NAMIBIA (estratto)

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E. Enrichi / P. Barazzuol Foto di / Photos by Enrico Enrichi Testi di / Text by Paola Barazzuol Traduzione di / Translated by Jennifer Knaeble NAMIBIA: una regione grande tre volte l’Italia ritratta in cinquanta splendidi scatti dall’occhio di Enrico Enrichi. Una carrellata fotografica in cinque tappe che ci accompagna tra gli abitanti della tribù Himba; ci fa ammirare le metafisiche “nature morte” fatte di ALBERI, sabbia e luce; ci avvicina alla natura rigogliosa e agli ANIMALI del parco Etosha; ci dà un saggio della varietà di PAESAGGI che la regione offre ai suoi visitatori; ci toglie il fiato di fronte ai colori e alle architetture nette del DESERTO del Namid.

NAMIBIA

NAMIBIA

NAMIBIA

Enrico Enrichi / Paola Barazzuol

NAMIBIA: a region three times as large as Italy portrayed in fifty splendid photographs by Enrico Enrichi. A photographic voyage in five stops that takes us among the inhabitants of the Himba tribe; lets us admire the metaphysical “still life” of TREES, sand and light; brings us closer to the flourishing nature and ANIMALS of the Etosha park; gives us a peek at the variety of LANDSCAPES the region offers; and leaves us breathless beside the colours and distinct shapes of the Namid DESERT. Libreria Editrice Marco Polo



ICARO 1


Copyright © 2004 by Libreria Editrice Marco Polo Cannaregio 5886/a – 30131 Venezia (Calle del Teatro Malibran) Tel./fax 041 522 63 43 www.libreriamarcopolo.com Progetto grafico e impaginazione: mirkovise.net – servizi per l’editoria Finito di stampare nel mese di ottobre 2004 presso Arti Grafiche Venete,Venezia/Quarto d’Altino Proprietà letteraria riservata – Printed in Italy ISBN 88-901259-3-4


NAMIBIA Foto di / Photos by Enrico Enrichi Testi di / Text by Paola Barazzuol Traduzione di / Translated by Jennifer Knaeble

Libreria Editrice Marco Polo


A nostro ďŹ glio Michele, e a nostra ďŹ glia Claudia che ci ha permesso di condividere con lei quest’intensa avventura For our son Michele, and for our daughter Claudia who shared this incredible adventure with us


prefazione / preface di / by Paola Barazzuol



La Namibia, grande quasi tre volte l’Italia, prende il suo nome dalla desertica zona costiera (Namib) che si estende per 1.700 chilometri di lunghezza e tra gli 80 e 120 chilometri di larghezza dalla frontiera settentrionale con l’Angola ai confini meridionali con il Sudafrica. Dei suoi 1.800.000 abitanti solo 180.000 sono bianchi. L’etnia più numerosa è quella degli Owambo, quindi vengono gli Herero, i Kavango, i Nama, i Boscimani e gli Himba. Eppure in Namibia non si ha la sensazione d’essere in Africa. Già all’arrivo all’aeroporto si nota la mancanza della folla che accoglie il turista, pronta a mettersi a sua disposizione per cercare di raggranellare qualcosa per vivere. Windhoek, la capitale, e così le altre cittadine che s’incontrano prevalentemente lungo la costa, sembrano più città bavaresi che africane. Si cammina tra ampi viali fiancheggiati da bei negozi, case e giardini curati. Alle sei di sera i negozi chiudono, nessuno cammina più per le strade e le città si svuotano. Nel 1883 la Namibia divenne un protettorato tedesco e tale rimase fino al 1919, quando – con il Trattato di Versailles – la Germania dovette rinunciare alle sue colonie. Venne quindi affidato al Sudafrica, dalla Società delle Nazioni, l’incarico di

