Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL
Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano
Salviamo Elisa Imprese La storia della bambina Il management in attesa di un “dono” dello sport
martedì 31 ottobre 2017 www.corrieredellosport.it
Made in Cusano Così l’università prepara al lavoro
Le stelle di BASKETARTISTI UNICUSANO hanno “battezzato” il nuovo Palazzetto dello Sport di Amatrice: solidarietà e valori
ripartire con un canestro special olympics
Il calciatore volontario sfuggito al terrore
sport academy
II UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
L’impegno di BasketArtisti Unicusano ha aiutato a far rivivere il Palazzetto dello Sport di Amatrice Meloccaro: «Questa realtà non deve essere mai dimenticata»
sport academy on air ogni giorno alle 19 Sport Academy, lo sport come non lo avete mai sentito. Dal lunedì al venerdì, dalle 19 alle 20 su Radio Cusano Campus (89.100 in Fm a Roma e nel Lazio e in streaming su radiocusanocampus. it), Daniel Moretti e il direttore di Radio Cusano Campus Gianluca Fabi vi raccontano i retroscena politici, economici, sociali dello sport fuori dalla cronaca agonistica.
Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: gianluca.fabi@ unicusano.it
Stefano, BasketArtisti Unicusano si è impegnata davvero tanto per il progetto
di ricostruzione di questa struttura sportiva, disputando partite e raccogliendo fondi da destinare all’iniziativa. Che giornata è stata? «Una giornata bellissima. Quando ci sono da sposare cause così nobili, io ci sono sempre. Poi, figuriamoci: io sono nato a Rieti e verso Amatrice nutro quindi un affetto speciale. Peccato solo per una cosa…». Che cosa, Stefano? «Che poi io abbia dovuto anche giocare a basket! E allora lì, qualche lacuna, da parte mia, forse si è vista». Non ti sottovalutare troppo: sappiamo che in gioventù sei stato invece un asso della pallacanestro. «Questo è vero. Allora riacquisto subito la mia autostima dicendovi che facevo parte del settore giovanile della mitica Sebastiani Rieti e che, nel 1979, sono stato campione italiano ai Giochi della Gioventù e campione italiano di basket Allievi nel 1980, vestendo sempre la
sport academy
martedì 31 ottobre 2017
la storia del basket e quei dolci ricordi Antonello Riva: «Sono legato a queste terre, è un vero onore»
«Arrivare in queste zone e vivere sulla propria pelle la sensazione di poter dare una mano ci dà un enorme piacere. Siamo qui vicino e abbiamo vissuto il dramma del terremoto fin dall’agosto dell’anno scorso. Abbiam sempre avuto il desiderio di fare qualcosa ma ci rendevamo conto che la nostra presenza sarebbe stata ingombrante, ora speriamo di aiutare a ripartire per la ricostruzione». Luciano Nunzi, coach della NPC Rieti, ha parlato così ai microfoni di Radio Cusano Campus.
C’è un pezzo di storia della pallacanestro italiana nella formazione di BasketArtisti Unicusano. Antonello Riva, campione d’Italia e d’Europa con Cantù, ha terminato la sua carriera di giocatore – e, subito dopo, cominciato quella di dirigente – proprio a Rieti, come racconta ai microfoni di Radio Cusano Campus a margine dell’inaugurazione del palazzetto dello sport di Amatrice, parlando anche della splendida iniziativa della squadra.
Mercedesz Henger
VALORI. Nunzi conosce bene la vocazione di queste terre per il pallone a spicchi: «Sono
RICORDI. «Sono molto legato a queste terre: arrivavo da una semifinale scudetto con
sei anni che alleno a Rieti – racconta –ho vissuto a 360 gradi la passione dei tifosi, nel bene e nel male: gli eccessi di allarmismo nei momenti difficili e gli eccessi che accompagnano i momenti di gioia. La cosa fantastica di questa zona è che dietro c’è sempre qualcosa di vero, di reale, che ti fa apprezzare tutto ciò che ruota intorno alla pallacanestro e alla settimana di preparazione della partita». paesi martoriati dal terremoto. «Non è la prima volta che ci capita di passare in queste zone. Negli ultimi tre anni abbiamo partecipato al Torneo degli Angeli all’Aquila. Attraversando il centro storico mi sono reso conto che per gli americani il terremoto è una cosa veramente sconosciuta. Loro sono abituati agli uragani e ai cicloni, ma rimangono esterrefatti nel vedere le macerie di sassi e mattoni». © Copyright Università Niccolò Cusano
Cantù, dove ormai giocavo poco. Ma non avevo voglia di smettere: quando venni a Rieti in serie B mi divertii veramente tanto. La ricordo come una bellissima esperienza e non dimentico il calore del pubblico». L’amarcord di Riva non si ferma al parquet di gioco: «Da dirigente – spiega ancora ai microfoni di Radio Cusano Campus – ricordo che con Sergio Pirozzi avevamo portato avanti dei progetti con le scuole per allargare il bacino di utenza».
