Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma I.P. A CURA DELL’UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO E DI SPORTNETWORK
ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL
Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano
Attualità Geopolitica Compromesso al ribasso L’integrazione per il reato di tortura tra UE e Balcani > A PAGINA IV
MARTEDÌ 18 LUGLIO 2017 www.corrieredellosport.it
Il ricordo L’esempio “europeo” di Simone Veil > A PAGINA XI
> A PAGINA VII
VALERIA GRACI
IL PUNTO
> A PAGINA II
L’Italia riparte?
I
Per tutta la stagione sarà su Rai 1 al timone di “Quelle brave ragazze” all’interno dello storico contenitore Unomattina
l Pil cresce in UE e meno in Italia, in molti casi al di là delle aspettative. Ma non è sufficiente, soprattutto nel nostro Paese. Sono necessari maggiori investimenti pubblici e privati, più innovazione, una formazione mirata, management capaci di governare le aziende. Considerarla ripresa risolutiva è certamente azzardato, ma è innegabile che, dopo tanti anni di crisi, l’economia europea e di conseguenza quella italiana, si siano rianimate. I primi segnali sono arrivati alla fine del 2015, per poi proseguire nel 2016 e intensificarsi nei primi mesi del 2017, tanto che per l’anno in corso le ultime previsioni del Fondo monetario internazionale - viste in notevole rialzo rispetto al precedente +0,8% - indicano per l’Italia un incremento del Pil pari al +1,3%, confermato dalle previsioni del Centro studi di Confindustria che si attestano allo stesso livello, di Bankitalia dell’1,4% e dell’agenzia di rating Standard e Poor, che si è espressa per un +1,2%, mentre il governo parlava di un più modesto 1%.
LA MIA ESTATE
Prof. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano SEGUE A PAGINA III
UNICUSANO TERNANA
In ritiro a Norcia per favorire la ripresa > A PAGINA XIV-XV
STEFANO PRINCIPI
CULTURA
II UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
LA “SQUADRA” IN ROSA
A “STRISCIA LA NOTIZIA”
Insieme a un trio tutto femminile
Appuntamento a settembre
Valeria Graci è al timone di “Quelle brave ragazze”, spin-off di Unomattina Estate, alle ore 10 su Rai 1, insieme a Veronica Maya, Mariolina Simone e Arianna Ciampoli.
A settembre la Graci sarà ancora tra i protagonisti di “Striscia la Notizia”, dove tra i vari personaggi tornerà a vestire i panni della mamma del sindaco di Roma Virginia Raggi.
MARTEDÌ 18 LUGLIO 2017
VALERIA GRACI PER ME UN’ESTATE DA BRAVA RAGAZZA Per la stagione sarà al timone di Unomattina su Rai 1: «All’inizio è stata una sperimentazione, ora vorrei non finisse mai più»
Valeria Graci nasce a Milano nel 1980. A 18 anni si iscrive all’Accademia dello Spettacolo di Milano, diretta da Luca D’Amico, e da quella “stazione” è partito un treno carico di sogni che non si è più fermato. Un fiume in piena, la simpaticissima Valeria che, dopo i successi a “Zelig”, “Colorado”, “Made in Sud” e “Striscia”, in questi giorni è in Rai con la trasmissione “Quelle brave ragazze”, in onda per tutta l’estate alle 10 di mattina su Rai 1. È questa l’occasione per scambiare due chiacchiere con lei. Valeria, sei stata catapultata nello storico contenitore di Unomattina. Una bella responsabilità. Te la senti addosso oppure il tuo carattere solare, ottimista e positivo ti permette di affrontare tutto questo con leggerezza? «La leggerezza non ha mai fatto parte di me. Sono una che, purtroppo, si prende molto sul serio. “Quelle brave ragazze” era iniziato con un grande punto inter-
«Adoro il mio lavoro e non potrei farne a meno ma niente supera il sorriso di mio figlio» rogativo, era un terreno tutto da sperimentare. Una scommessa. Dopo un avvio difficile e qualche critica anche un po’ troppo cattiva, ora lo sai che mi ci sto affezionando? Siamo una bella squadra, l’intesa cresce di giorno in giorno così come gli ascolti, tanto che vorrei che questo programma non finisse mai!». Nella trasmissione sei conduttrice insieme a Veronica Maya, Mariolina Simone e Arianna Ciampoli: come ti trovi con loro? «Temevo molto Veronica Maya, perché me l’avevano
Valeria Graci ha conquistato il grande pubblico con le partecipazioni a “Zelig” e “Colorado” AZZURRA PRIMAVERA
Valeria Graci, 36 anni AZZURRA PRIMAVERA
descritta in un certo modo. Invece è dolcissima, con lei mi faccio un sacco di risate, la prendo in giro e lei fa altrettanto con me. Mariolina la sto iniziando ora a conoscere meglio, si è un po’ sciolta. Sai, all’inizio tutte noi eravamo come paralizzate, è normale vista la novità. Arianna era l’unica che conoscevo, perché ero stata sua ospite in un programma». Hai ottenuto grande successo grazie alla partecipazione in trasmissioni come “Zelig” e “Colorado”. Ora si tratta forse di fare una cosa un po’ diversa: ti senti a tuo agio in questa nuova veste? «Preciso innanzitutto che io sono un’intrattenitrice e non una conduttrice nel senso classico del termine. Quindi non posso non mettere in campo l’ironia, la verve, la simpatia che fa parte del mio personaggio. Detto questo, credo che 17 anni di professione mi abbiano fat-
to riconoscere quando c’è da scherzare di meno ed essere più serie». In questo senso, la partecipazione a “Striscia la Notizia” non pensi che ti abbia aiutato? Lì sei stata inviata e co-conduttrice. «Certo. “Striscia” ha proprio cambiato la mia vita. Mi ha dato una forza incredibile, un’autostima immensa. E tutto questo lo devo a quel “geniaccio” di Antonio Ricci. Lui è come uno zio per me, mi dà tanti consigli». Aspirante Miss Italia, comica, attrice, conduttrice: qual è il ruolo che ti piace di più? «Ti sei dimenticato il ruolo di Peppa Pig! Scherzi a parte, diciamo che il mio lavoro mi porta a fare tante cose. E mi piacciono tutte. Diciamo che adoro fare cinema e fiction». La tua semplicità è molto apprezzata dalla gen-
te. Sembri una persona vera, che si presenta davanti alle telecamere così come realmente è nella vita. È anche questo il motivo del tuo successo? «Mi fa piacere che questo si veda. Io credo che la vita, ti salva. Quando hai finito di lavorare, se le cose sono andate un po’ così, il sorriso di tuo figlio è una cosa che ti rimette al mondo. Anche se io adoro il mio lavoro e non riuscirei a starne senza». Tuoi progetti per il futuro? Ci puoi svelare qualcosa? «Intanto continuerò con “Quelle brave ragazze” per tutta l’estate, poi spero che il programma troverà una collocazione e che possa continuare. Mi ci sono davvero affezionata. Poi vi do appuntamento a “Striscia la Notizia” a settembre, dove, tra le altre cose, sarò la mamma del sindaco di Roma Virginia Raggi. Ne vedrete delle belle!». © COPYRIGHT UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO
Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: gianluca.fabi@ unicusano.it
CULTURA
MARTEDÌ 18 LUGLIO 2017
UNICUSANO FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
IL RITMO DISCONTINUO DELLA NOSTRA RIPRESA Secondo le previsioni del Fmi il Pil subirà ancora altri rallentamenti nel 2018 e nel 2019 Alla creazione di adeguate condizioni di contesto ha significativamente contribuito il favorevole quadro internazionale originato da vari fattori, tra i quali: la crescita costante dell’economia Usa nonostante l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca e le idee manifestate in campagna elettorale parzialmente realizzate, tra cui le continue minacce di protezionismo; la stabilizzazione del prezzo del petrolio attorno ai 45-50 dollari al barile; la composta reazione dell’Europa alla Brexit; le manovre di politica monetaria della BCE culminate nel prolungamento per tutto il 2017 del Quantitative easing; l’esito incoraggiante per l’Unione europea delle elezioni politiche in Francia e Olanda. La situazione - nel complesso incoraggiante - ha determinato negli ultimi mesi record continui nei mercati finanziari americani, un generalizzato miglioramento negli altri, con Piazza Affari che da inizio anno a oggi è cre-
sciuta più del 10%, un ottimo risultato. I SETTORI FORTI. Nell’ambi-
