NUOVE EROINE AL CINEMA (estratto)

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Fiorella Carollo

C IN E M A L A E IN O R E NUOVE D I C IN E M A VENTI ANNI E A L F E M M IN IL O T A IN L C E D

www.donnecinema.it


Proprietà letteraria riservata Fiorella Carollo, Nuove eroine al cinema © 2009 In collaborazione con www. donnecinema. it e l’Associazione “Un film per crescere” In copertina foto di Annalisa Ceolin Prodotto da Spazio Sputnik Grafica e impaginazione: Mirko Visentin www. spaziosputnik. it Finito di stampare nel mese di marzo 2009 presso Laser Copy Center di Peschiera Borromeo (MI) per conto di MiMiSol Edizioni – www.mimisol.it


Fiorella Carollo

IN E M A C L A E IN O NUOVE ER I D I C IN E M A VENTI ANN E M M IN IL E F L A O T A D E C L IN e n s io n i Saggi e rec

www. donnecinema. it



Sono molti gli anni di collaborazione tra Fiorella Carollo e il Centro Donna del Comune di Venezia, anni importanti per tutte le donne italiane e non solo per coloro che hanno vissuto in prima persona l’impegno, le battaglie, il confronto talvolta anche aspro che ha connotato la riflessione femminile. A quale traguardo sono arrivate? Certamente sotto il profilo legislativo molte sono le leggi che hanno migliorato la condizione della donne in Italia, ma è lecito nel 2009 domandarsi se reale mutamento c’è stato nella cultura, nella diffusione della presenza femminile, nel sentire di questa nostra società. Fiorella Carollo ricorda lo scarso potere delle donne nel mondo della cinematografia dove non possono raccontare le loro storie e dove i ruoli sono per lo più limitati a stereotipi di fidanzata, moglie, amante, prostituta. E negli altri campi? Solo il 3-4% delle laureate arriva a svolgere funzioni di amministratore delegato; nelle grandi aziende come nella pubblica amministrazione le donne che hanno in mano il potere sono così poche che fanno notizia; siamo uno dei paesi al mondo con meno donne al Parlamento. Eppure lavorano e molto, fuori casa e dentro e coloro, le poche che ce l’hanno fatta, faticano il triplo dei colleghi uomini come se dovessero farsi perdonare il raggiunto successo. Troppo spesso per farcela tendono ad aderire al modello maschile. L’impegno di Fiorella e delle molte donne instancabili come lei, credo sia di ricordare innanzitutto alle stesse donne di tornare a praticare pienamente la propria femminilità che significa valorizzare le differenze, evitare qualsiasi forma di omologazione, tentare di non rinunciare al proprio privato e trasformare tutto ciò in una grande ricchezza per donne e uomini. Gabriela Camozzi Responsabile Centro Donna Comune di Venezia



Nuove eroine al cinema


Alle mie fonti d’ispirazione Artemide & Afrodite archetipi di un femminile che sa coniugare forza e dolcezza e sa amare nell’indipendenza


Sommario

Introduzione

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1 Road movie al femminile Thelma & Louise

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2 Il cinema di Jane Campion Un angelo alla mia tavola Lezioni di piano Ritratto di signora Holy Smoke – Fuoco sacro In the cut

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3 Il mito della grande madre L’albero di Antonia

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4 Tango: metafora della relazione Lezioni di Tango Iris –Un amore vero Yes

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5 Incesto Segreti

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6 Meno male che c’è Nancy Meyers! Quello che le donne vogliono Tutto può succedere L’amore non va in vacanza

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7 L’amicizia tra donne I sublimi segreti delle Ya-Ya Sisters Felicità: Singolare Femminile La tigre e il dragone Sposami Kate! – Crush The Mother Calendar Girls Fast Food, Fast Woman 28 giorni

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North Country – Storia di Josey

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8 Giovani eroine Mississippi Masala Un bacio appassionato Le donne vere hanno le curve La ragazza delle balene Girlfight Blue Crush

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9 Altri mondi Harem Suare Viaggio a Kandahar Satin rouge Born into Brothels The New World – Il Nuovo Mondo La Masai bianca The Snow Walker