IL SOGNO. Secondo Riva, oggi il basket italiano sta vivendo un momento difficile. «Si
Luigi Asquini
fa sempre più fatica a trovare i mezzi per sovvenzionare le squadre, bisogna ripartire dalle realtà provinciali dove il basket è radicato perché il “virus” della pallacanestro in Italia c’è ancora e dobbiamo pensare che le nostre squadre devono ritornare agli anni ’80 e ’90 quando primeggiavano anche in Europa». © Copyright Università Niccolò Cusano
In alto, a sinistra Valentina Vignali, al centro Francesca Antonelli. Qui accanto, Stefano Meloccaro
Francesca Antonelli
maglia di Rieti. Ma, battute a parte, è stato bello occuparsi di Amatrice, perché questa realtà non deve mai essere dimenticata». Per Amatrice, lo sport può fare tanto. «Senza dubbio, è così. E di queste iniziative già ce ne sono state molte. Ma è come se non fossero mai abbastanza, occorre continuare sulla strada del supporto e della solidarietà». E BasketArtisti Unicusano è sempre in prima linea. «Abbiamo cercato di scendere in campo con tanto amore per Amatrice. Lo sport è una metafora della vita, è un qualcosa che rigenera, proprio così come oggi Amatrice ha bisogno di rinascere. Dovevamo far capire agli amatriciani che la vita va avanti e che tutti devono credere sempre in loro stessi, nelle loro possibilità, nella voglia di tornare ad una vita normale». Gianluca Fabi Direttore Radio Cusano Campus
l’evento
sul web
Parata di stelle lo scorso 25 ottobre
Un sito per non perdere nessun appuntamento
Erano moltissimi i volti noti alla cerimonia di inaugurazione del Palazzetto dello Sport, fra i quali Riccardo Gismondi, Mercedesz Henger, Valentina Vignali, Fabio Tamburini, Jonis Bascir e molti altri. La popolazione di Amatrice è intervenuta numerosa, con il sindaco Sergio Pirozzi a fare gli onori di casa.
BasketArtisti Unicusano non si ferma e continua nel suo fitto calendario di match in tutta Italia. Partite che portano divertimento ma anche aiuto concreto e sensibilizzazione per tante cause sociali. Sul sito basketartisti.it è possibile sapere le varie date degli eventi.
UNICUSANO FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
«rieti sarà sempre in prima linea» Il tecnico della NPC assicura: «Un piacere poter aiutare»
IL SISMA. Nunzi ha spiegato poi lo stupore dei suoi giocatori americani nell’osservare i
solidarietà basta lo sport per sorridere Batte forte il grande cuore dell’Università Cusano. E così, lo scorso 25 ottobre, un altro pezzo di Amatrice è tornato a rivivere. La Basket Artisti Unicusano ha infatti inaugurato il nuovo Palazzetto dello Sport della cittadina sabina, tra mille sorrisi e tanta emozione. La squadra di vip di BasketArtisti Unicusano ha disputato un incontro di basket con la NPC Rieti, in un clima di grande festa e familiarità. È stata una giornata bellissima, che rimarrà per sempre nel ricordo di tutta la popolazione di Amatrice, così duramente colpita dal terremoto dell’agosto dello scorso anno. Una giornata di sport e solidarietà che riviviamo nelle parole di uno dei protagonisti della giornata, il giornalista di Sky e conduttore della trasmissione “Edicola Fiore”, Stefano Meloccaro, con un passato da buon cestista e oggi impegnato, come molti, nel testimoniare solidarietà alla cittadina laziale.
martedì 31 ottobre 2017
A sinistra, il tecnico reatino Luciano Nunzi con Riccardo Gismondi
Jonis Bascir
L’ex cestista Antonello Riva
IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
RICERCA
martedì 31 ottobre 2017
una catena d’amore per salvare elisa Una bimba di tre anni affetta da una rara forma di leucemia: in pochi giorni una pagina Facebook a lei dedicata smuove la coscienza di migliaia di italiani. Ecco le parole del padre È un’enorme e infinita catena di solidarietà quella che si è venuta a creare intorno ad Elisa, quasi a proteggere questa bambina di soli tre anni affetta da una rara forma di leucemia. Il papà, Fabio Pardini, ha raccontato la sua storia ai microfoni di Radio Cusano Campus nel corso del programma Genetica Oggi condotto da Andrea Lupoli. Partendo da una pagina Facebook che in poche ore ha superato diverse migliaia di “like” ed è stata condivisa centinaia di volte da testate giornalistiche, vip e altri media. Tutti uniti per sensibilizzare sull’importanza della donazione del midollo osseo.
Signor Pardini, raccontiamo un po’ la storia di Elisa. «Mia figlia circa un anno fa ha avuto dei sintomi come grandi febbri, sanguinamenti dal naso e delle petecchie (macchie rosse, ndr) sul corpo. Io e mia moglie abbiamo iniziato a farla visitare nel Friuli, nella nostra regione, per capire cosa avesse. Mi parlavano sempre di una forte gastroenterite, che sarebbe passata con antibiotici. Mia figlia però non migliorava, allorché ci siamo accorti che le piastrine iniziavano a diminuire molto rispetto il limite minimo. Mia moglie, che è infermiera, mi diceva di far sottoporre Elisa ad una visita specialistica per le malattie del sangue ma nessuno voleva darci ascolto. Alla fine una visita specifica ha evidenziato che qualcosa non andava nel sangue. E pensare che i pediatri della mia regione dicevano che non c’era nulla di grave... Siamo andati in Veneto in una struttura dedicata all’ematologia, vi siamo rimasti un mese e mezzo e alla fine, a voce, ci hanno dato la diagnosi. Quando me l’hanno detto ho iniziato ad inquietarmi perché la malattia era grave. Non mi sentivo al sicuro dov’ero e ho deciso di spostarmi in una struttura a Roma da un grande luminare della leucemia».