to della produttività nazionale, sicuramente il settore dei servizi e manifatturiero - specie quello che produce beni destinati all’export - ci stanno dando una grossa mano. Le nostre aziende manifatturiere sono conosciute e apprezzate in tutto il mondo per la qualità dei loro prodotti. Un elemento che le ha sempre contraddistinte e che deve continuare a farlo. Esistono comparti che andrebbero rilanciati o potenziati perché costituiscono il dna del nostro Paese, come l’agricoltura e il turismo. Per farlo è però necessario procedere con determinazione, realizzare ingenti investimenti pubblici e privati - soprattutto al Sud
- e porre in essere un serio piano di sviluppo di lungo periodo. È da ricordare, a questo proposito, che, secondo l’Enit, solo il 15% dei turisti che visitano l’Italia si dirige verso zone al sud di Roma. Questo dato obbliga a riflettere sul fatto che il nostro Paese non utilizza in modo adeguato le risorse naturali e artistiche che lo caratterizzano. LA RICERCA. Innovare è l’im-
perativo d’obbligo, effettuare investimenti in ricerca e sviluppo costituisce risorsa vitale. Solo le imprese che si muoveranno in questa direzione saranno in grado di competere sui mercati internazionali. Il più agevole acces-
so al credito che è in atto nel nostro Paese - nonostante non sia un periodo semplice per alcuni istituti di credito in crisi e altri alle prese con il complesso percorso di rafforzamento patrimoniale e di gestione dei crediti deteriorati - risulta fattore determinante
Il prodotto interno lordo dovrebbe tornare a viaggiare intorno al +1,1% secondo le stime e deve intensificarsi, sperando che la tendenza al graduale e necessario rialzo dei tassi non costituisca elemento frenante per le imprese. GLI ATENEI. Fondamentale è anche il rapporto con le Università, soprattutto sul fronte della ricerca. L’orientamento delle imprese verso un’innovazione di prodotto non più legata solo all’acquisizione di nuove tecnologie, ma a elaborazioni progettuali, prove di laboratorio, ricerca di nuovi materiali, componenti e competenze, individuazione di partnership tecnologiche a livello sia regionale sia internazionale, è sempre più necessario. Non è più suf-
ficiente affidarsi alle conoscenze specialistiche direttamente sviluppate dagli imprenditori sul campo, ma è necessario strutturare nuove forme di relazioni per consentire l’accesso - in particolare alle PMI - anche a fonti di conoscenza avanzate come quelle che possono derivare dalle attività di ricerca svolta nelle università. Il rapporto tra queste ultime e le imprese diventa determinante anche per comprendere quale direzione debba prendere la formazione per rispondere meglio alle esigenze delle imprese. SFIDE. Per restare compe-
titive su mercati turbolenti come quelli attuali, le nostre imprese stanno affrontando e dovranno affrontare con intensità sempre maggiore sfide difficili, come l’internazionalizzazione e la già richiamata innovazione. Per fare questo ci vogliono le giuste professionalità, ovvero manager preparati e aggiornati. Il modo di lavorare nelle aziende ha subito forti e veloci cambiamenti negli ultimi anni e i manager hanno il dovere di colmare le
loro lacune, soprattutto in materia digitale. Esistono però molti fattori di rischio che ancora ostacolano la ripresa. Innanzitutto - come osservato nel World Economic Outlook - nelle economie dell’eurozona, le scarse performance economiche insieme alle debolezze del settore finanziario, potrebbero deprimere la domanda e di conseguenza l’offerta; il Paese europeo più vulnerabile in questo senso è l’Italia seguita dalla Francia. Poi bisogna considerare il rischio che una Brexit dura o caotica possa arrecare un danno sostanziale all’economia del Regno Unito, con ricadute preoccupanti anche per l’Unione europea. L’incognita maggiore ha origine dal seguente interrogativo: le decisioni governative saranno in grado di garantire il sostegno necessario all’economia? In sostanza, stiamo vivendo una ragionevole ripresa ciclica, ma per trasformarla in qualcosa di durevole i politici devono sostenere l’investi-
mento pubblico e privato, il progresso nell’innovazione, il mantenimento di economie aperte e competitive, ridurre la regolamentazione a volte eccessiva e ridondante Tutto ciò nella direzione di vantaggi originati dalla crescita più condivisi e di un maggiore impegno nell’attenuazione delle disuguaglianze. PREVISIONI. La ripresa durerà ma è difficile dire se e quanto si intensificherà. In base alle previsioni del Fondo Monetario Internazionale, infatti, l’economia italiana subirà nel 2018 e nel 2019 un altro rallentamento del Pil che tornerà a viaggiare attorno all’1,1%. Speriamo che questi dati possano essere rivisti al rialzo.
Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università degli Studi Niccolò Cusano
IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
CULTURA
MARTEDÌ 18 LUGLIO 2017
UNA LEGGE CONTRO LA TORTURA? Il lungo percorso legislativo per la sua introduzione si è concluso. Ecco cosa prevede l’articolo 613 bis Nei giorni scorsi il Senato della Repubblica ha concluso l’iter legislativo per l’introduzione del reato di tortura nel nostro codice penale. Si è trattato di un lungo percorso e di anni di inadempienza rispetto alla Convezione delle Nazioni Unite del 1984, che prescriveva agli Stati firmatari (e l’Italia lo è) di introdurre nel loro sistema giuridico un reato specifico di tortura. Cosa che per esempio hanno fatto gli Stati Uniti già d tempo, introduzione che ha creato non pochi problemi e grattacapi ai sostenitori della legalizzazione della tortura all’interno dell’amministrazione di Bush figlio. Ma l’Italia beatamente per ben trentatré anni disattendeva i suoi obblighi di diritto internazionale, e purtroppo più di un caso di tortura è stato registrato dalla cronaca in questi tre decenni, per non parlare di quelli abbastanza diffusi verificatisi tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta, nel periodo convulso della contestazione studentesca e operaia e dei cosiddetti anni di piombo (abbiamo appreso dopo quasi quarant’anni che c’era un funzionario di polizia specializzato nel torturare detenuti, cui si dava l’affettuoso soprannome di Dottor Tormento). Senza ovviamente poter dimenticare gli episodi di bestiale sadismo a opera delle nostre forze di polizia verificatisi a Genova nel luglio del 2001 nella caserma di Bolzaneto ed alla Scuola Diaz. 613 BIS E TER. Abbiamo dunque un nuovo reato nel nostro codice penale, il 613 bis, accompagnato da un 613 ter. Per quanto questi due articoli sembrino colmare un’evidente lacuna, il testo approvato dal senato è tutt’altro che soddisfacente. Innanzitutto il reato di tortura è per certi versi banalizzata, giacché lo si rende una condotta criminosa tipicamente tra privati. La tortura qui non è quella che si dà specificamente tra un funzionario dello Stato, un pubblico ufficiale, e un privato cittadino, laddove il torturatore è il primo e il secondo è il torturato. La tortura così viene annacquata e diffusa. Non è più “ragione di Stato”, o “cosa dello
sul corpo di un recluso, per quanto intensa, non sarebbe così tortura. Ce ne vorrebbero delle altre. Ma quante? Due? Tre? Possiamo ben immaginarci l’oscenità di un simile dibattito condotto in un processo dinanzi al giudice. A onor del vero, va detto che la legge equipara alla commissione dei più atti in questione la condotta che comporti «un trattamento inumano e degradante per la persona». Ma l’ambiguità rimane. E poi il pregiudizio psichico, «verificabile trauma psichico», causato dalla tortura dovrà essere provato in giudizio da chi se ne lamenta. L’onere della prova ricade sul torturato.
Stato”. È cosa di tutti. Tutti ne sono capaci, e possono esserne responsabili. Il poliziotto o il funzionario dello Stato non è così visto come tipicamente il soggetto di quel reato. Non lo si considera un attore a rischio. Se ne salva, per così dire, l’onore. L’eventualità che il torturatore sia anche un funzionario pubblico è semmai concepita come un’aggravante. Mentre l’istigazione a commettere tortura è oggetto del 613 ter. Sembra mancare la previsione del delitto di minaccia di tortura. Dimenticanza non di poco conto, se solo si ricorda che nei sistemi di antico regime che usavano copiosamente la tortura, l’at-
to con cui questa si faceva iniziare era la minaccia ella tortura accompagnata dalla esibizione egli strumenti, degli arnesi terribili che sarebbero stati impiegati nell’esercizio dell’attività del tormento.