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10 Casa nostra L’amore molesto L’albero delle pere L’amante perduto Le acrobate Pane e tulipani Le fate ignoranti La finestra di fronte Il più bel giorno della mia vita Angela Le chiavi di casa Mi piace lavorare (Mobbing) Prendimi l’anima Primo amore L’odore del sangue

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Nota biografica

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IN T R O D U Z IO

NE

L’anno 1990 si concluse ad Hollywood con un articolo di denuncia da parte di due giornaliste del Los Angeles Time che fece molto scalpore e diede l’avvio a tutta una serie di reazioni. Le due giornaliste commentavano un dato statistico che rendeva noto al pubblico come il 70% di tutti i ruoli nei film prodotti a Hollywood, fossero coperti dagli uomini e solo il rimanente 30% dalle donne. L’attrice Meryl Streep si unì alla loro denuncia nel suo discorso alla Conferenza nazionale delle donne che fu poi riportato da più parti. L’allora Presidente dell’organizzazione “Women in film”, che si batte appunto per una maggior rappresentanza delle donne nei film, così commentava: «Se guardiamo alla struttura gerarchica ad Hollywood, vediamo che è predominatamene bianca e maschile. Le persone che commissionano i copioni, trovano i copioni e poi dirigono e scrivono le storie sono uomini. Gli uomini raccontano le storie dal loro punto di vista, e la voce delle donne non viene ascoltata. Punto». Il 1990 aveva visto il successo di film come Ghost e Pretty Woman che avevano convinto i guru di Hollywood a puntare sulla nicchia di mercato dei cosiddetti film sentimentali, diretti ad un pubblico femminile. Ma dovettero subito ricredersi. Nel 1991 l’uscita sul grande schermo di Thelma & Louise ridisegnò per sempre i confini claustrofobici in cui erano rinchiusi i ruoli femminili, segnò l’inizio di una nuova entusiasmante stagione cinematografica, e cambiò per sempre l’immaginario femminile. I volti sorridenti di Jeena Davis e Susan Sarandon a bordo della loro sportiva Thunderbird da fuorilegge, sono entrati a far parte del-

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la storia del cinema. Come ha detto qualcuno: «Thelma & Louise sono splendide Meduse dai rilucenti capelli rossi e dagli occhi scintillanti». Film controverso, amato e attaccato dalla critica femminista accreditata, tale è stato il dibattito che ha scatenato negli Stati Uniti da indurre il «Times» a dedicargli una copertina. Scritto dalla sceneggiatrice Callie Khouri alla sua prima prova e diretto da Ridley Scott, il regista di Alien e Blade Runner, il film si inserisce nella tradizione americana del road movie e lo interpreta per la prima volta al femminile. Interrogata su che cosa l’avesse spinta a scrivere la sceneggiatura, Callie Khouri dice: «Ero stanca dei ruoli passivi che le donne hanno al cinema. Non conducono mai una storia e non stanno mai al volante. È talmente raro andare al cinema e pensare: “Oh, questo sì che è un personaggio femminile interessante!”. Sento che i ruoli disponibili per le donne nei film di Hollywood sono per lo più limitati a degli stereotipi: la fidanzata, la moglie, l’amante, la prostituta, la donna malata di cancro, la vittima di stupro. Volevo fare qualcosa al di fuori di questi schemi». Le sue eroine gettano al vento passività e vittimismo, assaporano il gusto dell’azione e danno libero sfogo alla rabbia godendo del sapore agrodolce della vendetta. Con Thelma & Louise si inaugura la stagione delle donne arrabbiate al cinema: non più vittime ma ribelli vendicatrici.

Non più vittima L’attrice che più di ogni altra tra gli anni ’80 e ’90 ha impersonato l’evoluzione riassunta nel motto «non più vittima» è sicuramente Jodie Foster. Amata dal grande pubblico, in lei hanno acclamato la nascita di una nuova eroina cinematografica, in perfetta sintonia con il cambiamento dei tempi. Jodie Foster ha scelto per sé ruoli segnati dalla vulnerabilità che spesso contrassegna l’esperienza delle donne, ma accanto alla vulnerabilità i suoi personaggi sono carichi di passione e determinazione. Consacrata nell’Olimpo delle star con il film Sotto accusa del 1989 di Jonathan Kaplan, interpreta il personaggio di Sara che, da vittima di stupro, non accetta di essere relegata nel silenzio e con rabbia prima, coraggio e paura dopo, rivendica giustizia per sé.