la “risorgere”. Una terapia sperimentale che sta dando grandi frutti ma che è un palliativo perché serve per portare Elisa al trapianto di midollo osseo». Nel giro di pochi giorni il suo appello su Facebook, attraverso la pagina “Salviamo Elisa” è stato rilanciato da vip e testate giornalistiche. «Sì, anche gente comune di ogni tipo. La pagina Facebook nasce dalla mia disperazione, dalla disperazione di un ge-
nitore che vuole salvare sua figlia. So di persone che stanno andando all’estero per tipizzare il loro midollo perché in Italia alcuni centri sono “intasati” dalle numerose richieste. Non so cosa dire, devo ringraziare tutti gli italiani. Come dicevo la disperazione mi ha portato all’impossibile. Devo dire grazie a chi ha aderito al mio appello. La speranza è l’ultima a morire e io continuo a cercare il donatore giusto per Elisa». © Copyright Università Niccolò Cusano
Elisa adesso come sta? « Posso sinceramente dire che grazie alle cure ricevute a Roma i medici sono riusciti a portare mia figlia a stare molto meglio. Elisa è arrivata dal Veneto in barella con le cellule tumorali che avevano invaso diversi organi come polmoni, fegato e milza. Ora Elisa mangia e scherza perché grazie allo staff che la sta seguendo si è riusciti a farla stare meglio, facendo-
il caso
Vip, media e gente comune tutti pronti a dare una mano Per la piccola Elisa si sono mobilitati in tanti e da tutto il mondo. Diecimila, cinquantamila secondo qualcuno vicino alla famiglia e che in qualche modo tiene i conti e i rapporti della pagina Facebook che sostiene il caso, “Salviamo Elisa”. Elisa, tre anni, di Pordenone, soffre di leucemia ed è ricoverata al Bambin Gesù di Roma, assistita dai genitori Fabio e Sabina, oltre che, ovviamente, dai sanitari. Per lei si sono già attivati tanti personaggi dello spettacolo, da Fiorello ad Anastacia, che hanno a loro volta invitato i rispettivi fan a recarsi nei centri specializzati per la tipizzazione.
Rosario Fiorello
Le sue «condizioni sono stabili» e non necessita di un trapianto urgente, precisano però dal centro nazionale trapianti assieme al Registro Italiano Donatori di Midollo Osseo, d’intesa con le associazioni Admo e Adoces, e all’ospedale Bambino Gesù, dove i centralini sono presi d’assalto da chi si offre come donatore. Puntualizzando che «sono stati già individuati alcuni donatari potenzialmente compatibili e altri sono in fase di studio» e che, tuttavia, la ricerca sta comunque andando avanti per ricercarne uno con la massima compatibilità. © Copyright Università Niccolò Cusano
ricerca
martedì 31 ottobre 2017
UNICUSANO FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
midollo osseo, scopriamo l’identikit del donatore Rita Malavolta, presidente nazionale di ADMO: «Per iscriversi nel registro dei volontari occorre avere fra i 18 e i 35 anni, un medico deve attestare il buono stato di salute» La storia di Elisa ha acceso i riflettori sull’importanza della donazione del midollo osseo per salvare una persona, una vita al limite. Ne ha parlato la dottoressa Rita Malavolta, presidente Nazionale ADMO- Associazione Donatori Midollo Osseo, intervenuta telefonicamente nel corso del programma Genetica Oggi condotto da Andrea Lupoli su Radio Cusano Campus.
genetica oggi, in onda su radio cusano campus
Presidente, quali malattie possono essere trattate attraverso la donazione del midollo osseo? «Attraverso la donazione del midollo osseo e quindi il trapianto delle cellule staminali ematopoietiche si possono curare tutte le patologie oncoematologiche e non e quindi le patologie del sangue, si va dalla leucemia fino a patologie autoimmuni e malattie rare». Come si dona? «Occorre essere iscritti nel registro dei donatori di midollo osseo per essere selezionati per donare. Per l’iscrizione è sufficiente un colloquio con un medico che attesti il buono stato di salute, poi si fa un prelievo di sangue e/o saliva dal quale si estrae il DNA che viene inserito in una banca mondiale di codici genetici. Questi dati, ogniqualvolta una persona al mondo è affetta da una patologia che richiede come terapia il trapianto, vengono comparati a quelli presenti nel registro dei donatori per cercare un possibile donato-
re. Solo nel caso in cui lo si trovi, il donatore è chiamato per la raccolta delle cellule staminali ematopoietiche. La raccolta e quindi la donazione avviene in due modi: il primo è attraverso prelievo del midollo dalla cresta iliaca (un punto dell’anca, ndr) tramite una puntura fatta sotto anestesia locale. Questo metodo è stato quasi totalmente sostituito da un altro tipo di donazione che si chiama “feresi”. Consiste in una donazione simile a quella del sangue, ma in questo caso vengono somministrati dei fattori di crescita che han-
no la funzione di stimolare la produzione di cellule staminali a livello osseo e quindi di far sì che queste cellule entrino in circolo. Viene fatto dunque un prelievo venoso al braccio e vengono prelevate le cellule staminali». Chi può donare? «I criteri sono molto simili a quelli dei donatori di sangue. Possono donare tutte le persone maggiorenni in buono stato di salute, devono avere un peso superiore ai 50 kg, non avere patologie autoimmuni, cardiache o di tipo tumorale. Per
iscriversi al registro occorre avere un’età compresa fra i 18 e i 35 anni. Si rimane all’interno del registro fino ai 55 anni di età». È grande l’impegno di ADMO nel sensibilizzare negli anni nei confronti della donazione. C’è però ancora molto da fare. «Sì, siamo nati nel 1990 e molto si è fatto ma tantissimo c’è ancora da fare. Il nostro impegno quotidiano è quello di essere presenti in tutte le scuole, in tutte le università, in tutti i centri di aggregazione che riguardano i giovani, per
fare sensibilizzazione nei confronti della donazione di midollo osseo. Siamo presenti in tutte le regioni di Italia con sedi strutturate spesso all’interno degli ospedali e abbiamo una sede nazionale a Milano. In molte regioni hanno anche attivato quello che è il prelievo con personale sanitario ADMO in modo tale di essere diventati noi stessi soggetti in prima linea non solo in termini di sensibilizzazione ma anche di prelievo di cellule staminali ematopoietiche». © Copyright Università Niccolò Cusano
la cusano informa
Dal colloquio al prelievo: i passi per diventare “utile” al prossimo Dopo un colloquio con un medico, firmerai il consenso informato, l’adesione al Registro Italiano Donatori di Midollo Osseo (IBMDR) ed effettuerai un semplice prelievo di sangue o di saliva. Il tuo sangue (o la tua saliva) verrà poi tipizzato, verranno cioè estratti i tuoi dati genetici, indispensabili per verificare la compatibilità con un paziente. Tali informazioni vengono poi inserite nel Registro Nazionale, collegato con tutti i Registri internazionali. Da quel momento sarai un potenziale donatore di midollo osseo.
