SPIRITOTRAIL TRAIL RUNNING WEBZINE
Trail Autogestiti
N° 6 - SETTEMBRE 2008
PRATO-BOCCADIRIO e FULL MOON CAMIGNADA TRAIL
materiali
SCARPE : LAFUMA SKYRACE personaggi
NORBERTO SALMASO cronache
CAMIGNADA TRAIL DEL BANGHER ECOMARATONA DELLA VAL D’ARDA CROMAGNON
interviste
EMANUELA BRIZIO VS ROBERTA PERON concorso
FOTO DEL MESE allenamento
PROGRAMMARE LA STAGIONE ULTRA
anteprima gare
ECOMARATONA DEL CHIANTI TRAIL DEL MONTE CASTO
attualità
SE GLI ORGANIZZATORI SI ORGANIZZASSERO Vox Forum
IL CASO SHERPA AL CRO 2008 calendario
LE GARE DA SETTEMBRE A DICEMBRE
FOTO di COPERTINA: “Un sentiero è sempre avventura, emozioni, esplorazione”. © archivio Salmaso
REDAZIONE Simone Brogioni, Matteo Grassi, Gualtiero Linetti, Stefano Michelet, Cristina Murgia, Maurizio Scilla, Leonardo Soresi, Francesco Zanchetta. Hanno collaborato: Norberto Salmaso, Simone Bragazza, Alessio Parauda, Daniela Banfi, Maurizio Cenci.
I vostri contributi saranno molto graditi. Scriveteci a: redazione@spiritotrail.it
Anch’io aderisco alla campagna IO NON GETTO I MIEI RIFIUTI Emanuela Brizio
Anno 2002, mese di maggio. Ero in Francia a correre il mio primo trail a tappe, l’Ultramarathon du Saleve (90 km in 3 tappe), gara che permetteva di vedere praticamente per intero il Mont Saleve con i suoi pascoli, le sue pareti di calcare e nello stesso tempo ammirare i monti Giura di fronte, Ginevra e il suo lago. Il “Signore degli anelli”, Dawa Sherpa vinse tutte e tre le tappe, io riuscii a strappare un secondo posto davanti a Jean Probst e Eric Dentella; tre giorni vissuti insieme avevano cementato una bella amicizia, in particolare con Eric e suo figlio, così ero tornato a casa più ricco, non per i premi ma per gli amici conosciuti e l’esperienza vissuta. L’anno seguente il “Saleve” non si corse per problemi burocratici; più avanti giunse una telefonata che mi lasciò di sasso: era Guillaume che mi comunicava che suo padre Eric era morto d’infarto mentre saliva in auto. Faccio un salto in avanti, maggio 2004: ritorno al Saleve, anche viaggiando non posso pensare che Eric non ci sia. Al momento del via sono molto emozionato, penso alle sensazioni piacevoli che ti trasmette la corsa, ai ricordi profondi che ti lascia e che Eric non potrà più provare o anche il semplice fatto di sentire il sole che ti scalda il viso. Sembra superfluo dire che Dawa vince anche quell’edizione, io alla prima tappa non vedo una freccia, mi perdo, ritrovo il percorso e al primo ristoro mi ritrovo in testa; ammetto immediatamente l’errore e proseguo almeno come allenamento. La terza e ultima tappa è valida anche come prova singola, quindi posso giocarmi le mie carte. Parto abbastanza deciso per riscattare i giorni precedenti, dopo qualche km siamo soli, Dawa che fa il ritmo ed io; dopo qualche km Dawa si gira e mi dice “Mau, lassù Eric ci sta guardando, sono sicuro che sarebbe felice di vederci arrivare mano nella mano al traguardo e così faremo”. Un groppo in gola mi blocca quasi il respiro per un momento, raddoppio le forze e salgo a tutta, scolliniamo insieme, ogni tanto guardo in alto quasi aspettando una conferma da Eric; ci aspetta la discesa, Dawa per fortuna non scende “a tutta”. Gli ultimi chilometri sono i più belli della mia vita di trailer, insieme agli ultimi metri del Trail des Frahans 2006, dove tagliando il traguardo vittorioso ho abbracciato Annie, moglie di Dawa e ho dedicato al fratello di Dawa, morto l’anno prima, la vittoria. Taglio il traguardo trattenendo le lacrime, abbracciato al mio amico nepalese, i nostri sguardi rivolti in alto sicuri di avere l’approvazione di Eric! Ho voluto condividere con tutti voi questo episodio che mi ha toccato nel profondo perché credo sia illuminante per capire quello che è lo spirito che accompagna il trailer. In tutti questi anni per me non è mai diminuita l’emozione nel vedere, dopo ore di fatica, gli arrivi mano nella mano, l’abbraccio subito dopo il traguardo, qualche volta le lacrime: forse perché è in questi attimi che magicamente si può cogliere lo spirito trail? Maurizio Scilla
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ATTUALITA’...
ANCHE QUESTO È TRAIL testo di leonardo >leosorry< soresi
L
’ultra-trail è una disciplina nata da poco che non ha ancora identificato con precisione i propri confini e che deve ancora dotarsi di una struttura, che è invece tipica degli sport più maturi. Ad oggi in Italia non si è fatto molto, se non nulla, per stilare un regolamento comune, stabilire un calendario condiviso, definire un modello organizzativo unitario. In apparenza non si tratta che di una serie di questioni burocratiche quanto mai lontane dal mondo delle montagne e dei sentieri. In realtà io sono convinto che siano elementi fondamentali per lo sviluppo di questo sport. Pensate solo al fatto che attualmente non esiste neppure una terminologia univoca per definire le gare: non sarebbe un problema molto grave se l’UTMB non avesse richiesto la registrazione del marchio “Ultratrail” pretendendo ora di negarlo a quelle competizioni che reputa non in linea con la propria filosofia. Diventa quindi urgente definire una “via italiana” all’ultra trail, condivisa ed appoggiata da tutti, dagli organizzatori alla Federazione. Così ora abbiamo i Gran Raid (oltre al Cro-Magnon, anche la bella novità del Gran Raid delle Prealpi Trevigiane), i Gran Trail (il Valdigne e il Rensen), gli Ultra Trail (Lavaredo e Gran Sasso), le Vie (Via dei Lupi e 105 Abbots Way): insomma, tutta una serie di denominazioni diverse che si riferiscono a gare dalle caratteristiche analoghe.
forti polemiche che aveva suscitato in primavera una lettera nella quale un responsabile della Fidal sconsigliava la partecipazione al Cro-magnon e agli Ultra Trail più in generale, minacciando per di più sanzioni nei confronti degli atleti che vi prendevano parte, in quanto non si trattava di una gara riconosciuta dalla Federazione. Oggi le cose sembrano essere leggermente cambiate, anche per effetto del lavoro svolto dalla IUTA (Italian Ultra & Trail Association) che con il convegno tecnico del 5 settembre a Luco dei Marsi ha portato l’attenzione della Federazione su questo nuovo mondo della corsa in natura. Anche “ai piani alti” ci si sta accorgendo che, al momento, è proprio l’Ultratrail a fare da traino all’intero settore delle ultramaratone, con un gran numero di atleti che vi si cimentano pur non avendo mai corso nelle ultramaratone più tradizionali. C’è da costruire da zero una cultura relativa al mondo del trail e dell’ultra trail: basti pensare che fino ad oggi la Federazione arriva al massimo a regolamentare la “corsa in montagna di lunga distanza”, che però va da un minimo di 18 km ad un massimo di 36, cioè molto lontano da ciò che è un ultra-trail. E, come ha dimostrato la lettera “incriminata” nel caso del CRO, all’interno della Fidal c’è un’anima, o comunque un gruppo di persone, che ancora pensano che la nostra sia una disciplina estrema, in cui si gioca con la morte e che poco ha a che vedere con l’atletica e lo sport più in generale. Un problema simile per la verità lo hanno dovuto affrontare anche i nostri cugini francesi, dove i Grandi Raid (Cro-Magnon, Mercantour, Réunion) un tempo erano regolamentati dalla FFMA (Federazione Francese di
“...trovare un vocabolario e un linguaggio comune non è che la piattaforma per poter crescere.”
Ma quello di trovare un vocabolario e un linguaggio comune non è che la piattaforma per poter crescere. L’ultra-trail sta infatti ancora cercando di ottenere un riconoscimento a livello di Federazione Italiana di Atletica Leggera (FIDAL). Se ricordate, su Spirito Trail n. 3 avevamo parlato delle
Montagna e Alpinismo): solo dopo il grande successo dell’UTMB anche gli ultra trail sono stati “inglobati” dalla FFA (Federazione Francese di Atletica). Inoltre, proprio in questi anni si sta cominciando a pensare di dare una certa uniformità a livello europeo, con l’assegnazione da parte della IAU (International Association of Ultrarunners) alla Merrel Skyrace di Serre Chevalier del primo Campionato Europeo di trail. A questo punto è evidente che lo sviluppo dell’ultratrail in Italia dipenderà molto dalla capacità della Fidal di fare un “triplo salto mortale”, per avvicinarsi ai principi del trail che sono del tutto sconosciuti nelle altre discipline dell’atletica. Non ci si può però aspettare che la regolamentazione venga fatta dall’alto da chi non ha mai avuto esperienza diretta di un trail. Fino ad oggi le gare italiane di ultratrail sono nate sull’onda della passione di qualche trailer, che affascinato dalle esperienze vissute nelle gare francesi, ha pensato di far conoscere ad altri trailer la propria zona e i propri terreni di allenamento. Così, senza molti sponsor privati e con pressoché nulle contribuzioni pubbliche, sono nati i 10 ultratrail che ad oggi caratterizzano la realtà italiana. Fra di essi non esistono molti contatti, se non del tutto sporadici e occasionali: crediamo sia giunto il momento che gli organizzatori di trail inizino a collaborare per dare un’identità comune a questo sport, presentandosi come un fronte compatto e uniforme, capace di orientare le scelte che verranno compiute in sede federale. Noi di Spirito Trail abbiamo perciò deciso di aprire sul forum un argomento di discussione, incentrato su questo problema, al quale inviteremo formalmente a partecipare gli organizzatori degli ultratrail italiani. La discussione dovrebbe portare ad un confronto sulle diverse correnti di pensiero ad oggi presenti in Italia, che culminerà con un incontro, i cui dettagli sono ancora a definire, al termine della stagione di trail 2008. ▼ S P I R I T O T R AI L [ S E T T E M BRE ] - 2
ANTEPRIMA SPECIALE
Testo di Maurizio >maudellevette< Scilla
L’ultimo week end di agosto, attorno a “Sua Maestà” il Monte Bianco, migliaia di trailer hanno preso parte all’avvenimento più importante in campo mondiale nell’ambito del trail running. La prima gara a partire, venerdì 29 alle 11, è stata la Courmayeur Champex Chamonix (CCC), 98 km e 5600 metri di dislivello positivo. Nella prima parte della gara il francese Renaud Rouanet ha imposto il suo ritmo; una prova coraggiosa la sua nei confronti del più titolato Guillaume Le Normand, che lo seguiva in seconda posizione. L’italiano Lorenzo Trincheri si è mantenuto al terzo posto per un lungo tratto, per poi abbandonare a causa di problemi fisici. All’altezza del rifugio Bonatti il favorito Le Normand (secondo quest’anno alla Marathon de Chamonix) ha raggiunto Rouanet. I due transalpini hanno proseguito insieme fino a Champex Lac, dove Le Normand h a preso definitivamente il comando. Rouanet è riuscito a mantenere la seconda posizione davanti all’inglese Alun Powell, guida alpina. In campo femminile, la britannica Lucy Colquhoun è sempre stata al comando e ha tagliato il traguardo dopo 14 ore e 30’ di gara. Vittoria facile per lei: la seconda, Maud Giraud, è giunta infatti dopo più di due ore. Ha completato il podio Fiona Maxwell. Al via della prova “regina”, l’Ultra-Trail du Mont Blanc (UTMB), con i suoi 166 km e 9400 metri di dislivello positivo, erano presenti tutti coloro che erano saliti sul podio negli anni precedenti: Olmo, Sherpa, Jaquerod, Delebarre, Csaba, Lukas, Mermoud, Gaylord, senza dimenticare Scott Jurek, il più forte trailer americano, in Francia da un mese per poter preparare al meglio la gara; infine, il giovane catalano Kilian Jornet, vent’anni, vincitore della “Pierra Menta”, classica di scialpinismo, e di numerose skyrace in Europa. Jornet ha iniziato a fare sul serio nel tratto Contamines-La Balme, dove ha guadagnato ben 5 minuti sul nepalese Dawa Sherpa (vincitore nel 2003). Da quel momento lo spagnolo non ha avuto più rivali; a Courmayeur è transitato con un vantaggio di 18’ che è man mano aumentato, fino a raggiungere l’ora in quel di Chamonix,
dove si è presentato al traguardo nella piazza della chiesa dopo 20h56’59”. Un’ora dopo il nepalese Dawa Sherpa ha attraversato le vie di Chamonix con il suo consueto sorriso, sventolando la bandiera del suo paese; terzo, autore di una prova maiuscola, il francese Julien Chorier, vincitore della CCC l’anno scorso. A seguire il giapponese Kaburaki, autore di una prova tutta in recupero e visibilmente emozionato; quinto lo spagnolo Romon. Al sesto posto si è piazzato, dopo 23h57’, il francese Antoine Guillon (secondo al Cromagnon quest’anno), che è riuscito a seguire in modo molto preciso i tempi di passaggio che si era prefissato: aveva infatti previsto una partenza tranquilla per fare poi una gara tutta in recupero. Dietro di lui lo svizzero Girard, l’ungherese Csaba, il tedesco Calmbach e, a chiudere i primi dieci, il nostro Massimo Tagliaferri. L’atleta lombardo è stato autore di una grandissima prova che ha confermato il suo valore dopo la vittoria al Grand Trail Valdigne e il quarto posto al Cromagnon. In campo femminile la britannica Elizabeth Hawker ha surclassato tutte le avversarie: la campionessa del mondo della 100 km ha terminato la sua prova in 25h19’41”, tempo inferiore a quello impiegato da Nikki Kimball con un percorso più lungo e con più dislivello. La francese Karine Herry, autrice di un’incredibile tripletta nel 2006 (UTMB, Diagonale des Fous, Templiers), ha accusato un momento di difficoltà ad Arnouva, poi pian piano è riuscita a ripartire e a conquistare il secondo posto, davanti all’altra transalpina Cathy Dubois, trailer da un solo anno e sul podio alla sua prima partecipazione. Da sottolineare la prova del sessantanovenne svizzero Werner Schweizer, al traguardo dopo 34h05’, già nei primi dieci in edizioni precedenti. A Werner nel 2007 è stato diagnosticato un cancro, ma dopo un’operazione e la chemioterapia, la sua volontà di ferro l’ha portato ben presto a ricominciare a muoversi e riuscire già a finire l’edizione 2007 di questa massacrante corsa, cosa che ha fatto muovere i media per portarlo come esempio per chi deve affrontare malattie così debilitanti. ▼ S P I R I T O T R AI L [ S E T T E M BRE ] - 3
BISOGNA SAPER VINCERE! Testo di Maurizio >maudellevette< Scilla
L
’ultimo week end di agosto Chamonix si trova al centro del mondo delle corse in natura, infatti l’Ultra Trail du Mont Blanc si può ritenere un vero e proprio campionato mondiale della specialità, con la partecipazione di un plateau di atleti eccezionali, basta dare un’occhiata alla classifica che vede nelle prime dieci posizioni rappresentate ben 8 nazioni. Ma veniamo al punto, mi piacerebbe in questa pagina gioire per la vittoria del catalano Kilian Jornet, vent’anni, un ragazzo imbattibile, vincitore della “Pierra Menta”, la più importante gara di scialpinismo, vincitore degli skygames e di numerose altre gare, ma la sua grande impresa lascia molti dubbi a livello morale. Già alla partenza si è capito che avrebbe giocato con i limiti del regolamento attuale, una cintura a banana in vita, con un contenitore per un litro d’acqua arrotolato, pantaloncini e canotta, un k-way super leggero, telo di sopravvivenza, il tutto al limite del regolamento, fregandosene altamente dei rischi che si possono correre in montagna. D’altra parte questa ossessione al
ail ito Tr r i p S di iale mero mo spec , u n C o si ossim n ricchis e alla CC o! r p l u Su ot rete UTMB ti e f trove cato all’ ommen i ded cconti,c ra con
minimalismo è ben conosciuta nello scialpinismo! Lungo il percorso è stato penalizzato di 15’ perché è stato accompagnato lungo la salita che porta alla Tete aux Vents, cosa che il regolamento vieta, ma non finisce qui. Dai ristori è ripartito quasi sempre con pochissima acqua (200/300 ml), ma diverse volte è stato sorpreso a esser rifornito lungo il tracciato dai suoi amici catalani lontano dai punti di ristoro previsti, e a qualche chilometro da Courmayeur gli è stata data assistenza con cambio dei vestiti. Sfortunatamente non ci sono immagini che possano documentare quanto detto, quindi il catalano ha vinto regolarmente. Di certo questa non è l’etica vicina al mondo del trail, gli organizzatori dell’UTMB hanno già dichiarato che correranno ai ripari per il prossimo anno, modificando il regolamento per quanto riguarda il materiale obbligatorio, perché non vogliono assolutamente che questa esasperazione prenda piede, visto che non corrisponde allo spirito dell’avvenimento. Un vero peccato l’atteggiamento dell’atleta catalano, perché
avrebbe vinto ugualmente l’UTMB anche comportandosi come un vero trailer, vista la sua impressionante superiorità: in nessun ristoro l’ho visto in difficoltà, anzi sempre fresco e rilassato, la sua agilità di corsa è rimasta tale anche nella parte finale del tracciato, tant’é che ha attaccato la salita finale che parte dal Col des Montets correndo. C’è un episodio che merita essere citato: al ristoro di Arnouva in val Ferret, Dawa Sherpa è passato al secondo posto; quando è giunto all’interno della zona ristoro è stato accolto con un grande applauso dai volontari francesi, i quali hanno chiesto di poter fare una foto con lui. Dawa come al solito non ha detto no, anzi non ha fatto una piega quando gli è stato chiesto di rifare la foto: la sua è stata una vera corsa zen! Spero a questo punto di poter applaudire caldamente il prossimo vincitore dell’UTMB e mi auguro che questo trend non prenda piede nel nostro mondo, al momento in grande crescita, ma che non può allontanarsi dalla convivialità, la solidarietà, l’etica, l’amore per la montagna! ▼
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CRONACHE...
Trail Autogestito
Prato-Boccadirio [PARODIA
DI
UN
VERO
TA]
..TUTTO È INIZIATO NEL 1992, DA UN’IDEA DI PIERO GUCCI E DA ALLORA, TUTTI GLI ANNI, CON QUALUNQUE
TEMPO
ATMOSFERICO,
L’ULTIMO VENERDI DI LUGLIO, PIERO HA GUIDATO, FINO ALLO SCORSO ANNO QUANDO CI HA AHIMÈ LASCIATO, CHIUNQUE SI SIA PRESENTATO ALLA PARTENZA LUNGO LE 12 ORE DI CAMMINO CHE PORTANO DA PRATO AL SANTUARIO DI BOC-
testo di Alessio >kappadocio< Parauda Foto @ Gerardo >Jack< Langone
QUESTA MANIFESTAZIONE NON È SOLTANTO UNA SPLENDIDA ESCURSIONE, MA È ANCHE ALTRO: È UN CAMMINARE INSIEME, UNO STARE IN COMUNIONE CON GLI UOMINI, LA NATURA E PER CHI CI CREDE ANCHE CON DIO; È UN MODO PER DIRE “GRAZIE DI ESSERE AL MONDO”. E PERCHÉ NON FARCI ANCHE UN T.A.?
CA DI RIO.
