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del 4 agosto 2016 in collaborazione con
alute
Il settimanale delle eccellenze
INFORMAZIONE A CURA DI SPORT NETWORK
attività fisica
innovazione
L'importanza Girare il mondo del riscaldamento spinti dal sole
MEDICINA
Per una vacanza senza sorprese
Esercizi mirati riducono il rischio di infortuni e aiutano l'organismo a sostenere lo sforzo atletico
La storica impresa di Solar Impulse 2, l'aereo che ha percorso 43 mila km senza utilizzare carburante
Alte temperature e disidratazione possono causare bruschi cali di pressione: come difendersi
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a ritmo di musica
Emoziona, incoraggia, migliora le prestazioni: ecco perché i veri sportivi non possono fare a meno della loro colonna sonora
il personaggio
medicina
Lo stile di vita oltre il teatro e le fiction
Cosa c'è dietro gli attacchi di panico
L'attore Simone Montedoro: «Tennis, calcio, prepugilistica mi piace sperimentare»
Come riconoscerli, quando preoccuparsi e ricorrere alle terapie: parla l'esperto
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2 sport & salute tuttosport
GIOVEDì 4 agosto 2016
TENDENZE
tra sport e musica il legame è storico
Dai Romani agli Etruschi Anche nell’antica Roma c’era tutto un mondo fatto di note e suoni, che costituiva parte integrante della vita quotidiana imperiale, comprese le attività ginniche. L’archeologia, soprattutto quella pompeiana, nei suoi numerosi reperti, affreschi e mosaici, ci racconta quanto la musica fosse fondamentale nei ludi. Da quanto ci ha tramandato Tito Livio, sappiamo peraltro che già tra gli etruschi in occasione delle cerimonie per la fine dell’anno c’era una sfida riservata ai campioni più potenti e ai musici e danzatori più abili. In molte raffigurazioni etrusche accanto agli atleti si trovano dei flautisti. E nelle tombe di Tarquinia, nelle pitture murarie, scene di danze, di corse e di lotta, eseguite in onore dei morti e facenti parte spettacolare dei riti funebri, ci dimostrano quanto attività fisica e musica fossero intrecciate. Come ha scritto uno storico, «ciò che doveva essere più difficile da scovare
spettacolo incredibile in acqua Nel nuoto sincronizzato gli atleti possono ascoltare la musica scelta per l'esibizione attraverso altoparlanti stagni posti sott'acqua
ritmo Nelle gare di dressage, nuoto sincronizzato, pattinaggio e ginnastica il trait d'union fa parte della competizione: l'emozione è assicurata
in una città etrusca era il silenzio». Tutto – a cominciare dalle gesta degli atleti – era infatti scandito e accompagnato da una cadenza musicale.
prestazioni A tutti i livelli le note fanno valere la loro capacità di catturare Nel Settecento La storia dei secoli e dei millenni successivi si è incaricata l'attenzione, evocare spesso di confermare il rapporto armonioso tra cultura mu- ricordi e incoraggiare sicale e sport. Nel Settecento, ad esempio, ci fu un intreccio il gesto atletico spettacolare tra la musica colta e l’arte della scherma. Entrambe, con la danza a far quasi da trait d’union fra loro, concorrevano alla formazione culturale ed estetica dei ceti nobiliari e delle classi dirigenti. Furono diversi i virtuosi dell’archetto e della spada, come Giuseppe Tartini, il grande compositore che nel 1745 a Padova fondò un’originale scuola di scherma e violino. Succede anche oggi che spetti alla musica il compito di ordinare il gesto sportivo. In alcune competizioni essa è l’elemento stesso della competizione: nel pattinaggio artistico e nella danza su ghiaccio e su rotelle, nella
ricerca
gli obiettivi del riscaldamento
Riviste specializzate, quotidiani prestigiosi, magazine di tendenza e forum di settore da anni provano a mettere insieme i brani migliori da ascoltare mentre ci si allena in palestra, qualsiasi tipo di attività si sia scelta. Che si corra sul tapis roulant o che si sollevino pesi sulla panca, l’idea è sempre la stessa: trovare una playlist che possa rendere più leggere le gambe o i manubri. C’è chi ha provato a stilare liste in base all’anno di uscita delle canzoni, al tipo di allenamento, al risultato che si vuole ottenere. C’è chi ha puntato su semplici top ten, chi su classifiche monstre da 100 brani. Ma, a incrociare tutti i risultati, ci sono delle vere e proprie hit del workout, successi della palestra che sembrano mettere d’accordo un po’ tutti.