La disponibilità del donatore, anonima e gratuita, non ha limiti geografici: potresti donare per un paziente italiano come per un paziente che vive dall’altra parte del mondo. Ma non sarai tu a doverti spostare: il servizio sanitario si occuperà di trasportare il tuo prezioso dono là dove ci sarà bisogno. Il donatore, inoltre, diventa effettivo solo nel caso di compatibilità con un paziente: l’adesione formale, firmata all’atto del primo prelievo, ha valore di impegno mo-
rale. Fino all’ultimo il donatore può ritirare il proprio consenso e in tal caso
si possono immaginare le conseguenze per il paziente in attesa di trapianto. © Copyright Università Niccolò Cusano
La trasmissione “Genetica Oggi”, condotta da Andrea Lupoli, va in onda dal lunedì al venerdì su Radio Cusano Campus (89.1 in Fm a Roma e nel Lazio, in streaming su www. radiocusanocampus. it) dalle ore 12 alle 13.
VI UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
industria
martedì 31 ottobre 2017
martedì 31 ottobre 2017
università
UNICUSANO FOCUS VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
formazione continua un pass per il futuro
La testimonianza di Marianna Putzulu: «Credo nell’innovazione, alla Cusano sono riuscita a conciliare impegni lavorativi, lezioni universitarie e ore di studio» Marianna Putzulu, laureata triennale in Scienze Politiche presso l’Unicusano e attualmente laureanda in Economia all’interno dello stesso Ateneo, oc-
i manager sportivi producono valore
Amministratore unico e fondatore di KSC, Filippo Lupi spiega l’adesione al progetto Amici Unicusano: «Gli studenti potranno relazionarsi con il mondo del lavoro» Per tutti gli studenti dell’Università Niccolò Cusano da oggi vi sarà la possibilità di accedere al Master, organizzato da KSC Management, in ambito di Managerialità e Sport. La KSC Management è una società che è entrata infatti a far parte del progetto Amici Unicusano. A parlare sulle frequenze di Radio Cusano Campus di questa importante iniziativa è stato, negli scorsi giorni, l’Amministratore Unico e fondatore di KSC Management Filippo Lupi, un professionista che ha lavorato in passato, per quattro anni, nell’Udinese Calcio. Dottor Lupi, quali devono essere, oggi, i rapporti tra managerialità e sport? «Devono senza dubbi es-
sere rapporti molto stretti. In questi ultimi anni, non a caso, lo sport ha sempre più avuto un peso economico notevole per il nostro paese. Avviare dunque una corretta managerialità nel mondo dello sport significa oggi avere la possibilità di reperire tutte le informazioni necessarie per gestire una società sportiva. Quindi il criterio di un’adeguata professionalità deve essere al primo posto per poter valorizzare al meglio il capitale che una società sportiva possiede». Gestire una società sportiva è uguale o diverso dallo gestire una qualsiasi altra società? «Essere un manager sportivo significa gestire e organizzare le risorse che vi
sono all’interno di una società sportiva, seguendo però delle peculiarità che sono proprie solamente del campo sportivo. Occorre dunque seguire delle procedure e affinare delle tecniche molto diverse rispetto a ciò che si fa negli altri ambiti». Quali sono le caratteristiche peculiari che un buon manager sportivo deve possedere? «Tra le numerose caratteristiche, una delle più significative è senza dubbio quella di avere una buona conoscenza del territorio nel quale il manager di trova ad operare». Di cosa si occupa, nello specifico, KSC Management, la società di cui lei è fondatore e ammini-
stratore delegato? «Noi ci occupiamo prevalentemente di calcio giovanile e della valorizzazione delle realtà sportive che operano in questo ambito. Inoltre definiamo gli strumenti per una corretta comunicazione interna verso tutti gli utenti che fanno parte di una società sportiva. Ma ci occupiamo anche di una comunicazione che definirei “esterna”, rivolta dunque alla definizione di una corretta politica di pubblicità, visibilità e valorizzazione del prodotto. Infine, ci occupiamo anche della gestione della segreteria e del rapporto con l’atleta e la sua famiglia». Dove siete presenti con la vostra attività? «Siamo presenti soprattut-
to nel territorio di Roma Nord. Penso al Salaria Sport Village o al Club Olimpico Romano. Stiamo inoltre collaborando con altre realtà sportive che, pur nascendo come amatoriali, hanno sentito l’esigenza di farsi supportare da manager professionisti ed esperti nel settore della gestione». Come mai KSC Management ha deciso di aderire al progetto Amici Unicusano? «Per noi di KSC collaborare con Unicusano è una grande opportunità. Contribuire poi alla ricerca scientifica è qualcosa di fondamentale. Altrettanto importante, per sviluppare la nostra attività e per farci conoscere, è poi quello di legarci ad un circu-
ito universitario, per dare così l’opportunità a tutti gli studenti di Unicusano, al termine del loro percorso formativo, di relazionarsi direttamente con il mondo del lavoro». Dottor Lupi, cosa manca in Italia dal punto di vista della managerialità nello sport? «Anche se le ultime tendenze mi sembrano positive, credo che ancora poco si investa, nel nostro paese, a livello di professionalità. Dobbiamo invece capire che, per l’Italia, il management dello sport è realmente una necessità. E non solo per un mero discorso economico. Ma anche per produrre emozioni e muoversi nell’ambito di valori etici condivisi». © Copyright Università Niccolò Cusano