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Il 1991 non è solo l’anno di Thelma & Louise, è anche l’anno che vede sul grande schermo Il silenzio degli innocenti di J. Demme. Jodie Foster interpreta la parte dell’agente Clarice Sterling, mandata a interrogare e contrattare con l’assassino psicopatico, soprannominato “il mostro” per le sue efferatezze. L’interpretazione della Foster regala al cinema un’altra eroina memorabile ritratta in tutta la sua vulnerabilità e determinazione a non lasciarsi sopraffare. Il suo personaggio trasuda per tutto il film paura e ambizione, angoscia e determinazione, intuito e volontà. Gli anni ’90 l’hanno vista impegnata in diversi ritratti femminili che vanno da Sommerby a Neill a Panic Room. Nel film Contact (1999), tratto dal romanzo di Carl Sagan, è una giovane scienziata guidata da una passione che ha in lei radici profonde, germogliate nell’infanzia quando condivideva con il padre l’amore per l’astronomia. Bella e seducente nella sua passione, non rinuncia a perseguire il sogno di cercare segni di vita nell’universo. Nonostante venga più volte messa da parte da uomini più scaltri e ambiziosi e nonostante il suo operato venga equivocato e posto sotto attento scrutinio in più occasioni, questa donna non si lascia mai sconfiggere e rimane fedele al suo sogno, trovando sempre un modo per tornare a galla senza vendersi. I personaggi portati sullo schermo da Jodie Foster raccontano il viaggio mitico dell’Eroe/Eroina che deve passare attraverso fasi difficili in cui potrebbe perdersi, o perdere quello che ha conquistato, ma ha sempre una risorsa interiore a cui si affida per superare l’ostacolo. Non rinuncia mai a se stesso, non abdica alla propria autorità interiore. Jodie Foster ha non solo rifiutato lo status di vittima per le sue interpretazioni femminili, ma anche quello di eroina romantica, preferendo rimanere fedele al suo intento di testimoniare l’evoluzione dei ruoli femminili moderni e saggiarne quindi le potenzialità

Donne d’azione Dalla fine degli anni ’90 le donne vengono ammesse nell’arena

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del film d’azione, fino ad allora riserva esclusiva dell’eroe maschile. Il decennio trascorso ha ormai aperto una breccia e i ruoli femminili sono più vari, più in sintonia con le trasformazioni del ruolo sociale delle donne, grazie anche all’intraprendenza delle attrici che sempre più numerose fondano le loro case di produzione allo scopo preciso di finanziare i loro film che altrimenti stenterebbero a vedere la luce. È il caso di Jodie Foster e la sua Egg Productions, ma anche la veterana Goldie Hawn e le giovani Sandra Bullok e Drew Barrymore, per citarne alcune. Inoltre, altro fatto non trascurabile, la seconda metà degli anni ’90 ha visto lo spostamento di dirigenti alla testa di grandi studios come la Paramount e la Fox: per la prima volta ci sono delle donne nella stanza dei bottoni e azzardano scelte filmiche che i loro predecessori non amavano fare. Le attrici hollywoodiane diventano quindi sempre più “donne d’azione” e riescono ad avviare progetti con registi affermati e produttori che incominciano ad intravedere nuove possibilità, nuovi filoni e generi da rivedere in ottiche diverse. Arrivano così sugli schermi le discendenti di Ripley, l’eroina di Alien (1979): si tratta di donne molto determinate, esperte di combattimento corpo a corpo, sono, come Ripley, le versioni femminili del supereroe. Le Charlie’s Angels, Lara Croft di Tomb Rider, le donne cibernaute di Matrix, le vendicatrici di Kill Bill, le agenti speciali delle varie missioni impossibili: questi personaggi non hanno alcun impatto carismatico e innovativo a confronto con i film finora citati, sono un prodotto cinematografico per intrattenere il pubblico, come i loro partner maschili. Il vero empowerment lo dobbiamo cercare nei personaggi femminili di registe coerenti come l’australiana Jane Campion, la britannica Sally Potter, le italiane Francesca Archibugi e Cristina Comencini, le indiane Mira Nair e Gurinder Chadha. I loro film, anno dopo anno, sondano puntualmente l’universo femminile, ne registrano gli umori, le sfide, i condizionamenti, l’asfissia che caratterizza i loro ruoli sociali, l’apertura a sviluppi inediti, il fallimento del sogno romantico. Queste registe, ma non solo loro, testimoniano con i loro film la vera evoluzione del “personaggio femminile” i nuovi volti delle eroine del duemila.