C
hissà cosa avrà pensato Piero quando, dall’alto in questa notte di pallida luna, avrà visto che lungo il sentiero, oltre a circa 40 camminatori che onoravano la sua iniziativa, c’erano 6 torce che, ben distanti, cercavano di recuperare il distacco CORRENDO. Perché in fondo l’idea era proprio quella: organizzare un Trail Autogestito nella stessa notte in cui partivano i camminatori, dando loro 2 ore di vantaggio per poi arrivare tutti insieme al Santuario di Bocca di Rio. C’ero io (il kappadocio), c’era il
Vannucci che credo buona parte degli spirito trail conosceranno, c’era Federico che in qualità di autoctono avrebbe dovuto conoscere la strada (condizionale d’obbligo), c’era Jack la cui allegria è stato un ottimo pretesto per vivere un piacevole pomeriggio oltre a una stupenda traversata notturna, c’era UomoPatagonico che conosco da un po’ ormai e che mi ha fatto un gran piacere ospitare sui miei monti, e infine c’era una simpatica signora di nome Carla. Mentre noi eravamo tutti bardati manco si partisse per la Luna, la Carla era spettacolare, podista ocS P I R I T O T R AI L [ S E T T EM BRE ] - 5
casionale con quello zainetto domenicale in cui aveva messo un bel thermos di caffè per la notte qualora ci prendesse un colpo di sonno (sì, avete letto bene). Avreste dovuto vederla quando ha parcheggiato la macchina e ha visto che “gente” era ferma ai blocchi di partenza. A ripensarci oggi avrei dovuto vietarle in quel momento di venire con noi perché correre di notte, per quanto tranquilla si possa prendere, non è un’esperienza facile. Ci vuole un minimo di preparazione mentale e la concentrazione deve essere sempre molto elevata, tant’è che anche i più esperti possono cadere in errore. Ma non me la sono sentita! Finalmente è giunta l’ora di partire, sono le 23.05 (ritardo accademico) e il gruppo procede sul breve tratto di asfalto che porta alla salita del Monte Maggiore. Forse abbiamo un po’ esagerato perché la partenza è stata veramente troppo arzilla, tanto che Jack è rimasto indietro in preda ai litigi tra succo gastrico e stomaco (a cena aveva ben pensato di man-
giare nel seguente ordine: patatine fritte rubate al sottoscritto, acqua, una bella pizza alta con pomodoro, birra, un gustoso dolce al mascarpone per stare leggeri e poco prima del caffè e mezz’ora prima della partenza un bel piatto di spaghetti al pomodoro e peperoncino piccante). La salita comincia e già ci sono i primi distacchi: dopo 4 km eravamo solo io e Marco a guardarci nelle palle delle torce. Ma in breve ci riuniamo e, con passo tapascionico, arriviamo in breve al primo punto di “controllo” (Valibona) ed essendo praticamente tutti insieme (incredibile) decidiamo di ripartire subito. Prendiamo il sentiero n° 20 e passiamo per quello che a primavera era un tratto dalla bellezza incantevole, ora invece è una striscia di terreno coperto da cardi, delle simpatiche piantine pungenti che non ti lasciano in pace e ti ricordano quanto sia doloroso avere piccoli aghi che ti si conficcano ritmicamente nelle caviglie. Ma andiamo avanti e, dopo esserci distratti per un attimo (simpatico modo per
dire che ci eravamo infrascati fuori dal sentiero) raggiungiamo Foce ai Cerri. Da qui, io e Marco raggiungiamo il Monte Maggiore (880 m di dislivello in 8,8 km) mentre gli altri si sono persi nel bosco. Dopo urla notturne di richiamo che risuonavano come eco dal monte verso la città che lentamente si addormentava (o sperava di farlo usando tappi per le orecchie) ci siamo finalmente ricongiunti sulla vetta del Monte Maggiore a godere del panorama e fare qualche foto. Il silenzio e l’insolita assenza di vento hanno reso spettacolare l’immagine che si apriva davanti ai nostri occhi con le luci della città che giungevano a noi come mondi distanti, come realtà metropolitane di inquinamento e frenesia ormai catalogate come un incubo lontano.. iniziava il vero silenzio, l’oscurità intaccata da un pallido quarto di luna che ci ha seguito ed osservato lungo tutto il tragitto. E così ci siamo buttati di corsa attraversando continui saliscendi, sbagliando strada su indicazione di S P I R I T O T R AI L [ S E T T EM BRE ] - 6
Federico (che strano vero?), incontrando animali selvatici, cavalli e un gregge di pecore comandato da due noiosissimi cani. Da qui arriviamo in poco tempo a Montecuccoli, ma il gruppo che accompagna la rappresentante del gentil sesso ancora non si vede. Dopo un po’ arrivano e, fatta una buona sosta sorseggiando l’acqua che gentilmente i camminatori ci avevano lasciato, si riparte, ma a questo punto arriva la doccia fredda: Carla è presente fisicamente ma ormai ci ha abbandonato mentalmente e non riesce più a correre. Ci facciamo forza ma ci attendono i 10 km più lunghi della notte. Non perché siano particolarmente impegnativi per i dislivelli, ma perché si sta procedendo ad una velocità che era identica a quella dei camminatori e penso che ormai non li raggiungeremo più. Marco e Federico a questo punto spariscono e non li vedremo più se non all’arrivo. Quel passo è troppo lento per tutti noi ma dentro di me sento che lasciare lì da sola in mezzo al bosco Carla sarebbe una vigliaccata. A pensarla come me ci sono ancora Jack e UomoPatagonico con il loro spirito e la volontà di rimanere uniti fino alla fine del giro. Bella davvero la loro dimostrazione, degna di un vero TA. Ahimè, il nostro ritardo sui camminatori non ci ha consentito di fermarci in punti particolari dove poter raccontare a Jack e Patagonico la storia che c’era in quei luoghi. Non ho potuto raccontare loro della casa della Dogana dove avveniva il pagamento del dazio tra le terre di Prato e quelle del Mugello, come non ho potuto raccontare la storia della
fattoria Le Soda. Poco male però perché il percorso sta piacendo e credo proprio ci saranno altre occasioni in futuro. Finalmente arriviamo al passo della Crocetta, su strada asfaltata, dove Carla ci abbandona per aspettare l’arrivo della figlia per riprenderla: alla fine ha rinunciato! Lasciamo Carla per avviarci con grande slancio verso l’ultima impegnativa salita che ci porterà in vetta al Tavianella, non possiamo perdere la scommessa fatta a noi stessi: i camminatori vanno raggiunti. Durante la salita si intravede un bel cielo: sta albeggiando e vi assicuro che attraversare quel bosco a quell’ora ha un sapore particolare, un’emozione unica. La nostre folle rincorsa però ci premia e arriviamo finalmente a ricongiungerci con i camminatori (siamo a 3 km dall’arrivo). Mamma mia che sudata, è stata un’impresa raggiungerli e il piacere di fermarsi un attimo per parlare con loro, per sapere che emozioni hanno vissuto nel loro pellegrinaggio notturno, riesce per un po’ a farmi dimenticare che dovrei correre ancora per qualche km. Però alla fine torno in me e ricordandomi che Jack mi aveva da poco superato al grido di “tu tiene e cuorna”, decido di salutare i camminatori e ripartire verso l’arrivo. La discesa finale è stata abbastanza stressante per il mio povero ginocchio ormai andato, ma il premio finale è stato più che soddisfacente: sono a Bocca di Rio, un santuario dalla storia bellissima, immerso nel verde e nel silenzio della montagna vicino a una sorgente di acqua freschissima e buonissima al cospetto di un terzo
tempo fantastico: schiacciata con i ciccioli, schiacciata normale, scrostata e pastiera napoletana. Il tutto condito con acqua, bevande gassate di vario colore e un buon vino. Ormai il TA è concluso ma porterò per sempre con me il ricordo di questi volti, delle difficoltà incontrate, del piacere di condividere questi momenti e questi sentieri con persone che probabilmente non sarebbero mai venute a fare un giro in questi luoghi. Grazie a Carla, Federico, Marco, UomoPatagonico e Jack ma grazie anche a Piero che mi ha tenuto compagnia con il suo ricordo in questa lunga e stupenda notte! u
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SE MI CHIEDESSERO COS'ERA LA
CRONACHE...
FULL M ON CAMIGNADA trail...
Foto @ Carlo Lemonato
Testo di Maurizio >Gattone< Cenci
O
...cosa potrei rispondere?... Partenza dal lago di Misurina, la sera del 16 agosto 2008 alle 22. E' stata una corsa dove, abbandonate le luci della città, ci siamo lasciati guidare dai raggi del sole riflessi dalla luna piena, dove la terra ha provato a nasconderla per rendercela più romantica con un'eclissi velata da nuvole ballerine. Una corsa dove hai lasciato il rumore della città per il silenzio, assordante, del nulla. E
una corsa dove l’oscurità della notte ti ha reso possibile vedere le sagome imponenti delle vette avvolte in lenzuoli bianchi come a coprirle per non far prendere loro freddo. Dove passo dopo passo scorgi in lontananza le luci di paesini addormentati mentre da lassù ti accontenti di una misera luce appesa alla fronte per vegliare su di loro. E una corsa dove immerso nello spettacolo che la natura ci ha messo a disposizione, ho potuto annusare i profumi intensi rilasciati dalla notte, accarezzato massi che sono lì da secoli con la paura di svegliarli, guardare da lassù valli dove le nuvole basse sotto di te sembrano vasche piene di soffice panna. E mentre scendi in esse ti accarezzano e ti avvolgono fino a farti scomparire in un nuovo mondo... fantasilandia... Qui, accompagnato dagli scricchiolii dei rametti sotto i tuoi passi, dal rotolare dei sassi che scivolano al tuo passaggio, dal sussurrare dei ruscelli che scorrono ma non vedi, dai campanacci delle mucche che stavano riposando immersi in questo mondo nascosto dalla notte, come folletti un po’ troppo cresciuti, che sicuramente si saranno chiesti: "ma questi chi sono?", ti avvii verso l’ultimo tratto in un sentiero che costeggia un fiume sempre vivo e fresco che scorre a fianco a te, anche se più veloce, perché tu ormai sei stanco dopo 7 ore di corsa, camminate, pause, nella notte attraverso scenari incantevoli: le Tre Cime di Lavaredo, i Piani di Cengia, la Val Girarba, i sei rifugi... Raggiungi il punto d’arrivo (il lago di Auronzo) con un passo non proprio spedito; qui ti giri, guardi dietro te e pensi: "che spettacolo, peccato sia finito". E' bastato quello sguardo perché la fatica svanisse, miracolo della natura. Ecco cosa risponderei, e guardandolo negli occhi gli direi: la prossima volta vieni anche tu, e mi ringrazierai di averti fatto conoscere un'esperienza indimenticabile per i tuoi ricordi futuri. u S P I R I T O T R AI L [ S E T T E M BRE ] - 8
CRONACHE...
Testo di Francesco >Checo< Zanchetta Foto © www.camignada.it
fascino antico L
a mia prima Camignada risale al 1991, e da allora nell'organizzazione e nel percorso non è cambiato nulla di sostanziale; andava bene allora e va benissimo anche oggi. Ai ristori, con l'avvento dell'elettronica, il vecchio sale da cucina (sì sì, un tempo contro i crampi trovavi il sale da cucina...) ha lasciato il posto agli esotici ---ene, ---is, ---ade, ma lo spirito originario, quello per fortuna non è cambiato. A dire il vero, quello che è cambiato
di più forse sono proprio i concorrenti. A parte il numero, c'è più gente nuova, che viene dalla strada e qualcuno dalla strada si è anche portato delle pessime abitudini. E' quello che ho pensato ancor prima del rifugio Auronzo, quando ho cominciato a raccogliere i primi scarti di gel, barrette e ammennicoli vari. I primi pensieri sono stati: "Ma che razza di gente viene a correre quassù, che dopo mezz'ora ha già bisogno di maltodestrine? Se l'an-
dazzo continua così proporrò al CAI di chiuderla, questa corsa, se è così che si tratta la montagna." Poi ho incontrato delle stelle alpine, e pensieri meno cattivi hanno preso il sopravvento. Il "Gotico Bellunese" delle cattedrali dolomitiche ha fatto il resto, e fra guglie e gargouille mi sono finalmente calato in quella fiaba da vivere e da correre che è la Camignada. Il sole pieno e l'aria fresca ci hanno regalato anche quest'anno il clima ideale per correre. A tratti, nelle diS P I R I T O T R AI L [ S E T T E M BRE ] - 9
scese intermedie, quando il fondo di solide rocce rassicurava il mio tendine che di solido non ha pi첫 niente, ho anche riassaporato il piacere della discesa: l'ebbrezza del volo tra una roccia e l'altra, la purezza di sentirmi aria nell'aria, delfino tra le onde, rondine fra le nuvole... E salite da mordere e conquistare, con incedere testardo e sicuro fra innumerevoli gocce di colorata rugiada. Quanti fiori quest'anno sui sentieri, tanto delicati che i petali fremevano anche all'aria immobile, tanto leggeri che anche le possenti cime si sono ancora di pi첫 snellite e sollevate, in punta
di piedi, per reggere il confronto e non sfigurare. Sapevo che la Val Giralba quest'anno l'avrei sofferta. Gambe non a posto e scarpe malandrine mi hanno costretto ad una sosta fuori programma, un minuto per rifiatare e ripartire con uno spirito diverso, obiettivo: arrivare in condizioni decenti. I sei chilometri finali di strada statale sotto il sole sono solo un incubo lontano, che ripesco dalla memoria quando mi sembra che sia ancora troppo lunga, per consolarmi. Nella pista ciclabile ci sono addirittura delle zone ombreggiate: troppo lusso!
E' cambiato il percorso ma gli appuntamenti sono rimasti: il signore che mette sul banchetto acqua e menta, il rinfrescarsi a tutte le fontane possibili per arrivare bene, per godere fino in fondo dei piaceri della montagna e di questa meravigliosa giornata. E poi tanti amici e tanta allegria. Ciao a tutti, e a tutti grazie! u
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CRONACHE...
IL TRAIL del BANGHER Viaggiare per correre o correre per viaggiare Testo di Daniela Banfi Foto © Archivio Maurizio Scilla
SIAMO SEMPRE DI CORSA, CERCHIAMO DI FARE TUTTO CELERMENTE, DA SEMPRE LA GIORNATA È COMPOSTA DI VENTIQUATTRO ORE. MA PARE CHE QUESTO TEMPO, IN QUESTO MILLENNIO E IN PARTE IN QUELLO APPENA TRASCORSO, NON SIA PIÙ SUFFICIENTE PER METTERE IN FILA TUTTE LE COSE CHE SI DEVONO E VOGLIONO FARE.
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l "tutto, presto e subito" ci toglie il gusto di assaporare il contorno di un’esperienza che non è solo arrivare nel più breve tempo possibile, fare un giro su se stessi e tornare da dove si è partiti, per poter dire “c’ero”, “ho visto”, non solo con un’occhiata passeggera, effimera, ma anche con tutti gli altri sensi. L’infinità di colori, suoni, profumi, immagini sono il completamento dell’attimo che fugge, il cui ricordo non sapremo mai quando riaffiorerà e sotto quale aspetto e in quale momento, né tantomeno se sarà veritiero o falsato dalla memoria. Vale però sempre la pena soffermarsi anche sulle piccolezze. Così capita che, per andare dove devi andare, trovi un’uscita autostradale chiusa e sei costretto ad una deviazione. Domenica 27 luglio c’è il “Bangher”, corsa in montagna alla quale non voglio mancare quest’anno. Si parte da Piedicavallo, ultimo paesino della Val Cervo, qui la strada asfaltata finisce contro la montagna,
oltre si va a piedi. Ho partecipato alla prima edizione nel 2006 con un percorso simile, ma con invertito il senso di marcia. Per questa occasione sono previste due partenze, la classica di gruppo alle 8.30 e un’altra più defilata, quasi silente, alle 7.00, per chi preferisce la frescura delle prime ore del mattino e sa che impiegherà un po’ più di tempo rispetto alla maggioranza. Io sono fra questi ultimi, un po’ adoro la quiete delle ore mattinali, la pace, la natura che si risveglia, gli animali che puoi incontrare, che in altri momenti se ne starebbero nascosti ad osservare noi bipedi variopinti e chiassosi; e poi metto in conto d’impiegare circa 1h-1h15’ in più rispetto al 2006, per cui arriverei veramente tardi. La sveglia suona, mentre un’ambulanza passa con le sirene spiegate è ancora notte, smette d’improvviso, e nel silenzio di una cittadina svuotata dall’incombere delle ferie ogni più piccolo rumore risuona come fosse accanto a te. Mi alzo, assonnata finisco di prepa-
rare lo zaino, riempio il camel bag, mi vesto e in meno di mezz’ora sono pronta. I miei passi, seppur lievi, riecheggiano nella quiete notturna, quando non vuoi fare rumore ti capita di tutto, è sempre così, ti scivola qualcosa dalle mani che rimbalza sul pavimento e, nel tentativo di prenderlo al volo per evitare il tonfo, sbatti una porta o contro qualcos’altro, apri piano la porta che conduce ai garage, ma il basculante del box cigola più del solito e le portiere sembrano tuoni, quando le chiudi, anche se sei accorta nell’accostarle. Finalmente sono per strada, attraverso il centro del mio paese, non c’è nessuno in giro, dell’ambulanza neanche l’ombra. Accendo la radio, arrivo all‘entrata dell’autostrada, è ancora buio, prendo il biglietto e via per questa nuova avventura. Amo viaggiare quando ancora il sole non è ancora sorto. La musica si fonde con il rumore del motore, delle gomme che scivolano sull’asfalto appena rifatto, sembrano solleticar-
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lo, si miscela con i pensieri, le poche luci che sopraggiungono, è perdersi in qualcosa di lontano e solamente tuo. In men che non si dica eccomi a Balocco, la mia uscita. Che strano nome per un paese, balocco è sinonimo di giocattolo, termine in disuso, anzi quasi antico, porta di rimando ai giochi di una volta, fatti di legno o con materiale ricicla-
to, ovvero oggetti non più idonei per essere utilizzati per il loro vero scopo ed adattati, soldatini di stagno, di cartapesta, bambole di pezza, i tappi delle bottiglie. Nel mio caso Balocco è un paese, che se non fosse per la chiusura dell’uscita autostradale di Carisio non avrei mai nemmeno sfiorato. Pago al casellante il dovuto e dopo una piccola incertezza sulla direzione da seguire, attraverso il centro del piccolo borgo dormiente; anche l’alto campanile a pianta quadrata è silenzioso, al suo fianco la Chiesa Parrocchiale di San Michele Arcangelo, guarda caso anche patrono di Piedicavallo, e sull’altro lato della piazza un castello del XV secolo, che sorpresa, 260 anime, quattro case, un piccolo gioiello. Scoprirò tutto dopo il mio veloce passaggio, anche che il torrente Cervo lambisce il paese, lo stesso torrente che nasce dal lago della Vecchia e che taglia in due la Valle di Adorno, torrente che senza volere risalirò per raggiungere la mia prima meta, per l’appunto Piedicavallo. Tutte piccole coincidenze legate da un filo invisibile. Attraverso la campagna, la strada, un lungo biscione serpeggia tra borghi e campi coltivati, pare essere in un altro mondo, dove vige la legge che le case non devono avere più di due piani e distare le une dalle altre almeno il doppio della loro superfi-
cie. Torno alla realtà, quando arrivata a Cossato imbocco la superstrada che in un battibaleno mi porterà a Biella. Sbuco a pochi chilometri dalla strada provinciale 100, quella che sale e costeggia il torrente. Man mano che si prosegue la valle si restringe, diviene sempre più selvaggia. Incontro un pastore con una mucca e il suo cane, spero in cuor mio di non incappare nel resto della mandria, occuperebbe tutta la strada e rischierei di arrivare tardi. Per mia fortuna le mucche si stanno riposando in un triangolo di prato a lato della via, coricate sull’erba mi guardano con aria sorniona, impassibili continuando a ruminare. Sono le 6.30 e spengo il motore dell’auto, sono arrivata. Recupero il camel bag dal bagagliaio, sono pronta, intorno a me facce nuove, saranno i miei compagni di gara. Saluto Mau e Beppe, già pronti ad elargire numeri da apporre al petto, saremo circa 13/14 a partire alle 7.00, una breve spiegazione e arriva anche Luciano, il campanile rintocca le ore, il suono prodotto dal batacchio contro i bordi interni delle campane sarà il nostro starter. Sono con Luc, si corricchia, quattro chiacchiere, è da tanto che non ci vediamo, riconosco il percorso, era il tratto finale nel 2006. Lui si ferma a sistemare qualcosa, io proseguo, mi ritrovo sola, qualcuno è già scomparso davanti a me e qualcun altro mi segue, sono nel mezzo e mi sento tranquilla. Corro, ma appena la salita si fa irta, cammino di buon passo. Alla BiellaMonte Camino ho commesso l’errore di partire troppo forte, per poi pagare dazio, so che questo percorso è impegnativo e devo cercare di gestirmi al meglio. La salita mi piace e passo dopo passo, prima nel bosco poi all’aperto, arrivo alla bocchetta del Croso, ci sono delle persone ad attenderci, un signore mi chiede quanti siamo partiti prima, gli rispondo e poi mi dice che a breve partiranno gli altri, gli chiedo l'ora, sono le 8.20. Scollino, che panorama... Ora devo scendere ed arrivare al torrente giù in basso, i ricordi affiorano alla mente, il sentiero è stato sfalciato egregiamente, una piccola giungla lillipuziana, l’umidità della notte rende sdrucciolevole il terreno, scivolo un paio di volte e senza volerS P I R I T O T R AI L [ S E T T E MBRE] - 13
lo tiro il freno. Mi arrabbio, perché so che se non imparo a scendere come si deve, tutta la mia fatica in salita si perde in un soffio di vento, infatti vengo raggiunta da chi dietro arrancava. Ogni tanto alzo lo sguardo dal terreno per guardarmi un po’ attorno, sento un mulo ragliare, ma appena lo faccio il piede va per suo conto, comunque arrivo al ponticello di legno sul torrente Sorba al di là del quale c’è il primo ristoro, un bicchiere d’acqua, un sorriso e via di nuovo. Questa volta in compagnia di Walter, barba folta e grigia e 68 anni portati egregiamente. Il sentiero scende armoniosamente, ci scambiamo qualche impressione, poi ad un certo punto il dubbio, sarà giusta la strada, torniamo indietro ed incontriamo Luciano che ci rassicura, aveva appena visto un bollino arancio, basta un nonnulla per distrarsi e sbagliare. Arriviamo all’Alpe Dosso dove alcune persone ci indicano il sentiero che sale sulla sinistra. Luciano dice che ora sono mille metri “secchi” di salita. Tanto bello quanto duro questo tratto, in breve ci perdiamo di vista. Il sentiero sale, ripidamente zigzaga
nel bosco, incomincia a fare caldo, un nugolo di mosche mi ronza attorno, sembrano aumentare ad ogni passo, qualcuna cerca d’infilarsi nell’orecchio sinistro, il camminamento è stato ripulito dall’erba alta e dai cespugli infestanti, sembra il viottolo del giardino di casa, che bel lavoro hanno fatto per noi, grazie. Voltando lo sguardo a sinistra vedo la bocchetta del Croso, la sommità pare un varco erboso, là in cima si scorgono delle figure, piccoli omini scuri, quasi delle ombre, come fossero ritagliati e sagomati con un cartoncino nero, si muovono: non sono frutto della mia immaginazione. Arrivo al secondo ristoro all’Alpe dell’Artorto, circa 1900 m, vengo accolta calorosamente dalle persone presenti, soprattutto da colui che pare essere il padrone di casa, un signore magro che indossa dei calzoncini di jeans corti, petto nudo, una carnagione tinta dai raggi del sole, un leggero velo di pelle d’oca, mi esorta a prendere da mangiare, da bere, afferro dell’uvetta passa che abbonda in un contenitore, mi dice che è l’ideale, entra subito in circolo, acini marroni che fluttuano nel sangue insieme a globuli rossi e bianchi, è gentile, gli chiedo la stra-
da e spostandomi con un braccio verso destra me la indica, saluto e riparto. La salita non è ancora terminata, però qui è molto bello, un tizio del soccorso alpino è in mezzo all’erba, non tanto distante dal ristoro, la sua radio gracchia parole distorte, mi dice che il primo uomo è appena più in basso. Il sentiero è appena visibile, ho come l’impressione che questi luoghi non siano poi così frequentati. Prima di arrivare alla Bocchetta del Prato il primo uomo mi raggiunge, lo saluto, lo incito, ma lui è troppo concentrato, impegnato per barattare il mio incoraggiamento anche con un solo cenno, passo, bacchetta, passo, sale e in un attimo sparisce. Alla Bocchetta del Prato ci si affaccia ad una finestra spettacolare, un balcone che sovrasta, in basso, un pratone verde muschio. Durante la discesa vengo raggiunta da altri ragazzi, appena percepisco il rumore dei passi alle mie spalle mi fermo e li lascio passare, è incredibile come corrano sul sentiero, appoggiano solo lievemente il piede sui sassi per poi in un attimo essere su quello successivo e in un baleno scompaiono anche loro. S P I R I T O T R AI L [ S E T T E MBRE] - 14
Il pianoro da attraversare è incredibilmente morbido, come uno spesso strato di moquette sotto la quale deve esserci dell’acqua, qua e là spuntano pietre . Decido di approfittare del tratto pianeggiante per mangiare qualcosa, mi sento un po’ stanca. A passo veloce mastico una barretta dal sapore indefinito, la divoro, come se fossi a digiuno da tempo, è strano come in questo genere di gare ti ritrovi svuotato, anche se non sempre avverti il senso di fame, appena metti qualcosa in bocca la trangugi senza ritegno. Guadato il torrentello si risale nuovamente, questa volta deve essere l’ultima, quasi in cima si vede un nevaio, mi passa la prima donna, mi sorride, quando la saluto, complicità femminile. Finalmente sono al Colle di Loo, 2450 m, gli uomini del soccorso alpino sono tutti imbacuccati, tira aria e loro sono fermi, mentre io scaldata dal movimento non mi rendo conto della temperatura e per di più il sole se n'è andato, il cielo è coperto, spero che l’atteso temporale pomeridiano decida di abbattersi altrove e non sui nostri passi. Anche in questo luogo la vista è eccezionale, non so, non mi sembra neanche di essere sulla terra, sarà quell’alternanza di rocce, tonalità di grigio, di verde, cime appuntite, spazio aperto che dà l’impressione di essere in uno di quei vecchi telefilm di fantascienza degli anni ’70: “Spazio 1999 Odissea nello spazio”quando la luna staccatasi dall’orbita terrestre iniziò a vagare nello spazio immenso. I ricordi riaffiorano freschi nella mente, mi pare addirittura di provare le medesime sensazioni del 2006, bizzarri giochi della mente, un miscuglio di stanchezza e reminescenza che mi proiettano nel passato, una sorte di macchina del tempo invisibile. Questa è la sensazione che mi accompagna per tutto quel tratto fatto di brevi saliscendi che si alternano a zone sassose, pietraie a sentiero. Il Colle della Mologna Grande, le nubi sempre più basse, il passaggio è stretto appena un varco, in quel minuscolo spazio mi affaccio come se fossi su un grattacielo, una lieve vertigine, un ondeggiamento, mi dico sottovoce: “adesso viene il bello”, 1300 metri di dislivello in discesa in neanche 7 km. Al rifugio Rivetti c’è un tifo da stadio, ora il sentiero è parecchio frequentato, c’è chi lentamente sale e chi
velocemente scende, spesso mi devo fermare e lasciare il passo. Le nuvole basse impediscono la visuale a valle, non riesco a capire dove sono e quanto manca, sono stanca e non ne posso più di scendere, incespico e mi arrabbio. Il frastuono delle pale di un elicottero mi inganna, penso di essere quasi arrivata, poi invece riappare il sole e mi rendo conto che la strada è ancora lunga. Corro sul bordo della mulattiera, un po’ scoraggiata, ad un certo punto, quando sono nel bosco e in basso passa un torrente, sento un grido arrivare dall’altro lato: “brava!”, mi volto ma non vedo nessuno, e penso che effettivamente lo sono a prescindere dalla prestazione, me lo hanno detto in tanti in quest’ultima ora che incomincio a crederci veramente, anche se loro non sanno che io sono partita un’ora e mezza prima degli altri. Tra un sasso, una scivolata e tanti pensieri buoni e cattivi arrivo alle prime case, dove auguro il buon appetito ad una coppia che sta pranzando e anche loro di rimando per quando sarò arrivata. Piedicavallo, posso finalmente lasciarmi andare in scioltezza corro, un po’ l’inclinazione in discesa mi aiuta, un po’ il sentire il traguardo vicino, un po’ le persone, la falcata si amplia, l’avampiede spinge via quel che rimane del percorso, sotto il gonfiabile c’è Mau con il microfono e Beppe con la macchina fotografica, l’uno chiama tutti gli arrivati per nome, l’altro li fotografa. E’ fatta, sono arrivata in 6h18’, meno del previsto. Sono contenta della scelta dell’orario di partenza, se all’inizio ero sola poi ho potuto vedere e correre insieme agli altri, ho potuto assistere all’arrivo di molti, incitare gli ultimi metri di Stefania, di Luciano e, così potermi godere un po’ anche la festa.