Il tabellone con il risultato della votazione che dà il sì definitivo dell’Aula della Camera al disegno di legge che introduce nell’ordinamento italiano il reato di tortura
LIBERTÀ MORALE. A questa banalizzazione della tortura contribuisce anche la collocazione del reato nell’architettura del sistema del codice penale. La tortura, 613 bis, è una sorta di specificazione del reato previsto dal 613, «stato di incapacità procurato mediante violenza», che è tipicamente quello che si commette ipnotiz-
zando o narcotizzando o ubriacando ponendolo in stato d’incapacità d’intendere e di volere. Si tratta di un reato contro la libertà morale del soggetto. Si assottiglia così l’elemento di crudeltà, la violenza materiale, che è normale nel fatto della tortura, che è invero costitutiva di questa. Ma vi è un’altra strategia usata da questa nuova legge per banalizzare la tortura. La tortura, secondo il 613 bis, sembra doversi comporre di più atti, «se il fatto è commesso con più condotte». Un solo atto di violenza non sarebbe capace di dare luogo alla fattispecie di tortura. Per esempio, una sola scarica elettrica
LA COSTITUZIONE. Siamo insomma qui dinanzi a una delle strategie tipiche adottate in questi ultimi anni per legalizzare la tortura, quella della ridefinizione. Si ridefinisce la fattispecie in modo da tenerla la meno plausibile e la meno frequente possibile. Si dirà per esempio, come hanno fatto gli avvocati dell’Amministrazione Bush Junior, che il pregiudizio fisico provocato della tortura debba essere equivalente alla cessazione di funzionamento d’un organo vitale. Se questo non si dà, con l’imminente pericolo di vita che l’accompagna, non si potrà parlare di tortura. Secondo la nuova legge restano poi fuori dall’area della unibilità «le sofferenze risultanti unicamente dall’esecuzione di legittime misure privative o limitative di diritti», che pare un mettere le mani avanti rispetto alla possibile brutalità degli atti di repressione o di detenzione, brutalità che potrebbe allora sembrare legittimata, se non addirittura incoraggiata. Tutto ciò in violazione del dettato costituzionale, segnatamente dell’articolo 13 terzo comma della Costituzione repubblicana che recita: «È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà». Significativamente, la sola disposizione della costituzione che prevede una specifica punizione.
Prof. Massimo La Torre Università della Magna Graecia
CULTURA
MARTEDÌ 18 LUGLIO 2017
UNICUSANO FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
1947, L’ANNO DI SVOLTA DELLA POLITICA ITALIANA
Settant’anni fa si susseguirono una serie di avvenimenti che decisero il destino del Paese: dalle scelte durante la Guerra Fredda al viaggio di De Gasperi negli Usa fino alla Costituzione Il 1947 fu un anno di svolta su più fronti per l’Italia, soprattutto per la scelta di campo in regime di guerra fredda. Queste le tappe principali, vissute 70 anni fa: gennaio 1947, il viaggio di De Gasperi negli Stati Uniti; nel marzo dello stesso anno l’annuncio della dottrina Truman; a maggio l’uscita delle sinistre dal governo De Gaspe-
Il professor Berardi di Unicusano è intervenuto sul tema a Radio Cusano Campus ri; a giugno l’allora Segretario di Stato americano George Marshall annuncia il Piano Marshall (che verrà approvato solo nel 1948). Senza dimenticare che al di là di tutto questo, il 22 dicembre 1947 venne approvata la Costituzione della Repubblica Italiana, poi promulgata il 27 dicembre dal Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola, ed entrata in vigore il primo gennaio 1948. I fatti del ‘47 sono stati approfonditi a Radio Cusano Campus in una recente puntata di “La Storia Oscura”, trasmissione curata e condotta da Fabio Camillacci. Tra gli ospiti, anche il professor Silvio Berardi, professore associato di Storia Contemporanea e di Storia e Istituzioni
delle Americhe all’Università Niccolò Cusano. LA SVOLTA. «Il 1947 è l’anno di svolta – ha confermato il professor Berardi - De Gasperi infatti si reca negli Usa e l’Italia viene inserita nel blocco occidentale, diventando uno dei Paesi destinatari degli aiuti americani del piano Marshall. Una scelta di campo confermata definitivamente dalle prime elezioni politiche italiane: quelle del 18 aprile 1948, in cui la grande vittoria della Democrazia Cristiana sancisce e conferma in qualche modo quelle che erano state le scelte poste in essere proprio nel 1947». I GOVERNI DE GASPERI. Alci-
de De Gasperi guidò ben otto governi, dal 1945 al 1953. I primi due furono governi di unità nazionale, cioè composti dalle forze politiche del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale dal nazi-fascismo), socialisti e comunisti com-
è il 27 dicembre 1947: De Nicola, De Gasperi e Terracini firmano la Costituzione Italiana
presi. Il primo governo De Gasperi in carica dal 10 dicembre 1945 al 10 luglio del 1946, fu l’ultimo esecutivo del Regno d’Italia. Mentre, il secondo governo De Gasperi, in carica dal 10 luglio 1946 al 28 gennaio 1947, fu il primo governo della neonata Repubblica italiana. Il terzo governo De Gasperi, in carica dal 2 febbraio al
RaccontaRe la stoRia peR capiRe l’attualità La “Storia Oscura” in onda dal lunedi al venerdi dalle 13.00 alle 15.00 di Fabio Camillacci. Un programma nato per raccontare, analizzare e approfondire i fatti del passato: dalle origini ai giorni nostri. Obiettivo: far luce su fatti ed eventi storici avvolti nel mistero. D’altronde, la ricerca della verità è sempre stato il desiderio principale di Niccolò Cusano.
31 maggio del 1947, invece, fu l’ultimo con il Pci di Palmiro Togliatti e il Psiup di Pietro Nenni. Durate brevi, dunque, per i primi governi del secondo dopoguerra, a conferma che l’instabilità politica del nostro Paese parte da lontano, arrivando fino a oggi, dopo aver caratterizzato la storia della Repubblica nata col referendum del 2 giugno 1946. INCERTEZZA. Su questo
aspetto lo storico dell’Unicusano ha spiegato: «Diciamo che fino al 1948 questa instabilità politica poteva anche essere legittimata da un sistema nel quale ancora si dovevano comprendere le alleanze e soprattutto restava la grande incertezza sulla scelta
di campo da fare. Il problema è che questa instabilità politica di fatto in Italia c’è sempre stata, anche dal 18 aprile 1948 in poi, durante gli anni del centrismo degasperiano. Questo perché sono instabili le stesse maggioranze parlamentari nate a sostegno dei vari governi. Ovviamente, a maggioranze parlamentari instabili, corrispondono di conseguenza esecutivi instabili: con partiti che entrano e partiti che escono. Certo, il perno centrale rappresentato dalla Dc regge ma le alleanze che si alternano e che la stessa Democrazia Cristiana guida, cambiano di volta in volta». IL FRONTE POPOLARE. Il
quarto governo De Gaspe-
ri, in carica dal primo giugno del 1947 al 12 maggio del 1948 fu il primo senza socialisti e comunisti: «È il famoso sbarco di Psiup e Pci dal governo De Gasperi – ha ricordato il professor Berardi - inevitabile a quel punto, quando ormai si comprendono perfettamente le direttive dell’Urss di Stalin. Non dimentichiamo, infatti, che il Pci è strettamente connesso a Mosca e quindi chiamato a seguire gli ordini impartiti dal dittatore sovietico. Pertanto, è evidente che il Partito Comunista Italiano si pone all’opposizione, in attesa di giocare le sue carte nelle elezioni politiche del 1948. Comunisti e socialisti si presentano insieme nel famoso Fronte Popolare, rappresentato dall’effigie di Giuseppe Garibaldi, rimediando una sonora sconfitta a opera della Dc. È una scelta di campo anche quella del Pci di Togliatti, nel senso che i comunisti scelgono di non collaborare più col governo De Gasperi, che ormai si lega mani e piedi alla politica estera di Washington e quindi sceglie di militare nel blocco occidentale. La linea della sinistra, e nello specifico del Pci, è pertanto quella di andare all’opposizione sperando in buoni risultati nella consultazione elettorale del 1948. Risultati che verranno disattesi».
LA COSTITUZIONE. Ma il 1947
- come detto - fu anche l’anno in cui l’Assemblea Costituente approvò la Costituzione: «Ovviamente – ha precisato il professore dell’Università Niccolò Cusano - proprio la nascita della nostra Costituzione è figlia di un compromesso tra le forze cattoliche e quelle comuniste e socialiste. Perché i partiti dominanti nella Costituente sono la DC, il PCIe il Psiup. Sono le forze che hanno un ruolo preponderante nella stesura della Costituzione. Quello che manca, o per meglio dire quello che comunque c’è ma in forma evidentemente marginale, è il contributo delle forze laiche, ovvero liberali, repubblicani, il Partito d’Azione e altri. È evidente che il loro peso anche all’interno dei lavori della Costituente c’è ma in modo marginale. Comunisti e socialisti, invece, nonostante la loro uscita dal governo De Gasperi, continuano a lavorare con una forma di forte cooperazione alla stesura della Costituzione, dimostrando grande senso di responsabilità. Pertanto un testo costituzionale che vede una partecipazione anche significativa in molti dei punti dei singoli articoli delle forze comuniste e socialiste». Dal 1947 al 2017: a dicembre la Costituzione della Repubblica Italiana festeggerà i suoi primi 70 anni. © Copyright Università niCColò CUsano
CULTURA
MARTEDÌ 18 LUGLIO 2017
Dei Balcani quasi non si parla più nei mass media, ma dopo le guerre degli anni Novanta la stabilità è ancora lontana in un’area segnata ancora da odi etnici e da fragile strutture nazionali, alcune delle quali ancora nella condizione di sorvegliati speciali della comunità internazionale. Se ne è discusso il 12 luglio a Trieste, da sempre una cerniera tra le due Europe, tra i ministri degli esteri del “Processo di Berlino” - Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania e Austria – e dei Balcani occidentali, definizione attuale di quella che fu la Jugoslavia: Serbia, Montenegro, Bosnia Erzegovina, Kosovo e Macedonia, più l’Albania. Incontro con le significative presenze della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, della Banca europea per gli investimenti, dell’Alto rappresentante per la politica estera e di difesa dell’Unione Europea e di vari think tank di esperti europei. Il tutto finalizzato a chiarire se e quando il processo di integrazione nella UE potrà avvenire, processo ancora lungo e segnato dal timore che con esso possa verificarsi un allargamento della instabilità europea.
