Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK
ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL
Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano
Medicina Udito, quando l’impianto cocleare può risolvere
martedì 20 giugno 2017 www.corrieredellosport.it
Storia Erasmus+ Quei sei giorni Formazione e amicizie in cui tutto cambiò l’Islanda è una sorpresa
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ALESSIA VENTURA
La showgirl tra le meraviglie del Belpaese e uno sguardo al futuro: «Una prima serata? Non nascondo che mi piacerebbe»
italia, che bella scoperta
> A PAGINA II
la serie tv
“Tredici” in viaggio nella psiche dei giovani > A PAGINA V
il punto
Pensioni: al via la 14esima
I
l 1 luglio scatta l’operazione quattordicesima per i pensionati. Ssiste dal 2007 ma la legge di bilancio 2017 ha introdotto significative novità. Di che si tratta? è un assegno aggiuntivo che spetta ad alcune tipologie di pensioni (di vecchiaia, di anzianità, anticipate, invalidità, ecc.) che presentano le seguenti caratteristiche: titolari che hanno compiuto 64 anni, ammontare che non supera il doppio di quella minima - quindi circa 1.003 euro mensili - e un periodo di contribuzione non inferiore ai 15 anni per i lavoratori dipendenti e 18 anni per quelli autonomi. Il limite di 1.003 euro mensili circa 13.049,14 all’anno - non si riferisce al solo reddito da pensione a quello complessivo, cioè comprendente anche eventuali rendite finanziarie (ad esempio, interessi attivi bancari), redditi da fabbricati (terreni e immobili, ad esclusione dell’abitazione principale) e non deve essere superato. Non spetta in caso di invalidità civile, assegni sociali, pensioni di guerra e rendite Inail, trattandosi di prestazioni di natura assistenziale e non contributiva. Prof. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano SEGUE A PAGINA III
cultura
II UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
Le città
gli autori
Da Spoleto fino a Bari
Il programma ideato da Mulè
Nella prima puntata, la città protagonista è stata Torino mentre le altre saranno Bologna (23 giugno), Pavia (30 giugno), Spoleto/Norcia/Montefalco (7 luglio) e Bari (14 luglio).
Il programma è ideato da Giorgio Mulè, direttore di “Panorama”. Nel cast Vittorio Sgarbi. Scritto da Luigi Miliucci, Tommaso Martinelli, Marco Marrocco, è diretto da Mario Maellaro.
martedì 20 giugno 2017
alessia ventura fidatevi di me l’italia è magia Un’esperienza «entusiasmante» per la showgirl che racconta virtù e meraviglie del Belpaese «È molto più di un’esperienza lavorativa: questo programma è stato un vero arricchimento. Culturale e professionale. Abbiamo intorno a noi bellezze straordinarie. Peccato che a volte siamo troppo distratti o presi da mille cose che
Su Retequattro ha preso il via “Grand Tour d’Italia”: «Dovremmo amare di più le nostre terre» quasi ce ne dimentichiamo». Alessia Ventura, dopo un anno di assenza dal piccolo schermo, è tornata con un nuovo programma: in seconda serata su Retequattro, ha preso il via venerdì scorso il primo degli 11 appuntamenti speciali di “Grand Tour d’Italia”. Il programma racconta l’Italia e il suo patrimonio ar-
Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: gianluca.fabi@ unicusano.it
tistico e culturale, attraverso le eccellenze del mondo dell’impresa, dell’economia, della cultura, della scienza, dell’arte, dell’enogastronomia. La conduttrice si dice «felice, contente, carica» perché è al timone di un programma «di qualità, interessante e stimolante». È un momento positivo per la showgirl torinese che in questi anni ha detto «anche molti ‘no’!» e fatto scelte ragionate, «perché bisogna saper aspettare e scegliere bene». Ironica, simpatica, frizzante, oggi Alessia è pronta ad accompagnarci in un viaggio speciale: «Seguitemi, non ve ne pentirete!». Dopo “Mezzogiorno in famiglia” sei tornata in tv con “Grand tour d’Italia”. «Non potevo rinunciare a un programma così, un programma che
esalta i territori e i talenti spesso nascosti del nostro Paese. Artisti, musicisti, attori, cantanti, scrittori, imprenditori, giovani startupper, chef e personaggi di spicco racconteranno la realtà delle loro città attraverso interviste esclusive, showcase, concerti live, anteprime e molte curiosità. Quando me lo hanno proposto ho detto subito sì,
senza battere ciglio. Questo programma è interessante per chi lo guarda da casa ma anche per chi lo fa, come me». Perché seguirlo? «Racconta il Belpaese che troppo spesso sottovalutiamo: non ci rendiamo conto delle bellezze che abbiamo, tendiamo a “scappare”. Anche quando andiamo in
Alessia Ventura, conduttrice di Grand Tour d’Italia. In alto, con Gianni Mulè
vacanza! È giusto viaggiare, conoscere nuovi luoghi, costumi e tradizioni. Ma è giusto anche visitare i nostri posti incantevoli. L’Italia dovrebbe mettersi più in mostra e noi italiani dovremmo amarla di più. Per quanto mi riguarda sono sicura di una cosa: tornerò in tutte le
zone che ho visitato per lavoro. Come a Spoleto e a Norcia». Hai iniziato giovanissima e in tv (e non solo): hai fatto davvero tanta esperienza. «Sì. E sono contenta delle scelte fatte finora. Sono felice in questo momento di lavorare tanto. È difficile lavorare in quest’ambiente. Ho sempre fatto un po’ fatica. Ma ho saputo anche aspettare che arrivasse il momento giusto e la proposta giusta. Finora mi sono sempre regalata grandi soddisfazioni. Ho fatto esperienze belle e posso dirmi soddisfatta del mio percorso. È la mia passione: voglio crescere e andare avanti nel migliore dei modi». Ti piacerebbe condurre una prima serata? «Sarei ipocrita a dire di no. Per ora mi sto impegnando con tutte le mie forze per fare bene e spero di piacere a chi mi segue da casa. Perché il pubblico è sovrano. Scelgo sempre di prendere la strada che mi regala più soddisfazioni e che mi arricchisce di più. Che mi faccia “arrivare” bene al pubblico». Sei una bellissima donna. Spesso chi arriva al successo tende a dire di non puntare solo sulla bellezza… Cosa ne pensi? «La bellezza aiuta, è la verità. A 20 anni quando facevo “Passaparola” sapevo bene di dover puntare sulla bellezza. Era giusto così. Ero più giovane e molto carina. Ma poi gli anni pas-
sano, si cresce e si cambia. Soprattutto si diventa più maturi e si capisce che oltre alla bellezza serve altro. Che bisogna arricchire la propria mente. La bellezza non ci sarà sempre. È un messaggio positivo comunque ricordare che non bisogna solo puntare sull’aspetto esteriore. Serve personalità, carattere. Altrimenti la stessa bellezza perde. Oggi mi vedo un ‘tipo’: posso piacere o non piacere. Come tutte le donne. E come tutte le donne anche io faccio fatica a mantenermi in forma». Non ci crediamo… «Giuro! In famiglia chi ha davvero un fisico pazzesco è mia sorella che è una personal trainer. È lei che mi “trascina” a fare escursioni in montagna o mi porta a lezioni di pilates. Io sono pigra ma visto che, anche per il lavoro che faccio, mi devo ‘mantenere’ ho deciso di affidarmi a un personal trainer. Solo lui può bombardarmi di telefonate e massaggi e portami in palestra! Ho bisogno di essere stimolata. Io ho sempre studiato danza. Sono gli sport di gruppo quelli che più mi piacciono perché legati al gruppo e alla competizione sana che ti fa fare di più e ti fa fare bene». Paura del tempo che passa? «No. Ma che strano quando in palestra le 20enni mi danno del lei! Gli anni passano è vero. Ma meglio non ricordarlo!». © Copyright Università Niccolò Cusano
ECONOMIA E UNIVERSITà
martedì 20 giugno 2017
UNICUSANO FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
pensioni: quattordicesima per 3,5 milioni di italiani
La legge di bilancio 2017 ha ampliato la platea dei destinatari che ne beneficeranno a partire dal prossimo 1° luglio se il requisito anagrafico dei 64 anni sarà già maturato a quel termine SEGUE DA PAGINA I
La legge di bilancio 2017 ha ampliato la platea dei destinatari di circa 1,2 milioni, aumentando il limite da 1,5 - circa 752 euro - a due volte il minimo pensionistico. Ha poi incrementato l’ammontare di quelle già esistenti di circa il 30 per cento. Sono quindi circa 3,5 milioni i pensionati che percepiranno la quattordicesima. Quest’ultima, senza alcun adempimento aggiuntivo, verrà pagata in automatico agli aventi diritto. Nell’ipotesi in cui ciò non avvenga, gli interessati potranno accertare, rivolgendosi a un patronato, il possesso dei requisiti e rivendicarlo presso l’INPS che, dopo averne controllato la sussistenza, dovrà precedere. variazioni. L’entità varia in funzione dell’ammontare della pensione e degli anni di contribuzione (15, da 15 a 25, oltre 25 e 3 in più per ogni fascia per gli autonomi). Spazia tra 336 e 655 euro a seconda dei casi e in funzione delle variabili richiamate. In particolare, per i pensionati con un reddito fino a
Il corso L’Università Niccolò Cusano lancia il corso di preparazione al concorso per allievi agenti della Polizia di Stato. La didattica include video-lezioni e approfondimenti, nonché la simulazione di prove concorsuali. Per ulteriori informazioni 06.45678363, infomaster@unicusano.it e www.unicusano.it