Eye of the Tiger Non avrà il fascino suburban del primo Rocky e della colonna sonora di Bill Conti, ma nel terzo episodio della saga di pugilato più celebre a Hollywood c’è “Eye of the Tiger” dei Survivor. Il riff della band di Chicago accompagna Stallone alla ricerca del suo io sportivo dopo essersi cullato sugli allori. Una canzone indimenticabile che, nonostante sia vicina a compiere 35 anni, non manca in filodiffusione nelle palestre di mezzo mondo. Run to You In inglese li chiamano anthem. Sono le canzoni che diventano inni di una stagione, di un periodo storico, di un contesto. Il Telegraph poco tempo fa scherzava sulle caratteristiche imprescindibili per un anthem da allenamento: accordi di chitarra graffianti e batteria con suoni anni ’80 che esplodono come echi di detonazioni in miniera. Bryan Adams probabilmente non deve aver ragionato così tanto nel 1984 quando ha dato vita a “Run to You”, anche perché la canzone parla più di tradimenti che di sport. Ma a decenni di distanza, il rocker canadese ha regalato agli sportivi un classico del training.
sul web alla ricerca di playlist I siti specializzati in fitness propongono ciclicamente playlist divise per generi musicali, tipo di attività fisica svolta e bpm per venire incontro a tutti gli sportivi
La maggior parte del rock di Bruce Springsteen sembra essere perfetto per l’attività fisica, e “Dancing in the Dark” e “Badlands” non sfigurerebbero in una qualsiasi delle graduatorie da workout. Ma nulla può battere la voglia di mollare qualsiasi cosa si stia facendo e iniziare a correre come “Born to Run”. Quindi meglio ascoltarla in palestra che durante l’orario di lavoro.
Born to Run
Simply the Best Una ballata motivazionale, come dicono negli States. “Simply the Best” di Tina Turner potrebbe sembrare audace ascoltare in palestra, eppure il messaggio – ogni tanto, tutti abbiamo bisogno di sentirci il meglio in circolazione – ha efficacia trasversale su donne e uomini, giovani e adulti.
Lose Yourself Niente paura, non ci sono solo brani per chi ha memoria – o almeno passione – di dischi editi prima della caduta del Muro. Per gli amanti dell’hip hop, sembra perfetto “Lose Yourself” di Eminem. La colonna sonora di “8 Mile”, successo di pubblico e critica, dà la carica giusta per uscire fuori dalla condizione di sedentari almeno quanto ne ha data, nel film, a B-RAbbit per uscire dal ghetto di Detroit.
jump C’è poco da dire: c’è qualcosa nel clima che si crea in uno stadio strapieno durante un concerto rock che sembra poter esser riutilizzato in palestra, magari davanti a una parete di specchi, magari ammirando la circonferenza dei propri bicipiti. “Jump” dei Van Halen è il brano alfiere di questa sensazione, ma hit di Guns’n’Roses, Bon Jovi o Motley Crue possono andar bene lo stesso.
la parola chiave è movimento
Aumentare l'afflusso di sangue ai muscoli Aumentare progressivamente la temperatura corporea
Per iniziare il riscaldamento, è necessario praticare del movimento. Corsa e nuoto lenti, camminata veloce, cyclette e bicicletta sono le scelte più adatte.
Aumentare gradualmente la frequenza cardiaca La fase di riscaldamento non dovrebbe durare meno di 10-15 minuti
il binomio della ritmica La russa Yana Kudryavtseva durante il Campionato del mondo di ginnastica ritmica nel 2015 alla Porsche Arena di Stoccarda: in questa disciplina la musica è parte integrante dell'esercizio
ginnastica artistica e in quella ritmica, nel nuoto sincronizzato e in alcune prove nel dressage. Ma più in generale la musica fa valere a tutti i livelli – prima, durante e dopo le manifestazioni sportive – la sua capacità di catturare l’attenzione, generare emozioni, evocare ricordi, ridurre le inibizioni, e incoraggiare il movimento.
Gli studi Il team di ricerca londinese del prof. Costas Karageorghis ha pubblicato diversi studi sui benefici apportati dalla musica agli atleti, dimostrando che essa serve a distrarre la mente dalle sensazioni di affaticamento, placare sensazioni ansiogene e soprattutto può aiutare a entrare nello stato di flow, ossia di totale motivazione intrinseca, attenzione e concentrazione, ideale per raggiungere la massima prestazione sportiva possibile. Ecco perché si va in panchina con le cuffie ed ecco perché, a pensarci bene, sono proprio gli stadi il posto più adatto per ospitare i grandi concerti live.
Il Rinascimento dell’Università Vita-Salute San Raffaele
I CONSIGLI degli ESPERTI del GSD
riscaldamento perché non bisogna saltarlo
il dottor Davide Zai Tornese, dell’IRCCS Istituto Galeazzi: «non serve solo a preparare il fisico, riduce il rischio di infortuni e migliora il rendimento» Il riscaldamento è uno step importante e indispensabile prima di intraprendere qualsiasi tipo di attività sportiva. Oltre a migliorare il rendimento del nostro fisico, riduce anche il rischio di traumi. A questo proposito, il dottor Davide Zai Tornese, responsabile dell’U.O. di Riabilitazione Specialistica I - Riabilitazione Sportiva all’IRCCS Istituto Galeazzi, ha dato qualche “dritta” su come eseguire una buona preparazione sportiva e quali sono le attività più adatte a ciascun soggetto. «Il riscaldamento sportivo è la fase che serve per preparare l’organismo ad affrontare una qualsiasi prestazione sportiva, dalla maratona alla partita di calcetto tra amici. Consiste nello svolgere un’atti- prima delle gare vità fisica di bassa intensità «è utile eseguire ponendosi tre obiettivi: au- esercizi mirati mentare l'afflusso di sangue per sollecitare le parti ai muscoli; aumentare progressivamente la tempera- del corpo che saranno tura corporea e aumentare più messe alla prova» gradualmente la frequenza cardiaca». «Il riscaldamento - continua il dottor Tornese - serve non solo a preparare il fisico allo sforzo che dovrà sostenere, ma anche a ridurre il rischio di infortuni muscolo-tendinei e, infine, a migliorare il rendimento sportivo. Aumentando la flessibilità di muscoli e tendini e rendendoli pronti ad affrontare movimenti bruschi o forzati, il riscaldamento riduce la viscosità del liquido sinoviale (la sostanza che “lubrifica” le articolazioni), permettendo movimenti più ampi e riducendo il rischio di traumi. Inoltre, richiama sangue verso i distretti sollecitati dall’esercizio, preparando il corpo a un migliore utilizzo dei substrati energetici portando,
playlist
Darsi la carica e sfidare se stessi le hit che mettono tutti d'accordo
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il punto
già nella grecia antica suono e movimento erano considerati inseparabili. un'armonia che si è confermata nel corso dei secoli l connubio tra musica e sport ha radici antiche. Con il termine mousiké - “l’arte delle Muse” - i greci indicavano una forma espressiva nella quale movimento, suono e parola erano considerati inscindibili. Nella cultura ellenica, la musica contribuiva a modellare nell’uomo la bellezza fisica e morale. Ritmate dal suono erano le prestazioni ginniche e sportive, alle quali in modo particolare si addiceva il tono acuto e penetrante dell’aulòs, lo strumento a fiato simile al flauto molto diffuso nella Grecia antica. Il suono dell’aulòs accompagnava i concorrenti del pentathlon. Al lancio del giavellotto e del disco, al salto e alla lotta ci si allenava in presenza di un auleta, che troviamo raffigurato sui vasi con lunghe vesti ricamate e con il capo cinto da una corona. Era il flauto, con il suono acuto e penetrante, a scandire il tempo durante le gare.
giovedì 4 agosto 2016
No ai lettori mp3 alla maratona di New York I Rolling Stones o Bruce Springsteen come doping. Quasi dieci anni fa, nel 2007, alla vigilia della Maratona di New York, la Federazione americana di atletica leggera vietò lettori mp3 e iPod a tutti i partecipanti: cuffiette e musica alterano in positivo le prestazioni degli atleti. Una notizia incredibile che al tempo aveva dominato la prima pagina del New York Times. Inizialmente, la decisione era stata motivata da questioni di sicurezza, ma le bugie hanno le gambe corte, e per fare 42 chilometri in giro per la Grande Mela non aiuta.
contemporaneamente, a un maggiore afflusso dell’ossigeno trasportato dal sangue, per metterlo a disposizione dei tessuti che ne hanno bisogno».
come fare «L’attività che, solitamente, viene praticata per iniziare la fase di riscaldamento – prosegue - è una corsa lenta, anche sul posto, perché mette in moto una buona parte della muscolatura senza rischio di traumi. Valide alternative possono essere l’uso della cyclette o della bicicletta, il nuoto eseguito lentamente o anche una camminata effettuata con passo veloce. Una volta che l’organismo ha iniziato a riscaldarsi è possibile effettuare esercizi di allungamento o a corpo libero che preparino allo sforzo muscoli, tendini e articolazioni. È utile anche eseguire un riscaldamento mirato, aggiungendo esercizi che sollecitino in modo specifico le parti del corpo che saranno maggiormente messe alla prova dalla prestazione sportiva che si sta per affrontare. Per le persone allenate che affrontino sport impegnativi il riscaldamento può comprendere anche attività come salti e scatti che, eseguiti con minore intensità rispetto alla fase agonistica, preparino l’organismo alla sforzo che lo attende. La fase di riscaldamento non dovrebbe durare meno di 10-15 minuti e dovrebbe, inoltre, tenere conto delle condizioni climatiche, essendo più lunga quando si affronta un’attività all’aperto in inverno, perché la bassa temperatura ambientale rende più lento il riscaldamento del corpo». «La fase di riscaldamento - conclude Tornese - è consigliata a tutti proprio perché riduce i rischi di traumi all’apparato muscolo-scheletrico. Le modalità del suo svolgimento, l’intensità e la durata devono però essere commisurate alle condizioni fisiche del soggetto (per esempio, alle persone anziane è consigliato un riscaldamento blando ma di durata maggiore), al suo livello di allenamento e al tipo di attività che andrà a svolgere».
di Paolo Rotelli* L’Università Vita – Salute San Raffaele è un ateneo relativamente piccolo e giovane, che si avvicina ai suoi primi vent’anni. Innovazione, dinamicità, attenzione ai cambiamenti della società le sue caratteristiche fondamentali. Probabilmente la maggior parte delle persone conosce la nostra importante scuola medica, ma i cambiamenti più significativi si stanno svolgendo nella formazione dei nostri filosofi e dei nostri psicologi. Alla fine dell’estate partirà, per la Facoltà di Psicologia, il nuovo corso di Laurea Magistrale internazionale in Cognitive Psychology in Health Communication, il primo joint degree tra una università italiana e una svizzera, l’Università della Svizzera italiana: si mira alla formazione di psicologi cognitivi che sappiano definire strategie scientificamente efficaci per la promozione della salute e la diffusione della prevenzione e che dispongano di competenze trasversali in psicologia cognitiva, neuroscienze, comunicazione e management. Lo studio dei processi di decision-making, della biologia delle emozioni e delle percezioni visuali per il web verrà affiancato all’apprendimento delle tecniche di marketing, di analisi e controllo dei dati, così da soddisfare le richieste di realtà complesse come grandi aziende, grandi ospedali o organizzazioni pubbliche per la salute. La Facoltà di Filosofia mette in campo invece una nuova laurea magistrale in Filosofia del Mondo Contemporaneo che calerà il sapere filosofico all’interno delle grandi questioni sociali, economiche, eticoculturali del nostro tempo: la giustizia in un mondo globale, le criticità e le potenzialità dell’economia mondiale, i problemi emergenti dalle scienze. A completare l’offerta post lauream due master innovativi e aperti al mondo delle aziende: il master in Filosofia del Cibo e del Vino, nato dalla partnership con ISWA - Italian Signature Wines Academy e Banca Intesa San Paolo, e il master in Retorica per le Imprese, la Politica e le Professioni. Progetti diversi, accomunati da una forte internazionalizzazione e dall’esperienza sul campo: mai come in una società complessa e iperspecializzata come la nostra si è sentita l’esigenza di professionisti capaci soprattutto di pensare fuori dagli schemi, di apportare soluzioni creative, di agire come “direttori d’orchestra” delle varie tecniche. *Presidente Gruppo ospedaliero San Donato Vice presidente Ospedale San Raffaele
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Allarmina, la proteina-segnale delle infiammazioni
Gli studi La maratona più celebre del mondo era giunta a quella conclusione seguendo i risultati di ricerche scientifiche, ormai accettate da tutto il mondo accademico. L’Università McMaster di Hamilton, in Canada, era stata pioniera verificando i legami multisensoriali tra l’udito e la parte motoria nei bambini. Poi arrivò la conferma da Harvard, e quando dice la sua un college dell’Ivy League, c’è poco da scherzare. A Cambridge, quella del Massachusetts, c’è l’Institute for Music and Brain Science, luogo adatto per capire cosa succede al cervello quando ascolta la musica, e lo dirigeva il professor Mark Tramo, medico con un passato da musicista. In soldoni, la musica riduce drasticamente la percezione dello sforzo e il consumo di calorie grazie al rilassamento. Le teorie più avanzate mostrano anche come le battute al minuto di un brano possano essere scelte per guidare i passi della corsa. Insomma, bando agli anabolizzanti: ora bastano i Pink Floyd.
È il lontano 2002 quando, per la prima volta, dal laboratorio di Ricerca di Base della Divisione di Dinamica della Cromatina, emerge un’importante scoperta. L’équipe di ricercatori dell’Ospedale San Raffaele, guidata dal professor Marco Bianchi, ha individuato che le cellule, quando muoiono o sono stressate (per patologie o in seguito a traumi), rilasciano una particolare proteina - Hmgb 1 o Allarmina - in grado di segnalare al sistema immunitario che una parte del nostro corpo ha un problema e che, quindi, è necessario un piano d’azione. Ed è proprio dal prof. Bianchi, responsabile dell’Unità di Ricerca di Base - Dinamica della Cromatina all’IRCCS Ospedale San Raffaele, che comprendiamo l’importanza di questa proteina, utile sia come campanello d’allarme per l’organismo sia come elemento essenziale nella ricostruzione del tessuto danneggiato.
infezioni e traumi «Il nostro sistema immunitario risponde, principalmente, a due stimoli: alle infezioni batteriche, ai virus, ai funghi patogeni, ma anche ai danni causati, per esempio, da traumi – spiega Bianchi – Il risultato è il medesimo poiché, nel caso di infezioni, alcune cellule sono uccise o stressate dai patogeni, mentre se accade un evento traumatico (come una martellata su un dito, una caduta) alcune cellule muoiono o vanno in stress e devono necessariamente essere sostituite.
La stessa cosa succede anche in caso di malattia. Per coordinare la risposta dell’organismo, sono necessari dei segnali che derivano dalle cellule morte e dei recettori (cioè molecole che riconoscono il segnale) nelle altre cellule del sistema immunitario, per dare a lo studio quest’ultimo il segnale di agire». «Il segnale delIl professor Bianchi spiega: le cellule morte - continua - stressate o che de«L'Hmbg 1 vono essere sostituite o avverte sostenute viene dato da una particolare proteiil sistema na che prende il nome immunitario Hmgb1 e per la quale della necessità di - qualche tempo fa - abdi intervenire» biamo lanciato il nome di Allarmina. Questo appellativo è dovuto al fatto che la proteina è presente normalmente nel nucleo della cellula dove svolge il compito di organizzare il DNA e le proteine nel nucleo ma, una volta che esce da quest’ultimo, fa da segnale e da avvertimento. Le funzioni di questa proteina, quindi, sono due: una normale (organizzazione del DNA e delle proteine del nucleo) e una straordinaria (segnale di allarme nel momento in cui le proteine fuoriescono dal nucleo). Questa prima fase di uscita della proteina dal nucleo costituisce il Livello 1: l’Allarmina è un segnale che indica che alcune cellule sono andate incontro a morte o a stress. Il Livello 2 indica quanto, da un
certo punto di vista, sia vantaggioso sapere che una cellula è in grave difficoltà prima che essa muoia definitivamente. Quindi, molte di esse, se non tutte, hanno sviluppato un sistema evoluto per espellere la proteina prima di morire. Il risultato è esattamente lo stesso: prima si verifica l’infiammazione con conseguente risposta del sistema immunitario e, infine, c’è la ricostruzione del tessuto».
la scoperta L'équipe del professor Marco Bianchi ha individuato nel 2002 che le cellule rilasciano Hmgb 1 (o Allarmina) quando muoiono o sono stressate, nel laboratorio di Ricerca di Base della Divisione di Dinamica della Cromatina all'IRCCS Ospedale San Raffaele
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obiettivi «Quest’ultima - conclude il prof. Bianchi - è importante perché dà il segnale di quando la cellula è in stress o vicina alla morte. Questo avviene in situazioni patologiche completamente diverse. Per esempio, abbiamo dimostrato che l’Allarmina rilasciata dai neuroni iperattivati scatena gli attacchi di epilessia. Invece, quando cellule di melanoma sono eccessivamente esposte al sole, l’Hmbg 1 causa la loro dispersione e quindi metastasi in altri organi. Perciò, siamo sia alla ricerca di inibitori dell’Allarmina che la possano bloccare sia particolarmente interessati alla ricostruzione di tessuti danneggiati. L’Hmbg 1, dopo aver suonato l’allarme, istruisce il sistema immunitario a supportare la riparazione dei tessuti danneggiati. Il nostro obiettivo è quello di creare allarmine “migliorate” che permettano di facilitare e di accelerare la fase di ricostruzione del tessuto, senza provocare infiammazione».
4 sport & salute tuttosport
GIOVEDì 4 AGOSTO 2016
innovazione
Bertrand Piccard e Andre Borschberg si sono alternati ai comandi del Solar Impulse 2 all'interno di una cabina di 4 metri cubi
L'elettricità nasce con il running: il futuro è green Camminare per la città generando energia per tutta la società, da utilizzare per i scopi più disparati. Non siamo nel futuro e la possibilità è ormai realtà. La startup britannica Pavegen System ha infatti sviluppato una tecnologia in grado di generare in modo sostenibile energia elettrica rinnovabile, quindi pulita, sfruttando peso e movimento dei pedoni e di chi pratica sport in città. L’azienda ha creato delle piastrelle da pavimentazione in grado di trasformare l’energia cinetica in energia elettrica, utilizzabile per illuminazione pubblica, ricarica di smartphone/tablet/Pc, segnaletica luminosa e molto altro ancora.
girare il mondo senza carburante
DA MATERIALE RICICLATO Questa soluzione tecnologica è al momento utilizzata in oltre 20 Paesi nel mondo. Tra le applicazioni più celebri ci sono stati i Giochi olimpici di Londra nel 2012, lo stadio di Rio De Janeiro in Brasile, la stazione cinetica ferroviaria di Saint Omer in Francia, ma altre Una startup installazioni sono attive a Sidney e Melbourne, Kuala Lumpur e San Francisco. Il materiale utilizbritannica zato per costruire le piastrelle è semplice gomma, ha sviluppato a sua volta ottenuta da materiali di riciclo, e il suo una tecnologia utilizzo è molto flessibile: dai marciapiedi alle di illuminazione a LED così come il sistema d’isolamen- che sfrutta piste di atletica, dai campi di calcio alle strade per to possono servire per la costruzione di edifici intelligen- i passi dei pedoni automobili e trasporto pubblico, dalle stazioni ti. Sensori e strumenti di raccolta dati, inoltre, possono pubbliche agli aeroporti, dalle discoteche ai locali fornire informazioni su altri tipi di gestione dell’energia. alla moda. Ovunque ci siano una persona e un mezzo meccanico in movimento, c’è la possibilità di evitare che tutta quell’energia cinetica venga sprecata, IN ITALIA trasformandola in elettricità pulita e pronta per l’uso. È una strada, quella dell’innovazione basata sull’energia pulita, che anche l’Italia ha imboccato con decisione. Le rinnovabili contribuiscono con un buon 35% al fabbisogno elettrico nazionale. Gli ultimi cinque anni hanno consegnato al Paese un parco di generazione pulita di oltre 23 gigawatt di potenza, muovendo investimenti per oltre 50 miliardi di euro. E il mercato degli investimenti verdi cresce anche sul fronte dell’efficienza energetica, che ha Nei giorni scorsi a Londra si è tenuto il “Make the messo a segno un giro d’affari di oltre 5 miliardi nel 2014, Future London”, festival di innovazione dedicato secondo gli ultimi dati dell’Energy & Strategy Group del a supportare le idee più brillanti destinate a Politecnico di Milano, con al centro i 3 miliardi di investicambiare il futuro. Al suo interno, si è tenuto il menti nell’edilizia residenziale sostenibile.
il solar impulse 2 ha percorso oltre 43 mila km utilizzando unicamente le energie rinnovabili: una best practice anche per lo sport e la sanità n viaggio decisamente elettrizzante si è concluso il 26 luglio scorso ad Abu Dhabi portando il Solar Impulse 2, l’aereo che vola grazie unicamente all’energia solare, a completare il giro del mondo. Alternandosi ai comandi in una cabina di poco meno di 4 metri cubi, in grado dunque di ospitare un solo pilota, Bertrand Piccard e Andre Borschberg hanno sorvolato quattro continenti, due oceani e tre mari percorrendo 43.041 chilometri in 23 giorni netti di volo. E senza usare una sola goccia di carburante. Il fatto che l’impresa sia stata sponsorizzata dagli Emirati Arabi, tra i primi produttori di petrolio, la dice lunga sulle novità che il futuro ci riserva in tema di energia
MOMENTO STORICO Conferma Piccard, psichiatra, esploratore e aviatore, erede di una famiglia di pionieri, primo uomo ad aver circumnavigato la terra senza scalo in mongolfiera: «Più che un successo dell’aviazione, Solar Impulse 2 è un successo nella storia dell’energia. Abbiamo dimostrato che ci sono soluzioni, ci sono tecnologie per far muovere il mondo con l’energia pulita». Progettato al Politecnico di Losanna e alimentato da 17 mila celle solari fissate su ali larghe 72 metri, quasi come quelle di un Boeing 747, il Solar Impulse non ha risolto i problemi dell’aviazione (non aveva questa ambizione) ma ha sfatato il timore che i pannelli fotovoltaici non siano in grado di immagazzinare l’energia da usare durante la notte. Dunque ha indicato la via per testare nuove tecnologie da impiegare a terra. Le centrali elettriche, infatti, sono sempre alla ricerca di sistemi che permettano di immagazzinare più energia rinnovabile e bilanciare le fonti intermittenti come sole e vento. Il motore dell’aereo può servire da modello per altri motori, spiega il team del Solar Impulse, e il suo potente sistema
la sfida di pelé in nome dell'africa
in volo su quattro continenti L'impresa realizzata dal Solar Impulse 2 in 23 giorni è stata sponsorizzata dagli Emirati Arabi, tra i primi produttori di petrolio a livello mondiale
SPORT ed ecologia Investono nelle rinnovabili settori molto diversi, come lo sport e la sanità. Oltre 13 mila pannelli solari i illuminano lo stadio Bentegodi di Verona, un tetto fotovoltaico ricopre il PalaEvangelisti di Perugia, circa il 15% degli impianti sportivi del Friuli Venezia Giulia utilizza il solare termico o il fotovoltaico. L’efficientemento energetico è diventato ormai un criterio di buona gestione anche in ambito ospedaliero. Progetti e best practice si declinano in molti modi: utilizzando la biomassa e il fotovoltaico per alimentare i consumi, risparmiando energia e favorendo il ricambio dell’aria in sala operatoria, implementando i sistemi di controllo e telegestione, puntando a un ospedale a emissioni zero, includendo nelle gare d’appalto il criterio dell’efficienza energetica oltre al principio dell’economicità.
Pelé’s Energy Challenge, una sfida tra due squadre di giovani calciatori provenienti dalla City e da Lagos, collegati tra loro con una tecnologia via satellite, che si sono sfidati in una competizione puramente tecnica, simile a un tiro al bersaglio. Il pavimento del campo era però costituito da mattonelle kinetiche, e più movimento i ragazzi generavano nelle postazioni a Londra e a Lagos, più a lungo sarebbe stato possibile proseguire il gioco. La competizione ludica veicolava il progetto che vede Pelé in campo con la popstar Akon e la Shell per risolvere il problema del fabbisogno energetico in Africa.
nuove frontiere
OPPORTUNITà commerciale Negli Stati Uniti la “Commercial Space Transportation” rappresenta una importante transizione verso lo sfruttamento sistemati-
Così l'Italia ha deciso di porre le basi per il turismo spaziale
nei cieli con le app Sono numerose le applicazioni dedicate allo spazio e alle sue osservazioni con tour virtuali e informazioni
co delle risorse extra-atmosferiche da parte dei privati, anche a fini commerciali. Le attività sono finora riservate quasi esclusivamente alle istituzioni pubbliche. Il trasporto spaziale si pone quindi come rilevante opportunità di business per il sistema paese e le imprese italiane.
