SpiritoTrail2008-07

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SPIRITOTRAIL N° 7 - OTTOBRE 2008

TRAIL RUNNING WEBZINE

cronache

ECOMARATONA DEI CIMBRI SKYRACE DEI MONTI SIBILLINI MARATONA ALPINA DI SCHIO CHIEMGAUER 100 GORE-TEX TRANSALPINE RUN

scritto da voi

LEONE O GAZZELLA

interviste

MASSIMO TAGLIAFERRI & ROBERTO SCANDIUZZO concorso

FOTO DEL MESE

anteprima gare

allenamento

GLI IMPREVISTI DEL TERRENO

GRAN TRAIL RENSEN TRAIL DEL MONTE DI PORTOFINO calendario

attualità

LE ULTRA VANNO... FUORI STRADA! materiali

SCARPE: GARMONT 9.81 BASTONCINI Vox Forum

BASTONCINI: SÌ O NO?

LE GARE DA OTTOBRE A DICEMBRE Io c’ero!

PICCOLE GRANDI IMPRESE DI VERI SPIRITI TRAIL inserto allegato

SPECIALE UTMB/CCC


SCRIPTA MANENT...

FOTO di COPERTINA: Su per i colli bolognesi

© trail running italia

REDAZIONE Simone Brogioni, Matteo Grassi, Gualtiero Linetti, Stefano Michelet, Cristina Murgia, Maurizio Scilla, Leonardo Soresi, Francesco Zanchetta. Hanno collaborato: Gianni de Polo, Enrico Pollini, Danilo Biagiotti, Marco Bummi, Flavio dal Bosco, Roberto Ciccotelli, Renato Menci.

I vostri contributi saranno molto graditi. Scriveteci a: redazione@spiritotrail.it

Anch’io aderisco alla campagna IO NON GETTO I MIEI RIFIUTI

Sono passati solo pochi giorni da quando abbiamo lanciato sul forum l’idea di trasformare questa webzine in autentica rivista su carta, e tantissimi di voi sono intervenuti per dire la loro, chi per sostenere l’iniziativa, chi per dare suggerimenti e chi invece per esprimere il suo scetticismo. Tanta partecipazione ci ha fatto piacere, non solo per tutti i giudizi positivi che avete espresso sull’attuale webzine, arrivata ormai al settimo numero, quanto perché ci ha confermato che Spirito Trail non siamo noi della redazione, ma siete voi. Siete voi con i suggerimenti, con le news delle gare, con i consigli che date ai neofiti in fatto di allenamento, tecnica e alimentazione, con i racconti delle vostre corse. Senza parlare di chi va anche oltre e dona il suo tempo organizzando dei trail autogestiti che permettono a tutti gli altri la scoperta degli angoli più belli del luogo in cui vive. Siete voi il centro, e il forum è la piazza, il luogo di incontro e di scambio di esperienze. Perché allora fare il “grande passo”, iniziando una pubblicazione cartacea che si presenta piena di incognite e di rischi anche economici? La risposta non è da ricercare nel desiderio di ottenere un ritorno economico da questa iniziativa: se veramente fossimo stati spinti da considerazioni del genere, avremmo potuto già imporre un prezzo anche alla webzine oppure infarcirla di pubblicità. Non sarebbe stato troppo difficile, ma non avendo costi di pubblicazione non ci interessava affatto. Molti di voi comprano Correre o Runner’s World, pur dichiarando di non esserne soddisfatti e di limitarsi a leggere le poche pagine dedicate al trail. Alcuni si spingono anche ad abbonarsi a riviste americane o francesi specializzate nel nostro sport. Perché tutto questo? Perché in Francia esistono quattro (!) riviste dedicate al trail e in Italia nemmeno una? Il web va bene per trovare notizie in tempo reale, iscriversi alle gare, ma la carta è ancora imbattibile per creare veri e propri reportage, per descrivere avventure, per raccontare i sogni. Inoltre, per quanto sembri inverosimile a quelli come noi abituati ad accedere ad internet parecchie volte al giorno, in Italia esiste ancora una gran parte della popolazione che nemmeno si sogna di poter leggere una rivista sullo schermo del PC. Perché tagliare fuori tutte queste persone? Perché non far conoscere anche a loro il nostro amore per la montagna e i sentieri, far comprendere quello “spirito” che fa di noi trailer degli sportivi anomali in un Paese in cui ben altri sono diventati i valori e i modelli di riferimento?

Leonardo Soresi

Topher Gaylord

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ATTUALITA’...

Le u l t r a vanno...

fuori strada! Testo di Leonardo >leosorry< Soresi

Foto © Simone Brogioni

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o scorso 5 settembre a Luco dei Marsi (AQ) si è tenuto il primo convegno organizzato dalla IUTA (Italian Ultra and Trail Association) dedicato all’Ultra Trail. L’inserimento di una tale tematica in un convegno comunque rivolto ai componenti delle squadre nazionali di 100 km su strada e 24h su pista è stato, per così dire, “imposto” dalle tendenze chiaramente osservabili ormai da qualche anno. È infatti innegabile che sia proprio questa disciplina a trainare il settore delle ultramaratone: mentre le gare tradizionali fanno segnare un ribasso o comunque una stagnazione nel numero di partecipanti, gli ultratrail accrescono di anno in anno il numero di iscritti, pur dovendo fissare dei limiti massimi di partecipazione e rifiutando molte domande di iscrizione. Il caso francese a questo riguardo è a dir poco emblematico: nel 2007 fra le prime otto ultra più importanti per numero di partecipanti, sette erano ultra-trail, e la sola 100 km di Millau, una classicissima su strada che ha raggiunto le 37 edizioni, è riuscita a piazzarsi in settima posizione. In Italia siamo sicuramente più indietro, ma di fatto ormai si contano già dieci ultra trail: nel 2008 agli ormai affermati Cro-Magnon, Lavaredo e Valdigne si sono affiancati il Grand Raid Prealpi Trevigiane e la Via dei Lupi che hanno riscosso un ottimo successo di partecipazione, accompagnati dall’esordio di gare (come 105 Abbots Way) che nei prossimi anni richiameranno sicuramente molti appassionati. La partecipazione al convegno di un collaboratore della Fidal e del Coni ha permesso di richiamare l’attenzione su un movimento sportivo che sta crescendo in maniera tumultuosa e che ad oggi non è neppure lontanamente considerato nei regolamenti federali (per ora la Fidal presenta solo la categoria di corsa in montagna di lunga distanza, che va da un minimo di 18 ad un massimo di 36 km!). Certo, la strada è ancora lunga, ma almeno adesso ci si co-

mincia ad accorgere che il trail running non è affatto una disciplina per pochi eletti che vogliono provare il brivido dell’estremo. La seconda constatazione che ho portato con me al termine del convegno è che anche fra gli atleti della nazionale si sta diffondendo la voglia di gareggiare nel trail. Mario Fattore, oltre ad aver colto il successo nella prima edizione dell’Ultra Trail del Gran Sasso, era già iscritto all’UTMB 2008, ma ha dovuto rinunciarvi per preparare al meglio il mondiale di 100 km che quest’anno si corre a Tarquinia. Francesco Caroni, altro alfiere della Nazionale, l’anno scorso ha vinto il trail dei Tre Comuni, mentre quest’anno è arrivato secondo al Gondo Event in Svizzera. Un altro esempio è Lorenzo Trincheri, che in passato ha già vestito diverse volte la maglia della nazionale e che quest’anno ha rinunciato alla convocazione per cimentarsi in maniera più continua nel trail. Da un lato questo mi porta a pensare che nei prossimi anni osserveremo un innalzamento del livello competitivo: si tratta di atleti che in maratona hanno personali inferiori alle 2h30’, con livelli di VO2 Max decisamente fuori dal comune. Dopo un primo impatto, magari un po’ traumatico, con il mondo dei sentieri, è facile prevedere che molti di loro si toglieranno parecchie soddisfazioni. Una seconda riflessione è invece di carattere più generale: se perfino atleti di “punta” che sulla strada hanno colto e continuano a cogliere importanti successi, pensano comunque di dedicarsi al trail running, vuol dire che “là fuori”, tra il popolo dei maratoneti, il potenziale di nuovi trailer è davvero molto più grande di quanto si potesse immaginare. ▼

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ECOMARATONA dei CIMBRI 2008 ... e siamo a 5 ! testo e foto: comitato organizzatore

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o scorso 21 settembre si è consumato, in quel di Fregona, quello che è ormai diventato un “must” nel panorama trail italiano: la 5a edizione dell’Ecomaratona dei Cimbri del Cansiglio – Trofeo Permasteelisa. La manifestazione, arricchita da vari appuntamenti collaterali sportivi e non, iniziati una settimana prima della gara, ha fatto quasi il pieno sfiorando, con 347 atleti iscritti, il tetto massimo di 350 posto dagli organizzatori. Ma andiamo per ordine: rapida cronaca, partendo da lontano.

Nei giorni che precedono la gara, 3 serate dedicate alla conoscenza del Bosco del Cansiglio, dei Cimbri, delle favole e leggende che trovano casa nella splendida foresta, posta a circondare il largo altopiano all’incrocio delle tre province di Treviso, Belluno e Pordenone. Si sa... qui vivono folletti e creature strane, saperle riconoscere è importante! Sabato 20 settembre: grande evento! L’edizione zero dell’ANTICO TROJ DEGLI SCIAMANI (Antico Sentiero degli Sciamani), l’ultima trovata

degli organizzatori (nonché grandi frequentatori della community di Spirito Trail): un trail della lunghezza di 69 km, 4.500 metri di dislivello positivo, quasi interamente su sentiero e strade forestali, percorso in gran parte “into the wild” in ambiente mozzafiato (per fatica, questo è ovvio... ma soprattutto per bellezza) all’interno della foresta del Cansiglio. I tre amici cha fanno ufficialmente il test, tra cui la vera anima di questo sogno trail, Daniele Cesconetto, partono alle 5 e 50 del mattino e arrivano sfiniti ma S P I R I T O T R AI L [ O T T OBRE ] - 4


entusiasti alle 17 e 50. Come dire... occhio non si scherza! Sempre sabato pomeriggio: presentazione della gara, dimostrazione di Nordic Walking con istruttori, arrivo a Fregona di molti atleti, grande cena. Ore 22: tutti in branda. Domenica. Ore 7: gli organizzatori iniziano a martellare con lo slogan “io non getto i miei rifiuti”, “io non getto i miei rifiuti”. Ore 8.00: tutti gli amici di Spirito Trail (più di 40!) si trovano davanti al Municipio per una mega foto, pacche sulle spalle, allegria, passione da vendere e tanta tanta voglia di correre in natura (spirito agonistico?! e cos’è ‘sta roba??). Ore 8.30: entusiasmo alle stelle, partenza dell’Ecomaratona, cielo grigio, temperatura rigida: diamine è autunno! Io non getto i miei rifiuti... 8.30-16.30 più di 300 atleti corrono e camminano nelle grotte del Caglieron, salgono le pendici del Pizzòc (1300 metri di dislivello in 8 chilometri), si immergono nella faggeta del Cansiglio. Nebbia, sprazzi di luce, sentieri, fango, imponenti faggi ad alto fusto, profumi forti dell’autunno, ancora fango, villaggi cimbri, discesa, falsopiano e ancora fango; un’ultima salita (bella la variante di questa edizione... ma quanto dura ‘sta rampa?) e via in discesa: 7 chilometri finali di strada bianca a pregustare finalmente l’arrivo a Fregona, il nome di ognuno esaltato dallo speaker, ultimi metri di gloria, tutti vincitori, la magnifica medaglia di latta fatta nei campi profughi Saharawi in Algeria, tè caldo, panini, pizzette, minestrone rustico (traduzione: tutta verdura fresca di Fregona), poi docce calde e ciliegina sulla torta: massaggi DOC, minimo 15 minuti a testa da parte degli amici fisioterapisti. Ecco, tutto questo e molto molto di più è stata l’Ecomaratona dei Cimbri, quinto appuntamento 2008 del famoso Circuito Ecomaratone d’Italia, che chiuderà la sua annata favolosa il 19 ottobre con l’Ecomaratona del Chianti. Diamo i numeri:

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• Diamo i numeri: • distanza ufficiale km.42,195 (distanza reale 41,500: Gianni e Stefano sono già in caccia di 7-800 metri da aggiungere e le idee non mancano!), altezza massima 1502 metri slm, altezza minima 220 metri slm, dislivello positivo m 2000 • 326 atleti partiti, 317 arrivati • primo classificato Fabio Bernardi,

ovvero mister Ecomaratona 2008: ne ha corse finora 4, con 3 vittorie e un secondo posto, dominatore del circuito; secondo Andrea Zanatta, terzo Andrea Moretton, 315° splendidamente Oscar Gubernati prima classificata Monica Casiraghi, ovvero miss Ultramarathon, classe e simpatia da vendere, imbattibile wonder woman del piccolo grande mondo delle ultra, che siano su strada o in natura; seconda Sonia Meneghello, terza Monica Penzo, 317a fantastica Marina Tomè. 10 ristori imbanditi a puntino 150 volontari distribuiti sul percorso 1600 panini 900 pizzette calde 200 litri di minestrone ruspante 110 crostate 25 kg di formaggio 23 kg di porchetta 15 kg di mortadella 500 litri di tè 560 partecipanti ai due minitrail di 6 e 12 chilometri 70 partecipanti alla passeggiata di Nordic Walking 1 cervo sul percorso, incontrato da Monica Casiraghi: si sono guardati negli occhi, poi lei lo ha sorpassato... 0 tabelle e fettuccine lasciate sul percorso man mano che passava l’ultimo atleta praticamente 0 (dico ZERO!) rifiuti lasciati sul tracciato…”io non getto i miei rifiuti”, lo slogan funziona, insegnamento per tutti gli organizzatori di gare trail: educare al rispetto della natura non solo si deve, ma si può! GRAZIE A TUTTI I MARATONETI, GRANDI DAVVERO. 20 settembre 2009 tutti di nuovo a Fregona, il menu è servito: minitrail di km 6, minitrail di Km 12, Nordic Walking di Km 12, Ecomaratona di km 42, Antico Troi degli Sciamani km 69. 1 (un) grazie speciale agli amici di Spirito Trail: se l’Ecomaratona dei Cimbri sta diventando una vera festa del trail è merito anche vostro: lo stile è quello dei Cimbri, ma la passione che anima chi organizza questo evento è la stessa che abbraccia e accomuna tutti noi spiriti trail. ▼ S P I R I T O T R AI L [ O TT OBRE ] - 5


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IMMERSI nella FORESTA di Francesco >Checo< Zanchetta

Impossibile correre a testa bassa nella Foresta del Cansiglio, dove abeti e faggi sembrano nascondere folletti e magiche creature. Ecco l'Ecomaratona dei Cimbri vissuta da chi ama le piante tanto quanto la corsa...

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rrivo a Fregona verso le otto, ben in tempo per la partenza. Anzi, rispetto al mio standard persino in anticipo, ma oggi è troppo tardi, troppo tardi per la foto di gruppo... Bah, eventualmente ci penserà Photoshop a farmi entrare nel gruppo: “accosciati: Tizio e Caio, in piedi: Toni e Sempronio, copincollato: Checo”. Il tempo di cospargermi il capo di cenere, che tanto scivola via subito, e arriva il momento di muoversi verso la punzonatura. Naturalmente imbocco la coda sbagliata, ma poco male, eco-maratona vuol dire anche corsa a misura d’uomo (siamo animali anche noi, no?) e ora capisco il senso del numero chiuso a 350 partecipanti. Serve per limitare l’attesa alla punzonatura.... Via! Ci fanno passare per i profili migliori di Fregona, e si capisce subito anche perché la corsa l’abbiano intitolata ad una popolazione di montanari; fin dai primi passi tutto ci parla delle fatiche e del lavoro dell’uomo. Le cave di pietra diventate antri danteschi, le salde massicciate dei sentieri solidamente impostati che si intuisce fossero le autostrade dell’epoca, e mi immagino alla mattina presto in coda con asini e muli per andare al lavoro come adesso in tangenziale. Persino la chiesa l’hanno costruita sopra una rampa di scale, perché anche alla domenica mattina dovevano faticare, quei poveretti. E poi giovani boschi cedui che si sono da poco ripresi gli antichi pascoli, mentre più su i pascoli resistono ancora, anche se non più sfruttati; il freddo rallenta l’avanzata degli alberi. Già, nel frattempo comunque si scollina e scendiamo veloci verso la piana.