Namibia is nearly three times the size of Italy. It takes its name from the coastal desert zone (Namib) which borders Angola to the north, and South Africa to the south, and covers an area of nearly 825 sq km (1,700 km in length, 80-120 km in width). Of its 1,800,000 inhabitants only 18,000 are white. The largest ethnic population is the Owambo, followed by the Herero, the Kavango, the Nama, the Boscimani and the Himba. Upon arriving in Namibia one does not necessarily feel like it is Africa. At the airport there are no crowds gathered to welcome tourists and to offer their services with the hope of scraping together a meager living.The capital city of Windhoek, and the majority of other smaller cities near the coast, seem more Bavarian than African.The capital has wide boulevards lined with attractive shops and well-kept houses and gardens, and by evening, after the shops have closed, the streets empty out and the city is deserted. In 1883 Namibia became a German protectorate and remained so until 1919 when, with the Treaty of Versailles, Germany was forced to surrender its colonies. The governing of the region was then turned over to South Africa and the Society of Nations. During these years the national resources of uranium, diamonds,

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amministrare la regione. In quegli anni i giacimenti di uranio, diamanti, rame, piombo e zinco vennero sfruttati da compagnie sudafricane e multinazionali occidentali e la popolazione di colore subì pesanti leggi razziali. Anche dopo l’indipendenza, avvenuta nel 1990, l’economia della regione con i suoi campeggi, alberghi, ristoranti, negozi, centri commerciali e agenzie turistiche, è rimasta ancora in mano esclusivamente ai bianchi che rappresentano solo il 10% della popolazione. Anche i 2/3 del territorio sono di loro proprietà e di loro proprietà sono le immense fattorie che s’incontrano lungo le strade, costruite naturalmente sui terreni migliori. Nella capitale, la popolazione di colore vive per la maggior parte nel quartiere nero di Katutura nella periferia di Windhoek. Il quartiere, che ospita circa 30.000 persone, è costituito da molte case in muratura ma ci sono anche innumerevoli baracche in lamierino e perfino in cartone. Il comune ha portato recentemente l’acqua, l’energia elettrica, i telefoni e una grande quantità di bagni pubblici. Inoltre ha creato, all’interno del quartiere stesso, degli spazi per svolgere attività commerciali, dando vita ad un mercato alternativo ai costosi centri commerciali della capitale. Queste attività procurano alla popolazione di colore un

copper, led and zinc were exploited by South African companies and western multi-nationals, while the black population suffered under heavy racial laws. Even after independence in 1990, the region’s economy was mainly based on hotels, restaurants, shops, commercial centers and tourist agencies, all of which remain exclusively under the control of whites who represent only 10% of the population. In fact, two-thirds of the Namibia territory is owned by whites, including most of the large farms situated on the best land in the country. In the capital the majority of the black population lives in the quarter called Katutura, a suburb of Windhoek. There are nearly 30,000 inhabitants in Katutura and most people live in brick houses, but also in tin and cardboard shacks. The city has recently brought water to the quarter, as well as electrical energy, telephones and a great number of public baths. Public space has also been developed for business activities, creating an alternative to the commercial centers found in the city. Such activities have decisively increased the black population’s income (as much as 10 times) with respect to income earned from jobs dependent on white employers. School attendance is now mandatory and medical assistance guaranteed. Also many associations, the majority of which are catholic, help in assisting the needy and


reddito decisamente superiore (anche di 10 volte) rispetto a chi lavora alle dipendenze dei bianchi. La scuola è stata resa obbligatoria e la sanità garantita. Inoltre molte associazioni, per lo più cattoliche, aiutano i bisognosi eliminando il problema della fame. Tutti piccoli passi per dare impulso a una crescita autonoma della popolazione locale. Al nord della Namibia, su un territorio di 22.270 chilometri quadrati (quanto la Toscana), si estende il parco, Etosha che ospita oltre 90 specie di mammiferi e 325 specie di uccelli. Questa regione è una zona desertica che presenta al suo interno un’immensa depressione di terreno argilloso, chiamata Pan, estesa per circa 5.000 chilometri quadrati. Durante la stagione estiva questa depressione si riempie d’acqua, ma per la maggior parte dell’anno appare come un’infinita, abbagliante, piatta distesa bianca interrotta solo dai miraggi che si rifrangono su di essa. Quando nacque, nel 1907, il parco raggiungeva l’Atlantico e si estendeva su una superficie di 99.526 chilometri quadrati, poi progressivamente ridotta, fino ad arrivare nel 1970 – con la costituzione del parco – a quella attuale. Il parco fu quindi recintato con una rete metallica alta due metri per isolare gli animali dagli uomini. Gli animali, protetti così dai bracconieri, rischiavano però di