UNICUSANO FOCUS VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
BALCANI, L’EUROPA NON PUÒ ASPETTARE
L’area geografica è ancora lontana dalla stabilità. Nei giorni scorsi a Trieste si è tenuto un summit internazionale per farla “avvicinare” all’Unione GLI INTERVENTI. Missioni europee negli ultimi anni non ne sono mancate, a partire dall’Eulex in Kosovo per il rafforzamento del diritto, dall’Eufor e dall’Eupm per il mantenimento della pace e l’addestramento delle forze di polizia. Missioni tuttora non facili ma che dimostrano almeno una costante attenzione da parte dell’Europa. Creare una polizia moderna ed efficiente con una formazione di livello europeo è fondamentale, ma
non basta per combattere una corruzione ancora molto diffusa, elezioni sempre contestate, traffici illeciti e una forte criminalità organizzata. E poi, naturalmente, il terrorismo internazionale, le ramificazioni incontrollabili dello Stato islamico, i numerosi foreign fighter, le stesse tendenze all’autoritarismo di alcuni governi della regione, i rischi recenti dei flussi migratori. Senza contare le vasta disoccupazione che ostacola qualsiasi progetto di decollo economico. Gli odi etnici, in particolare tra serbi e albanesi, covano sotto la cenere, e non sembra avere alternative per ora l’attuale protettorato internazionale.
li al fine di contrastare le violazioni delle libertà democratiche in qualsiasi settore della società. Lo stesso Processo di Berlino, del resto, ha attivato TUTELA DELLA LIbERTà. L’incon- dal 2015 una sede, il “Forum tro di Trieste non dovrà tuttavia della società civile”, in grado di risolversi in una agevolare conratifica dell’esifronto e propostente. L’azione In Friuli hanno ste concrete proeuropea deve partecipato 13 capi venienti dalla sofare un salto di di Stato o di governo cietà. Ma le istiqualità, a partire tuzioni europee dalla tutela della con i rispettivi devono passare libertà e del plu- ministri degli Esteri ormai dal semralismo dei mass plice ascolto di media locali e dalla mobilita- istanze e proteste dei cittadini zione delle parti sociali loca- a interventi forti per il rafforza-
mento di quelle fragili democrazie. Il problema chiave è ora quello di un approccio univoco tra governi, organismi dell’UE e istituti finanziari internazionali per avviare non solo investimenti nelle infrastrutture, aumentare la credibilità delle istituzioni europee e garantire possibilità di sviluppo con le risorse locali, ma anche per garantire alla UE il ruolo di protagonista in tutto questo. Altri attori fori sono pronti a intervenire in caso di vuoto europeo.
Giuliano Caroli Docente Unicusano
AccEssIbILITà Il Summit per i Balcani, fortemente voluto da Angela Merkel
Un’etichetta in Braille per i vini delle Marche Un’etichetta parlante in Braille ad alta accessibilità per i vini in anfora. È questo il progetto nato dalla collaborazione tra la cantina Castrum Morisci di Moresco e la sezione interprovinciale di Ascoli Piceno e Fermo dell’UIC (Unione italiana ciechi e ipovedenti) presentato nei giorni scorsi a Fermo all’interno delle cisterne romane. Un’etichetta parlante che, grazie a indicazioni in braille - il sistema di scrittura e lettura a rilievo usato dagli ipovedenti - e alle informazioni fornite da un QR code, permette a non vedenti e ipovedenti di avere tutte le informazioni sul vino e sulla cantina produttrice. NOVITà IN ITALIA. A credere nel progetto sono stati anche il comune di Fermo e di Moresco, la Copagri Confederazione Pro-
duttori Agricoli, l’Associazione Italiana Sommelier. Si tratta di una novità a livello nazionale voluta fortemente dai titolari dell’azienda, particolarmente sensibile ai temi della disabilità e dell’integrazione. Profondamente orientata al biologico, l’azienda agricola si estende su 7,5 ettari di vigneto coltivato a
Passerina, Pecorino, Vermentino, Malvasia, Pinot Grigio, Montepulciano e Sangiovese sono per una produzione annua di 25 mila bottiglie e due tipologie di vinificazione: una con l’utilizzo di vasi vinari in acciaio e l’altra con l’uso di anfore di terracotta. © Copyright Università niCColò CUsano
VIII UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
INDUSTRIA
MARTEDÌ 18 LUGLIO 2017
UNIVERSITÀ
MARTEDÌ 18 LUGLIO 2017
UNICUSANO FOCUS IX CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
SULLA RACING LINE INSIEME ALLA CUSANO La nuova rubrica della radio dell’Ateneo dedicata ai motori è partita all’interno di “Open Day”. Protagonista lo studente futuro ingegnere Edoardo Bachis
Alla scoperta degli Amici Unicusano, la rete di imprese che fanno riferimento alla Cusano ma che fanno squadra tra loro, in nome e per conto della ricerca. Infatti, al momento dell’adesione si finanzia immediatamente la Fondazione di ricerca dell’Università Niccolò Cusano e del suo laboratorio. Raccontare le aziende che ne fanno parte può essere stimolante per poter guardare al futuro in maniera diversa. Oggi conosciamo la Geko’s Factory srl e il suo titolare, il dottor Emiliano Rindone. Dottor Rindone, ci racconti di cosa si occupa la sua azienda. «La Geko’s Factory nasce nel 2013 ma i soci che ne fanno parte vengono da esperienze decennali. L’idea di base è stata mettere insieme le competenze della tecnologia con quelle della grafica e della creatività. Prima di partire con questa avventura, ho lavo-
Il dottor Rindone, titolare dell’azienda: «Il nostro obiettivo è rendere fruibili a tutti le innovazioni» rato per oltre quindici anni nel settore dei software e dell’IT, quindi mi rendevo conto che la tecnologia doveva essere un mezzo per raggiungere un obiettivo. Noi quindi partiamo dagli obiettivi che i nostri clienti
LA TECNOLOGIA? MAI COSÌ SEMPLICE
La Geko’s Factory è entrata nelle rete Amici Unicusano con le sue soluzioni hanno fissato e sviluppiamo la tecnologia a corredo, quella di cui hanno bisogno». È lo sviluppo di un’idea in ambito tecnologico: ne siamo circondati ma non è sempre semplice usufruirne. «La nostra innovazione è infatti proprio questa: rendere architetture e soluzioni applicative particolarmente complesse alla portata di tutti in modo semplice e intuitivo». Ci fa un esempio concreto? «Certamente. Ora, ad esempio, abbiamo rilasciato un’app – il cui nome è “Banale” - che permette di fidelizzare i clienti di attività commerciali attraverso punti accumulati con gli acquisti. I clienti possono
inoltre accumulare punti “reclamizzando” sui propri social network i prodotti acquistati, ottenendo di conseguenza sconti». Anche il commercio si sta spostando sui social media? «Sì, infatti inizialmente non eravamo impegnati in questo settore ma ora abbiamo un team che lavora esclusivamente nella comunicazione sociale». La tecnologia e i social media possono essere uno strumento di aiuto per le aziende che cercando di venire fuori dalla crisi di questi anni? «Senza dubbio, sono un veicolo fondamentale perché oltre alla sua grande diffusione non ha più nessun limite di età, quindi con semplicità si possono raggiun-
gere tantissime persone». La vostra mission è di fatto aiutare altre imprese. Ora con l’adesione ad Amici Unicusano siete pronti a fare rete con altre aziende ma anche con l’Università Niccolò Cusano e con i suoi studenti. Cosa significa per voi? «Sostanzialmente ci permette di ribadire i valori che sono alla base della Geko’s Factory. Non abbiamo faticato, quindi, a dire di sì a questo progetto perché alla sua base c’è la volontà di fare ricerca, fondamentale per migliorare ed evolversi. In più c’è il discorso della sinergia tra aziende, che permette di confrontarsi e scambiare esperienze attraverso collaborazioni, che sfruttano punti di forza per una mutua crescita». © COPYRIGHT UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO
Parte all’interno di Open Day la nuova rubrica dedicata ai motori “Racing Line”. Un viaggio settimanale tra auto e moto, classiche e moderne, prendendo il via dai laboratori di meccanica dell’Università Niccolò Cusano per toccare qualunque piega del mondo dei motori. Nel primo appuntamento di Racing Line si è parlato, tra le altre