Sotto, Tito Boeri, presidente dell’Inps
9786,86 euro annui ammonta a: 437 euro per 15 anni di contributi, 546 euro da 15 a 25 anni e 655 euro oltre i 25 anni. Per quelli con redditi compresi tra 9786,67 e 13.049,14 euro annui: 366 euro per 15 anni di contributi, 420 euro tra 15 e 25 e 504 oltre i 25 anni. Ovviamente, come detto in precedenza, tre anni in più per gli autonomi. Dal 1 luglio. Il pagamen-
to avverrà il 1 luglio in corrisponden-
za della mensilità se il requisito anagrafico dei 64 anni già è maturato; nell’ipotesi in cui i 64 anni siano raggiunti nel secondo semestre, la quattordicesima è corrisposta a dicembre. L’assegno è erogato in via provvisoria sulla base dei redditi presunti e verrà verificato in relazione ai redditi 2016 o, se di nuova concessione, in riferimento a quelli del 2017. Si tratta di somme che in valore assoluto non sembrano significative ma in rapporto all’ammontare delle pensioni a cui si riferiscono non sono insignificanti. Non trascurabile è poi l’impatto psicologico che, in tempi di crisi come quelli degli ultimi anni, può restituire un minimo di fiducia e speranza ai cittadini. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università degli Studi Niccolò Cusano
RICERCA
IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
martedì 20 giugno 2017
medicina fin da bambini ci vuole orecchio Attenzione ai problemi acustici: le difficoltà di linguaggio nascondono sordità. Ecco i vantaggi dell’impianto cocleare Le difficoltà di linguaggio nei più piccoli potrebbero nascondere un problema legato alla sordità, totale o parziale. In Italia, 1 su 1000 nuovi nati presenta alla nascita una ipoacusia sufficientemente grave da pregiudicare un normale sviluppo del linguaggio, mentre 1 su 4000 è affetto da sordità totale (ipoacusia neurosensoriale bilaterale profonda) che non trae beneficio dalle protesi acustiche convenzionali. In questi casi l’impianto cocleare rappresenta l’unica soluzione per ristabilire una normale funzionalità uditiva. Ne ha parlato il Dott. Pasquale Marsella, Responsabile di Audiologia e Otochirurgia Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus nel corso del programma Genetica Oggi condotto da Andrea Lupoli.
comuni sono anche le cause più banali e transitorie. L’infiammazione delle prime vie aeree, le adenoiditi, possono portare catarro nel timpano e limitare la percezione uditiva. Le forme più complesse sono forme che
Il controllo dell’udito è essenziale anche nei più piccoli
possono comparire alla nascita e sono per più del 50% legate alla genetica».
hanno a che vedere con queste infiammazioni e che sono irreversibili».
Uno stato infiammatorio continuo, magari a causa delle forme influenzali, può compromettere irreversibilmente la capacità uditiva? «No, le situazioni legate alle infiammazioni, con ristagno di catarro, impedisce temporaneamente la percezione dei suoni e delle parole. Non arrivano a dare danni permanenti. Discorso diverso quando ci sono delle lesioni della coclea (parte interna dell’orecchio) che nulla
Quali sono i campanelli d’allarme? «Nel caso della sordità congenita, dovrebbe essere intercettata da uno screening che viene fatto alla nascita, un test che aiuta a valutare se l’udito ha deficit oppure no. La sorveglianza del pediatra è invece fondamentale per capire se nel tempo emerge qualcosa di nascosto. I genitori, la madre in particolare, risultano meno adatti a capire perché, paradossalmente, comunicano con i propri figli anche attraverso il linguaggio non verbale. La via uditivo-ver-
Quali sono le principali patologie che possono colpire l’udito di un bambino? «Le cause più
genetica oggi in onda su radio cusano campus La trasmissione “Genetica Oggi”, condotta da Andrea Lupoli, va in onda dal lunedì al venerdì su Radio Cusano Campus (89.1 in Fm a Roma e nel Lazio, in streaming su www. radiocusanocampus.it) dalle ore 12 alle 13.
bale è una delle tante forme comunicative che ha». Cosa si può fare invece a livello terapeutico? «Negli ultimi 15-20 anni abbiamo beneficiato molto dei progressi tecnologici. Oggi sordità lievi e medie possono essere ben riabilitate mediante apparecchi acustici che sono di grande efficacia. Nei casi di sordità grave e sordità profonde abbiamo invece impianti cocleari comunemente conosciuto come “orecchio bionico”. L’impianto cocleare è una protesi per l’udito in grado di sostituire del tutto la funzione della coclea, organo dell’orecchio interno deputato alla conversione delle onde sonore in impulsi elettrici destinati alle vie uditive. L’impianto cocleare consta di una componente interna e di una esterna. Come detto è indicato in tutti i bambini affetti da sordità profonda bilaterale, presente dalla nascita o acquisita nel corso della vita, ai quali le protesi acustiche non sono in grado di garantire un adeguato accesso al mondo dei suoni. L’applicazione del dispositivo avviene attraverso un intervento chirurgico non particolarmente complesso, per un professionista, della durata di circa un’ora e mezza». © Copyright Università Niccolò Cusano
giornata mondiale del sangue
Un gesto d’amore ogni 10 secondi In Italia nel 2016 c’è stata una donazione di sangue ogni 10 secondi, che
I dati sulle donazioni in Italia risultano confortanti: sono stati curati oltre 660mila pazienti ha permesso di garantire le cure per 660mila pazienti. I numeri sono stati raccolti dal Centro Nazionale Sangue dell’Istituto Superiore di Sanità, e presentati durante un evento al ministero della Salu-
te in occasione della giornata mondiale della donazione di sangue dell’Oms, tenutasi la scorsa settimana. Lo scorso anno il sistema ha registrato oltre 3 milioni di donazioni di sangue e plasma, mentre i donatori sono stati un milione e 688mila, la cifra più bassa dal 2011. L’età dei donatori riflette l’invecchiamento della popolazione. Al momento prevale la fascia tra 46 e 55 anni, il 28% del totale, e il trend è di un aumento dei donatori in quelle più ‘vecchie’, mentre quella tra 18 e 25 è stabile e quelle sotto i 46 sono in diminuzione. Il Friuli Venezia Giulia
è la regione con più donatori, 40,2 ogni 1000 abitanti, mentre la Calabria è quella che ne ha meno, 19,9, contro una media nazionale di 27,8. In generale gli obiettivi di autosufficienza nazionale per il 2016 sono stati mantenuti per quanto riguarda il sangue. APPELLO UE. «Ogni anno spiega il commissario Ue alla Salute Vitenys Andriukaitis - grazie alle donazioni di sangue dei cittadini Ue vengono fornite circa 26 milioni di unità di sangue agli ospedali. Il mio ruolo è contribuire ad assicurare che i 1400 centri emato-
logici dell’Unione adottino standard più alti di sicurezza». Andriukaitis ricorda inoltre che la Commissione Ue sta valutando l’adeguatezza della direttiva del 2002 sul sangue, e nel quadro di questo processo è in corso una consultazione pubblica di cittadini e stakeholders, che andrà avanti fino ad agosto. I DATI. La donazione di sangue da parte dell’1% della popolazione può soddisfare i requisiti fondamentali di una nazione. Ma in tutto, ad oggi, solo 57 paesi raccolgono il 100% della loro offerta di sangue da dona-
tori di sangue volontari e non pagati. Risorsa fondamentale non solo per trattamenti programmati e interventi urgenti, ma anche per curare i feriti in caso di emergenze come calamità naturali, incidenti e guerre, l’accesso al sangue e agli emoderivati è un elemento fondamentale di un sistema sanitario efficace. E soprattutto è requisito indispensabile per un sistema che sappia far fronte alle emergenze, ovvero situazioni in cui aumenta la domanda di trasfusioni e la consegna di sangue diventa complessa.sua. © Copyright Università Niccolò Cusano
cultura
martedì 20 giugno 2017
UNICUSANO FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
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per chi vive L’esistenza degli altri
i 13
C’è chi guarda e chi viene guardato: in “Tredici” gli spunti per un’analisi sulla solitudine quotidiana Seymor “Sy” Parrish, protagonista del film “One Hour Photo” del 2002, afferma: «Secondo il dizionario etimologico, il termine “scatto”, che significa anche istantanea, fu utilizzato per la prima volta nel 1808 dall’inglese Sir Andrew Hooker. Nel suo diario scrisse che quasi ogni uccello da lui abbattuto quel giorno fu frutto di uno scatto, intendendo un colpo sparato di scatto, senza prendere la mira. In origine, quindi, era un termi-
Appuntamento con la sesta tematica tratta dal telefilm “13 Reasons Why” ne di caccia». L’immagine che ne deriva è sicuramente di impatto, soprattutto perché evoca l’idea che vi sia un cacciatore e una preda ed è esattamente quanto accade quando si è oggetto, non volendolo e spesso non sapendolo, dell’interesse di qualcuno che decide di immortalare con la macchina fotografica, con numerosi scatti appunto, la propria vita.
zioni e significati alle azioni di chi è guardato. Chi guarda pensa, a un certo punto, di conoscere l’altro e di avere un rapporto che in realtà non esiste (o se esiste non è quello pensato e fantasticato). Chi è guardato è una preda, in un certo senso, ed è anche una vittima di un’ossessione altrui. Questo è esattamente quanto accade in “13 Reasons Why” tra la protagonista e un compagno di scuola, appassionato di fotografia, che utilizza questo strumento per immortalare momenti privati di Hannah e non solo. Tyler, questo il nome del personaggio, utilizza la macchina fotografica come un mezzo per crearsi un mondo fatto di persone, reali, intorno al quale costruisce un mondo di fantasia. L’aspetto
allarmante, tipico del voyerismo, è come questa rappresentazione mentale diventi, per lo stesso Tyler, convincente al punto di sentire di conoscere realmente Hannah, pensando di avere con lei un rapporto molto più intimo e stretto di quanto effettivamente sia.
DIRITTO DELL’IMMAGINE. La
protagonista, d’altro canto, si accorge di essere spiata e di essere immortalata anche in situazioni imbarazzanti e sente, per usare le sue parole, di «essere stata violata». In una società, come quella attuale, sembra la norma essere fotografati, ripresi (e postati sui social, condivisi nelle chat) ma, in realtà, non lo è mai quando vi è qualcuno che guarda all’insaputa dell’altro. Il tema del diritto dell’immagine, anzi dell’uso dell’immagine di un’altra persona, è molto attuale e stimola dibattiti etici, morali, psicologici e legali. PARADOSSO. Probabilmen-
te la questione deve essere analizzata solo da un punto di vista, quello di chi riceve attenzioni non richieste. Hannah, ad esempio, si sente a disagio, ha paura e sente come vi sia un’invasione prepotente nella sua vita. E l’invasione non è solo teorica, è anche fisica perché le foto le vengono fatte in contesti privati, ad esempio la sua stanza da letto, e vengono catturati momenti (anche qui ritorna un linguaggio legato alla caccia)
DUE RUOLI. Esiste, quindi, chi guarda e chi è guardato. Chi guarda vive una realtà immaginata che si basa sull’attribuire pensieri, emo-
totalmente personali. Ma sono “solo” foto, immagini, e manca il contesto e quindi chi le scatta gli attribuisce il contesto immaginando una storia che, solo nella sua mente, diventa sempre più reale. Chi guarda, in questo caso Tyler, ha bisogno di riempire vuoti enormi siano essi sociali, affettivi e emotivi e, in contemporanea, ha bisogno di superare il senso di esclusione e la solitudine quotidiana creando una sorta di paracosmo. Il paradosso, in tutto ciò, è chi guarda lo fa di nascosto, in silenzio, dietro una siepe, una serratura. Insomma, chi guarda diventa egli stesso ombra accentuando, o rendendo reale, l’esclusione e l’emarginazione dal gruppo. Prof.ssa Caterina D’Ardia Neuropsichiatra infantile Docente di Psicologia dello Sviluppo Facoltà di Psicologia Università Niccolò Cusano Dott.ssa Nicoletta Vegni Psicologa Psicoterapeuta Docente di Psicologia Clinica Facoltà di Psicologia Università Niccolò Cusano
su radio cusano campus
Stop alle barriere architettoniche l’impegno formativo della Argentin L’incontro tra Radio Cusano Campus e la deputata Pd Ileana Argentin è un’unione nel segno di una battaglia comune: per la parità dei diritti per chi è portatore di handicap e per l’abbattimento delle barriere architettoniche. A questo tema, la parlamentare ha dedicato la maggior parte dei suoi sforzi politici, come nel 2000, ai tempi del Giubileo, quando proponeva di capitalizzare gli investimenti fatti per i pellegrini, puntando proprio sul superamento degli ostacoli per la disabilità «Sicuramente qualcosa è cambiato – commenta ai mi-
crofoni della radio dell’Ateneo, dove è protagonista del programma “Mezz’ora con l’H - Pensieri e parole sulla disabilità” - però devo dire che è stato fatto poco, e quel poco lo stiamo perdendo per cattiva manutenzione. I lavori per rendere Roma accessibile non mancano, ma la manutenzione che fanno i Municipi è pessima, l’ordinaria amministrazione non garantisce controlli periodici. Abbiamo molti percorsi accessibili ma li rendiamo inaccessibili costruendo delle barriere, che vanno da semplici ostacoli ai tavolini dei bar lungo le strade».
UNA LEGGE. Barriere architet-
toniche, sessualità, lavoro, dopo di noi: sono queste le tematiche protagoniste degli appuntamenti settimanali su Radio Cusano Campus con Ileana Argentin che insiste su una vera e propria «mancanza culturale: ecco perché è fondamentale lavorare con una radio come questa, universitaria. I giovani devono cambiare questa cultura malsana per eliminare le barriere architettoniche». Non a caso, alla base dell’azione politica dell’esponente della maggioranza c’è una proposta di legge per inserire nell’insegnamento ordinario la costruzione sen-
za barriere architettoniche. «Bisogna formare gli studenti di oggi per avere architetti e ingegneri di domani che costruiscano edifici del futuro, senza le barriere architettoniche. La mia è una legge senza costi: si vuole che non esistano più alibi per chi costruisce ignorando le persone disabili. Insegnandolo a scuola, si darebbero pari opportunità agli studenti, non più con un corso post laurea ma con insegnamenti che partono già dalle superiori. Per insegnare una volta per tutte a costruire senza più barriere», conclude Argentin. © Copyright Università Niccolò Cusano
appuntamento con “Mezz’ora con l’H Pensieri e parole sulla disabilità” Su Radio Cusano Campus, ogni lunedì dalle 16.15 alle 16.45, per quattro appuntamenti, Gianluca Fabi, Livia Ventimiglia e Ileana Argentin vi condurranno in un viaggio all’interno del mondo delle persone disabili, tra gioia, rabbia e problemi da risolvere: lavoro, sessualità e “dopo di noi”, saranno le questioni affrontate anche con i radioascoltatori dell’emittente dell’Ateneo.
cultura
martedì 20 giugno 2017
Le guerre tra arabi e israeliani si combatterono tra il 1948 e il 1973. La prima scoppiò subito dopo la nascita dello Stato d’Israele, la seconda nel 1956 a seguito della nazionalizzazione del Canale di Suez attuata dal presidente egiziano Nasser. La situazione tornò critica nel maggio del 1967, quando lo stesso Nasser chiese il ritiro dei caschi blu delle Nazioni Unite dislocati lungo la frontiera del Sinai e decise di bloccare gli stretti di Tiran, impedendo di fatto il traffico navale nel Golfo di Aqabah. Quella combattuta 50 anni fa venne ribattez-
UNICUSANO FOCUS VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
la guerra infinita nata in sei giorni Dal 5 al 10 giugno 1967 si combattè il conflitto che provocò l’instabilità geopolitica che nel Medio Oriente dura ancora oggi
Il professor Caroli dell’Università Niccolò Cusano: «Le sue conseguenze arrivate fino a noi»
particolare della “Guerra dei sei giorni”, si è parlato recentemente in una puntata de “La Storia Oscura”, la trasmissione di Radio Cusano Campus curata e condotta da Fabio Camillacci.
zata “Guerra dei sei giorni” perché durò dal 5 al 10 giugno. Infine, il 6 ottobre 1973, nel tentativo di riconquistare i territori perduti, Egitto e Siria sferrarono un attacco coordinato contro Israele, dando inizio alla quarta e ultima guerra arabo-israeliana detta anche “Guerra del Kippur”, dal nome della festività ebraica celebrata nel giorno in cui ebbe inizio. Della storia della questione mediorientale, e in
GUERRA FREDDA. Tra gli storici intervenuti, Giuliano Caroli professore ordinario di Storia delle relazioni internazionali all’Università Niccolò Cusano. Il docente ha subito chiarito un aspetto importante legato ai fatti bellici di 50 anni fa: «Con la guerra dei sei giorni il conflitto arabo-israeliano si inserì ufficialmente nel quadro internazionale della guerra fredda Usa-Urss. In parte era già accaduto col
conflitto del 1956, ma in maniera decisiva fu proprio dal 1967 in poi che il conflitto mediorientale invase anche le nostre società, politiche e civili. Basti pensare agli anni successivi quando si sviluppò il dramma palestinese con la conseguente diffusione della frangia terroristica e i conseguenti attentati che ci furono in Occidente». IL PRIMO ATTACCO. Il 5 giugno 1967 Israele aprì le ostilità, protrattesi fino al 10 giugno successivo, con un potente attacco aereo. Il racconto nel dettaglio del professor Caroli: «Diciamo subito che fu determinante il ruolo dell’intelligence israeliana,
del Mossad. Quel terzo conflitto arabo-israeliano poi fu caratterizzato soprattutto dall’attacco preventivo voluto in particolare dal generale Moshe Dayan, che era il ministro della Difesa del governo laburista di Levy Eshkol. In quel momento,
infatti, quando Israele doveva decidere cosa fare di fronte alla mobilitazione militare avviata dal leader egiziano Nasser, mobilitazione estesa alla Giordania e alla Siria, Moshe Dayan fu tra i più decisi ad agire subito. Mentre, ad esempio, lo
Raccontare la storia per capire l’attualità La “Storia Oscura” in onda dal lunedi al venerdi dalle 13.00 alle 15.00 di Fabio Camillacci. Un programma nato per raccontare, analizzare e approfondire i fatti del passato: dalle origini ai giorni nostri. Obiettivo: far luce su fatti ed eventi storici avvolti nel mistero. D’altronde, la ricerca della verità è sempre stato il desiderio principale di Niccolò Cusano.
stesso premier Eshkol era un po’ titubante sull’intervento armato, perché temeva che la guerra potesse continuare a lungo. E invece si trattò di una vera e propria guerra lampo». LE TRE FASI. Israele inoltre approfittò del mancato coordinamento militare tra i paesi arabi coalizzati, per attaccare singolarmente ognuno di loro. Su questo punto il professor Caroli ha spiegato: «L’azione bellica israeliana si divise in tre fasi. Il primo attacco si registrò la mattina del 5 giugno 1967: un blitz aereo talmente chirurgico che distrusse rapidamente al suolo l’aviazione egiziana. Successivamente,
ci furono gli attacchi lanciati contro gli eserciti arabi: in particolare lo stesso Moshe Dayan attaccò con i carrarmati l’esercito egiziano nel Sinai. È chiaro che le truppe arabe, prive del supporto aereo erano destinate a soccombere. E quindi: territori occupati, la penisola del Sinai strappata all’Egitto, la Cisgiordania strappata alla Giordania e la conquista delle famose alture del Golan, sottratte alla Siria e che Tel Aviv detiene ancora oggi. Un risultato che forse nemmeno Israele si aspettava. A quel punto, la pace divenne impossibile; anzi, possiamo dire che proprio le conseguenze della guerra dei sei giorni rendono ancora oggi una polveriera il Medio Oriente». LA RISOLUZIONE. Alla fine
della Guerra dei sei giorni, dunque, le forze israeliane occuparono Gaza e il Sinai a danno dell’Egitto, la Cisgiordania e la parte araba di Gerusalemme a danno della Giordania, gli altipiani del Golan a danno della Siria. La Guerra dei sei giorni fu seguita dall’importante risoluzione 242 (22 novembre 1967) del Consiglio di sicurezza dell’Onu, cui avrebbero fatto riferimento tutte le successive iniziative di pace nella regione. © Copyright Università Niccolò Cusano
In televisione
La guerra in Siria raccontata da una famiglia in fuga Una famiglia siriana che vive sotto il controllo dell’Isis e che finalmente riesce a fuggire in Turchia. È questo l’approccio che i documentaristi Sebastian Junger (“Restrepo-Inferno in Afghanistan”, candidato agli Oscar come miglior documentario e vincitore di un Emmy) e Nick Quested hanno voluto dare al loro documentario, “Inferno sulla terra: Il crollo della Siria e il potere dell’Isis”, che questi giorni è stato trasmesso in Italia dalla emittente televisiva del National Geographic (canale 403 di Sky). L’APPROCCIO. Il film cerca di fare
chiarezza su una delle guerre più
violente e sanguinarie degli ultimi anni. Cosa differenzia il lavoro dei due filmmaker da quanto visto in precedenza è il fatto che a girare il documentario non siano stati professionisti ma semplici cittadini, vittime siriane costrette a vivere quell’inferno sulla terra. «Il nostro approccio è stato dettato da due motivi, entrambi importanti - dice Junger - Il primo è che oggi per un giornalista occidentale entrare in Siria per documentare la guerra è una missione suicida. Ogni persona che ha tentato di farlo è stata rapita e spesso uccisa. È così che si finanza l’Isis, con i rapimenti, oltre che con il petrolio e con la vendita di ogget-
ti d’arte. La seconda ragione è che il racconto fatto da un elemento esterno è per forza di cose diverso da quello fatto dai protagonisti di quegli eventi». Inferno Sulla Terra cattura un ritratto unico della vita in Siria durante la guerra, i combattenti curdi di Sinjar e Shia nelle milizie in Iraq e anche i combattenti affiliati di al-Qaida nei dintorni di Aleppo e Raqqa. Junger e Quested identificano meticolosamente le forze che hanno portato al conflitto mortale in Siria facilitando l’aumento degli islamisti radicali che stanno ora organizzando le operazioni terroristiche in tutto il mondo. © Copyright Università Niccolò Cusano
VIII UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
industria
martedì 20 giugno 2017
Così la formazione è davvero al sicuro
L’Agenzia Unipol Sai Rambaudi e Benvenuto nel network Amici Unicusano «Con gli studenti abbiamo creato un rapporto assicurativo speciale» Una nuova realtà imprenditoriale è entrata a far parte Amici Unicusano. La rete creata dall’Università Niccolò Cusano sta screscendo per dare opportunità professionali agli studenti e per offrire alle aziende che decidono di farne parte la chance di avere un contatto diretto con chi sta per entrare per la prima volta nel mondo del lavoro, offrendo comunque una preparazione altamente qualificata. Tutto questo, con il desiderio comune di occuparsi della ricerca scientifica. L’ultima arrivata, in ordine di tempo, è l’Agenzia è Unipol Sai Rambaudi e Benvenuto, e il suo responsabile, il dottor Simone Rambaudi, è intervenuto a Radio Cusano Campus per parlare di questo sinergia. Dottor Rambaudi, come è nata la decisone di en-
trare a far parte della famiglia Amici Unicusano? «Abbiamo deciso di aderire al progetto perché crediamo che sia valido, vista la serietà e la professionalità dell’Università Niccolò Cusano. Credo sia una grande opportunità di crescita per la nostra agenzia assicurati-
va, grazie a questa collaborazione che sta nascendo tra le varie aziende che hanno aderito al progetto e che lo faranno in futuro».
Di cosa vi occupate quotidianamente? «Principalmente di offrire una copertura assicurativa a tutti i dipendenti per i rami auto, elementari, infortuni, casa. Ci affacciamo su tutti i fronti, dando sem-
pre disponibilità massima e un servizio di qualità». Avendo aderito a questa rete, avete avuto già modo di confrontarvi con altre realtà imprenditoriali? «Certamente, e ho scoperto la soddisfazione delle altre aziende coinvolte, e che operano in settori completamente diversi tra loro. Quindi non vediamo l’ora di partire con questo progetto». Vi aspetta un appuntamento che vi riguarda ogni settimana alla Cusano. «Esatto, riguarda tutte le imprese che fanno parte di Amici Unicusano, che hanno la possibilità di incontrarsi, conoscersi, parlare del proprio lavoro e instaurare collaborazioni proficue».
E con gli studenti che rapporto avete? «Per loro abbiamo riservato al momento un rapporto assicurativo speciale. Due esempi su tutti: le polizze di responsabilità civile quando effettuano stage formative presso aziende; poi le coperture assicurative per l’Erasmus, quindi polizze sanitarie e infortuni, oltre naturalmente alla responsabilità civile». Ha quindi qualche consiglio particolare per gli studenti del progetto Erasmus? «Più che un consiglio, un invito: che non devo non preoccuparsi. Sia la nostra Agenzia sia la nostra azienda sono disponibili 24 ore al giorno. Quindi possono godersi al massimo questa imperdibile esperienza di studio e crescita personale». © Copyright Università Niccolò Cusano
cultura
martedì 20 giugno 2017
UNICUSANO FOCUS IX CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
2 aP AR
la cultura classica nel mondo di oggi TE
L’utilità dei greci e dei romani nell’era della globalizzazione: l’approfondimento ad opera del professor Enrico Ferri, docente dell’Università Niccolò Cusano Ho ricordato nella precedente occasione che il patrimonio culturale di un individuo o di un popolo non si possono misurare con e ridurre a parametri meramente economici, quantitativi; la cultura classica, che è un lascito fondamentale alla base della nostra storia e della nostra civiltà, deve essere indagata e “misurata” con altri valori, senza però evitare di rispondere alla provocatoria domanda che Maurizio Bettini ha posto come titolo del suo recente ed arguto saggio, da cui abbiamo preso le mosse: “A che servono i Greci ed i Romani?”. Innanzitutto cercherò di definire che cos’è un “classico” e perché la cultura dei Greci e dei Romani sia la cultura classica per eccellenza, in seconda istanza proverò a delineare alcuni dei molti motivi che giustificano lo studio e la vitalità di tale cultura. Al tempo di Alessandro Magno, lo statista ateniese Licurgo depositò negli archivi di Atene copie certificate delle tragedie di Euripide, Sofocle ed Eschilo, alle quali tutti gli interpreti avrebbero dovuto attenersi. All’inizio del secondo secolo Aristofane di Bisanzio, direttore della biblioteca di Alessandria, compilò un elenco di autori considerati di livello superiore, che poi i Romani chiamarono “classici”, di prima classe. Soprattutto questi autori furono studiati , tradotti e tramandati alle generazioni successive ed ebbero una grande influenza nella storia della cultura europea. Classico è diventato sinonimo di testo o opera di valore, de-
gna pertanto di essere studiata e tramandata. L’opera classica è come un giardino che ogni primavera rifiorisce con colori diversi, pur se conserva sempre la sua natura. Un libro di poesie di Saffo o le storie di Erodoto, il “De amicitia” di Cicerone o “Le metamorfosi” di Apuleio, anche se sono opere proprie di un contesto storico e culturale, poiché sono in grado di affrontare e penetrare in modo profondo aspetti importanti della condizione umana, riescono a trasmettere nel tempo occasioni di riflessione e di emozione, riescono a “parlare” e “comunicare” al di là del proprio tempo e del proprio pubblico. Tanto i Greci che i Romani possono considerarsi alla base della cultura classica perché hanno prodotto una civiltà , rappresentata dalla loro arte, dalla loro letteratura, dalle tragedie e dalle commedie, come dalla filosofia e dalla storiografia e via dicendo. Tale civiltà è
stata capace di sostenere per un verso ed interloquire per un altro con le civiltà e le epoche che si sono susseguite nel tempo, anche perché gran parte delle discipline che caratterizzano la prima civiltà europea, o se si preferisce mediterranea, sono un’elaborazione dei Greci e dei Romani. Da più di un secolo nessuno pensa più che un popolo , una civiltà, quale che sia possa aver “inventato” dal nulla le proprie categorie e le proprie conquiste e questo vale anche per il mondo greco e romano. Già i Greci ne avevano piena coscienza; basti leggere le considerazioni di Erodoto a proposito degli Egizi, che a suo dire definirono il calcolo dell’anno, le
caratteristiche degli oracoli e della divinazione e per primi elaborarono la teoria dell’immortalità dell’anima; senza considerare che i Greci presero dagli Egiziani l’arte di misurare lo spazio e che “quasi tutti gli dei greci provengono dall’Egitto”. Ciò nonostante i Greci rielaborarono, sistematizzarono e trasmisero il lascito delle culture e dei popoli con i quali entrarono in contatto e ne fecero un patrimonio dell’intera umanità e se ancora oggi , a distanza di millenni, parliamo di filosofia e di geometria, di fisica e di geografia, di pedagogia e di storia, cioè usiamo parole greche per definire scienze e discipline, questo accade per il semplice motivo che sono stati i Greci ad “inventare” queste materie, a definirne metodologie e caratteristiche essenziali. E questo vale per la medicina come per l’arte politica legata alla democrazia, per la tecnica marittima, come per la mitologia. La domanda iniziale, pertanto va riformulata, non ci dobbiamo chiedere “A che servono i Greci e i romani?”, ma “Che cosa possono insegnarci i Greci e i Romani?”, perché sono degni di essere studiati e di far parte della “tradizio-
ne” dell’Europa e dell’umanità, di ciò che merita di essere tradito, trasmesso? Ha scritto Bettini nel suo bel saggio edito da Einaudi: “La persistenza di qualsiasi ‘tradizione’ non deriva tanto dal fatto che essa viene dal passato del gruppo-quasi possedesse un’intrinseca tenacitàma dal fatto che continua a diffonderne i contenuti nel presente”. E quali sono i contenuti di mille anni di civiltà greca e romana che potrebbero avere un ruolo importante nel nostro mondo contemporaneo, così complesso (confuso?) e contorto da essere persino difficilmente classificabile? Si potrebbe rispondere con un lunghissimo elenco di “cose meravigliose” , tali per molti aspetti e in discipline diverse, ma sarebbe un elenco di “classici” alla fine ozioso. Ma almeno un esempio voglio arrischiarlo, ricordando un episodio della mia recente vita accademica. Lo scorso ottobre sono stato con un gruppo di studenti dell’Unicusano in Grecia, per alcuni giorni. Abbiamo visitato ad Atene, tra l’atro, il Museo archeologico nazionale, dove si trovano alcune delle più belle sculture ed opere d’arte della civiltà greca. Prima di entrare ho detto ai miei studenti: “Se non avete ancora una chiara idea e definizione del bello, probabilmente fra qualche ora, alla fine della visita, avrete le idee più chiare”. I Greci, tra l’altro, ci hanno lasciato il senso del bello e dell’armonia. Ne riparleremo. wEnrico Ferri docente di Filosofia del diritto e di Storia dei Paesi islamici all’Unicusano
X UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
università e cultura
martedì 20 giugno 2017
un’università pensata solo per gli studenti
Il monito del professor Stefano Zecchi della Statale di Milano: «I nostri atenei servono per dare lavoro ai professori e non per aiutare i laureati a trovare uno sbocco occupazionale» Non solo medicina. Corsi di laurea a numero chiuso proliferano in tutto il Paese. Alla Statale di Milano, dal prossimo autunno, anche i corsi umanistici saranno a numero chiuso. Sul tema è intervenuto a Radio Cusano Campus, emittente dell’U-
L’accademico veneto: «Trovo insensato applicare il numero chiuso alle facoltà umanistiche» niversità Niccolò Cusano, il professor Stefano Zecchi: «È tutto sbagliato. Posso capire un controllo negli accessi per le facoltà di medicina o ingegneria, senza tener conto di come vengono selezionati i candidati,
ma sulle facoltà umanistiche la trovo una cosa assolutamente cretina: le possibilità di impiego sono le più varie e non calcolabili in alcun modo. Abbiamo bisogno di laureati che abbiano capacità di essere l’élite culturale del Paese, anche se è evidente che si riconosce poco valore alla laurea. Mi dispiace fare polemica ma abbiamo la ministra della pubblica istruzione, quella della sanità e quello della giustizia che non sono laureati». PARADOSSO. «Il problema
– continua Zecchi - è che si è pensato a un’università per i professori, non per gli studenti. Quella italiana è un’università che serve a dare lavoro ai professori, non è stata pensata per gli studenti. È un’università in
cui la selezione del corpo docente è una delle più disastrose che ci possa essere e i nodi stanno venendo al pettine. Si sta liquidando l’università al Sud, è inaccettabile». Sul parametro del rapporto tra studenti e professori, che sta mettendo in crisi gli atenei italiani costringendo le università a restringere l’accesso ai corsi, il professore ha spiegato: «I frequentanti sono meno
della metà degli iscritti e la mortalità nelle iscrizioni tra il primo e il secondo anno tocca quasi il 50 per cento. C’è un problema di tipo organizzativo da parte delle università che non si vuole risolvere, ad esempio attraverso una diversa modalità di organizzazione della didattica per le matricole. Siamo al grado zero, dovremmo ricominciare tutto da capo».
IL G7 DELLE UNIVERSITÀ. La CRUI e il CUN stanno organizzando il G7 dell’Università in Italia a fine giugno dal titolo “Education for All”: «Non mi inviteranno mai a questo appuntamento. La classe dirigente di un Paese deve formarsi at-
traverso la cultura e la nostra organizzazione accademica sta facendo acqua da tut-
te le parti. Bisogna avere il coraggio di mettere le mani dove nessuno ha mai voluto metterle. Ad esempio, il 3+2 è un fallimento su tutta la linea: doveva velocizzare l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro e invece l’ha ritardato». © Copyright Università Niccolò Cusano
Open Day è on air dalle 18 alle 20 Di università e ricerca si parla a “Open Day”, il programma di Radio Cusano Campus condotto da Misa Urbano e Alessio Moriggi, in diretta dal lunedì al venerdì nella fascia oraria 18-20 sull’emittente dell’Ateneo (89.1 Fm a Roma e nel Lazio, in streaming su www.radiocusanocampus.it). Open Day tratta le tematiche principali dell’istituzione universitaria: l’offerta formativa, i servizi, le convenzioni, l’orientamento e gli eventi, accademici e non, organizzati dall’ateneo di via Don Carlo Gnocchi.
al grande museo del duomo di Firenze
Al via un nuovo percorso tattile per ipovedenti Il Grande Museo del Duomo di Firenze si dota di un nuovo percorso tattile chiamato TouchAbile, pensato non solo per le persone non vedenti e ipovedenti, ma per regalare un’esperienza emozionante a tutti. Il nuovo percorso presenta una parte a carattere informativo e un’altra più esperienziale. Il percorso informativo comprende sette steli in corrispondenza di luoghi caratteristici del complesso monumentale del Duomo di Firenze con immagini grafiche e tattili dei monumenti, testi ingranditi per ipovedenti e in Braille per non vedenti e un modellino di legno in scala 1:200. LE REPLICHE. La parte esperien-
ziale si snoda, invece, nel Museo dell’Opera del Duomo con pannelli tattili e otto repliche delle opere rappresentative del museo, nelle dimensioni e nei materiali il più possibile uguali agli originali, come le repliche in scala 1:1 della Madonna dagli Occhi di Vetro di Arnolfo di Cambio (in resina effetto marmo con inserti di pasta vitrea) e della Maddalena di Donatello (resina effetto legno). Tutte le repliche sono state realizzate a opera d’arte da maestri artigiani e scultori. «La scultura vera, importante deve essere toccata - ha spiegato il direttore del Museo, Timothy Verdon - e ora questo diventa possibile non solo per i non-vedenti ma anche per tutti i visitatori». © Copyright Università Niccolò Cusano
il percorso è dedicato anche a persone senza disabilità
università
martedì 20 giugno 2017
UNICUSANO FOCUS XI CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
Erasmus Plus un’occasione da non lasciarsi sfuggire Il racconto di Misa Urbano, speaker di Radio Cusano Campus, che ha partecipato in Islanda alla International Training Week: la sua esperienza tra lavoro, formazione e nuovi amici I treni persi non passano una seconda volta. Quante volte lo abbiamo sentito dire. Quando si è fortunati e il destino ci offre una seconda chance, abbiamo quindi il dovere di prenderla al volo. Mi spiego meglio. Da studentessa non sono potuta partire per l’Erasmus e così, quando si è presentata l’occasione di partecipare all’Erasmus Plus come dipendente dell’Università Niccolò Cusano, ho ringraziato e preso il biglietto aereo. Grazie al mio lavoro per Radio Cusano Campus sono stata selezionata per partecipare all’International Training Week organizzata dalla University of Iceland, a Reykjavik, e alla Sharing Excellence Week della Turku University of Applied Science, nell’antica capitale finlandese. Sono state due settimane di lavoro e studio intense, dedicate al confronto e allo scambio di idee con colleghi provenienti da ogni parte d’Europa ma anche di divertimento e relax. Sono tornata a casa carica di energia e con mille spunti interessanti, con nuovi propositi e obiettivi.
COME SI SVOLGE. Il primo giorno è sempre quello più emozionante. Si arriva all’università di destinazione con tutta l’incertezza per quello che ti aspetta e per gli incontri che si faranno. L’accoglienza è il momento in cui finalmente si conoscono le persone con cui si sono scambiate email nei mesi precedenti la partenza e in cui si cerca di orientarsi nel campus ospitante. Le prime parole sono sempre istituzionali con il benvenuto ufficiale da parte dei vertici dell’ateneo e una breve presentazione degli stessi. Subito dopo ci si dedica alla conoscenza degli altri partecipanti: a Reykjavik era stato organizzato un party in cui ognuno ha portato qualcosa di tipico del proprio Paese (il mio parmigiano è terminato in pochi minuti), mentre a Turku una piccola fiera per la presentazione delle università rappresentate. Nei giorni seguenti si lavora divisi in gruppi a seconda dei diversi campi di interesse, con seminari e workshop. In questo modo il lavoro è risultato sempre
cipato a una cena di gala e a una gita nei dintorni della capitale islandese. A Turku siamo stati coinvolti in una gara di orienteering fotografico in città, in un pub tour e in una gita fuoriporta. In quest’ultimo appuntamento ho provato la famosa sauna finlandese e persino fatto una nuotata nelle gelide acque del Mar Baltico insieme al rettore della Turku University of Applied Science.
La sede della University of Iceland a Reykjavik
estremamente produttivo, grazie alla possibilità di imparare da colleghi che quotidianamente affrontano le stesse sfide. L’ultimo giorno, quello dei saluti, è dedicato alle considerazioni finali su quanto fatto in aula e ai feedback richiesti dall’università ospitante, fondamentali per migliorare ogni aspetto dell’organizzazione in futuro. NUOVE AMICIZIE. I rapporti umani che si creano tra colleghi durante le settimane di
Erasmus Plus sono uno dei lati migliori di questa esperienza, per nulla secondario rispetto a quanto avviene in aula. Ho stretto amicizia con colleghe portoghesi, spagnole, francesi, svedesi, olandesi e tedesche, scoprendo che affrontiamo ognuna gli stessi problemi, ogni giorno. Le differenze discusse dai piani alti della politica poi, nella realtà, non esistono o non sono così profonde. Non è un caso che abbia parlato di colleghe: la
La Turku University of Applied Science
maggior parte dei partecipanti all’Erasmus Plus è donna, e la voglia di condividere è davvero moltissima. Per una volta sono felice di avere nuovi gruppi su WhatsApp che mi permettono di rimanere in contatto con loro e di proporre iniziative e partnership tra le rispettive università.
NON SOLO LAVORO. Vi ho par-
lato di come si è svolto il lavoro quotidiano nella mia duplice esperienza con l’Erasmus Plus ma non posso tralasciare i momenti di svago, team building e di divertimento organizzati per noi dallo staff ospitante. A Reykjavik, oltre al party di benvenuto, abbiamo parte-
CONSIDERAZIONI. Il grant europeo copre ampiamente ogni spesa sostenuta per viaggio, vitto e alloggio, permettendo a tutti di partecipare all’Eramsus Plus. Si tratta di un’esperienza che mi sento di consigliare a ogni collega, non solo nell’ottica di un miglioramento delle proprie performance lavorative: dall’Erasmus Plus si torna con nuove competenze e con una maggiore consapevolezza delle proprie possibilità. Se fosse possibile, partirei ogni mese.
Misa Urbano Speaker Radio Cusano Campus
Ancora un’immagine della University of Iceland
l’offerta didattica della cusano
Comprendere l’autismo Nella sua vasta offerta didattica, l’Università degli Studi Niccolò Cusano pro-
Un Master di I livello esclusivamente dedicato allo studio dei disturbi dello spettro autistico pone il Master di I livello in “I disturbi dello spettro autistico”, afferente alla Facoltà di Psicologia per l’Anno
Accademico 2016/2017 di durata pari a 1500 h di impegno complessivo, con proroga fino al 30 giugno prossimo. Agli iscritti che avranno superato la prova finale e le eventuali verifiche intermedie previste, verrà rilasciato il Diploma di Master di I livello in “I disturbi dello spettro autistico”. ARGOMENTI. Il percorso di studi, della durata di un anno accademico, tratta le seguenti aree tematiche:
quadro teorico e riferimenti normativi; gli strumenti utilizzati per la diagnosi dei soggetti con ASDM; procedure e strumenti di valutazione e programmi di intervento psicoeducativo; pedagogia speciale; didattica speciale per la scuola dell’infanzia; didattica speciale per la scuola primaria; implementazione delle abilità sociali e comunicative e inclusione scolastica; il lavoro di sostegno con le famiglie; tecnologie per la disabilità; laborato-
ri: attività simulate e case study. Nell’insieme l’attività formativa prevede 60 CFU (crediti complessivi). Tutti coloro che risulteranno regolarmente iscritti al Master dovranno sostenere un esame finale che accerti il conseguimento degli obiettivi proposti INFO. Per maggiori dettagli rispetto al percorso formativo in oggetto, è possibile visitare il sito www.unicusano.it oppure scrivere a infomaster@unicusano.it
martedì 20 giugno 2017
Sport e disabilità
UNICUSANO FOCUS XIII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
gioco di squadra per riscrivere il destino Luca Ferreli è tra gli Atleti Special Olympics impegnati ai Nazionali estivi. Ecco come è cambiato il suo mondo Luca non parlava, si metteva in un angolo della camera, urlava, faceva gesti ripetitivi e si mordeva la bocca. I medici sostenevano che Luca non avrebbe mai imparato a leggere e a scrivere, per esempio, e quel che è peggio, non avrebbe mai riconosciuto i suoi come genitori e la soluzione migliore - dicevano- era quella di rinchiuderlo in un istituto. Invece, col tempo Luca, con l’aiuto della sua famiglia, è riuscito proprio a riscrivere il proprio destino. Con una forma di autismo importante, ha imparato a lasciar parlare il suo corpo e è arrivato a fare 100 addominali in meno di un minuto. Capriole ed esercizi sempre più difficili che corrispondevano a quelli propri della ginnastica artistica. Ai Giochi nazionali estivi Special Olympics, svoltisi a La Spezia dall’11 al 15 giugno Luca Ferreli è sta-
to uno dei mille atleti in gara. «Siamo arrivati a impegnargli tutta la giornata, non ha più tempo “per fissare il muro”. La sua è diventata una vita piena, vera, grazie allo sport», ha raccontato commossa mamma Rita dagli spalti dei Giochi Nazionali. Luca è una storia tra mille. A destra, Luca Ferreli Atleta Special Olympics
GAMES FOR INCLUSION .
Sono stati mille gli atleti con disabilità intellettiva protagonisti dell’evento, cinque le discipline sportive in gara: basket, calcio, badminton, ginnastica artistica e ritmica. I Giochi nazionali estivi, giunti alla XXXIII edizione, hanno messo in evidenza il potere dello sport come strumento in grado di generare crescita, autostima, autonomia e autodeterminazione puntando sulla capacità piuttosto che sul limite, proprio come recita il Giuramento dell’atleta Special Olympics :”Che io possa vincere, ma se non riuscissi, che io possa tentare con tutte le mie forze” che lo scorso 12 giugno in piazza Europa, a La
Spezia, in occasione della Cerimonia di apertura, insieme all’accensione del tripode, ha dato il via ufficiale alle gare esprimendo la certezza che per ogni atleta Special Olympics, la sfida più importante da vincere è quella verso se stessi. LE DELEGAZIONI. Lo sport è di tutti, è uno strumento in grado di generare altresì inclusione puntando sull’apertura all’altro piuttosto che all’agonismo più sfrontato: a La Spezia hanno partecipato anche sette delegazioni straniere provenienti da Romania, Malta, Spagna, Andorra, Svizzera, Gibilterra e Repubblica di San Marino. Parallelamente alle gare si sono svolte esibizioni di YAP (Young Athletes Program), programma innovativo di gioco e attività motoria per bambini fino agli 8 anni d’età e MATP (Motor Activity Training Program) programma di allenamento dedicato a bambini e adulti con disabilità intellettive gravi e gravissime. Le gare hanno
previsto inoltre incontri di sport unificato dove atleti senza disabilità intellettive sono entrati in gioco in qualità di partner. Un gioco di squadra, dunque, dal valore umano e culturale enorme, tale da far rinominare l’evento a livello internazionale “Games for Inclusion”. PROSSIMO APPUNTAMENTO. I Giochi nazionali esti-
vi 2017 quest’anno sono stati infatti suddivisi in tre differenti località in relazione alle diverse discipline sportive proposte con un coinvolgimento, in totale, di 17 paesi stranieri. Hanno preso il via dal 10 al 14 maggio scorso a Terni e Narni (circa mille atleti nelle discipline sportive dell’atletica, canottaggio, golf, indoor rowing, nuoto e tennis) e si concluderanno a Biella che, dal 3 all’8 luglio, vedrà gareggiare 1.400 atleti nelle discipline sportive delle bocce, bowling, equitazione, nuoto, nuoto in acque aperte, pallavolo, rugby e vela. © Copyright Università Niccolò Cusano
nuove frontiere
Zanardi: «Lo sport insegna a vivere, è importante per tutti» E l’integrazione ora viaggia su una piattaforma digitale
La presentazione di Oso, la prima community digitale per avvicinare i disabili allo sport
«Lo sport è importante per tutti. Perché quando trovi il modo di appassionarti a ciò che devi fare per portare a casa piccoli risultati che ti fanno venire voglia di rilanciare e di vedere dove puoi arrivare, alla fine impari a vivere». Queste sono state le parole di Alex Zanardi a margine della presentazione di Oso-Ogni Sport Oltre, la prima comunità digitale per avvicinare le persone con disabilità allo sport, presentata Roma nei giorni scorsi. «Ciò che accade in una giornata di sport ha proseguito Zanardi - si dilata in un’intera esistenza. Per questo dico che lo sport non fa sconti e non c’è modo di nascondersi: nello sport devi fare. E credo che per una persona diversamente abile sia doppiamente importante, perché a volte la disabili-
Il campione paralimpico Alex Zanardi
tà regala alibi, totalmente comprensibili. Però la persona è chiamata a fare uno sforzo, sia fisico che emotivo, anche solo per presentarsi ai blocchi di partenza». Parole che l’Università Niccolò Cusano condivide appieno e che celano la funzione sociale dello sport che l’ateneo sta cercando di sfruttare per veicolare messaggi legati alla ricerca scientifica, alla solida-
rietà e all’inclusione. IN RETE. OSO è la prima
piattaforma digitale che mette in rete tutte le informazioni utili a chi vuole praticare sport in Italia e creare una comunità di utenti fra persone con disabilità, le famiglie, gli istruttori e i professionisti sportivi e tutti coloro che sono appassionati di sport, veicolando un modello in-
clusivo di partecipazione, perché lo sport sia davvero un’opportunità per tutti. Lanciata dalla Fondazione Vodafone in collaborazione con il Cip, la piattaforma ospita già circa 40 progetti nazionali e locali selezionati attraverso un bando da 1,9 milioni di euro (concluso a maggio 2017) ed è aperta a tutte le associazioni che vogliono far conoscere il proprio progetto e accedere a una raccolta fondi da parte degli utenti della community. «È un’avventura bellissima - conclude Zanardi - che ho avuto il privilegio di poter sperimentare e siamo qui per incuriosire altre persone a tentare perché dal tentativo a volte escono risultati bellissimi che a volte uno non può nemmeno immaginare, non osa immaginare”. © Copyright Università Niccolò Cusano
XIV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
Negli ultimi anni, coloro che vivono nel mondo dello sport hanno sempre più necessità di ricorrere a forme di reperimento mezzi rapide e concrete. I contratti di pubblicità e di sponsorizzazione rappresentano per le associazioni sportive dilettantistiche, e non solo, una valida forma di finanziamento. Al fine di procedere a un’analisi corretta del fenomeno, è necessario conoscere la differenza tra sponsorizzazione e pubblicità. I due termini non sono sinonimi e prevedono differenze formali e sostanziali da conoscere prima di stipulare una tipologia di contratto piuttosto che l’altro. LA SPONSORIZZAZIONE. Par-
tendo dal contratto di sponsorizzazione, vediamo che lo stesso può essere definito come contratto con il quale una parte, detta sponsor, si obbliga a una prestazione pecuniaria o all’attribuzione di una cosa nei confronti di un’altra parte, detta sponsee (o sponsorizzato), che si impegna a divulgare il marchio dello sponsor nelle varie attività della propria associazione o a modificare la propria denominazione sociale assumendo quella dello sponsor. La legittimazione del suddetto contratto è data dagli artt. 1322 e 1323 c.c. Si tratta di un negozio giuridico atipico, consensuale, a titolo oneroso, a prestazioni corrispettive, a forma libera e normalmente di durata.
sport e cultura
martedì 20 giugno 2017
Sponsor o pubblicità qual è la differenza?
Alla scoperta delle forme promozionali che contribuiscono al finanziamento di associazioni e società sportive dilettantistiche e professioniste in Italia La sua causa, come già annunciato in precedenza, è la veicolazione del marchio dello sponsor. Analizzando dal punto di vista operativo la sponsorizzazione, essa può presentarsi sotto diversi aspetti, pur riportando similitudini contrattuali. GLI ESEMPI. Possono esse-
re individuate le seguenti tipologie di sponsorizzazioni: sponsorizzazione di un club (sponsorizzazione tecnica – Nike per la AS Roma), abbinamento (Lube Volley – Enel Basket Brindisi), sponsorizzazione del singolo atleta (sessione dei diritti di immagine), sponsorizzazione di una manifestazione (Serie A Tim), sponsorizzazione di un impianto (PalaPanini), sponsorizzazione delle Federazioni sportive nazionali. Lo sponsor rimane del tutto estraneo all’attivi-
tà del soggetto o dell’ente sponsorizzato che è libero di organizzarsi autonomamente. Ne consegue l’esclusione di ogni responsabilità dello sponsor, a titolo contrattuale o extra contrattuale, inerente l’organizzazione dell’attività del soggetto sponsorizzato. Al contrario, può sussistere una responsabilità quando i danni derivano da materiali forniti dallo sponsor che mostrino un cattivo funzionamento o si rivelino pericolose, perché in tal caso si configura a carico dello sponsor un concorso di responsabilità. LA PUBBLICITÀ. Si tratta di un contratto atipico che può essere ricondotto nella più ampia fattispecie dei contratti di pubblicità, diversificandosene per le modalità di diffusione del messaggio pubblicitario. Infatti, i contratti
di pubblicità prevedono un messaggio diretto, finalizzato a promuovere le vendite di un determinato bene o servizio. Nell’ambito di un evento sportivo, si è di fronte a un contratto di pubblicità quando l’attività promozionale è occasionale. Succede quindi che nella pubblicità tradizionale il prodotto viene promosso in via immediata e diretta attraverso banner e striscioni, mentre nella sponsorizzazione il messaggio pubblicitario viene diffuso
in maniera indiretta, ovvero attraverso l’attività compiuta dallo sponsee. Leggendo quanto sopra, la dif-
Osmany Juantorena Portuondo, schiacciatore in forza alla Volley Lube
ferenza tra i due tipi di contratti è indubbia, in quanto si può affermare che le spese relative alla sponsorizzazione sono quelle affrontate per accrescere meramente l’immagine e il prestigio della società mentre le spese di pubblicità (o propaganda) sono quelle destinate alla realizzazione di iniziative, tendenti prevalentemente alla promozione di prodotti e servizi comunque inerenti l’attività svolta dall’impresa per indurre il potenziale acquirente all’acquisto. I TERMINI FISCALI. Fino a qualche anno fa, la confusione ha creato non pochi contenziosi, in quanto in termini fiscali sponsorizzazione e pubblicità godevano di due regimi differenti. Dopo il 2014, il Decreto sulle semplificazioni fiscali ha migliorato la situazione per le associa-
Il Palapanini, il Palazzo dello sport di Modena tempio del Volley
zioni sportive dilettantistiche e per quanti utilizzano questi mezzi per il sostentamento delle loro attività. Con il decreto approvato dal Consiglio dei Ministri, entrato in vigore il 13 dicembre 2014, la percentuale di detrazione forfettaria dell’Iva si è unificata al 50% per le prestazioni di pubblicità e di sponsorizzazione. Negli anni, infatti, sono stati tanti i casi in cui le ASD hanno dovuto far fronte ai contenziosi che in alcuni casi ha portato alla chiusura delle attività sportive. La novella ha disposto un’unica percentuale di detrazione per le prestazioni pubblicitarie e di sponsorizzazione. Ne consegue che le spese di sponsorizzazione e quelle di pubblicità sono soggette a una misura di detrazione forfettaria dell’IVA pari al 50%. DETRAIBILITÀ. A usufruire di questa disposizione sono coloro che ricevono il finanziamento, ovvero beni o servizi. La diversa qualificazione delle spese di sponsorizzazione e di pubblicità continua a rilevare per i soggetti che concedono lo sponsor. Orbene, ai fini Iva, qualora l’importo rientri tra le spese di pubblicità, per lo sponsor l’imposta è detraibile. Se invece è annoverato tra le spese di rappresentanza, come a esempio la fornitura di gadget, diventa indetraibile, ai sensi dell’art. 19-bis, D.P.R. n. 633/1972. Tenendo conto della linea sottile che differenzia i due contratti e delle conseguenze gravose che seguono in caso di errore di qualificazione di un contratto, la scelta di affidarsi a un legale nella stipula e firma delle suddette scritture appare doverosa e utile.
Avv. Valentina Porzia Cultore della materia Diritto sportivo Università Niccolò Cusano
martedì 20 giugno 2017
la cusano e lo sport
UNICUSANO FOCUS XV CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
UNICUSANO ACADEMY PERCORSI DI CRESCITA
La scuola calcio dell’Ateneo romano, l’Unicusano Stdaium a Tor Bella Monaca, i risultati raggiunti e l’entusiasmo dei ragazzi: il bilancio di una nuova realtà calcistica di spessore Crescere grazie al calcio, formare carattere, personalità sportiva e determinazione in una vera e propria accademia che ricalca, sul campo, i valori tipici di un Ateneo. Con queste basi si è sempre svolta l’attività dell’Unicusano Academy, parte pregnante del settore giovanile dell’UnicusanoFondi: la crescita del vivaio, i risultati raggiunti nei vari tornei e campionati e l’apertura della scuola calcio a Roma sono stati risultati eccezionali per il club universitario, che ha gettato basi solide per un futuro da protagonista del calcio nazionale.
versità, e sappiamo bene cosa chiede l’Ateneo. Per questo la priorità è che i nostri selezionatori, tutti giovanissimi, devono esser prima di tutto educatori». LO STADIO. A impreziosi-
re il percorso dei ragazzi, la possibilità di giocare in uno stadio che è sinonimo di impegno (soprattutto nelle periferie) e studio: l’Unicusano Stadium di Tor Bella Monaca, capace di riportare entusiasmo intorno al mondo del calcio in una delle zone più delicate della capitale. I risultati raggiunti, dunque, sono già un premio. Ma la vera vittoria è il percorso aggregativo e formativo dei ragazzi, così giovani e già avviati alla serietà e alla dedizione di un percorso di crescita degno di una… Accademia.
LA SCUOLA. L’Unicusano
Academy, da settembre scorso, ha visto ben 300 ragazzi impegnati con le attività della scuola calcio, in quello che è stato un passo importante verso la costruzione dell’universo-Unicusano, fondato sempre più strettamente sul trinomio sport-ricerca-sociale. La scelta della location, Tor Bella Monaca, in cui far attecchire lo spirito universitario della Niccolò Cusano non è certo casuale, come ha spiegato al tempo il presidente dell’Academy, Cristian Pochesci: «Fare scuola calcio in periferia è stimolante: i tg parlano solo di delinquenza e altre cose in relazione a questo quartiere, ma la nostra scuola ha come primo obiettivo quello di non dimenticare cosa rappresentiamo, ovvero l’uni-
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Il convegno Venerdì 23 giugno, nell’Aula Magna del Campus dell’Università Niccolò Cusano di Roma (in via don Carlo Gnocchi 3) si terrà l’incontro dal titolo “L’evoluzione della giustizia sportiva - Spunti e riflessioni a tre anni dall’avvio del nuovo sistema”. L’appuntamento è organizzato con il patrocinio del Coni e in collaborazione con il Panathlon Club di Roma e l’Ordine degli avvocati della Capitale. L’evento potrà essere seguito in streaming dalla pagina Facebook di Radio Cusano Campus, l’emittente radiofonica dell’Università Niccolò Cusano.