Si occupa del training e della gestione della forza vendita per un importante marchio di cosmetici cupa il ruolo di Sales Zone Manager presso Avon Cosmetics. «L’incontro con la mia azienda è stato casuale: subito dopo il diploma cercavo un lavoretto che mi permettesse una certa indipendenza economica, tuttavia, dopo un anno come venditrice, mi è stata offerta questa interessante opportunità di crescita. Attualmente mi occupo del training e della gestione della forza vendita all’interno della provincia di Sassari. Nel frattempo, ho conseguito la Laurea triennale in Scienze Politiche presso l’Università Niccolò Cusano e successivamente ho frequentato un Master in Marketing e Comunicazione dei beni di lusso. In questo momento, sto lavorando al mio prossimo traguardo formativo: tra pochi esami concluderò il Corso di Laurea specialistica in Scienze Economiche sempre all’interno dello stesso Ateneo». La sua propensione all’innovazione e alla formazione continua l’hanno spinta a scegliere l’Unicusano, come Marianna stessa testimonia: «A un anno dall’inizio del mio lavoro ho deciso di riprendere gli studi; mi sono iscritta all’Università statale ma ho trovato delle difficoltà nel far comba-
ciare gli impegni lavorativi con le lezioni universitarie e le ore di studio. In seguito, ho scoperto l’esistenza delle università telematiche e in particolare della Cusano: lezioni online fruibili in qualsiasi orario, dispense scritte dai docenti e un esame al mese in modo da distribuire al meglio lo studio. Credo molto nell’innovazione, mi piace tutto ciò che è diverso dalle consuetudini e questo è ciò che l’Unicusano rappresenta: un metodo di studio all’avanguardia, già ampiamente diffuso in altri stati». ANALISI. Il lavoro di Ma-
rianna è molto stimolante e dinamico e mette insieme una parte analitica e di interpretazione dei dati ad una più legata alla
gestione del capitale umano e delle relazioni interpersonali: «Adoro essere sempre in movimento, conoscere nuove realtà, essere a contatto con persone diverse ogni giorno. Nello stesso tempo, mi piace giocare con i numeri intesi come obietti-
vi commerciali, destreggiarmi tra somme e percentuali e pianificare la strategia da compiere solo dopo averli interpretati». Chi vuole intraprendere un percorso di carriera simile a quello di Marianna deve necessariamente sviluppare queste caratteristiche: «Saper ascoltare per capire le esigenze del proprio interlocutore e nello stesso tempo riuscire a farsi
ascoltare per guidare le sue scelte. Pianificare e organizzare ma soprattut-
to saper fronteggiare gli imprevisti». Gli studenti del Corso di Laurea in Scienze Politiche, secondo Marianna, devono concentrarsi su tutti gli aspetti dello studio senza tralasciare nessuna materia: dall’ambito politico, a quello sociale fino ad arrivare a quello economico-giuridico. Per ciò che concerne il suo futuro la sua idea è quella di crescita e aggiornamento continuo: «Credo molto nella formazione continua, al termine della specialistica vorrei frequentare un altro Master, in Project Management. Mi piacerebbe acquisire nuove competenze nel coaching e crescere professionalmente in ruoli manageriali». © Copyright Università Niccolò Cusano
martedì 31 ottobre 2017
sport, disabilità e università
UNICUSANO FOCUS IX CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
così ho dato un calcio al terrore
Gerald Mballe è fuggito da Kolofata, cittadina all’estremo nord del Camerun al confine con la Nigeria simone castrovillari
Gerald, rifugiato politico e partner di Special Olympics: «Abbiamo la volontà di sentirci accettati dalla società» Gerald Mballe ha solo 20 anni eppure quando parla dimostra una maturità e idee molto chiare che vanno ben oltre la sua età anagrafica. è in Italia, come rifugiato politico, da circa due anni ma “il suo viaggio verso un futuro” è iniziato ancor prima. Parte, senza certezze, da Kolofata, cittadina nell’estremo nord del Camerun al confine con la Nigeria; oltre 2.000 chilometri di frontiere dove i tagliagole, affiliati allo stato Islamico, tendono a sconfinare sempre più spesso, saccheggiando e uccidendo. Proprio la zona frontaliera tra Nigeria e Camerun è considerata il rifugio della setta fondamentalista, luogo di scorribande e attentati terroristici. SPERANZE. «Vivevo sempre sotto tensione - ricorda Gerald - poi un giorno, l’ho capito realmente solo in seguito, mio zio mi ha salvato la vita permettendomi di sognare un futuro. Mi ha affidato a un signore, a lui vicino, e insieme ad altri tre ragazzi abbiamo iniziato un viaggio, lungo il quale incontravamo sempre nuove persone che, come noi, sognavano un futuro diverso. Dopo circa un mese di spostamenti massacranti, un signore mi disse che sarei dovuto andare a fare un lavoro insieme ad altri ragazzi: dal retro di un furgone chiuso mi sono ritrovato all’improvviso in mezzo al mare, su un barcone con altre 100 persone. Vedevo gente piangere, mamme impaurite con bambini piccoli, altri che
vomitavano: avevo paura anche io. Dopo tre giorni, agli inizi di novembre del 2015, sbarcammo a Pozzallo, in provincia di Ragusa, tra carabinieri e tante persone che ci dicevano «siete salvi». Non capivo ancora l’italiano ma sentivo, dentro di me, che quel viaggio di incertezza era finito, che era giunto il momento di poter iniziare una nuova vita». INCLUSIONE. Gerald viene trasferito a Settimo Torinese dove «mi affiancarono un educatore, Luigi Petrillo: è lui che mi
introdusse, da subito, all’interno del Team Special Olympics “Pro Settimo Eureka”, attraverso il quale ho ripreso a giocare a calcio. Ho iniziato a farlo in una squadra unificata, composta da atleti e partner, rispettivamente con e senza disabilità intellettiva, che giocano insieme, nella stessa squadra. Mi sento molto vicino a loro perché abbiamo la stessa volontà di lottare per sentirci accettati dalla società, inclusi in un mondo in cui la diversità e le differenze culturali non sempre sono viste come una risor-
in futuro anche il mio Paese di origine possa trovare, attraverso lo sport, un’opportunità concreta di inclusione. Il mio sogno l’ho già realizzato: voglio restare in Italia, imparare dagli altri e continuare a studiare per dare il mio contributo. Oggi sono mediatore culturale: voglio restituire alle persone che mi hanno accolto, agli italiani, tutto ciò che mi hanno dato e voglio aiutare i nuovi che arriveranno ad integrarsi, per garantire loro, come l’ho avuta io, un’opportunità di vita».
sa, ma spesso con pregiudizio. Ancora oggi mi capita di essere discriminato, come l’altro giorno, al bar, quando ho sentito dire, riferendosi a me, che non era il caso di sedersi vicino ad una persona di colore». CHANCE. «Sono convinto che
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la didattica della cusano: il master
Psicodiagnostica clinica e forense un percorso per specializzarsi L’Università degli Studi Niccolò Cusano propone il Master di II livello in “Psicodiagnostica Clinica e Forense” afferente alla Facoltà di Psicologia per l’Anno Accademico 2017-18 di durata pari a 1500 h di impegno complessivo. Agli iscritti che avranno superato la prova finale verrà rilasciato il diploma di Master di II livello in “Psicodiagnostica Clinica e Forense”. Il Master nasce con lo scopo di formare professionisti altamente specializzati nell’ambito della Psicodiagnostica, il cui impiego crescente negli ultimi anni (selezione del personale, ambito giuridico-peritale, orientamento scolastico etc.) impone la necessità di una formazione a 360° che permetta allo specialista una corretta analisi e conoscenza della persona al fine di individuare il percorso terapeutico più efficace da intraprendere. Alla luce di tale premessa, l’obiettivo di mettere a punto un’efficace “formu-
lazione del caso” passa attraverso la capacità di realizzare una corretta raccolta e organizzazione dei dati clinici del paziente all’interno di modelli teorico-clinici attuali ed empiricamente validati. Al termine del percorso, i discenti potranno spendere le competenze acquisite nei seguenti contesti professionali: ambito psicodiagnostico clinico riguardante la valutazione della personalità; area giuridico-peritale legata a perizie e consulenze tecniche in ambito civile, penale e minorile; selezione del personale; orientamento scolastico e professionale. I CAMPI. Il Master sarà artico-
lato in video lezioni (fruibili 24h/24h), dispense scaricabili dalla piattaforma e-learning, eventuali seminari di aggiornamento e approfondimento tematico. Il percorso di studi, della durata di un anno accademico, tratterà le seguenti aree tema-
tiche: Psicologia generale; Psicometria; Psicopatologia; Psicologia clinica; Psicologia dello sviluppo e psicologia dell’educazione; Teoria e metodologia generale della valutazione; Psicodiagnostica in ambito clinico e medico-legale; Criteri di norma psichica; Descrizione e classificazione dei disturbi; Conduzione del colloquio clinico; Somministrazione, scoring e valutazione dei più importanti e questionari di personalità, d’intelligenza, neuropsicologici, attitudinali e di orientamento; Test cognitivi; Questionari di personalità; Test proiettivi di personalità; Interviste strutturate e scale di valutazione del comportamento; Stesura di relazioni psicodiagnostiche in ambito clinico, scolastico e del lavoro; Perizia e stesura di relazioni psicodiagnostiche in ambito forense. INFO. infomaster@unicusano.it © Copyright Università Niccolò Cusano
X UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
la cusano e lo sport
martedì 31 ottobre 2017
IGNORANte E INTOLLERANte il calcio deve cambiare
Dopo il caso del fotomontaggio di Anna Frank, il professor Ferri della Cusano analizza le origini del razzismo e le teorie - senza prove - che causarono le persecuzioni degli ebrei Confesso che i razzisti, quale che sia la declinazione della loro intolleranza e della loro rabbia, non mi generano solo ripugnanza, ma anche curiosità. I razzisti in quanto “diversi”, diversamente intelligenti che interpretano la realtà con categorie non logiche, non storiche, non scientifiche, mi hanno sempre incuriosito. ll razzismo e l’antisemitismo “classici”, quelli delle leggi razziali del 1935 in Germania e del 1938 in Italia, si basano sulla (presunta) distinzione dell’umanità in razze. Ai due estremi della scala classificatoria e gerarchica i razzisti pongono gli “ariani” e all’ultimo gradino i “semiti”, gli ebrei, e i “negroidi”. PSEUDO TEORIA SENZA PROVE. Ma chi erano gli ariani? Neanche i razzisti lo sapevano, visto che di teorie della razza ne avevano elaborate almeno una decina. In teoria, gli ariani sarebbero stati un antico popolo; in teoria perché nessuno era ed è in grado di dire dove abitavano, nessuno ha individuato un reperto archeologico o un documento scritto da questo popolo. C’è chi sosteneva che vivevano in India, chi nel Caucaso, chi in Islanda, chi nel Polo Nord, ma pure la mitica isola di Atlantide è stata annoverata tra le terre originarie di questo popolo di cui non ci sono tracce. Poi a un certo punto, non si sa bene perché, gli ariani si sarebbero spinti, invadendolo, nel continente europeo. L’avrebbero conquistato, con quali guerre, con quali battaglie, non è dato sapere, ma l’avrebbero conquistato e si sarebbero fusi con le popolazioni autoctone, generando quelli che sono stati chiamati indo-europei. Questa definizione, però, identificava gli
aspirazione: defraudare il resto dell’umanità e schiavizzarlo. Non a caso, nelle vignette di “denuncia” dei razzisti, l’ebreo era spesso rappresentato come un vampiro. Una sanguisuga ed un cancro che si attaccava ad un corpo sano e se ne cibava debilitandolo, fino allo sfinimento. Quando fu chiesto ad un medico nazista come poteva essere compatibile il suo giuramento ippocratico, di portare sollievo e non morte alle persone, con la persecuzione contro gli ebrei, rispose che “estirpare un cancro [gli ebrei] dal corpo sano dell’umanità era un’attività degna di un medico”! E i neri, gli africani, sono pure tutti commercianti per i razzisti? Anche se molti razzisti, almeno quelli fascisti e nazisti, erano contrari alla teoria darwiniana, che faceva derivare l’uomo dalla scimmia, spesso per giustificare la “inferiorità dei negri”, sostenevano che essi rappresentavano un anello intermedio tra l’uomo civilizzato, “ariano”, e la scimmia.