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IL E A L F E M M IN IE V O M D A RO

Thelma & Louise Thelma & Louise, Ridley Scott, 1991 Ero stanca dei ruoli passivi delle donne. Non guidavano mai le storie perché non guidavano mai la macchina. [Callie Khouri, sceneggiatrice del film]

Thelma è una giovane donna sposata bistrattata dal marito, Louise è la sua amica di qualche anno più grande, lavora come cameriera nel diner del paese ed è innamorata di Willy, che gioca un po’ a fare il duro e si fa desiderare. Le due amiche hanno concordato per un fine settimana tutto per loro in montagna ma non ci arriveranno mai perché sulla loro strada incrociano Aaron, un bellimbusto di provincia, sposato e fedifrago che dopo aver fatto bere a Thelma qualche bicchiere di troppo, decide che è arrivato il momento per un po’ d’intimità nel parcheggio del bar. Louise arriverà giusto in tempo per salvare Thelma da uno stupro, ma Aaron, non contento d’aver perso quest’occasione di divertirsi, le ingiuria e Louise gli spara. S’intuisce che la reazione di Louise è dovuta a qualcosa che le è accaduto in passato, che ha fatto scattare in lei un desiderio di riparazione a un torto subìto. Inizia per le due amiche un’odissea che le porterà a ripercorrere non solo tanti scenari a cui il cinema americano ci ha abituato in questi decenni, ma anche a “rivedere” questi scenari sotto una luce diversa. A bordo della loro decapottabile trasformeranno le loro

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Road movie al femminile

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vite preconfezionate in un’avventura alla scoperta del loro sé e del legame che le unisce. Thelma & Louise ha avuto la copertina del «Time magazine», fatto questo non così comune per un film del genere, proprio in virtù del grande dibattito che il film ha suscitato e dimostrando ancora una volta che quando si parla di donne in un modo diverso dal consueto, questo non passa inosservato.

Il road movie al femminile Thelma & Louise appartiene al filone dei road movie con la loro formula collaudata del protagonista in fuga, di solito dalla legge, oppure dalle responsabilità. Il viaggio diventa una metafora per un percorso alla scoperta del sé del protagonista, un vero e proprio rito di passaggio. Nel film il via alla storia viene dato da un tentativo di stupro e la vendetta di Louise le rende colpevoli prima, e la rapina al drugstore di Thelma le trasforma in fuorilegge in fuga poi. Proprio questo fatto di aver creato nuovi ruoli per Thelma e Louise, anche se ovviamente ci sono già stati casi di donne fuorilegge nella storia del cinema, Bonnie & Clyde ad esempio, e di aver messo due donne in un genere tipicamente maschile com’è appunto il road movie, fa di questo film il prototipo di un nuovo genere, il “road movie al femminile”. Callie Khouri ha fatto fare alle sue eroine tutto quello che gli uomini hanno fatto nel cinema come fuorilegge, ribelli, gangster togliendole dal ruolo di eterne passive e dagli stereotipi consueti. Ma la sua originalità sta nel fatto che non abbiamo qui un mero caso di “travestimento” per cui le donne fanno quello che hanno sempre fatto gli uomini: Callie Khouri ha scritto le vicende chiarendo le “diverse implicazioni” che il viaggio iniziatico ha per una donna. Usa quindi un genere collaudato come il road movie e lo interpreta in chiave femminile.