cose, dal kart dell’Unicusano e delle auto d’epoca a carburatori che possiedono una vera e propria anima. Protagonista assoluto di questo spazio è Edoardo Bachis, studente di Ingegneria al terzo anno con la laurea come prossimo obiettivo. Edoardo, partiamo con questa nuova rubrica, che
attiene molto alla tua passione ai tuoi interessi, ma anche al futuro che tu stai costruendo nella facoltà e nel laboratorio di Ingegneria della Cusano. Raccontaci in cosa consiste il tuo lavoro. «Nel laboratorio sto costruendo quello che per me è un sogno. Abbiamo deciso di aprire questo spazio chiamato “Racing line”, all’interno di “Open Day”, e faremo un viaggio insieme all’interno del mondo dei motori, toccheremo qualunque aspetto. Due e quattro ruote, vintage e custom cercheremo di infiammare gli appassionati dei motori dalla A alla Z» Parlaci un po’ di te. Come è iniziato il tuo percorso all’Unicusano e a che punto ti trovi? «Mi sono presentato qui
all’inizio del terzo anno per studiare Ingegneria meccanica, e spero vivamente di laurearmi a luglio. Ancora ricordo quando, a settembre, mi sono proposto con delle slide su Power Point. Sono andato dal mio professore di Meccanica e gli ho portato un progetto: Unicusano Kart. Il go kart è la base del motorsport, tutti i piloti iniziano facendo karting. In tutto questo, però, c’è un piccolo intoppo. Per correre serve un budget molto, molto alto. Parliamo per un campionato italiano di 50.000 euro all’an-
no: una cifra spropositata. Ho voluto creare un go kart sostenibile, sia dal punto di vista monetario sia dal punto di vista ambientale, perché inquina di meno”. Come ci sei riuscito? «Ho semplicemente tolto il vecchio motore dal go kart e costruito il go kart intorno a un nuovo motore, un motore di derivazione motociclistica, un 185cc quattro tempi. Quello che è successo dopo è assolutamente straordinario, perché sono andato a parlare con l’ammi-
nistrazione dell’università che subito si è interessata al progetto, non mi aspettavo questo riscontro, ed è incredibile come l’università creda veramente nei propri studenti. Non immaginavo questo interesse, l’ho capito veramente quando mi hanno dato il budget e il laboratorio. Pensate che il Laboratorio di Meccanica è stato allestito seguendo anche le mie direttive. È incredibile pensare che uno studente abbia questa centralità all’interno dell’università». © COPYRIGHT UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO
OPEN DAY È ON AIR DALLE 18 ALLE 20 Di università e ricerca si parla a “Open Day”, il programma di Radio Cusano Campus condotto da Misa Urbano e Alessio Moriggi, in diretta dal lunedì al venerdì nella fascia oraria 18-20 sull’emittente dell’Ateneo (89.1 Fm a Roma e nel Lazio, in streaming su www.radiocusanocampus.it). Open Day tratta le tematiche principali dell’istituzione universitaria: l’offerta formativa, i servizi, le convenzioni, l’orientamento e gli eventi, accademici e non, organizzati dall’ateneo di via Don Carlo Gnocchi.
X UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
CULTURA
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IL SILENZIO NON È ASSENSO
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L’analisi del decimo tema tratto dalla serie tv “13 Reason Why” Esistono diverse forme di violenza, alcune sono esplicite e brutali altre, invece, sono più sottili e subdole. In entrambi i casi, vale la definizione data dalla Treccani di «azione volontaria, esercitata da un soggetto su un altro, in modo da determinarlo ad agire contro la sua volontà». Parlare di violenza è sempre difficile, perché bisogna fare i conti con il fatto che sia parte dell’esistenza dell’essere umano ed è ancora più complicato quando coinvolge e riguarda gli adolescenti. È difficile, per un genitore, pensare che il proprio figlio o figlia possa subire atti di violenza e, ancora di più, che li possa compiere. Allo stesso tempo, un adolescente che subisce atti di violenza oscilla tra lo stupore, il non comprendere il perché e pensare di “averlo meritato”. VIOLENZA. Le tematiche che ruo-
tano intorno al tema della violenza vengono affrontate in “13 Reason Why”, senza perbenismi
obbligando lo spettatore a guardare senza distogliere lo sguardo, quasi come accadeva al protagonista di “Arancia Meccanica” di Kubrick. La violenza esplicita e quella subdola fanno parte del racconto della vita quotidiana non solo di Hannah Baker ma anche degli altri protagonisti che la commettono e/o la subiscono. È narrato lo stupro che avviene, in momenti diversi, ai danni di Hannah e di Jessica da parte di Brice. L’aspetto interessante è che, nel corso degli episodi, vengono mostrati i diversi punti di vista sia di chi l’ha subita sia di chi, pur essendo consapevole di quanto stava accadendo, non è riuscito a dire di no o a bloccare Brice. SBILANCIAMENTO. La violenza più sottile è quella quotidiana fatta di tanti singoli episodi, come la pubblicazione non voluta di una poesia di Hannah oppure la divulgazione di foto private. Questi sono atti che, pur
non essendo espliciti, hanno un peso enorme nell’esistenza di chi li subisce perché ripetuti e, soprattutto, perché difficili da condividere con gli adulti che, spesso e volentieri, li liquidano come episodi di poca importanza. Il punto, o forse uno dei punti, è che un’azione è violenta nel momento in cui vi è uno sbilanciamento di pensiero/desiderio tra chi la compie e la subisce. Chi la compie, ad esempio Brice, ritiene di non aver fatto nulla di particolarmente grave perché anche l’altro «in fondo lo voleva» e sembra pensare che, in qualche modo, tutto gli sia permesso. Gli adulti, così come i suoi amici, lo proteggono non raccontando e denunciando quanto è accaduto, così da trasformare gravi atti di violenza in episodi di piccola importanza (ovviamente non lo sono) e, la conseguenza è che lui stesso si autoassolve. INTERVENIRE. Gli adulti, sem-
brano inermi, o forse spaventati, di fronte ai possibili comportamenti violenti dei figli, non riescono a trovare una via per entrare in contatto con loro per parlare di quanto accaduto perché troppo difficile da affrontare. I coetanei, tranne poche eccezioni, hanno modalità simili, sostenendo implicitamente il comportamento violento, sia esso di tipo esplicito sia di tipo più sottile, e avvalorano il perpetuarsi di tali situazioni e la non presa di responsabilità da parte dei colpevoli. Prof.ssa Caterina D’Ardia Neuropsichiatra infantile Docente di Psicologia dello Sviluppo Facoltà di Psicologia Università Niccolò Cusano Dott.ssa Nicoletta Vegni Psicologa Psicoterapeuta Docente di Psicologia Clinica Facoltà di Psicologia
LA dIdATTICA dI UNICUSANO: IL MASTER
Gestire le crisi umanitarie Risale a pochi mesi fa l’allarme dell’Onu sulla gravità delle crisi umanitarie in corso in diversi Paesi africani a causa di guerre e cambiamenti climatici. Una situazione che, senza un intervento forte, non sembra destinata a migliorare, con oltre 20 milioni di persone a rischio sopravvivenza. A lavorare in queste situazioni sono gli operatori esperti di gestione delle crisi umanitarie, prevenzione dei conflitti e processi di ricostruzione post conflitto, chiamati a risolvere crisi alimentari provocate in gran parte da conflitti, il che rende anche difficile la distribuzione degli aiuti alla popolazione. Secondo il Financial Times tutte le crisi in corso, a eccezione di quella in Somalia, sono state causate dall’uomo stesso tra guerre civili, conflitti e azioni, come quelli portate avanti da Boko Haram. Per la Somalia invece si parla di crisi umanitaria e di carestia a causa della siccità. CARESTIA. Per l’Onu si parla di carestia quando almeno il 20% delle famiglie di un dato paese non ha più cibo, quando più del 30% soffre di malnutrizione e quando muoiono più di due persone ogni diecimila al giorno. Carestia indica l’ultimo dei cinque livelli usati per valutare la mancanza di cibo in un paese. Cosa si può fare? L’Onu denuncia la carenza di finanziamenti alle sue agenzie come Fao, Wfp e Ifad, e che senza un aiuto umanitario urgente la gente morirà semplicemente di fame: servono 4,4 miliardi di dollari per soccorrere le popolazioni in Yemen, Sud-Sudan, Somalia e il nord est della Nigeria.