antichi ariani con gli indiani, cosa non molto gradita ai razzisti tedeschi che avevano elaborato un modello razziale sulle caratteristiche ricorrenti nel tipo tedesco: carnagione e occhi chiari, capelli biondi. Per questi motivi, i razzisti tedeschi e non solo, sostennero che gli ariani non venivano dall’Oriente, ma dal Nord. I razzisti italiani, ovviamente, elaborarono altre pseudo teorie, non fondate sui Sigfrido e alte e bionde valchirie, ma riferendosi a una presunta “razza italiana”, come se dalla Calabria alla Val
d’Aosta, dalla Sardegna all’Alto Adige ci fosse un solo tipo antropologico e culturale, non si sa bene quale. EBREI BOTTEGAI E CALABRESI BIONDI. Ma perché questi pre-
sunti ariani tedeschi e italiani ce l’avevano tanto con gli ebrei, i neri e in senso lato con i non ariani? Gli ebrei sarebbero stati i nemici mortali degli ariani, in quanto portatori di una serie di valori e caratteristiche all’opposto di quelle degli ariani. Gli ebrei rappresenterebbero, secondo i razzisti, lo spiri-
to del commercio e della speculazione, tipiche di un popolo senza patria, che vive in una condizione diasporica, senza fissi legami. Secondo i “teorici della razza”, che erano sovente autodidatti improvvisati, come Rosenberg ed Evola, nel popolo ebreo non ci sarebbero stati falegnami e pastori, agricoltori e imbianchini, medici e architetti, ma solo commercianti, banchieri e speculatori di borsa. Un popolo di rapaci commercianti sempre in movimento e con una sola
LE RAZZE NON ESISTONO. Recentemente un nutrito gruppo di scienziati, molti dei quali genetisti, ha lanciato un
appello perché dalla nostra costituzione sia bandita la parola razza, termine che descrive qualcosa che dal punto di vista della scienza non esiste. Che il razzismo sia un insieme di stupidaggini è qualcosa di auto-evidente, già se consideriamo le strampalate teorie dei biondi conquistatori che sarebbero venuti dall’isola di Atlantide o dal Polo Nord, con le renne e Babbo Natale; ma se ce ne fosse bisogno, i risultati della ricerca, che nessuno scienziato discute, confermano questo dato di fatto. D’altra parte appare del tutto evidente che i popoli di origine africana, quando vivono in buone condizioni, con un’adeguata formazione culturale e sportiva, raggiungono in tutti gli sport risultati identici a quelli di atleti di carnagione diversa. Se ne accorse anche Adolf Hitler, quando dovette assistere, nelle Olimpiadi di Berlino del 1936, alle straordinarie performances di Jesse Owens che in ben quattro sport umiliò gli arianissimi e biondissimi atleti della Germania nazista. All’inizio di queste mie considerazioni dicevo che anche i razzisti dello stadio mi incuriosiscono; mi piacerebbe sapere da questi signori perché si considerano superiori a Jesse Owens o al popolo di Mosè e di Gesù. Mi piacerebbe sapere perché io, romanista dall’età di quattro anni, mi dovrei sentire offeso nel vedere i nostri colori poggiare sulle fragili spalle di Anna Frank e fare da contorno al suo delicato sorriso. Sono una cosa veramente mi dispiace, che si tratta di un fotomontaggio, perché se la foto fosse stata vera avrebbe significato che Anna e la sua famiglia si erano salvati. Prof. Enrico Ferri docente di Filosofia del diritto e Storia dei paesi islamici Università Niccolò Cusano
psicologia
Perché si va alla ricerca del “nemico” «Il razzismo molto spesso è legato al rapporto iniziale che questi uomini hanno avuto con le diversità, a eventi in cui chi è diverso, dal punto di vista del proprio universo di riferimento, che sia la famiglia o l’ambito sociale, è stato visto come un nemico». Il professor Aldo Grauso, psicologo delle nazionali giovanili della Figc e della Lega nazionale dilettanti, nonché coordinatore del master in Psicologia dello sport dell’Università Niccolò Cusano, ha parlato a
Radio Cusano Campus durante la trasmissione Sport Academy. «Se non si interviene dal basso – prosegue Grauso – nell’opera di integrare la diversità come risorsa e come strumento di conoscenza di culture diverse, è ovvio che questi bambini un domani diventeranno ragazzi e da ragazzi diventeranno adulti senza avere quel know how necessario a comprendere che l’altro è una persona amica». Secondo Grauso, «il concetto di nemico in una società come la
nostra, propensa all’individualismo, si traduce molto spesso in episodi di violenza o razzismo». La Figc non a caso inasprito le norme sui comportamenti dei tifosi contro la diversità territoriale. E dall’altra parte ha istituito una Commissione, presieduta da Fiona May, che promuove progetti e strumenti di cooperazione nel mondo sportivo per far sì che il colore della pelle o il culto della religione siano sempre delle risorse. © Copyright Università Niccolò Cusano
martedì 31 ottobre 2017
la cusano e lo sport
UNICUSANO FOCUS XI CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
il calcio femminile ha conquistato terni
Pamela Presto, punta di diamante delle Ferelle, parla del progetto nelle scuole: «Vogliamo far conoscere il mondo del futsal e contribuire ad abbattere i pregiudizi culturali» L’Università Niccolò Cusano scende in campo con il suo Progetto di Alternanza Scuola Lavoro. Un’iniziativa che sta consentendo a tanti studenti e studentesse di andare a scuola e, al tempo stesso, di relazionarsi con il mondo del lavoro. Come è accaduto ad Aurora Serafini, studentessa del Liceo Plauto che, negli scorsi giorni, ha vissuto la significativa esperienza di poter parlare, attraverso le frequenze di Radio Cusano Campus e negli studi dell’emittente radiofonica dell’Ateneo, con Pamela Presto, una delle punte di diamante della squadra di futsal femminile dell’Unicusano Ternana che milita nel campionato di Serie A Élite. Pamela ha avuto così l’opportunità di far conoscere a tutti la bellissima realtà del calcio a 5 femminile targata Unicusano Ternana.
