Cds unicusano up gennaio

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TESTATA COPERTINA SU FONDO TRASPARENTE

Allegato gratuito al numero odierno del

Numero 1 gennaio 2017

Cervello

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Alleniamoci giocando

Leggere

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Pochi minuti contro lo stress

In coppia

Sport e ballo il feeling è al top

una palestra “di vita” i.p. A CURA dell’università niccolò cusano e di sport network


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la voglia di alcol passa per una via metabolica

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Fondazione Niccolò Cusano informa dal 2018

A Londra apre i battenti una galleria della scienza Aprirà al pubblico nel 2018 la prima Science Gallery di Londra. Sarà situata nel Boland House, un edificio vicino la stazione di London Bridge e il grattacielo The Shard. Questo progetto combinerà l’innovazione dell’approccio Science Gallery con la storia e la ricerca del King College di Londra. La galleria non avrà una collezione permanente e ogni visita sarà diversa. L’obiettivo dei curatori è quello di portare la ricerca d’avanguardia a nuovi incontri con arte e design per ispirare le menti curiose di tutto il mondo. Lo scopo è quello di far entrare in contatto i giovani con nuove idee, ma anche collegare l’università alla città, facilitando un dialogo creativo e interdisciplinare tra ricercatori universitari, il personale e gli studenti con artisti e la comunità locale. L’ingresso sarà libero e le mostre aperte a tutti. La Science Gallery è finanziata da tre grandi donatori - Wellcome Trust, Guy e St Thomas’ Charity e Shard Funding Ltd. La caffetteria, il negozio e il possibile noleggio per eventi aziendali, insieme con la raccolta di fondi e le opportunità di sponsorizzazione, forniranno il reddito operativo dopo l’apertura. La programmazione andrà ad attingere e riflettere la vasta gamma d’innovazione in materia di salute, benessere e alimentazione.

Alcolismo

Influenze dell’alcol sull’organismo

© Copyright Università Niccolò Cusano

Cirrosi Insufficienza renale Insufficienza cardiaca cronica Danni alle funzioni cerebrali

K Intervista a Daniela Toniolo

capo unità di Genetica delle malattie comuni del San Raffaele

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i siete mai chiesti perché durante un party alcune persone sono sopraffatte da una irresistibile voglia di bere alcool e altre riescono a limitarsi a un drink, massimo due? Sembrerebbe tutta colpa dell’interazione tra un ormone del fegato chiamato FGF21 e un gene chiamato Beta-Klotho. Secondo uno studio dei ricercatori del King College di Londra, infatti, a cui hanno partecipato anche altri istituti europei fra i quali l’Ospedale San Raffaele di Milano, esisterebbe un percorso fegato-cervello che regola il consumo di alcool negli esseri umani. In questa via metabolica, individuata dagli studiosi, FGF21 misurerebbe la quantità di alcool assunta e Klotho agirebbe come un freno. Una scoperta che se sarà confermata potrà essere usata come base per un miglior trattamento non solo contro l’alcolismo, ma anche per chi tende a bere troppo. Dottoressa Toniolo cosa avete scoperto assieme al King College di Londra?

All’origine del differente bisogno di bere alcolici tra una persona e l’altra ci sarebbe un gene chiamato Beta-Klotho «In pratica è stata fatta un’analisi del Dna di 100mila persone, tutte di origine europea. E’ stato chiesto loro quanto alcool bevevano al giorno e su questo valore è stata fatta un’ analisi di associazione genetica. Questo ha portato ad un unico dato confermato di associazione con il gene Klotho. In sintesi i risultati mostrano come l’informazione sulla quantità di alcool ingerito passa al cervello, il quale a sua volta manda impulsi che ci fanno continuare o smettere di bere» . Ci spiega meglio come interagiscono FgF21 e Beta-Klotho? «Fgf21 viene prodotto dal fegato, va in circolo e si lega a dei recettori su altre cellule, tra cui i neuroni. Nel momento in cui il recettore si lega a Fgf21, manda messaggi all’interno delle cellule. Fgf21 arrivato anche al cervello si lega a Klotho dandogli dei messaggi inerenti quanto abbiamo bevuto. E’ come un misuratore di alcool, di zuccheri o carboidrati. Klotho risponde a questo stimolo dicendo al nostro cervello

se è sufficiente o meno quello che abbiamo bevuto. In sintesi, Fgf21 misura e Beta Klotho, stimolato, manda, a sua volta, dei messaggi al cervello che ci fanno passare o no la voglia di bere. Questo sistema in parte già conosciuto assieme ai risultati dello studio genetico, permettono di fare e dimostrare un’ipotesi». Su quale campione si è svolto l’esperimento? «Il campione era formato da più di 100mila persone. Gli italiani erano circa 4000: 2000 provenienti dalla Val Borbera, una valle tra il Piemonte e la Liguria, studiata dal San Raffaele e gli altri 2000 da diversi villaggi del Friuli Venezia Giulia». In che modo e in quale misura il San Raffaele ha contribuito a questa ricerca? «Ogni gruppo ha contribuito con i suoi campioni e ha fatto le stesse analisi di associazione che poi sono state mandate ai coordinatori del King College che le hanno riunite in una metanalisi. Ma c’è sta-

ta anche tutta una parte sperimentale sui topi in cui è stato visto che eliminando Klotho cambiava la quantità di alcol che bevevano. E questo perché non c’era il controllore. Ma il punto chiave è l’interazione di Klotho con FgF21. L’effetto di FG21, infatti, dipende dalla presenza di Klotho». Qual è il prossimo step della ricerca e che scenari futuri potrà aprire questo studio nella lotta contro l’alcolismo? «Devono essere fatti degli ulteriori esperimenti per confermare e trovare altre componenti. Inoltre, la quantità di alcool che uno beve è un tratto poligenico e questo è un solo gene. è necessario aumentare il numero di persone, aumentando le varianti di Dna. Per quanto riguarda le ricadute future, sicuramente adesso rispetto a prima, c’è una via metabolica su cui si potrà pensare di agire per curare chi soffre di alcolismo o semplicemente per chi beve troppo. Anche se ora è ancora prematuro». © Copyright Università Niccolò Cusano