SITUAZIONE IRREVERSIBILE? L’emergenza che abbiamo di fronte non è irreversibile, ma bisogna lavorare duramente per cambiare la situazione. Non solo dunque attraverso i finanziamenti per il soccorso alle popolazioni colpite ma anche attraverso l’apporto di personale altamente preparato a gestire le difficoltà. Proprio in questo senso si sviluppa il Master di I livello dell’Università Niccolò Cusano in “Operatore esperto nella gestione delle crisi umanitarie, prevenzione dei conflitti e processi di ricostruzione post-conflitto”, afferente alla facoltà di Scienze Politiche. LE MOTIVAZIONI. «Abbiamo fatto una riflessione su quanto sia necessaria una figura con competenze interdisciplinari nella gestione delle crisi umanitarie. Pensiamo all’esempio di Haiti: la cattiva gestione dei soccorsi dopo il terremoto di sette anni fa fu tale da vanificare molti degli sforzi profusi, sia in termini economici che di forza lavoro impiegata», ha spiegato il professor Nicola Colacino, coordi-
natore del Master e docente di Diritto Internazionale all’Unicusano. «Il nostro Master – aggiunge ancora il docente – ha proprio questo obiettivo: formare dei professionisti in grado di operare in diversi scenari e a più livelli per far fronte nel miglior modo possibile, e magari prevenire, le crisi umanitarie». OBIETTIVI. Gli iscritti al Master della Cusano seguiranno un percorso di alta formazione finalizzato a fornire la conoscenza della normativa e della prassi vigente in materia di gestione delle crisi umanitarie e dei processi di ricostruzione post conflitto e otterranno le conoscenze necessarie per assumere ruoli operativi e di supporto sia nell’ambito delle strutture amministrative e/o delle forze armate e dei corpi di appartenenza, sia in qualità di membro di organizzazioni non governative coinvolte in tali processi.
Per ulteriori informazioni scrivere all’indirizzo infomaster@unicusano.it © Copyright Università niCColò CUsano
CULTURA
MARTEDÌ 18 LUGLIO 2017
UNICUSANO FOCUS XI CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
Venerdì 30 giugno si è spenta a Parigi, a pochi giorni dal suo novantesimo compleanno, Simone Veil, che per volere di Emmanuel Macron sarà sepolta con il marito Antoine al Pantheon, dove riposano alcuni dei Grandi di Francia. Ho conosciuto Simone Veil più di dieci anni fa, quando organizzai il suo viaggio e soggiorno a Roma per ricevere il premio Donna Roma. In diverse altre occasioni venne in Italia, su mio invito, per una serie di iniziative a Napoli, Cassino, Roma, Arpino e per la giornata di studi in suo onore, da me curata all’Università di Sassari, per il suo ottantesimo compleanno. LA DEPORTAZIONE. L’even-
to che segnò la sua vita più di ogni altro fu la cattura a Nizza nell’aprile del 1944 e la deportazione ad Auschwitz. Nel momento della liberazione lei e la sorella furono le uniche sopravvissute; la madre Yvonne morì a Bergen-Belsen, il padre e il fratello Jean furono assassinati in Lituania. Lei si salvò perché nel momento dell’internamento disse di essere maggiorenne. Non ho mai affrontato con Madame Veil il tema della deportazione, mi sembrava indelicato, anche se a volte si finiva per parlarne, come quando le dissi che avevo appena letto un libro di Guenter Lewy in cui si negava il tentativo di genocidio degli zingari da parte dei nazisti. Lei commentò: «Dalla nostra camerata si vedevano, stavano proprio di fronte a noi». In un’intervista affermò di essere certa che negli ultimi momenti della sua vita le sarebbero tornate in mente le immagini di Auschwitz e il 27 gennaio 2004, a Berlino,
Il docente della Cusano: «L’omaggio vero che le possiamo rendere è seguire il suo esempio» davanti al Bundenstag disse: «La liberazione venne troppo tardi, noi avevamo il sentimento di aver perso ogni umanità ed ogni gioia di vivere». All’indomani della liberazione, questa ragazza non ancora diciottenne auspicava una riconciliazione tra tedeschi e francesi, non la rappresaglia e la vendetta ma una pacificazione che contemplasse però la presa d’atto e la “trasmissione della memoria”, per «proteggere l’avvenire dagli errori del passato». Forse per questo non volle cancellare sul braccio la matricola 78651, che le avevano tatuato nel campo di concentramento, ancora ben evidente quando la conobbi, sebbene un po’ scolorita dal tempo. LA LEGGE VEIL. L’evento per
il quale Simone Veil raggiunse una grande, seppure controversa notorietà, fu la legge che promosse nel 1974 come ministro della salute ed entrata in vigore nel 1975, che evitò a centinaia di migliaia di donne francesi di dover ricorrere all’aborto clandestino. Nel discorso del 26 novembre 1974, davanti l’Assemblea Nazionale, per presenta-
SIMONE VEIL, RICORDO DI UNA DONNA STRAORDINARIA Il 30 giugno scorso è scomparsa la politica e magistrato francese di origine ebraica Sopravvissuta ad Auschwitz, fu la prima presidentessa del Parlamento Europeo Simone Veil è scomparsa il 30 giugno 2017 a Parigi a 89 anni
re il suo progetto di legge sull’IVG, dichiarò: «Non possiamo più chiudere gli occhi su 300 mila aborti che ogni anno mutilano le donne di questo paese, aggirano le nostre leggi e umiliano e traumatizzano quelle che vi fanno ricorso». La legge prevedeva il ricorso all’IVG non oltre i 12 mesi dal concepimento, metteva a carico della donna le spese dell’intervento e permetteva l’obiezione di
è cosciente che «solo l’Europa , confrontata alle superpotenze ha la dimensione dell’efficacia, che non appartiene più, presi isolatamente a nessuno dei suoi membri». Una politica di apertura e anti-conformista, che contraddistinse spesso le sue prese di posizione, come ad esempio quelle sulla rivolta giovanile: «Diversamente da altri, io non credevo che i giovani si sbagliassero: noi vivevamo in una società bloccata – si legge nella sua bibliografia - Il maggio del 1968 fu in larga parte la contestazione dei padroni dell’università, dei potentati della medicina, dei ministri, dei capi d’impresa, di tutti i mandarini che pensavano di detenere il loro potere grazie a una sorta di diritto divino».
la realtà e la sua capacità di capire e andare oltre. Come ad Arpino, dove la accompagnai per ricevere la cittadinanza onoraria, quando ci ritrovammo in una serie di situazioni fantozziane: il sindaco arrivò in ritardo, fece un discorso assolutamente insulso, sbagliando persino la pronuncia del nome della nuova concittadina. Poi se ne andò dopo le rituali foto e a pranzo non venne nemmeno un consigliere della giunta comunale. Quando io mortificatissimo mi scusai per tanta improntitudine, Madame Veil con un sorriso commentò: «Nei piccoli centri si vive di piccole cose». Simone Veil ci lascia un esempio di coraggio e di anticonformismo, un esempio di impegno a favore delle persone più esposte alle difficoltà e alle sofferenze, un esempio per la sua capacità di coniugare principi e realtà. Per tutti gli europei che pensano di avere in comune non solo il mercato, ma elementi importanti di un’identità condivisa, è sicuramente la prova della capacità di guardare oltre i ristretti ambiti del nazionalismo e del localismo. Il vero omaggio che possiamo rendere a Simone Veil è seguire il suo esempio.