per fortuna è diminuito negli ultimi anni. Ma quando ho iniziato a giocare a pallone, circa quindici anni fa, si avvertiva molto di più. Io penso che si debba crescere, anche da un punto di vista culturale. E non a caso, questo progetto di Unicusano prevede proprio il coinvolgimento di tutti gli studenti nel venirci a vedere dal vivo, durante le nostre partite, per far cono-
gli studenti, ovviamente alle bambine e alle ragazze in particolare. La cosa più simpatica è che lo facciamo durante le normali ore di lezione motoria, quindi anche direttamente nelle palestre delle varie scuole». Lo chiediamo a te che sei una calciatrice delle Ferelle: esiste ancora una sorta di pregiudizio nei confronti delle ragazze che giocano a calcio? «Diciamo che questo pregiudizio
s c e re a tutti il nostro mondo, in modo che non ci siano più pregiudizi». Come è nata questa tua passione per il calcio? « Qu a n d o e ro piccola, però devo dire che forse sono arrivata anche in ritardo. Non per colpa mia, ma semplicemente perché non esistevano scuole calcio riservate alle bambine e quindi la mia passione inizialmente non l’ho potuta sviluppare come volevo e speravo».
Pamela, partiamo dai tanti progetti che l’Unicusano Ternana Femminile ha in collaborazione con il mondo della scuola. «Io sono una delle protagoniste di questo progetto che sviluppiamo nelle scuole e che va avanti con successo da circa due anni. Ci rechiamo negli istituti scolastici di Terni per far conoscere il mondo dello sport e del futsal a tutti
Come hai fatto per superare queste difficoltà? «Ricordo che i miei genitori non mi mandavano a giocare con i maschi.
luca pagliaricci
Inizialmente ho dovuto dedicarmi ad altri sport, come la corsa e l’atletica. Ma la mia passione per la palla era così forte che, dopo la scuola, me ne andavo con i miei amichetti maschi a giocare a calcio». Poi cosa è successo? «All’età di 14 anni, ho trovato una squadra che mi ha consentito di giocare a calcio come avevo sempre sperato. Mi sentivo la persona più felice del mondo». Pamela Presto, tu sei anche laureata. Cosa ne pensi del binomio tra sport e istruzione? E delle iniziative dell’Università Niccolò Cusano? «Con Unicusano abbiamo tante iniziative in comune che mi piacciono molto. Io sono laureata in Scienze Motorie e ora sto ottenendo anche altre specializzazioni nel settore. Inoltre ho frequentato un corso da allenatrice. Vorrei dunque consigliare a tutti di continuare sempre a studiare, perché non si finisce mai di imparare e apprendere». © Copyright Università Niccolò Cusano
INDIRIZZO SPORTIVO
E Ranucci firma una convenzione con le scuole superiori della città L’aula magna dell’Istituto d’istruzione superiore professionale e tecnico commerciale “A. Casagrande” e “F. Cesi” di Terni ha visto nascere ufficialmente la collaborazione con l’Unicusano Ternana. Si tratta di una convenzione relativa alla sezione ad indirizzo sportivo, siglata dal presidente della società rossoverde Stefano Ranucci e dal
dirigente scolastico Matilde Cuccuini che, assieme al professor Marco Cavallari, ha fatto gli onori di casa. azienda calcio. L’interven-
to del massimo dirigente delle Fere si è concentrato sulle specificità della “azienda calcio” moderna e sulle principali problematiche, in ambito amministrativo, sportivo e di comuni-
cazione che questo comporta. «Questa convenzione – ha detto il presidente Ranucci – è un passo importante per noi in quanto permetterà sin da subito di mettere in pratica un principio fondamentale, che fa parte della nostra mission aziendale: vale a dire l’alternanza scuola/lavoro legata al mondo giovanile. Ci piace molto l’idea di far-
lo in sinergia con le realtà cittadine, proprio perché a Terni abbiamo intenzione di mettere le radici e far parte del tessuto sociale, e non solo in ambito sportivo, della città». L’incontro si è svolto davanti ad una platea di oltre 300 studenti, professori e genitori che hanno seguito con interesse ed entusiasmo l’evento. © Copyright Università Niccolò Cusano
Il presidente Ranucci con il dirigente scolastico Matilde Cuccuini stefano principi