eliminating the problem of hunger. These are some of the small steps which contribute towards making local populations more autonomous. In the north of Namibia, in a territory of 22,270 sq km (the size of Tuscany), lies the Etosha park containing over 90 species of mammals and 325 species of birds. This desert zone, known as Pan, is made up of a clayey lowland of nearly 5,000 sq km. During summer the lowlands fill with water, but for the rest of the year they appear as an infinite, dazzling, white expanse of flat land interrupted only by the occasional mirage. At its founding in 1907, the park stretched to the Atlantic coast and encompassed a surface of approximately 99,526 sq km. This area was progressively reduced until 1970 when, with the constitution of the park, it reached its present proportions. The park was eventually fenced in by a two-meter high metal grate to protect the animals from human interference. However, isolated from poachers in this way, the animals ran the risk of dying due to the fence impeding their migration to other grazing lands during the dry seasons. It is truly a spectacle to watch the variety of animals living in the park gather around the water wells: giraffes, zebras, elephants, ostriches, oryx, dik-dik and the omnipresent springbok. Nonetheless, this gathering also adds

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morire in quanto la rete impediva loro la migrazione alla ricerca di altri pascoli durante il periodo secco. Furono quindi scavate una cinquantina di pozze artificiali accanto a quelle naturali. È uno spettacolo meraviglioso l’addensamento di tutte le specie animali che popolano il parco attorno a queste pozze: giraffe, zebre, elefanti, struzzi, orici, dik-dik e l’onnipresente Springbok, ma ciò ha comportato anche la distruzione del manto erboso, sfruttato tutto l’anno e non più rigenerato dalle migrazioni stagionali. 10

Ciò che non si vede durante il giorno scorre sotto gli occhi del visitatore la sera, quando una incessante processione di animali si reca ad abbeverarsi alla pozza illuminata adiacente il campeggio di Okaukuejo. Dopo il tramonto è facile avvistare i grandi predatori che, protetti dalle tenebre, lasciano i loro nascondigli. Spesso nel buio si intravedono dapprima delle sagome massicce che si muovono lentamente, e in pochi minuti attorno alla pozza si addensano branchi di elefanti che, barrendo, entrano nell’acqua, bevono e si bagnano, mentre i piccoli giocano tra le zampe delle madri. Le autorità del parco prevedono l’abbattimento di elefanti perché distruggono la savana e, non avendo predatori da temere, crescono a dismisura. Neppure l’uomo è interessato a cacciarli per il

to the destruction of the grassy mantle which is exploited year round and which is no longer regenerated by seasonal migration. Events that might go unseen by a visitor during the day are more evident in the evening when an incessant procession of animals comes to drink at the illuminated water wells near the camping area of Okaukuejo. After dusk one often sees large predators and the silhouettes of larger animals, such as elephants, moving slowly towards the water to drink and allow their young to splash and play. However, the park authorities foresee the future demolition of the elephant population mainly because they destroy the savannah and are multiplying in disproportionate numbers due to the lack of predators. The elephants are no longer hunted by men, seeing that the levels of alkaline in the leaves they feed upon make their ivory tusks small and fragile. In the Kaokoland desert live the Himba population. The Himba are descendants of the Herero shepards who were imprisoned in this region by Nama warriors during the 19th century. In this desolate area, along the Kunene river which separates Namibia from Angola, this proud population continues to live according to ancient traditions and customs, raising livestock and following