Lo studio potrebbe aiutare a curare chi soffre di alcolismo o semplicemente chi beve troppo


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inverno, fa freddo e, diciamoci la verità, non ci viene proprio voglia uscire a fare sport, specialmente se siamo abituati alla corsetta mattutina o alla palestra prima di cena. E allora? Per rilassarsi, allenare la mente e favorire la convivialità, i neuropsicologi da qualche tempo a questa parte hanno rilanciato il ruolo dei giochi da tavolo. «Il gioco, in tutte le sue forme, è un potente mental training - spiega il professor Giuseppe Alfredo Iannoccari, presidente di Assomensana - Infatti, non a caso, l’incredibile maturazione del cervello dei bambini passa proprio attraverso il gioco». Andiamo dunque alla scoperta dei 10 giochi da tavolo più divertenti, moderni e che portano i maggiori benefici alla nostra mente RisiKo! Forse il gioco più amato al mondo, in cui si associano fortuna e strategia. Si forma un piccolo esercito, si prendono dei territori e in base a degli obiettivi bisogna conquistare il mondo. Nato negli anni ’50, l’unica nota negativa è che una partita può durare anche ore e ore... e ore... Dixit Dixit è adatto a chi vuole stimolare la propria creatività. Ogni giocatore a turno dovrà descrivere una carta a scelta fra quelle che ha in mano. L’abilità sta nel descrivere le illustrazioni della carta scelta in maniera esplicita, ma non troppo. Con una frase, o anche una sola parola.

con il gioco la mente va in palestra Conviviali, strategici e intelligenti: i neuropsicologi hanno rilanciato il ruolo importante dei giochi da tavolo. da risiko! a monopoly, ecco i migliori

«in tutte le loro forme sono un potente mental training»

IL PIù AMATO Si associano fortuna e strategia: si forma un piccolo esercito, si prendono dei territori e in base a degli obiettivi bisogna conquistare il mondo

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Lettere da Whitechapel Gioco da tavolo investigativo nato ambientato nella Londra del ‘900. Sembra un’evoluzione di Scotland Yard. Si può scegliere di interpretare Jack, e fuggire quindi dalla polizia, o essere il team di agenti che lo inseguiranno cercando di capire dove si trova. 7 Wonders 7 Wonders è uno strategico ambientato in epoca classica, ai tempi delle 7 meraviglie, che vi permetterà di controllare una fra le 7 civiltà associate. Il gioco si svolge su 3 epoche e a ogni epoca bisognerà giocare con un mazzo di carte distinto contenente gilde, strutture militari, civili, commerciali o scientifiche. Lascia poco spazio alla fortuna.

Cranium Cultura e rompicapo, disegni e scioglilingua, giochi di mimo e drammatizzazione. Per chi è in cerca di un gioco “interattivo”, Cranium è l’ideale. L’obiettivo è avanzare in un tabellone, svolgendo delle sfide richieste. Meglio di Trivial Pursuit Bang Ambientazione Western. Ad ogni turno il giocatore pescherà alcune carte e farà le proprie mosse, sia per difendersi che per armarsi e attaccare gli avversari. I ruoli sono: Lo Sceriffo, il Vicesceriffo, i fuorilegge e il rinnegato. All’inizio solo chi sarà lo sceriffo dovrà dichiarare il proprio ruolo. Monopoly è il gioco da tavolo per eccellenza. Nella versione moderna, ecco la “electronic banking” per svolgere partite in meno tempo, e senza contanti. Come nella vita reale, l’obiettivo rimane mandare in bancarotta gli avversari, comprando ed investendo sulle proprietà immobiliari. Pandemia Questo in gergo si definisce un gioco da tavolo “cooperativo”, in cui l’avversario è il gioco stesso, e i partecipanti devono unire le forze per vincere la partita. Se compare una carta “epidemia”, la malattia si propagherà nelle città pescate. Ticket to Ride Obiettivo è pianificare e costruire una linea ferroviaria passando per delle città assegnate segretamente ad inizio del gioco. Per vincere non solo è necessario raggiungere le città-obiettivo, ma è importante anche contrastare al meglio gli avversari, costringendoli a riprogettare ogni volta la tratta. I Coloni di Catan Nato nel 1995, è un gestionale-commerciale, che sfida apertamente il monopoly e che ricorda Civilization o Ages of Empire. Su un tavoliere formato da esagoni si costituisce un’isola. I partecipanti dovranno colonizzare l’isola costruendo colonie, città e strade. © Copyright Università Niccolò Cusano

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il primo gesto è prezioso

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e virtù protettive dell’allattamento al seno non sono certo una novità. Oggi però un nuovo studio tutto italiano, condotto dall’equipe del Professor Lorenzo Drago, del dipartimento di scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli studi di Milano, in collaborazione con il Dipartimento di Pediatria dell’Università di Verona e la Pro-Africa Foundation, ha evidenziato qualcosa di più. Gli studiosi comparando le caratteristiche del latte materno delle mamme della nostra penisola con il latte delle mamme originarie del Burundi hanno scoperto che il latte e il colostro delle mamme africane sono più ricchi di interazioni complesse tra batteri e ciò si traduce nella presenza di un microbioma migliore che potrebbe influire sulla salute del nascituro. Questa sperimentazione, che avrebbe delle ricadute rilevanti sui differenti stili di vita, rafforza il concetto dell’importanza dell’allattamento al seno e dell’alimentazione materna durante questa fase della vita. Professor Drago perché le mamme del Burundi hanno latte più ricco e nutriente rispetto a quelle italiane? «Dieta meno raffinata e senza conservanti e ambiente rurale. Le spiego meglio: un elevato numero di cibi conservati e di conseguenza una elevata concentrazione di conservanti negli alimenti fanno si che questi agiscano come antimicrobici, alterando così i batteri presenti nel nostro microbioma. In particolare con la concertazione di conservati nel cibo, senza avere una infezione, è come se ci facessimo continue terapie antibiotiche . L’utilizzo di questi alimenti, che oramai sono necessariamente presenti nelle nostre tavole, determinerebbe un continuo cambiamento del nostro microbioma, riducendone la ricchezza e la variabilità».

K Intervista a Lorenzo Drago

dip. scienze Biomediche Università di Milano

uno studio italiano rafforza l’importanza dell’allattamento al seno. e insieme a un corretto stile di vita e un’alimentazione genuina diventa ancora più virtuoso Fondazione Niccolò Cusano informa

Cos’è il microbioma? «L’insieme di microbi che interagiscono tra loro e con un ospite in un determinato distretto che può essere intestino, vagina, cavo orale, latte materno etc».

I BENEFICI

Cosa comporta questa differenza? «I microbiomi più ricchi e variabili preservano da alcune malattie correlate».

PER LA MAMMA

Aiuta a riprendersi più velocemente dal parto Aiuta a perdere il peso accumulato durante la gravidanza Riduce il rischio di sviluppare osteoporosi Previene alcune forme di tumore al seno all’ovaio PER IL BAMBINO

Contribuisce a una migliore conformazione della bocca Protegge contro le infezioni respiratorie e l’asma Protegge contro la diarrea Riduce il rischio di diabete Protegge contro le otiti

pannelli Alimentazione, conoscenza e poesia: alla mensa della Cusano il buon cibo è servito con la cultura. Nel riquadro il passo di uno scritto di Francesco Berni

Quanto influisce l’alimentazione sulla qualità del latte materno? «Tanto. Sembra che ci sia un circuito di batteri dall’intestino al latte e al colostro materno». Che tipo di alimentazione può favorire un latte migliore? «Come avviene per l’intestino, la vera dieta mediterranea. I cibi grezzi, non raffinati e conservati, sono certamente da preferire. Se noi potessimo alimentarci con i cibi provenienti direttamente dall’ambiente rurale (idealmente senza pesticidi e conservanti) il nostro microbioma non cambierebbe e manterrebbe quegli aspetti salutistici accennati prima». Oggi si può dire che la nostra è una reale dieta mediterranea oppure non è più così? «Non credo. Le catene produttive alimentari purtroppo esigono questo circuito. Sarebbe forse impensabile pretendere che gli alimenti provengano dalle fattorie come quelle di una volta. Certamente dobbiamo sforzarci più possibile di alimentarci con cibi più sani e naturali». Quali ricadute può avere questo studio? «Sullo stile di vita e sull’alimentazione . Anche sulla necessità di arricchire il nostro microbiota con l’assunzione di probiotici ben selezionati e studiati. In poche parole cibi sani, con pochi conservanti e additivi e probiotici che “parlino e interagiscono” con il nostro microbioma intestinale». © Copyright Università Niccolò Cusano

O frutto sopra gli altri benedetto, buono inanzi, nel mezzo e dietro pasto; ma inanzi buono e di dietro perfetto! (…) Son le pesche apritive e cordiali, saporite, gentil, restorative, (…) O frutta sopra l’altre egregia, eletta, utile dalla scorza infino all’osso, l’alma e la carne tua sia benedetta!


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6 minuti di lettura contro lo stress

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edicinale di automedicazione che può essere usato per curare l’anima, sviluppare empatia e ridurre lo stress. Tenere assolutamente vicino alla portata dei bambini. Ebbene sì: leggere fa bene alla salute, aiuta a contenere l’ansia e consente di vivere mille vite più dei gatti. Sei minuti di lettura al giorno abbattono lo stress del 68%, permettono di staccare la spina distogliendo la mente da problemi e pensieri quotidiani trasportandola in mondi paralleli, storie diverse in cui veniamo avviluppati pagina dopo pagina, concedendoci un po’ di evasione dalla nostra routine e di non pensare – almeno nello spazio di quella lettura – alle problematiche o ai dispiaceri da cui siamo afflitti. Dunque mettiamoci comodi e prepariamoci a un piccolo viaggio pur restando fermi, con risultati su corpo e mente migliori di qualunque Spa e percorso relax.

Libro cartaceo o tablet: l’effetto benefico è lo stesso? È emerso come il testo in rete attivi modalità di lettura non sequenziali, caratterizzate da scansione e scrematura veloce (scanning e skimming) delle informazioni, “visite” e “balzi” rapidi da un sito all’altro (Rowlands et al., 2008). I ricercatori, in collaborazione con studiosi dell’Università del Tennessee, hanno successivamente indagato, mediante un metodo sofisticato di analisi dei log, le abitudini di lettura dei visitatori di due noti siti di articoli e riviste elettroniche, scoprendo come ogni documento scaricato in versione full-text venga consultato in media soltanto 106 secondi (Nicholas et al., 2008). Infine, nell’ambito di un progetto in cui oltre 120 università del Regno Unito hanno avuto accesso gratuito per due anni a materiali di lettura in formato e-book al fine di osservare i comportamenti degli utenti e sviluppare nuovi modelli per stimolare il mercato, è stata condotta un’indagine a livello nazionale su più di 20.000 soggetti tra docenti e studenti universitari. Dal sondaggio è emerso come ancora molti utenti preferiscano studiare e leggere lunghi testi in formato cartaceo, e come il più evidente svantaggio degli e-book sia rappresentato dalle difficoltà di lettura sullo schermo (Jamali, Nicholas & Rowlands, 2009). Teorie recenti come la Cognitive Load Theory (Sweller, 1988) hanno mostrato, riportando una larga quantità di evidenze sperimentali, come la lettura ipertestuale e multimediale risulti di norma meno efficace di quella tradi-

#LEGGEREPERCHÈ Aumenta l’empatia lo studio, condotto dalla New School for Social Research di New York, non ha dubbi: leggere un romanzo o un racconto pone il lettore nella condizione di “mettersi nei panni di”, ossia di provare a immaginare stati d’animo ed emozioni dei personaggi coinvolti nella storia. Questo esercizio favorisce nella vita di tutti i giorni l’empatia e la comprensione verso il prossimo, migliorando così i rapporti lavorativi e le relazioni interpersonali in generale. Riduce lo stress del 68% per il neuropsicologo cognitivo David Lewis, leggere può addirittura abbassare lo stress del 68% dal momento che allenta la tensione sia nei muscoli che nel cuore e distoglie dalle preoccupazioni del momento. Contrasta l’invecchiamento cerebrale e l’insorgere dell’Alzheimer Arricchisce il vocabolario

carta o ebook, ecco le diverse modalità ed esperienze di lettura

LE RECENSIONI DEGLI STUDENTI DELL’UNICUSANO Camilla Miglio (laureanda in Economia)

“Destinatario sconosciuto” Mi piace definire “Destinatario sconosciuto” un capolavoro in miniatura che si legge in poco tempo, ma segna inevitabilmente il lettore per il turbinio di emozioni che genera. Dalla rabbia alla delusione, dal disgusto all’amarezza, ma non manca, di sicuro, anche lo stupore che suscitano i numerosi colpi di scena. Da un’insolita amicizia tra un tedesco e un ebreo, si assiste a un cambiamento repentino e inesorabile del pensiero di Martin. L’autore descrive la scelta dell’uomo di seguire la carismatica figura di Hitler e il rispettivo pensiero, mostrando come il nazismo abbia offuscato le menti, anche di coloro che hanno lottato per una vita in difesa dei diritti umani. Ringrazio Nino Inzana per avermi dato la possibilità di conoscere questo libro, permettendomi di “studiare”, in piccolissima parte, anche gli effetti sociali provocati dal nazismo.

Farhiya Al Alsina (studentessa di Giurisprudenza)

“It ends with us” zionale e come, soprattutto in lettori non esperti, produca sovraccarico cognitivo (Calvani, 2013). Da alcune ricerche emergerebbe come durante la lettura ipertestuale il lettore sia altamente vulnerabile a essere catturato da altre tipologie di stimoli: quando abbiamo la possibilità di cliccare, la nostra attenzione è immediatamente divisa tra il testo che stiamo leggendo e quello che potremo leggere, e quando possiamo facilmente spostare la nostra attenzione su nuovi stimoli esterni, siamo psicologicamente e biologicamente inclini a farlo, perché questo richiede minor energia mentale del cercare di resistere alle distrazioni e continuare a leggere (Mangen, 2008). Il formato del materiale di lettura ha ripercussioni profonde sulla strategia di lettura attivata, la comprensione, l’analisi e la valutazione di un testo: il contrasto di pixel, la disposizione delle parole, il concetto di scorrimento rispetto al girare una pagina, la fisicità di un libro contro l’effimero di uno schermo, la capacità di collegamento ipertestuale e il muoversi online da una fonte all’altra in pochi secondi: tutte queste variabili si traducono in una diversa esperienza di lettura. © Copyright Università Niccolò Cusano

FONTE: “Lettura digitale vs lettura tradizionale: implicazioni cognitive e stato della ricerca” di Andrea Nardi

“Fifteen seconds. That’s all it takes to completely change everything about a person. Fifteen seconds that we’ll never get back”. Questa storia non è una commedia divertente, scordatevi un romanzo d’amore sdolcinato. Anche se poi in realtà parla d’amore, forse quello più grande che possa esistere. Questa volta la Hoover ci ha portato una storia vera con persone reali, problemi che sembrano lontani ma che spesso fanno parte della nostra vita e non ci rendiamo conto di esserne vittime. Un libro che mi ha inghiottito dalla prima pagina fino all’ultima. È stato uno di quei libri da cui non volevo staccarmi un attimo e dopo averlo chiuso volevo cominciare da capo. Una verità accaduta che ti fa vivere una storia straziante minuto dopo minuto dove non puoi fare nient’altro che continuare a leggere e pregare che finisca presto, non solo per la protagonista ma anche per te stesso.

Mirko Franceschetti (laureando in Economia)

“La luce sugli oceani” Opera prima della scrittrice Australiana M. L. Stedman. Da questo romanzo è stato girato un film nel 2016 con il titolo originale del libro “The Light Between Oceans”. Il romanzo è ambientato in Australia subito dopo la prima guerra mondiale e narra la storia di Tom, un reduce che porta dentro di sé ancora i segni terribili dell’esperienza vissuta al fronte, e Isabel, una solare ragazza di Partageuse che incontra sul pontile della cittadina intenta a dar da mangiare ai gabbiani. Tra i due nasce subito un feeling profondo, che li porterà a sposarsi e a vivere a Janus Rock, dove Tom è stato assegnato come guardiano del faro. Janus Rock è un’isola che divide idealmente l’oceano Indiano con quello Australe. La vita in questo luogo selvaggio è dura e difficile, ma loro sono una coppia solida. I vari tentativi di maternità svaniscono in altrettanti aborti spontanei, ma il destino vuole che un giorno arrivi sulla spiaggia dell’isola una barca a remi alla deriva dell’oceano all’interno della quale ci sono il cadavere di un uomo e una bambina viva e vegeta. Isabel vede questo fatto come un segno della provvidenza e decide di tenere la bambina come fosse sua figlia tra le mille perplessità di Tom, che alla fine accetta questa realtà accogliendo Lucy, questo è il nome dato alla bambina, come sua figlia naturale. Ai primi anni idilliaci vissuti sull’isola, farà riscontro una realtà ben più complessa al loro ritorno sulla terra ferma. Cosa è giusto e cosa è sbagliato è il tema portante di tutto il romanzo, che si sviluppa con una scrittura fluida e coinvolgente, che mette voglia di leggerlo tutto di un fiato e poi rileggerlo ancora per rifletterci sopra un po’ più a lungo. Da non mancare.


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VINCENZO CANTATORE un pugno alle dipendenze

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droga, alcol, ludopatia: ho creato una palestra per curare queste “schiavitù” allenando il corpo e la mente

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avorare sul corpo e sulla mente. Contro ogni forma di dipendenza. Vincenzo Cantatore, 45 anni, è stato uno dei migliori pugili della sua generazione, campione italiano, europeo e mondiale, con 39 incontri e 33 vittorie all’attivo. A nove anni dal suo ultimo incontro, il boxeur pugliese ma romano di adozione si lancia in una nuova sfida che – come accade ormai da diverso tempo a questa parte – va oltre le nozioni del pugilato tradizionale, prefiggendosi di lavorare prima sull’aspetto psicologico e poi su quello fisico e sportivo, con l’ausilio dello psichiatra e mental-coach Santo Rullo. Alle loro spalle l’esperienza in comune a Villa Letizia, una clinica romana dove trovavano riparo ragazzi con disagio psichico. Unicusano UpMagazine ha potuto visitare in anteprima i locali della nuova palestra di Roma, la Top Rank, situata in un angolo di verde a due passi da piazza del Popolo, dove il campione dal mese di febbraio accoglierà chiunque, dai vip alle persone comuni, fino a coloro a cui lo sport servirà come terapia per migliorare il proprio approccio alla vita e alla società. Cantatore, dopo gli anni di insegnamento del pugilato presso il carcere di Rebibbia e il servizio a Villa Letizia, finalmente realizzi questo tuo sogno. Chi ti ha aiutato? «Posso dire di aver fatto tutto da solo, ovviamente insieme ai miei collaboratori, alcuni sponsor e il Credito Sportivo che mi ha supportato. E ringrazio anche il Coni e il suo presidente Giovanni Mala-

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gò, che non mi hanno fatto sentire da solo e si sono sempre interessati fattivamente allo sport in Italia e a Roma». Ci pare di capire che la tua palestra non sarà l’ennesima scuola di pugilato ma una sorta di boxe-terapia, progetto dove ti affiancherà anche il professor Rullo «La collaborazione con Santo (Rullo, ndr) è totale. Il nostro compito sarà curare testa e corpo prima di ogni cosa. Tutti i grandi atleti, gli olimpionici, i campioni della storia, hanno o hanno avuto il supporto del mental coach: Micheal Schumacher, Evander Holyfield, Tiger Woods. È fondamentale guardare prima dentro di noi, e poi fuori. È importante lasciarsi indietro le dipendenze». Parli della droga e dell’alcol? «Non solo, anzi. La droga, l’alcol, il gioco d’azzardo sono delle dipendenze atroci da cui stare lontani, ma parlo anche delle dipendenze sociali. Pensiamo a Internet, agli smartphone, oppure ad alcune forme di cibo, o anche al lavoro. Dipendere da qualcosa, non poterne fare a meno, ci fa essere schiavi e porta alla depressione. E noi in palestra cureremo soprattutto questo aspetto. Attraverso il pugilato e attraverso un lavoro diretto sulla persona». Dunque, a differenza del passato, non ti rivolgi solo a persone problematiche? «Tutti siamo problematici, tutti abbiamo dei fantasmi. Tutti siamo un po’ “matti”. Bisogna solo avere consapevolezza di se stessi e imparare a migliorarsi, a non lasciarsi divorare dai propri fantasmi inte-

si chiama top rank la nuova scommessa del pugile italiano

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riori. Entreremo nella testa delle persone, provando a sbloccare un meccanismo interno che spesso risulta deleterio». Sei stato un grande pugile, hai vinto molto a livello professionistico, come altri colleghi della tua generazione. Oggi come lo vedi il movimento pugilistico italiano? «Non bene, sinceramente. E non dipende dagli atleti o dagli allenatori, ma dai manager. Andati via quelli che c’erano prima, chi ne ha ereditato i compiti non è stato all’altezza». Vuoi dire che oggi un pugile non ambisce più al professionismo? «Basta farci caso. Un Roberto Cammarelle, che è stato un grande campione e sarebbe potuto essere un grande professionista, è rimasto fra i dilettanti per tutta la carriera semplicemente perché non c’erano manager capaci di fargli fare il salto di qualità. In un certo senso è stato costretto ad accontentarsi, e lo capisco, perché altrimenti avrebbe fatto un salto nel vuoto. Fermo restando i grandi risultati ottenuti». Hai parlato di Cammarelle, olimpionico. Quest’anno, invece, Muhammad Ali avrebbe compiuto 75 anni, lanciato dall’oro di Roma 1960. Senza scendere in un giudizio politico, un’Olimpiade in Italia sarebbe un grande rilancio per lo sport in generale? «Lo credo fermamente. Io penso che da una parte

«credito sportivo e coni mi hanno supportato: devo dir loro grazie»

radio cusano campus informa

CHI è VINCENZO CANTATORE biografia nato a Bari il 22 febbraio 1971 Altezza: 188 cm Categoria: Cruiserweight Ritirato: 14 dicembre 2007 Incontri disputati: 39 Vinti (KO): 33 (27) Persi (KO): 5 (4) Pareggiati: 1 il Palmarés DA PROFESSIONISTA 1998 Titolo Mondiale WBU - Massimi-leggeri 2004 Titolo Europeo EBU - Massimi-leggeri il Palmarés DA DILETTANTE Oro Minsk 1992 - Supermassimi

le istituzioni debbano vigilare affinché la realizzazione delle strutture si svolga nella legalità e nella regolarità, ma poi lo sport ha sempre bisogno di grandi palcoscenici, in maniera che le persone si innamorino di queste discipline. Sono sicuro che se il Coni continuerà sulla strada intrapresa da un po’ di tempo a questa parte, tutto il movimento sportivo italiano potrà togliersi belle soddisfazioni». © Copyright Università Niccolò Cusano

pugliese Cantatore, classe 1971, è nato a Bari: nel suo score ci sono 33 vittorie e 5 ko


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nella serie tv “Lie to me” tim roth è un esperto del linguaggio non verbale

K A cura di Gloria Di Filippo

preside della Facoltà di Psicologia dell’Università Niccolò Cusano

che faccia ha una bugia? ogni giorno mentiamo circa 100 volte ma dalla mimica del viso è possibile capire quando lo stiamo facendo

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na nota canzone degli anni ’60 re- lo d’allarme, un indice di possibile mencitava “la verità ti fa male”, sarà per zogna. Ad esempio una scrollata di spalle questo, perché la verità fa male che asimmetrica o un accenno tipico di diniesiamo degli inguaribili bugiardi? Sì, go con la testa mentre si comunica verbalogni individuo mente circa cento mente qualcosa di positivo può essere sinvolte al giorno, ma si può arrivare anche a tomo di menzogna, oppure può indicare che non siamo convinti di quello duecento. Le bugie spesso sono futili quali «che piacere sentirti» opche stiamo dicendo. pure «non ho sentito squillare il telefono», ma talvolUn altro indizio importantra gli indizi ta sono più importanti e te è l’asimmetria, infatti le importanti chiunque di noi vorrebemozioni si manifestabe poterle smascherare, no con maggiore intenci sono sità nella parte sinistra imitando il dottor Lightl’asimmetria man nella celebre serie del volto, una contrae i movimenti zione più marcata sulla televisiva “Lie to me”.Certo, per apprendere il metometà destra del volto podella testa do FACS (Facial Action Cotrebbe indicare che l’emoding System ) messo a punto zione non è reale. Anche un da Ekman e Friesen occorrono sorriso asimmetrico è indice di anni di studio, ma qualche piccofalsità e quindi degno di attenzione. lo trucco possiamo impararlo anche noi. Infine il tempo, l’espressione delle emozioni durano pochissimo tempo, un’espressioIl principio fondamentale da tener presente ne protratta per lungo tempo sul viso del è che la comunicazione si avvale di un cana- nostro interlocutore è un chiaro indice di le verbale, quindi la parole, e di (quello) un menzogna. Diventa quindi sempre più arcanale non verbale, quindi la mimica fac- duo il lavoro del mentitore che per sopravciale e i gesti. È importante che i messaggi vivere deve imparare a controllare non più in uscita da questi canali siano coerenti tra solo la voce, ma anche i gesti e le espresloro, se così non è la comunicazione è in- sioni facciali. coerente, e questo è per noi un campanel© Copyright Università Niccolò Cusano


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san valentino che ansia ecco come sopravvivere testatina per le pagine interne DX

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ebbraio mese del carnevale ma anche dei sentimenti. Per “battezzare” la festa dell’amore, in precedenza indetta dai pagani il 15 febbraio, nel 496 dC, Papa Gelasio I decide di anticiparla al 14, giorno dedicato a San Valentino, facendolo diventare in un certo modo il protettore degli innamorati. Ed ecco che, alla fine di gennaio, già spuntano menù romantici per due, percorsi Spa di coppia a suon di massaggi al cioccolato

e coccole allo yogurt e pubblicità a non finire del gioiello perfetto per dire «ti amo» al proprio partner. Questo genere di feste comandate però possono provocare stress ed ansie inutili. Unicusano Up, tra ironia e buon senso, con l’ausilio della facoltà di Psicologia della Cusano, vi propone un piccolo vademecum per scacciare tensioni inutili e godere a pieno della festa degli innamorati. © Copyright Università Niccolò Cusano

Il MANUALE “NO PANIC” DI unicusano UP Come vivere al meglio la festa degli innamorati Giovani coppie

Pochi giorni ancora e il toto regalo, con cui soprattutto si vorrebbe stupire e fare colpo, è destinato a scattare. «Come farò felice la mia fidanzata/o, dove potrei portare la mia dolce metà, sarò migliore dell’ex?». Il consiglio è di spostare l’attenzione da se stessi al proprio partner, ponendosi in una posizione di ascolto e provando a realizzare i desideri dell’altro. Questo non solo per un buon San Valentino ma per un buon rapporto di coppia nella vita di tutti i giorni.

qualche consiglio utile per affrontare un giorno speciale

coppie adulte

Relazioni più consolidate in cui spesso troviamo dei figli e dove si è persa quindi l’abitudine di ritagliare degli spazi esclusivamente per la coppia. L’invito è quello di ricavare momenti di intimità per la salute della relazione.

Single incalliti

Una giornata che può passare benissimo inosservata e coloro che non hanno un partner non saranno assolutamente obbligati a fare per forza qualcosa in nome di una festa comandata.

Chi è appena stato lasciato (cuori infranti)

Dedicare questa giornata a se stessi volendosi bene e facendosi un po’ di coccole magari viziandosi o regalandosi qualcosa.

unicusano vi spiega che...

Festa di San Valentino: le origini La festa di San Valentino ricorre annualmente il 14 febbraio, e oggi è conosciuta e festeggiata in tutto il mondo. È molto probabile che le sue origini affondino nel IV secolo, per sostituire la festa pagana dei Lupercalia, gli antichi riti pagani dedicati al dio della fertilità Luperco: questi riti si celebravano il 15 febbraio e prevedevano festeggiamenti sfrenati, ed erano apertamente in contrasto con la morale e l’idea di amore dei cristiani. In particolare, il clou della festa si aveva quando le matrone romane si offrivano, spontaneamente e per strada, alle frustate di un gruppo di giovani nudi, devoti al selvatico Fauno Luperco. Anche le donne in dolce attesa si sottoponevano volentieri al rituale, convinte che avrebbe fatto bene alla nascita del pargolo. In fondo, ad alleviare il dolore bastava lo spettacolo offerto dai corpi di quei baldi giovani, che si facevano strada completamente nudi o, al massimo, con un gonnellino di pelle stretto intorno ai fianchi. Per “battezzare” la festa dell’amore, Papa Gelasio I nel 496 d.C. decise di spostarla al giorno precedente - dedicato a San Valentino - facendolo diventare in un certo modo il protettore degli innamorati.

Idee regalo cariche di... adrenalina! Per festeggiare all’insegna del brivido puoi sempre pensare a un bel salto con il bungee jumpung, un giro su pista in Ferrari, un corso in coppia di kitesurf oppure un lancio in tandem con paracadute.

2017

13

gennaio

Mountain Bike

Yoga

Vale più o meno lo stesso discorso del trekking. Cosa c’è di meglio di una bella pedalata insieme, magari su terreni un po’ più impervi del classico parco sotto casa (dipende anche da dove abitate...). Riccardo Cocciante ci ha scritto anche una canzone a riguardo.

Meditazione, esercizi di stretching e contenimento della rabbia: quale occasione migliore per ritrovare serenità nel rapporto a due? Tra l’altro, basta un’ora a settimana per vedere dei benefici a medio termine. Si dice che anche la qualità (e la durata) del sesso ne benefici molto.

sport e ballo a paso doble

S

an Valentino si avvicina. Ma non è solo questione di ricorrenze. Siamo nel pieno dell’anno lavorativo, lo stress domina sulle nostre vite, e i rapporti di coppia (specie se i due vivono sotto lo stesso tetto, magari con figli) possono subire dei forti contraccolpi. Quale soluzione per ritrovare l’intesa e l’armonia? Secondo gli psicologi l’ideale sarebbe praticare sport insieme. Non necessariamente tre o quattro volte a settimana, basta ritagliarsi pochi spazi al mese per lasciarsi tutto alle spalle e ripristinare la complicità su cui è nato l’amore. Ma quali sport praticare? Ecco le otto discipline più consigliate alle coppie.

Le discipline più consigliate alle coppie per aumentare feeling e complicità basta ritagliarsi qualche spazio

© Copyright Università Niccolò Cusano

Aikido

È a metà fra lo yoga e un’arte marziale tradizionale, come il karate. L’aikido sta iniziando a diffondersi e tocca tutte le corde delle difficoltà umane. Anche qui, farlo in coppia non può che essere salutare. Chi litiga spesso si ricordi che l’obiettivo è la difesa, non l’attacco!

Tennis

Scalata o trekking

Fare tanti chilometri, in montagna o in pianura, aiuta il dialogo e permette di distrarci dalla tecnologia. Una passeggiata di una giornata intera, fuori dal mondo, o addirittura una scalata – per i più atletici – può essere rinfrancante. Attenzione a non perdervi!

Kickboxing

La violenza andrebbe sempre tenuta fuori, ma se siete delle persone con un’indole particolarmente aggressiva, sfogare le tensioni con la kickboxing potrebbe aiutarvi a esternare i nervosismi e, una volta tranquillizzati i nervi, a parlare di più. L’importante è non esagerare e darsele di santa ragione solo sul ring!

Il tennis in doppio è un vero e proprio sport di squadra. Bisogna essere coordinati nei movimenti, fidarsi l’uno dell’altro, giocare con ruoli diversi per raggiungere un obiettivo comune. Un po’ la metafora della vita comune. Un avviso per gli uomini: occhio ai maestri di tennis, che storicamente sono dei “provoloni”.

Canottaggio

Come con il tennis in doppio, il canottaggio è una grande metafora del rapporto a due: bisogna remare sempre dalla stessa parte e sempre in sincrono, e quando uno dei due si stanca l’altro deve aspettarlo, altrimenti ci rimettono tutti.

BALLO

Secondo gli esperti, il ballo riattiva il fisico, la mente e l’intesa sessuale. Si può andare sul classico, come salsa e merengue, o sul “passionale”, come una bella lezione di tango. Anche il walzer può avere il suo perché. In fondo, i nostri nonni non “rimorchiavano” nelle balere?


testatina per le pagine interne SX

testatina per le pagine interne DX

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il nemico stress e i danni al cervello testatina per le pagine interne DX

L’atrofia dei dendriti e il rilascio di glutammato cosa comportano e quali possono essere le conseguenze negative? «Il glutammato è il trasmettitore più abbondante nel cervello, il principale mediatore della trasmissione dell’informazione tra neuroni. La sua concentrazione extracellulare è finemente regolata, e se diventa eccessiva può causare danneggiamento e anche morte cellulare. Molti studiosi ipotizzano che l’atrofia dei dendriti sia dovuta ad un eccesso di glutammato rilasciato dai neuroni, come avviene nello stress. Dato che abbiamo trovato un aumentato rilascio di glutammato fino a 24 ore dopo l’evento stressante, questo dato è in accordo con l’ipotesi».

dip. Scienze Farmacologiche Università di Milano

Il glutammato è il trasmettitore più abbondante nella testa

la scoperta dei ricercatori italiani modifica la distinzione tra stress acuto e stress cronico

Lo stress è al centro di tanti studi. Voi avete scoperto di nuovo che ci sono del-

lo scopo è necessario capire meglio come si sviluppa nel tempo la reazione allo stress acuto, e identificare le caratteristiche che distinguono una risposta positiva da una negativa

