saluti, etc...». Speriamo che qualcuno in commissione lo abbia anche letto. Poi... abbiamo perso Ermanno... Ci siamo ritrovati spesso a leggere e a correggere il testo scritto insieme: era come poter discutere ancora un po’ con lui, quasi ci fosse ancora. Riuscire a rappresentare Frammenti è diventato per noi un bisogno: completare un lavoro interrotto e proseguire un percorso iniziato assieme. Con tutti i tentativi di portare in scena il nostro monologo ci sarebbe il materiale sufficiente per scrivere una commedia...
Preludio
«Testo interessante ma troppo difficile.» «Testo facile ma troppo poco interessante.» «Mi piacerebbe farlo ma non ho tempo adesso; sapete com’è...» «Potreste provare a tagliare il testo in tante striscioline e rimontarle in modo pseudo casuale, forse così funziona...» «Bello, ma per farlo quanto pagano? Niente? Ah... allora potrei suggerirvi un bravissimo attore...» «... sì, è un testo un po’ così, forse bisognerebbe cambiare qualcosa...» «Ma lei ha letto la parte della metropolitana?» «Metropolitana? c’è anche una metropolitana?!?» ... e così via. Questa pubblicazione fa sì che Frammenti possa avvicinarsi al palcoscenico: è il nostro obiettivo. Pensiamo che Ermanno ne sarebbe contento... anche perché, alla fine, il condor è rimasto al suo posto!
Frammenti
Frammenti
Personaggi voce interna Uomo maturo ingrigito dalla vita. voce esterna Voce dello stesso attore che impersona l’uomo maturo, ma registrata con un timbro impersonale, quale la voce di un annunciatore.
La scena All’estrema destra, verso il proscenio, è la poltrona sulla quale è appoggiato un asciugamano; più a sinistra, sul fondo, un letto con a lato un comodino con sveglia; più a sinistra un attaccapanni, da cui pendono del vestiario, una vestaglia, un ombrello e la Maschera, posta in modo tale da poter essere illuminata; sotto all’attaccapanni vi è una tastiera di computer, nascosta; ancora più a sinistra e un po’ più avanti una sedia.
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Prologo Sipario chiuso, buio in sala.
voce esterna (con tono da fiaba) C’era una volta, anzi, c’è adesso in questo teatro un attore; cosa ci faccia, esattamente, non lo sa neppure lui; come del resto non sa quali siano le motivazioni che vi hanno spinto fin qui, né cosa vi aspettiate che egli vi reciti. Potrebbe, chissà, raccontarvi una storia del passato con principesse, cavalieri e castelli oppure immergersi in un futuro popolato da mostri e cosmonauti... ridere, piangere... Perché vogliamo tutto questo dal teatro? Chissà... Per alcuni è desiderio di evasione, per altri, addirittura, è pensare di non essere più se stessi, fuggire da questa ad altre realtà... insoddisfazione, infelicità, frustrazioni... chi può dirlo? Eminenti studiosi hanno sostenuto che queste sono condizioni a cui l’umanità è condannata. Ma il mondo, così com’è, non l’abbiamo costruito noi? L’uomo vede la natura come qualcosa di molto lontano e a volte crede persino di potersene stare tranquillo e protetto nella sua gabbia tecnologica. Sarà poi vero? Sipario.
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Ancora buio, dopo una breve pausa.
voce esterna (asettica, quasi metallica) Mattina, ore 6, 50 primi, 47 secondi. Temperatura: 5 gradi Celsius. Pressione atmosferica: 1011 millibar. Tempo: variabile. Milano, Corso Lodi 365, interno 3, 2° piano. voce interna L’attore, rannicchiato nel suo letto, con un paio di boxer e maglietta, comincia a balbettare come un bimbo piccolo che pronuncia le prime paroline; a poco a poco il parlato diviene sempre più comprensibile fino a farsi del tutto intellegibile e “adulto” quando inizia l’incubo. Contemporaneamente dal buio si passa ad una luce tenue, soffusa, molto bassa.
mmm... m... mm... ma... ma, mama... papa... pama, papa... mela, poma... mama e nona te da ate e cuco e pepi... memela pappa... ti ca co cuco. Bei bumba bona a upi me, mia... bau... babau buto... bruto babau cativo... cattivo... incubo: la luce sfuma verso una tonalità tetra, sempre tenue. Maschera illuminata di bianco.
No, ancora tu... Dove sei? Mostrati... vado via, non starmi addosso, giù, giù!... vuoi uccidermi? Perché me lo chiedi? Me lo chiedi,
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me lo chiedi!!!... tu non sei... vai via!... non ci sei... mi insegue... nooo... aiuto... Pausa.
Stai là, non avvicinarti... nuvole, fuoco, alberi... non so... vuoi cosa... non lo so, non lo so... infinito... circondi me... piccolo, piccolo... frammenti... ahhh!!! L’incubo è terminato. Breve pausa. La luce torna alla tonalità iniziale. Diminuendo l’intensità di voce, l’attore torna a bofonchiare.
... Ferretti? l’ha già fatto... distinte estinte... No, nonononono dai... dai... Pausa, per tornare ad uno stato di quiete prima della nascita/sveglia. Improvviso lampo di luce bianca, dal fondale sul pubblico. Subito di seguito si sente la sveglia-vagito. Sul palco, intanto, la luce cresce fino al secondo suono della sveglia. Il suono della sveglia, molto fastidioso, è un vagito di bambino mescolato ad un comune suono di sveglia.
Mhhh... nooo!... la sveglia, maledetta!... ancora cinque minutini, ini, ini... dai... piccoli, piccoli, poi mi alzo subito, promesso... che bello morbido... si sta così bene qui... perché bisogna alzarsi? (si rigira) ... caldo... tenero... umido... bello, bello...
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Secondo suono di sveglia, luce normale: è mattina.