loro avorio in quanto il contenuto alcalino delle foglie di cui si nutrono fa sì che le loro zanne siano piccole e fragili. Isolato nella desertica terra del Kaokoland vive il popolo Himba, discendente da un gruppo di pastori Herero cacciati in questa regione dai guerrieri Nama nel corso del XIX secolo. In questa desolata terra, lungo il fiume Kunene che separa la Namibia dall’Angola, questo fiero popolo continua a vivere secondo le loro antiche tradizioni, allevando bestiame e seguendo le mandrie in una continua transumanza. La sua struttura sociale si basa sulla famiglia allargata, in cui l’anziano regge il comando della famiglia, ma è la donna che detiene la proprietà dei beni e determina la stirpe e l’accesso all’eredità. Il villaggio tribale è chiuso da un recinto di ramaglie spinose, che a sua volta racchiude un recinto interno dove, la sera, al ritorno dal pascolo, vengono accolti gli animali. Di solito nel villaggio ci sono solo donne, bambini e anziani troppo stanchi per condurre gli animali al pascolo. Le capanne di rami, intonacate con fango e sterco, sono disposte a circolo tra i due recinti e le donne, sotto tettoie di legno, cucinano e fanno lentamente dondolare le zucche piene di latte per

their herds in continuous seasonal migration.Their social structure is based on the enlarged family where the elders are the heads, but where the women own and control the family property and goods, and determine family lineage. The tribal village is surrounded by a fence of thorny hedges where animals are kept at night after having returned from grazing. Women, children and the elderly too tired for herding animals are usually the only ones to be found in the village. Their huts are made of sticks, mud and dung and are positioned in a circle between the fences. The women cook under wooden canopies lined with milk-filled gourds for making butter. Every village has a sacred fireplace used by the village chief for communicating with ancestors. Young girls of the village wear two thick braids that cover their faces. When they reach puberty they are allowed to loosen them into longer plaits thickened with a paste of butter, sweet-smelling ochre and wild essences. This same paste is smoothed over their bodies. Their skirts are short and cover only their buttocks and pelvis. They often wear prestigious family necklaces made of iron and shells, as well as iron bracelets that reach from their ankles to their calves.

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ottenerne burro. In ogni villaggio arde un focolare sacro che serve al capovillaggio per comunicare con gli antenati.

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Le ragazzine più giovani sorridono dietro due grosse trecce che coprono i loro volti. Solo con la pubertà potranno scioglierle in lunghe trecce rese corpose da un impasto di burro e ocra profumato con essenze selvatiche. Con lo stesso impasto cospargono tutto il corpo avvolto da un gonnellino che copre soltanto glutei e bacino. Alcune di loro sfoggiano importanti collane di ferro da cui pende una grossa conchiglia, gioiello di famiglia, incastrata tra i seni. Tante indossano anelli di ferro che dalle caviglie salgono sino ai polpacci. Le varie fogge hanno tutte un particolare significato. Le novelle spose hanno il volto celato dietro una fitta coltre di treccioline, mentre le donne sposate portano sul capo un ciuffo di pelle. I maschi portano i capelli rasati. Un solo ciuffo, lasciato crescere in mezzo alla testa, viene raccolto in una treccia che verrà nascosta da un berretto il giorno in cui il giovane si sposerà. Il berretto verrà tolto solo per dormire e in caso di lutto. La Namibia è anche il territorio desertico del Damaraland,

The various styles of dress have specific meanings. New brides conceal their faces behind a thick blanket of small plaits, while married women sport a tuft of skin on their heads. Men keep their heads shaven and those about to marry grow a single tuft of hair on top of their heads, which is braided and then covered up by a beret on the day of their wedding. The beret is taken off only for sleeping or in times of mourning. Also in Namibia is the desert territory of Damaraland, where hieroglyphics were etched in stone some 6,000 years ago by the San hunters of Twyfeltfontein.This territory includes the spectacular views of Spitzkoppe, where large masses of granite rise from the dusty, quartz strewn plains – an endless, uncontaminated and primordial landscape. No traces of man can be found along these dirt roads, not a single construction, nor electricity pole.The landscape changes continually and at each hill crest a new scene opens up, from rocky expanses to green slopes, steep valleys and yellow basins. On the horizon the mountains seem to change as well, from cone-shaped summits to flat high grounds. Namid is the oldest desert on earth and hosts an incredible variety of small and large plants and animals. Life surprisingly thrives here thanks to the dense mists. In the evening humid air arrives