In macchina mentre percorro a ritroso il viaggio dell’andata ripenso alle parole lette in un libro:
“Camminare (correre aggiungo io) ha a che fare con il benessere e la salute. Ma non solo. Quando si va a piedi si è deposta ogni corazza. Il contatto con le pieghe e la rugosità della terra è diretto. Non c’è più alcuna parete d’aereo, treno, pullman, nave a fare da intercapedine con la realtà. Quando si va piedi si è a contatto diretto con la natura ed è più facile sentirsi ridotti alla dimensione che ci spetta. A quella di un uomo e non quella di un titano. Così la natura quando abbiamo lasciato la corazza dei mezzi di trasporto e accettato di essere quello che siamo si lascia avvicinare fino quasi a svelare il suo aspetto più segretamente ed insopportabilmente fragile.” Da “Senza Volo” di Federico Pace
Grazie e un BRAVI a lettere cubitali va agli organizzatori, Maurizio e Beppe che amano i trail e le loro montagne e lo dimostrano senza alcun dubbio. Grazie a chi ci ha assistito lungo tutto il percorso, pazientemente con il sorriso, a chi si è dato da fare per ripulire i sentieri e renderli sicuri. Un ultimo pensiero per quel ragazzo disteso sulla barella, che possa rimettersi al più presto per tornare di nuovo a correre su e giù per i monti, giungendo sulle vette più alte per avere l’impressione di toccare il cielo con un dito. S P I R I T O T R AI L [ S E T T E MBRE] - 15
CRONACHE...
Ecomaratona della Val d’Arda Testo di Simone >Simone76< Bragazza Foto © Organizzazione
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lla vigilia di Ferragosto mi trovo con Armando e Helyos a San Michele di Morfasso. Mi sarebbe piaciuto poter essere utile alla buona riuscita della corsa, tengo moltissimo a questa gara e anche se non faccio parte dell’organizzazione amo questi monti e vorrei che i partecipanti tornassero a casa con la soddisfazione di aver conosciuto un angolo di Appennino inaspettato, che giro in lungo e in largo da quando avevo 12 anni. Tra questi boschi ho imparato ad apprezzare la natura, capire quanto è bella e
quanto va preservata, trovo intrigante quella caratteristica “selvaggia” unica di queste cime; i miei nonni e i miei genitori sono nati qui, e qui io torno quando voglio ricaricarmi. Un tempo, raccontano i vecchi, questi boschi erano un groviglio di sentieri, grandi e piccoli; potevi raggiungere qualsiasi frazione, anche la più piccola, sempre per la strada più breve. Ora non è più così, sopravvivono solo le tracce principali, e spesso non grazie all’uomo ma agli animali che ancora tengono vive queste zone; non aspet-
tatevi autostrade quindi, i sentieri sono irti e ad ogni primavera si chiudono in un trionfo di rovi che prima o poi qualcuno riapre a colpi di machete, vero Helyos? Qui ho passato indimenticabili momenti con mio padre quando entrambi, appassionati di moto da Trial, passavamo giornate intere su e giù per questi sentieri. Che paradosso: dal trial al trail, buffo vero? Un tempo erano i centimetri cubici che mi facevano salire in vetta, ora sono le mie gambe, ma le vette sono rimaste le stesse.
>Dietro a l p e n u l t i m o <
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Torniamo al presente, propongo a Helyos e Armando di fare io da "scopa", non ho velleità agonistiche, in realtà non le ho mai avute, però ho sempre cercato di fare meglio della volta precedente; è almeno un mese che non mi alleno come si deve e non sono nemmeno sicuro di riuscire a finirla se la affronto seriamente, però non voglio mancare, non se ne parla nemmeno, questa non me la perdo; decido quindi di farla ma nelle retrovie, assieme a quelli che vanno piano, molto piano. Alle 8.30 si parte e da subito mi godo questo singolare approccio, rimango a debita distanza dall’ultimo, anzi, dal penultimo. Non è male come punto di vista, dopo pochi km si fa gruppo, siamo in 5, ho l’onore di accompagnare pluri-ultramaratoneti, le mie orecchie ascoltano storie di 24 ore, 48 ore, Cagliari-Sassari non stop, 34 maratone in 34 giorni, insomma un tripudio di km e fatica, ne rimango affascinato e ancor di più rimango affascinato dal modo col quale narrano di averli percorsi, lentamente, quasi camminando ma senza mollare mai, senza spegnersi mai. E questo sarà lo Spirito di questa giornata: procedere piano e godermi il paesaggio. I primi 25 km non li conosco e mi guardo in giro, quello che vedo è bello, la giornata è splendida, bravi ragazzi: ottima scelta di percorso. Si arriva a Santa Franca, un sacco di gente alle prese col barbecue, io e i miei compagni di viaggio veniamo tentati ma non appena scolliniamo il pensiero sparisce perché comincia la parte migliore del percorso: un sottobosco corribile, un susseguirsi di dolci saliscendi, per me questo è il sentiero perfetto; ritroveremo qualcosa di simile verso il 35° km tra Monte Lama e il passo Pellizzone. Arriva la prima vera asperità: il monte Menegosa, 1356 m, la "Cima Coppi" della giornata. La vista dalla vetta è favolosa e i miei soci ne rimangono rapiti. Un po’ mi gongolo nella loro
meraviglia, è proprio la reazione che speravo, stupore per cotanta bellezza. La meraviglia dura poco, davanti a loro un'impegnativa discesa su un ghiaione che personalmente non trovo così difficile; certo, bisogna essere accorti, ma sicuramente non è pericolosa, non ci sono tratti esposti, si rischia solo di scivolare e posare il fondoschiena a terra. Il passaggio sul crinale successivo è da favola, si corre a cavallo tra 2 valli, forse il punto più bello dell’intero percorso. Da questo momento in poi gioco in casa, conosco bene questi sentieri: Menegosa, Lama, Groppo di Gora e Pellizzone sono stati il mio primo terreno di allenamento. Subito dopo il ristoro di Lama incontriamo un gruppo di cavalli, ovviamente cavalli bardigiani, ai miei soci ne racconto le caratteristiche per quel poco che so. Passiamo vicino alla sorgente del fiume Arda (che dà il nome alla Valle) e anche qui avverto con piacere il loro interesse; a questo punto sono passate 6h30’ dalla partenza e la mente già corre all’arrivo, le gambe sono stanche ma come far mancare la ciliegina sulla torta: l’ultima breve ma dura salita. Dalla vetta del Groppo di Gora si gode una fantastica vista sull’attigua Val Ceno, punto di arrivo della prima giornata della Via degli Abati. In lontananza si scorgono delle brutte nuvole, forse è meglio affrettarci (si fa per dire...) ma non prima di guardare bene dove si mettono i piedi: seconda discesa impegnativa
della giornata, questa molto più corta della precedente. Secondo tratto nel sottobosco, fantastico susseguirsi di dolci saliscendi, ennesima esplosione di sensazioni, questo sì che è correre Trail! Arriviamo al passo del Pellizzone, ultimo ristoro, un grazie ai ragazzi che hanno aspettato così a lungo e via per gli ultimi 4 km, i primi di asfalto in leggera discesa, una manna per le gambe stanche, improvvisa virata a sinistra per La Sorgente dei Lupi e poi giù in picchiata a perdere metri su metri, Casali è più in basso e l’acqua inizia a venir giù come a dirci: "muovetevi ragazzi, siete gli ultimi e all’arrivo vi aspettano!". Ultimo falsopiano, è dura far andare le gambe dopo 8 ore, ma in fondo già si vede il centro abitato. Ormai è fatta, curva a destra e ingresso nell’area arrivo, fragoroso applauso per gli ultimi felici eroi. In conclusione, bellissima esperienza, istruttiva e appagante, non ero mai stato così tanto sulle gambe e non avevo mai percorso 42 km facendone almeno 30 camminando, comunque anche questo è Spirito Trail no? Non voglio soffermarmi sui km di asfalto o sulla segnaletica, è la prima edizione e quello che i miei occhi hanno visto e le mie gambe attraversato valgono molto di più degli aspetti migliorabili. Un grazie mille a Helyos e Armando che hanno dato vita a quello che per me era un sogno, un Trail in questi luoghi, bravissimi veramente! u
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CRONACHE... RA CHE INCROCIA, PROPRIO COME
CE CHE SIA CAPACE DI RACCONTARE
FOSSE UN TAPASCIONE DI FONDO
IN MANIERA EFFICACE LE ESPERIEN-
CLASSIFICA CHE SI PRENDE IL TEMPO
ZE VISSUTE IN GARA. ANTOINE GUIL-
PER GUARDARSI INTORNO. NOI DI SPI-
LON, SECONDO AL CRO-MAGNON DI
RITO TRAIL SIAMO FELICI DI OSPITARE
QUEST’ANNO, NON SI LIMITA A RAC-
SULLE NOSTRE PAGINE IL RACCONTO
CONTARE, MA SCRIVE LUI STESSO E
DI CHI AVREBBE POTUTO CHIEDERE LA
LO FA CON UNA FORZA NON COMU-
SQUALIFICA DI DAWA SHERPA E SALI-
NE. COME LEGGERETE VOI STESSI, AN-
RE SUL GRADINO DEL PODIO PIÙ ALTO
TOINE, PUR DOVENDO SPREMERSI AL
DEL CRO-MAGNON 2008, MA CHE HA
100% DURANTE LA GARA, CONSERVA
INVECE SCELTO DI RICONOSCERE LA
LA LUCIDITÀ PER “REGISTRARE” PARTI-
SUPERIORITÀ DELL’AVVERSARIO, CON-
COLARI DELL’AMBIENTE CHE ATTRA-
FERMANDONE LA VITTORIA.
VERSA E DEI COMPAGNI DI AVVENTU-
GRAND RAID DU CRO MAGNON 2008 di Antoine Guillon Decisamente, il meteo quest’anno ci fa dei brutti scherzi. Nei giorni precedenti la prova ho seguito l’evoluzione del tempo con un crescente senso di angoscia. A tre giorni dal via si stava addirittura parlando di annullare la gara. Alla fine, ecco la decisione: un tracciato più corto, evitando le alte cime del primo tratto del trail, ossia in tutto 94 km e circa 4100 m D+. Dopo una notte contraddistinta da fulmini e tuoni, al risveglio le montagne si presentano tutte imbiancate di neve fresca, ma il cielo terso ci lascia sperare.
Il mio obiettivo è quello di arrivare davanti a Marco Olmo. Piuttosto ambizioso visto il profilo della prima metà, denso di dislivelli positivi, ma chissà, dopotutto ho già macinato più di 90.000 m D+ in questa stagione. Per riuscire dovrei tenere il più possibile il suo ritmo, sorpassarlo nella discesa di 1500 m D- e infine tentare di non farmi riprendere negli ultimi 30 km! Partiti! Il plotone si sgrana rapidamente sulla strada che sale all’8/10%. Per il momento applico rigorosamente il metodo del celebre cinese “Sang Ui Sug”, e mi incollo alle scarpette di Marco, mentre cento metri più avanti ci sono Dawa Sherpa, Topher Gaylord, Massimo Tagliaferri e l’argentino Pablo Barnes.
GRAND RAID du CRO MAGNON 2008
È RARO TROVARE UN ATLETA DI VERTI-
A cura di Leonardo Soresi Foto @ Carlo Zanardi S P I R I T O T R AI L [ S E T T E MBRE] - 18
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ecisamente, il meteo quest’anno ci fa dei brutti scherzi. Nei giorni precedenti la prova ho seguito l’evoluzione del tempo con un crescente senso di angoscia. A tre giorni dal via si stava addirittura parlando di annullare la gara. Alla fine, ecco la decisione: un tracciato più corto, evitando le alte cime del primo tratto del trail, ossia in tutto 94 km e circa 4100 m D+. Dopo una notte contraddistinta da fulmini e tuoni, al risveglio le montagne si presentano tutte imbiancate di neve fresca, ma il cielo terso ci lascia sperare. Il mio obiettivo è quello di arrivare davanti a Marco Olmo. Piuttosto ambizioso visto il profilo della prima metà, denso di dislivelli positivi, ma chissà, dopotutto ho già macinato più di 90.000 m D+ in questa stagione. Per riuscire dovrei tenere il più possibile il suo ritmo, sorpassarlo nella discesa di 1500 m D- e infine tentare di non farmi riprendere negli ultimi 30 km! Partiti! Il plotone si sgrana rapidamente sulla strada che sale all’8/10%. Per il momento applico rigorosamente il metodo del celebre cinese “Sang Ui Sug”, e mi incollo alle scarpette di Marco, mentre cento metri più avanti ci sono Dawa Sherpa, Topher Gaylord, Massimo Tagliaferri e l’argentino Pablo
Barnes. Mi trovo bene nelle mie Trail-Mesh, come alla Réunion, e non sono disturbato dal fondo stradale. Poiché fa freddo sono equipaggiato con una micro-polaire, un collant lungo e i guanti. Di fianco a me Marco è in tenuta da spiaggia: calzoncini corti, piccola T-Shirt e maniche corte! Lasciamo la strada per arrampicarci sulla montagna, sull’erba coperta di neve soffice. Si scivola un poco, ma guardando lo spettacolo dei giochi di luce sulle montagne dimentico qualunque difficoltà. Mi rendo presto conto che il ritmo dell’italiano è difficile da seguire. Sono costretto a forzare più del solito, ma ce la faccio, almeno per questa prima ora, ma che mi succederà più tardi? Raggiungiamo il punto più alto, in un nebbione che non mi lascia vedere gli altri quattro in fuga. Non vedo più le «balise», ma mi affido a Marco per seguire il percorso. Un motivo in più per stargli attaccato. Le nebbie si aprono improvvisamente, lasciando posto al sole. Che spettacolo, nuovamente, questa successione di creste! Corriamo su una larga pista in falsopiano discendente e raggiungiamo i primi proprio quando il profilo si mette di nuovo a salire.
E là capisco perché Olmo vince l’UTMB. Se ne va, con una falcata radente, facile, quasi veloce come sul piano. Deve essere munito di un regolatore della velocità... solo Dawa conserva un filo di vantaggio. Dopo qualche km la pista finalmente scende, e questo mi permette di allungare la falcata senza sforzo. Mi avvicino rapidamente a Barnes, poi mi butto nei pascoli in direzione della vallata di Casterino. Ritrovo Dawa e Marco che stanno scendendo senza forzare. Prudentemente resto con loro, mentre Topher e Massimo si slanciano in avanti. Questa andatura mi riposa e scherzo un po’ con Dawa mentre slalomiamo tra le conifere, le scarpette inzuppate nell’erba alta, e raggiungiamo il fondovalle. In questa zona, di nuovo sui 1500 m, il terreno è ancora bagnato, ma non c’è più neve e comincia persino a far caldo. Seguiamo un piccola strada che scende fino al rifornimento della Minière. Sto andando a circa 14 km/h, tenendomi a due metri da Marco. Mi impressiona la sua scioltezza. Si può proprio dire che la gara inizia qui, dopo 1h45’. Olmo sale di slancio su una pendenza del 20%. Lo imito come posso, constatando che ce la faccio. Sono deciso a limitare il mio distacco su questa salita di 950 m D+ e S P I R I T O T R AI L [ S E T T E MBRE] - 19
così mi incollo a lui. Questa ascensione sarà per me la più bella fatta in un ultra-trail. Alternando marcia e corsa fino alla sommità, con grande intensità, in un ambiente superbo: sotto grandi conifere, su un sentierino soffice delimitato da cespugli, il sottobosco chiazzato di neve, accompagnato dal rumore delle cascate. Sento forti le mie pulsazioni: sono a 172, ossia all’87% del mio massimo. Non potrei permettermi nemmeno un battito di più. Marco, equipaggiato del suo motore V3 , come è scritto sulla sua iscrizione (V3H è la sua categoria - N.d.r.), arrampicandosi con le mani sul dorso, superando gli ostacoli con la grazia di un felino, mi distanzia a poco a poco. Massimo e Barnes tengono il colpo. Ma io non mi affanno. La vista spazia molto lontano su una successione di cime dai colori che si sfumano in bluastri per quelle più lontane. Sento i campanacci delle vacche e questo mi porta nell’ambiente UTMB. Ah! Se potessi correre così su una tale distanza! Sono sorpreso di non vedere rinvenire Dawa, e mi giro sovente, invano. Dopo la cima, il sentiero diventa improvvisamente tecnico e molto ripido, per aggirare il lago Jugale che è più sotto. Le poche nuvole si rispecchiano sulla superficie brillante creando un piacevole effetto ottico. In poco tempo raggiungo Marco e assieme ci arrampichiamo verso la cima dei Tre Comuni. E lui se ne va di nuovo, sempre con Massimo, mentre Barnes questa volta si tiene più indietro. All’Authion Bruno, del Team Lafuma, mi aiuta a ricaricare il mio Camel bag informandomi del passaggio di Dawa mezz’ora prima di me. Dawa si è sbagliato al Grande Colle e ha fortunatamente ritrovato una pista che lo ha riportato all’Authion. Non perdo un istante, afferro una banana e filo nella scia dei due italiani, mentre Barnes sosta più a lungo. 4h40 di fatica, bevo a piccoli sorsi. Ancora due km di salite prima dell’abisso infernale su Sospel. Sono a 200 metri dai primi quando mi getto finalmente nella discesa, per 15 km di soddisfazione. Molte montagne mascherano la valle, cosa che impedisce di apprezzare la nostra posizione elevata. Il terreno non è subito tecnico, solo qualche pietra che ostacola lo stretto sentiero. Ma ben presto sono dietro a Marco, infilandomi tra qualche roccia. A 5 ore giuste di corsa, lo supero per andare a raggiungere un Massimo che sta andando in gran scioltezza. Chiacchieriamo per una decina di
minuti. Mi spiega che ogni anno si ripete sempre la stessa scena: lui passa in testa ma poi si fa superare da Marco sulla salita alla Cime de Baudon, e così sono già tre volte che arriva secondo! Perbacco, è proprio questa la mia preoccupazione! Senza accorgermi, d’un tratto entriamo in una zona più mediterranea. La vegetazione cambia, i profumi lo indicano ed il sentiero diventa sempre più roccioso e piuttosto tecnico. Lascio Massimo, aumentando progressivamente la velocità per crearmi un buon margine. Al rifornimento di Sospel l’ambiente è caloroso e i volontari molto premurosi. Dopo le distese deserte attraversate, ritrovarmi in città mi sconcerta, ma non è che un breve passaggio. Riparto. Attraverso l’antico ponte di pietra, poi un tratto di strada affollata dove nessuno è evidentemente al corrente del nostro trail, e finalmente di nuovo la terra e la roccia su un piccolo sentiero scosceso. Sono sotto il sole, e sudo parecchio. Sono impaziente di raggiungere gli alberi su questo colle di 485 m D+. Sono costretto a ridurre l’andatura, proprio io che sono abituato ai forti calori del mio dipartimento, l’Hérault! Poi una nuvola si interpone come uno schermo, mentre io passo sotto una volta vegetale che mi rimette finalmente in sesto. Il percorso è molto vario, devo persino attraversare una pietraia. Questa segnala la fine della penultima ascensione. Ora dovrò correre qualche km su una larga pista pianeg-
SPIR ITOTR A IL [ S E T T E M B R E ] - 2 0
giante. Il sole picchia di nuovo. Mentalmente mi sento forte poiché questo tratto mi ricorda l’Ultra TransAubrac con le sue grandi piste. Ne ero venuto a capo, dunque non vedo motivi perché non dovrei riuscirci anche qui, tantopiù che mi rincuora vedere in lontananza il mare. Mi sforzo di mantenere un buon passo, non mangiando nulla per non rompere l’equilibrio in cui mi trovo. Per contro bevo di più. Si inizia la salita verso il rifornimento del Col de Banquettes, un 15% su 400 m D+. Ne corro la maggior parte e raggiungo la sommità non senza gettare un ultimo sguardo dietro a me, e così intravedo i miei due inseguitori a circa 1500 m. Massimo non si era dunque sbagliato! Marco ci sta preparando un finale infernale. Non devo perdere tempo: davanti a me si erge la Cime de Baudon. 7h40 di sforzo già fatto, e stimo in circa due ore di carburante il percorso che mi resta da fare. Vuoto perciò il mio Camel bag e lo riempio con 1 litro d’acqua e due bicchieri di Coca. Questa miscela dagli zuccheri rapidi mi fa bene nei finali di gara. Per evitare l’ipoglicemia compenso con delle banane. Mi slancio verso la cima. E’ molto ripida sin dall’inizio! Meno male che gli alberi tengono fresco. L’ambiente mi piace
CLASSIFICA FEMMINILE
Pos
Nome
12.08.12
HERRY Karine
2
12.20.51
OLIVERI Virginia
3
13.40.21
DECIA Sabrina
4
13.59.56
BATIFOULIER Muriel
5
14.12.00
BALSAMO Luisa
ITALIA
6
14.22.36
DE-STEFANO Samantha
ITALIA
7
14.37.21
VESCO Silvia
ITALIA
8
14.58.09
BONNOT Sophie
9
15.00.00
BERTOLINO Alessia
10
15.05.00
HIRTZY Margit
Tempo
Nome
chi, poi la strada mi conduce nella cittadina ove una serie di scalinate e carrugi assai ripidi non finiscono più di farmi penare. Tra due muri distinguo per un momento il mare che, come nei film di terrore, sembra allontanarsi man mano che io tento di avvicinarmi. Eppure sento le onde frantumarsi contro gli scogli. Una quantità impressionante di scalinate me ne separa ancora e devo saltare più scalini in continuazione per mantenere la mia velocità. Improvvisamente, all’uscita di un piccolo tunnel, mi colpisce in pieno viso un’aria ricca di iodio e mi trovo davanti l’immensa distesa blu tanto sospirata. Ancora 500 metri di costa, di pura gioia, galvanizzato dalla riuscita del mio obiettivo, con Dawa che mi è venuto incontro e mi accompagna, per terminare in 9h48. Giungo al traguardo ma avrei la forza per continuare. L’allenamento accumulato in questi ultimi due anni, orientato sulle lunghe distanze, mi ha forgiato e ora riesco a provare piacere fino alla termine delle gare. E’ proprio quello che cercavo, e sono gonfio di soddisfazione per questa bella giornata. ▼
Nazione
1
Pos CLASSIFICA MASCHILE
Tempo
subito, belle rocce chiare che contrastano con le frasche scure. Un pallida luce crea, con le erbe che tappezzano la scarpata, un’atmosfera di foresta proibita. Non c’è un rumore. Arrivo rapidamente sulla sommità: formidabile! Nessuno in vista dietro a me quando non mancano che 16 km giù per una gola scoscesa. Le mie narici sentono lo iodio e le essenze che mi sono familiari. Mi sento sui miei terreni d’allenamento. Freno solo quanto serve per assicurarmi l’appoggio dei piedi sulle pietre instabili. Me la cavo bene, cosa che mi permette di mantenere il secondo posto. Ricca di cambi improvvisi di ambiente, questa gara mi riserva ora un fitto nebbione insolito mentre mi avvicino alle grandi antenne, delle quali non riesco a vedere che i cavi d’ancoraggio. Mentre sto avvicinandomi a La Turbie, mi appaiono giù in basso improvvisamente il mare e i tetti delle lussuose ville. In pochi istanti Helios mi ricorda che qui egli è il padrone incontrastato dei luoghi. Questa volta non me la sento di rimproverarlo perché punta i suoi raggi su di me, perché la bellezza della costa non potrebbe essere la stessa senza di lui. Scendo lungo il magnifico campo da golf di la Turbie, costeggiando una fila di cipressi centenari dagli enormi tron-
FRANCIA ARGENTINA ITALIA FRANCIA
FRANCIA ITALIA AUSTRIA Nazione
1
9.31.57
SHERPA Dachhiri-Dawa
NEPAL
2
9.48.21
GUILLON Antoine
3
10.00.47
TAGLIAFERRI Massimo
ITALIA
4
10.13.40
OLMO Marco
ITALIA
5
10.17.47
BARNES Pablo
ARGENTINA
6
10.23.39
GAYLORD Topher
7
10.36.08
AGLIATI Paolo
ITALIA
8
11.05.46
AUDISIO Silvio
ITALIA
9
11.25.38
BERTOLI Matteo
ITALIA
10
11.28.53
FESTORAZZI Fabio
ITALIA
FRANCIA
USA
S P I R I T O T R AI L [ S E T T E MBRE] - 21
CRONACHE...
L’
ECCEZIONALITÀ del TR AIL
cosa è successo al Cro 2008
I
n qualunque sport chi si avvantaggia irregolarmente, intenzionalmente o no, viene punito con la penalizzazione o la squalifica. Alcune volte però ci si imbatte in casi in cui le maglie del regolamento sono troppo larghe e nulla prevedono per certe casistiche “anomale”, per cui è difficile anche solo capire se si sia trattato di un’infrazione o meno. Cosa dire dei nuovi costumi super high tech della Speedo che all’ultima olimpiade hanno consentito di battere praticamente tutti i record in tutte le diverse specialità del L’ECCEZIONALITÀ DEL TRAIL nuoto, trasformandolo da una gara tra uomini ad
una gara tra industrie? E delle protesi di Oscar Pistorius che, inizialmente considerate aiuto tecnologico, gli avevano quasi impedito di partecipare alle Olimpiadi di Pechino? Altre volte, ma molto raramente, può capitare che una regola, per quanto giusta e indiscutibile a tavolino, porti a dei risultati sbagliati o almeno non in linea con quello che tutti ritengono giusto. Certo Dorando Pietri a norma di regolamento andava senza ombra di dubbio squalificato, ma dentro di noi risuona forte un grido che dice “È un’ingiustizia! Il vincitore era Dorando!”
Testo di Leonardo >leosorry< Soresi Foto © Organizzazione Cro Magnon
Nell’eccezionale edizione 2008 del CRO è successo tutto questo: il nepalese Dawa Sherpa, subito dopo il rifornimento di La Minière, ha sbagliato il percorso che saliva al Pas de la Nauque, seguendo invece il vecchio tracciato che andava al Pas de Colle Rousse. Qui senza dubbio Dawa ha sbagliato: dopo qualche centinaio di metri senza incontrare balises avrebbe dovuto chiedersi se era ancora sul percorso corretto, e nel dubbio sarebbe dovuto tornare indietro (come ha invece fatto Topher Gaylord, che era più indietro rispetto a lui). Dawa Sherpa non l'ha S P I R I T O T R AI L [ S E T T E MBRE] - 22
fatto, molto probabilmente perché essendoci passato durante il CRO 2003, pensava di essere sul percorso corretto. Così al secondo controllo, quello del Pas de Jugale, appena dopo il Pas de Colle Rousse, Dawa è transitato per primo, precedendo Massimo Tagliaferri. Arrivato al terzo controllo, quello de l’Authion, Dawa ha subito dichiarato di sua iniziativa all’organizzatore Pietro Martinengo di aver evidentemente sbagliato il percorso tra il primo e il secondo controllo, tant’è che si ritrovava primo senza aver superato i concorrenti che gli erano davanti. L’organizzazione del CRO si è ritrovata di fronte ad un primo problema: il regolamento della gara 2008 (che di fatto è uguale a quello dell’UTMB 2007) non prevedeva penalizzazioni o squalifiche se non nel caso di mancato passaggio ai punti di controllo, e Dawa non ne aveva saltato nessuno. La gara è perciò continuata, riservandosi la giuria di prendere una decisione in seguito. Dawa, nel tratto “incriminato”, ha tagliato circa 1.700 metri di percorso e 290 metri di dislivello, passando al controllo 19 minuti prima di Massimo Tagliaferri che era secondo. In tutto il restante percorso del CRO ha continuato però ad incrementare il suo vantaggio, correndo ogni frazione più velocemente di tutti gli altri concorrenti, arrivando al traguardo di Cap d’Ail con un vantaggio di ben 55 minuti sul secondo, Antoine Guillon. Gli organizzatori, non potendo penalizzare o squalificare Dawa a norma di regolamento, hanno chiesto a Guillon se intendesse presentare reclamo contro la vittoria di Dawa. Nella corsa su strada c’è chi taglia il percorso per guadagnare delle posizioni o vincere un premio di categoria: al CRO del 2008 si è verificato proprio l’opposto! Guillon, dimostrandosi un grande sportivo e un uomo di buon senso, non ha voluto mettere in discussione la vittoria di Dawa, anche se questi aveva evidentemente tagliato. “Anche se Sherpa ha guadagnato una ventina di minuti riducendo il percorso a seguito dell'errore, ha comunque dimostrato di andare più forte di tutti noi, aumentando progressivamente il vantaggio di altri 36 minuti. Per me non c’è molto da discutere: Sherpa oggi è stato indubbiamente il migliore ed è giusto che sia lui il vincitore. Io non ho nulla da ridire.” La Giuria del CRO ha allora deciso di rispettare quanto espresso dalla gara, confermando la vittoria di
Dawa e limitandosi, dopo le verifiche delle registrazioni fatte ai controlli lungo il percorso, solo a modificarne il tempo finale per renderlo omogeneo con quello impiegato dagli altri. Innanzitutto gli è stato tolto il vantaggio di 19 minuti che aveva accumulato nel tratto ove aveva sbagliato percorso. Poi gli sono stati aggiunti altri 19 minuti, per tenere conto del tempo virtuale che avrebbe perso se fosse ritornato sui suoi passi. In totale gli sono stati aggiunti 39 minuti per cui il suo tempo ufficiale è diventato 9.31.57, con Guillon secondo con 9.48.21 e Tagliaferri terzo con 10.00.47. Ovviamente non sono mancate le polemiche, con molti atleti che sono rimasti perplessi nel vedere confermata la vittoria del nepalese. Pietro Martinengo però non ha dubbi e difende la decisione presa. “Chi attacca Sherpa mi sembra dimentichi che siamo di fronte ad un grande campione che non ha per nulla bisogno di sotterfugi o tagli di percorso per vincere. E dimentica pure che Sherpa è un campione che accetta senza problemi le sconfitte, quando gli capitano. E senza ombra di dubbio dico che Sherpa è il vincitore del CRO 2008. Criticabile per l’errore, ma indubbio vincitore, visto che non ha fatto che accumulare progressivamente un grosso vantaggio sugli altri”. Penso che tutti concordino che vada penalizzato o squalificato chi taglia il percorso e sicuramente il CRO e le altre grandi gare di ultra trail modificheranno i loro regolamenti per evitare il ripetersi di queste situazioni (l’UTMB lo ha già fatto introducendo per l’edizione 2008 delle penalità in funzione dell’importanza dei tagli di percorso). In questo caso però credo che sia Guillon sia la giuria del CRO abbiano preso una decisione equa, anche se apparentemente discutibile (chi darebbe mai la vittoria a chi ha tagliato?), scegliendo, in mancanza di specifiche regole scritte, di premiare i valori nettamente espressi “sul campo”. E penso che questo episodio andrà ad arricchire il significato che diamo all’espressione “Spirito Trail”.
S P I R I T O T R AI L [ S E T T E M B R E ] - 2 3
VOX FORUM...
LA BUONA FEDE E IL BUON SENSO “DAGLI AL TAGLIATORE!” È UNA FRASE CHE RICORRE SPESSO NEL PODISMO SU STRADA, DOVE I “FURBI” VENGONO SPESSO MESSI ALLA GOGNA PER IL LORO VIZIETTO DI ACCORCIARE LA STRADA PERCORSA. NEL TRAIL QUESTA “CACCIA ALL’UNTORE” NON ESISTE, E IL CROMAGNON 2008 CI HA INSEGNATO CHE BUONA FEDE (DEL “TAGLIATORE”) E BUON SENSO (DELL’ORGANIZZAZIONE E DEGLI ALTRI ATLETI) POSSONO METTERE TUTTI D’ACCORDO, O QUASI... LA RUBRICA VOX FORUM DI QUESTO MESE EVIDENZIA INFATTI CHE LA MAGGIORANZA DEI TRAILER HA APPROVATO LA DECISIONE DEGLI ORGANIZZATORI DI NON SQUALIFICARE DAWA SHERPA PER L’INVOLONTARIO TAGLIO DI PERCORSO, ANCHE SE QUALCHE VOCE CONTRARIA C’È STATA.
di andreachiocciola il martedì 8 luglio 2008, 14:35 Soltanto poche parole per dire che, secondo me, questo è Sport con la S maiuscola: tanto di cappello a Dawa per l’onestà dimostrata nell’ammettere subito l’errore e, soprattutto, a Guillon che si è comportato da vero signore.
di simone brogioni il martedì 8 luglio 2008, 15:47 Pietro Martinengo mi sembra una persona seria e ha spiegato perfettamente
l’accaduto, mettendo in mostra la sportività di questi grandi campioni. Bravi tutti.
di vallese66 il mercoledì 9 luglio 2008, 8:50 Anch’io credo nell’assoluta buona fede di Sherpa, quando ho letto che aveva tagliato non ci credevo neppure, per cui penso che sia stato in effetti solamente un errore. Non so invece quanto l’involontario taglio abbia influito sul morale di quelli che stavano dietro, cioè davanti, e penso che questo non possa determinarlo nessuno. Ad ogni modo sono cose che possono capitare, nessun dramma.
di luciano il mercoledì 9 luglio 2008, 9:15 In qualsiasi altro sport Sherpa sarebbe stato squalificato, con tutti gli onori e i “mi dispiace”. In tutti gli altri sport Guillon avrebbe fatto reclamo pur con “mi dispiace”. Stupendo questo sport... ma siete umani?
di MUDANDA il mercoledì 9 luglio 2008, 11:54 Tanto di cappello a tutti. A fine gara mi sono fatto fare i massaggi e nel lettino a fianco c’era Dawa. Abbiamo scambiato 4 battute, il mio francese è meno che scolastico... Mi è sembrato una persona veramente semplice, anche quando mi ha detto di aver impiegato 1h30’ da Cime Baudon a Cap d’ail...
di lamberto il mercoledì 9 luglio 2008, 12:01 Ammiro moltissimo Sherpa, Pietro e Guillon, però io non avrei dato la vittoria a Sherpa. Il Cro è segnalato molto bene, al massimo puoi sbagliare percorso per 100/200 metri, i segnali sono molto frequenti, pertanto se uno non li vede si accorge subito e torna indietro; lo so per certo perché a me è
successoproprioquest’anno.Premettoche non ho assolutamente niente da obiettare sull’onestà e sulle capacità sportive di Sherpa, ma ha sbagliato percorso e questo è insindacabilmente motivo di squalifica anche se sul regolamento non è specificato, ma è sottointeso.
di Checo il mercoledì 9 luglio 2008, 17:36 In teoria se il percorso è segnalato si segue la segnalazione. Se il percorso non è segnalato, ma viene indicata semplicemente la direzione da prendere, secondo me ognuno può fare quello che crede, fermo restando il rispetto per l’ambiente. Resto un po’ basito su come si possa tagliare di minimo venti minuti senza per questo saltare il controllo. Secondo me, se il percorso è sistemato bene, uscendo dal tracciato si dovrebbe metterci di più e non di meno rispetto alla via corretta. Nell’errore, sia del vincitore sia dell’organizzazione,ècomunquedalodare l’estrema correttezza e serenità dimostrata da tutti, specialmente quelli arrivati dopo. Grande lezione di comportamento.
di Cubettoz il mercoledì 9 luglio 2008, 18:54 Checo ha ragione: i punti di controllo si devono mettere nei punti strategici, ma non è sempre così. Per quanto rigurda il BALISAGE al CRO (fatto nel 2006) lo ritengo anch’io piuttosto spartano, come del resto tutta l’impostazione della gara. Purtroppo il Balisaggio dipende dall’ambiente in cui ti trovi, alla LUT con 50 frecce risolvi il problema perché non ci sono molti bivi e sbagliare è veramente difficile, ma al CRO la storia è diversa. Nel punto in cui ha sbagliato Dawa, hanno sbagliato anche molti altri campioni e non, Virginia ad esempio ha perso la gara proprio lì... lei però non conoscendo come Dawa quei posti è tornata indietro e ha perso 20’ che si è tenuta sul groppone fino alla fine! ▼ S P I R I T O T R AI L [ S E T T E MBRE ] - 2 4
Emanuela
Foto © Archivio Brizio
Foto © risk4sport
BRIZIO & PERON
LE INTERVISTE...
Roberta
a cura di Matteo >emme< Grassi
ALTRE DUE INTERVISTE AL FEMMINILE E, ANCORA
UNA VOLTA UN’ACCOPPIATA CHE FA PENSARE.
EMANUELA E’ UNA CAMPIONESSA, UNA CHE VA FORTE E CHE CORRE PER VINCERE. A ROBERTA INVECE (LA “NOSTRA” ROBYCHAO DEL FORUM ) BASTA PER LO PIÙ ARRIVARE. MA ENTRAMBE SONO MOSSE DALLA STESSA GRANDE PASSIONE E MACINANO CHILOMETRI E DISLIVELLI ALLA RICERCA DI QUALCOSA: DI SE STESSE FORSE, DI SICURO DI QUELLE SENSAZIONI PROFONDE, CHE SOLO LA MONTAGNA E LA FATICA SANNO REGALARE
ANZITUTTO: VUOI PRESENTARTI?
M
i chiamo Emanuela Brizio, sono nata a Verbania il 10 settembre 1968. Vivo ad Aurano, un piccolo paesino sulle alture di Verbania. Mi chiamo Roberta Peron, ho 40 anni e sono di Schio, in provincia di Vicenza.
M
i chiamo Roberta Peron, ho 40 anni e sono di Schio, in provincia di Vicenza.
QUANDO E PERCHÉ HAI INIZIATO A CORRERE? HAI MAI SMESSO PER POI RIPRENDERE? Ho iniziato a correre tardi, a 29 anni. Ero al mare in Toscana, lontana dalla mia adorata palestra e, per la paura di “inciccionirmi”, un mattino mi infilai un paio di scarpette da corsa ed uscii… non potevo immaginare che non mi sarei più fermata!
Mi innamorai all’istante di quelle sensazioni: il corpo staccato dal terreno, spinto verso l’alto… mi pareva di volare! Così come sentire il mio cuore battere più forte, il respiro affannato, le gocce di sudore cadere, la sofferenza che diventava benessere. E’ stato poi un crescendo di miglioramenti in tenuta, in velocità, in resa. Ero curiosa di capire fino a che punto potevo arrivare a migliorarmi, seguendo i consigli e le tabelle di lavoro che Mauro (mio fratello maggiore, bravo atleta di corsa in montagna) mi preparava. Il mio primo approccio alla corsa è stato più o meno 7 anni fa, quando occasionalmente partecipavo alle marce domenicali della Fiasp accompagnando il mio moroso di allora per la classica condivisione delle passioni. Ma ci andavo di rado perché mi pareva sprecato dedicare una giornata intera per una corsetta S P I R I T O T R AI L [ S E T T E MBRE] - 25
di un’ora o poco più, quando invece potevo perdermi per molto più tempo nell’ambiente da me preferito: la montagna. Poi, un po’ per mettermi alla prova, ho partecipato ad una maratona non competitiva che fanno qui dalle mie parti (Maratona Prealpina) e in quell’occasione ho conosciuto un ultramaratoneta che mi ha fatto il passo per tutto il percorso... vista la bella esperienza e sentito tutte le belle cose che mi aveva raccontato, ho cominciato a correre un po’ di più, mettendoci anche un po’ di salita. non perdere la condizione faticosamente conquistata ho iniziato a correre 20’ al giorno, aumentando di settimana in settimana; dopo un mese ero già iscritto alla maratona di Roma! HAI INIZIATO SUBITO A CORRERE IN MONTAGNA? E QUANDO A SPINGERTI OLTRE I 42 KM?
Foto © risk4sport
Fu mio fratello a convincermi a partecipare alle prime gare in montagna, e così iniziò la sfida con gli altri, oltre a quella con me stessa, che ancora continua e che non finirà mai. Da allora tantissime gare, tantissimi risultati, poi la voglia di rimettermi in discussione, di osare di più… e iniziarono allenamenti più lunghi, più impegnativi. Ormai mi conoscevo abbastanza bene da autogestirmi la preparazione, ed ecco le prime skyrace nel 2002, e di seguito le skymarathon. Non ho ancora affrontato degli ultra-trail importanti, per ora la gara più lunga è stata di 55 km. Come dicevo ho corso quasi da subito in montagna, anche se tuttora sarebbe più giusto dire che tento di correre in montagna, viste le mie difficoltà in salita (fortuna che c’è anche la discesa, che mi riesce abbastanza bene!). Il primo lungo che ho fatto (non avevo mai corso più di 1h 45’) è stata la maratona di Venezia. E l’ho corsa tutta. Con le ultra poi il passo è stato breve. Subito dopo la prima maratona, ho corso una mezza e quindi un’ultra… tutto nel giro di 1 mese: Venezia, Arco, Sayntè Lyon. PARLIAMO UN PO’ DI ALLENAMENTO E DI GARE: TI SEGUE QUALCUNO OPPURE SEI UN CORRIDORE FAI DA TE? TI TIENI AGGIORNATA LEGGENDO RIVISTE O LIBRI CHE PARLANO DI ALLENAMENTO? SEGUI DELLE TABELLE? Come tutti i runners appassionati leggo le varie riviste dedicate alla corsa e sono alla continua ricerca della tabella di allenamento che mi renda invincibile! Lo sappiamo tutti che non esiste, ma è bello continuare a sperare… così qualche spunto per la mia preparazione lo prendo. Sono decisamente un corridore fai da te… purtroppo. Sì perché probabilmente potrei migliorare un po’… ma non sono molto ispirata a condannarmi con tabelle e programmi forzati, ho paura che il tutto poi non mi diverta più. Da 2 anni in inverno mi alleno 2 volte la settimana con un gruppo di “agonisti e non” di sci di fondo, con loro seguo delle tabelle non troppo impegnative, poi io integro di mio con salite anche magari solo di camminata spinta. Sarei più quella che va d’istinS P I R I T O T R AI L [ S E T T E MBRE] - 26
Foto © risk4sport
to ma ho notato che tenderei a sovraccaricare e quindi sono a rischio di crisi, mi è già successo e così ora mi limito un po’. Per curiosità leggo anche qualche rivista quando ho tempo ma seguo poco i consigli che leggo, preferisco ascoltare molto quello che mi dicono gli altri, le loro esperienze. QUANTI KM CORRI MEDIAMENTE IN UNA SETTIMANA, IN UN MESE, IN UN ANNO? E QUANDO STAI PREPARANDO UN’ULTRA COME AUMENTANO I CARICHI DI LAVORO? Corro quasi tutti i giorni, per 1 ora o più, in ogni stagione. Non ho mai calcolato quanti km faccio e vado molto a sensazione… mi fa compagnia il cronometro che scorre. E’ lui a dirmi per quanto tempo le mie gambe mi hanno sorretto in corsa. Svolgo pochi lunghi…mi stancano troppo,anche mentalmente, con il rischio di arrivare alle gare già esausta. I miei lunghi sono le skymarathon. Non ho mai contato quanti km corro in una settimana ma quando corro non faccio mai meno di un’ora, cambio i ritmi e i terreni. Abito in una bella zona dove posso alternare il piano, l’ondulato e la salita. Io prediligo correre sullo sterrato, fra gli odori e i rumori della natura che mi fanno sognare e sentire meno la fatica. Penso comunque di stare sui 30 km
circa alla settimana senza contare la gara ed eventuali lunghi, ma dipende molto dal periodo. Quando sono in vista di un’ultra, e quest’anno ne ho fatte davvero tante, aumento i lunghi e utilizzo le gare domenicali come allenamento; in questo caso arrivo a fare sui 60 km a settimana, poi faccio montagna, anche in quota e con tanto dislivello. TI ALLENI SOLO CORRENDO O FAI ANCHE PALESTRA, CROSS TRAINING, O ALTRI SPORT DI RESISTENZA? Vivendo ad Aurano non potevo che correre in montagna, che lì o sali o scendi… non ci sono molte alternative. Ed è lì, sui suoi sentieri, che corro, spingendomi verso le alture di Piancavallo (1200 m) di Spallavera (1500 m) e del monte Zeda (2150 m). Ma approfitto anche dei brevi tratti asfaltati in piano, per le ripetute veloci. Non faccio palestra anche se dovrei, non mi piace, proprio non resisto a stare indoor. Mi piacciono gli sport dinamici quindi ci aggiungo spesso il nuoto e in inverno faccio sci di fondo e tanto scialpinismo. Quando mi capita faccio un po’ di arrampicata. Praticamente quasi tutto quello che si può fare in montagna! Non riesco a concentrarmi su una sola disciplina, me ne piacciono tante. A volte devo scegliere, ma… sono troppe, e
con troppo poco tempo! PER PREPARARE UN’ULTRA CHE TIPO DI ALLENAMENTI FAI? RIPETUTE, MEDIO, LUNGO, LUNGHISSIMO? CON CHE DISTANZE E A CHE RITMI? E SU CHE TERRENI? Decido il mio allenamento in modo autonomo, secondo una programmazione settimanale variabile, in base alle mie sensazioni e agli impegni. Forse un po’ empirico come metodo, ma per ora efficace. Generalmente in inverno l’allenamento è basato su andature mediolente e su lavori di potenziamento (ripetute in salita, palestra, ciaspole), poi in primavera iniziano i lavori più brillanti e di qualità, ed ecco l’alternanza di ritmi medi, di ripetute veloci, di progressivi, di sprint in salita, di fartlek. Come ho già detto faccio pochi lunghi in allenamento. Sono ancora all’inizio e non mi sono ancora preparata seriamente per un ultra né tantomeno so cosa si dovrebbe fare. Racimolo suggerimenti a destra e a manca anche se mi sono resa conto che per ognuno è diverso e comunque le mie scelte sono sempre sbagliate, secondo gli altri! Ora tendo un po’ a tralasciare il fondo, visto che so di averne tanto, per concentrarmi su ritmi più veloci, quindi più ripetute che lunghi o S P I R I T O T R AI L [ S E T T E MBRE] - 27
ta. Per ora sono riuscita a salire sul podio di quasi tutte quelle alle quali ho partecipato. Nel 2004 e nel 2005 alle skyrunner world series ho conquistato 2 argenti mondiali. Poi sia nel 2006 che nel 2007 ho fatto mio il titolo italiano. Come già detto, la mia gara più lunga è stata una 55 km in Francia, la “6000D”, bellissima e durissima… ricordo che la prima volta che la terminai pensai “mai più!”, ma dopo 10 minuti, seduta sulla riva del lago dov’era il traguardo, guardai Claudio e dissi: ”Il prossimo anno torniamo?”. E così fu… Ma oltre alla 6000D, mi piace ricordare altre gare affrontate in questi anni, in giro per l’Italia e per il mondo: la Valmalenco -Valposchiavo, il Sentiero 4 luglio/maratona del cielo, la skyrace del Monterosa, la skyrace di Premana, la Red Rock Marathon, la Valcuvia extreme, la MAGA skymarathon, la maratona alpina di Zegama in Spagna, il Mezzalama estivo, la Blumon marathon, la skyrace Aosta-Becca di Nona, la Dolomiti skyrace, la Pikes Peak Marathon in Colorado, la skymarathon Scaccabarozzi sulle Grigne, la skyrace di Pontboset, la Skyrace sul vulcano Kinabalu in Malesia, l’Etna skymarathon, la Valetudo skyrunning, la skyrace di Rassa in Valsesia, il Trail del Monte Casto, la skyrace dell’Oasi Zegna, il Trofeo Kima, purtroppo su percorso ridotto, e tante altre gare, anche più corte, che non menziono ma che porto nel cuore. Accidenti! Mi sono stancata solo a rileggere l’elenco!
lunghissimi per velocizzarmi un po’. Peccato che quando inizio a correre non smetterei più… QUANTE GARE HAI CORSO NEL 2007? QUANTE MARATONE E QUANTE ULTRA? Lo scorso anno ho affrontato 9 skyrace (tra i 20 e i 35km) e 6 skymarathon (oltre i 40km ) e tante altre gare corte, come i km verticali, e gare veloci su strada. 2 maratone su strada (Trieste e Venezia), 2 maratone “trail” (Prealpina di Schio, Ecomaratona dei Cimbri), 1 ultra (La via marenca, oltre a un pezzo di Cro-magnon, solo 20 km, poi la corsa è stata annullata),
1 corsa a tappe (100 km nel deserto dell’akakus, Libia, in 4 tappe di cui una da 43 km). E tante altre belle gare: Lessinia running, Campolonga, Transcivetta, Camignada (di giorno e di notte!), Staffetta 3 rifugi, Trail di S. Martino di Lupari, Mezza maratona di Arco, Santaklaus running Belluno, Santaklas running Quarto d’Altino. RACCONTACI QUALCUNA DELLE TUE ESPERIENZE: QUAL È STATA LA CORSA/GARA PIÙ BELLA CHE HAI FATTO? LA PIÙ LUNGA, LA PIÙ DURA, LA PIÙ “STRANA”? Ho corso parecchie gare di skyrunning in Italia e all’estero e non posso dire di averne trovata una più brut-
LA PIÙ BELLA che ho fatto è stata senza ombra di dubbio l’AKAKUS PRHEISTORIC ROCK ART TRAIL con gli amici di KRAKATOA SPORT, una 100 km suddivisa in 4 tappe nel deserto libico dell’Akakus. Ottima per me come primo impatto con il deserto, ho condiviso con altri 18 amici questa meravigliosa esperienza che ci ha immerso completamente nell’ambiente con un clima molto familiare. Ho conosciuto persone con cui ancora oggi mi trovo per partecipare alle gare. Poi qui ho anche festeggiato il mio quarantesimo compleanno, indimenticabile. Ma soprattutto mi ha fatto amare il deserto, splendido ambiente che mi ricorda tanto l’amata montagna. LA PIÙ DURA è stata il Gran Trail Valdigne: anche se bella, ho sofferto un casino una crisi di sonno durante la notte (beh, naturale mi sembra!). Comunque dislivelli importanti che non mollano mai sia in salita che in S P I R I T O T R AI L [ S E T T E MBRE] - 28
discesa, il meteo poi non ci ha aiutati e l’ha resa ancor più selettiva… una grande gara. LA PIÙ STRANA? Non mi viene in mente niente se non le gare che ho fatto a dicembre con il vestito da Babbo Natale. Forse devo aspettare a farne delle altre. E QUELLA CHE NON RIFARESTI? Certo, di ricordi spiacevoli ce ne sono, ma più legati al modo in cui si è condotta la gara. Brutte condizioni o cattive sensazioni fisiche e mentali possono farti soffrire oltre misura, e quando ripensi a quella gara ecco riaffiorare i brutti pensieri. Ma anche questo serve: ti riporta a fare i conti con il tuo essere vulnerabile... così miseramente e meravigliosamente umano. Una gara andata male logora sempre la nostra autostima di atleti, ma è lo spunto per riflettere e ricominciare da capo, per chiedere una rivincita a noi stessi. Non vorrei dire che non rifarei qualche gara perché ognuna è diversa e da ognuna ho imparato qualcosa. Però penso che limiterò le gare su strada anche se manterrò 1 o 2 maratone all’anno. QUAL È LA GARA CHE STAI ANCORA SOGNANDO? C’è una gara nei miei sogni... Vorrei partire un giorno per una sky che da Alagna, passando per il Gnifetti, arrivi fino al Rifugio Margherita, in una galoppata verso i ghiacciai del Monte Rosa, crepacci permettendo… Chissà, magari qualcuno mi ascolta. Anche qui non so rispondere con certezza perché sono ancora all’oscuro di molte gare che potrebbero rientrare nei miei sogni. Resto però dell’idea che ritornerò nel deserto, magari con gare un po’ più impegnative anche se non mi sentirei ora pronta per la Marathon de Sables per esempio. Poi anche le gare sui ghiacciai mi intrigano, tipo la Valnoise. Poi penso alla Patagonia, alla traversata del ghiacciaio Perito Moreno, non è propriamente una gara ma il sogno di riuscire ad andarci c’è, chissà! CHE GARE HAI IN PROGRAMMA PER IL 2008? Ad oggi (16 luglio) sono a 140 km di sole gare, corsi in poco più di un mese, e la stagione è ancora lunga… Quest’anno ho voglia di essere libe-
ra, partecipare a tutte le gare che voglio, senza finalità, per conoscere nuove montagne, nuovi percorsi. Ho corso: il Trittico Wintertrail (trail del Poggiolo, Trasacco e Terre di Mezzo), la Maratona di Roma, la frazione di corsa della Otzialpinmarathon di Naturno, la Tagliafuoco (circuito Terre Alte), il Gran raid delle Prealpi Trevigiane, la Cortina - Dobbiaco, il Cromagnon, la Campolonga, i pionieri del Gran Sasso, la Transpelmo, il Gran Trail Valdigne, la Transcivetta, la Camignada, l’Ecotrail del Gransasso, l’Ecomaratona della Val d’Arda. Il 29 agosto prossimo sarò alla linea di partenza di una corsa che solo a pensarci mi vengono i brividi: UTMB, gara non propriamente delle più facili per una neofita come me Poi sarò alla Skyrace del Cavallo (organizzata dalla mia squadra, “MONTANAIA RACING”), all’Ecomaratona dei Cimbri, alle Porte di Pietra. Per ottobre al momento sono iscritta ai Templiers (70 km in Francia), a novembre credo che parteciperò alla prima edizione della maratona dei 6 comuni (Vi). Tutto il resto è ancora da decidere anche perché inizierò pure con le gare di scialpinismo. Vedremo! VEDIAMO UN PO’ LE COSE DA UN ALTRO PUNTO DI VISTA: CORRI DA SOLA O HAI COMPAGNI DI ALLENAMENTO? E ALLE GARE CI VAI DA SOLA? TI È CAPITATO DI CONOSCERE NUOVE PERSONE, CORRENDO? DI FARE AMICIZIE? O MAGARI DI INNAMORARTI? Mi alleno spesso sola, anche perché il mio lavoro (sono infermiera professionale turnista) mi concede orari diversi da altri runners. Quando possibile però condivido le mie uscite con Claudio, che da anni mi sopporta, mi assiste, mi accompagna… Ho più compagni di allenamento a seconda dei percorsi, anche se spesso per motivi di lavoro e orario corro da sola, in queste occasioni mi piace andare alla scoperta di nuovi tragitti. Alle gare ci vado spesso da sola, soprattutto alle lunghe. A volte mi incrocio con altri per dividere il viaggio ma non sempre succede. Di innamorarmi no, almeno non ancora, anche se ho conosciuto moltissime persone, e ovviamente visto l’ambiente per la maggior parte sono maschi! Amicizie si, queste posso dire di averne fatte tante, alcune anche impor-
tanti, è bello poi ritrovarsi alle varie gare. PARLIAMO DI ALIMENTAZIONE: SEGUI UNA DIETA? SEI SEMPRE ATTENTO A QUELLO CHE MANGI OPPURE NO, E TI CONCEDI QUALCHE VIZIO OGNI TANTO? Non seguo una dieta particolare, anche se forse dovrei curare meglio questo aspetto. Mangio un po’ di tutto, senza esagerare. In inverno mi lascio un po’ andare… è in questa stagione che i vasetti di nutella hanno vita breve! Sono vegetariana e, per sdrammatizzare, dico sempre che sono un po’ difettata, così mi torturano un po’ meno. A volte capita di andare in quei posti dove vivono solo di carne… mi sembra di essere una marziana! Non sto sempre attenta a quello che mangio, anzi, nonostante le esclusioni dettate dalla dieta a tavola non mi risparmio e a volta esagero pure. Vizi? Cosa sono? Tipo il gelato, il cioccolato? …eh sì! Appartengo anch’io alla categoria non propriamente sempre vincente dei viziosi. COSA MANGI PRIMA DI UNA GARA LUNGA? E DURANTE? E DOPO? In vista delle gare rientro nei ranghi, perdendo anche quel paio di kg che di solito accumulo. Prima di gare lunghe cerco di idratarmi molto: già prima di partire bevo una borraccia di sali molto diluiti, poi ogni ora assumo integratori energetici liquidi o in gel (difficile masticare mentre corri. Alimentarmi con regolarità diventa quasi un rito che scandisce il tempo che passa: quante volte guardo il crono e mi dico: ”dai che tra x minuti si mangia”, come a volermi concedere un premio per un’altra ora passata faticando. Più difficile invece è mangiare al termine di una prova lunga, lo stomaco è chiuso, l’appetito non c’è, in genere riesco a buttare giù solo cibi freschi come frutta, yogurt e a bere una buona birra. Un vero pasto lo riesco a fare il giorno dopo. Sono alle prime armi, chiedo spesso consigli a chi ha esperienza, comunque mangio come d’abitudine. Cerco di aumentare un po’ il carico di carboidrati, niente più. Durante la gara, nonostante i miei sempre presenti buoni propositi, mangio troppo poco. Non mi va proprio, S P I R I T O T R AI L [ S E T T E MBRE] - 29
dove ci sono i piccoli ristori mi prendo di solito pezzetti di banana, frutta secca o frutta in generale, bevo generalmente acqua e ultimamente ho aggiunto la coca-cola. Non riesco a bere gli integratori e neppure il tè. Bene il caffè. Naturalmente integro con sali minerali, vitamine, carboidrati. Faccio uso di concentrati e barrette. Sempre comunque poca cosa, porto a casa almeno la metà di quello che dovrei prendere. Nei ristori delle lunghe il piatto di pasta lo mangio volentieri, ma deve essere una gara di almeno 70, 80 km, altrimenti passo.
Tengo un diario di allenamento, sul quale prendo nota quotidianamente dell’attività svolta. E’ un diario molto tecnico, scarno: fatto di percorsi, tempi, pulsazioni, recuperi; non annoto mai sensazioni su quelle pagine, la parte emozionale preferisco rimanga nel pensiero. Non ho un diario, non annoto gli allenamenti. Mi scrivo solamente le gare e i lunghi con il tempo impiegato. Poi, per ricordo, prendo le foto delle gare e ho tenuto tutti i pettorali che, in 2 anni, sono già tantissimi.
Foto © risk4sport
OLTRE LA CORSA: HAI UN DIARIO, UN QUADERNO DI APPUNTI, UN BLOG? TIENI TRACCIA O MEMORIA DELLE TUE CORSE?
COME CONCILI LA CORSA CON TUTTO IL RESTO (LAVORO, FAMIGLIA...)? Conciliare la mia attività sportiva con la famiglia, la casa, ma soprattutto il lavoro a tempo pieno in una terapia intensiva, non è sempre facile, soprattutto nel periodo estivo. E’ allora che devo programmare i miei turni tenendo conto delle gare, delle trasferte. Eccomi quindi a chiedere cambi turno e a rinunciare al periodo continuativo di ferie per poter avere giorni liberi qua e là… Quante volte dopo una gara corsa al mattino mi trovo in servizio di notte! Ma il mio lavoro è importante, mi piace, mi gratifica e mi dà da vivere. Corro quando posso. Non avendo impegni familiari, che non è cosa da poco, posso gestire come voglio il mio tempo libero. Peccato però che il lavoro occupi gran parte della giornata, tanto da farmi a volte rinunciare per stanchezza. Ne approfitto nei week-end che utilizzo sempre per fare qualcosa di più. Ovvio che tutto ciò mi fa rinunciare ad altro, del resto S P I R I T O T R A I L [ S E T T E MBRE] - 30
non si può avere tutto dalla vita. HAI UNO SPONSOR O TI PAGHI TUTTO DA SOLO? RIESCI A PRENDERE QUALCHE PREMIO ALLE GARE? HAI MAI QUANTIFICATO QUANTO TI COSTA CORRERE IN UN ANNO? Certo, correndo e salendo sul podio delle gare di skyrunning si guadagna qualche soldo, che prontamente viene investito in altre iscrizioni, altre trasferte... in un’attività che si auto-finanzia. Ho anche la fortuna di essere sponsorizzata dalla Salomon, che da anni mi fornisce attrezzature sportive di qualità (scarpe, vestiario, accessori) sollevandomi da ulteriori spese. Quanti skyrunners invece, senza alcun introito o sponsor, affrontano le gare per la pura passione di parteciparvi. E’ a loro che va la mia ammirazione. Stilando un bilancio finale, non ci si arricchisce facendo la skyrunner… non sono certamente i soldi a muovere un entusiasmo che porta a fatica sicura e a successi incerti! Sono un’atleta dai risultati modesti, faccio quello che faccio per passione, quindi mi pago tutto da sola. Qualche premio alle gare mi è capitato di prenderlo, a quelle lunghe però, dove donne ce ne sono poche… è un po’ un vincere facile! Sono comunque soddisfatta anche quando non prendo nulla ma riesco a finire quello che mi sono prefissata. Non ho mai quantificato quanto spendo in un anno per correre e credo che mai lo farò. Assieme alle altre passioni sportive, correre è un bisogno da cui traggo molti benefici…e ovviamente tutto questo non ha prezzo. Risparmio magari in altre cose, che considero meno importanti. COSA VUOL DIRE PER TE CORRERE UN ULTRATRAIL? COSA TI SPINGE A FARE CORSE ESTREME?
La montagna è bellissima: le sue rocce, la sua neve, i ghiacciai, l’erba... i suoi profumi, i colori, l’aria che diventa sempre più fresca mentre sali, e la sensazione di aver fatto qualcosa di unico, quando finalmente concludi la prova. Tu, così piccola, con quelle 2 gambette lì, che sei riuscita a salire lassù e a ridiscendere, ancora una volta, e non vorresti smettere mai di farlo, di sentirti così appagata… Sono stata spinta dalla semplice curiosità, dal volermi mettere alla prova. Fino a 2 anni fa non sapevo neanche cosa fossero gli ultratrail. Poi sono andata a fare la Saintè Lyon e mi sono divertita, saltato il Cromagnon per il brutto tempo ho fatto l’anno scorso la via Marenca a Dolcedo, la mia prima vera ultra con molto dislivello, qui ho capito che queste erano le cose che mi piaceva fare: il misto di corsa e camminata nell’ambiente che amo. Mi sono innamorata di queste occasione di vivere la montagna così a lungo, il fatto che non finiscono mai è una cosa che mi ispira molto, come ciò che s’incontra per la via, le difficoltà che cambiano per un nonnulla, le persone.
per un motivo o per l’altro. Ma ringrazio Dio per questa mia “vita parallela”, che tanto mi ha dato, e che continua a darmi: mi ha portato a vivere situazioni ed emozioni che non scorderò mai, mi ha arricchito con dolori e gioie, mi ha fatta felice rendendomi, forse, una persona migliore. Io veramente di cuore vorrei ringraziare tutte le persone che ho conosciuto in questo ambiente, tutte quelle che hanno reso la mia presenza possibile, quelle che mi hanno incoraggiato e sostenuto valorizzando le mie qualità. Persone che sono grandi sia di capacità sportiva ma soprattutto di umiltà, semplicità ed umanità. Persone che per mia fortuna incontro spesso. u
SCUSA MA... PERCHÉ CORRI? Corro… per mettermi alla prova. Mi sembra una frase fatta ma... fondamentalmente corro perché mi piace, perché quando corro, corrono con me anche i pensieri, entro in un magico mondo dove piacevolmente mi perdo, una costante percezione del nostro corpo e del mio io. Mi sento più viva. VUOI AGGIUNGERE TEMA LIBERO.
QUALCOSA?
Non so per quanto ancora riuscirò a correre a questi livelli. Vivo il mio essere atleta in modo precario, perché un giorno tutto questo dovrà finire,
Foto © Pasqualotto
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IL PERSONAGGIO...
NORBERTO SALMASO
A cura di Matteo >emme< Grassi Foto © archivio Salmaso
[ L’istinto e le regole ] L
a mia avventura ha inizio negli anni ‘80 con la carriera di atleta agonista nazionale di atletica leggera negli 800 e 1500 metri e nei 3000 siepi. A quei tempi per preparare le gare praticavo il Fartlek, allenamento di corsa a ritmi variati, e lo facevo in collina, lungo i sentieri nei boschi e nei prati, e già allora era forte la curiosità di andare a vedere dove andava a finire quel sentiero a fianco che non avevo mai percorso.
“Trail
running è letteralmente
corsa su sentiero, e un sentiero è sempre avventura, emozioni,
”
esplorazione.
Il Trail amplificava il mio modo di esprimermi attraverso la corsa, a quell’epoca ancora considerata dai più unicamente come specialità di atletica leggera, fosse essa su pista, su strada o anche in montagna: sempre e solo, semplicemente, gara. Ma, come ha ricordato Daniele
Menarini nell’editoriale n° 3 di Spirito Trail, in quel mondo della corsa apparvero negli anni ‘90 lo SKY RUNNING e il TRAIL, e avvenne così il mio “passaggio” dai 1500 metri in pista al Giro delle Piramidi. All’epoca i Trail erano organizzati solo da associazioni francesi (Marathon des Sables, Tour delle Piramidi) e austriache (Algeria–Tamaraset), alle quali mi sono appoggiato per esprimere il mio innato “spirito trail”. Con gli anni poi il Trail è diventato un percorso di competizione vera e propria e quindi una specifica specialità del running, diffusa e praticata in tutta Europa e finalmente anche in Italia. Dal 2002, anno internazionale della montagna, ho iniziato a spostare ancora un po’ più in là la mia idea di corsa, immaginando e realizzanS P I R I T O T R AI L [ S E T T E MBRE] - 32
do alcune imprese di esplorazione e ricerca di nuove vie per il Trekking. Nell’ambito del progetto “L’ambiente naturale una Palestra a cielo aperto – SKYFITNESS” ho realizzato la traversata Venezia-Passo dello Stelvio (2002), Cortina-Venezia (2003), Viareggio-Rimini (2004), e ho dato vita ad una scuola di corsa e avventura denominata SKYEXPLORER (www. skyexplorer.it). Queste hanno consolidato il prosieguo della mia passione per la corsa dalla pista all’ambiente naturale. Come accennato, il Trail coinvolge sempre più persone appassionate di running a ricercare emozioni particolari che solo l’ambiente naturale può dare in un mondo sempre più virtuale e artificiale. Diventando disciplina e specialità sportiva, si devono seguire dei criteri di metodologia dell’allenamento, preparazione atletica, alimentazione, abbigliamento, scarpe. L’improvvisazione avvicina sì all’esperienza, ma la passione va coltivata, con amore. Per preparare un Trail o un UltraTrail, ci si deve pensare per tempo, con consapevolezza; solo così si eviteranno possibili complicazioni o problemi fisici e sarà certo più “viva” l’avventura. Io oggi mi alleno seguendo semplici regole di base che ho codificato nella regola del 3 e del 30, da osservare per una migliore efficienza psico-fisica.
Regola del 3 3 volte alla settimana un’attività fisico-sportiva 3 giorni di riposo massimo tra un allenamento e l’altro 3 mesi: minimo di attività fisica regolare 3 bicchieri d’acqua al giorno Regola del 30 (per una migliore efficienza muscolare generale) 30 minuti: minimo di lavoro aerobico 30 braccia: piegamenti 30 addominali: con torsione 30 dorsali: con torsione 30 gambe: piegamenti con talloni sollevati 30 saltelli: a gambe divaricate con torsione 30 saltelli: con la fune E’ scontato che se l’evento Trail è importante, mi alleno anche tutti i giorni e faccio almeno un mese prima una ”simulazione“ della prova. Questo mi permette di saggiare a che punto è la preparazione e che adattamenti devo inserire nell’allenamento. Ecco quindi che a queste regole di base, per chi vuole ottenere una migliore prestazione, si devono aggiungere quegli elementi di metodologia dell’allenamento (corsa di durata, media, corto veloce, interval training, fartlek, prove ripetute) che solo un tecnico, o una persona qualificata, può consigliare ad un appassionato per non incorrere in errori o sovrallenamento, casi in cui l’attività fisico-sportiva non fa più bene alla salute, ma può essere addirittura
dannosa. Ma, oltre al “cosa faccio”, in allenamento è importante il “come lo faccio”, cioè lo stile e la tecnica di corsa. “Corro bene o corro male? Esiste una tecnica di corsa?”. Sono domande che ogni Trailer si deve porre, ma alle quali solo un tecnico può dare risposta. Comunque sì! Esiste una tecnica di corsa per correre sul piano, in salita, in discesa, su sterrato, sulla sabbia. L’alimentazione è un altro aspetto fondamentale, sia nella vita quotidiana che nei Trail, è l’energia che muove tutto: le gambe, la mente, lo spirito. Prediligo quella naturale, semplice e classica, sia prima che durante e dopo. Durante la corsa uso: acqua, miele, orzo, mandorle, noccioline e, solo nei Trail di più giorni o nelle mie attraversate di esplorazione in autosufficienza, tengo come emergenza i gel e le barrette specialistiche, non disdegnando di fermarmi anche ai bar o nelle trattorie per un piatto, o due, di pastasciutta e gelato. E il problema del ripartire, almeno per me, non esiste: con la fame digerisci anche il ferro! E vai carico di energia (vedi il mio ultimo “Trans Trail del Passatore” descritto in SpiritoTrail n° 4). Le scarpe sono un altro elemento impor-
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tante. Oggi sono diverse le proposte delle case costruttrici, studiate e diversificate per caratteristiche fisiche degli atleti, terreni e situazioni tecniche, arrivando ad offrire scarpe da gara, da allenamento, e specialistiche per la sabbia e altre condizioni estreme. Io utilizzo e consiglio, per il Trail in generale, allenamento e gara, una scarpa che sia ammortizzante su qualsiasi superficie, protettiva dai sassi sull’avampiede, con un buon grip nel battistrada. Le scarpe per le condizioni particolari, sabbia ed estreme vanno usate solo per tale scopo. Come pure le scarpe da gara, che consiglio solo agli atleti evoluti, cioè a coloro che si pongono come obiettivo le competizioni Trail per un’intera stagione o più. Anche il resto dell’attrezzatura Trail: camel bag, bastoncini, marsupio, occhiali, cappellino, da utilizzarsi a seconda dell’ambiente off road e dalla durata, sono costruiti oggi specificamente per il loro impiego nella corsa. Ripenso ai miei primi tentativi, negli anni ‘90, di adattare gli zaini da Trek-
king alle esigenze del Trail e all’utilizzo di liofilizzati e creme per bambini nell’alimentazione... altro che gel e barrette energetiche! Nelle mie traversate di esplorazione in autosufficienza di più giorni, la carta topografica e la bussola sono fondamentali e rimangono tali, anche dopo l’introduzione di uno strumento scientifico e straordinariamente comodo come il GPS. Ho infatti constatato che in alcuni casi la mancanza di segnale satellitare, campi magnetici strani che interferiscono o batterie esaurite, possono far venire meno anche il suo funzionamento.
un ABC del Trail running, per muovere i primi passi di corsa con facilità sui sentieri. E, ripensando ad un aforisma di Giacomo Leopardi: “La cultura non è solo erudizione, ma è anche avventura“, auguro a tutti un buon Trail. u
Per concludere, ricordo che per qualsiasi progetto di traversate o di partecipazione a un Trail, la preparazione atletica va da 3 mesi a 1 anno. Con allenamenti di corsa specifici, studio su carta topografica, road book , altimetria, difficoltà, abbigliamento, scarpe, alimentazione, preparazione atletica di forza, mobilità, stretching. Insomma una preparazione “globale”. Ecco fatto, spero di aver descritto
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CURIOSITA’...
“IO C’ERO!”
Piccole grandi imprese di veri spiriti trail
A cura di Simone Brogioni
L’ALTA VIA N. 1 NON-STOP
LE GUGLIE DELLO CHABERTON
Flavio Zanet ha realizzato un sogno che cullava da anni: percorrere l’Alta Via n. 1 dal Lago di Braies a Belluno non-stop. Il percorso misura circa 132 km con circa 7200 metri di dislivello positivo. Flavio è riuscito a portare a termine la sua impresa in meno di un giorno: 23 ore e 46 minuti il suo tempo finale. Per allenarsi, a luglio Flavio aveva percorso l’Anello Zoldano: 80 km con 5000 m D+.
Le amiche Ilaria e Raffaella hanno partecipato il 3 Agosto alla Chaberton Marathon, da Monginevro a Cesana torinese. Raffaella, qualche notte prima della gara, forse per l’agitazione di partecipare al suo primo trail importante, ha sognato di correre sulla muraglia cinese; la particolarità era che in gara si doveva saltare da una guglia all’altra, e le guglie erano ben 8 milioni! Al termine della Chaberton Marathon, le due amiche di guglie ne hanno scalate molte meno, ma la fatica è stata comunque tanta, ripagata però da un’immensa soddisfazione.
TRA LE SELVAGGE MARMAROLE Mario Marin e il suo amico Gabriele sono partiti alle 23 del 5 luglio da Val da Rin, sopra Auronzo di Cadore (BL), per compiere l’intera traversata delle Marmarole, selvaggio gruppo montuoso che si estende per 16 km in linea d’aria tra l’Antelao e il Sorapiss. Cinque i bivacchi toccati dai due trailer: Fanton, Tiziano, Musatti, Voltolina e Comici, con arrivo alla Foresta di Somadida in località Palus San Marco. La traversata è stata rallentata dalla notevole presenza di neve, quest’anno abbondantissima, che non ha comunque impedito a Mario e Gabriele, muniti di piccozza, di completare il grandioso giro in 15 ore e mezza, senza incontrare né acqua né escursionisti lungo il percorso. EMANUELA TRICOLORE Dopo il successo alla Red Rock Sky Marathon, Emanuela Brizio, che su questo numero si racconta agli amici di Spirito Trail nell’intervista doppia, si è laureata domenica 31 agosto campionessa italiana di FSA 2008 di X-Ultra SkyMarathon. Emanuela ha vinto infatti in 7h 59’ 08” il Trofeo Kima, la grande Corsa sul Sentiero Roma, prova valida per l’assegnazione del titolo.
Segnalateci le vostre piccole grandi imprese scrivendo a redazione@spiritotrail.it S P I R I T O T R AI L [ S E T T E MBRE] - 35
CONCORSO FOTOGRAFICO...
“SCATTI… DI CORSA!” “SPIRITO TRAIL” BANDISCE IL 1° CONCORSO FOTOGRAFICO “SCATTI… DI CORSA!” SUL TEMA: “LA CORSA IN NATURA”
OVVERO
IMMAGINI
ED EMOZIONI DEL TRAIL RUNNING.
Regolamento 1. La partecipazione è gratuita e aperta a tutti, senza distinzione di età o nazionalità. 2. Il concorso prevede una sola categoria ma è lasciata la massima libertà sia nell’interpretazione del soggetto sia nella tecnica. 3. Ogni autore/autrice può presentare un massimo di 3 fotografie in b/n e/o colore. Sono ammesse elaborazioni digitali. 4. Le opere dovranno avere le seguenti caratteristiche: . essere esclusivamente in formato digitale JPG . essere spedite via e-mail a redazione@ spiritotrail.it . essere nominate con cognome e nome dell’autore e numero progressivo in minuscolo separate da under_score (esempio: rossi_marco_01.jpg rossi_marco_02. jpg ) 5. Le foto potranno essere accompagnate da una didascalia, una storia, una poesia per raccontare l’evento legato al soggetto fotografato. 6. Le foto possono essere state scattate in ogni parte del mondo. 7. Le foto pervenute sono a disposizione della redazione e possono essere utilizzate senza vincolo alcuno. 8. Gli autori, inviando le foto, dispensano la redazione da qualsiasi onere presente e futuro, garantendo che le stesse opere non sono gravate da qualsivoglia diritto. 9. Le opere dovranno essere di proprietà dell’autore, non sono ammesse foto non scattate dell’autore 10. Il giudizio della Giuria è insindacabile ed inappellabile. 11. Ogni autore è responsabile del contenuto delle immagini pervenute e ne autorizza l’esposizione in internet sul sito www.spiritotrail.it 12. La premiazione verrà effettuata in
data e luogo da definirsi al termine del concorso. 13. L’invio stesso delle foto verrà considerato come accettazione del presente Regolamento. COMMISSIONE La commissione esaminatrice, presieduta dalla fotografa Belinda Sorice, è composta dalla redazione della webzine Spiritotrail. La commissione deciderà insindacabilmente le opere da premiare basandosi sui criteri seguenti: 1) QUALITA’ E TECNICA FOTOGRAFICA 2) CREATIVITA’ 3) PUNTO DI RIPRESA L’elenco dei primi classificati verrà pubblicato online sul sito www.spiritotrail.it. Il vincitore sarà contattato direttamente dalla redazione.
PREMI Tra le foto pervenute entro il giorno 20 di ciascun mese, la commissione esaminatrice sceglierà la “Foto del mese” che verrà pubblicata sulla webzine “Spiritotrail” del mese successivo. Tra le 6 foto prescelte come “foto del mese” nel periodo luglio 2008 – dicembre 2008 verrà scelto un vincitore assoluto, la cui foto verrà premiata con il titolo di “Foto dell’anno”. La foto dell’anno, oltre ad essere pubblicata sul numero di dicembre della webzine, rimarrà esposta per almeno un anno al seguente indirizzo: www.spiritotrail.it S P I R I T O T R AI L [ S E T T E MBRE] - 36
Ascesa al Rifugio Porro... “In un momento di pausa per bere, ho voltato lo sguardo e davanti a me si è aperto lo scenario che ho ripreso. Lei (la mucca) se ne stava lì incurante di me e di tutto quello che accadeva. Il suo manto si confondeva con la terra e il cielo maculati come lei. Era un momento magico ed irripetibile...” Daniele>Rundiamo 62<Guidi
S P I R I T O T R AI L [ S E T T E MBRE] - 37
VADEMECUM...
Programmare
l a s t a g i o n e
trail
A cura di Gualtiero >Krom< Linetti
D
Foto © Cristina Murgia
opo avere portato a termine una lunga preparazione primaverile, spero che tutti abbiamo potuto raggiungere l’obiettivo che ci eravamo posti per l’estate. Il calendario è ormai abbastanza ricco anche in Italia oltre che in Europa, Francia in primis. È logico sfruttare la preparazione e lo stato di forma per partecipare a più gare anche lunghe nella stessa stagione. Verrebbe da pensare subito agli appuntamenti importanti nel calendario, quelli per cui iscriversi è una corsa contro il tempo e sul filo della connessione internet molti mesi prima dell’evento, però esistono anche decine di appuntamenti che non necessitano di preventive programmazioni. Eventi che possiamo inserire nel nostro calendario anche senza anticipi ulteriori di qualche set-
timana, gare che prospettiamo fattibili alla luce del nostro precedente risultato o che possono essere considerate una rivincita personale se il primo appuntamento, quello tanto agognato, non fosse andato secondo le nostre aspettative. D’altraparte, ed ecco il lato negativo, un calendario così ricco di gare può indurci ad esagerare, acccumulando in agenda troppi appuntamenti trail, specialmente lunghi. Il rischio è quello di logorarsi, e non solo fisicamente, a causa del sovraccarico e dei traumi più o meno “visibili”. Fare due ultratrail temporalmente ravvicinati con parecchio dislivello e con il proposito di un sostenuto impegno in entrambi è abbastanza rischioso. Il mio consiglio è di lasciare trascorrere tre, quattro, meglio ancora cinque settimane tra due appuntamen-
ti di lunghissima distanza, specie, appunto, se entrambi con dislivelli significativi e con obiettivi ben al di là del semplice taglio del traguardo. Secondo questo pensiero, durante la lunga stagione estiva (da maggio a settembre), non mi sentirei dunque di consigliare più di quattro ultratrail. Perché se è appurato che il trail running è meno stressante rispetto alla corsa su strada di lunghissima distanza, perlomeno a livello osteo-articolare, è altrettanto vero che l’impegno di un ultratrail è comunque oneroso da molti punti di vista. Come possiamo strutturare la preparazione, o meglio, il mantenimento della forma, tra di essi? Il primo presupposto è sicuramente quello di garantire un periodo di una settimana o poco più di riposo (che non significa astensione assoluta dall’attività fisica) successivo alla
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prima prova e, temporalmente opposta, una fase di scarico o ricerca della migliore forma-concentrazione nella settimana che precede la successiva gara. Tra questi due periodi possiamo inserire micro-cicli di allenamento che mantengano alto lo stato di forma continuando ad interessare gli adattementi necessari alla tipicità del trail running e cioé: • allenamenti che ci portino a correre attorno alla soglia, come circuiti collinari intensi, non lunghissimi come distanze, ma che alternino fasi di salita ad impegno massimale, ad altre di recupero, presumibilmente in discesa, corse all’andatura tipica di
anche in pianura in cui si possa allungare la falcata e sciogliere eventuali rigidità muscolari. • Proprio per non affaticare la struttura muscolare consiglio anche di ridurre la lunghezza delle uscite di endurance. L’endurance, cioé l’insieme della resistenze (mentali e fisiologiche), è una qualità che decade meno rapidamente rispetto ad altre. Per cui, essendo la priorità di questo periodo transitorio tra due trail il recupero dei traumi assorbiti dalla struttura muscolare, scheletrica e articolare, reputo poco utile insistere particolarmente su questo aspetto. La parola d’ordine è diminuire inten-
si hanno particolari problemi fisici si possono svolgere corse lente senza particolari obiettivi; tuttavia il miglior riposo “attivo” consiste nel dedicarsi ad altre attività sportive, anche aerobiche, ma che interessano distretti in parte o in tutto diversi da quelli della corsa: nuoto, mountain-bike, ciclismo per esempio, naturalmente ad intensità non agonistiche. Nella fase di scarico che precede la gara, diciamo la settimana precedente, dobbiamo evitare di appesantire muscoli e mente. Vanno benissimo uscite di corsa lenta che terminino con allunghi o brevi tratti di corsa media intervallati o
un ultratrail. In alternativa va bene qualsiasi lavoro intervallato anche in pianura, fissando le distanze di inizio e termine delle parti veloci con indicazioni naturali (alberi, cartelli stradali, incroci) per aumentarne la variabilità, tenere desta l’attenzione ed evitare quell’allergia mentale che molti provano in uscite di questo tipo (eliminando ogni riferimento cronometrico o spaziale). • Ripetizioni di brevissime (da dieci a trenta secondi) salite ad impegno massimale aventi come obiettivo la stimolazione della gittata cardiovascolare. Il programma dell’uscita può essere facilmente costruito su 5-10 ripetizioni di questo tipo recuperando con la camminata in discesa, e ripetendo la serie per 3-5 volte intervallando ciascuna con qualche minuto di corsa lenta. Al termine del programma si può inserire un tratto
sità e durata dei lunghi. • Convincersi che il miglioramento degli adattamenti alla sollecitazioni non va forzato e raggiunto nel breve arco di tempo che separa due gare, ma esso è il risultato dell’avvicendarsi di tutta la programmazione stagionale. Evitiamo quindi di sovraccaricare l’organismo in questa fase con la speranza di migliorare risultati e prestazioni: è dannoso e controproducente affaticarsi più del dovuto. L’obiettivo deve essere quello del mantenimento e della ricerca della massima forma. Nel periodo di recupero dopo la gara va posta una cura particolare all’alimentazione e al riposo. Il recupero delle risorse energetiche spese nella prova precedente è fondamentale e va fatto con il giusto criterio e importanza, e lo stesso dicasi per il rispetto del riposo e del giusto sonno. Se non
continui. Insistere, al termine di ogni uscita, con allungamenti muscolari (stretching). L’obiettivo è, a maggior ragione all’approssimarsi dell’evento successivo, tenere elastici i distretti muscolari degli arti inferiori. In generale, intendendo il trail running come una corsa dove l’obiettivo cronometrico o prestazionale è relegato in netto secondo piano, per la maggior parte di noi almeno, la cosa che mi sento di consigliare ad ognuno è l’equilibrio. Equilibrio nella scelta e nell’ammassamento e concatenamento di gare nel proprio calendario: che sia il piacere (vietato perdere di vista questo aspetto in favore di canoni quali il “dovere” o l’agonismo puro) della pratica di questa meravigliosa disciplina a guidarci e, innanzitutto, il buon senso verso chi ci vive vicino e, ancora di più, verso la nostra qualità di vita. u S P I R I T O T R AI L [ S E T T E MBRE] - 39
MATERIALI...
lafuma SKY RACE A cura di Gualtiero >krom< Linetti e Matteo >emme< Grassi
C
i sono scarpe da trail che nascono adattando scarpe da strada e scarpe da trail che nascono invece apposta per gli ambienti montani. È questo il caso della Sky Race di Lafuma, storico brand francese specializzato in attrezzatura da montagna e attento alle tematiche ambientali. Progettata con l’aiuto del Lafuma Team (Karine Herry in particolare, ma anche Corinne Favre e il “nostro” Maurizio Scilla) e con la collaborazione di podologi, si presenta con una linea aggressiva e un look accattivante. Le caratteristiche salienti che colpiscono a prima vista sono il sistema di allacciatura molto avvolgente e la tassellatura scolpita e “graffiante” della suola. Alla calzata la scarpa è confortevole, ben ammortizzata e questo anche dopo parecchie ore di corsa. Il sistema di allacciatura, denominato Twinlace®, è del tipo rapido, ma con l’originale peculiarità di avere un doppia chiusura, una per l’avampiede e una per il collo del piede. Questa particolarità, unita all’avvolgenza del sistema e alla fitta distribuzione delle fasce laterali, garantisce una chiusura veramente personalizzabile e quindi omogenea. Va prestata però attenzione al completo serraggio dei sistemi di chiusura, pena il loro allentamento specialmente dopo discese sconnesse. Un altro dettaglio che non ci ha convinto è la tenuta della linguetta a tasca che dovrebbe trattenere i due manicotti di fermo dopo la chiusura: durante le prove della scarpa sono spesso usciti con conseguente “saltellamento” ad ogni balzo. La tomaia (in tessuto Mesh 3D) è S P I R I T O T R AI L [ S E T T E MBRE] - 40
morbida e ben traforata, ma spessa, fattore che insieme alle fascette (impermeabili) di collegamento tra allacciatura, tomaia e suola rendono abbastanza difficoltosa l’evacuazione del sudore ma soprattutto dell’acqua di pioggia, pozzanghere e ruscelli. Il puntale, in gomma semi-rigida TPU, garantisce un’ottima protezione contro sassi e altri urti accidentali. L’ammortizzazione è molto elevata, soprattutto in zona tallonare, l’intersuola (sviluppata, come la tassellatura, da Vibram), è confortevole e dotata di inserti di maggiore densità sul lato interno del piede per contenere le forze pronatrici. La scarpa è reattiva e mediamente leggera. Il vistoso inserto rigido per il controllo della torsione e l’aggressivo grip sull’avampiede permettono ottima efficienza in fase di spinta su terreni instabili. La stabilità del piede coeso con la scarpa (l’allacciatura è davvero avvolgente) è rinfozata da strutture rigide che avvolgono lo scafo tallonare. Anche in fase di appoggio e atterraggio il grip a disegno invertito (rispetto alla direzione del moto) è molto scolpito e acuisce la sensazione di controllare ottimamente la distribuzione del peso. La tassellatura della suola (Xrun® da Vibram, appunto), vera punta di diamante della scarpa, consta di scolpiture profonde sulla pianta che verso i lati si fanno quasi acuminate ricordando come forma i ramponi da ghiaccio. Questa caratteristica si riflette nella sicurezza trasmessa durante la corsa. Il materiale della
suola è parso buono, anche molto resistente alla abrasioni rocciose e all’usura. In conclusione la scarpa è magnificamente dotata a livello tecnico, altamente innovative alcune scelte e, malgrado qualche puntualizzazione da rivedere alla prossima edizione, si tratta di un modello particolarmente efficace e ben bilanciato tra le varie caratteristiche. Per questo possiamo considerarla una scarpa versatile, polivalente e adatta anche ad atleti con caratteristiche fisiche diverse. Ottima per gli allenamenti su ogni distanza, con terreni anche molto accidentati, eccellente per atleti dal peso contenuto. Ideale per gare in ambiente montano; per gli atleti leggeri anche su ultradistanze, per gli altri non oltre la maratona. Sconsigliata ai supinatori. Parametri di valutazione Comfort: il piede percepisce l’interno della scarpa come comodo? Reattività: la scarpa si muove fluidamente accompagnando il piede dalla fase di appoggio a quella di stacco da terra? Ammortizzazione: la scarpa è adeguatamente ammortizzata? Stabilità: la scarpa offre adeguata stabilità in fase di appoggio su un terreno sconnesso? La scarpa è in grado di impedire storte alle caviglie o altri potenziali infortuni? Grip: La suola è in grado di assicurare sufficiente tenuta, riducendo il rischio di scivolare sia su fondi asciutti sia bagnati? Protezione: la scarpa protegge il piede negli urti contro rocce, pietre, radici? Sistema di chiusura: è in grado di impedire al piede di scivolare verso la punta durante le discese? Peso: qual è il peso della scarpa?
VALUTAZIONE delle LAFUMA SKY RACE Comfort:
OTTIMO
Calzata morbida e soffice. Il comfort non decade nemmeno dopo molte ore di corsa. Un piccolo appunto sulla traspirazione non eccelsa..
Reattività:
ECCELLENTE
Il peso mediamente contenuto e le densità dell’intersuola consento una rullata senza cedimenti.
Ammortizzazione:
ECCELLENTE
Lo spessore e la densità dell’intersuola permettono di assorbire grandi urti in fase di atterraggio.
Stabilità:
ECCELLENTE
Allacciatura, inserti rigidi, grip e reattività consentono un’elevata sicurezza di spinta e appoggio.
Grip:
ECCELLENTE
In assoluto la cosa migliore della scarpa. Straordinaria su terreni non compatti.
Protezione:
OTTIMA
Il puntale semirigido è fra i migliori in commercio. Migliorabile la protezione della suola nell’avampiede.
Sistema di Chiusura:
BUONO
Perfetto come adattabilità e avvolgenza, ma con qualche piccola carenza funzionale (allentatura dei lacci, linguetta a tasca che non trattiene i manicotti).
Peso:
OTTIMA
Il peso, nella fascia media (360 US9), la rende adatta per tutte le distanze. S P I R I T O T R AI L [ S E T T E MBRE] - 41
PREVIEW...
ECOMARATONA del CHIANTI
a piccoli passi verso il trail Testo di Simone Brogioni Foto @ Francesco Benvenuti
I
l Chianti senese è una delle zone più belle del mondo. Parola di fiorentino che, alla faccia del suo campanilismo imperante, riesce ad ammettere che a pochi chilometri dalla città gigliata c’è una terra che regala panorami ed emozioni pari a quelle che si provano ammirando Firenze dall’alto del Piazzale Michelangelo. Il ricordo Il 19 ottobre 2008 partirà da Castelnuovo Berardenga, a circa 20 km da Siena, la seconda edizione dell’Ecomaratona del Chianti, nella speranza che il clima sia meno rigido dello scorso anno. La vera impresa non fu infatti percorrere i 42,195 km, ma togliersi la tuta prima della partenza, con la temperatura vicina allo zero e un vento gelido che tagliava le guance. Ma proprio quel clima e quel vento contribuirono a mantenere pulito il cielo, che fece emergere ancora di più la meraviglia delle crete senesi. Un mese dopo l’ecomaratona dei Cimbri, con la salita al Pizzoc ancora sulle gambe, l’idea di correre altri
42 km di saliscendi mi spaventava un po’. Invece, arrivato nella piazza di Castelnuovo, respirai subito un’atmosfera che mi fece capire di non aver sbagliato ad essere lì, perché l’ecomaratona del Chianti sarebbe stato un evento da ricordare e da rifare. La gara Ancora infreddoliti partiamo attraversando il piccolo borgo e subito ci gettiamo tra le crete, per arrivare in breve al Cippo di Monteaperti; sono già passati 10 km, volati tra tante chiacchiere con amici. Il tracciato è divertente, mai troppo duro, tutto corribile. Il Castello di Montegiachi merita un’andatura “turistica” e i vari poderi si attraversano quasi in punta di piedi per non fare troppo rumore. A Villa a Sesta troviamo l’unica salita ripida e poco corribile della gara: 1.500 metri di pietre che ci portano a Campi, punto più alto del percorso con i suoi 646 metri. Da qui si scende fino al grazioso borgo di San Gusmè, dal quale si dominano le colline del Chianti. Ma le meraviglie non sono finite: la salita alla tenuta di Arceno,
immersi in un viale cipressato di un chilometro, è uno dei ricordi più nitidi dell’ecomaratona del Chianti. Dopo aver attraversato gli ultimi poderi, si arriva alla piazza di Castelnuovo Berardenga: 42,195 km e 1.500 metri di dislivello. Un’eco per tutti Un’ecomaratona facile, forse la meno impegnativa del Circuito, adatta a chi vuole avvicinarsi al trail a piccoli passi. Perché anche questo è importante nel trail: non esagerare, non strafare, non partire subito con percorsi dai chilometraggi e dai dislivelli impossibili per uno “stradaiolo”. Un’ecomaratona che si può correre tranquillamente con scarpe A3, nella speranza che non piova, visto che le crete senesi, una volta bagnate, hanno l’effetto delle sabbie mobili... Un’ecomaratona per tutti insomma, consigliata in special modo a chi non ha mai visitato questo angolo di Toscana da scoprire non solo il giorno della gara ma anche nei giorni precedenti o successivi, magari cogliendo l’occasione per un breve periodo di vacanza. S P I R I T O T R AI L [ S E T T E MBRE] - 42
NOTIZIE UTILI 2a ECOMARATONA DEL CHIANTI Castelnuovo Berardenga, 19 ottobre 2008 Partenza: ore 9 Tempo massimo: 8 ore Organizzazione: associazione polisportiva La Bulletta e Comitato Ecomaratona del Chianti Patrocinio: Comune di Castelnuovo Berardenga, Provincia di Siena, Lega atletica leggera Uisp Siena, Regione Toscana, Pogas (politiche giovanili e attività sportive). Contatti: www.ecomaratonadelchianti.it info@ecomaratonadelchianti.it Giovanni tel. 349 2183704, Christian tel. 331 2109253 Costo di iscrizione: 26 euro entro l’11 ottobre e 35 euro dopo. Ritiro pettorali: sabato 18/10 dalle 15 o la mattina del 19/10 dalle 7.00 alle 8.00 in Piazza Marconi a Castelnuovo Berardenga, esibendo un documento d’identità. Promozione per le società: ogni 10 iscritti due pettorali gratis
ECOPASSEGGIATA DI 10 KM Iscrizione gratuita, con buono per il PastaToscaParty Partenza ore 9.45 da San Gusmè (5 km da Castelnuovo) Arrivo a Castelnuovo Berardenga in piazza Marconi, dopo aver percorso gli ultimi chilometri dell’ecomaratona e aver attraversato il viale di cipressi che porta a Villa Arceno. E’ inoltre possibile partecipare gratuitamente a tour organizzati dal Comune di Castelnuovo Berardenga presso castelli e cantine, con partenze il sabato e la domenica. Per informazioni: 0577.351302.
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PREVIEW... Testo di Maurizio Scilla Foto © archivio >mauscilla<
Lafuma Trail
del Monte Casto
La storia Forse era già scritto che il Monte Casto e i suoi sentieri sarebbero diventati un riferimento nella mia vita. Fin da piccolo con mia madre partivamo da casa ad Andorno Micca (540 m) e salivamo a piedi, prima a Tavigliano (che piacere bere alle tante fontanelle poste ai bordi della strada), poi fino all’alpe Pratetto (m 1050) dove si trovava e si trova ancora una bella trattoria; sulle pendici del Monte Casto qualche volta raccoglievamo i ciclamini con le loro foglie a forma di cuore e quel loro colore verde scuro maculato di un verde-grigio più chiaro. Dopo qualche tempo però le piante sembra-
vano patire la lontananza dal loro luogo d’origine, quello che succede a me quando sono costretto dagli infortuni a stare lontano dalle amate montagne. A volte, dopo una sosta, si proseguiva, passando dalla Capanna Volpi e raggiungendo infine il Bocchetto Sessera da dove si gode di una bella vista sul Monte Rosa. Attorno al 1990 invece il Monte Casto divenne terreno di allenamenti con un caro e forte amico, Maurizio Bider, ora in Giappone. Con lui scoprimmo nuovi sentieri nel silenzio di un piccolo paradiso a pochi chilometri da casa, poco dopo il Bocchetto Sessera. Fu terreno di allenamento per le gare di sci di fondo, con le sue
piste a mezz’ora da casa; negli ultimi anni ho portato diversi amici trailer a provare il mio percorso da 21 km, e così ,spinto dal loro entusiasmo, mi sono deciso nel 2006 ad organizzare la prima edizione del Trail del Monte Casto e, visti gli apprezzamenti, ho deciso di proseguire, quest’anno aggiungendo una novità: una prova di 42 km. Il percorso Si parte nei pressi del campo sportivo di Andorno Micca e, dopo un breve tratto pianeggiante, si sale su per un sentiero completamente immerso nel bosco che porta alla croce del Monte Casto (1138 m). S P I R I T O T R AI L [ S E T T EMBRE] - 44
Luoghi lungo il percorso
Poco dopo inizia una dolce discesa che conduce alle Selle di Pratetto, pianoro dal quale la vista si estende da Bielmonte a tutte le creste della Valle Cervo. Qui si continua a scendere fino a quota 800 m, dove ricomincia la salita che porta alla Bunda Granda e infine al Bocchetto Sessera (km 14,8 - 1380 m) tramite la mulattiera che viene usata da sempre per la transumanza. Siamo all’interno dell’Oasi Zegna, si scende dolcemente, si passa all’Alpe Scheggiola, piccolo gioiello della val Sessera, si scende ancora fino ad arrivare nei pressi del torrente Sessera (1000 m) e si raggiunge su saliscendi l’Alpe Baraccone.
Attraversato il torrente su un caratteristico ponte a schiena d’asino, si passa nei pressi delle caratteristiche baite del campeggio verde e si affronta una nuova salita che riporta al Bocchetto Sessera (km 24,8). Un sentierino in discesa conduce all’alpe Pratetto, segue un tratto prevalentemente in discesa che porta a quota 580 m (km 34,7); qui inizia l’ultima breve asperità della giornata: un sentiero permette agli atleti di raggiungere la chiesetta degli Eremiti e con un ultimo sforzo si arriva alla località “il Quadretto” (780 m 37km), si continua nel sottobosco su saliscendi e passata la fraz. Colma inizia la discesa finale.
• Monte Casto & Pratetto: il Monte Casto in origine era una zona occupata da pascoli, poi molteplici interventi di rimboschimento a partire dagli anni trenta hanno portato alla creazione di un’area nella quale predominano le conifere di varie specie, un luogo ideale per godersi pace e tranquillità; Pratetto si trova a 1046 m di quota, immerso in verdi pascoli e boschetti di betulle, famoso per la spettacolare fioritura di narcisi che imbianca come una nevicata i suoi prati. • Oasi Zegna: si estende per circa 100 Km2, copre la parte orientale delle Alpi Biellesi ed è attraversata dalla Panoramica Zegna, la strada che l’imprenditore Ermenegildo Zegna, profondamente legato alla sua terra, realizzò per portare la vita alla montagna e alle sue genti. Zegna, che amava la bellezza e la natura, ripopolò la montagna brulla con oltre mezzo milione di conifere, rododendri e ortensie, creando un meraviglioso paesaggio alpino. All’interno dell’Oasi non è raro udire il fischio acuto delle marmotte e il canto delle allodole e scorgere sulle vette più alte la pernice bianca, l’aquila reale e l’arrampicarsi di camosci; nelle zone mediane è facile imbattersi in caprioli e cervi. Simbolo dell’Oasi è il Carabus Olympiae Sella, coleottero rarissimo, dichiarato specie protetta. Lungo il tracciato gli atleti troveranno le antiche carbonaie, superfici pianeggianti dove si faceva cuocere il legno per ottenere il carbone vegetale prodotto in notevole quantità fino all’immediato dopoguerra, che veniva utilizzato per alimentare le forge e nell’industria tessile. • Campeggio Verde di Piana del Ponte: un rifugio (tel. 3663976595) che gode di una posizione incantevole e consente il rispetto dei ritmi della flora e della fauna, l’avvicinamento alla natura e alla montagna, fuori dal resto del mondo. Offre: campeggio, pernottamento in rifugio, ristoro con piatti tipici, escursioni a piedi, in mountain bike, con gli sci ed itinerari di visita ai siti minerealogici. • Bocchetto Sessera: luogo conosciuto per le sue belle piste da fondo, in passato era un’importante via di comunicazione con la Valsesia attraverso la Bocchetta della Boscarola. Spettacolare la vista dal Monviso al Monte Rosa. • Alpe Carcheggio: alpeggio situato S P I R I T O T R AI L [ S E T T E MBRE ] - 4 5
in una magnifica conca nel comune di Camandona. Perché il trail: questo trail vuole essere l’occasione per far scoprire sentieri e luoghi non troppo conosciuti, vero paradiso però per gli amanti della natura, del silenzio e della tranquillità; inoltre l’autunno con i suoi colori rende il tracciato ancor più affascinante e degno di un quadro di Van Gogh. Lo spirito che anima l’organizzazione della gara è legato innanzitutto al massimo rispetto dei luoghi attraversati e nello stesso tempo l’intento è che sia un giorno
di festa che unisca ancor più i trailers che saranno al via. A tal fine il post gara prevede un pasta party e una premiazione fatta in un clima conviviale. Il sabato sera è un’ulteriore occasione per passare dei momenti piacevoli con gli altri atleti, infatti viene organizzata una cena al ristorante del Santuario di San Giovanni d’Andorno, luogo caratteristico della valle dove è possibile anche pernottare (posti limitati). Il Trail del Monte Casto appoggia in pieno la campagna lanciata da Spirito Trail “Io non getto i miei rifiuti!”.
Scheda tecnica: Domenica 26 ottobre Percorsi: 42 km 1950 m disl+ / 21 km 900 m disl+ / minitrail 9 km Partenza: Andorno Micca (Bi) 540 m quota max: 1400 m Organizzazione: G.S.A. Pollone www.mauscilla.it www.gsapollone.it mauscilla@alice.it tel. 339 8534127 (Maurizio Scilla) links: http://www.atl.biella.it/on-line/ Home.html http://www.vallecervo.it/NEW/ITA/ valle.html http://www.valledimosso.it/ http://www.bocchetto.it/
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NOTIZIE FLASH... 13 SETTEMBRE Maratona Alpina Piovene Rocchette (Vi)
distanza: 42 km 2900 m disl + 2000 m dislOrganizzazione: Gruppo Escursionisti Scledensi http://www.schio.it/ges/ maratona.html gesschio@libero.it percorso: partenza da Piovene Rocchette (Vicenza). Si percorre l’ideale linea storica dell’estrema difesa dell’Esercito Italiano contro l’avanzata Austro-Ungarica durante la guerra 1915/18 con passaggi sul Monte Summano (m 1200), Malga Novegno (m 1506), Monte Rione (m 1691), rifugio A. Papa alle porte del Pasubio (m 1928), arrivo al Pian delle Fugazze (m 1156) in territorio trentino. - punti forti: far conoscere le bellezze dell’alta Val Leogra e in particolare alcuni luoghi storici, primo fra tutti la rinomata Strada delle 52 Gallerie sul Pasubio: opera di alta ingegneria militare risalente al 1° conflitto mondiale. - i passaggi più spettacolari : Cima Monte Novegno, Strada delle 52 Gallerie, alta Val Canale - che cosa attira di più il trailer: il percorso, il servizio offerto, il tempo di percorrenza
14 SETTEMBRE Corsa delle Tre Cime Sesto (Bz)
distanza: 17 km dislivello: 1350 m disl + Organizzazione: Associazione C.O. Südtirol Corsa delle Tre Cime www.corsatrecime.com info@corsatrecime.com percorso: dopo un anello nel paese di Sesto, il percorso prosegue per la bella Val Fiscalina con i suoi prati verdi, attraverso “Moso”, passando il Rifugio Piano Fiscalina e il Rifugio Fondovalle. Poco dopo il Rifugio Fondovalle (al km 8,2), una salita a serpentine porta i concorrenti al Rifugio Comici e poi al Rifugio Pian di Cengia, ad una altezza di 2.575 m, comincia qui la discesa che porta al traguardo al rifugio Locatelli ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. - punti forti: cronometraggio della gara Datasport con comunicazione dei passaggi e dei dati in tempo reale anche all’arrivo; la Top Finisher Medail: coniata in originale per ogni partecipante che l’avrà al collo immediatamente dopo il traguardo, di fronte alle Tre Cime di Lavaredo; Mini Tre Cime: per avvicinare anche i più piccoli alla corsa in montagna, sabato pomeriggio a Sesto Pusteria, riservata a bambini e ragazzi dai 6 ai 16 anni . - i passaggi più spettacolari : l’entrata nella “Valle più bella del Mondo” (secondo Luis Trenker), cioè nella Val Fiscalina con i suoi filari di larici; la salita sotto il pian di Cengia, il punto più alto della gara (2.528 m); la discesa tra Monte Paterno e i laghi dei Piani e soprattutto l’arrivo sul palcoscenico più famoso del mondo, quello delle Tre Cime di Lavaredo. - che cosa attira di più il trailer: il percorso affascinante, l’organizzazione sempre perfetta, il ristoro e il Pastaparty.
14 SETTEMBRE Skyrace della Rosetta – Trofeo Piganzoli e Ferroni - Rasura Valgerola (So)
distanza: 20 km dislivello: 1650 m disl + gara a coppie valida come campionato italiano a coppie per team FISKY/CSEN Organizzazione: Sport Race Valtellina www.skyracedellarosetta.it/
info@skyracedellarosetta.it percorso: i venti chilometri del percorso, all’interno del Parco delle Orobie Valtellinesi, partono dai 900 mt. del Polifunzionale di Rasura per raggiungere prima l’Alpe di Stavello (punto più a sud - 1940 m) e quindi la Cima Rosetta (2140 m) passando vicino al lago di Culino. La discesa tocca l’abitato di Mellarolo e quindi Rasura all’arrivo. - punti forti: il percorso è tutto corribile, sia nei tratti di salita, una ascesa non continua ma frammentata con tratti boschivi nella prima parte e tratti pratosi nella seconda, sia nella discesa, dove chi ne ha può ancora fare la differenza in gara. - i passaggi più spettacolari: la Cima Rosetta, punto panoramico verso la bassa Valtellina, parte della Valchiavenna, tutte le montagne orobiche della Valgerola e di tutta la cornice alpina retica. che cosa attira di più il trailer: il percorso.
14 SETTEMBRE Skyrace Monte Cavallo Piancavallo (Pn)
distanza: 22km 1650 m disl + Organizzazione: Montanaia Racing http://www.montanaiaracing.it/skyrace/ info@montanaiaracing.it percorso: il tracciato si sviluppa tra le splendide faggete e doline carsiche del Roncjade, e scende verso il Pian delle More per portarci all’antica sorgente naturale del Tornidor e quindi verso l’erta Val Grande e raggiungere l’omonima Forcella (1926 m). Attraversando l’altipiano carsico della alta Val Sperlonga e con mirabili panorami sulle Dolomiti Cadorine e di Sinistra Piave, si aggira tutto il versante nord del gruppo del Cavallo. Transitando alla Forcella Lastè (2040 m) punto più alto della traversata, si scenderà rapidamente al Rifugio Semenza (2020 m) per imboccare la Val de Piera, si raggiungerà così il punto più basso del nostro itinerario: Malga Pradosàn, a 1338 m. A località Pian delle Lastre avrà inizio l’ultima lunga risalita, che porterà prima alla bella conca della Casera Palantina (1521 m) e infine alla Forcella La Palantina (1778 m). Lasciati alle spalle la Val Belluna e le sue Dolomiti con il lago di Santa Croce e il vasto altipiano del Cansiglio, si ridiscende rapidamente alla Baita Arneri (1627 m). Da qui si prosegue in discesa sotto le meravigliose balze rocciose del monte Tremol e della Cima Manera. In breve si raggiunge il traguardo. - punti forti: percorso molto vario, con diversi cambi passo che consentono a tutti, discesisti, scalatori e velocisti, di poter esprimere le proprie potenzialità tecniche; percorso estremamente panoramico con aggiramento dell’intero gruppo montuoso del Monte Cavallo - i passaggi più spettacolari: Forcella Val Grande: alla fine della lunga e faticosa salita, la forcella Val Grande è uno spettacolare balcone che guarda a nord verso le Dolomiti e le Alpi Carniche e a sud si apre a tutta la pianura Friulano-Veneta, dal golfo di Trieste alla laguna di Venezia. A oriente guarda alle Alpi Giulie; Forcella Lastè-Bivacco Semenza: punto di scollinamento che conduce alla lunga discesa in Alpago, guardando a occidente verso la Val Belluna dominata dai gruppi montuosi dello Schiara e delle vette feltrine, fino a mirare alle Pale di San Martino; Forcella Palantina: panoramica terrazza che domina il vasto altipiano del Cansiglio - che cosa attira di più il trailer: la varietà del percorso: dalle pianeggianti faggete e doline carsiche del Roncjade, all’erta salita della Val Grande che ci porta in ambiente alpino di alta quota. La lunga e panoramica discesa che conduce gli atleti in Alpago. La risalita attraverso fresche abetaie fra pascoli della Palantina, fino all’omonima forcella; l’itinerario già noto all’escursionismo, che si sviluppa su sentieri nazionali CAI con un tempo massimo di percorrenza (7 ore) che permette ai principianti e/o escursionisti curiosi, di avvicinarsi a queste discipline di sport in alta quota; l’interregionalità della manifestazione,
tra Friuli Venezia Giulia e Veneto, che unisce nell’organizzazione enti e associazioni di entrambe le regioni e idealmente rafforza l’amicizia di due culture alpine.
14 SETTEMBRE Corsa del Contrabbandiere - San Fedele Intelvi (Co) distanza: 20 km 1000 m disl Organizzazione: C.A.I. Valle Intelvi www.valleintelvi.it/cai/home.html cai@valleintelvi.it
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percorso: si parte quasi subito in salita per poi arrivare in vetta al Monte Generoso, dopo poco meno di 7 Km, immersi prima in un bosco e poi su sentiero in un pascolo; dalla cima si può gustare uno splendido panorama, che spazia dalle Alpi svizzere alla Pianura Padana. Da qui si scende su un sentiero molto corribile, che si allarga man mano fino ad Orimento (12° km); si prosegue quindi lungo un tratto in leggera salita, seguito poi da una impegnativa salita che porta sulla cima del Crocione, con ancora splendidi panorami. Adesso la salita è finita e si scende “in picchiata” fino ad Orimento e quindi all’arrivo, ripercorrendo il tratto iniziale. - punti forti: panorama mozzafiato, molto corribile, a cavallo tra Italia e Svizzera. - i passaggi più spettacolari : dalla vetta del Monte Generoso e da quella del Crocione si gode di una splendida vista. - che cosa attira di più il trailer: i diversi “pezzi” del percorso, con corte ma dure salite, falsopiani e lunghe discese.
21 SETTEMBRE Ecomaratona dei Cimbri - Fregona (Tv)
distanza: 42 km disl 2000 m D+ Organizzazione: Proloco di Fregona (TV) www.ecomaratonadeicimbri.it info@ecomaratonadeicimbri.it percorso: si parte dall’abitato di Fregona e, dopo circa 1 km tra le strade del paese, si imbocca un sentiero che da 220 m slm (punto più basso del percorso) porta gli atleti, attraverso le grotte del Caglieron, a forcella Pizzoc (punto più alto a 1500 m slm). Da qui un saliscendi tecnico farà percorrere una fitta faggeta ad alto fusto fino ad incontrare il primo insediamento cimbro “PICH”. L’attraversamento del Pian Cansiglio a quota 1000 metri permetterà un po’ di respiro agli atleti facendo apprezzare gli altri villaggi cimbri VALLORCH e LE ROTTE. Risalita la pista da sci del Col Dar, si prosegue per sentieri e strade forestali e si copre l’ultimo dislivello (circa 300 metri) fino a loc. Cadolten. Da qui la discesa per strada sterrata, leggermente dissestata, porterà gli atleti all’arrivo a Fregona. - punti forti: organizzazione conviviale e paesaggi magnifici. - i passaggi più spettacolari: le grotte del Caglieron, la forcella Pizzoc dalla quale si scorge la pianura veneta a sud e le prime Dolomiti a nord, la taversata del pian Cansiglio con i suoi villaggi cimbri. - che cosa attira di più il trailer: l’ambiente spettacolare e l’accoglienza familiare.
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NOTIZIE FLASH... 21 SETTEMBRE Trofeo Scaccabarozzi Sentiero delle Grigne - Pasturo (Lc)
distanza: 43 km 3200 m disl + / 21 km disl 1500 m Organizzazione: GSA Missaglia www.gsamissaglia.it info@gsamissaglia.it percorso: è agonisticamente diviso in tre parti, dapprima la salita alla Grigna Meridionale (2177 m), tecnica, con tratti attrezzati, seguita da discesa e salita alla Grigna Settentrionale (2410 m), scorrevole ma faticosa, per finire con la veloce ed insidiosa discesa verso il fondovalle e il traguardo finale di Pasturo che, con i suoi 640 m di altitudine, è il punto più basso del percorso. - punti forti: la completezza del tracciato. Presenta il maggior dislivello tra i percorsi mondiali delle World Series e richiede anche il maggior tempo per completarlo, attorno alle 5 ore per i migliori. Organizzazione complessa visto che solo pochi km del percorso possono essere raggiunti in auto. Inoltre si passa per due vette molto panoramiche e cariche di storia dell’alpinismo lecchese. - i passaggi più spettacolari : le salite alle due Grigne, il tratto di discesa iniziale dalla Grignetta con catene, la salita della Val Cassina. - che cosa attira di più il trailer: la durezza della sfida. Correre dalle 5 ore fino alle 11 ore necessarie a completare il percorso, significa fare un “viaggio” tra le montagne e dentro se stessi.
21 SETTEMBRE Ivrea Mombarone Ivrea (To)
distanza: 20 km 2000 m disl + Organizzazione: Amici del Mombarone www.amicidelmombarone.it infomombarone@libero.it percorso: partenza in piazza Ottinetti a Ivrea, ben presto si raggiunge il lago Sirio dove inizia il sentiero che porta a Bienca e poi inzia a salire per raggiungere Andrate. Appena fuori dal paese iniziano le pendenze importanti che in due chilometri portano a San Giacomo, dove inizia il tratto finale che in soli 6 km permette di guadagnare ben 900 metri di dislivello (passando sul sentiero recuperato per la prima riedizione dall’ideatore della gara “Nicolotti”, il quale 32 anni fa ebbe un’idea che anticipava di 25 anni i trail) e raggiungere la vetta del Mombarone (2371m). Per lo svolgimento della gara è doveroso ricordare l’aiuto indispensabile dei comuni interessati dal passaggio della gara, le proloco, il soccorso alpino, i dottori e tutti gli appassionati senza i quali questa festa non si potrebbe ripetere. - punti forti: un’organizzazione super collaudata; il numeroso pubblico che si assiepa sugli ultimi metri del percorso nonostante ci vogliano 2 ore per raggiungerlo. - i passaggi più spettacolari: l’arrivo in vetta al Mombarone con ampio panorama. - che cosa attira di più il trailer: mettersi alla prova in una classica della corsa in montagna piemontese che prevede 2000 m di dislivello senza tregua.
28 SETTEMBRE Le Porte di Pietra - Cantalupo Ligure (Al) distanza: 70 km 4000 m disl +/30 km 1000 m disl+ Organizzazione: gli Orsi www.gliorsi.org info@gliorsi.org
percorso: si tratta di un percorso molto vario che
costringe a continue variazioni di ritmo. I primi 5 km sono di stampo collinare e servono a sgranare il gruppo prima di giungere alla passerella sul Borbera. Da lì si affronta la dura salita al monte Croce che crea già una prima selezione tra i concorrenti offrendo una alternanza tra ripidi tratti in singletrack e brevi passaggi tra roccette. Da lì in avanti la gara offre un percorso che alterna lunghi tratti corribili alternati alle ripide salite per raggiungere le cime dei tanti monti che si vanno a trovare sul tracciato. Gli ultimi 8 km sono di prevalente discesa che rispetto alle edizioni passate è stata modificata e “addolcita”. - punti forti: un tracciato di gara che accontenta tutti: gli scalatori, i discesisti e chi ama correre; rilevazione dei tempi tramite chip; fotografi sul percorso con possibilità di stampa diretta all’arrivo; stand tecnici e di natura enogastronomica locale al sabato e alla domenica; un’assistenza importante sul percorso. - i passaggi più spettacolari: il passaggio sulle Strette di Pertuso (5° km) illuminato a giorno da un potente faro; il delicato passaggio in notturna sul monte Croce (7° km); i lunghi sentieri nei fitti boschi di faggi e castagni; gli ampi e spettacolari passaggi sullo spartiacque tra Liguria e Piemonte che toccano alcune tra le più note cime della Alta Via dei monti Liguri: Buio, Antola, Carmo, Cavalmurone, Ebro, Giarolo. - che cosa attira di più il trailer: il fascino di una gara di lungo chilometraggio gestita in autosufficienza alimentare; convivialità e spirito trail.
28 SETTEMBRE Skyrace Trofeo Besimauda Peveragno (Cn)
distanza: 21 km 1700 m disl + Organizzazione: Sci Club Peveragno e Team Marguareis Sky Runners Magliano Alpi www.trofeobesimauda.com info@trofeobesimauda.com
5 OTTOBRE Trail Monte Picaru Cenesi (Sv)
distanza: 20 km - 1000 disl +/800 m dislOrganizzazione: A.S.D. Sport Albenga Marathon www.albengamarathon.com info@marcomontori.it percorso: partenza da Cenesi (Savona) zona campo sportivo bar della Pro Loco. Si percorre su strada sterrata tutta la coltivazione degli ulivi taggischi della zona; usciti dalle coltivazioni si inizia un sentiero che ci farà scollinare il Monte Picarü (m 345), e dopo lo scollinamento si prenderà un sentiero forestale che ci farà arrivare sulla strada Dallautra. Si passeranno gli abitati di Ciasano sul Neva (capoluogo della zona) e Conscente. Raggiunto il castello di Conscente si entrerà nel sentiero che dopo un passaggio nel bosco ci porterà sulla strada militare. Questa strada, costruita durante la prima guerra mondiale, porta dal fondovalle della valle di Castelbianco al Forte Liverna, un tempo postazione cannoniera per proteggere da eventuali sbarchi la costa di Albenga, zona strategica per essere l’unica piana della Liguria. Da qui si raggiunge la colletta del Forte Liverna (m 450) e si prosegue per il forte (m 500). Giunti al forte, una discesa impegnativa su sentiero ci riporta di nuovo nella vallata di Cenesi ed Arnasco; da qui inizia la discesa, e passando tra boschi di querce e coltivazioni di ulivi si arriva a Cenesi. -punti forti: far conoscere le bellezze e i punti panoramici della zona Ingauna e di Cisano sul Neva e in particolare alcuni luoghi storici, primo fra tutti l’opera di alta ingegneria militare risalente al 1° conflitto mondiale, la strada militare di Forte Liverna e i resti degli appostamenti militari del Forte. - i passaggi più spettacolari : il ristoro all’interno dei terrapieni del forte dove 80 anni fa alloggiavano 4 cannoni a protezione della piana di Albenga. - che cosa attira di più il trailer: il percorso, il servizio offerto e la sagra della castagna di Cenesi.
u
percorso: 1a salita 800 m su strada sterrata poi sentiero ripido; breve tratto in leggera discesa; 2a salita su sentiero a tornanti per 600 m disl. poi ultimo tratto su pietraia (massi stabili) 250 m disl; 1a discesa su sentiero molto impegnativo; 2a discesa lungo il percorso della 1a salita. - punti forti: percorso molto impegnativo con tratti corribili, pietraia e passaggi non troppo difficili, insomma un percorso misto, per tutti i gusti. - i passaggi più spettacolari: sia sulla vetta della Bisalta sia nei tratti in cresta si gode di un ampio panorama che va dalle alpi marittime (con un po’ di fortuna si può vedere perfino la Corsica) alle cime della Valle d’Aosta e oltre, la pianura Cuneese, le colline delle Langhe. - che cosa attira di più il trailer: la varietà e durezza del percorso, il panorama, l’ospitalità dell’organizzazione.
5 OTTOBRE Como Valmadrera (Co)
distanza: 36 km 2265 m disl + Organizzazione: A.N.A. Gruppo Valmadrera - Longhi Enrico 0341 550758 percorso: partenza da Como per raggiungere la Capanna CAO di Brunate, proseguire in salita per la Capanna Boletto e infine raggiungere il rifugio Bollettone (1317 m); da qui una breve discesa porta alla Capanna Mara (1125 m). In poco più di 2 km si raggiunge il Monte Palanzone (1436 m), una lunga discesa porta a Canzo (387 m), dove inizia l’ultima salita che permette di arrivare al rifugio SEV (1225 m), in poco meno di 6 km di discesa si raggiunge quindi il palasport di Valmadrera dove è posto il traguardo.
"Io non getto i miei rifiuti" è una campagna promossa da Spirito Trail e rivolta a tutti i veri trailers, atleti e organizzatori, per tutelare l'ambiente e la natura. Troppo spesso durante le gare si vedono sul tracciato rifiuti lasciati dai partecipanti. Una maggiore sensibilizzazione servirà a far capire a tutti che le corse trail non possono prescindere da questa semplice regola: non si gettano rifiuti per terra! Aiutateci a diffondere questo messaggio con i vostri siti, i vostri blog, o semplicemente con il passaparola! Grazie. S P I R I T O T R AI L [ S E T T E MBRE] - 48
CALENDARIO SETTEMBRE (data, nome, distanza/disl., luogo, riferimenti) 13 SETTEMBRE – Maratona Alpina di Schio – 42km/+2717m,-1838m – Piovene Rocchette (VI) - www.schio.it/ges/maratona.html 14 SETTEMBRE - Corri a Madonna Fore - 13 Km - L’Aquila (AQ) - www.smileego.com 14 SETTEMBRE - Drei Zinnen, Tre Cime Alpin Marathon - 21km/1500m - Sesto (BZ) - www.trecimemaratona.com 14 SETTEMBRE - Skyrace della Rosetta - 20km/1600m a coppie – Rasura (SO) - www.skyracedellarosetta 14 SETTEMBRE - SkyRace del Cavallo – 22km/1650m - Aviano (PN) - www.montanaiaracing.it/ 14 SETTEMBRE – Corsa del contrabbandiere – circa 20km/1000m – Alpe grande di san Fedele d’Intelvi (CO) – www.valleintelvi.it/cai/home.html 14 SETTEMBRE - 1o Trail delle foreste casentinesi - 18Km - Badia Prataglia (Ar) - www.trailforestecasentinesi.it - info@trailforestecasentinesi.it 21 SETTEMBRE - Ecomaratona dei Cimbri - 42km/1700m - Fregona (TV) - www.ecomaratonadeicimbri.it 21 SETTEMBRE - Sentiero delle Grigne - 42km/3000m - Pasturo (Lc) - www.gsamissaglia.it 21 SETTEMBRE - Ivrea Mombarone - 20km/2000m - Ivrea (TO) - www.amicidelmombarone.it 21 SETTEMBRE - Ecotrail di Serre della Pizzuta (circuito Ecotrail Sicilia) - 12 Km Piana degli Albanesi - www.sportactionweb.it/ecotrail 28 SETTEMBRE - Trofeo Besimauda Skyrace - 27km/1600m – Peveragno (CN) - www.orizzonteoutdoor.com 28 SETTEMBRE - Le Porte di Pietra - 70km/3500m, 30km/1500m - Cantalupo Ligure (AL) - www.gliorsi.org 28 SETTEMBRE - Vertical Kilometer Papillon - Courmayeur (AO) 28 SETTEMBRE - Vesuvio Vertical Kilometer - Tre Case (NA) 28 SETTEMBRE - Trail del Monte Soratte - 15Km - S.Oreste (Roma) - 329 9189763 toncamer@libero.it 28 SETTEMBRE - I percorsi della memoria - 3 percorsi da 10, 17 e 25 km - Longarone - 0437 770119 info@prolocolongarone.it
OTTOBRE 05 OTTOBRE – SuperPippo Sorapache (trofeo Terre Alte) - 11,5km/1500m - Posina (VI) – http://www.lacerniera.it 05 OTTOBRE – Como Valmadrera - 36km/2220m Como (CO) – 0341.550758 12 OTTOBRE – Trail Del Monte Artemisio 9.9Km - Monte Artemisio Velletri (RM) www.atleticaamatorivelletri.it 12 OTTOBRE – Trail dei tre comuni - 5, 11, 18km/1000m, 45km/2000m, 65km/3300m - Albisola Superiore (SV) - www.universalealbadocilia.net 19 OTTOBRE – Alba Fucens Archeo Trail 14Km Parco Archeologico di Alba Fucens (AQ) www.albafucens.it – www.krakatoasport.com 19 OTTOBRE – Ecomaratona del Chianti - 42Km/1500m - Castelnuovo Berardenga (SI) - www.ecomaratonadelchianti.it 19 OTTOBRE - Mediterranean Super Marathon – 50 km su strada – Palermo (PA) - www.palermosupermarathon.com 25 OTTOBRE – Gran Tral Rensen – 70km, 35km/4000m, 1600m – Arenzano (GE) - www.trailarenzano.com 26 OTTOBRE – Lafuma Trail Monte Casto - 42km, 21km/2000m, 900m - Andorno Micca (BI) - www.mauscilla.it www.gsapollone.it 26 OTTOBRE – Edizione Marronando km 6, 12 - Combai (TV) - 0438.970970 26 OTTOBRE - Tributo a Dorando Pietri – 50 km su strada, anello di 5000 metri – Sanremo (IM) - www.sanremorunners.it 26 OTTOBRE - Sentiero la scàlèta – 10km - Località Magno di Gardone V.T. (BS) - www.promosportvallibresciane.it
NOVEMBRE 02 NOVEMBRE - Etna Skymarathon - 42km/2000m - Nicolosi (Ct) - www.volcanotrail.it 08 NOVEMBRE - 100 km degli Etruschi – Tuscania/Tarquinia (VT) - 100 km su strada - www.italiamarathonclub.it 16 NOVEMBRE - Panoramica della Salute km 6, 12 - Loc. Costa di Vittorio V.to (TV) - 0438.551076 16 NOVEMBRE - Trail del Monte di Portofino - km. 24 - Santa Margherita Ligure (Ge) - www.marciarcobaleno.it - info@marciarcobaleno.it
DICEMBRE 08 DICEMBRE - Marcia dell’Immacolata km 6, 12 – Solighetto (TV) - 043 883143 11 DICEMBRE - Skyrunning Valli di Lanzo - Lanzo (TO) - 338 2662405
per segnalare nuove gare o eventuali inesattezze scriveteci a redazione@spiritotrail.it
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