Il Cansiglio è un posto particolare, che sembra banale ma più lo si conosce e più lo si scopre ricco di sorprese. Tanto per cominciare viene definito un catino; un altopiano circondato da una corona di creste non molto alta ma costante. Il fondo è carsico e quindi, siccome l’acqua viene subito inghiottita da infinite cavità, non ci sono sorgenti né corsi d’acqua. Personalmente più che un catino lo definirei una specie di scolapasta. Fatto sta che questa conformazione lo rende particolare dal punto di vista microclimatico; infatti spesso avviene la famosa inversione termica e cioè l’aria fredda ristagna in basso, sul fondo della piana, arrivando spesso sui -20°C pur essendo a quota mille metri, mentre sui versanti rialzati la temperatura è più alta. Se ne saranno accorti i più attenti trailer: una volta scollinato al Pizzoc abbiamo trovato la faggeta, ma contrariamente a quello che accade di solito, scendendo di quota i faggi lasciavano il posto agli abeti, che normalmente invece stanno in alto, per poi notare sulla piana i pascoli, come fossimo in alta quota. La conformazione del Cansiglio, dal punto di vista della vegetazione, è il risultato delle caratteristiche climatiche, combinate con l’azione dell’uomo nel corso dei secoli. Già i Romani sfruttavano intensamente il bosco, tanto che vi sono notizie storiche di una grande trave, proveniente appunto dal Cansiglio, di circa 60x60cm di sezione costante, per una lunghezza di oltre 35 metri. La trave fu trasportata a Roma ed esposta alla pubblica ammirazione, prima di essere usata per la costruzione dell’anfiteatro di Nerone (che poi magari gli ha dato anche fuoco, conoscendo il tipo). Per farla breve, dopo millenni di sfruttamento, in Cansiglio sono sparite le conifere tipo larice e tasso e vi sono rimasti a bosco puro o misto: il faggio, l’abete rosso e bianco. Venezia considerava la faggeta del Cansiglio, cioè quella bellissima fustaia che immersa nella nebbia ci ha incantato come il bosco delle fiabe, una riserva strategica come “bosco da remi”, al punto da creare un catasto

arrivo 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

atleta BERNARDI FA BIO ZANATTA AN DREA MORETTON AN DREA BETHAZ MAR CO RONDONI RO BERTO CUDIN IVAN FANTON LORI S POSER LEONA RDO

BASEI LORIS MENEGHEL DE

NIS

tempo 3.38.29 3.38.43 3.46.55 3.52.47 3.52.55 3.54.31 4.02.30 4.05.26 4.06.17 4.07.49

CASIRAGHI M ONICA 4.17.42 MENEGHELL O SONIA 4.33.44 PENZO MONI CA 4.34.37 BRENNER PIC CININ VERENA 4.44.00 BETHAZ ADEL E 4.57.53 SAVARIS CO NCETTA 5.03.11 PRADAL FIO RELLA 5.11.50 VISINTIN LORE NZA 5.18.58 VILLELLA MAR IA GRAZIA 5.19.18 MARCHETTI AN NA 5.22.08

dei fusti migliori (periodicamente censiti, marchiati e misurati), con pene molto severe per chi li avesse tagliati abusivamente. Consideravano che per tronchi di cinquanta centimetri di diametro si potessero ricavare quattro remi per pianta, per tronchi più grossi invece sei. Così nei registri, oltre a censire gli alberi, annotavano la quantità potenziale di remi ricavabili. Più o meno le stesse procedure erano adottate per le altre foreste strategiche, come quella di Somadida (la parte finale della Lavaredo Ultratrail 2008) per gli alberi delle navi, e i boschi di querce della pianura padano-veneta usati per il fasciame e le strutture. Inquestocontestoifaggisonofacilmente riconoscibili perché praticamente sono le uniche latifoglie ad alto fusto presenti nel Cansiglio; più difficile è distinguere l’abete bianco dall’abete rosso. Pur essendo apparentemente molto simili, abete bianco e rosso non sono parenti stretti: Picea abies o abete rosso appartiene alle Pinaceae (parente dei

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pini) mentre l’Abies alba o abete bianco è un abete vero e proprio e appartiene al genere delle Abietaceae. L’Abete bianco ha la corteccia più chiara e meno screpolata, gli aghi più teneri e piatti con due linee chiare nella parte sottostante, disposti a pettine sui rami che sono orizzontali e ben ordinati se guardati da sotto. Le pigne sono rivolte verso l’alto e non cadono mai intere, ma col tempo si disfano liberando i semi e lasciando il bastoncino centrale sul ramo. La tradizione vuole che nei paesi nordici, in corrispondenza del solstizio d’inverno, ogni villaggio bruciasse un abete bianco al limitare del bosco, per auspicare il ritorno della luce. Così poi quando smisero di bruciare l’albero, per addobbarlo simbolicamente con le luci, le candele appoggiate ai rami presero il posto delle pigne infuocate. Il vero albero di Natale è quindi un abete bianco. L’abete rosso, che è molto più diffuso del bianco (specie come albero di Natale), ha invece gli aghi (corti, come l’abete bianco) di sezione rotonda, innestati tutt’intorno sui rami, che sono disordinati e cadenti verso il basso. Ha la corteccia più scura-rossastra e le pigne rivolte verso il basso, che cadono a terra intere. Commercialmente comunque i due legni sono quasi sempre mescolati perché molto simili, ad un esame superficiale quasi indistinguibili. Mi viene in mente ora una curiosità sui faggi del Cansiglio: uno degli impieghi attuali è rifornire di stecchini da gelato una grossa azienda che poi li infila nei Magnum. D’accordo che sembrano dei piccoli remi, ma... Come al solito, correndo mi sono perso nei miei pensieri ed è meglio che ora riprenda un ritmo spedito altrimenti mi raffreddo. Siamo già oltre i trenta chilometri e mi risparmio sull’ultima salita per riservare qualche energia alla discesa, che so un pochino sconnessa. Ma la salita finisce prima di quanto mi aspettassi e la preoccupazione mi passa quando riconosco la zona del Cadoltèn; le salite sono definitivamente finite! Arrivo a un affollato ristoro e chiedo una birra con l’anice e tutti scoppiano a ridere. Non capisco: un oste, mio ex vicino di casa che ora fa il barman notturno a Ibiza, diceva che la birra con l’anice è roba da muratori. Beh, che c’è di strano? Solidarietà con la categoria, veri intenditori. Saluto l’allegra brigata e mi fiondo giù per la discesa, le scarpe nuove che avevo frettolosamente mal giudicato si stanno comportando benissimo. Arrivo: una meravigliosa e originale medaglia di latta (riciclata?), doccia e festa fino a sera. ▼ S P I R I T O T R AI L [ O TT OBRE ] - 8


CRONACHE...

52 GALLERIE di FATICA e RICORDI MARATONA ALPINA DI SCHIO (VI) - 14 settembre 2008 Testo di Enrico >pollo< Pollini Foto © Francesco >Checo< Zanchetta

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’ ancora notte fonda quando alle cinque ci presentiamo al campo sportivo di Piovene Rocchette per il ritiro dei cartellini e, vuoi per il buio, vuoi per i rimasugli di sonno, non è che le facce note si riconoscano troppo facilmente. La maratona alpina è alla sua edizione n. 34, qualcosa di ben prima del “trail”; per i trailer vicentini di qualche anno fa era una sorta di punto di arrivo con i suoi TREMILA metri di D+ sulla distanza della maratona. E’ una non competitiva, anche se un ordine di arrivo con i tempi bene o male salta sempre fuori, e ha una partenza tutta sua. Nominalmente è libera, certo non è in linea, in realtà è una partenza in ordine alfabetico, nel senso che da quattro postazioni gli organizzatori fanno l’appello degli

iscritti, consegnano i cartellini e poi si parte. Buio pesto sul primo ripido tratto di asfalto, rumore secco di bastoncini e chiacchiere da partenza, cerco il ritmo giusto per la prima salita al Summano, mio usuale percorso di allenamento. Non un granché stamattina, forse il poco sonno, forse la pizza di ieri sera, forse lo zainetto con la roba “da freddo”, insomma, di solito qui si corre e invece mi ritrovo a camminare di buon passo, e allora rimedio pensando che sia giusto dosare, perché quando saremo in cima il viaggio sarà appena iniziato. Sentiero nel bosco fitto con qualche affaccio sulla pianura, dopo il temporale di ieri sera il cielo è stellato, e ad oriente cerchiamo un colore nel cielo che ancora non c’è. Poco

più di un’ora di marcia per arrivare in cima al Summano, primo ristoro con acqua, zucchero e limone, e finalmente con la prima luce si può spegnere la frontale. A prima impressione potrebbe essere una bella giornata, anche se le previsioni dicono il contrario. Veloce discesa su carrareccia bianca, a tratti in cemento, fino ai colletti di Velo; il giorno avanza, le gambe girano, lo stomaco brontola ma al secondo ristoro una brioche lo mette a tacere. E avanti per la seconda salita, sui tornanti della mulattiera militare che sale verso malga Campedello, il sole che sorge alle spalle e tinge di arancione le roccette di fronte. Sono piccoli tornanti secchi a guadagnare quota con buon ritmo e poi un lungo traversone su riS P I R I T O T R AI L [ O T T OBRE ] - 9


pidissimo prato fino alla malga e da lì per strada bianca su fino alla Busa del Novegno, dove, tra le mucche al pascolo, giungiamo all’omonima malga: fuoco scoppiettante nel camino, pane, formaggio e tè caldo. Si riparte in piano, quest’anno hanno tagliato la salita al monte Rione perché il cantiere del restauro del forte interrompe il sentiero. Poco male, sono un centinaio di metri di D+ e forse cinquecento metri di strada non corsa; e allora via a mezza costa e poi giù in discesa, prima in costa aperta e poi in bosco, passando malga Fontana, sentiero a fondo misto, terriccio, radici, sassi, il sole e l’azzurro ad oriente ma fosche e scure nubi verso nord e sulle montagne davanti a noi. E ancora giù verso il colletto di Posina, qui la sorpresa di un altro taglio, purtroppo il sentiero del monte Alba è ritenuto troppo fangoso dall’organizzazione, che ci dirotta verso la sottostante strada asfaltata. Il percorso in lunghezza e dislivello non ne risente, in completezza e logica geografica un po’, ma in fin dei conti sono solo quattro chilometri di asfalto, e con un altro ottimo ristoro in mezzo.

E via avanti, in leggera salita sull’asfalto, corricchiando un po’, passato colle Xomo, si arriva a bocchetta Campiglia e al roseo monumento che tanto ha fatto discutere e che segna l’ingresso della strada delle 52 gallerie. Questa è la parte più spettacolare del percorso: una mulattiera, quasi una carrareccia, quindi ben più larga di un sentiero, che dai mille metri di bocchetta Campiglia sale ai duemila del rifugio Papa tagliando su ardite cenge i costoni rocciosi del versante sud del Pasubio e traforandolo con le famose 52 gallerie. Buon passo da salita, frontale accesa, fondo di roccia e ghiaia, sudore copioso, refoli di vento e nebbia in quota, tagliando i vai e i canaloni del versante sud, sempre più in alto, un pensiero a chi queste marce non le faceva per divertimento ma rischiando la pelle. Le ultime due gallerie sono in discesa, ormai la nebbia in quota avvolge tutto, sbuchiamo alle porte del Pasubio e al ristoro del rifugio Papa; vento freddo e prime gocce di pioggia, il tradizionale minestrone caldo va giù che è un piacere e anche i pochi minuti seduti sulla panchetta sono un buon

sollievo. Però fa sempre più freddo e comincia a piovere, e allora su giacca a vento, guanti e berretto, e facciamo rigirare le gambe, che c’è ancora “un millino” di discesa, prima su strada bianca e poi su sentiero a tratti anche tecnico, a tratti ormai anche ruscellante. Dal fondovalle rumore che sembra di torrente ma sono vento e scrosci di pioggia sempre più forti che avanzano, però è quasi finita, finalmente qualche voce e rumori di auto, la temperatura non più così pungente, e poi il tendone di plastica scosso dal vento, cambiarsi al volo, trasferirsi al bar di fronte, qualche birra in compagnia, previdenti amici hanno portato su un’auto ieri sera. Sette ore e quattordici, il gps dà 40 km, nelle gambe i 3000 D+ ci sono tutti, anche oggi ci siamo guadagnati la giornata. Il tempo bene o male ci ha graziato, spettacolare il percorso, rustica ma efficace l’organizzazione, corsa da consigliare a tutti gli amici di Spirito Trail. u

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CRONACHE...

Skyrace dei M o n t i Testo di Danilo >miticojane< Biagiotti Foto © Marco Bummi

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ono partito da casa alle 4 del mattino, anche troppo presto, visto che ci vogliono solo 2 ore e un quarto per arrivare ad Arquata del Tronto, ma siccome avevo un po’ di mal di testa, non riuscivo più a stare nel letto. Appuntamento verso le 7,30 al campo sportivo con Marco Bummi di Roma, e con una macchina siamo partiti per Castelluccio da dove avrà inizio la gara. Arriviamo verso le 7.30, ancora la gara lunga (48 km) non è partita, sono pochi, forse una trentina. Il tempo è bello, c’è un po’ di vento, ma il problema dicono che sia in alto: è probabile che sarà forte. Io e Marco cominciamo a cambiarci, alle 8 apre il bar e consumo la seconda colazione, bisogna mangiare, poi un po’ di stretching e una corsetta per scaldarci nell’attesa della partenza. Sono le 9: si parte, penso di fare 26 km ma invece scopriremo all’arrivo che saranno 29. Prendiamo subito la discesa per poi girare a destra in un strada sterrata: ecco, adesso comincia la gara. I primi 2 km sono in pianura, poi comincia la salita, all’inizio con dolcezza ma poi diventerà amara. Man mano che si sale, la piana di Castelluccio rivela la sua bellezza, il paesino arroccato su un promontorio, a destra e a sinistra distese infinite, attorno monti dalla forma

arrotondata con i ripidi fianchi che sembrano onde del mare. Parte del percorso lo conosco, l’ho fatto alla prima edizione, fino a Forca Viola il tracciato è duro ma niente di particolare, da qui la corta taglia verso il rifugio Zilioli, mentre la lunga prosegue verso Foce. Questo tratto almeno per me è stato veramente duro a causa del vento, che ci ha sempre accompagnato da Capanna Ghezzi in poi. In certi punti bisognava stare molto attenti alle raffiche, riuscivano addirittura a spostarti, e siccome da qui in avanti il sentiero segue le creste, la concentrazione è importantissima: una minima distrazione può essere fatale. Alla mia sinistra il vuoto, alla mia destra il fianco del monte, ma se cado credo che non potrò più raccontarvi niente. La compagnia di Marco è stata molto importante, mi ha aiutato psicologicamente, i tratti così esposti mi fanno paura, e tornare indietro non era il caso. Sapendo che Marco pratica sci alpinismo ed è abituato a questi percorsi, mi sono fatto forza. Arrivati alla fine dell’ultima cresta comincia la discesa che porta al rifugio Zilioli: è tecnica e pericolosa, è facile scivolare sulle tante rocce che ci sono; dal rifugio in poi la discesa ci porta a Forca di Presta, ma questa fortunatamente è corribile. Da qui comincia l’ultimo

S i b i l li n i

7 settembre 2008 tratto in discesa in mezzo al bosco; la prima parte è abbastanza ripida e devo cercare di rallentare la corsa per non cadere, poi si prende un sentiero carrabile sino ad Arquata. E’ l’una del pomeriggio, il caldo qui in basso è infernale, ogni tanto devo recuperare camminando qualche metro. Arrivato ad Arquata bisogna fare un tratto di asfalto per arrivare al campo sportivo, qui proprio non si respira, questo chilometro è stato proprio duro, ma finalmente taglio il traguardo. Prima di partire dicevo a Marco che saremmo riusciti a stare sotto le 4 ore, mentre invece il tempo finale è 4 ore e 19, ma c’è da considerare che molti GPS hanno rilevato una lunghezza del percorso di circa 29 km. Dopo una bella doccia ci aspettava un bel pranzetto, ma non avevo tanta fame: dopo quella fatica riuscire a mangiare è difficile. E’ stata una delle gare più dure che abbia mai disputato, sicuramente una causa è stata il vento, ma anche il percorso; però a mente fredda mi è piaciuta, e certe paure piano piano se ne andranno. u

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Foto Š Danilo Biagiotti

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CRONACHE...

CHIEMGAUER 100 Testo e foto di Flavio Dalbosco

L

’annullamento della Western States mi ha lasciato un vuoto dentro. Avevo puntato tutta la mia stagione trail su questa gara: mesi e mesi di allenamenti mirati, un lungo viaggio per raggiungere la California… e poi la delusione dell’annullamento a causa degli incendi lungo il percorso! Appena rientrato in Italia, ho subito cercato una valida alternativa: la Chiemgauer 100, in Germania, sembrava l’unica possibilità. Si tratta di una gara pressoché sconosciuta, che si svolge su montagne quasi anonime, con pochi partecipanti e un’organizzazione familiare. Mi sembrava una soluzione di ripiego, ma non vedevo alternative. La mia iscrizione è stata accettata all’ultimo momento, e mi sono così ritrovato sulla linea di partenza senza aver avuto il tempo di studiare il percorso e definire una strategia di gara. Sono arrivato a Rupholding il venerdì alle 13, e alle 15 è stato dato il via. In verità la partenza è libera, dalle 15 in poi, ma ho scoperto che quasi tutti gli altri partecipanti partivano appena possibile, e così mi sono adeguato anch’io. L’evento principale è una 100 km che parte il sabato mattina, ma viene data la possibilità di portare la distanza a 100 miglia (160 km) aggiungendo un S P I R I T O T R AI L [ O T TOBRE] - 13


prologo iniziale. Questa prima parte dispone di servizi ridotti, con un paio di ristori self-service, e quindi molti si organizzano con un’assistenza personalizzata. Io invece ero da solo, e non ho sfruttato nemmeno la possibilità di inviare le drop bags ai ristori: volevo una gara il più possibile autonoma, a costo di portarmi nello zaino materiale in abbondanza. La prima parte del percorso è poco impegnativa, perlopiù su strade forestali e facili sentieri. Parto tranquillo, cercando di mantenere un ritmo facile; ne approfitto per osservare i boschi che attraversiamo e per scattare qualche foto. Al 16° km si trova il primo ristoro: si tratta semplicemente del garage di un’abitazione lasciato aperto, con due taniche di acqua e bibite energetiche, qualche banana e un po’ di barrette. Evidentemente da queste parti non si temono ladri o vandali, e tutto rimane incustodito. Qui si trova anche un foglio con i nomi dei concorrenti, che sono tenuti a scrivere l’ora del loro passaggio: la fiducia regna sovrana! Mi rifornisco abbondantemente per il tratto successivo, cercando di fermarmi il meno possibile. Una lunga salita su strada forestale conduce alla Stoisser Alm, altro posto di controllo in cui si appone l’ora sul foglio appeso ad un palo, prima di lanciarsi in una ripida discesa. Per un paio di km cerco di rimanere agganciato ad un altro concorrente che mi supera ad alta velocità, ma poi saggiamente lo lascio andare per riprendere il mio ritmo tranquillo. Rivedrò questo concorrente l’indomani, attorno al km 110, mentre si trascina verso il successivo ristoro per ritirarsi: alla mia domanda “Wie geht’s?” mi ha semplicemente risposto “Kaputt!”, indicandomi le gambe ormai incapaci di procedere oltre. Nel frattempo cala la notte, e solo a tratti si vede la luna piena. Attorno al 50° km un ristoro vero, con due addetti, mi permette di scambiare qualche parola (in inglese) mentre mangio alcuni biscotti. Poi riparto verso la Kohler Alm, il tratto più ostico di questa prima parte di percorso. Il sentiero sale ripido fino alla malga, dove un volontario solitario annota il passaggio dei concorrenti ed offre loro delle birre portate a spalle fin quassù! Non me la sento di bere una birra ora, perciò lo ringrazio ed affronto la discesa, bagnata e scivolosa. Nonostante tutta l’attenzione cado un paio di volte, senza conseguenze. Sono piuttosto stanco, anche se il road book cerca di incoraggiarmi ricordando-

mi che ormai mancano solo 100 km! Proprio al km 61 però, commetto un grosso errore: per cercare di rimanere assieme ad altri 3 concorrenti che mi hanno affiancato da poco, non consulto bene il road book e li seguo in discesa su una stradina asfaltata. Quando ci accorgiamo di aver sbagliato strada, impiegherò 20 minuti a buon ritmo per risalire al bivio dove abbiamo preso la direzione errata! Impreco per la segnaletica non perfetta e mi rimprovero per aver buttato via inutilmente tempo ed energie. Dopo aver smaltito un po’ la rabbia, mi aggrego per qualche km ad un terzetto che conosce il percorso, fino al successivo ristoro self service in un garage. Lasciando il ristoro sbaglio ancora strada, e devo tornare indietro al garage per ripartire nella giusta direzione. Tutti questi errori di navigazione mi infastidiscono parecchio, e mi sembra di partecipare più ad una prova di orienteering che a un’ultramaratona! La segnaletica, in alcuni punti, è carente, e il road book lascia un po’ a desiderare, ma sicuramente nemmeno io sono molto lucido. Me ne rendo conto ad esempio sui tratti di strada forestale, quando non riesco a seguire una linea retta, ma barcollo continuamente. Ad un certo punto decido che è ora di fermarsi: indosso la giacca e mi sdraio su una panchina di legno. Non ho controllato l’orologio, e non so quanto tempo sono rimasto fermo. Probabilmente solo pochi minuti,

ma al risveglio mi sento già meglio. Ho sempre tratto molto beneficio da questi micro riposi: staccare la spina anche solo per un periodo brevissimo mi permette di ritrovare nuovamente le forze. Parzialmente ritemprato, con le prime luci del giorno che rischiarano la via, raggiungo lo stadio alla fine del primo giro, dopo 87 km di gara. Mi rifocillo a dovere, per affrontare la seconda parte del percorso, 74 km in comune con la gara di 100 km, l’evento principale della manifestazione, con un centinaio di concorrenti partiti alle 5. Dopo le nuvole di ieri e qualche breve scroscio di pioggia durante la notte, la giornata si preannuncia magnifica. L’umore si è ripreso, dopo i troppi sbagli di percorso, e le forze sembrano essere ritornate. Il percorso ricomincia a salire duramente. Ben presto mi rendo conto che sarebbe stata una buona idea utilizzare i bastoncini in questa seconda parte di percorso, ma ormai è troppo tardi per pensarci. Dopo aver salito ripide rampe lungo le piste da sci, il tragitto verso Brander Alm si rivela particolarmente scivoloso, con fango e radici bagnate. La salita verso Hoerndlwand è faticosa per il sole che ormai è alto in cielo, mentre la successiva discesa è ripida ed accidentata. Altra lunga e dura salita verso Bishofsfelln Alm, poi giù fin quasi al fondovalle prima di risalire verso la stazione intermedia della funivia dell’ Hochfelln e ridiscendere a Maria Eck

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e quasi a Rupholding. Qui si transita ad un paio di km in linea d’aria dal traguardo, ma il percorso ci riserva ancora 25 km che ci condurranno al tetto della gara prima di scendere all’arrivo. Dopo l’ ennesima indecisione sul percorso, riprendo la salita di buona lena; dopo la metà, però, le energie finiscono improvvisamente, e così arrivare in vetta all’Hochfelln diventerà un calvario. Arrivo in cima stanchissimo; sono le 20 e mi rimangono 3 ore per giungere al traguardo nel tempo massimo. Senza attardarmi, affronto l’ostica discesa dapprima in mezzo ai mughi, poi su sentiero e infine su strada forestale. Ho ritrovato le forze, ma ora mi fanno male i piedi. Correre in discesa provoca dolore, ma non voglio rischiare di arrivare fuori tempo massimo. Calcolo che i vari errori di percorso mi hanno fatto perdere almeno 1 ora e un quarto, ma adesso i rimpianti non servono. Questo è il momento in cui bisogna solo abbassare lo sguardo e continuare a correre. Finalmente raggiungo il fondovalle, e percorro gli ultimi 2 km con un olandese che partecipa alla 100 km. Prima ancora di entrare nello stadio, appena vengono avvistati i nostri frontalini, un applauso degli spettatori ci incoraggia per le ultime centinaia di metri. Percorriamo affiancati un mezzo giro sulla pista d’atletica, e tagliamo assieme la linea d’arrivo. Sono stanco, ma felice di aver raggiunto il traguardo! La gara è stata più dura del previsto, nonostante un dislivello di “soli” 7.000 metri. Il terreno accidentato, soprattutto nella seconda metà del percorso, ha richiesto un notevole impegno. 31 ore e 9 minuti di fatica. Dei 37 partecipanti

alla 100 miglia solo 11 sono arrivati in fondo, e tra questi mi sono classificato 8°. Le 32 ore di tempo massimo non sono molte, e questo spiega il basso numero sia di iscritti che di finisher. Per la sesta volta giungo al traguardo di una 100 miglia trail, ma

l’emozione e l’appagamento non diminuiscono col passare del tempo. Anche quella che alla vigilia sembrava solo una gara di ripiego è riuscita a regalarmi una grande soddisfazione. Grazie, Chiemgauer! u

Partenza: Ruhpolding (Germania, Baviera, 100 km a est di Monaco) Arrivo: Ruhpolding Distanza: 100 miglia (160,8 km) e 100 km Percorso: Circolare Dislivello+: 100 miglia: 6.750 m - 100 km: 4.400 m Partecipanti: (2008) 100 miglia: 37 concorrenti - 100 km: 100 concorrenti Arrivati: 100 miglia: 11 finisher (30%) - 100 km: 36 finisher (36%) Note: possibilità di lasciare drop bags a quasi tutti i ristori. Tempi limite: 100 miglia: 32 ore (28 ore al 136° km) 100 km: 18 ore Prossima edizione: luglio 2009 (giorno da definire) Costo: 40 €/50 €/60 € Sito web: www.chiemgauer100.de

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CRONACHE... Il campo. La notte. Io e Nicole. La prima partenza. 1a frazione: Ruhpolding (660 m) – St Ulrich am Pillersee (852 m) Km 37,7 D+ 1223 D- 1034 UN PACCO DI CARTE MAGNIFICAMENTE TRATTE. DISLIVELLI, CHILOMETRAGGIO, VALLI E CIME DAI NOMI DURI, TIPOLOGIE DI TERRENO E CANCELLI ORARI CHE COINCIDONO CON I PUNTI DI RISTORO (V NEL ROAD BOOK).IN MEDIA DUE CARTE PER TAPPA, UN LAVORO MINUZIOSO, DA TECNOLOGICI ARTIGIANI.

Si inizia così, un bel 10.000 secco in falsopiano, su strada asfalto/sterrato. Primo giorno, si è freschi, NO PROBLEM.. Si continua con circa 3 Km di salita dove si riesce a marciare con un buon passo. Si arriva così al V1 Gasth. Heutaler Hof (956 m) D+ 293, tempo massimo h 2,5. Per il V2 ci sono 11,5 Km durante i quali bisogna prendere 624 D+. Si parte subito su sentiero stretto e ripido, che conduce su un altopiano dove si riesce a correre abbastanza agevolmente arrivando alla salita più dura di questa prima giornata. In 5 Km bisogna salire su un pratone a tratti fangoso, per guadagnare tutto il dislivello restante. Si

giunge sulla sommità a quota 1580 m Kammerkohr-Alm dove è situato anche il V2. V1 – V2 Max h 2,5 per 11 Km. Una volta in cima inizia una discesa dura per ginocchia fresche, prima su prato e nel finale su sentiero nervoso dove dai 1580 m si scende a 782 min circa 5 Km, una volta a valle si arriva a Waidring, sede del V3, devi arrivarci in un’ora dal V2 oppure in 6 ore se hai passato gli altri controllli. Un aspetto particolare di questa gara è che una volta superato l’ultimo controllo hai tempo di arrivare sempre entro le 18:00 di ogni sera, la nostra tattica è stata subito quella di guadagnare tempo ad inizio tappa da spendere poi durante la giornata arrivando all’ultimo V senza problemi. Da Waidring si arriva a St. Ulrich am Pillersee (852 m), su facile falsopiano misto forestale sterrato ed asfalto.

[TRANSALPINE RUN]

QUESTA è una GARA Testo e foto di Roberto Ciccotelli

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Giornata tranquilla, diciamo una sorta di welcome day. 2a frazione: St Ulrich am Pillersee (852 m) – Mittersill (790 m) Km 49 D+ 2794 D- 2845 Sua maestà il tappone. Il primo controllo si trova ad una distanza di 15,5 Km percorrendo una strada (forestale-asfalto) molto fastidiosa, piena di strappi che ti portano al punto più basso di giornata a 775 m, da qui in 4,5 Km si giunge al primo controllo a 996 m in un tempo massimo di 2 ore e mezza. Fondamentale per noi è stato arrivare qui con un bel vantaggio sulla chiusura, se non ricordo male una buona mezz’ora, perché da questo momento in poi la cosa si fa seria e resterà tale per tutto il giorno. Si inizia con una lunga salita in single track che conduce a quota 1782 m, subito una lezione da apprendere al volo, qui non si è in un trail dal clima friendly, qui si è in una vera e propria gara; non ti fanno passare facilmente, al secondo giorno siamo ancora tutti (o quasi) dentro e il sentiero diventa affollato, devi cercare di dare tutto per riuscire a passarne 4-5 alla volta, questi scatti si pagano subito ma star dietro significherebbe rallentare inesorabilmente, anche di poco, perdendo così passo e ritmo. Considerando che il V4 è situato al 39° km, molti sono stati eliminati il secondo giorno proprio perché hanno commesso questo tipo di errore. Bisogna superare, rientrare in soglia e riprendere il passo al più presto. Una volta in cima si scende al secondo controllo, 2 Km per 200 D-. V1 – V2 max h 2,5 per 10 Km, già qui la nostra mezz’oretta guadagnata prima inizia a perdere consistenza. Si riparte salendo a quota 1863 (Henlabjoch). E’ un luna park di fatica, ancora giù su sentiero, radici e pietre per scendere a Lindling Alm (1254 m) sede del V3. V2 – V3 max h 1,5 per 5 Km oppure h 4 se si è passati al primo ed al secondo. La concentrazione è tutto, la fortuna di passare la notte al campo ti dà la possibilità di studiare il road book di giornata e sai benissimo cosa ti aspetta e quanto tempo hai per star dentro. Il duro inizia subito dopo, in 8 Km si sale fino ai 1967 m di Murnauer Scharte, al limite dei 2000, dove gli alberi iniziano a perder terreno. Da qui per arrivare al V4, ultimo controllo, si scende e si risale a tutta per arrivare veramente sfiniti (almeno noi) in altri 3 Km tosti tosti, che portano ad un totale di 11 Km da percorrere in max h 2 dal V3. Arrivia-

mo con pochi minuti di anticipo e la lezione del guadagnar tempo ormai è dogma, a questo controllo perdiamo la prima coppia di amici restati fuori per 25 minuti circa. Diciamo che è stata la prima selezione vera, oltre agli amici italo-spagnoli saltano davvero parecchi team. Si deve essere all’arrivo entro le ore 18, sono le 15,30 e abbiamo 2 ore e mezza per superare per la prima volta quota 2000 m Rossweg-scharte (2062 m) e lanciarci a picco fino all’arrivo di Mittersill (790 m) dove in 8 Km ti fai un bel 1300 D- che lascerà il segno sulle gambe di molti, ed ancora con 6 giorni di gara il morale cade e lo psicoinfortunio avanza. 3a frazione: Mittersill (790 m) – Neukirchen (877 m) Km 27 D+ 1504 D- 1417 A prima vista sembrava una tappa di recupero, vista la durezza del giorno precedente. Ma questa è una gara che non ti dà tregua, è alla continua ricerca di vittime, ti chiede tanto, ti chiede anche di correre un 10.000 su asfalto da fare in un’ora e mezza: appena svegli con 3300 D+, quasi 90 Km già nelle gambe e scarpe da trail bisogna impegnarsi per star dentro al primo cancello. Dal V1 (832 m) bisogna raggiungere il secondo controllo che si trova a 2011 m, 3 Km oltre il punto più alto (Widkogel 2224 m). V1 – V2 1180 D+ per 12 Km per essere a Widkogelhaus in 2 ore e mezza al massimo. Nessun altro controllo e nessun altro ristoro fino al traguardo, ti chiedono semplicemente di scendere a Neukirchen (877 m) in 8 Km per perdere 1140 metri di dislivello! Giornatina da recupero? Fate voi: praticamente devi farti un quasi 10.000 in pista ed una Skyrace da 17 Km... 4a frazione: Neukirchen (877 m) – Prettau (1471 m) Km 47 D+ 2051 D- 1457 Quarta tappa, ultima per molti. “Questi sono fuori di testa”, alcuni pensano; “questa è una magnifica esperienza al limite delle mie potenzialità attuali”, penso io. Per arrivare al primo controllo hai 2 ore e mezza per prendere un 200 D+, anche qui come per la seconda tappa diventa fondamentale guadagnare tempo dall’inizio e arrivare molto presto; noi riusciamo ad arrivare a Mautselle Krimmler Wassertalle con 40 minuti di vantaggio sulla chiusura: ottimo. Per arrivare al V2 si percorrono altri 10 Km che conducono a quota 1622 per un 550 D+ tutti nella prima par-

te, così da ritrovarti su un altopiano circondato da cime e nebbie, splendido, ma te lo devi correre però perché dal V1 hai solo un’ora e mezza di tempo per salvarti. Krimmler Tauernhaus si trova a metà dell’altopiano a quota 1622 m. Ripartendo ti fai tutta la restante strada che lentamente porta all’attacco più bello di questi primi 4 giorni: si supera il confine Austria – Italia sfiorando un immenso ghiacciaio e sputando letteralmente sudore per il caldo. Da 1640 m si sale a Birnlucke, valico per l’Italia situato a 2669 m, praticamente ti fai un bel “millino” positivo in meno di 3 Km, impossibile ma vero, corri da quattro giorni e al 30° ti trovi questo muro semplicemente spettacolare, vai su solo se ti esalti, mentre se cominci a pensare alla fatica e al fatto che sei appena oltre la metà della tappa, ma soprattutto a metà della gara, ti pianti e resti lì a farti ridere in faccia dal cancello. Una volta giunti in cima bisogna scendere a quota 1842 m, altra mazzata: 870 D – in 4,5 Km e devi esserci entro 7 ore dalla partenza per 38 Km, se sei riuscito a salvarti ai controlli precedenti ovviamente. Da qui per l’arrivo mancano ancora 8 chilometri di discesa non troppo tecnica ma da fare concentrati. Un’altra giornata molto dura, molto selettiva, man mano che i giorni di gara passano ci si accorge che le singole tappe sono studiate alla perfezione, se vai costante stai dentro, se ti fai sopraffare dalla fatica perdi la testa e vai fuori, se non ti sei gestito bene, come ad esempio nella discesa finale della seconda, i fastidi iniziano a diventare problemi. Il percorso inizia a mangiarti lentamente il tempo e tu devi assolutamente stare tranquillo, se hai vantaggio acquisito dall’inizio ce la fai ad arrivare; restare a regime, sempre. All’arrivo si vedono con maggiore frequenza atleti avvolti nei teli di sopravvivenza sotto flebo, fa caldo, sei stressato, ai ristori ti saltano addosso se non ti levi dalle palle entro 5 secondi, ogni sorpasso è una battaglia. Fa caldo, il campo inizia a puzzare. Con Nicole abbiamo capito una cosa importante: se vai troppo forte “muori” all’arrivo e il giorno dopo sei fuori, mentre se vai troppo piano ti togli il pensiero e torni a casa in giornata. Per arrivare alla fine devi mantenere l’intensità dello sforzo costante, senza mai sballare troppo, dopo i sorpassi bisogna rientrare subito in soglia, niente acido lattico. Questo credo che valga per i primi come per gli ultimi arrivati a Sesto; la S P I R I T O T R AI L [ O T T OBRE ] - 1 7


differenza poi la fa la cilindrata del motore. 5a frazione: Prettau (1471 m) – Sand in Taufers (870 m) Km 36,8 D+ 1447 D- 2048 Un nuovo giorno, si riparte, ormai è routine. Nella testa il primo controllo: è a 9,8 Km da raggiungere in 2 ore. Ci si scalda, la discesa aiuta a sciogliere un pochino le gambe, ma hai pur sempre due ore. E una volta scesi a St. Peter (1247 m) ti trovi ad affrontare uno strappo che sale a St. Jakob (1430 m); sono 2,5 Km per un 200 D+. Ed ecco poi il V1 a 1216 m. Guadagniamo un bel po’ di tempo al cancello, da qui per arrivare al secondo controllo di giornata ci sono circa 9,5 Km con alcuni strappi, soprattutto all’inizio anche di 50 D+, hai un’ora di tempo per lanciarti ed arrivare e se non hai guadagnato sul V1 sei al limite. Devi praticamente corrertela tutta per giungere a Festhalle St. Johan (1064 m). Un ristoro lampo, uno sguardo, e 12 Km per arrivare all’ultimo check di giornata, questa è la distanza, hai 3 ore da V1 e 6 ore dalla partenza, su sarai circa al 31° Km. Lo sapevi, lo sai, non pensarci. Sali per poi arrivare al punto più basso di giornata, Luttach (976 m), da dove inizia la gara. Da Luttach alla Speikboden Bergastation (1948 m) ci sono 7 Km di salita dura, dove bisogna spingere per guadagnare un 1000 D+ quasi

pieno, la salita è su sentiero a tratti immarciabile e bisogna andar su passo dopo passo. In cima si è al 31°, tempo massimo 6 ore, per fortuna a tratti appare la strada forestale che permette di riprendere un attimo la situazione in mano. Riusciamo a tenerci circa 30 minuti di vantaggio sul controllo e potendo arrivare al traguardo entro le 18 ci concediamo un buon ristoro tranquillo. Da questo punto parte una lunga discesa su sentiero nel bosco, sembra tranquilla all’inizio, terribile con il trascorrere dei chilometri, davvero terribile con tutta la stanchezza accumulata. Da 1948 m si arriva a Sand in Taufers (870 m), perdendo circa 1100 m di dislivello in 6 Km. I problemi si trasformano in infortuni, il campo lentamente si svuota. Fedeli alle nostre regole noi siamo ancora qui, siamo ancora in classifica. 6a frazione: Sand in Taufers (870 m) – Mittertal (1241 m) Km 24,8 D+ 1983 D- 1612 Dopo cinque giorni di gara hai nelle gambe circa 200 Km, 9000 D+ e 6700 D –. Guardi la carta e puoi solamente alzarti e muovere il culo, perché questa sarà una giornata particolarmente difficile. Sarà dura sotto diversi aspetti: psicologici innanzitutto, perché sei oltre la metà ma è come non aver fatto

nulla, basta saltare un cancello e sei fuori gioco. Fisici, perché i dolori si sono lentamente trasformati in veri e propri infortuni, e metabolici in quanto sei giorni di campo tra dormire a terra, mangiare pasta scotta tutti i giorni, barrette e sali dolciastri, docce gelate e convivenza forzata, sicuramente debilitano il fisico. Si parte da 870 m per giungere al V1 posto a Brucke Reinbach (1519 m); in totale questo primo tratto è lungo 9,2 Km per 700 D+, con una pendenza assassina a metà, all’altezza di Toblurg (1172 m). Per arrivare al V1 hai 2 ore e mezza. Guadagnare tempo, sempre, unica soluzione è mettersi avanti con il lavoro. Una volta superato il primo controllo inizia la parte più impegnativa della salita su sentiero molto tecnico e per lunghi tratti in single track, duro, roccioso. Si va molto in alto, in queste zone i commissari controllano l’attrezzatura obbligatoria a campione. Si incontrano anche piccoli guadi d’alta quota da superare per giungere a Rieserfernerhutte a 2792 metri di altitudine. Al mattino volevano eliminare questa ascesa a causa delle avverse condizioni atmosferiche, per fortuna siamo riusciti a farla tutta perché in vetta vento, freddo nebbia e un’immensa gioia dentro che non si scrive, mi hanno regalato un momento indimenticabile, veramente unico. Da V1 a qui ci sono 8,5 Km di ascensione

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per guadagnare 1200 D+ pieni, freddi, magnifici, che ricompensano di tutta la fatica fatta finora, peccato che sei solo al 17° Km. Ormai non si contano più gli esclusi. Finalmente entri nella fase indistruttibile. Tarantolato avanzi. Solo due controlli. Da questo punto massimo si scende in picchiata destinazione Mittertal, da 2792 m a 1241 m, 1551 D– in 7,5 Km! Anche questa discesa racconta di vittime anche se ormai la magia è fatta. Sei al traguardo. Ne mancano due. Non esiste che vai fuori. Non esiste il dolore. Non esiste nient’altro all’infuori del tuo obiettivo. 7a frazione: Mittertal (1241 m) – Niederdorf in Pusteral (1159 m) Km 42 D+ 2788 D- 2870 Partenza, direzione Grublscharte (2394 m), la sveglia suona con un 1000 D+ in 8 Km. Buongiorno signori. Il cancello è più in basso, bisogna salire per poi arrivare a Ochsenfelder (2014 m) V1. In totale sono 9,8 Km da fare in 3 ore e mezza. E’ praticamente impossibile correre, non esiste, neanche i primi credo ci siano riusciti se non per brevi tratti, ora è fatica e ritmo. Ora si è invulnerabili, se resti

dentro a questo controllo allora sei quasi finisher, il resto della discesa è tecnicissima al limite della ferrata. Pontili instabili, roccia dolomitica tanto dura quanto friabile al passo. La trance agonistica. Si percepiscono suoni colori e rumori da fuori, sei fuori di te per un’esperienza incredibile. Sei in comunione. Per arrivare al V2 ci sono altri 9 Km di caduta libera per perdere circa 700 m. Uberquerung str. Gsiestal (1303 m). A questo punto ci sarebbe la metamorfosi da gara a leggenda, salire sui 2623 (Hochorn), siamo pronti anche a questo, ma il tempo avverso ce lo vieta. La direzione di gara ci fa tagliare la montagna in progressiva salita su sterrato fino a riprendere il percorso originale con l’arrivo al V3, Gasthof Kurterhof (1647 m), eliminata di netto l’ascesa. Al momento sono molto dispiaciuto, nonostante la stanchezza ormai sia al limite della mia sopportazione, mi sarebbe piaciuto salire fin lassù, con quell’ultima punta quasi verticale, come un dito proteso verso il cielo a sfidare leggi fisiche. Comunque tutto ha un senso, tutto ha un suo perché. Il V3 è a 33 Km dalla partenza e devi starci den-

tro in 6 ore al massimo (invece delle 7 ore e mezza se si fosse corsa tutta). Arriviamo a Niederdorf (Villabassa). I 7 Km finali di discesa, l’ennesima lunga discesa, hanno lasciato un segno profondo e preoccupante su di noi ma sopratutto dentro di noi. Tutto ha un senso. Tutto. 8° frazione: Niederdorf in Pusteral (1159 m) – Sexten (1310 m) Km 33 D+ 2120 D- 1969 I medici sono degli angeli, sanno quello che fanno, sono un aiuto prezioso anche psicologicamente. Ultimo giorno. Il campo. Io e Nicole. I dolori. Ultimo giorno, siamo tutti al limite. L’ultimo start sparato dagli AC/DC. L’ultimo rito. Hai una paura eccitata dentro che ti mangia l’anima, ti assale forte il dubbio di fallire all’ultima fatica. Ricorda, si è invulnerabili ora. 1° cancello, Uberquerung Str. Toblach (1313 m), per arrivarci c’è ad aspettarti il solito 10.000 secco, su asfalto, da correre in meno di 2 ore, i quadricipiti sono attaccati da S P I R I T O T R AI L [ O T TOBRE ] - 1 9


pitbull affamati, ogni passo su quel duro nero rimbomba dentro con infiniti echi. Ogni minuto guadagnato in questo tratto vale oro per il venir di giornata. La Gore-Tex ti saluta così, da questo momento in poi sei animale, perché ti chiede di amare ancora una volta la fatica, di amarla davvero fino in fondo. Ti saluta con un 1200 D+ in 5 Km, per morirci, per ringraziare d’esserci guardando negli occhi l’altra parte di te, il tuo compagno di squadra, la tua unica forza esterna, amare la fatica fatta passo, così ti saluta la Gore-Tex. Arrivi a Luckelescharte (2545 m). Il V1 era a circa 10 Km, il prossimo è a 14 Km da lì e questi 1200 D+ sono solo il benvenuto. Dopo l’ennesima splendida infinita discesa, inizia la risalita che porterà i nostri cuori a salutare le 3 signore. L’ultimo controllo è posto al Rifugio Locatelli: devi esserci al massimo in 5 ore e mezza dalla partenza, tutti i mesi di attesa sono raccolti in questo frammento di vita. Qua può succedere di tutto. Qua è successo di tutto. Sei tendini, sudore, dolore eccelso, fatica, sei uomo animale, sei tutti i tuoi errori e tutto il tuo sapere. E’ un’esperienza marchiata a fuoco. Tutto quello che è accaduto in questi chilometri lo condivido con Nicole, per tutto quello che è stato e che resterà. Queste tre ore hanno dato un significato importante a tutta l’esperienza, un significato tutto personale. Siamo stati dentro al cancello per soli 15 fottuti minuti primi, 15 minuti per un’emozione infinita. Alcuni non ce l’hanno fatta, fuori, all’ultimo respiro. La discesa al V3 è una formalità, scendi tranquillo e ti ritrovi a bere un bicchiere di sali davanti ad un cartello che recita: 6 Km, you are a finisher. Si, l’abbiamo finita nel modo migliore, l’abbiamo finita con le nostre sole forze, come si doveva ad una gara del genere. L’abbiamo finita come solo noi due sappiamo. Questa è la gara, nient’altro da dire. Tutto il resto è un’emozione tanto profonda da cambiarti dentro, non esiste pensiero per racchiudere tutto ciò che incontri. Io ci sono stato, per scoprirlo andateci anche voi. Un abbraccio a tutti i miei compagni di viaggio, e ricordate: questa è una gara. u

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Foto © Paolo Agliati

Massimo

Foto © risk4sport

TAGLIAFERRI vs

Roberto >roby<

SCANDIUZZO

LE INTERVISTE...

a cura di Matteo >emme< Grassi MASSIMO È STATO IL PRIMO DEGLI ITALIANI ALL’UTMB. ROBERTO, INVECE, È STATO L’ULTIMO DEGLI ITALIANI ALLA CCC. STRANA ACCOPPIATA? SÌ, MA SE NON CI FERMIAMO ALLE APPARENZE, AGLI ASPETTI CRONOMETRICI ED AGONISTICI E ANDIAMO UN PO’ PIÙ A FONDO, LEGGENDO LE RISPOSTE CHE HANNO DATO AL NOSTRO ORMAI CONSUETO QUESTIONARIO, CI ACCORGIAMO CHE NONOSTANTE L’EVIDENTE DIFFERENZA DI LIVELLO ATLETICO, I DUE HANNO MOLTE COSE IN COMUNE. A VOI IL PIACERE DI SCOPRIRLE, E DI RISCOPRIRVI NEI LORO RACCONTI. BUONA LETTURA.

ANZITUTTO: VUOI PRESENTARTI?

M M

i chiamo Massimo Tagliaferri, sono nato nel 1969 e vivo a Mandello del Lario sul lago di Como ai piedi della Grigna. i chiamo Roberto Scandiuzzo e mi sto ancora chiedendo perchè intervistate me. Vabbè dai, cominciamo. Abito a Cornuda (TV), bella zona la mia, di professione faccio l’artigiano edile, e poi ogni tanto metto le scarpe e via di corsa. QUANDO E PERCHÉ HAI INIZIATO A CORRERE? HAI MAI SMESSO PER POI RIPRENDERE? Ho iniziato a correre 20 anni fa circa. Per circa 10 anni la corsa è stata parte dell’allenamento per il canottaggio, sport che ho praticato quasi professionalmente fino al ‘98 e che poi ho ripreso sporadicamente dal 2004. Da quando ho cominciato, quindi, non ho più smesso, anche se dal ‘98 in poi ho iniziato a farlo più seriamente. Ho iniziato a correre nel 2001 dopo dieci anni di inattività quasi totale, preceduti da altri dieci anni durante i quali ho giocato a pallavolo (adesso si dice volley), anche se più che giocare scaldavo la panchina. Forse

la voglia di tornare a fare sport, forse la voglia di correre almeno una volta la “due rocche”, corsa storica organizzata nel mio paese, fatto sta che da quell’anno non mi sono più fermato. Un amico mi aveva avvisato, dicendomi che sarebbe stata come una droga. HAI INIZIATO SUBITO A CORRERE IN MONTAGNA? E QUANDO A SPINGERTI OLTRE I 42 KM? Vivendo in un paesino ai piedi della Grigna ho iniziato ad andare in montagna con mio nonno e mio padre fin da piccolo. Loro ci andavano per tagliare la legna, io mi divertivo a correre su e giù per i pendii. Quando per motivi di lavoro ho smesso di remare, ho continuato a correre soprattutto per mantenermi in forma, poi di conseguenza ho iniziato con qualche skyrace, visto che nella mia zona ne stavano nascendo in quantità. Nel 2001 un amico mi fa vedere una cassetta sul Grand Raid du Verdon con la vittoria di Olmo. A Giugno dello stesso anno vi partecipo finendo nei primi 20, ma soprattutto facendo conoscenza con il grande Marco. Visto dove abito, è stato del tutto naturale iniziare a correre lontano dalla strada e dall’asfalto. Quando esco di casa, dopo neanche dieci S P I R I T O T R AI L [ O T T O BRE ] - 2 1


minuti sto già salendo su per i non proprio dolci colli che stanno sopra il mio paese, la mia palestra quasi quotidiana, dove una volta arrivato in cima basta un colpo d’occhio verso nord per vedere l’altra mia palestra un po’ più dura: le Prealpi Trevigiane e dietro ancora le Dolomiti. La mia prima maratona è stata la 18a Venicemarathon nel 2003, alla quale sono seguite altre maratone stradali e non. Nel 2007 con la Lavaredo Ecomarathon (oggi Lavaredo Ultra Trail) ho superato la distanza, poi quest’anno… PARLIAMO UN PO’ DI ALLENAMENTO E DI GARE: TI SEGUE QUALCUNO OPPURE SEI UN CORRIDORE FAI DA TE? TI TIENI AGGIORNATO LEGGENDO RIVISTE O LIBRI CHE PARLANO DI ALLENAMENTO? SEGUI DELLE TABELLE? Il canottaggio mi ha permesso di formarmi, quindi riesco ad allenarmi in maniera abbastanza autonoma. Sportivamente parlando io devo tutto a due persone: il mio vecchio allenatore di canottaggio Giuseppe Moioli, campione olimpico a Londra nel 1948, e il mio grande amico Pier Poli, anche lui campione olimpico a Seoul nel 1988. Il primo mi ha “plasmato” fin da giovane, e tuttora non disdegno i suoi consigli. Con il secondo invece ci siamo allenati correndo assieme per diversi anni e da lui ho imparato molto sulle metodologie di allenamento e di alimentazione. Mi piace comunque tenermi aggiornato leggendo libri e riviste di settore. L’unica tabella che seguo da anni è la seguente: calzoncini, scarpe e fuori a correre! Olmo docet… Tabelle e programmi d’allenamento non fanno per me, io parto e vado, può essere per un’ora o più. Con il lavoro che faccio, a volte molto faticoso, se arrivo a casa stanco non ho certo voglia di fare allenamenti impegnativi, casomai esco una mezz’ora tranquilla e poi vado a bere un aperitivo che qui da noi si chiama “spritz”, attività che richiede ben poco dispendio di energie! QUANTI KM CORRI MEDIAMENTE IN UNA SETTIMANA, IN UN MESE, IN UN ANNO? E QUANDO STAI PREPARANDO UN’ULTRA COME AUMENTANO I CARICHI DI LAVORO? Non ho mai fatto un calcolo preciso dei km percorsi in quanto non uso un GPS. Penso che quest’anno avrò fatto comunque più di 3000 km e