i graffiti incisi 6.000 anni fa dai cacciatori San nelle rocce di Twyfelfontein, gli spettacolari scenari dello Spitzkoppe, dove enormi massi di granito si ergono dalle polverose pianure cosparse di quarzi. Paesaggi primordiali, sconfinati, incontaminati. Lungo le vie impolverate non si vede alcun segno di insediamento umano, non una sola costruzione, neppure un traliccio dell’alta tensione. I paesaggi mutano in continuazione, ad ogni dosso un nuovo scenario si apre e si passa da distese pietrose a verdi colline, da vallate scoscese a gialle pianure. I monti all’orizzonte cambiano continuamente mostrando ora le loro cime coniche, ora un susseguirsi di piatte alture che nascondono l’alba del sole. Il Namib è il più antico deserto del pianeta e ospita un’incredibile varietà di piante e animali di piccole e grandi dimensioni. La vita, sorprendentemente, è resa possibile dalla nebbia: la sera l’aria umida dell’oceano portata dalla corrente del Benguela sulla costa, improvvisamente si raffredda e l’umidità si condensa formando la nebbia la quale viene spinta all’interno dai venti. Così, in questo luogo altrimenti inospitale, oltre agli usuali animali di piccole dimensioni, si possono incontrare gazzelle, iene, sciacalli, elefanti, giraffe e persino leoni.

from the ocean by route of the Benguela stream located along the coast, making the area suddenly cold and helping to form fog and vapor.The mist is then pushed inwards by the winds, towards the continent. Therefore, in an otherwise inhospitable place, one finds gazelles, hyenas, jackals, elephants, giraffes and lions, besides the usual smaller animals. The coast, called Skeleton Coast, owes its name to the wreckage of ships caste onto the beaches by ocean storms, and to the skeletons of those on board who were either washed up on the shores or who met their deaths in this barren desert.The remains of cetacean and sea lions can also be found along the coast and in such great numbers that often city inhabitants use the excess bones for building their garden fences.The dunes, finishing at the ocean’s shore, are another peculiar aspect of this desert area and range from pinks to reds due to crushed amethyst and garnet. The beaches are often invaded by a soft white foam of plankton upon which fish and sea lions from Cape Cross come to feed. It is amazing to witness the thousands of specimens that populate these coastlines, frolicking between the waves, feeding their young, and quarrelling among themselves. In addition to the richness of animal and plant life, the desert also

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Questa costa, chiamata Scheleton Coast, deve il suo nome ai relitti di numerose navi sbattute sulla spiaggia da terribili tempeste, scatenatesi nell’oceano, nonché da scheletri di naufraghi che, salvatisi dal mare, hanno trovato la morte in questo arido deserto. Giacciono sulle rive anche scheletri di cetacei e di otarie in tale abbondanza che i recinti delle case nelle città costiere sono costruiti con ossa di balene. La peculiarità di questo deserto è quella di finire con alte dune direttamente nell’oceano, attraversando spiagge dalle colorazioni che vanno dal rosa al rosso, per la frantumazione di ametiste e granate; spiagge spesso invase da una morbida schiuma bianca (plancton) di cui si nutrono i pesci e le otarie di Cape Cross. In questa grande colonia migliaia di esemplari popolano la spiaggia, giocano fra le onde, allattano i piccoli e litigano tra loro, offrendo uno spettacolo indimenticabile.

has the largest amount of open pit diamond mines in the world. Each year millions of carats of the highest quality diamonds are extracted from the prohibited zones. The territory is also rich in uranium, zinc, copper, tin, silver and semi-precious stones. The most spectacular area of the Namid is Sossusvlei, where dunes, some as high as 300 meters, rise out of the desert. They are astonishing not only for their height, but also for their shapes and colors: yellow, orange, pink, apricot, ivory white, purple and light to deep shades of brown.