Ahhh!! Vigliacca, così a tradimento... non hai pietà... assassina, sadica... sì, sei sadica (si alza, prende la sveglia e la scaraventa per terra) e masochista... dì che ti piace essere buttata per terra... guardala là, tutta contenta con le lancette che sorridono... te lo dico ogni giorno che non devi suonare così forte, mi fai prendere un colpo, ma tu niente, imperterrita, continui sempre a farmi lo stesso scherzo, lo sai poi come va a finire... se insisti vuol dire che ti piace e allora, se ti piace, sei masochista... (sbuffa seduto sul letto) e anche oggi siamo venuti al mondo. Mentre parla la voce esterna, inizia ad alzarsi e a prepararsi per uscire.
voce esterna Parto cesareo: operazione addominale che permette di estrarre dall’utero il feto, la cui espulsione per via vaginale è impossibile o pericolosa. Per molti anni si è discusso sull’origine del termine “cesareo”; secondo alcuni questo nome si deve a Giulio Cesare, «Caesar ab utero coeso», altri invece... voce interna Altri invece la mattina non fanno tutta questa fatica per alzarsi... io invece sì, avrò la pressione bassa, o forse un lavoro che non mi
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piace: lì davanti a quel computer tutto il giorno, battere, battere pulsanti, dati da inserire, a volte li schiaccio così forte quei tasti, che sembra quasi che voglia ammazzarli tutti... e poi quell’altro imbecille del Ferretti (imitando) «Lo sai che cosa ho visto ieri? Un film bellissimo...». Lui ha sempre mangiato cose buonissime, conosciuto persone interessantissime, visto paesi bellissimi... tutto bellissimo per lui... sono sicuro che se gli dessi una martellata sui coglioni direbbe che ha goduto tantissimo, imbecille... almeno, quando uno dorme, è sicuro di non incontrare persone così, nemmeno negli incubi peggiori... io invece ogni giorno ce l’ho là davanti in ufficio. Si sposta al proscenio e si guarda allo specchio, che è poi il pubblico; commenta il suo brutto aspetto e poi si lava mimando l’atto; torna indietro in cerca dell’asciugamano.
Mamma mia che brutta faccia stamattina... mi faccio quasi impressione... Dov’è l’asciugamano?... L’avevo messo qui ieri sera... oh sì, eccolo... The towel... The towel is on the desk, yes... no... is on the... va be’. Che ore sono? 7 e 10, sono già in ritardo, come al solito (indica l’orologio) eccoti qua, tu sei l’alleato di quella lì (indica la sveglia) amici per la pelle voi due, eh?!?... non c’è una volta che mi regali un minuto; sempre preciso,
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perfetto, puntuale, non sei mai in anticipo: se almeno ogni tanto andassi un po’ avanti, uno potrebbe dire: «Sono le 7 e 12, ma tanto il mio orologio ruba sempre qualche minuto, quindi ho un po’ di tempo in più». Ci sono tanti bravi orologi che non fanno il loro dovere e non tiranneggiano il loro padrone come invece fai tu. Per esempio quello del Guglielmini, con tutti quei colori vivaci... essenziale, discreto, senza le tacchette... non si riescono a leggere né le ore, né i minuti, né i secondi... tutto ad libitum... e invece tu... Gesticola sottolineando i commenti della voce esterna, in riferimento al suo orologio.
voce esterna Krono-time: l’orologio che fa girare il mondo; quadrante a lancette alogene, microtacchette per la tetropilloctomia del secondo, espressione dell’ora in cifre arabe, romane, fenice, aramaiche antiche e moderne, munito di termometro, cronometro, goniometro; fasi lunari, gioviane e della pulsar xp19876. E per ogni evenienza clessidra d’emergenza. Inimitabile, unico... voce interna ... Rompiballe che ti perseguita in continuazione. (si dirige verso un’immaginaria finestra) Vediamo che tempo fa... dicevano variabile
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con possibili schiarite... (sorride sarcasticamente) Guarda qua, bello!... bello... se non fosse per quelle strane cosine che caparbie continuano a precipatarsi sull’asfalto da quei nuvoloni neri, si potrebbe anche dire che il tempo è bello... possibili schiarite... sì... pioggia a dirotto! Tutto grigio, freddo, bagnato... Dopo aver osservato fuori della finestra continua l’azione e mette su latte e caffè.
... quelli delle previsioni... mi fanno sempre venire in mente un vecchio proverbio di montagna, aspetta... com’era? «Se l’Antelao ga el ciapel o che piove o che fa bel». Loro dicono: «Proverbi popolari che non significano nulla...» allora ditemi voi che cosa significa “tempo variabile”: o piove o fa sole, non si sa. Però quando sentiamo “variabile” ci sembra una cosa scientifica... va be’, sull’atmosfera la scienza è ancora un po’ indietro (impugna il tubetto del dentifricio e con sicurezza declama) ... invece sui dentifrici!... guarda qua: quando le carie lo vedono impallidiscono! Contemporaneamente alla voce esterna legge sul tubetto.
voce esterna gp7 contiene un agente antibatterico che combatte efficacemente l’accumulo della
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placca batterica, che è la principale causa dei disturbi gengivali; le gengive inoltre possono infiammarsi ed addirittura ritirarsi, indebolendo la tenuta dei denti con conseguente caduta. voce interna Toh!... (accompagna l’esclamazione con un gesto; poi legge sul tubetto di dentifricio) Glicerina! Tetrapotassio pirofosfato! Peg 6! Tetrasodio Pirofosfato! Fluoro! Triclosan! Sodium Leuryl Sulfate! Xantum Gum! Andate ed ammazzate tutta quella maledetta placca batterica!!! (mentre si lava i denti) Tutti quei maledetti batteri vedranno adesso che cosa gli capita. Durante la descrizione cambia espressione del volto fino al disgusto, sputacchia.
voce esterna I particolari agenti emulsionanti complessati alla pasta del nostro dentifricio aggrediscono le membrane cellulari dei batteri Gram positivi e Gram negativi compromettendo irreversibilmente l’equilibrio osmotico del battere, il quale non può fare altro se non agonizzare trascinandosi sfracellato con tutte le proteine di fuori. Alla fine dei nostri microscopici aggressori non rimane altro che il protoplasto putrescente e mucillaginoso. Nulla sfugge alla pasta gp7!