Lo stress è uno dei fattori di rischio più diffusi nella società moderna. Ma cosa è lo stress? E soprattutto…è sempre negativo? Che cosa condiziona o decide se reagirò o svilupperò una patologia dopo un evento stressante? «Lo stress può essere positivo (nella maggior parte dei casi) o negativo. Ogni individuo reagisce in modo diverso: per alcuni lo stress è uno stimolo a fare meglio (può potenziare le nostre capacità cognitive). Altri, sia per diverse caratteristiche genetiche sia per la storia personale, possono avere problemi a raggiungere il necessario adattamento ai cambiamenti ambientali. Questa risposta negativa può diventare più frequente quando l’individuo è esposto a stimoli stressanti particolarmente forti (come avviene nel PTSD) o ripetuti. In questo caso si parla di risposta maladattativa, che può favorire l’insorgere di patologie, psichiatriche ma anche cardiovascolari, metaboliche e di diverso tipo». Vulnerabilità e resilienza... che ricadute può avere questo studio? «Una cosa utile, per analizzare le differenze nella risposta dello stress, è distinguere gli individui in resilienti (quelli che hanno una risposta positiva) e vulnerabili (quelli che hanno una risposta negativa). Questo si fa comunemente negli studi sugli effet-

K A cura di Alberto Costa

Psicoterapeuta e Professore associato Università Niccolò Cusano

unicusano facoltà di psicologia

Reazioni comportamenti e rimedi ecco come lo stress danneggia il cervello Lo stress comporta una modificazione dell’attività cerebrale che consente di predisporre le risposte funzionali utili a fronteggiare la situazione “stressogena”. La reazione di stress non è, dunque, patologica per sé, ma può diventarlo (distress) in relazione alla sua intensità e durata nel tempo. Lo stress cronico può, ad esempio, essere una condizione di rischio per lo sviluppo di una varietà di disturbi psicofisici. Nello specifico, gli effetti negativi del distress sul funzionamento del nostro “organo della mente”, il cervello, possono essere indiretti, ad esempio quando coinvolgono il sistema cardiovascolare e i processi infiammatori, ovvero diretti, quando sono connessi con modificazioni neurobiologiche specifiche che riguardano l’attività dei neuroni. Ad esempio, condizioni di stress acuto o cronico possono interferire con la memoria a causa dell’azione negativa esercitata dai glucocorticoidi sui processi di potenziamento a lungo termine mediati dalle strutture temporomesiali (ippocampo in particolare).

Che scenari futuri può aprire questa scoperta? «Sappiamo molto bene che nella vita reale anche un solo evento stressante particolarmente forte (un incidente, una catastrofe naturale, un episodio di violenza) può causare una grave patologia psichiatrica, il disturbo post traumatico da stress (PTSD), molto comune ad esempio nelle popolazioni esposte ad un terremoto. Però non sappiamo come un singolo evento stressante possa causare modificazioni a lungo termine nel cervello, anche strutturali. I nostri studi recenti mostrano un aspetto dello stress acuto che finora non conoscevamo. Ora è necessario capire meglio come si sviluppa nel tempo la reazione allo stress acuto, e identificare le caratteristiche che distinguono una risposta positiva da una negativa (potenzialmente patologica). Questo potrebbe portare all’identificazione di nuovi bersagli farmacologici, anche se c’ è ancora molto lavoro da fare».

A

un evento traumatico può portare a conseguenze a lungo termine nella corteccia cerebrale

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le conseguenze strutturali nel cervello anche dopo uno stress acuto e non solo dopo stress prolungato. Ci spiega meglio? «Molti studi con protocolli diversi di stress cronico hanno dimostrato che eventi stressanti ripetuti per parecchi giorni o settimane provocano un’atrofia dei dendriti (la parte ricevente dei neuroni). La principale novità del nostro studio è il fatto che lo stesso effetto è stato trovato già 24 ore dopo un singolo evento stressante».

K Intervista a Maurizio Popoli

nche un solo evento stressante o traumatico può portare a conseguenze strutturali a lungo termine nella corteccia cerebrale. Quali? Un aumentato rilascio di glutammato, prolungato fino a 24 ore, e un’atrofia dei dendriti. Questa incredibile scoperta di alcuni ricercatori italiani modifica radicalmente la tradizionale distinzione che viene fatta tra stress acuto e stress cronico. L’atrofia dei dendriti, infatti, era già stata osservata precedentemente dopo stress ripetuti per numerosi giorni ed è legata a comportamenti di tipo ansioso e depressivo. Una novità questa che potrebbe avere rilevanza per la genesi del disturbo post traumatico da stress e di altre patologie neuropsichiatriche. Abbiamo chiesto a Maurizio Popoli, del Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università degli Studi di Milano che ha coordinato questa ricerca assieme a Laura Musazzi, di spiegarci meglio come e perché questo studio potrebbe aprire nuove vie per la gestione del disturbo post traumatico da stress.

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ti dello stress cronico. Stiamo ora cercando di operare questa distinzione nelle ore successive ad uno stress acuto. Lo scopo è quello di identificare alcune caratteristiche comportamentali, cellulari, molecolari delle due risposte diverse. Questo potrebbe appunto consentirci di identificare dei bersagli chiave da trattare farmacologicamente (o con altre terapie) per cambiare il corso della risposta da vulnerabile a resiliente». © Copyright Università Niccolò Cusano

LO STUDIO L’atrofia dei dendriti, infatti, era già stata osservata precedentemente dopo stress ripetuti per numerosi giorni ed è legata a comportamenti di tipo ansioso e depressivo

Impariamo a gestirlo Le reazioni degli individui ai fattori stressanti sono alquanto eterogenee: alcuni mostrano un’elevata resilienza, mentre altri sono particolarmente vulnerabili, sulla base di differenti fattori biologici, psicologici e sociali preesistenti all’incontro con gli “stressor”. Tale osservazione pone l’accento sull’importanza di “prendersi cura di se” in un’ottica preventiva, all’interno della quale la promozione del proprio benessere psico-fisico e lo sviluppo di una rete sociale valida costituiscono comportamenti fondamentali. Mettere in atto strategie di coping che aiutino a individuare correttamente le fonti di stress e le proprie reazioni, a essere attivi, a esprimere ed elaborare le proprie emozioni e a ricercare l’aiuto degli altri sono, inoltre, comportamenti che possono favorire una risposta più funzionale nelle condizioni di stress. © Copyright Università Niccolò Cusano



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