Oltre le ricchezze animali e vegetali, il deserto contiene anche i giacimenti di diamanti a cielo aperto più vasti del mondo. Nella zona proibita ogni anno si raccolgono un milione di carati di diamanti della migliore qualità. Altre ricchezze del territorio sono rappresentate da uranio, zinco, rame, stagno, argento e pietre semi preziose. La zona più spettacolare del Namib è Sossusvlei dove si ergono le dune più alte, che pos-

Namibia is truly one of the last places on earth where a visitor could still exclaim, “My dear earth! How beautiful you once were.”

Another great show of nature is the Fish River Canyon in the south of Namibia which was formed over millions of years along the river of the same name. It winds for nearly 160 km and has cliff walls as high as 500 meters in some places, offering visitors yet another sublime view of the territory.


sono raggiungere anche i 300 metri. Ma non è l’altezza a colpire, sono piuttosto le forme e i colori che affascinano: dal giallo all’arancione, dal rosa all’albicocca, dall’avorio al viola, dal nocciola alle più scure sfumature di marrone. Un altro spettacolo della natura è il Fish River Canyon, nella parte meridionale della Namibia. Questa profonda spaccatura è stata formata nel corso di milioni di anni dall’omonimo fiume, il quale si è aperto un varco tra pareti a strapiombo alte anche 500 metri e gira sinuoso per 160 chilometri offrendo al visitatore paesaggi sublimi – come sublime è tutta la Namibia, uno degli ultimi luoghi del pianeta in cui il visitatore possa dire: “Mia amata terra, com’eri bella un tempo...”.

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alberi / trees Gli alberi sono liriche che la terra scrive sul cielo... Trees are the lyrics the earth writes in the sky... KAHLIL GIBRAN


Un albero secco e un duna arrossati dal sole del tramonto. A parched tree and the background of a dune made red by the sunset.


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La parte in ombra della stessa duna è il minaccioso sfondo di un altro albero che conserva ancora un gruppo di foglie. A part of the same dune in shadow creates a menacing backdrop for a tree bearing just a few leaves.


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Il Namid è il piĂš antico deserto del pianeta e ospita un’incredibile varietĂ di piante e di animali. The Namid is the oldest desert on the planet and hosts a surprisingly large variety of plants and animals.


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Nella stagione secca alcune piante sembrano braccia scheletriche, ma con l’arrivo delle pioggie questi tronchi riprenderanno a vivere. During the dry season some plants and trees seem mere skeletons, but with the arrival of rain their trunks and branches are renewed with life.


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E. Enrichi / P. Barazzuol Foto di / Photos by Enrico Enrichi Testi di / Text by Paola Barazzuol Traduzione di / Translated by Jennifer Knaeble NAMIBIA: una regione grande tre volte l’Italia ritratta in cinquanta splendidi scatti dall’occhio di Enrico Enrichi. Una carrellata fotografica in cinque tappe che ci accompagna tra gli abitanti della tribù Himba; ci fa ammirare le metafisiche “nature morte” fatte di ALBERI, sabbia e luce; ci avvicina alla natura rigogliosa e agli ANIMALI del parco Etosha; ci dà un saggio della varietà di PAESAGGI che la regione offre ai suoi visitatori; ci toglie il fiato di fronte ai colori e alle architetture nette del DESERTO del Namid.

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Enrico Enrichi / Paola Barazzuol

NAMIBIA: a region three times as large as Italy portrayed in fifty splendid photographs by Enrico Enrichi. A photographic voyage in five stops that takes us among the inhabitants of the Himba tribe; lets us admire the metaphysical “still life” of TREES, sand and light; brings us closer to the flourishing nature and ANIMALS of the Etosha park; gives us a peek at the variety of LANDSCAPES the region offers; and leaves us breathless beside the colours and distinct shapes of the Namid DESERT. Libreria Editrice Marco Polo


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