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voce interna Puh! (sputa fuori il dentifricio schifato) ... Requiescant in pace... Fatta anche questa. 7:16, che tardi! Il latte è quasi caldo... il caffè? Manca ancora un pochino. Chissà cosa direbbero le mucche se sapessero dove va a finire tutto il latte che producono. Farebbero lo sciopero della fame, mangiando merendine e bevendo caffè, così dopo verrebbe fuori direttamente latte macchiato... oppure farebbero i cobas della mucca Carolina: “Vogliamo che i nostri vitelli bevano il nostro latte e non mangino mangimi artificiali... bevete più latte, il latte fa bene...”. Viene su il caffè che lui guarda in attesa.
Ecco il caffè che sta venendo su. voce esterna Caffè: pianta tropicale sempreverde con fiori bianchi e frutti a bacche scarlatte. I frutti vengono tostati e macinati producendo una polvere di colorito bruno scuro; quest’ultima viene pressata in appositi congegni dove l’acqua, raggiunta la temperatura d’ebollizione, 100° C, sale in un piccolo condotto entrando in contatto con la polvere e producendo... Si sente il gorgoglio della moka.
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voce interna Sì, ecco, ci siamo... bello schiumoso, caldo... colore “a manto di monaco”. Inizia a sorseggiare il caffè; continua poi a vestirsi.
Gusto inconfondibile! Ci fosse un po’ più di tempo per poterlo gustare. Il tempo è denaro, noi siamo poveri, quindi non abbiamo tempo... povero... se vinco il Superenalotto che ho giocato ieri... 12 milioni di euro... altro che povero... 12 milioni?! Che cosa ci faccio con tutti ’sti soldi? Devo prendermi una vacanza per pensarci... ah ecco, il latte è pronto; eh, e non ho neanche il tempo di berlo... comunque finisco di lavorare e mi faccio dare anche la pensione, che quel tirchio del mio capo non creda di cavarsela così, i contributi li ho versati e la pensione la voglio... Cazzo che tardi, devo andare... ho tutto... sì, giacca... scarpe... cravatta... fazzoletto? Manca... ah no, no eccolo qua... valigetta, chiavi (esce di casa e fa il gesto di chiudere la porta) l’ombrello! Sapevo di dimenticarmi qualcosa... ci sono dei momenti in cui sei sicuro di lasciare a casa qualcosa, ma non sai cosa... beh, adesso no. Rovista sull’attaccapanni e urta la maschera che cade a terra. La raccoglie e la maneggia indifferente per riappenderla, guardandola come dire: “Proprio ora doveva cadere, ma che ci fa qui?”; agguanta l’ombrello, poi esce.
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Il colpevole è lui (mostra l’ombrello) che è anche rotto, dovrò farlo riparare... già rotto? L’ho appena comprato... ah no, questo non è il mio, è quello che ho preso al bar quando mi avevano rubato quello nuovo... ladri... sono arrivati, avevano bisogno di un ombrello e hanno scelto il mio... io cosa dovevo fare, prendermi la pioggia per colpa loro? Ho fatto, per così dire, uno scambio, qualcuno rimarrà senza, forse... io no, per fortuna (guardando l’orologio) l’umanità sa chi ha inventato il telefono, l’aeroplano, il telegrafo... ma l’orologio, no! Non ce l’hanno mai detto... sono furbi loro... se solo si sapesse il nome di quello che ebbe la malsana idea di inventare i minuti e le ore, lo si riempirebbe di insulti ogni giorno. Si siede su di una sedia che simboleggia un’automobile; tenta di avviare la macchina; rumori dell’avviamento.
Perché la macchina non parte questa mattina? Dai bella, dai, che sono in ritardo. Proprio oggi dovevi metterti a fare la stronza... cos’è che hai?... che non sia il motore... o forse la carburazione... Durante i commenti della voce esterna, continua i tentativi sempre più innervosito dalla situazione.
voce esterna Formazione della miscela di aria e benzina
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nel carburatore, da cui passa al cilindro dove viene compressa dallo stantuffo ed accesa da organi avvitati nella parete della camera di combustione dei motori a scoppio, detti... voce interna ... le candele! saranno mica le candele sporche... voce esterna ... organi a forma cilindrica che scoccano le scintille per l’accensione della miscela d’aria e di carburante. voce interna ... magari è la cinghia... voce esterna ... di trasmissione: nastro a sezione costante che consente di... voce interna (sbottando) Ho capito, sì, ho capito. Tanto anche quando lo so, la macchina non parte lo stesso... (pensa, poi si illumina) porca vacca, la benzina!... la spia è rotta e ieri mi sono dimenticato di fermarmi al distributore; oggi sono in sciopero, che sfiga! Si sposta, affrettato nei gesti, verso il proscenio.
Fossero dei ferrovieri, capirei, non hanno
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mai fatto un cazzo! Ma i benzinai... cosa si mettono in testa anche loro... che poi quando scioperano così rompono le palle solo a noi poveri cittadini, le multinazionali se ne fottono... hai delle difficoltà? Sìì? Be’, parliamone, ma non create dei problemi anche a me, altrimenti siamo in due a star male... Io potrei essere anche solidale, basta che non rompano troppo le balle, perché se no mi incazzo... e cazzo se mi incazzo!... Prenderò la metropolitana; speriamo che almeno quella funzioni... Verso il pubblico; continuerà a gesticolare durante la battuta della voce esterna.
Se qualcuno mi desse un passaggio... figuriamoci... egoisti nati! Spero che finisca la benzina anche a voi, bastardi! voce esterna Frustrazione: in psicoanalisi e in psicologia situazione endogena o esogena che impedisce il perseguimento di uno scopo o interferisce con esso. La frustrazione agisce tanto a livello della coscienza quanto del comportamento manifesto. voce interna Ecco l’entrata della metro, finalmente: si va nel sottosuolo! Quanta gente... dove si comprano i biglietti? A quel giornalaio? Dove c’è
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quella coda? Nooo! Tutti la metropolitana devono prendere stamattina?! Si mette in coda e ne mima il movimento fino a quando si ferma dal giornalaio per acquistare un biglietto.