UN ESEMPIO. A me piace ricordare Simone Veil anche per la sua capacità di relazionarsi alle persone più diverse, per il suo senso del-
Prof. Enrico Ferri, docente di Filosofia del diritto e Storia dei Paesi islamici Università Niccolò Cusano
Simone Veil con il presidente Jacques Chirac ad Auschwitz
coscienza per i medici anti-abortisti. Erano previsti aiuti sociali e assistenza alle donne che avessero deciso di non abortire e veniva rimarcato il carattere di eccezione dell’aborto, di «ultimo ricorso per una situazione senza sbocco». PALADINA DELL’EUROPA. Si-
mone Veil è stata il primo presidente del Parlamento europeo eletto a suffragio universale. Nel suo discorso di insediamento del 17 luglio 1979 definì le linee programmatiche della sua presidenza: la promozione del benessere all’interno della società europea è vista come il risultato di una politica economica fondata sulla solidarietà e sulla cooperazione, per promuovere la perequazione, perché un’economia con forti disparità e squilibri avrebbe danneggiato anche gli stati economicamente più forti. Allo stesso tempo, Simone Veil
SPORT E DISABILITÀ
MARTEDÌ 18 LUGLIO 2017
UNICUSANO FOCUS XIII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
STUDIO, MUSICA E NUOTO NEL MONDO DI CHIARA La Scudeletti, classe 2002, sta costruendo la propria autonomia spaziando fra tanti interessi Tra questi c’è naturalmente lo sport: con Special Olympics ha già portato a casa medaglie «Chiara Scudeletti, classe 2002, nasce angelo allegro e solare con un cromosoma in più, detto sindrome di Down dal cognome del suo scopritore, ma lei è tutto tranne che “giù”! Infatti, ogni giorno che Dio fa nascere il sole su questa terra ci dona due frasi che ci tirano, al contrario, “su”: “sono felice” e “ti voglio bene”. Cosa c’è di migliore? Anche lei ovviamente ha le sue difficoltà, che paradossalmente non originano dalla sua disabilità bensì da alcuni “normodotati” che l’hanno circondata in passato, soprattutto in ambito scolastico. Lei sempre col sorriso sulle labbra ci dà la forza di affrontare i problemi, e ora ha appena terminato il primo anno di scuola superiore all’alberghiero per coronare uno dei suoi due sogni: diventare cuoca. L’altro è diventare cantante, e per questo prende lezioni da un maestro di chitarra ogni lunedì pomeriggio. Inutile dire che ama la musica, soprattutto Benji e Fede e i Baustelle, la lettura, il cinema e il nuoto. Frequenta per il terzo anno la Polisportiva Terraglio di Mestre alternandosi negli al-
trita serie di medaglie, soprattutto d’oro, conquistate ai campionati regionali. Chiara ama la vita e insegna alla nostra famiglia, e a tutti coloro che hanno la fortuna di incontrarla, un altro suo “stile” molto speciale, chiamato amore». Roberto Scudeletti Il papà Questa lettera è stata inviata a Special Olympics Italia subito dopo la fine dei Giochi nazionali estivi di Biella, evento che, dal 3 all’8 luglio scorso, ha riunito oltre 1.400 atleti da tutta Italia. Chiara è partita da sola con il suo team, lasciando a casa la sua famiglia con una sola raccomandazione: «Seguitemi in tv e non telefonatem i t ro p po spesso». Chiara è una È stata tra i 1.400 ragazza partecipanti piena di dei Nazionali estivi vita e di tenuti a Biella voglia di indipendal 3 all’8 luglio denza, solare, sempre sorridente, lenamenti tra curiosa verso il mondo e questa e quel- verso tutto ciò che per lei la di Preganziol, in può tramutarsi in opporprovincia di Treviso. Oggi tunità. nuota in stile libero e dorso e a Biella ha vissuto la LA NASCITA. «Quando nacsua prima esperienza na- que - ricorda la mamma zionale con Special Olym- Marialuisa - ho avuto molpics. Abbiamo già una nu- ta paura, ero circondata
da un’equipe medica agitata, ansiosa e allo stesso tempo schiva, nessuno voleva dirmi cosa stava succedendo alla mia Chiara. Forse è stato più doloroso subire la reazione delle persone intorno che non venire a conoscenza del fatto che Chiara avesse la sindrome di Down. Un’iniezione di fiducia, distensione e serenità l’ho ricevuta, invece, da mio padre, il nonno di Chiara, il giorno stesso in cui siamo tornati a casa dall’ospedale, con questo piccolo frugoletto tra le braccia, lui disse con tutta la semplicità del mondo: “Chiara è una vita che nasce, come una pianta fragile che ha bisogno di più attenzione e cura per crescere. Più nutrimento, magari un sostegno per tenerla diritta, ma ciò non toglie che un giorno possa diventare un albero dalle radici forti, uno splendido fiore”». LA SCUOLA. «I primi anni nella scuola non furono semplici – prosegue la mamma - la chiusura, la paura, l’incapacità proveniva non tanto dai suoi compagni di classe quanto, soprattutto, dalle insegnanti. Il risultato più evidente era che Chiara tornava a casa sempre scontenta e sfiduciata. Così accadeva anche per lo sport. Ha da sempre amato nuotare e fin da piccola ha frequentato la piscina. Il problema è che era stata inserita nel gruppo dei bambini dell’a-
Chiara Scudeletti, Atleta Special Olympics classe 2002 STEFANO CERETTI
silo e lì è rimasta, mentre lei cresceva e frequentava già le elementari». I SOGNI. Chiara vuole ballare e soprattutto cantare perché attraverso il canto riesce a scandire meglio le parole: «Un’influenza positiva – spiega la signora Scudeletti - l’ha ricevuta da sua sorella, che ha studiato chitarra classica. Chiara desidera diventare cuoca, così è entrata in una scuola alberghiera e finalmente ha
trovato un ambiente inclusivo, a partire proprio dai professori che hanno ammesso di aver scoperto in lei tante capacità inaspettate. Chiara vuole essere autonoma: esce, prende il tram, va in gita e programma le vacanze estive». LO SPORT. Chiara poi ama il mare e vuole assolutamente continuare a nuotare. «Così Special Olympics entra a far parte della sua vita piena – conclude
Marialuisa - Alla sua prima esperienza nazionale a Biella, i suoi occhi hanno brillato, è felice quando entra in acqua così come quando gareggia e va a medaglia. Poi a fine evento è sembrata un pò stanca, ma è stata solo apparenza. In realtà era già pronta a tuffarsi nuovamente, perché di limiti e pregiudizi da vincere ce ne sono ancora tanti, perché il bello deve ancora venire». © COPYRIGHT UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO
PARLA ILEANA ARGENTIN
Falsi invalidi, un diritto che diventa privilegio Ci sono poche notizie che suscitano fastidio e indignazione più di quelle che rivelano l’esistenza di falsi invalidi. La deputata Ileana Argentin ne ha parlato ai microfoni di Radio Cusano Campus durante il programma “Mezzora con l’H”. PROBLEMA REALE. «Sul
tema c’è da dire molto. È un problema reale con il quale fare i conti – spiega la Argentin - Chiunque ne benefici senza avere una disabilità, deve pagare perché un diritto non può assolutamente diventare un privilegio. Dobbiamo fare attenzione nella gestione di questi controlli. Molti invalidi hanno patologie progressive, e quindi per
loro è di fatto inutile accanirsi con verifiche continue. Ad esempio, chi ha una distrofia muscolare progressiva non deve essere controllato tante volte, perché questo costringe un genitore ad accompagnarlo e quindi a chiedere continui permessi. Insomma, i falsi invalidi devono essere individuati ma in questo calderone non possono finire anche i veri invalidi, che sono inevitabilmente penalizzati dai continui controlli». NUOVI CRITERI. «La vergogna non è scoprire oggi che esistono i falsi invalidi, perché ci sono sempre
stati – conclude la Onorevole - Andrebbero rivisti anche i criteri che quantificano l’invalidità. Faccio un altro esempio: io ho una grave disabilità e sono sulla carrozzina: sono una cosiddetta “100%”. A Roma, un quarto degli autisti Atac ha la mia stessa invalidità per avere guidato l’autobus per trent’anni con le buche della Capitale. Ma io non ho autonomia, mentre chi ha questi problemi, che spesso riguardano l’ernia del disco, è ancora autonomo. Quindi andrebbero rivisti i criteri per ben diversificare le categorie di disabili». © COPYRIGHT UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO
XIV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
LA CUSANO E IL CALCIO
MARTEDÌ 18 LUGLIO 2017
FORZA NORCIA RIPARTIRE È POSSIBILE
L’Unicusano Ternana l’ha scelta come sede del ritiro Il sindaco Alemanno: «È un contributo importante»
STEFANO PRINCIPI
L’Unicusano Ternana in visita nel centro di Norcia
La terra ha tremato nuovamente pochi giorni fa. Nulla a che vedere, ovviamente, con il terribile sisma che a ottobre del 2016 sconvolse Norcia, città già colpita in passato da eventi simili. In quell’occasione crollò la Basilica di San Benedetto, simbolo di una comunità che, nonostante le avversità, vuole comunque ripartire. Norcia è una città che fa del tuo turismo, gastronomico e non, la sua vocazione. PARLA IL SINDACO. «Stia-
mo rivedendo i nostri programmi, dato che molte strutture alberghiere risultano inagibili – spiega il sindaco di Norcia, Nico-
Il sindaco di Norcia, Nicola Alemanno
a eventi importanti per attrarre persone dalla mattina alla sera».