100.000 m di dislivello. Per quanto riguarda i carichi, solitamente nell’ultimo mese prima di una gara aumento parecchio facendo dai 140 ai 160 km a settimana. Non ho mai calcolato i km settimanali, mensili, annuali, non lo faccio neanche adesso che corro con il gps, ma se volete vi dico quanti km faccio per andare dalla morosa! Scherzi a parte, le uscite serali sono di circa 10-15 km per poi allungare nei fine settimana quando il tempo a disposizione è maggiore, magari correndo qualche gara. Per quanto riguarda le ultra, sono nuovo di questo folle mondo per cui devo ancora ben capire come e quanto allenarmi. Imparerò strada facendo con calma, non c’è fretta. TI ALLENI SOLO CORRENDO O FAI ANCHE PALESTRA, CROSS TRAINING, O ALTRI SPORT DI RESISTENZA? Da 20 anni mi alleno sempre con il mio grande amico Paolo Agliati, prima nel canottaggio poi nella corsa. Per me correre con un amico fidato, oltre ad essere un immediato sistema di confronto, è anche un ottimo modo per parlare e sfogarsi. Spesso però usciamo anche separatamente: è bellissimo gustarsi da soli le sensazioni che ti regala la montagna, soprattutto nelle serate estive. Non faccio palestra, ma nel periodo invernale inserisco la bici, lo sci alpinismo, il nuoto e il canottaggio, un modo più divertente per farsi i muscoli senza rinchiudersi a sudare fra quattro mura. Corro e basta, d’inverno qualche volta metto le ciaspole e vado a camminare sulla neve o se capita faccio qualche camminata su per i monti. PER PREPARARE UN’ULTRA CHE TIPO DI ALLENAMENTI FAI? RIPETUTE, MEDIO, LUNGO, LUNGHISSIMO? CON CHE DISTANZE E A CHE RITMI? E SU CHE TERRENI? Non mi piace sottostare a tabelle, quindi decido giorno per giorno che tipo di uscita fare, magari anche in base al meteo o alla condizione fisica. Non faccio ripetute, ma concentro la preparazione sui lunghi nel fine settimana; per gare da 100 km arrivo comunque al massimo a 6-7 ore circa. Per le più lunghe tipo UTMB, arrivo al massimo a 8-10 ore, facendo però più lunghi consecutivamente a

ritmi leggermente superiori rispetto al ritmo di gara. Cerco sempre di variare corsa in piano e in montagna. Nel periodo invernale faccio più pianura, mentre nella stagione di gare intensifico il fuori strada. Come ho già detto sono nuovo delle ultra, e i miei allenamenti sono: allacciare le scarpe e via. Per quanto riguarda le ripetute, su dai ragazzi mica devo insegnarvi io come si fanno, o no? ;-) QUANTE GARE HAI CORSO NEL 2007? QUANTE MARATONE E QUANTE ULTRA? Oltre a qualche gara sulla breve distanza e ad alcune skyrace, ho concentrato tutta la preparazione del 2008 su 3 gare: Cromagnon, Gran Trail Valdigne e UTMB. Credo che non essendo un corridore di professione, e quindi lavorando, sia importante non disperdere troppe energie facendo tante gare, ma darsi degli obiettivi ad inizio stagione per cercare di ottenere i massimi risultati. Nel 2008 ho corso una maratona su strada (Treviso), una ecomaratona (Cimbri), un trail di 42 km (TCE), due ultra (GRPT e CCC), e poi molte altre gare di vario genere, mezze maratone, skyrace, corse di qua e di là. RACCONTACI QUALCUNA DELLE TUE ESPERIENZE: QUAL È STATA LA CORSA/GARA PIÙ BELLA CHE HAI FATTO? LA PIÙ LUNGA, LA PIÙ DURA, LA PIÙ “STRANA”? Essendo un amante della montagna, per me tutte le gare hanno un proprio fascino. I canyon del Verdon, i passaggi in cresta tra i mughi della Grigna o i tramonti sul Monte Bianco, sono solo degli esempi di quello che si riesce a scorgere velocemente durante una gara. Sportivamente parlando invece, la più bella gara è stata per me il Gran Trail Valdigne di quest’anno. Penso di aver costruito la vittoria km dopo km con tanta testa e grazie ad una condizione fisica eccezionale; inoltre è una gara supportata da un’organizzazione eccellente. Sicuramente la più lunga, e anche la più dura, è stata l’UTMB. Vi ho partecipato quest’anno per la prima volta con l’obiettivo di finirla degnamente, ma quando mi sono trovato nei primi 10, ho dovuto lottare contro la fatica e il dolore fino all’ultimo metro per mantenere una posizione da me insperata prima della partenza. S P I R I T O T R AI L [ O T TOBRE ] - 2 2


Foto © Moira Pelucchi

La gara più strana credo sia stata i 168 km del giro del Lago di Ginevra. Una vera e propria ultra in autosufficienza... ma in barca a remi! Difficile dire qual è la corsa più bella che ho fatto: c’è un tratto della Dolomites skyrace dove sembra di essere sulla luna, l’immersione totale nella natura dell’Ecomaratona dei Cimbri, l’emozione di passare sopra la diga del Vajont nella Corsa della Memoria ricordando quello che è successo nell’ottobre del ‘63, i sentieri (che conosco a memoria) della mia Duerocche con la Madonna della Rocca che volge il suo sguardo a 360°. Per quanto riguarda la più dura e la più lunga basta il nome: CCC. L’ho definita follia fisica e mentale.

Foto © Paolo Agliati

E QUELLA CHE NON RIFARESTI? Non ho ancora trovato una gara così brutta da non rifare, anzi, mi sono sempre prefissato di rifare quelle andate male per potermi riscattare. Senza fare nomi, c’è una corsa dalle mie parti che ho fatto solo una volta ma che non rifarò mai più, e non sto neanche qui a spiegarvi il perchè. QUAL È LA GARA CHE STAI ANCORA SOGNANDO? Non c’è una gara in particolare che sto sognando, ma mi piacerebbe comunque rifare La Diagonale des Fous alla Reunion; lo scorso anno dovetti ritirarmi per un grave infortunio, ma la location penso sia unica al mondo. Ho visto inoltre che negli Stati Uniti ci sono molte Ultra, credo che non sarebbe male prendere parte a qualcuna di esse. Non c’è ancora, ma sarebbe fantastico: un trail sul monte Grappa, luogo sacro alla patria, da nord a sud lungo l’Altavia degli Eroi con partenza da Feltre e arrivo a Bassano magari sul Ponte degli Alpini. Forse resterà solo un sogno, chissà. HAI ANCORA GARE IN PROGRAMMA PER IL 2008? Nel 2008 ho corso il CRO, il GTV e l’UTMB. A metà settembre ho chiuso la stagione agonistica con gli assoluti di canottaggio. Ora riposo, in quanto nel prossimo mese dovrò sottopormi ad un’operazione a un tendine che mi costringerà a fermarmi per un po’. Mentre scrivo sta finendo anche

settembre 2008, ne ho fatte di gare e non poche, raggiungendo il top con la CCC che ancora sento nelle gambe ma che mi ha regalato, a parte il mal di gambe e di piedi, delle sensazioni ed emozioni davvero uniche. I prossimi mesi riposerò un po’, pur continuando a correre e a partecipare a qualche garetta domenicale. VEDIAMO UN PO’ LE COSE DA UN ALTRO PUNTO DI VISTA: CORRI DA SOLO O HAI COMPAGNI DI ALLENAMENTO? E ALLE GARE CI VAI DA SOLO? Corro da sempre con il mio amico Paolo Agliati, anche lui forte Ultra Trailer. Ogni tanto però, soprattutto per i lunghi, ci troviamo con un gruppo di altri atleti della zona che fanno parte della nostra squadra. Alle gare mi accompagna quasi sempre mia moglie Moira, spesso con alcuni amici. E’ lei che ormai da anni mi fa assistenza durante le gare. Per me questa cosa è importantissima: Moira ormai sa bene cosa mettermi nel camelbag in ogni momento della gara; inoltre, anche se ai ristori mi fermo al massimo un paio di minuti, trovare una persona fidata con la quale scambiare anche solo qualche parola, diventa un modo per rilassarsi mentalmente. Corro quasi sempre da solo, non avendo orari fissi di lavoro, quando arrivo a casa parto e vado. Però a volte sono in compagnia di due persone speciali. Una è mio fratello Giorgio “fioldelbosk” (figlio del bosco) al quale voglio un mondo di bene; abbiamo più o meno gli stessi ritmi di corsa e ci bastano due parole per decidere dove andare, quanto fare: la corsa ci ha uniti ancora di più. E l’altra è un certo Lucio Fregona, che penso non abbia bisogno di presentazioni, dato il palmares di vittorie impressionante che detiene. Lucio è davvero una persona speciale, non solo per gli insegnamenti sulla corsa, ma anche e sopratutto per la semplicità e la sincera amicizia che ci lega. Per quanto riguarda le gare, non mi piace correre da solo, preferisco andarci con il mio gruppo, il “VardaVanti Cornuda” oppure assieme a... passate alla risposta n. 14 e lo saprete. TI È CAPITATO DI CONOSCERE NUOVE PERSONE, CORRENDO? DI FARE AMICIZIE? O MAGARI DI INNAMORARTI? Negli ultimi anni ho conosciuto molS P I R I T O T R AI L [ O T T OBRE ] - 2 3


tissime persone correndo, con molte delle quali siamo poi diventati amici, primo fra tutti Marco Olmo. Da quando ci conosciamo è ormai tradizione, da 6 anni a questa parte, trovarci al suo paese il giorno prima del CRO, dove lui dà a me e ai miei compagni preziosi consigli riguardo la gara. Nell’ultima stagione ho inoltre avuto la fortuna di fare amicizia con fortissimi atleti; tra i tanti cito Thopher Gaylord, Pablo e Virginia Barnes, Silvio Audisio, Flavio Gadin, Maurizio Scilla e infine, ma non per ultimo, Antoine Guillon, il quale oltre ad aver dimostrato la propria forza, si è rivelato un vero sportivo per come si è comportato in gara e fuori: gli auguro di cuore il grande futuro che si merita.

Foto © Still Photo

È bello il mondo delle corse, c’è gente di tutti i tipi, se poi ti vedi quasi ogni domenica allora è ancor più facile socializzare. Qualcuno è diventato un amico, qualcun altro Amico con la A maiuscola, la fatica aiuta molto a stare uniti e il mondo del trail è unico in questo senso. La corsa, e questa è la cosa più bella che mi sia capitata facendo sport, mi ha fatto conoscere anche chi è al mio fianco nella vita: una podista veloce alla quale faccio fatica a star dietro sull’asfalto, ma che poi accompagno per mano nelle discese tecniche e pericolose, e che ha due occhi che mi fanno innamorare ogni giorno di più. Una coppia normale alla domenica mattina dorme, noi invece alle sei siamo già in piedi per andare a correre. Insomma, per rispondere alla domanda, sì mi è capitato di innamorarmi correndo. PARLIAMO DI ALIMENTAZIONE: SEGUI UNA DIETA? SEI SEMPRE ATTENTO A QUELLO CHE MANGI OPPURE NO, E TI CONCEDI QUALCHE VIZIO OGNI TANTO? Per me l’alimentazione è basilare per l’ottenimento di qualsiasi risultato. Quando remavo, il mio preparatore mi insegnò che la giusta alimentazione non fa di un “brocco” un campione, ma sicuramente una errata fa di un atleta un “brocco”. Cerco quindi da anni di rispettare questa regola. Pur non seguendo una dieta vera e propria, cerco di mangiare di tutto per non far mancare al mio corpo i nutrienti fondamentali. Ho sostituito quasi completamente i grassi animali prediligendo l’uso dell’olio extra vergine di oliva, cibi integrali e tantissima frutta e verdura. Il pane S P I R I T O T R AI L [ O T T OBRE ] - 2 4

Foto © Newspower


lo prepariamo in casa così come la pasta quando è possibile. Nella mia dieta personale non mancano mai la pizza, la polenta e le castagne, tre cibi ai quali non riesco a rinunciare, così come il vino rosso e la birra, ma in quantità sempre molto limitata. Pur stando sempre attento, mi piace, quando non è periodo di gare, concedermi qualche sfizio come il brasato che cucina mia moglie o più semplicemente qualche cucchiaino di nutella. Inoltre, sono convinto che una bella cena ogni tanto con degli ottimi amici non faccia sicuramente male. Tasto dolente. Non sono certo il podista ideale sotto questo punto di vista. Mangio e bevo con moderazione, ma non sto per niente attento alla dieta, o meglio non faccio rinunce finalizzate alla corsa. Adoro la pasta, per cui i carboidrati non mi mancano mai. E poi toglietemi tutto, come dice una pubblicità, ma non la mia birra. Bionda, rossa o scura basta che sia buona e fresca. COSA MANGI PRIMA DI UNA GARA LUNGA? E DURANTE? E DOPO? Prima di una gara lunga cerco di mangiare carboidrati e proteine in maniera equilibrata, elimino invece le fibre 3 giorni prima, in quanto potrebbero creare problemi di stomaco. Durante la gara utilizzo barrette per le prime ore, poi quasi esclusivamente gel: purtroppo il mio fisico rifiuta altri cibi solidi. Subito dopo la

gara, oltre alla classica birretta, prediligo i cibi salati, concedendomi come premio qualsiasi cosa mi vada al momento. Nei giorni seguenti invece, tanta frutta e verdura per reintegrare i sali minerali persi. Prima di una gara non cambia molto il mio modo di mangiare, magari se c’è qualcosa che penso potrebbe farmi male lo evito. Ecco magari che la sera prima invece di due birre ne bevo solo una! Per quanto riguarda il durante invece è un problema per me: non sono abituato a mangiare durante lo sforzo, ma se in gare con chilometraggi limitati questo non è un problema, può esserlo nelle gare più lunghe. Dopo certe corse non ho per niente fame, che però arriva puntuale dopo qualche ora e allora... buon appetito, e magari ci sta anche un brindisi! OLTRE LA CORSA: HAI UN DIARIO, UN QUADERNO DI APPUNTI, UN BLOG? TIENI TRACCIA O MEMORIA DELLE TUE CORSE? Da parecchi anni sono solito scrivere su un diario ogni allenamento e gara con relativi tempi e sensazioni, magari servirà a poco ma è interessante e divertente confrontarsi con sé stessi di anno in anno. Di ogni allenamento mi scrivo il tempo impiegato, dove ho corso e se uso il gps anche i km, ma senza poi fare un totale a fine mese o a fine anno. Delle corse cui partecipo ten-

go i cartellini, i pettorali, le classifiche, ma solo per averli e non per controllare velocità, eventuali miglioramenti o peggioramenti. Magari un domani quando sarò vecchio li riguarderò ricordando i tempi in cui le gambe giravano. COME CONCILI LA CORSA CON TUTTO IL RESTO (LAVORO, FAMIGLIA...)? Riuscire a conciliare sport, lavoro e famiglia è sempre piuttosto difficile. Io ho la fortuna di avere un’azienda artigiana, quindi cerco di ritagliarmi degli spazi per gli allenamenti durante le ore libere dagli impegni lavorativi. Per quanto riguarda la famiglia invece, mia moglie sembra si sia rassegnata e, anche se a volte mi accompagna anche negli allenamenti, aspetto il momento in cui me la troverò dietro la porta di casa con il bastone in mano... Non è semplice far conciliare la corsa, il lavoro e gli affetti. A volte rinuncio ad allenarmi perché il tempo a disposizione è poco. Questo durante la settimana, perché invece nei fine settimana, avendo al mio fianco un fior fiore di podista, con la mia stessa passione… HAI UNO SPONSOR O TI PAGHI TUTTO DA SOLO? RIESCI A PRENDERE QUALCHE PREMIO ALLE GARE? HAI MAI QUANTIFICATO QUANTO TI COSTA CORRERE IN UN ANNO? Per quanto riguarda le spese, ho sempre pagato tutto di tasca mia. Da giugno invece, la ditta Frogline di Villarbasse (To), con l’abbigliamento sportivo Dryarn e le calze Bee1, è diventata un mio sponsor tecnico. Ritengo questa collaborazione molto utile in quanto mi viene fornito del materiale su misura. Per l’UTMB ad esempio, è stata preparata una maglia appositamente per me con delle caratteristiche particolari che si è rilevata veramente azzeccata. Da agosto poi, si è aggiunta la ditta Inov8 che mi fornisce le scarpe, anche questo un prezioso aiuto. Avendo spostato la mia attività quasi esclusivamente sull’Ultratrail, come da “regolamento etico”, non ci sono premi in denaro, quindi tanti km per delle belle “strette di mano”… Riesco comunque a prendere qualche premio in natura, oppure inviti a gare successive con tanto di ospitalità da parte degli organizzatori. Non ho mai quantificato i costi di una stagione, penso che comunque, facendo S P I R I T O T R AI L [ O T TOBRE ] - 2 5


gare solo in Europa e considerando quindi i costi di trasferta, di integratori, scarpe, fisioterapia, accompagnatori e spese varie, ci aggiriamo attorno ai 2000 euro. Ovviamente sommando a questi costi di trasferte extraeuropee (Diagonale des Fous per esempio), le spese come minimo raddoppiano. Sponsor? Che roba è? Gli unici premi sono i pacchi gara che vanno da un paio di confezioni di pasta a qualche maglietta tecnica. Correre per me è un piacere, un’emozione, una passione per cui non ho mai, e mai lo farò, quantificato quanto mi costa praticare questo meraviglioso sport. Diciamo che se per la corsa su strada bastano poche cose, nel trail serve qualcosa in più, ma stando attenti si può acquistare a prezzi abbastanza convenienti tutto quello che serve. COSA VUOL DIRE PER TE CORRERE UN ULTRATRAIL? COSA TI SPINGE A FARE CORSE ESTREME? Per me correre un Ultra è diventata una passione apparentemente inspiegabile. L’allenamento, i periodi di crisi, così come quelli di forma super, l’atmosfera pre-gara dove si ritrovano amici e avversari, il pastaparty, la tensione della partenza e infine lo scarico di adrenalina della gara, sono le sensazioni incredibili e ormai quasi rituali che ti spingono a cercare di andare sempre più in là. Alla fine di ogni gara poi, è ormai abitudine dirmi: “basta, questa volta è veramente l’ultima”, ma due giorni dopo mi ritrovo su internet alla ricer-

Correre mi ha sempre dato un senso di libertà, di sfogo e di appagamento. Anche ora che sta diventando una cosa abbastanza seria, faccio in modo di gustarmela il più possibile. Come dico sempre, noi skyrunner, a differenza di chi fa trekking normalmente, siamo gente che per problemi di tempo corre in montagna per vedere tanti posti nel minor tempo possibile…

Quest’anno per me è stato un anno probabilmente irripetibile, con il terzo posto al CRO, il decimo all’UTMB e la vittoria al GTV. Dopo l’arrivo di quest’ultima gara, c’era tra il pubblico anche Marco Olmo che si era dovuto ritirare per un grave problema fisico. Ricordo che nonostante il freddo e la pioggia, era lì ad aspettarmi e quando si è fatto avanti per stringermi la mano, il mio amico Paolo tra le lacrime mi ha detto: “questo vale più di qualsiasi altro premio”. Credo in effetti che mi rimarrà nel cuore per sempre, io per Marco ho sempre avuto un rispetto e una devozione incredibile e, non per fare polemica, ma molti atleti che pur di vincere corrono fuori dalle regole, hanno molto da imparare da lui. Oltre a ringraziare chi mi sopporta da sempre come mia moglie Moira, i miei amici e la mia famiglia, vorrei citare una persona che ho conosciuto da poco: Maurizio Scilla, che durante il recente UTMB, nonostante non lo conoscessi, si è prodigato per aiutare il mio team nei punti di assistenza, facendomene addirittura uno da solo: un vero Spirito Trail!

Mi piace, mi fa stare bene fisicamente e mentalmente, la fatica non mi spaventa, e o da solo o in compagnia è uno sport davvero piacevole da praticare, mi permette di conoscere posti nuovi, persone nuove, provare emozioni che altri neanche sanno cosa siano. Voi che state leggendo capirete benissimo di cosa sto parlando.

Io corro quasi più con il cuore che con le gambe. La corsa è gioia, mi ha insegnato a tener duro anche nella vita perché molte volte dopo una salita ripidissima c’è quasi sempre una discesa velocissima, e quando pensi di non farcela più c’è sempre un sorriso, un incitamento, un bacio da chi ti vuol bene per aiutarti a non mollare mai. Sani! ▼

ca della prossima corsa. Penso che la nostra mente, per fortuna, cancelli molto rapidamente i momenti di fatica e si dimentichi facilmente quanto è duro portare a termine un Ultra. Partecipare a certe gare mi fa capire fin dove posso portare il mio fisico, a volte la sofferenza prende il posto della ragione o del piacere di correre, ma arrivare in fondo è davvero gratificante, ti ripaga dei tanti sacrifici, se poi questi traguardi li raggiungo assieme alle persone alle quali voglio bene, allora la soddisfazione è unica e impagabile. SCUSA MA... PERCHÉ CORRI?

VUOI AGGIUNGERE TEMA LIBERO.

QUALCOSA?

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SCRITTO DA VOI...

Leone o gazzella Testo di Renato >gasolio< Menci

D

ice in sintesi un antico proverbio africano, ripreso poi da una nota pubblicità: “Non importa se sei un leone o una gazzella; all’alba incomincia a correre”. Questo è probabilmente il vero spirito dell’ultrarunner; che sia strada o trail poco importa, l’importante è cominciare a correre. È appassionante e gratificante farlo per i duecentodue chilometri dei saliscendi d’asfalto della nove colli running in Romagna. Lo è un po’ meno, per centosettantadue chilometri di un piatto anello padano, vicino a Bergamo. Ma certamente è molto più esaltante correre per le montagne valdostane, nel comprensorio dei comuni dalla Valdigne, presso Courmayeur. Solo ottantasette chilometri di trail puro, ma più della metà ad alto potere adrenalinico. I primi otto sicuramente da panico; dai poco più di mille metri s.l.m. di Courmayeur si sale vertiginosamente, per metà in minuscoli viottoli, a 2670 metri, con gli ultimi 250 metri d’ascesa con pendenza da infarto, praticamente si gattona. Ma non è finita; la seconda risalita da quota 1700 a 2350 si replica, gattonando i 150 metri finali lungo una fragorosa cascata. Più avanti, dopo due discese all’inferno, il paradiso: 500 metri di passaggio in cresta rocciosa, con relativo strapiombo a destra e a sinistra, il tutto rigorosamente senza sentiero ma continuando a gattonare fra le rocce. Poi una croce di legno, un messaggio divino... No, l’inizio di una lunghissima, interminabile e tecnicissima discesa, giù, sempre più giù fino a fondovalle; attraversando alpeggi, masi, piccoli borghi, con gente ammirata che ti in-

cita, ti osanna e ti carica, nonostante la fatica crescente e una maledettissima pioggia battente che da ore ci perseguita. Da lì in poi la gara diventa più umana, la notte avvolge tutto e la pioggia ci ovatta; solo la luce delle lampade frontali fa capire che ci sono alcuni irriducibili indemoniati che ancora arrancano, fra il fango e sotto l’inarrestabile pioggia, all’attacco degli ultimi due valichi, un duemilatrecento e un duemilacinquecento, prima dell’ultima scivolosissima e interminabile discesa, fino al traguardo. Courmayeur, ancora tu... ma se ci eravamo lasciati poco più di diciannove ore fa! La favola è finita, più di quattrocento i partenti e solo metà gli arrivati; fortunatamente fra loro anch’io, ma il primo che mi dice che i fanghi fanno bene alla pelle lo inchiodo alla croce di legno incontrata a suo tempo. Comunque, alla fine ricordati la cosa più importante: non importa se sei leone o gazzella e neanche un cin-

ghialone chianino, come direbbe il mio presidente; comincia a correre, che non ti farebbe male. u

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CONCORSO FOTOGRAFICO...

“SCATTI… DI CORSA!” “SPIRITO TRAIL” BANDISCE IL 1° CONCORSO FOTOGRAFICO “SCATTI… DI CORSA!” SUL TEMA: “LA CORSA IN NATURA”

OVVERO

IMMAGINI

ED EMOZIONI DEL TRAIL RUNNING.

Regolamento 1. La partecipazione è gratuita e aperta a tutti, senza distinzione di età o nazionalità. 2. Il concorso prevede una sola categoria ma è lasciata la massima libertà sia nell’interpretazione del soggetto sia nella tecnica. 3. Ogni autore/autrice può presentare un massimo di 3 fotografie in b/n e/o colore. Sono ammesse elaborazioni digitali. 4. Le opere dovranno avere le seguenti caratteristiche: . essere esclusivamente in formato digitale JPG . essere spedite via e-mail a redazione@ spiritotrail.it . essere nominate con cognome e nome dell’autore e numero progressivo in minuscolo separate da under_score (esempio: rossi_marco_01.jpg rossi_marco_02. jpg ) 5. Le foto potranno essere accompagnate da una didascalia, una storia, una poesia per raccontare l’evento legato al soggetto fotografato. 6. Le foto possono essere state scattate in ogni parte del mondo. 7. Le foto pervenute sono a disposizione della redazione e possono essere utilizzate senza vincolo alcuno. 8. Gli autori, inviando le foto, dispensano la redazione da qualsiasi onere presente e futuro, garantendo che le stesse opere non sono gravate da qualsivoglia diritto. 9. Le opere dovranno essere di proprietà dell’autore, non sono ammesse foto non scattate dell’autore 10. Il giudizio della Giuria è insindacabile ed inappellabile. 11. Ogni autore è responsabile del contenuto delle immagini pervenute e ne autorizza l’esposizione in internet sul sito www.spiritotrail.it 12. La premiazione verrà effettuata in

data e luogo da definirsi al termine del concorso. 13. L’invio stesso delle foto verrà considerato come accettazione del presente Regolamento. COMMISSIONE La commissione esaminatrice, presieduta dalla fotografa Belinda Sorice, è composta dalla redazione della webzine Spiritotrail. La commissione deciderà insindacabilmente le opere da premiare basandosi sui criteri seguenti: 1) QUALITA’ E TECNICA FOTOGRAFICA 2) CREATIVITA’ 3) PUNTO DI RIPRESA L’elenco dei primi classificati verrà pubblicato online sul sito www.spiritotrail.it. Il vincitore sarà contattato direttamente dalla redazione.

PREMI Tra le foto pervenute entro il giorno 20 di ciascun mese, la commissione esaminatrice sceglierà la “Foto del mese” che verrà pubblicata sulla webzine “Spiritotrail” del mese successivo. Tra le 6 foto prescelte come “foto del mese” nel periodo luglio 2008 – dicembre 2008 verrà scelto un vincitore assoluto, la cui foto verrà premiata con il titolo di “Foto dell’anno”. La foto dell’anno, oltre ad essere pubblicata sul numero di dicembre della webzine, rimarrà esposta per almeno un anno al seguente indirizzo: www.spiritotrail.it S P I R I T O T R AI L [ O T T OBRE ] - 2 8


“Come ombre in un mondo parallelo� In allenamento verso la Torretta del Prete, Gruppo del Monte Cifrari (TO) Giuseppe Ruisi

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VADEMECUM...

imprevisti del

Gestire gli

terreno A cura di Gualtiero >Krom< Linetti

CONTINUANO GLI ARTICOLI DEL “VADEMECUM” DEDICATI A CHI VUOLE CIMENTARSI NEL TRAIL RUNNING, MA SI TROVA TITUBANTE E SPIAZZATO DAI MOLTEPLICI ASPETTI DI QUESTA DISCIPLINA.

I

l trail running è caratterizzato, in modo pesante, da una variabilità estrema a cui il trailer deve adattarsi elasticamente al di fuori di qualsiasi ritmo di corsa e tabella cronometrica impostata. Variabilità che può comprendere, per esempio, le condizioni meteo (che tratteremo in un prossimo articolo), il tipo di terreno e, in generale, qualsiasi tipo di imprevisto legato anche, e soprattutto, alla casualità della natura. Leggere e interpretare carte topografiche, il profilo altimetrico o il road-book prima di una gara o di un allenamento lungo può servire molto, così come possedere esperienze passate su quel tipo di percorso. Tuttavia, l’imprevedibilità delle mutevoli condizioni impone di essere pronti ad adattarsi e a recepire il ventaglio, anche ampio, di informazioni che di volta in volta ci troviamo ad affrontare. Non è sempre facile, specie quando si affrontano situazioni con eccessiva stanchezza fisica e si aggiungono tensioni emotive e mentali. L’esperienza e la confidenza con l’ambiente estremo e selvaggio della montagna o di qualsiasi altro luogo non antropizzato del pianeta e la pratica intensa e continuativa del trail running possono aggiungere punti fondamentali e permettere di agire di istinto, disinvoltura e coordinazione nei tratti che richiedono decisioni rapide e molta concentrazione. Tratti particolarmente impegnativi sono quelli fangosi o i terreni franosi ricchi di pietrume e graniglia rocciosa. Si tratta di tipologie particolarmente instabili che richiedono sicurezza di appoggio e capacità di coordinazione e bilanciamento superiori. L’azione di corsa, specie in discesa, può anche essere fluida, ma solo se si riesce ad esprimere freschezza e

agilità. L’appoggio non deve mai essere rigido, piuttosto pronto a balzi, scarti, repentini cambi di direzione e spostamento del baricentro corporeo. Forte l’impegno muscolare, in modo specifico per tutti i muscoli interessati come stabilizzatori, e anche per la maggiore energia assorbita dal terreno che rende ancora più difficile la fase di spinta già compromessa dall’instabilità. A volte la vera superfice di appoggio è nascosta alla vista da erba alta o da un letto di foglie morte: sotto l’apparente tappeto possono nascondersi rocce, spaccature o anche pavimentazioni o ciottolati. Naturalmente è impossibile prevedere queste insidie, ma l’importante è essere consci del potenziale pericolo che possono rappresentare, aumentando attenzione e concentrazione sulla traccia davanti a noi. Attenzione e concentrazione che non possono certo calare in tratti esposti che spesso possiamo trovare lungo il tracciato. In questi casi è l’organizzazione che preavvisa della pericolosità. E’ importante, dunque, capire la posizione del tratto esposto dal road-book, o dalla carta, e una volta arrivati sul posto affrontarla senza spavalderia, avendo presente e ben chiari i principi basilari dell’alpinismo. Altri particolari tratti ai quali prestare maggiore attenzione possono essere i passaggi tecnici, come vegetazione (fogliame, presenza massiccia di arbusti che intralciano il percorso, perfino tappeti di muschio insidiosamente scivoloso), massi lisci o acuminati, canaloni di scolo con presenza di detriti, guadi di torrenti o rivoli ingrossati dalle piogge, presenza di rami, ecc. Qualsiasi passaggio, insomma, in cui è richiesta rapidità di riflessi, agilità di movimento, bilanciamento e attenzione continua. Tutti fattori di stress, se intensi nel di-

spiegarsi sul tracciato e se sommati a foga agonistica o, più probabile, a crescente stanchezza mentale e fisica. Dobbiamo essere consci che il progredire della distanza ci rende stanchi e più vulnerabili sotto il profilo dell’attenzione e, di conseguenza, con maggiore probabilità di commettere errori. Concludendo questa veloce panoramica delle situazioni più probabili da affrontare, voglio ribadire che essere preparati alle difficoltà in linea teorica è un buon primo passo, ma i successivi sono necessariamente da compiersi nella pratica e frequentazione di sentieri e tipologie, le più varie possibili, di terreno. Unendo, all’apprendimento delle esperienze e all’affinamento delle capacità, il piacere impareggiabile e il profumo di libertà che si respira nella corsa in natura. u

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MATERIALI...

“Quel che conta è correre” A cura di Simone Brogioni

L

o slogan che accompagna la 9.81 è sintomatico del tipo di calzatura che la Garmont ha voluto dedicare alla corsa off-road. Abbiamo testato il modello “Race”, leggero e scattante, e lasciato la parola a un “podista medio” e a un top runner per descrivere il modello “Escape”, più resistente e adatto agli allenamenti. 9.81 race Leggerezza, comodità, sicurezza: sono queste le caratteristiche della 9.81 Race. Una scarpa essenziale, dalla linea semplice e senza troppi fronzoli, nata da pochi mesi e “battezzata” da un’iniziativa denominata “Trail in progress”, una maratona trail di 718 km che ha portato la 9.81 da Volpago del Montello, dove ha sede la Garmont, fino a Friedrichshafen, presso la fiera internazionale dell’outdoor. Questo evento, al quale hanno partecipato podisti italiani, austriaci e tedeschi anche di un certo livello, ha sancito così il lancio di questa scarpa, grazie al sito www. trail981.com che ha seguito in diretta con foto, video e commenti il lungo viaggio delle 9.81. Abbiamo provato il modello “race” di questa nuova scarpa da trail per tutto il mese di agosto sui diversi terreni delle Dolomiti: strade, mulattiere, sentieri fangosi, rocce. La sensazione è stata subito quella di una scarpa leggera ma resistente, adatta per gare veloci e per atleti dal peso contenuto. La suola ribassata garantisce una buona stabilità e l’intersuola con sistema a tripla struttura risulta confortevole e garantisce una notevole reattività. Il battistrada non è scolpito ma caratterizzato da tasselli con la forma del logo Garmont,

orientati al fine di ottenere il massimo grip. Questa singolare caratteristica però, limita l’aderenza della suola su terreni bagnati, umidi o fangosi. Inoltre, i tasselli sembrano usurarsi facilmente, specie nella parte anteriore. Ottimo invece il comfort, con una calzata morbida fin dal primo utilizzo, puntale e talloniera che ben proteggono da eventuali urti, e una fodera che si asciuga rapidamente dopo essere stata immersa nell’acqua. Eccellente anche il sistema rapido di allacciatura asimmetrica (filosofia ADD) che non ha dato segni di

cedimento né di usura, così come la comoda linguetta con soffietto elasticizzato che contiene i lacci. In conclusione, una scarpa comoda, leggera e resistente, con una calzata unisex, adatta a gare corte e veloci e con terreni asciutti. Ottima per skyrace, sconsigliata per trail lunghi e agli atleti robusti e pronatori. u

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Parametri di valutazione Comfort: il piede percepisce l’interno della scarpa come comodo? Reattività: la scarpa si muove fluidamente accompagnando il piede dalla fase di appoggio a quella di stacco da terra? Ammortizzazione: la scarpa è adeguatamente ammortizzata? Stabilità: la scarpa offre adeguata stabilità in fase di appoggio su un terreno sconnesso? La scarpa è in grado di impedire storte alle caviglie o altri potenziali infortuni? Grip: La suola è in grado di assicurare sufficiente tenuta, riducendo il rischio di scivolare sia su fondi asciutti sia bagnati? Protezione: la scarpa protegge il piede negli urti contro rocce, pietre, radici? Sistema di chiusura: è in grado di impedire al piede di scivolare verso la punta durante le discese? Peso: qual è il peso della scarpa?

VALUTAZIONE delle 9.81 RACE Comfort:

ECCELLENTE

Fin da subito la calzata è morbida e il piede è stabile e comodo all’interno della scarpa.

Reattività:

ECCELLENTE

La leggerezza della scarpa fa sì che la reattività sia uno dei suoi punti di forza.

Ammortizzazione:

BUONA

La suola non è molto spessa e l’ammortizzazione ne risente un po’ nei terreni più duri.

Stabilità:

OTTIMA

La 9.81 si comporta molto bene sui terreni sconnessi e offre un’adeguata protezione alla caviglia.

Grip:

BUONO

Ottima tenuta su terreni asciutti e su roccia. In difficoltà sui terreni fangosi, dove la scarsa scolpitura della suola non permette un grip all’altezza.

Protezione:

OTTIMA

Il puntale e la talloniera in gomma liquida garantiscono una buona protezione contro gli urti.

Sistema di Chiusura:

ECCELLENTE

Il sistema rapido di allacciatura asimmetrica risulta affidabile e il soffietto elastico che contiene i lacci non dà segni di cedimento.

Peso:

OTTIMO

Il peso molto contenuto fa di questa scarpa l’ideale per gare brevi e con terreni non impegnativi. Non adatta a gare lunghe e ultra.

9.81 Escape Il giudizio dei lettori Roberto >Roby< Scandiuzzo Ho comprato un paio di 9.81 Escape un paio di settimane prima della CCC con l'intenzione di usarle per il Monte Bianco, cosa che poi ho fatto. Per mancanza di tempo non ho avuto modo di usarle molto, per cui sono arrivate alla CCC con pochi km e non tante ore di rodaggio. Le ho trovate sicuramente solide e robuste, e al contrario di quanto sembra non sono neanche troppo pesanti: 370 grammi circa, hanno un'allacciatura molto pratica e veloce con una buona sensazione di protezione del piede, per non parlare della suola con un buonissimo

grip. Sono scivolato solo una volta e per di più di notte. Forse sono un po’ troppo rigide per il mio piede e per il mio tipo di corsa, ho ancora delle belle unghie nere, e ho fatto anche delle vesciche; la suoletta interna sembra che "gratti" un po’, gli ultimi km della discesa prima di Chamonix sono stati molto duri, ma non posso certo dar la colpa solo alle scarpe: sono pur sempre 98 km e avevo 26 ore intorno al Bianco sulle gambe. Io ho il modello di colore rosso, ma ci sono anche nere, arancio, verdi e grigie, di entrambi i modelli. Le Escape hanno un particolare che pochissime scarpe da trail sono in grado di offrire: sono neutre, e questo è uno dei motivi principali per cui le ho prese. Mi spiego: io appoggio prima la parte esterna del piede (supinazione), mentre la quasi totalità delle scarpe da trail ha un sistema antipronazione, per S P I R I T O T R AI L [ O T TOBRE ] - 32


chi appoggia prima la parte interna del piede. Penso di acquistare in futuro il modello Race, più leggero (270 grammi circa), magari per il mio peso (63 kg) e per il mio tipo di corsa è più indicato.

Lucio Fregona – Gruppo Sportivo Forestale Ho testato la 9.81 in fase di evoluzione, collaborando con la Garmont per migliorarla km dopo km, su strada e sterrato e con test specifici di biomeccanica e morfologia del piede. Una delle mie prime richieste è stata la comodità, in quanto i modelli originali non erano comodissimi, chiedendo poi che venissero prodotti due modelli: uno più leggero per le gare (modello “Race”), e uno più pesante per gli allenamenti (modello “Escape”), ottimo anche per le camminate in montagna. Naturalmente l'uso di uno o dell'altro modello è a discre-

zione dell'atleta, perché qualcuno può trovarsi bene a gareggiare con il modello più pesante. Poi un'altra mia richiesta molto importante è il grip del battistrada. Molte volte il piede appoggia su massi scivolosi, resi umidi o bagnati dalla pioggia o dall'umidità presente nei boschi e in montagna, e una caduta può compromettere una gara indipendentemente dalla posizione in cui ci si trova. E qui il risultato raggiunto è davvero ottimale, hanno entrambi i modelli una tenuta davvero eccellente. La scarpa possiede anche un'ottima reattività che favorisce un minor affaticamento della muscolatura delle gambe. Non che alla fine di una gara io non sia stanco, però sento i muscoli più sciolti, e tutto questo va a favorire una corsa più fluida e veloce. Facendo anche molte gare con dislivelli importanti in pochi km, non ho mai avuto problemi di vesciche, e le uso tranquillamente anche in allenamenti su strada dove di solito le scarpe da trail risultano non essere

comodissime. Avendole “messe in strada” assieme alla Garmont e senza sembrare di parte, consiglio di provarle valutando in base alle proprie esigenze quale dei due modelli scegliere. u

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MATERIALI...

I BASTONCINI:

MODA o EVOLUZIONE del TRAIL?

Testo di Maurizio >maudellevette< Scilla Foto © Akuna-Jean-Marie Gueye

N

elle salite ripide i bastoncini ottimizzano lo sforzo perché permettono una migliore ripartizione del lavoro muscolare senza aumentare la frequenza cardiaca. La sensazione di fatica sembra essere minore, i quadricipiti e i polpacci sono sollevati di una buona parte del loro lavoro usurante. Per contro, i muscoli delle braccia e delle spalle, come gli addominali e i dorsali, partecipano allo sforzo grazie alla trazione effettuata sui bastoncini. Ache i lombari lavorano, ma in una posizione più ergonomica, perché la curva del busto è minore. La corsa in salita diventa così uno sport veramente completo e favorisce uno sviluppo armonioso del corpo, realizzando una muscolatura naturale della schiena. I bastoncini danno anche una migliore stabilità e sono utili su terreni difficili per limitare gli infortuni e le cadute. Se la pendenza è inferiore al 20%, si

può correre piantando i bastoncini alternativamente ogni 3 appoggi più o meno all’altezza del piede opposto, in modo da appoggiarvisi sopra per avere la propulsione in avanti. Può sembrare complicato ma è un gesto molto naturale e facile da mettere in pratica dopo un breve tempo di adattamento. Se la pendenza è compresa fra il 20 e 35%, è preferibile camminare a grandi passi piantando i bastoncini alternativamente a ogni passo e leggermente davanti a sé, al fine di poter fare trazione e poi spingere su ogni bastone. Quando la pendenza supera il 35%, conviene piantare simultaneamente i bastoncini in avanti per usarli come trazione, riducendo l’ampiezza e aumentando la frequenza dei passi. Chiaramente le percentuali sono date a titolo indicativo, ognuno deve adattare la tecnica in base alla propria morfologia e alle sue capacità fisiche. In discesa sono utili per alleggerire il

lavoro dei quadricipiti, della schiena e della ginocchia, sono consigliati per la sicurezza, per avere più stabilità nei passaggi difficili evitando così numerose storte. Molto velocemente in discesa ci si abituerà a usarli come appoggio, alternandoli, ruotando un po’ come uno slalomista. Usandoli invece contemporaneamente e facendo leva su di essi, si possono facilmente saltare degli ostacoli, come ruscelli o pietre. Certamente le prime volte che si usano si rischia di essere più lenti del solito, quindi il consiglio è di usarli prima in allenamento, per arrivare il giorno della gara con una buona confidenza “con il mezzo”. I bastoncini si rivelano praticamente indispensabili nei km verticali e nei trail lunghi e con forti pendenze. N.B.: i bastoncini non sono autorizzati nelle gare approvate dalla F.I.D.A.L.u

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Bsì Ao no? STONCINI VOX FORUM...

Sondaggio:

CHI NON PUÒ FARNE A MENO IN SALITA E IN DISCESA E CHI LI OSTEGGIA PERCHÉ LI CONSIDERA "INNATURALI". SONO I BASTONCINI DA TREKKING, SEMPRE PIÙ USATI NELLE GARE TRAIL, SOPRATTUTTO NELLE ULTRA. MA SONO DAVVERO UTILI? E IN QUANTI LI UTILIZZANO? SUL FORUM DI WWW.SPIRITOTRAIL.IT CI SI CONFRONTA E…

di distinto il mercoledì 4 giugno 2008 16:24 Sì quando il chilometraggio supera i 30 km. Trovo che servano, scaricando non poco il peso dalle gambe alla parte superiore (ovviamente vanno allenate braccia e spalle). Utili anche in certi passaggi in discesa per puntellare ed evitare scivoloni (ma se fossi più bravo in discesa non ce ne sarebbe bisogno). .

di rox74 il mercoledì 4 giugno 2008, 17:04 I bastoncini li trovo molto utili nei trekking soprattutto quando ho in spalla lo zaino da alpinismo (non il semplice “camelbag” per intendersi) e sui tratti innevati. Ti danno maggior stabilità e ti alleggeriscono le gambe, soprattutto in discesa. Per il trail la mia intenzione è di farne a meno (se possibile) anche perchè trovo che in discesa siano più che altro di impiccio...

di lamberto il mercoledì 4 giugno 2008,17:49Ioliusosempre.Nelleultraperme sono indispensabili, scaricano tantissimo le gambe e quando sei alla frutta ti aiutano a non perdere l’equilibrio; se poi capita di dover attraversare qualche nevaio sono basilari per non rischiare ruzzoloni.

di Checo il mercoledì 4 giugno 2008, 8:09 Per un periodo abbastanza lungo li ho usati, e mi allenavo anche in privato. Poi ho smesso di frequentare i ristoranti cinesi.

usi i bastoncini nelle gare trail?

- sì, sempre [8%] - no, mai [32%] - solo su certi tipi di tracciato [60%] di GATTONE il mercoledì 4 giugno 2008,

18:19 Dopo che ho avuto due microfratture

all’ultima vertebra della schiena (6 mesi fermo), se la salita è dura e lunga non posso farne a meno per scaricare il carico dalla schiena.

di flavio il mercoledì 4 giugno 2008, 18:23 Ho corso diverse skyrace e alla luce della mia decennale esperienza i bastoni non sono solo utili, in salita sono addirittura necessari anche per mantenere una postura corretta ed evitare lombalgie.

di elisa il mercoledì 4 giugno 2008, 18:55 Bisogna saperli usare! Quante volte ho dovuto schivare quelli degli altri... per non parlare dei sorpassi in salita: chi usa i bastoncini riesce a metterteli sempre in mezzo ai piedi... mi correggo, chi li usa senza saperlo fare.

di alevul il giovedì 5 giugno 2008, 7:54 Premesso che al massimo sono arrivato a competizioni di 30 km, io non lì ho mai usati. Perchè? Non so, filosofia... correre è correre... con i bastoncini non si corre e allora non si usano..

di stefano cimbro il giovedì 5 giugno 2008, 10:50 Consiglio anch’io di impiegarli in trail medio-lunghi (oltre un’ecomaratona, per capirci), dove l’andatura impostata è più ridotta e il controllo dell’attrezzo risulta più agevole, sia in salita sia in discesa.

di Dario il giovedì 5 giugno 2008, 11:28 Personalmente li uso solo per medielunghe distanze (dai 40-50 km in poi) con dislivelli molto impegnativi; li trovo molto utili in salita, in discesa invece mi infastidiscono, quindi semplicemente li tengo in mano sollevati, impugnandoli nel mezzo: da qui la scelta di dotarmi di bastoncini leggeri,

sperando si rivelino anche sufficientemente resistenti.

di pollo il venerdì 6 giugno 2008, 16:30 Forti pendenze: bastoncini sì, pendenze dolci: bastoncini no, indipendentemente dalla lunghezza del percorso. In salita si va più veloci (o a parità di velocità si fa meno fatica), in discesa si salvano caviglie e ginocchia caricandole meno (anche se un po’ a scapito della velocità assoluta).

di gio62 il venerdì 6 giugno 2008, 23:10 I bastoncini sono come le mogli: se te li porti dietro, ROMPONO, se li lasci a casa, ti MANCANO!

di Ganassa il domenica 8 giugno 2008 21:48 Oggi ho fatto un lungo e ho provato i bastoncini: sono rimasto entusiasta, in salite ripide mi hanno aiutato e quando potevo correre mi hanno dato poco fastidio. In discesa li ho usati pochissimo, però su sentiero scivoloso sono utili.

di MUDANDA il lunedì 9 giugno 2008, 17:15 Se non sei un fuscello sotto i 70 kg direi che è meglio usarli: aiutano sia in salita sia in discesa. Sulle lunghe distanze poi diventano veramente un punto d’appoggio. Confermo che si devono saper usare, o meglio bisogna capire dove metterli per non dare fastidio. Meglio quindi non usarli la prima volta in gara.

di giovanni il mercoledì 11 giugno 2008, 15:22 In passato ho sostenuto che l’uso dei bastoncini è paragonabile al “doping tecnico”; ora che li ho usati ne sono ancora più convinto. Aiutano molto in salita, se non per andar più forte per fare meno fatica, e nelle gare lunghe con forti dislivelli secondo me sono molto utili. ▼ S P I R I T O T R AI L [ O T T OBRE] - 35


CURIOSITA’...

“IO C’ERO!”

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Piccole grandi imprese di veri piriti rail

A cura di Simone Brogioni

LA PRIMA IN CASENTINO Domenica 14 settembre, tra la Toscana e la Romagna, si è corsa la prima edizione del Trail delle Foreste Casentinesi. Le nubi basse hanno reso ancora più affascinanti i boschi nei quali si snodava il percorso di 18 km, spesso scivoloso a causa della pioggia caduta. Molti gli utenti di Spirito Trail presenti, tra i quali Cristina Murgia, vincitrice della classifica femminile. Un bravo quindi a Cris e agli organizzatori di questo trail nel quale si è respirata davvero una bella atmosfera di festa.

l’Ultra-Trail du Mont Blanc ha infatti lasciato il segno sia sul fisico sia nella testa di “Mudanda”, al quale sono arrivati in ogni caso i complimenti di tutti gli amici del forum. Il “grande slam” UTMB/Spartathlon è invece riuscito a Ulrich Gross e Daniele Cesconetto, finisher di entrambe le massacranti corse. A tutti i partecipanti vanno i nostri complimenti, anche solo per averci provato..

Foto © Flavio dal Bosco

FIOCCO VIOLA

NONOSOLOTRAIL: SPARTATHLON Gabriele “Mudanda” Bortolotto ha partecipato lo scorso 26 settembre alla celebre “Spartathlon”, ultramaratona di 246 km, alla quale ha però purtroppo dovuto dire addio dopo 107 km di corsa. Sulla chat di Spirito Trail, la moglie Sabrina e gli amici lo hanno seguito e incitato virtualmente in diretta fino al momento del suo ritiro, che non ha comunque appannato la sua grande impresa. “Le mie gambe erano rimaste a Chamonix e la mia testa a casa”, ha commentato Gabriele dopo il suo abbandono. Nonostante l’ottimo allenamento,

Proprio nel momento in cui migliaia di atleti partivano da Chamonix per compiere la grande impresa dell’Ultra-Trail du Mont Blanc, a 500 km di distanza nasceva Viola, figlia di Matteo >emme< Grassi. Un incontro casuale ma simpatico quello tra il “Gigante Bianco” e la piccola Viola, visto da qualcuno come un “segno”: è nata una ultratrailer?

SPIRITI LIBERI

L’ambiente delle competitive è diverso da quello cui sono abituato, e oggi mi ha accompagnato un’unica colonna sonora. Le sole parole che i concorrenti pronunciavano durante la corsa erano: “A quanto stiamo andando?“. Ed io mi guardavo il polso, ma nel GPS non ho impostata l’indicazione della velocità istantanea. Invece ho in evidenza quella dell’altezza sul livello del mare, che mi piace conoscere nelle uscite in montagna. Proporrò la beatificazione per chi si è inventato lo Spirito Trail. Giovanni56 --------------------Sabato ho comprato un nuovo paio di scarpe. Il negoziante: “A quanto corri?”. E io “A 6.30/ 7.00 km/h, ma anche 8/9 km/h!”. E lui: “Ah, sei agli inizi...”. E io: “No, sono uno spirito libero!” Francesco (dal forum di www.spiritotrail.it)

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PREVIEW... Alpi Marittime, al Monviso, al Monte Rosa e al Cervino.

A cura della redazione Foto © Organizzazione

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abato 25 ottobre 2008, nell’entroterra di Arenzano, si svolgerà la prima edizione del Gran Trail Rensen. Il tracciato percorrerà i sentieri che collegano la costa ai rilievi appenninici del Parco Naturale Regionale del Monte Beigua, la più vasta area protetta della Liguria, in un paesaggio davvero splendido. Le montagne, dai tratti aspri e alpini, paiono protendersi sul mare regalando ai partecipanti panorami mozzafiato. Dalle cime dell’Argentea (1086 m) e del Reixa (1183 m) lo sguardo spazia a 360 gradi dalla Corsica alle

La formula del Rensen prevede un percorso di 70 km (GTR 70), che per due volte raggiunge l’Alta Via dei Monti Liguri, con un dislivello complessivo di oltre 4.000 metri, e un tracciato più corto di 35 km (TR 35) con un dislivello di 1.600 metri. Per favorire la partecipazione di coloro che sono buoni camminatori, ma si avvicinano per la prima volta alla corsa in montagna, l’organizzazione ha previsto che il percorso corto (35 km) possa essere svolto in maniera non competitiva. Pur alla sua prima edizione, il percorso di GTR 70 è stato riconosciuto prova qualificativa dell’Ultra Trail du Mont Blanc 2009, con l’attribuzione di 2 punti, e del Cromagnon 2009.

catosi tra i primi alla Marathon des Sables del marzo scorso. Marco e Lorenzo, divenuti ormai grandi amici di Arenzano, hanno testato il percorso assieme agli organizzatori, rimanendone piacevolmente soddisfatti. u www.trailarenzano.com info@trailarenzano.com

Al trail arenzanese del 25 ottobre sono attesi due tra i migliori trailer italiani: Marco Olmo, vincitore per 2 volte consecutive dell’Ultra Trail du Mont Blanc, e Lorenzo Trincheri, classifi-

RENSEN GRAN TRAIL [Arenzano (GE)- Sabato 25 ottobre 2008]

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PREVIEW...

Trail del Monte di Portofino [16 novembre 2008]

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l primo podista che scoprirà sé stesso a contatto con la Natura lo farà domenica 16 novembre, in occasione del Trail “Sentieri di fraternità nel Parco del Monte di Portofino”, proprio perché il “Monte”, come lo si chiama in Liguria, è la Natura. Solo quest’area parco che si protende nell’azzurro del Mar Ligure consente di passare in un attimo dal verde profondo dei boschi (quasi si fosse in una pagina dell’Orlando Furioso), al fascino ancestrale, eterno, dei torrioni e delle rupi di conglomerato vicino allo sterrato dei sentieri, fino alle assolate scogliere a strapiombo vicine a Paradisi Naturali come la baia di San Fruttuoso, la Cala dell’Oro. La temperatura è mite in tutto l’anno e consente di allenarsi in condizioni ideali per una competizione trail “tra-il mare e i monti”… La novità di domenica 16 novembre sta proprio nella competizione su sentieri di montagna organizzata dalle società sportive Atletica Rapallo, Podisti Golfo Paradiso Recco e Ergus Genova, con il patrocinio del Comune di Santa Margherita e dell’Ente Parco Naturale Monte di Portofino,

Testo di Danilo Mazzone Foto © Organizzazione

e con la promozione dell’associazione AMU- Onlus (Associazione Azione Mondo Unito). Oltre a far passare una giornata indimenticabile a tutti i partecipanti, con questa manifestazione gli organizzatori vogliono contribuire a realizzare un mondo più unito, infatti il ricavato andrà tutto devoluto in beneficenza, attraverso A.M.U. per continuare il progetto sportivo a Fontem in Camerun, e localmente per aiutare i padri Emiliani di Rapallo che sostengono ragazzi disagiati di famiglie in difficoltà. Il ritrovo è fissato per domenica 16 novembre alle 7,30 in Piazza Martiri della Libertà a Santa Margherita Ligure. Alle 9 i partecipanti possono scegliere tre opzioni: “Ritorna la più bella” (22 km), camminata a passo libero; “Trail Monte di Portofino” (22 km, gara agonistica); “13a Marcia Arcobaleno”, di 4 o 12 chilometri (non competitiva). Informazioni e iscrizioni ai numeri 0185283412 o 339 5031569, oppure e-mail a info@marciarcobaleno.it sito www.marciarcobaleno.it u

TRAIL mare e i

Monti

S P I R I T O T R AI L [ O T T OBRE ] - 38


NOTIZIE FLASH... 12 OTTOBRE Trail dei 3 Comuni (Sv)

alimentari, DVD della gara, ecc.) e dal contesto in cui è inserita la manifestazione: la Fiera Nazionale del Tartufo Nero di Fragno; vale a dire, anche il palato avrà le sue soddisfazioni.

distanza: 65 km 3300 m D+ 45 km 2000m D+ 18 km 1000m D+ Organizzazione: A.S.D. Alba Docilia www.universalealbadocilia.net albadocilia@alice.it

19 OTTOBRE

percorso: tutte le partenze avverranno presso il Santuario della Pace ad Albisola Superiore, un “eremo” di pace, di inaspettata suggestione, che solo in occasione della manifestazione sarà aperto al pubblico. Nota comune alle prove di 45 e 65 Km è l’attraversamento di zone boscose diverse, dalla macchia mediterranea ai boschi prealpini e collinari (castagneti a profusione), fino a isole di aghifoglie e alle ampie faggete di tipo continentale che cominceranno ad assumere i colori tipici dell’autunno, quindi un mélange di verde e colori caldi della vegetazione in trasformazione. Ogni tanto, dopo qualche uscita su roccette e tratti aperti, ci si scopre in un mare “d’alberi” e a sud il blu, quello vero, del mar ligure. Entrambi i percorsi entrano nel Parco Naturale Regionale del Monte Beigua e seguono per alcuni chilometri la dorsale appenninica dell’Alta Via dei Monti Liguri. - punti forti: sommità mai impossibili (fino ai 1286 m del Beigua – 65 Km - e al Bric Sportiole sulla 45km – 862 m), ma comunque tali da spaziare su prospettive inconsuete a 360° gradi. I percorsi alternano salite a discese nel rispetto della natura morfologica ligure e salvo qualche breve tratto sono tutti corribili con un po’ di esperienza e adattamento. - i passaggi più spettacolari: la salita sul mammellone dei prati Ponzemola, uno dei pochi punti “aperti”; il tratto lungo il versante idrografico destro del torrente Sansobbia fino alla sorgente, con il costante rumoreggiare delle acque; l’attraversamento di un tratto di “marcite” dal fondo spugnoso; l’uscita sul bricco Genova, vero e proprio balcone naturale sul mare e a nord sulla dorsale appenninica. - che cosa attira di più il trailer: il livello medio del tracciato (spesso costituito dal recupero di vecchi camminamenti di carbonai e taglialegna ormai dimenticati) che, pur nel differente sviluppo chilometrico consente, tra uno strappo e l’altro, di “respirare”, letteralmente e figurativamente.

distanza: 42 km 1500 m D+ Organizzazione: Polisportiva La Bulletta www.ecomaratonadelchianti.it info@ecomaratonadelchianti.it

12 OTTOBRE Tartufo Trail Running Calestano (Pr)

distanza: 50 km 2500 m D+ 26 km 1350m D+ Organizzazione: UISP Parma Pro Loco Calestano www.tartufonerofragno.it segreteria@uispparma.it percorso: quasi totalmente su sterrato, piste e carraie, inserito nel verde dell’Alta Val Baganza, con paesaggi decisamente spettacolari. I tratti asfaltati sono pochissimi, solo per alcuni passaggi nei piccoli paesi attraversati. Molti i tratti nel sottobosco con numerose sorgenti di acqua purissima alle quali rifornirsi. - punti forti: il percorso attraversa diverse riserve, per cui capiterà sicuramente di incontrare daini, caprioli, volpi e tassi, oltre alla selvaggina più comune come lepri, fagiani e cinghiali. Con un po’ di fortuna si potrebbe intravedere anche l’aquila reale, dopo che una coppia ha nidificato e procreato nella zona. - i passaggi più spettacolari: decisamente spettacolare il passaggio sulla cima del Monte Sporno da dove si può godere della vista sull’intera Pianura Padana, sino alle Alpi; altro passaggio magnifico sul crinale da dove si gode da un lato la vista sulla Val Baganza e dall’altro lato la vista sulla Val Parma. - che cosa attira di più il trailer: oltre alla bellezza del percorso, il trailer dovrebbe essere attirato dalla modesta quota di iscrizione, da un ricco pacco gara (zainetto tecnico da 20 litri, prodotti

Ecomaratona del Chianti Castelnuovo Berardenga (Si)

percorso: collinare, senza particolari asperità. Fondo sterrato (strade bianche) per il 90% del percorso; il tratto più impegnativo è un chilometro e mezzo di salita tra Villa a Sesta e Campi, dove il fondo è sconnesso. - punti forti: bellissimo paesaggisticamente, adatto a tutti i podisti che abbiano 42 km sulle gambe. - i passaggi più spettacolari: il cippo di Montaperti, piccola piramide commemorativa della battaglia tra senesi e fiorentini; Montegiachi, la villa fortificata del XVII secolo; l’attraversamento di Villa a Sesta, una vera terrazza su Siena; Campi, il punto più alto del percorso con ampia vista;Villa Arceno, il rettilineo cipressato di un km. talmente bello da togliere il fiato. - che cosa attira di più il trailer: la semplicità del percorso e la sua bellezza.

19 OTTOBRE

Colma dove inizia la discesa finale. - punti forti: l’organizzazione si prodiga per portare avanti il vero “spirito trail”: amicizia, convivialità, amore e rispetto per la natura. - i passaggi più spettacolari: l’ampia veduta sulla Valle Cervo dalle Selle di Pratetto; la vista della catena delle montagne piemontesi (anche il Monviso) nel tratto che sale al Bocchetto Sessera, il percorso all’interno della Valsessera, valle selvaggia e natura 100%. - che cosa attira di più il trailer: la bellezza del percorso con i magnifici colori autunnali, il clima di festa che si crea il sabato sera e nel dopo gara.

2 NOVEMBRE Etna Skymarathon

Nicolosi (Ct)

distanza: 42 km 850 m D+ Organizzazione: Skytribe e Mandala Tour www.volcanotrail.it giuffrida71@hotmail.com percorso: partenza dal Grande Albergo dell’Etna (Nicolosi Etna Sud, 1720 m); il percorso segue un tracciato sterrato lungo la pista altomontana dell’Etna, solo i primi 2 km si sviluppano su asfalto. Il punto più elevato è il rifugio di Monte Palestra a 2020 m di altitudine. L’arrivo è previsto a Piano Provenzana, versante Nord dell’Etna, presso il rifugio Ragabo (quota 1320 m). - punti forti: un percorso unico tra colate di lava e boschi . - i passaggi più spettacolari: il versante Ovest del vulcano, il più selvaggio e meno antropizzato. - che cosa attira di più il trailer: il panorama e la sfida di correre sul vulcano attivo più alto d’Europa.

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Cormorultra Buia (Ud)

distanza: 67 km 100 m D+ /200m DOrganizzazione: Gruppo Marciatori Udinesi UOEI www.gmudinesi.it gmudinesiuoei@gmail.com percorso: primi 30 km su un larga strada sterrata (ippovia) ondulata ma senza salite rilevanti; il resto del percorso e’ piatto, asfalto inferiore al 10%, si corre lungo il torrente che attraversa Udine e che è centro di tante tradizioni e racconti popolari. - punti forti: è a disposizione un bus navetta per portare i podisti dall’arrivo alla partenza, previa prenotazione. - i passaggi più spettacolari: la gara segue il corso del torrente Cormor fino alla foce, con bellissimi scorci sulle colline moreniche e i castelli collinari. - che cosa attira di più il trailer: primo approccio ad una corsa lunga, senza le difficoltà di un dislivello impegnativo.

26 OTTOBRE Trail del Monte Casto Andorno Micca (Bi)

distanza: 42 km 1950m D+ 21km 900m D+ Organizzazione: G.S.A. Pollone www. mauscilla.it mauscilla@alice.it percorso: dal paese di Andorno Micca in Valle Cervo si inizia subito a salire nel sottobosco di betulle e in una belle pineta poi per raggiungere la croce del Monte Casto (1150m), dopo una breve discesa si ricomincia a salire in direzione dell’alpeggio di Carcheggio e del Bocchetto Sessera (1380m), si entra qui nell’alta Val Sessera, si scende all’alpe Scheggiola e al Campeggio Verde (1010m), dove si ricomincia a salire per ritornare al Bocchetto Sessera, si scende poi alla località Pratetto e tramite un lungo traverso passando da fraz. Trabbia, si raggiunge la fraz. Causso di Tavigliano; una breve discesa porta a Locato dove inizia l’ultima asperità della giornata, la salita alla caratteristica chiesetta degli Eremiti e alla località “il Quadretto”; un tratto misto conduce alla fraz.

"Io non getto i miei rifiuti" è una campagna promossa da Spirito Trail e rivolta a tutti i veri trailers, atleti e organizzatori, per tutelare l'ambiente e la natura. Troppo spesso durante le gare si vedono sul tracciato rifiuti lasciati dai partecipanti. Una maggiore sensibilizzazione servirà a far capire a tutti che le corse trail non possono prescindere da questa semplice regola: non si gettano rifiuti per terra! Aiutateci a diffondere questo messaggio con i vostri siti, i vostri blog, o semplicemente con il passaparola! Grazie. S P I R I T O T R AI L [ O T TOBRE] - 39


CALENDARIO OTTOBRE (data, nome, distanza/disl., luogo, riferimenti)

12 OTTOBRE – Trail Del Monte Artemisio 9.9Km - Monte Artemisio Velletri (RM) www.atleticaamatorivelletri.it 12 OTTOBRE – Trail dei tre comuni - 5, 11, 18km/1000m, 45km/2000m, 65km/3300m - Albisola Superiore (SV) - www.universalealbadocilia.net 19 OTTOBRE – Alba Fucens Archeo Trail 14Km Parco Archeologico di Alba Fucens (AQ) www.albafucens.it – www.krakatoasport.com 19 OTTOBRE – Ecomaratona del Chianti - 42Km/1500m - Castelnuovo Berardenga (SI) - www.ecomaratonadelchianti.it 19 OTTOBRE - Mediterranean Super Marathon – 50 km su strada – Palermo (PA) - www.palermosupermarathon.com 25 OTTOBRE – Gran Tral Rensen – 70km, 35km/4000m, 1600m – Arenzano (GE) - www.trailarenzano.com 26 OTTOBRE – Lafuma Trail Monte Casto - 42km, 21km/2000m, 900m - Andorno Micca (BI) - www.mauscilla.it www.gsapollone.it 26 OTTOBRE – Edizione Marronando km 6, 12 - Combai (TV) - 0438.970970 26 OTTOBRE - Tributo a Dorando Pietri – 50 km su strada, anello di 5000 metri – Sanremo (IM) - www.sanremorunners.it 26 OTTOBRE - Sentiero la scàlèta – 10km - Località Magno di Gardone V.T. (BS) - www.promosportvallibresciane.it

NOVEMBRE (data, nome, distanza/disl., luogo, riferimenti)

02 NOVEMBRE - Etna Skymarathon - 42km/2000m - Nicolosi (Ct) - www.volcanotrail.it 08 NOVEMBRE - 100 km degli Etruschi – Tuscania/Tarquinia (VT) - 100 km su strada - www.italiamarathonclub.it 16 NOVEMBRE - Panoramica della Salute km 6, 12 - Loc. Costa di Vittorio V.to (TV) - 0438.551076 16 NOVEMBRE - Trail del Monte di Portofino - km. 24 - Santa Margherita Ligure (Ge) - www.marciarcobaleno.it - info@marciarcobaleno.it

DICEMBRE (data, nome, distanza/disl., luogo, riferimenti) 08 DICEMBRE - Marcia dell’Immacolata km 6, 12 – Solighetto (TV) - 043 883143 14 DICEMBRE - Skyrunning Valli di Lanzo - Lanzo (TO) - 338 2662405 14 DICEMBRE - 1° edizione Trail dei due laghi - Anguillara Sabazia (RM) - 19 Km ca in autosuff icienza - www.asrc.it - 349.6386348

NOTE:

- questo calendario non contempla le corse in montagna Fidal, per le quali si rimanda al calendario pubblicato su www.fidal.it

- il calendario è stato redatto sulla base dei calendari pubblicati da: www.trailrunningitalia.it www.fsa-sky.org/ita www.fiaspitalia.it/manifestazioni.htm www.iutaitalia.it/calendari.htm - le corse non appartenenti a questi calendari sono state inserite sulla base di conoscenze o segnalazioni

- un ringraziamento particolare a Maurizio Scilla, al cui sito www. mauscilla.it si rimanda per il calendario dei trail francesi e svizzeri - il calendario sarà aggiornato mensilmente, aggiungendo ulteriori informazioni o correggendo eventuali errori - per segnalare nuove gare o eventuali inesattezze scriveteci a redazione@spiritotrail.it. Grazie!

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