Dai muovetevi che sono in ritardo... Cosa dicono i giornali? «Mega incidente sulla a4»; «L’inflazione sale», bene!; «Pericolo meteoriti», uh, adesso c’hanno la mania... useremo ombrelli d’acciaio... Perché è così lento quello?... Sembra sia d’accordo con i benzinai; guardalo: pacifico, beato... con comodo sa, mi raccomando!... Oh, ecco, uno, sì... Quanto costa? 1 euro... ma cos’è? È aumentato... no, è da due mesi che ha lo stesso prezzo, se continuano così non fai neanche a tempo a prendere due biglietti uguali allo stesso prezzo (imita) “Scusi mi da un biglietto... 1 euro... già che ci siamo me ne venda un altro... 1 euro e 50... complimenti!”... Cosa vuoi? La moneta? Non ce l’ho, mi dispiace; se costasse meno forse me ne sarebbe rimasta un poca!! Si avvia di fretta al binario.
L’orologio ormai manco lo guardo, servirebbe solo a farmi star male. Devo obliterare... compro il biglietto, cosa serve metterci il timbrino sopra!... (guarda l’orologio) ... e tu,
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cosa vuoi? Sono in ritardo pauroso, lo so e allora!? Eh?!... spacca i minuti, spacca i secondi, spacca i millesimi di secondo... spacca le palle! Trita tutto lui senza pietà: tempo, cose, persone (sbatte l’orologio ripetutamente per terra) se almeno qualche volta non funzionasse, uno se ne potrebbe stare un po’ più tranquillo... ma tanto lui è infrangibile (getta via l’orologio) ... e non tornare più a casa! Hai capito?! Sì, perché quello c’ha anche la ricerca satellitare: quando lo perdi te lo riportano indietro! Piccola pausa.
Che ore sono adesso? se questa metro arrivasse... È lui? Sì, meno male. Rumore della porta automatica; su questo rumore si accende il cono di luce che rappresenta il vano del metrò; quando l’attore vi entra il cono si stringe a rappresentare il progressivo accalcarsi dei passeggeri attorno al personaggio.
voce esterna Porta automatica: congegno meccanico comandato dal personale di bordo, integrato con un circuito elettrico che, in seguito alla pressione del polpastrello sull’apposito pulsante dispone l’apertura della porta per l’ingresso in vettura.
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voce interna (si appende con la destra alla maniglia) Ecco la fiumana di gente... i condannati al lavoro. La discesa agli inferi: le luci gradualmente tornano alla tonalità dell’incubo; cono di luce sulla maschera; muta completamente il tono della recitazione; non è più il personaggio a parlare.
Se Dante vivesse ai giorni nostri metterebbe le anime dannate, invece che su di una barca, in una metropolitana guidata da Caronte Non isperate mai veder lo cielo: i’ vegno per menarvi a l’altra riva ne le tenebre etterne, in caldo e ’n gelo. Massa di carne umana che sale, scende, si scarica sui marciapiedi. Fiume, foce, rivo, cascata, metro cubo, cc, scarico, sub, tropicale, pesce plastificato in freezer, ghiaccio, cubetti, sciolto, splash, bere, deglutire, digerire, espellere, scrosciare, psssh, ah!... fatto! Si richiude la porta e la metropolitana riparte; dentro la galleria, un rumore un po’ inquietante. Tutti stretti, impacchettati – quante volte l’ho sentita questa! – come merce, già!, merce... Parlano tutti pochissimo, zitti, mugugnanti per essere così stipati, ma con
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tenti di stare qui e non su un’isola deserta a morir di fame... Non è poi meno deserto questo vagone, pieno di formiche sole, che corrono di qua e di là, affannandosi alla ricerca di chissà quale misterioso tesoro; afflitte da stress, ulcere, emicranie... fermati, no!, fermati, no!, fermati, no!, la mia fermata non è ancora arrivata... ma dove devi andare?... Avanti e allora scorre si ferma apre vomita chiude, riparte ed è una galleria e poi la luce scialba e poi la galleria e poi la luce, Climax-anticlimax fino ai puntini; è la metropolitana che corre.
e luce e galleria luce galleria luce galleria... fino a che si confondono e il buio si disegna di specchi al neon, in cui s’agita un’ombra informe di anime stizzite, fuse e confuse, teste ciondolanti, arti appesi... È poi un sussulto e l’ombra si decompone alla luce di ogni stazione – apre vomita chiude – e di nuovo via chi verso il tran tran del silenzio quotidiano, chi verso il buio della galleria dove l’ombra si riaffaccia, ora di nuove anime composta. Ci diamo il turno nelle viscere del buio collettivo. Un po’ io, un po’ tu... tu chi? Facendo finta di dare la mano a un personaggio immaginario.
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Mi farebbe veramente piacere conoscerla! Non importa, ma confonditi e fai l’ombra; per un po’, fino a che le porte non si apriranno per te. E allora, altro turno altra corsa... tanto Caronte fa la spola... e con occhi di bragia tutti ci raccoglie... e quando poi ti scaraventa a terra, non fermarti, non pensare, corri al tuo loculo e produci affaccenda trivella insulta corpora scorpora incorpora seduci pizzica bazzica agita ghermisci stupisci conteggia indietreggia borseggia palpeggia saccheggia soggiaci sospetta sospendi sospira invidia adira deriva, (lieve incertezza e poi) deriva deriva le onde del mare, i flutti, le creste, la spuma, una zattera e deriva deriva deriva c’è un’isola ormai sperduta che non segue la deriva deriva di queste regole deriva deriva deriva esiste alla deriva un mondo fuori deriva che deriva deriva che deridiamo deriva derelitti depravati deriva denigriamo deriva la deriva deriva del pensiero deriva ma non ci accorgiamo deriva del nulla che deriva deriva nella gabbia deriva deriva ci sopraffà deriva fino a quando deriva deriva la parola deponiamo ormai in deriva anch’essa in deriva deriva deriva deriva deriva deri... Cambio improvviso; ritorno alla situazione precedente.
Sì, d’accordo, ma questo qui di fianco ha le ascelle che sono qualcosa di insopportabile;
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se si lavasse un po’ ogni tanto... forse non sente il suo odore... allora bisogna che qualcuno glielo faccia capire... Oh scusi, non l’ho urtata a posta... sorride, ma dentro di sé mi avrà già mandato a quel paese. Quale paese? L’inferno, no? Lo sai! “Quel paese” è l’inferno, un po’ come qui sotto terra: buio, noia, puzza di stanchezza... frena... Deve scendere? Passi pure, io scendo alla prossima... apre, chiude, riparte... dopo la prima fermata le altre sono tutte uguali... Scende e si spegne la luce del metrò.
Ancora 5 minuti e sono in ufficio. Farò un ritardo di un quarto d’ora... be’, poteva anche andare peggio, adesso bisogna che mi sbrighi però! (sorriso di soddisfazione) Ferretti!! Anche lui in ritardo! Tanto sarà felice lo stesso, come al solito... Ciao, tutto bene?... Figuriamoci se non mi doveva dire di sì... Sali in ascensore?... Fa le scale, così si tiene in forma... Bravo Ferretti, bravo!... Ieri ho letto sul giornale che a uno che faceva le scale è venuto un infarto. (saluta con la mano) voce esterna Infarto: processo necrotico acuto del miocardio, causato da un’improvvisa interruzione dell’apporto di sangue al tessuto colpito, a seguito di trombosi, embolia, spasmo coro
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nario. Il tessuto affetto è sostituito da tessuto necrotico, meccanicamente ed elettricamente inerte. voce interna Buon giorno capo... in ritardo... eh sì, mi si è rotta la macchina... chissà se se l’è bevuta; in realtà è un po’ vera come scusa... l’importante, quando si dicono delle balle, è che deve esserci sempre un fondo di verità, altrimenti non funzionano... Ciao Giovanna... ciao, ciao, ciao... dove cavolo mi hanno cacciato la sedia; ah, è là... devono sempre spostarla. Saluta i colleghi e va a prendere la sedia che rappresentava l’automobile, per portarla al proscenio, dove è situata la sua scrivania immaginaria; recupera la tastiera da sotto l’attaccapanni.
Eccoci qua. Si siede ad un tavolino su cui è una tastiera; fa il gesto di accendere il computer, beep di computer.
Si parte (beep)... ciao scatoletta di cacca telematica (beep)... quanto è stupido, questo l’hai già detto (beep)... insiste, vuol fare di testa sua! Chi credi di essere?
Frammenti
voce esterna pentium mmx, 166 mhz, 32 mega di ram
voce interna ... oh, adesso mi fa la storia di tutto il suo albero genealogico...
(beep) pci bus 311 dischi floppy 3,452 mb
sua mamma era una calcolatrice e il papà un tostapane... e così è nato lui...
(beep) porte parallele e trasverse implementazione bin 2000 exe 700u
(beep) wave out sb16 wave in midi mapper supper plotter eide scan disk
... poi il padre tradì la mamma con una stampante laser e lui, il piccolo computerino non riuscì più a scrivere un testo decentemente... ... trauma infantile Finalmente si può cominciare
(be-beep)
... bravo... vai avanti... sì, ok
con licenza parlando, una vera bestia nel
va bene... ma io devo fare le due colonne...
Frammenti
mio campo!
avanti
formato, paragrafo spaziatura, prima, 9.5 pt cd8 tabulazioni tabulaz az az az aztatatat.... aaaaazzz...
cosa fa... no, aspetta... fermo... fermo...
(beep) (bebeeep) (beep beep bebeep) (Beep beep beep bebebeep beep bebep peebbebeppeebeep...)
Cazz...o è andato in loop! Ma va’ fa’n beep tu e tua madre calcolatrice buonanima... Si sarà offeso per quel che gli ho detto prima (trafficando sulla tastiera) Proviamo così... niente ha deciso che basta... niente da fare... bisogna ricominciare tutto da capo (facendo il verso) beep beep beep beep, sai dire solo questo tu!
voce interna ... però la Giovanna che tette!... Ciao!... Sì, sorridi, fa finta di niente che ti darei una spupattolata a quei due air bag di serie.... ti
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piacerebbe eh, brutta porcellona?! E se poi ha il seno rifatto? voce esterna Seno: mammelle femminili, anche una singola mammella... ehm ehm... cioè... seno... se-no... funzione trigonometrica in un triangolo rettangolo esprime il rapporto... voce interna (ironico) Sì, funzione trigonometrica... dicono che noi uomini pensiamo sempre a quello, ma non capisco perché le donne si devono mettere ’ste robe addosso così scollate, vuol dire che vogliono che gli si guardi le tette!, altrimenti non so io... certe volte vanno in giro con dei vestiti così attillati... e il topless?, è proprio necessario che si abbronziono proprio lì?... Mah!... Il computer ricomincia a funzionare.
Si è rimesso a funzionare, vacanza finita! Ok, bene. voce esterna ok, welcome
voce esterna Sì, ciao
options in text ok
Non così, più ampio...
let a= in bar 21
Sì dopo procedi...
Frammenti
choose the best one syntax error visualizza all yes
Perché non si clicca più adesso? Ti sei proprio svegliato male stamattina, eh scatoletta?
continua
Cosa what vuoi tu?!?
voce interna Cosa sta facendo Ferretti?... ci prova con la Giovanna... eh! forse potrebbe avere qualche speranza se lei non sapesse che lui porta il parrucchino... e poi dovrebbe mettersi dello scotch alle orecchie, perché così a sventola sono anche pericolose: potrebbe farsi male sbattendo contro gli stipiti delle porte quando passa... voce esterna Beep beep... voce interna Sì può cominciare a trascrivere: hong kong 1027.5: -3.25%; tokyo 1679.1: -2.24; londra 5582.3: +0.54%; new york 8370.1: +0.01%. Crollo delle borse asiatiche... e i gialli se la sono proprio presa lì questa volta. Certo che investire in borsa è proprio un bel casino, un giorno vinci, un altro perdi... peggio che scommettere sui cavalli... e coi fondi pensione noi dovremmo mettere i nostro soldi in borsa.
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Ferretti, lascia stare, tanto non ci sta, smettila di fare il mandrillo in calore: tu e il sesso siete due cose antitetiche!... Non capisco, a volte in borsa perdono tutti. Guarda qua: nai, ratti, sadi, spa, bpd, ris, spaf , tutti quanti in rosso... oh dico, ma se c’è sempre qualcuno che compra e qualcuno che vende, com’è possibile che nessuno ci guadagni? Strano, veramente strano... qualcosa non mi torna, ma non capisco cos’è. Comunque stasera vinco al Superenalotto, divento ricco pure io e ho risolto tutti i problemi! Vorrei vedere la faccia di Ferretti (imitando) “Bellissimo! Bellissimo! Sono contento per te!...” Eh, sarebbe la volta che si incazza pure lui... Pausa sonora con rumori d’ufficio; intanto il personaggio continua a lavorare.
Comincerei ad avere anche un certo languorino di stomaco... (parlando al computer) tu invece fame non ne hai! Duro, persisti: bravo, sei proprio un vero stakanovista... e il bello è che comandi tu! Se almeno qualche volta andassi in bagno... quando inventeranno un purgante telematico ti farò fare una indigestione che ricorderai finché scorre elettricità nei tuoi circuiti... Lui non deve alzarsi presto la mattina, non ha problemi di famiglia, non si ammala... be’, forse qualche volta
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un virus te lo becchi pure tu... lui ci aspetta qui comodo, seduto, e noi tutti ad affannarci lì davanti e a scongiurare che non gli girino e che non si mangi tutti i dati... sì, perché la gente mette tutte le proprie cose qua dentro credendo che stiano al sicuro, ma se a questo gli vengono i 5 minuti ti fa ciao ciao con la manina... e chi s’è visto s’è visto... tu rimani lì con la faccia da ebete a chiederti cosa è successo... ancora un quarto d’ora e poi (gesto di andare via) ... oggi non finisce più... ah, sta uscendo il sole... (tic e tac sulla tastiera) ... ho un buco nello stomaco.. (tic e tac sulla tastiera) posta.it, invio, ok... ma il capo dov’è? Appena esce stacco tutto e vado... sta uscendo... punto it... fame, fame... punto e stop! Io vado a mangiare e il capo s’attacca! Se ogni tanto ci desse 5 minuti... lui sì che può!... è il capo... eh, ma mangia anche lui e come me va a fare la cacca: sì, ma prima bisogna mangiare (si alza per uscire) ... un bel panino giù nel parchetto... (si volta) il computer non mi segue... Si siede su un prato immaginario, poi con soddisfazione.
Natura! Natura! Natura! Sotto l’ombra di quest’albero in mezzo al prato con l’erba appena rasata... ah, che bello, che pace, il silenzio!
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Si sentono rumori di fondo della città.
Solo io e la natura con il suo ronzio, le nuvole, il venticello, le foglie... e le nuvole che vanno e vengono... e Ferretti che viene, che cazzo vuole che sto in mezzo al verde, non mi vede come sto bene? (sconsolato) Perché esiste?... viene dritto, sorride, avanza inesorabilmente... perché non si respira un pò di questa aria fresca per conto suo... è quasi qui, porca la pupazza, noo... (si copre il volto con le mani) ah, si è fermato... miracolo! Io e il mio “prosciutto, rucola e brie” siamo salvi... che fa? Sta guardando... oh, guarda là un passerotto che saltella... ah, caro passerottino, come sei libero, senza capo, senza computer... chissà dove te ne andrai e cosa vedranno i tuoi occhietti... che incanto la natura, eh, che belle cosine fa... a parte Ferretti... guarda come saltella, becca un vermetto... ed io il mio panino... ecco là, la briciolina, che tenero... e fa tutto da solo... però il grasso che va in mezzo ai denti, quando si decideranno a fare maiali senza grasso!... dove va? Batte le sue piccole ali e se ne va nel cielo azzurro; beato lui... non te ne andare, dai, stai qui ancora un poco... Osserva estasiato la scena immaginaria, poi, improvvisamente si porta una mano ad un occhio.
Ma che cazz... mi ha scagazzato addosso...
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anche sul vestito... ouh, uccellazzo della malora, lo sai quanto mi è costata ’sta giacca? È firmata!... Guarda quanta ne ha fatta! Cos’era, un condor?!? Traditore, va a farti sparare da un bracconiere!... doveva farla proprio addosso a me!... Se beccavi Ferretti non era meglio? Chissà che passerotto bellissimo avrà visto lui... sicuramente più bello del mio, anche se era lo stesso! Adesso giù le bricioline e via al lavoro... tic tac tac tic, si torna alla catena di montaggio... prima però vado a prendermi un caffettino altrimenti non riesco mica ad andare avanti... e questi cosa vogliono? Ah, sì! Sono quelli che vengono a domandarti se hai qualcosa contro i drogati, i paraplegici, i tossici, i ciechi, i muti, i sordi... ma cosa vuoi che abbia contro i tossici, se non fossero sempre là a chiederti soldi sarebbero pure simpatici! (imitando) “Scusa, posso farti una domanda? – No, mi dispiace, sono allergico alle domande personali... – Hai niente contro i tossici? – Sì, tutto, gira al largo, vai, fila, non ti vergogni a chiedere l’elemosina?”... che poi quando capiscono che non sganci ti mandano a cagare di nascosto. Per cosa mi hanno preso, per la banca centrale della Svizzera? Se dovessi dare soldi a tutti quelli che me li domandano diventerei povero nel giro di un minuto e dovrei cominciare a chiedere la carità pure io!... a proposito, sai cosa faccio adesso? Mi compro un bel Gratta e vinci: spendi 1 euro e ti becchi
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un milione; questo sì che è un buon investimento, altro che tossici! Guarda qua, basta grattare e si vince... geniale! (ordina) Un caffè e un Gratta e vinci. Allora da dove parto? Qua?... sì, sì... 5... adesso cancello questo 5 e... 5. Toh, ne ho vinto un altro... questo me lo gratto con calma assieme al caffè... Cosa vuoi tu? Cosa guardi?... Vuole vedere se vinco... Lo gratto dopo, va bene? Adesso bevo il caffè... (si volta) Ah, si è girato: finalmente posso grattare in santa pace... comincio da qui... 7, promette bene... tolgo qua... vai, vai! 7! Manca questo, se è sette pure lui vinco centomila euro!... con calma, vado piano, così viene meglio... ecco, sì, sì, potrebbe essere un sette, dalla gambetta non si capisce bene, vado avanti... no, no... no! Uffa! 5... non si vince niente così!... controllo, ma tanto... infatti niente. Questa è l’ultima volta che me ne compro uno!... è una truffa che lo stato continua a perpetrare a danno dei cittadini... arrivederci. Adesso che c’è il sole fa fin troppo caldo... tempo variabile, già! Quest’altro cosa vuole? Oh ci risiamo! Vende accendini... Non fumo, grazie... ti dico che non fumo!... e che è, comincio a fumare per comprarti l’accendino?... è utile? E cosa me ne faccio? Appicco un incendio in ufficio?... (avviandosi di nuovo, poi, con tono onirico) Magari: tutti i computer in fiamme che lanciano gli ultimi disperati segnali di soccorso: beep! beep! help me! fire! fire!... ma per
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loro non c’è scampo: tutti morti soffocati dal fumo... il capo sconvolto che si strappa gli ultimi capelli rimasti... e quando ha finito con i capelli comincia con i peli delle ascelle... Ferretti che rimane intrappolato fra le macchine... be’, poi però rimango disoccupato... eh no! Ci sarà una cassa, un’assicurazione per la perdita del lavoro a causa di forza maggiore... (suono di telefonino) ’Sti telefonini, non se ne può veramente più, sono diventati una cosa insopportabile, ormai non hanno più alcun ritegno... una volta erano in pochi, quasi si nascondevano, si vergognavano... adesso telefonano dappertutto, anche quando sono al cesso... “biribip biribip – Pronto chi parla? – Ciao dove sei? – In bagno! – Anch’io, che coincidenza... cagata in diretta!” E poi dicono che con ’sti campi magnetici possono succedere guai seri... voce esterna Le onde elettromagnetiche sono un fenomeno unico dalle lunghezze d’onda più lunghe alle più brevi; tutte si propagano nel vuoto alla medesima velocità, tutte sono generate da oscillazioni di cariche elettriche. Nella pratica le onde elettromagnetiche possono dare origine a fenomeni molto diversi... voce interna ... tipo il rimbecillimento di chi usa i telefonini e gli va in pappa il cervello... sì però cer
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te volte possono essere utili in casi di emergenza, diciamocelo, sono anche comodi: sei rintracciabile ovunque... quasi quasi me ne prendo uno... metti, che so, un incidente, un imprevisto... e poi potrebbero chiamarmi quando vogliono, gli amici, la Giovanna, i colleghi, i creditori, Ferretti... per carità Ferretti, ci manca solo che si metta a chiamarmi anche il computer; be’, mica lo devo tenere sempre acceso, lo spengo... eh, ma poi comincerebbero: perché avevi il telefonino spento? come mai? dov’eri, non prendeva? (come rispondendo) avevo le pile scariche, va bene?!? Si vede che il tuo telefonino non ha molta autonomia, invece il mio... Devo ancora comprarmi il cellulare e già mi rompe le scatole. Fine dell’ora di libertà, ci risiamo, ecco il mio carnefice: il computer! Si siede al suo posto e ricomincia a lavorare. L’intensità della luce scema completamente. Non appena raggiunto il buio, dei coni di luce a perpendicolo sulla scena si accenderanno e si spegneranno, dapprima lentamente e uno alla volta, poi in maniera sempre più caotica e rapida; tutta questa scena viene accompagnata da una musica, anch’essa con andamento sempre più caotico; al culmine, questo movimento di luci verrà interrotto da un lampo di luce diretto contro il pubblico. Buio e silenzio, faro sulla maschera, dopo qualche istante; durante l’assenza di luce, dopo aver appoggiato la tastiera sulla sedia, l’attore si sposta nel settore della casa, vicino all’attaccapanni. Luce: si
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illumina a sera solo il settore della casa; il personaggio si sta togliendo la giacca, la cravatta e le scarpe per indossare una vestaglia; appendendo la giacca all’attaccapanni, sposta la maschera sul letto; poi crolla esausto sulla poltrona, cominciando a guardare una immaginaria televisione; la poltrona è rivolta verso il pubblico; la televisione è il pubblico stesso. Ritmi più lenti, quasi fosse più vecchio.
Finalmente un po’ di relax sulla mia poltrona in teflon prodotta ad hong kong mi gusto il mio drink con uno spicchio di limone e guardo il mio tv color con un nome tedesco ma made in taiwan. Telecomando in mano e via con lo zapping (rumore di TV ) Che strano, sono passato da un video all’altro e sto battendo tasti anche di fronte alla televisione, un telecomando al posto di una tastiera... è proprio una condanna... almeno trasmettessero qualcosa di decente... e invece giochi, quiz, quizzetti, filmettini visti e stravisti, filmoni catastrofici con meteoriti vaganti... sempre le stesse cose (indicando il pubblico) sempre la stessa gente. Pausa; fa un po’ di zapping.
Ho capito, anche questa sera non c’è niente da vedere... Resta un attimo pensoso per decidere cosa fare.
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... cosa vuoi che mi metta a fare a quest’ora, ho lavorato tutto il giorno, sono stufo e stanco morto... resto qua, almeno la tv mi fa compagnia... che ci vuoi fare... va bene così... anzi, quasi quasi mi prendo un’aspirina perché ho un po’ di mal di testa (legge sul flacone) acido saidil... sacisil... salitil... voce esterna Acido acetilsalicilico: farmaco ad azione antipiretica, analgesica ed antinfiammatoria. È un farmaco: leggere attentamente le avvertenze prima di somministrarlo. voce interna Leggendo l’ultima frase assieme alla voce esterna.