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La metafora del viaggio Il viaggio delle due protagoniste è un viaggio iniziatico che le porta a riconsiderare la loro identità e a stringere tra loro un nuovo sodalizio: non più legate ad un uomo, sono libere e padrone dei loro corpi e della loro vita. Il momento emancipatorio per ambedue le donne arriva la prima notte in cui si fermano al Motel e ciascuna di loro è in camera con un uomo. Thelma decide di divertirsi e per la prima volta nella sua vita fa l’amore con un uomo che non sia suo marito... Il mattino dopo la Thelma che si presenta a Louise è un’altra donna! Per Louise le cose cambiano quando, dopo aver chiesto aiuto al suo giovane uomo, scopre che non vuole fuggire con lui. Anche nel momento “magico” in cui lui le dà quello che aspettava da tempo, un anello di fidanzamento, capisce che ormai quello che desidera è la liberta di andare per la sua strada, in compagnia di Thelma. Il viaggio è contrassegnato da diversi momenti evolutivi. Uno di questi, molto significativo, si svolge tra la natura maestosa dello Utah, sullo sfondo potente e maestoso di tanti film di John Ford. Ridley Scott ce lo mostra non come siamo abituati a vederlo nei film di Ford, solare e abbacinante, bensì al crepuscolo prima e a notte fonda poi, per sottolineare, svelare la diversa forza di questo scenario alla luce della luna. Qui le due eroine si ritrovano fuse in un sentimento di comunione profondo con la natura. Il mondo della natura offre alle due donne inseguite una pacificazione interiore, un sentirsi tutt’uno con il mondo, il loro destino, loro due unite. Quando l’inseguimento si fa duro e a loro carico ci sono pesanti incriminazioni, nuovamente c’è un cambiamento: ad una stazione di benzina nel deserto, Louise si spoglia dei suoi gioielli e li baratta con un cappello da cowboy, Thelma getta alla polvere il rossetto prima di lanciarsi a tutta velocità verso il suo destino. Ora che sono donne fermamente al volante della loro vita sono in grado di rispondere, di prendere posizione nei confronti degli atteggiamenti svalutativi che vedono le donne solo come merce, corpi in vendita. La punizione per il camionista volgare e arrogante sarà memorabile. Il finale del film ha suscitato molte polemiche, principalmente

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molte di noi si sono chieste come mai Thelma e Louise non potevano finire il loro viaggio vittoriosamente in qualche paesino sulle spiagge del Messico a bere margaritas. Callie Khouri rivendica la maternità del suo finale come l’unico possibile. Cito le sue parole: Thelma e Louise ormai sono diventate troppo grandi per il mondo. Inoltre realisticamente non potevano più tornare alle loro vite perché dovevano andare in prigione.

Il finale vuole quindi essere simbolico, memorabile, emozionante. Ciononostante anch’io dico, come la scritta nelle t-shirt che circolarono negli States dopo l’uscita del film: «Thelma & Louise vivono per sempre»

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P IO N I JANE CAM D A M E IN C IL

Un angelo alla mia tavola An Angel at my Table, Jane Campion, 1990 Il film è la trasposizione cinematografica dei tre libri autobiografici della scrittrice neozelandese Janet Frame, molto conosciuta in patria e tradotta in tutto il mondo. Nata in una povera ma dignitosa famiglia, Janet conosce fin da piccola i rigori di una dura disciplina scolastica; animo poetico che trova solidarietà tra le sorelle, subirà i pregiudizi di un’autorità scolastica che emarginava i figli provenienti dalle classi meno abbienti. La famiglia sarà messa a dura prova con la morte di Myrtle ed Isabel, e Janet conoscerà la sconvolgente realtà del manicomio. Ce la farà a superare tutto questo grazie alla sua dedizione incondizionata alla poesia e alla letteratura e grazie anche all’aiuto provvidenziale di “angeli” inviati dal paradiso in suo soccorso, che la sospingeranno nei momenti significativi verso direzioni proficue. Jane Campion racconta nelle interviste d’aver letto i libri di Janet Frame ancora tredicenne e di esserne rimasta molto colpita: Io m’interessavo in generale ai personaggi trascurati, abbandonati, ai quali non si presta tanta attenzione, ho apprezzato Janet proprio per questo. C’è sempre stato qualcosa che mi ha attratta nel raccontare storie di anti-eroi e nel vederne il loro aspetto eroico. Ciò che Janet suggerisce è tutta la vulnerabilità e la diffidenza che esiste nella gente. Molte persone non hanno sofferto fino al punto raggiunto da Janet. Ciò che mi attira nelle persone che hanno dei problemi è il fatto che

2 Il cinema di Jane Campion

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abbiano un atteggiamento nei confronti Sento qualwww.donnecinema.it è natoattivo nel 2004 graziedella allavita. sponsorizzastraordinariamente in questo sforzo umano, unocontisforzo zionecosa deldiCentro Donna deltenero Comune di Venezia che ha sincero e non cinico tentare l’esistenza. nuato a finanziarlo perditre anni.diIl capire sito ancor oggi, a quattro anni dalla sua nascita, ha un che di pionieristico, perché nel nostro paese la critica filmica di genere è ai suoi albori ed ha indubbiaL’arte come salvezza e compimento mente bisogno di sostegno per essere sviluppata e raggiungere la visibilità e dignità che ha nei paesi anglosassoni, anche sul web.Fin da bambina Janet ha trovato nell’arte la sua risposta e il suo diffiessere cile situazione della scuola cheper la discriminava. Il rifugio 2009 alla vuole l’anno della crescita il sito: nuovaE l’arte ha continuato ad essere la sua fonte adinuove gratificazione e di “senveste, ampliamento dell’offerta grazie collaborazioni, so”. Pur avendo conosciuto l’amore, di la cinema delusionedidell’esperienza l’ha apertura a studenti e studentesse Ca’ Foscari che portata ad affi darsi ad una compagna che non la deludeva mai: possono trovare qui uno spazio di espressione e dialogo. Il sitola scrittura. vuole diventare interattivo e dinamico, e intende farlo insomma Janet è una donna dotata che nasceal in un ambiente con la pubblicazione di “Nuove eroine cinema”, che hapovero la fun- e lotta precisa tutta la di vita, o almenoattraverso buona parte di essa, per affermare il zione finanziarlo le sue vendite. suo genio letterario ad onta delle pressioni culturali e dei suoi stessi limiti psicologici. Fiorella Carollo ha iniziato a condividere la sua passione per il Nonostante percorso e padroneggiare cinema dal 1998il grazie adper unadiventare fruttuosaartista sinergia con il Centroil propriodel strumento travagliato, Janet Frame diventatacon una Donna Comunesiadistato Venezia. Qui, nel 2001, haèfondato scrittrice famosa, i suoi libri sono stati tradotti in molti paesi, non una trentina di donne l’Associazione “Un film per crescere” esi è mai sposata vive in di Nuova Zelanda immersa nella nel 2004, cone l’aiuto Daniela Sacco, filosofa in natura prestitocome al quando era bambina. sua esperienza in manicomio èhastata deweb, e Annalisa Ceolin,La fotografa, che generosamente offerlibro il muro (1963). È morta recentemente, nel toscritta le suenel foto, haDentro dato vita a www.donnecinema.it 2003. Dal 2005 al 2008, benché in trasferta a Bali e “Down Under” Melbourne, ha continuato a scrivere recensioni e analisi filmiche per il sito.

Lezioni di piano Se sei una studiosa di cinema e vuoi offrire la tua collaborazione Jane Campion, 1993 o seThe sei Piano, un’Associazione, un’Assessora o un Comitato di Pari Opportunità e vuoi sostenere questa iniziativa acquistando delAda del è una giovane che vive in Inghilterra con il padre e le copie libro, scrivi donna a fiorellacarollo@yahoo.it la figlioletta Flora, non parla più dall’età di sei anni, nessuno sa il perché. Il padre la dà in sposa ad un colono possidente in Nuova Zelanda ed il film inizia con lo sbarco suggestivo di Ada e Flora sulle selvagge coste neozelandesi. Stewart, il promesso sposo, verrà a prenderla assieme all’amico Baines, un colono scozzese che a Foto di copertina: Annalisa Ceolin 20 Grafica: Mirko Visentin

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