Il primo cittadino: «L’obiettivo è far sì che il terremoto sia un ricordo al più tardi nel 2020» la Alemanno – il terremoto del 24 agosto del 2016 ci ha colpito nel cuore della stagione estiva, facendo partire tantissimi turisti. Molte persone alloggiavano in albergo, tante altre nelle seconde case. Dopo gli eventi del 30 ottobre c’è stata la stagione invernale durante la quale abbiamo lavorato per la messa in sicurezza della città. Ancora oggi stiamo lavorando, dobbiamo realizzare 400 abi-
ESEMPIO. È lo stesso Ale-
Una veduta di Norcia, sede del ritiro dell’Unicusano Ternana. Sotto, gli universitari al lavoro durante la preparazione
tazioni emergenziali prima dell’inverno. Intanto, abbiamo chiesto alla nostra gente di restare a Norcia. Dobbiamo riavviare la filiera più importante del nostro modello, ovvero turismo, ambiente e cultura. Se prima lavoravamo alla destagionalizzazione dei flussi e per far restare più giorni la gente nei nostri territori, ora ci stiamo reinventando, pensando
STEFANO PRINCIPI
ABBONAMENTI
Prosegue la campagna “Unico Amore” La campagna abbonamenti dell’Unicusano Ternana per la stagione 201718 prosegue con lo slogan “Unico Amore“. Fino a venerdì 21 luglio sarà possibile esercitare il diritto di
tato dalla possibilità di rateizzare l’acquisto attraverso il “Pagodil” della “Cofidis” per importi superiori ai 300 euro, a tasso zero.
La prelazione si può esercitare fino al 21 luglio Dal 24 avrà inizio la vendita libera prelazione senza cambio posto, mentre da lunedì 24 luglio avrà inizio la vendita libera con chiusura al 22 agosto (in attesa dell’uscita del calendario ufficia-
le della serie B 2017-18). I COSTI. I prezzi sono ri-
masti invariati rispetto alla passata stagione.
Anzi, nel pacchetto totale, è stato di nuovo inserito il derby. L’abbonamento “Feramascotte” (sempre a 30 euro) passa da 5 a 16
anni non compiuti. Sono attivi anche l’abbonamento donna a 60 euro per tutti i settori. Un altro elemento di novità è rappresen-
DOVE E QUANDO. Sarà possibile sottoscrivere gli abbonamenti presso l’ufficio biglietteria sotto la Curva Sud dello stadio Liberati nei seguenti orari: lunedì, martedì, giovedì e venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19; mercoledì dalle 16 alle 19. Le informazioni complete sono disponibili anche sulle pagine Facebook (Ternana Calcio S.p.A.) e Twitter (@TernanaOfficial). © COPYRIGHT UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO
manno a utilizzare l’Unicusano Ternana come esempio di chi, nonostante tutto ciò che è accaduto, ha deciso di contribuire alla rinascita di Norcia con i fatti, scegliendo la cittadina umbra come sede del ritiro estivo: «Abbiamo l’Unicusano Ternana nostra ospite. Era partita una discussione con il patron dell’Ateneo. Loro volevano dare questa testimonianza importante, ovvero che a Norcia si può tornare, si possono svolgere tutte le attività che si facevano un tempo. Qui si può continuare a godere dell’arte, della cultu-
ra e della nostra gastronomia. Molte persone accettano il nostro invito. Quando la gente mi chiede cosa si possa fare per aiutare, rispondo che non abbiamo bisogno di vestiti o generi elementari ma che le persone ci vengano a trovare». SPERANZA. L’obiettivo è
che il terremoto sia solo un lontano ricordo nel 2019 o 2020: «Siamo il territorio più sicuro della zona. Norcia deve risorgere. Il centro storico è stato riaperto già il 22 dicembre e lo stesso giorno abbiamo fatto presepe e albero di natale. Ora dobbiamo chiudere il trasporto delle macerie per le frazioni, Castelluccio in particolare». © COPYRIGHT UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO
E C’È IL VOUCHER DA 7 GARE Al fine di agevolare la presenza dei sostenitori rossoverdi al Libero Liberati per la stagione calcistica 2017-18, l’Unicusano Ternana ha comunicato che a partire da lunedì 24 luglio sarà possibile sottoscrivere, oltre al classico abbonamento da 21 partite, anche un voucher da sette gare. La “Voucher Card” permetterà ai tifosi delle Fere di acquistare le gare della stagione in corso in tre tranche da sette partite ciascuna, ma non consentirà l’acquisto dei biglietti per le gare in trasferta. Per sottoscrivere la prima tranche sarà necessario presentare copia di un documento d’identità ed una fototessera. Settori e prezzi • Curve: intero 55 euro, ridotto 30 euro • Curve tribune: intero 62 euro, ridotto 40 euro • Distinti: intero 80 euro, ridotto 55 euro • Tribuna B centrale: intero 135 euro, ridotto 80 euro • Donne: 20 euro
MARTEDÌ 18 LUGLIO 2017
LA CUSANO E IL CALCIO
UNICUSANO FOCUS XV CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
UNICUSANO TERNANA LA BASE ROSSOVERDE Il responsabile del settore giovanile del club dell’Ateneo romano Silvio Paolucci presenta il progetto del vivaio degli umbri: «I capisaldi saranno educazione, rispetto e serietà» STEFANO PRINCIPI
Il lavoro ben fatto ha un valore to con tanto entusiasmo. Conoassoluto che difficilmente viene sco molto bene la piazza, quedimenticato. Forti di quel ricor- sto club fa parte della stodo, alcune collaborazioni sono ria del calcio e so quanto destinate a riproporsi nel tempo. la squadra sia importanÈ la fotografia del ritorno a Terni, te per i tifosi». e quindi all’Unicusano Ternana, di Silvio Paolucci, che ricoprirà il Quali sono le linee guiruolo di responsabile del settore da della società? giovanile del club. Si tratta di un «È in atto una rifondazione, doppio ritorno: Paolucci è stato e credo sia inevitabile quanattaccante delle Fere per tre sta- do c’è un cambio di proprietà. gioni (disputando 118 partite, di Partiamo dai valori che l’Unicui 98 in campionato e 20 in Cop- versità Niccolò Cusano ritiene pa Italia, realizzando 24 reti) e poi fondamentali, cioè l’educatecnico della forzione, il rimazione Primaspetto e la vera per due sta- «Punteremo forte serietà. gioni (nel 2004-05 sul territorio anche Siamo e 2005-06), por- lavorando insieme di frontando per la prite a un alle Scuole calcio ma volta gli umateneo, bri ai play off del delle società locali» che per campionato di sua nacategoria. Paolucci, abruzzese tura vede le cose in svidi Tollo, in provincia di Chieti, luppo, come nello studio ora sarà dirigente, completan- e nella formazione di un do così un percorso che di fatto laureato. Quindi il messaglo qualifica come grande cono- gio che arriva dalla Cusano è scitore dell’ambiente ternano, di lavorare in prospettiva, con motivo che ha spinto la nuova l’obiettivo di riuscire a portare proprietà ad affidargli le chiavi qualcuno dei nostri giovani in del vivaio. prima squadra. Proprio perché stiamo ripartendo dalle fondaSilvio, come è nata la tua nuova menta, non possiamo fare invecollaborazione con la Ternana? stimenti folli e dobbiamo esse«Dalla chiara intenzione della re oculati. Bisogna approcciare Cusano di portare nel club un il lavoro con serenità, tenendo nel po’ di “ternanità”. Ho avuto a mente che si riparte da zero e un ottimo colloquio con Ranuc- che quindi serve tempo. Siamo ci dal quale è poi partita questa però fortemente convinti che avventura. Devo ammettere che con le nostre competenze posgià da un paio di stagioni sentivo siamo fare bene». il bisogno di lavorare nel settore giovanile, e cercavo qualcosa di Punterete sul territorio? alternativo alla prima squadra. «Certamente. Setacceremo il Spesso nelle categorie inferio- territorio come base di parten- Alcuni protagonisti ri si corre il rischio di incontrare za,poi punteremo anche alle re- della scorsa stagione poca serietà. Qui ho trovato ciò gioni limitrofe, tenendo a men- del settore giovanilie rossoverde che cercavo: una società profes- te che non si può portare tropSTEFANO PRINCIPI sionale e l’opportunità di lavorare po lontano da casa un giovane con i giovani. Ho quindi accetta- e che gli investimenti in questo
senso devono essere fatti con grande attenzione. Tra le nostre intenzioni c’è anche sviluppare forti collaborazioni con le scuole calcio locali. Questo non solo per la ricerca di giocatori ma anche per lo scambio di competenze e per un lavoro congiunto, ad esempio con l’organizzazione di amichevoli. L’empatia con le società che lavorano intorno a noi può essere decisiva».
STEFANO PRINCIPI
Sulla composizione dello staff ci sono già delle ufficialità? «Come è noto, la Primavera sarà affidata a Ferruccio Mariani. È un ottimo tecnico e un amico con il quale ho condiviso alcune stagioni della mia carriera da giocatore, a Viareggio e Benevento. Per gli altri allenatori, nella giornata di oggi dovremmo annunciare l’organigramma». © COPYRIGHT UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO