Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK
ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL
Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano
Unicusano Academy Largo ai giovani: etica e divertimento
martedì 17 ottobre 2017 www.corrieredellosport.it
Special Olympics Immigrazione Alla Cusano opinioni Change the game e spunti in un convegno l’unione fa la forza
La Legge di Bilancio apre alla Tam Tam Basketball la possibilità di iscriversi al campionato federale: un dibattito politico e sociale a tutto campo
Ius SPORT SPECIALE catalogna
Dal sociale allo sport: idee, analisi e paragoni PROGETTO DELL’UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO PER LA DIVULGAZIONE SCIENTIFICA. DISEGNI E TESTI DI TONINO RISULEO.
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II UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
martedì 17 ottobre 2017
La società di Castel Volturno ha una funzione sociale vitale per gli immigrati Si va verso la soluzione: la Legge di Bilancio conterrà una norma che permetterà l’iscrizione ai campionati sportivi
sport academy on air ogni giorno alle 19 Sport Academy, lo sport come non lo avete mai sentito. Dal lunedì al venerdì, dalle 19 alle 20 su Radio Cusano Campus (89.100 in Fm a Roma e nel Lazio e in streaming su radiocusanocampus. it), Daniel Moretti e il direttore di Radio Cusano Campus Gianluca Fabi vi raccontano i retroscena politici, economici, sociali dello sport fuori dalla cronaca agonistica.
ius soli “sotto canestro” svolta per la tam tam Tam Tam Basketball è il nome di una squadra di pallacanestro che gioca a Castel Volturno, in provincia di Caserta, in una delle zone d’Italia dove più è sentito il problema dell’integrazione. Su 35mila abitanti, 15mila sono immigrati e vivono in un’area fortemente depressa, dominata dalla criminalità e dall’illegalità, oltre che da mancanza di lavoro e sicurezza. In queste condizioni, lo sport sa essere un impareggiabile veicolo di inclusione e può trasportare - anche in condizioni così disagiate quei valori unici, in grado di cambiare il destino di un giovane, portandolo dalla strada (a Castel Volturno è alto il rischio che cominci a delinquere) agli impegni in palestra. Una realtà lodevole, dunque, quella della Tam Tam, che ha saputo costruire una missione sociale tramite la passione e il sacrificio di chi l’ha messa su. E questo merito va a Massimo Antonelli, un tempo cestista a Napoli e Bologna, che insieme ad altri ex giocatori si è impegnato (di tasca propria) creando una realtà che ha fatto molti “proseliti” nel Casertano. Tutti provenienti dalla comunità nera.
pionato ufficiale, con la voglia di confrontarsi con le altre società. Per la Federazione, però, nelle squadre con ragazzi dai 13 ai 18 anni si potevano tesserare solo due stranieri. Un po’ difficile nel caso della Tam Tam Basketball. E qui si arriva al dibattito politico-sociale: la maggior parte dei ragazzi è nata in Italia (da cittadini africani), quei pochi che non lo sono vivono qui praticamente da sempre, parlano la nostra lingua, conoscono la nostra cultura. Fino a ieri le rego-
DIBATTITO. Fin qui, la bella
storia di integrazione che va inizialmente a scontrarsi contro i regolamenti sportivi della Federazione Italiana Pallacanestro e si inserisce – come centinaia di altri nodi sociali – nel pie-
no del dibattito sullo ius soli. Dopo aver “rodato” i gruppi di lavoro, infatti, i ragazzi della Tam Tam hanno chiesto di partecipare a un cam-
le federali impedivano che la Tam Tam partecipasse – con l’attuale organico – ai vari campionati. Antonelli ha lanciato un appello pubblico, arrivato fino al CIO, per chiedere di modificare i regolamenti e permettere l’iscrizione a squadre come la Tam Tam. Perché questa condizione non si verifica solo a Castel Volturno, ma in diverse altre società, anche del Nord Italia, che hanno nelle loro fila immigrati di seconda generazione. Ieri, come dicevamo, la svolta: è arrivata la norma cosiddetta “salva-Tam Tam”. Nella legge di Bilancio, infatti, è contenuta la possibilità di tesseramento annuale, e dunque l’iscrizione ai campionati sportivi, anche ai minorenni extracomunitari e anche se non in regola con i permessi di soggiorno purché abbiano però svolto un ciclo scolastico di almeno quattro mesi. Fonti di governo
hanno confermato che la norma è stata introdotta nel rispetto del principio del «diritto allo sport per tutti». CROWDFUNDING. «Abbia-
mo fondato l’associazione l’anno scorso – ha spiegato nei giorni scorsi Antonelli ai microfoni di Sport Academy, la trasmissione di politica sportiva su Radio Cusano Campus – I ragazzi sono diventati numerosi in breve tempo: si sono creati diversi gruppi e tutti si sono appassionati al basket. Lo amano, per loro è anche un sogno di riscatto, la voglia di uscire da una realtà triste. Fino a poco tempo fa non potevano fare sport, perché non se lo potevano permettere. Qui possono fare tutto in modo totalmente gratuito». Per continuare l’attività, la Tam Tam ha avviato una campagna di crowdfunding: c’è soprattutto da pensare alla sicurezza dei ragazzi, perché nessuno di loro può essere accompagnato agli allenamenti e sono quindi costretti a rientrare da soli a casa, quasi sempre con il buio. Attendere la corriera sulla Domiziana, spesso anche per ore, non è certo il massimo per dei ragazzini di 13 anni. «Ringrazio fin da ora chi vorrà contri-
chi è massimo antonelli
LO IUS SOLI SPORTIVO
Dal professionismo quante soddisfazioni
Ma il tesseramento è già “regolato”
Antonelli ha giocato nella Virtus Bologna in Serie A1 dal 1975 al 1978 e successivamente in Serie A2 dal 1978 al 1980 con il Basket Mestre e dal 1981 al 1985 con la Seleco Napoli. Ha disputato sei stagioni in Serie A1 e tre in Serie A2, con anche due promozioni in massima serie (Mestre 1978-79 e Napoli 1982-83).
Lo “ius soli sportivo” ovvero la possibilità per i minori stranieri regolarmente residenti in Italia «almeno dal compimento del decimo anno di età» di essere tesserati presso le federazioni sportive «con le stesse procedure previste per il tesseramento dei cittadini italiani» è in vigore dal 2016.
buire – dice Antonelli – Lo si può fare dal sito buonacausa.org selezionando la voce Tam Tam. Spero si possa riuscire a comprare anche un pullmino per assicurare ai ragazzi un rientro a casa tranquillo dopo gli allenamenti». Gianluca Fabi Direttore Radio Cusano Campus
Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: gianluca.fabi@ unicusano.it
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martedì 17 ottobre 2017
lo sport che rende più vicini
Instradare i ragazzi rifugiati verso una disciplina e presentarli alle società: la missione di Diaconia nel Frusinate L’integrazione dei ragazzi deve passare dallo sport per essere solida, duratura e basata su principi sani. Lo sa bene Marco Fiorini, membro e operatore di Diaconia, ente gestore della Caritas di Frosinone che si occupa di accoglienza e integrazione dei rifugiati politici e non. Della sua esperienza ha parlato ai microfoni di Sport Academy, la trasmissione di politica sportiva di Radio Cusano Campus. Di cosa si occupa Diaconia? «Abbiamo sede a Frosinone, ci occupiamo di molte attività, principalmente nel sociale e in ogni suo aspetto. Tra le attività c’è quella dello Sprar, il sistema di protezione per aventi asilo e rifugiati: curiamo l’immigrazione, gestendo la quotidianità dei ragazzi che sono qui da noi». Lo sport in questo caso che funzione ha? «Fondamentale, sono responsabile dell’area sport e fino a poco tempo fa il progetto Sprar aveva un punto che prevedeva specificatamente l’attività sportiva. Purtroppo questo punto è stato tolto, ma noi abbiamo portato comunque avanti lo sport che è essenziale per l’integrazione».
Quale sport preferiscono i ragazzi? «Si sa che il calcio va per la maggiore, ma ci sono anche basket e pallavolo. Per non perdere questo collegamento con lo sport abbiamo creato degli eventi nell’arco dell’anno, nei quali coinvolgiamo associazioni sportive del territorio. Nell’ultimo evento a giugno, che si
Marco Fiorini a Radio Cusano Campus: «Ottimi segnali anche dalle istituzioni» è svolto ad Alatri, erano presenti personaggi come Carlton Myers, Andrea Lo Cicero e Stefano Bizzocchi, presidente di Sport Around the World, che ci aiuta con queste iniziative». Come avvicinate i ragazzi allo sport? «Cerchiamo di accompagnarli, almeno all’inizio, avendo un dialogo con loro per capire quale è lo sport che preferiscono. Poi proviamo a indirizzarli nelle varie associazioni sportive. Solo nella nostra cooperativa, abbiamo una decina di ragazzi tesserati con squadre di calcio del territorio tra Eccellenza e Promo-
zione. Cerchiamo di far conoscere alle realtà del posto i ragazzi, perché vogliono affrontare lo sport come noi, per divertirsi e aiutare le società nelle quali giocano». Come sta rispondendo la comunità? «Devo dire che la risposta è stata positiva, più di quanto ci aspettassimo. A partire proprio dalle società: ora sono loro a contattarci per chiedere quando vengono a provare i ragazzi. Sono le associazioni stesse che si fanno avanti». E la risposta delle istituzioni? «Sono quasi quatto anni che lavoro qui, e devo dire che c’è stata una crescita da parte delle istituzioni, una maggiore semplicità nell’accedere al sostegno. Certo la Ciociaria è una zona con situazioni particolari perché ha dei comuni molto piccoli nei quali bisogna anche saper gestire l’umore della popolazione. Faccio un esempio positivo, però: sono stato di recente al Comune di Supino per parlare di altri progetti e mi hanno chiesto se possiamo organizzare qualche evento sportivo con i ragazzi, mettendoci a disposizione la palestra. Sono, insomma, tutti molto propositivi». © Copyright Università Niccolò Cusano
800 mila
potenziali beneficiari immediati (circa il 74% dei minori stranieri su tutto il territorio)
58 mila
nuovi potenziali beneficiari ogni anno
635 mila
i nati stranieri figli di genitori residenti da almeno 5 anni
10/12 mila
bambini avranno diritto allo ius culturae (dati Fondazione Leone Moressa)
UNICUSANO FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
IUS SOLI, i numeri del nostro paese Ecco quanti ne potrebbero beneficiare immediatamente Un totale di 800mila potenziali beneficiari immediati (circa il 74% dei minori stranieri su tutto il territorio) e 58 mila nuovi potenziali beneficiari ogni anno, stando ai dati dalla Fondazione Leone Moressa che ha “mappato” i cittadini stranieri che, con la riforma dello ius soli beneficerebbero della cittadinanza italiana. Con l’introduzione dello ius soli temperato, potrebbero acquisire la cittadinanza italiana i figli di immigrati nati in Italia dal 1999 a oggi (ancora minorenni) i cui genitori sono in possesso del Permesso Ue per soggiornanti di lungo periodo (cittadini extra Ue) o del “diritto di soggiorno permanente” (cittadini Ue). IUS CULTURAE. Per calcolare gli alunni stranieri nati all’estero, che hanno fre-
quentato la scuola in Italia per almeno 5 anni, il dato di partenza è fornito dal Miur: nel 2015-16 gli alunni stranieri nati all’estero erano il 58,7% degli alunni stranieri complessivi, ossia 478 mila alunni. Escludendo gli iscritti alla scuola dell’infanzia e ai primi due anni della primaria (che sicuramente non hanno completato 5 anni di scuola in Italia) e gli iscritti all’ultimo anno di scuole superiori (in quanto maggiorenni), si può stimare che tra gli alunni restanti il 66,6% sia in Italia da 5 anni (riprendendo la percentuale di immigrati di lungo periodo riportata dal censimento 2011), arrivando a stimare 166 mila alunni nati all’estero che abbiano già completato 5 anni di scuola in Italia. BENEFICIARI FUTURI. Consi-
derando che i nati stranieri in Italia negli ultimi anni si sono attestati tra i 70 e gli 80 mila, si può prevedere il numero di beneficiari dei prossimi anni. Mantenendo fissa la stima dei nati da genitori residenti da oltre 5 anni (65%), è possibile calcolare una quota di 45-50 mila potenziali nuovi italiani ogni anno per ius soli. Inoltre, vanno aggiunti gli alunni nati all’estero che hanno frequentato la scuola dell’infanzia in Italia e in questo momento frequentano la prima e seconda classe della scuola primaria e che, nel giro dei prossimi due anni, avranno completato un quinquennio. Pertanto, si può ipotizzare che nei prossimi anni avranno diritto allo ius culturae dai 10 ai 12 mila bambini, dato peraltro in calo visto l’aumento dell’incidenza dei nati in Italia. © Copyright Università Niccolò Cusano
IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
speciale catalogna
martedì 17 ottobre 2017
secessione o unità? come cambia lo sport Un’analisi sulle possibili ripercussioni dell’indipendenza catalana sulla MotoGp Che impatto avrebbe la secessione della Catalogna dalla Spagna sulla MotoGp. Radio Cusano Campus (all’interno del programma Sport Academy) lo ha chiesto al giornalista di Motosprint, Riccardo Piergentili, che ha spiegato le possibili ripercussioni sul Circus; va infatti ricordato che la Dorna, società che detiene i diritti sportivi di MotoGp, mondiale Superbike, Supersport e Superstock 1000 FIM Cup, ha tra le sue sedi nel mondo anche Barcellona. E la Spagna gioca un ruolo da protagonista nel mondo dei motori.
PEP GUARDIOLA
(allenatore Manchester City) A giugno si schierò per il referendum: «Voteremo anche se lo Stato spagnolo non vuole»
NATALIA VIA-DUFRESNE
(velista oro olimpico) La doppia medaglia d’argento olimpica è il volto più riconoscibile nella campagna per il Sì portata avanti dagli sportivi
Conosciamo la forte impronta spagnola soprattutto per i piloti, ma c’è anche l’aspetto manageriale di casa in Catalogna. Potrebbe accadere qualcosa in caso di indipendenza? «Non vedo i manager della Dorna particolarmente preoccupati. Quella società è una potenza a livello internazionale, cre-
MARC MARQUEZ
(pilota MotoGp) Il cinque volte campione del mondo, così come il conterraneo Viñales, ha preferito evitare di commentare l’argomento
A sinistra, Maverick Viñales Qui sopra, Marc Marquez con l’iconico numero 93
do che si comporterebbe come stanno facendo le banche, organizzandosi diversamente. I dettagli tecnici sono forse complessi ma sono perfettamente strutturati per gestire un’evenienza del genere». Una divisione nel motorsport esiste già. «Beh già a livello di Gran Premi, visto che abbiamo il Gp de Catalunya a Barcellona e quello di Spagna a Jerez. Potrebbero accadere alcuni ripercussioni anche a livello di gestione di team». La tradizione spagnola nei motori è forte. Ma c’è sempre stata? «La Spagna domina soprattutto in tempi molto recenti e non è un caso. La Dorna ha creato un sistema che ha permesso ai piloti di avviarsi al motociclismo fin da piccoli: è come da noi con il calcio, c’è un sistema che consente anche a chi non è abbiente di cominciare lo stesso. E se si espande la platea, poi il talento si trova. Qualcosa sta cambiando anche da noi, ma
ci vogliono anni. Al momento è ancora costoso e questo crea una selezione. Bisogna ricordare che il sistema spagnolo non si crea dalla sera alla mattina, ci sono voluti anni. L’Italia, a livello di mercato motociclistico, vale ancora più della Spagna, dove i risultati in pista sono smisurati rispetto agli andamenti delle vendite. Gli spagnoli però si sono concentrati sui motorsport e hanno creato una filiera che permette a tanti ragazzi di provare a diventare campioni». Un’occasione che parte dai primi anni, dunque. «Da noi la prima parte di carriera di un pilota è molto amatoriale e si basa sul ruolo di sovvenzione e incentivo dei genitori nei confronti di un figlio. In Spagna invece hanno reso professionale anche la prima parte della carriera e, se in questa fase si risulta vincenti, si va avanti. Basta vedere Marquez, che era “schedato” fin da bambino. Ci metteremo del tempo, ma diventeremo anche noi come la Spagna». © Copyright Università Niccolò Cusano
GERARD PIQUÉ
(difensore del Barcellona e della Spagna) «Quando in Spagna non si votava c’era il franchismo: io sono orgoglioso di essere catalano»: con queste parole, in lacrime, Piqué ha scatenato il dibattito nel mondo del calcio
SERGIO RAMOS
(capitano del Real Madrid e della Spagna) «I tifosi spagnoli non devono fischiare né Piqué né nessun altro: i giocatori che difendono la bandiera del nostro paese vanno sempre rispettati» è stata la difesa del capitano iberico
speciale catalogna
martedì 17 ottobre 2017
UNICUSANO FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
Referendum regionali legittimi e rivoluzionari A differenza di quanto accaduto in Spagna, le consultazioni che si svolgeranno in Lombardia e in Veneto il 22 ottobre rientrano nell’autonomia che la Costituzione attribuisce alle regioni Abbiamo visto tutti quanto è accaduto in Catalogna: speravamo (almeno) in Europa di non assistere più ad interventi di quel tipo da parte delle forze dell’ordine. Detto questo, non può venir sottaciuto che il referendum, che lì si è celebrato, è un referendum che si colloca gravemente al di fuori della legalità costituzionale dell’ordinamento spagnolo, come peraltro affermato anche dal tribunale costituzionale di quel paese. Chiedere infatti agli elettori se desiderano che la Catalogna diventi una repubblica indipendente, distaccandosi dal regno di Spagna, costituisce parte di un processo costituente, rivoluzionario dovremmo dire, volto a scardinare l’ordine costituzionale così come definito nella Costituzione spagnola del 1978. Ben diversa è la natura dei referendum consultivi che si terranno in Lombardia e in Veneto il prossimo 22 ottobre. Questi ultimi, infatti, sono volti a verificare se gli elettori di quei territori ritengano utile che le autorità regionali avviino il procedimento, previsto dall’art. 116, terzo comma, Cost., diretto a rafforzare l’autonomia regionale. A seguito della revisione dell’intero titolo V della parte II della Costituzione, operata nel 2001, l’autonomia delle regioni a statuto ordinario è stata notevol-
mente ampliata rispetto al regime previgente. Il “nuovo” (ed attualmente vigente) art. 116, terzo comma, Cost. consente di introdurre anche in Italia una sorta di regionalismo differenziato sul modello di quello spagnolo: ferma l’autonomia che la Costituzione riconosce a tutte le regioni, ogni regione, se crede, in ragione delle proprie specificità, può
decidere di avviare un’articolata procedura che conduce ad approvare una legge dello Stato con cui, nelle materie indicate, alla regione sono attribuite “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”. Tale procedimento non contempla i referendum indetti dalla Lombardia e dal Veneto. La loro celebrazione, pertanto, non costitu-
isce un presupposto giuridico perché le autorità regionali assumano la peculiare iniziativa legislativa regolata nella disposizione costituzionale. Una qualche conseguenza, quindi, al netto di eventuali strumentalizzazioni, potrà darsi semmai sul piano politico: qualora mai venisse registrato un ampio consenso delle popolazioni interessate, le
autorità regionali potranno attivarsi forti di questo supporto popolare. Va precisato che le leggi della regione Veneto istitutive di questo referendum contemplavano diversi quesiti fra cui anche quello che faceva esplicito riferimento all’indipendenza della regione. Con la sentenza n. 118/2015 la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità della legge
regionale n. 16/2014 (Indizione del referendum consultivo sull’indipendenza del Veneto) e di alcune disposizioni della legge regionale n. 15/2014 (Referendum consultivo sull’autonomia del Veneto), che recavano quesiti in contrasto con diversi parametri costituzionali ed anche con lo stesso Statuto della Regione Veneto. Non fonda-
ta, invece, è stata dichiarata la questione di costituzionalità relativa all’art. 2, comma 1, numero 1), della legge n. 15/2014, poiché il quesito qui formulato (“che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”), per via del suo tenore testuale, non può che venir interpretato in linea con quanto previsto dall’art. 116, terzo comma, Cost., né si determina alcuna “sovrapposizione” fra la celebrazione del referendum, che “si colloca in una fase anteriore ed esterna”, e il procedimento delineato dalla disposizione costituzionale medesima. Per quanto concerne la Lombardia, il quesito referendario fa esplicito riferimento al rispetto dell’unità nazionale e dei limiti di cui all’art. 116, terzo comma, Cost., pertanto dubbi circa derive indipendentiste in questo caso non sembrano (almeno tecnicamente) fondati. Soprattutto confidiamo che i nostri cugini iberici davvero riescano a tornare a parlarsi. L’uso della forza non gioverebbe a nessuno: né alle ragioni della comunità autonoma, né a quelle del governo centrale, né tanto meno alla monarchia. Federico Girelli Docente di Diritto Costituzionale Università Niccolò Cusano
l’analisi
Madrid sorda troppo a lungo ma la strada non è adatta
Il premier Mariano Rajoy
Il significato politico dell’indipendenza della Catalogna «è un aspetto delicato perché non si può confondere l’autonomia con l’indipendenza. Parlare di futuro da soli, giocare con questi temi, potrebbe portare la Catalogna a doversi far carico di problematiche che non pensava di dover affrontare», ma «per arrivare ad una soluzione, servirà tempo, nel medio lungo termine». A sostenerlo è Nicola Colacino, docente di Diritto internazionale presso l’Università Niccolò Cusano secondo il quale lo
stato di disagio «va ricomposto con una strategia che faccia tutti contenti. Bisogna salvare le apparenze e portare i risultati positivi per tutti e due« e «il governo di Madrid è stato sordo per lungo tempo, ma la strada di Barcellona non è quella adatta». Per il docente di Unicusano dovesse arrivare una reale indipendenza catalana, «ci sarebbe un effetto domino in Europa, si alimenterebbero tanti piccoli focolai. In Italia? Lo scenario è diverso. La richiesta secessionista del Nord, poi affievolita, si basava su altri presupposti». Ma «se si arriva a una rottura reale, con le barricate, l’Ue non potrebbe più far finta di niente, interve-
nendo per cercare di frapporsi ai contendenti». UE. Il rischio, secondo Colacino, «è creare una situazione di conflitto materiale, non potrebbero far finta di nulla. Se la situazione come si spera non si manifesterà, l’Ue può fare altre concessioni ai catalani. Lo scenario di una indipendenza a Barcellona, che sarebbe ottenuta con il sangue, è fantapolitica. Verrebbe appoggiata da qualcuno in Europa, allora l’Ue non esisterebbe più. Se fosse extraeuropeo, sarebbe la stessa cosa. È uno scenario irrealizzabile e non auspicabile». La proposta di portare la questione davanti al tribunale internazionale – continua
il docente dell’Ateneo romano - è una idea al momento solo propagandistica degli indipendentisti. Spettatrice interessata l’Unione europea, che però con un atteggiamento «troppo prudente è orientata ad appoggiare Madrid e anche l’assenza di volontà di mediare va interpretata in questo senso». In una situazione del genere, «se facessi parte del governo catalano, cercherei di tenere alta l’attenzione sulla vicenda. Arrivare allo strappo definitivo sarebbe un boomerang. L’effetto deluderebbe anche i sostenitori dell’indipendenza. L’importante è non arrivare allo scontro fisico». © Copyright Università Niccolò Cusano
Carles Puigdemont
VI UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
industria
martedì 17 ottobre 2017
martedì 17 ottobre 2017
università
UNICUSANO FOCUS VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
un lungo percorso per l’immigrazione
Un convegno tenutosi all’Aula Magna della Cusano ha visto l’incontro di diversi esperti di diritto. Il professor Tanda: «Da noi un approccio interdisciplinare» Il 13 ottobre scorso, presso l’Aula Magna dell’Università Niccolò Cusano, si è tenuto il convegno “Immigrazione, Integrazione e Diritti Fondamentali”.
«è stato il punto finale di un proficuo lavoro di ricerca, che verrà presto pubblicato»
design e tecnologia sbarcano in cucina
Anche Cecchetti Arredamenti è entrata a far parte della rete Amici Unicusano «La scelta degli arredi nella ristorazione può migliorare efficienza e qualità» Nella rete di imprese di Amici Unicusano a sostegno della ricerca scientifica c’è spazio anche per un particolare settore, quello degli arredamenti per la ristorazione. È l’esempio di Cecchetti Arredamenti, parte del progetto dell’Ateneo romano, che fa della tecnologia e dei materiali nelle cucine di piccoli e grandi ristoranti (e mense) il proprio core business. Flavio Cecchetti, uno dei titolari, spiega con precisione le attività a Radio Cusano Campus.
Come nasce la vostra azienda? «L’attività parte nel 1975: è stata avviata dai nostri genitori, che da dieci anni ci hanno lasciato le redini dell’azienda. Ci muoviamo essenzialmente nel canale della ristorazione: abbiamo deciso di mantenere questo nome che rappresenta ormai un marchio storico per la capitale». Dai piccoli ristoranti alle mense aziendali: il vostro lavoro in cosa consiste? «È un impegno complesso ma gratificante, che va
dalla progettazione alla realizzazione degli spazi di ristorazione. A volte anche solo con la fornitura dei materiali e della tecnologia da cucina, dai piccoli ai grandi forni, all’arredo bar o della sala. Lavoriamo in tandem con degli architetti per offrire il meglio sia dal punto di vista del supporto tecnologico sia dell’allestimento: quindi il lato organizzativo e il lato estetico. Pertanto ci impegniamo nell’accostamento di materiali e colori, creando il giusto mix tra lato tecnico e lato este-
tico. Perché l’arredamento si deve sposare con l’ambiente e le esigenze». C’è qualche tendenza al momento? «No, anche perché l’arredamento cambia a seconda dell’attività e anche dove si trova. Per chi deve arredare un agriturismo, ad esempio, si sceglie qualcosa di più vicino alla tradizione, mentre per situazioni più urbane si vira sul moderno. Inoltre ogni locale deve essere in armonia anche con il territorio o la zona in cui si trova, è importante».
La tecnologia è entrata prepotentemente in cucina? «Sì, soprattutto perché aiuta a snellire i tempi, a economizzare i prodotti e a offrire un servizio migliore. Pensiamo solo ai forni autopulenti: levano incombenze al ristoratore e garantiscono igiene al cliente. La tecnologia va considerata un investimento, che porta a efficienza e qualità». Cecchetti Arredamenti collaborava già con la Cusano, avendo fornito in modo esemplare
i materiali della mensa dell’Ateneo che – anche grazie all’equipaggiamento – garantisce alta qualità e varietà di pasti. Ora c’è il progetto Amici Unicusano. «È un progetto moderno, che si proietta su nuovi punti di vista. Ci sembra giusto allargare i nostri orizzonti e aprire la mente: è una strada che si percorre al di là di quello che può portare. Sia per l’investimento sulla ricerca che sui talenti universitari». © Copyright Università Niccolò Cusano
Tra gli organizzatori spicca la figura di Paolo Tanda, docente di Diritto Amministrativo e Diritto Penale Amministrativo alla Cusano. All’incontro hanno preso parte, tra gli altri, anche il Rettore Fabio Fortuna, Franco Roberti (Procuratore Nazionale Antimafia), Oberdan Forlenza (Consiglio di Stato), Giovanni Puoti (preside della facoltà di Giurisprudenza) e i docenti dell’Ateneo Giovanni D’Alessandro e Alì Abukar Hayo. Ed è proprio il professor Paolo Tanda a illustrare i temi del convegno. Professor Tanda, parlare di argomenti molto caldi come immigrazione, integrazione e diritti fondamentali dei migranti è senza dubbio un tema non facile da trattare, soprattutto in questo momento. «Senza dubbio, quando si affrontano tematiche così complesse, il rischio è di illustrarle partendo da un’ottica esclusivamente politica. Noi abbiamo preferito par-
tire invece da una posizione assolutamente neutra, scevra da qualsiasi forma di politicizzazione. Il convegno ha dunque collocato sullo sfondo gli aspetti meramente giuridici della vicenda, da esperti del diritto, per porre in primo piano, invece, l’aspetto interdisciplinare della questione immigrazione». E non a caso al convegno hanno partecipato docenti ed esperti nei più disparati settori.
«Esatto. Proprio nell’ambito di questa impostazione interdisciplinare che abbiamo voluto offrire, molto interessanti si sono rivelati gli interventi e i contribuiti di alcuni docenti dell’Università Niccolò Cusano: penso a Maria Paola Pagnini, professoressa di Geopolitica presso il nostro Ateneo, a Francesco Peluso Cassese, docente di Telematica o a Renato Pisanti, professore in Economia del Lavoro». Quali sono state le finali-
tà del convegno? «Abbiamo cercato di fornire utili elementi e valide proposte per la definizione di un’opportuna strategia di intervento nelle politiche dell’immigrazione, dell’integrazione e della tutela dei diritti fondamentali dei soggetti più deboli, protagonisti di questo fenomeno».
«Sì, io ho illustrato il rapporto di giurisdizione che esiste tra il giudice ordinario e quello amministrativo in materia di immigrazione. In pratica, abbiamo inteso mettere in risalto quali sono le fattispecie affidate al comparto ordinario e quali quelle affidate all’amministrativo».
Professor Tanda, il suo intervento, invece, ha illustrato gli aspetti un’po’ più tecnici legati ai temi trattati.
Il convegno sull’immigrazione, professor Tanda, in quale momento dell’attività universitaria della Cusano va collocato?
«Il mio progetto e quello dell’Università Cusano partono da lontano. Diciamo dunque che il convegno sull’immigrazione ha rappresentato il punto finale di un lungo e proficuo percorso di ricerca, il quale ha prodotto altre attività di tipo scientifico. Il tutto sarà oggetto di una prossima pubblicazione, con la prefazione del professor Franco Gaetano Scoca, professore emerito di Diritto Amministrativo». Nel corso del Convegno si è parlato anche del Decreto Minniti sull’Immigrazione. Cosa ne pensa? «Io ritengo che il decreto abbia alcuni aspetti di certo positivi. Ma ha anche una serie di profili che, secondo me, andrebbero rivisti». A cosa si riferisce, in particolare? «Al provvedimento che viene emanato in sede giurisdizionale in seguito all’impugnazione dell’atto adottato in materia di immigrazione che, secondo il decreto Minniti, non può mai essere oggetto di appello. Ecco, io trovo che questa disposizione sia ingiusta, perché contravviene ad uno dei principi base della giurisdizione. Principio che deve essere garantito sempre, soprattutto se, come in questo caso, ci troviamo di fronte a soggetti particolarmente deboli». © Copyright Università Niccolò Cusano
martedì 17 ottobre 2017
sport e disabilità
UNICUSANO FOCUS IX CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
con special olympics il gioco sta cambiando
Malagò, Lotti, Di Biagio, Tommasi, Baldissoni: una parata di stelle per l’evento capitolino di Sport Unificato. Gli Atleti in visita da Papa Francesco: «Siete un simbolo di dignità»
sport - ha detto - che apre gli occhi e il cuore al valore e alla dignità di individui e di persone che altrimenti sarebbero oggetto di pregiudizi e di esclusione». A chiudere l’incontro, il giuramento dell’atleta Special Olympics: «Che io possa vincere, ma se non riuscissi, che io possa tentare con tutte le mie forze». In serata la cerimonia d’apertura del torneo “Change The Game” che vede al via 12 squadre provenienti da 9 Paesi europei. EVENTO. Han-
Al Campo Pio XI in via Santa Maria Mediatrice a Roma, sono scese in campo le più alte cariche del mondo sportivo italiano, Giovanni Malagò, Presidente del CONI e Luca Lotti, Ministro per lo Sport nel ruolo di capitani di squadre miste, composte da atleti con e senza disabilità intellettive. Tra gli schieramenti, ex giocatori professionisti della AS Roma - presente l’attuale a.d. Mauro Baldissoni - come Gigi Di Biagio, Damiano Tommasi e Alessio Scarchilli, nonché Daniele Lupo, argento nel beach volley ai Giochi Olimpici di Rio. Arbitro d’eccezione: l’attrice statunitense Vanessa Williams. In prima linea anche il Presidente Mondiale di Special Olympics Tim Shriver, figlio di Eunice Kenne-
no messo in campo tutte le loro capacità, dunque, i 120 atleti di età compresa tra i 18 e i 30 anni, che hanno partecipato allo Special Olympics “Unified Football Tournament”, Torneo di Calcio a 5 Unificato che, grazie al supporto dei Knights of Columbus, si è svolto presso il Pio XI Sport Center a Roma. Si tratta di atleti con e senza disabilità intellettive provenienti da 9 paesi europei: Francia, Lituania, Polonia, Ungheria, Spagna, Portogallo, Belgio e Romania. L’Italia era rappresentata da quattro team, provenienti dalle regioni del Lazio, Piemonte, Sardegna e Lombardia.
dy Shriver, colei che nel 1968 fondò il Movimento. L’amichevole ha voluto segnare un gol fondamentale: il “Change the Game”; lo sport da esclusivo per le persone con disabilità intellettiva è diventato inclusivo, per tutti, sullo stesso campo di gioco. È un messaggio di speranza di cui anche il Santo Padre si è fatto portavoce accogliendo in Udienza Privata gli atleti Special Olympics: «Voi siete simbolo di uno
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la didattica della cusano
Metodi e tecniche: l’integrazione in un Master di primo livello L’Università degli Studi Niccolò Cusano attiva il Master di I livello in “Metodi e tecniche per l’integrazione dei diversamente abili”, afferente alla facoltà di Scienze della Formazione per l’Anno Accademico 2017/2018, di durata pari a 1500 ore di impegno complessivo e con riconoscimento di 60 cfu. Agli iscritti che avranno superato le eventuali prove di verifica intermedie e la prova finale, verrà rilasciato il Diploma di Master di I livello in “Metodi e tecniche per l’integrazione dei diversamente abili” OBIETTIVI. Il Master si configu-
ra come percorso di formazione atto a promuovere e a diffondere la cultura dell’inclusione delle persone con disabilità e/o con ritardi socio-cognitivi ed affettivi nei contesti scolastici ed extrascolastici. È rivolto a fornire una specifica formazione del personale docente, specializzato e curricolare, dei dirigenti scolastici e dei coordinatori di-
dattici delle scuole di ogni ordine e grado, nonché degli educatori, dei genitori, del personale sanitario, degli assistenti sociali. Il percorso del Master prevede lo studio e l’approfondimento delle seguenti aree tematiche: le disabilità intellettive: definizione e classificazioni; quadro teorico e riferimenti normativi; strategie educative
speciali; didattica speciale; pedagogia speciale; psicologia dello sviluppo; autismo; sindrome di Down; ADHA; ritardo mentale; la comunicazione facilitata; il metodo ABA; tecnologie per la disabilità; didattica inclusiva; psicologia dell’inclusione; ruolo e mansioni dell’insegnante di sostegno; project work finale. © Copyright Università Niccolò Cusano
X UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
la cusano e il calcio
martedì 17 ottobre 2017
roma, a scuola di vita con i colori rossoverdi
Grande festa con le famiglie al centro sportivo di Tor Bella Monaca per l’inaugurazione dell’Unicusano Academy Ternana. Presente anche Pochesci: mai fare pressioni sui ragazzi Il calcio come gioco e divertimento prima di tutto. Poi, se si è particolarmente bravi, “da grandi” si valuterà se provare a farlo diventare una professione. L’allenatore dell’Unicusano Ternana Sandro Pochesci ha invitato i bambini – e soprattutto i genitori – dell’Unicusano Academy Ternana a vivere il calcio per quello che è: una passione. Si è tenuta nei giorni scorsi l’inaugurazione della Scuola calcio che ha accolto sul campo dell’Unicusano Stadium, al centro sportivo Roma VIII di Tor Bella Monaca. Il tecnico rossoverde, accompagnato dal direttore sportivo Luca Evangelisti, ha raccontato ai ragazzi – non senza emozione – quanto fosse difficile ai suoi tempi giocare a calcio nelle periferie e come l’aria cambiasse completamente al centro sportivo di Tor Bella Monaca, dove c’era agonismo ma sempre nel rispetto per il prossimo. La Scuola calcio è anche una scuola di vita, in fondo. E ai bambini Pochesci ha detto di sognare sempre il meglio, ma senza accettare pressioni da parte di nessuno, quand’anche fossero i genitori stessi. Pochesci ed Evangelisti hanno voluto ringraziare tanto i genitori dei piccoli calciatori quanto i collaboratori che permetteranno alla scuola calcio romana di continuare a formare i giovani. Pochesci ha inoltre sottolineato come «il calcio sia una scuola di valori sani, in grado di far crescere i ragazzi sia dal punto di vista sportivo sia da quello caratteriale».
LA SCUOLA. Sotto le insegne ros-
Il tecnico dell’Unicusano Ternana Sandro Pochesci
soverdi la Unicusano Academy Ternana è cambiata molto: la responsabilità tecnica è affidata a Luigi Di Bartolomeo, capitano storico della Lupa Frascati, che gestisce tutto il piano organizzativo di allenatori giovani e qualificati e sotto le direttive del responsabile della Scuola calcio Franco Pizziconi. Un altro motivo di vanto è rappresentato dalla maglia rossoverde, donata direttamente dal presidente dell’Unicusano Ternana Stefano Ranucci per far capire a tutti
quanto sia vicina la società alla scuola calcio di Tor Bella Monaca, “gemellata” con la Scuola calcio della Ternana, a Terni. Molti bambini, non a caso, oltre al tradizionale tifo per Roma e Lazio, hanno iniziato a interessarsi alle sorti della squadra di cui indossano la maglia. Presto la società organizzerà anche dei pullman per portare i bambini della scuola a vivere l’emozione del Liberati e a trascorrere una giornata di sport insieme alla grande famiglia dell’Unicusano Ternana. LO STAFF. Il gruppo degli allena-
tori sarà coordinato, come detto, dal responsabile tecnico Luigi Di Bartolomeo, con il supporto dalla SSD SportWell del professor Mario Petrosino. Anche il responsabile della Scuola calcio, Franco Pizziconi, ha voluto parlare a tutti i tesserati del club: «Ricordate di rispettare le norme, i compagni, gli allenatori, le strutture e il materiale. In questo modo rappresenterete la nostra società nel migliore dei modi. E praticate lo sport senza trascurare lo studio, per crescere e migliorare nella vita». © Copyright Università Niccolò Cusano
calcio a 5 femminile
Terni, che vittoria per le Ferelle Grande prestazione e grande vittoria per la Ternana Calcio a 5 femminile che, trascinata dai tifosi al Pala Di Vittorio, ha superato 2-1 le ragazze del Kick Off di Milano. Un clima unico nella tana delle Ferelle, ma soprattutto una squadra che dimostra di essere in perfetta sintonia con la maglia che indossa. IL MATCH. Le Ferelle, partite con il quintetto base (Mascia, Renata, Presto, Coppari e Neka) vanno sotto dopo 9’. Nella prima frazione le ragazze rossoverdi non riescono a concretizzare diverse occasioni da gol. Il pari arriva nella ripresa con Neka. Le Ferelle crescono di intensità, fino alla rete decisiva di Renata su punizione. Tanti come sempre i tifosi che a fine gara hanno abbracciato le ragazze, un fatto che fa capire
L’esultanza del Pala Di Vittorio di Terni luca pagliaricci
quanto si punti all’etica sportiva e al codice etico per far crescere il settore giovanile in nome dei valori e dello spirito delle Fere. Non solo, bisogna considerare che tre pedine fondamentali per la rosa costruita in questa stagione sono ancora fuori: tre pedine di valore assoluto che andranno sicura-
mente a costruire i successi del futuro. Intanto però piazza, tifosi e pubblico si godono questa Ternana Femminile che sta facendo capire che a Terni indossare questa maglia vuol dire qualcosa di più che indossare una semplice casacca calcistica. © Copyright Università Niccolò Cusano
martedì 17 ottobre 2017
la cusano e il calcio
UNICUSANO FOCUS XI CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
Il centravanti del Napoli Arkadiusz Milik, vittima della rottura del crociato destro nella gara contro la Spal
quel maledetto crac che fa sempre più paura I casi di rottura del legamento crociato sono in crescita esponenziale tra i professionisti Il responsabile medico dell’Unicusano Ternana Michele Martella ci aiuta a capirne i motivi Undici squadre su venti della nostra aerie A hanno almeno un giocatore fuori dal campo per problemi al crociato. E la cattiva sorte, da sola, non basta a spiegare un fenomeno in allarmante crescita. Michele Martella, responsabile medico dell’Unicusano Ternana, ci guida alla scoperta di questo tipo di infortuni, che sono in grado di causare spesso gravi problematiche per la carriera di molti calciatori professionisti. Dottor Martella, la statistica sembra impietosa: sono sempre più numerosi, nel calcio, gli infortuni al ginocchio. Possiamo parlare di vero e proprio “allarme”? «Le lesioni al legamento crociato, nell’ultimo decennio, sono in effetti molto aumentate. In parte, perché è migliorata la diagnostica e quindi vengono riconosciute più facilmente, in parte perché è aumentato in assoluto il numero di
infortuni di questo genere». Quali possono essere le cause di questa preoccupante escalation? «Innanzitutto la tipologia del gioco del calcio, che è molto cambiata. Oggi si gioca ad un’intensità e a una velocità che è di gran lunga superiore rispetto a quella di 15-20 anni fa. Non a caso, la maggioranza degli infortuni sono di tipo “spontaneo”, cioè infortuni non conseguenti a un trauma da contatto con un altro avversario». Ci sono anche altre cause alla base di questi gravi infortuni? «Molto spesso queste problematiche vengono determinate da squilibri muscolari causati da potenziamenti molto intensi che non rispettano fino in fondo le meccaniche di controllo del movimento. È come se il corpo dell’atleta non facesse in tempo a produrre un “cuscinetto” adeguato che lo possa proteggere dal po-
tenziamento muscolare che gli viene imposto. Poi, c’è dell’altro...». Ci dica, dottor Martella. «Uno dei problemi viene riscontrato anche nell’uso di scarpe con tacchetti asimmetrici che, pur avendo una migliore aderenza sul terreno di gioco, non consentono al calciatore di praticare un adeguato movimento di rotazione». Sono da imputare anche i lunghi spostamenti che un calciatore è costretto a effettuare nel corso della sua carriera? «Senza dubbio è un fattore di rischio. Ormai gli impegni sono talmente numerosi e ravvicinati, che l’at-
leta non è più in grado di recuperare fisicamente in modo completo dalle fatiche imposte dall’impegno agonistico. E ciò può generare problematiche infortunistiche. Ecco perché un buon progetto di prevenzione deve essere alla base di un’adeguata preparazione fisica». È possibile dunque lavorare sulla prevenzione degli infortuni al ginocchio? «Sì, è possibile. Ad esempio va monitorata con attenzione la situazione di chi ha già avuto un infortunio al crociato, perché la statistica dice che sono proprio questi i calciatori che hanno una possibilità su quattro di avere lo stesso problema all’altro ginocchio. Migliorare le capacità di controllo del gesto e dell’equilibrio in situazioni precarie rappresenta dunque la modalità di prevenzione più idonea di prevenzione degli infortuni al ginocchio». © Copyright Università Niccolò Cusano