... prima di somministrarlo: figurati se adesso si muore per una overdose di aspirina... Inghiotte, socchiude gli occhi; pausa.
... sì, ecco, mi sento già meglio. (guardando la TV ) Il Tg cosa dice?... assassinii... stupri... rapinata una gioielleria: gli sta bene, gli sta! Quelli sono pieni di soldi fin sopra i capelli e se li tengono tutti nascosti... questi cosa fanno? Manifestano... cosa manifestate a fare, ma andate a lavorare... ah, sono disoccupati, non possono... va bene, ma anche loro, sono sempre lì in piazza... se si cercassero un lavo
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ro ogni tanto, non sarebbero mica presi così... e tu cosa hai fatto di bello, eh? Non pagavi le tasse... bene, bene, in galera! Con tutti i politici, che sono tutti ladri quelli, li conosco io! Si pappano i nostri soldi alle nostre spalle... in galera!... ma cosa interessa a me del Principe di Spagna, saranno affari suoi con chi va a letto... lasciatelo un poco in pace... che morbosi i giornalisti: il loro sogno sarebbe di stare nascosti dentro al letto delle persone per spiarle mentre fanno le loro cose, per poi andarle a spiattellare in giro... però che tette lei, complimenti al Principe!... (urla) estrazioni del Superenalotto!!... (rianimandosi) tutti zitti! Occhio, occhio... 2... 15... 30... 32... 47... 90... Niente!... (trasportato dall’ultima speranza) numero jolly... (crollando sulla poltrona) ricontrolliamo... (rassegnato) non ne ho beccato neanche uno, ma dico, uno che fosse uno, niente, zero assoluto... lo sapevo che andava a finire così. Avevo giocato per puntiglio, un sistemino da poco, una cosetta, così, 100 euro... che stanchezza, mi sento a pezzi... Toh, chi si rivede: le previsioni del tempo, vediamo cosa dicono... tempo variabile, lo sapevo io... quindi domani non sappiamo cosa ci aspetta, a parte Ferretti... (sbadiglia) quasi quasi mi metto a fare il meteorologo anch’io e se mi chiedono che tempo farà domani: alzo la testa, scruto il cielo dubbioso e gli rispondo: “tempo variabile” e s’attaccano.
Frammenti
Pausa lunga, sguardo spento verso il pubblico.
Cosa faccio, vado a letto? Sarebbe ancora prestino, l’orologio dov’è?... ah sì, se lo meritava (scrolla le spalle; si abbiocca, cerca di tenersi sveglio) basta!... adesso vado a dormire: fine delle trasmissioni e buona notte... e domani si replica. Si dirige verso il letto accompagnato da un breve crescendo di musica da Requiem che si appressa al finale; appende ad una gruccia sull’attaccapanni la vestaglia, che resta sospesa come un uomo inerte; sulla cadenza finale del Requiem si butta sul letto; accompagnato da un battito cardiaco che si spegne, si rannicchia su sé stesso assumendo una posizione fetale. Pausa: la voce esterna riprende in lontananza per qualche istante il parlato incomprensibile dell’inizio. Nel contempo la luce si smorza tornando all’intensità iniziale. Non visto dal pubblico, indossa la maschera. Si solleva lentamente evidenziando la nuova figura, voltando le spalle al pubblico. Al voltarsi dell’attore, l’occhio di bue illumina improvvisamente il suo volto coperto dalla maschera. Così illuminato si dirige verso il proscenio, dove pronuncerà l’Epilogo.
Frammenti
Epilogo Quando la sera si illumina di stelle, sotto il cielo, divento piccolo piccolo e la Natura di giorno ai miei piedi, ora mi sopraffà; mi immergo in questo mare stellato e mi spoglio di me stesso; lasciando cullare i sensi dal bisbiglìo del cosmo mi sperdo, atomo di una molecola infinita. Nel muto sussurro di galassie e nebulose guardo dentro il mio corpo e scopro di essere un Universo: cellule... molecole... atomi... quanti. Squadre... plotoni... reggimenti di particelle... un frenetico lavorio di scambi, sintesi e divisioni... di cui non posseggo la percezione; eppure, sono “io” (discostando per un attimo la Maschera dal volto, che appena si intravede ma subito viene nuovamente celato) un tubo digerente parla, una matassa di arterie cammina, un albero respiratorio pensa... reazioni chimiche si innamorano, confusi moti cinetici vanno a lavorare, cariche elettriche scherzano... un campo di energia vive. Se mi penso così perdo il senso di ciò che sono... mi disgrego in mille frammenti che scivolando via oltre la Gabbia della quotidiana percezione di sé, si dissolvono nella Natura (riprendendo l’iniziale tono di fiaba) e dalla
Frammenti
Natura forse un giorno arriverà una cometa che dopo un lungo viaggio, ignorando tutto questo scalpiccio che la vita produce sulla terra, vedrà il nostro pianeta come uno dei tanti puntolini dello spazio... le loro traiettorie si intersecheranno e... puff, non resterà più nulla... non più sveglie, non più cellule, non più Ferretti... solo... polvere di stelle. Sipario.
Frammenti
Indice
Preludio
5
Frammenti Personaggi / La scena Prologo Epilogo
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L’interno di questo libro è stato composto in carattere Adobe Garamond. Il Garamond è uno dei migliori caratteri a stampa mai incisi, disegnato a Parigi a metà Cinquecento dallo stampatore Claude Garamond (1480-1561) perfezionando i primissimi modelli di carattere romano sviluppati in Italia (e specialmente a Venezia, da Nicolas Jenson e Francesco Griffo) tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento.
Treviso, mattina del 2 agosto 1998. Squilla il telefono. Ermanno se n’è andato. Avevamo scritto con lui un testo teatrale ma la sua scomparsa lo aveva relegato in un cassetto. Ecco il monologo Frammenti e un Preludio che ne racconta brevemente la storia. Speriamo che il nostro lavoro possa fare da nocchiere a questi Frammenti, tra i flutti perigliosi dell’oblio, verso un sicuro approdo sulle sponde di un palcoscenico.