business Diversi privati sono già attivi nel campo dei voli suborbitali: Virgin Galactic, Blue Origine, Bigalow, Space X e Orbital Atk hanno già stretto accordi con la Nasa
LE APP PER LO SPAZIO In attesa che questo turismo diventi realtà, la stessa Agenzia Spaziale Italiana segnala alcune app per smarthpone che possono avvicinarci allo spazio cosmico. Tra di esse, Star Walk 2 per iOS e Android, Star
Chart (iOS, Android) e la famiglia SkySafari con le varie versioni di SkySafari 4 e 5. Tutte queste app, alcune gratuite, altre a pagamento, riescono a soddisfare l’esigenza sia di curiosi osservatori amatoriali che di professionisti che usano telescopi. Funzionano molto facilmente, basta puntare lo smartphone o tablet verso il cielo e l’app sa riconoscere in tempo reale quale costellazione, stella o pianeta si sta guardando. Gli appassionati di spazio possono godersi anche ISSLive (iOS e Android), app dedicata alla Stazione Spaziale Internazionale, che fornisce tour virtuali della Stazione, dati in continuo aggiornamento sull’equipaggio della ISS e dove si trova in tempo reale, particolarmente utile per l’osservazione da Terra con un telescopio.
5 sport & salute tuttosport
incontri IL PERSONAGGIO - simone montedoro
Pavegen System sfrutta l'energia cinetica generata da chi fa sport
piloti spinti dal sole
Spazio, ultima frontiera… non più. L'Italia è in prima fila in Europa per “aprire” ai voli del futuro, da quelli suborbitali capaci di collegare Roma e New York in un'ora fino al turismo spaziale. L’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) ed Enac (Ente Nazionale Aviazione Civile), insieme all’Agenzia federale degli Stati Uniti per l'Aviazione (Faa), hanno firmato un protocollo in un incontro tenu- l'accordo tosi nei mesi scorsi (orga- Asi ed Enac, nizzato da Roberto Vitto- insieme ri, astronauta dell'Agenzia all'Agenzia Spaziale Europea) alla fine del quale si è convenuto statunitense, che, sebbene sia impossi- lavoreranno bile prevedere i tempi per per aprire realizzare uno spazioporprospettive to in Italia, potrebbero comunque bastare da tre a suborbitali cinque anni di tempo. Si aprirebbe così, anche per il nostro Paese, la prospettiva di essere fra i protagonisti di un settore con un volume di affari per miliardi di dollari. Sono diversi i privati già attivi in questo campo, molti dei quali hanno già contratti con la Nasa, come Virgin Galactic, Blue Origine, Bigalow, Space X, Orbital Atk.
giovedì 4 agosto 2016
in tv e nella vita conta la genuinità
tanto sport, pochi social e abitudini alimentari misurate l'attore simone montedoro: «cerco di fare del mio meglio» imone Montedoro è uno dei personaggi più amati del piccolo schermo. Quest’anno, come nelle ultime cinque stagioni, lo abbiamo visto nei panni del Capitano dei Carabinieri Giulio Tommasi nella più popolare serie televisiva italiana, “Don Matteo”, e in quelli dell’affascinante quarantenne gay Luciano Moretti in “Matrimoni e altre follie” su Canale 5. Ma Simone Montedoro è anche uno sportivo e un padre affettuoso, premuroso ed entusiasta: «Con l’arrivo di mio figlio (Matteo è nato nel 2014, ndr) le cose sono un po’ cambiate: il tempo che dedico allo sport si è ridotto ma cerco di fare del mio meglio. Cerco di mantenermi in forma». Qual è il tuo sport preferito? «A me piace spe- la passione rimentare un po’ «Quando posso tutto. Sono mol- mi dedico alla to curioso. Gio- prepugilistica: co a tennis come a calcetto. Certo, è una disciplina la prepugilistica semplice, ideale è una mia gran- per il fisico» de passione. Trovo che sia una disciplina molto dinamica, quando ho tempo e me lo posso permettere mi dedico a questo sport perché è una attività semplice
e intensa, bella da praticare. È ottima per quanto riguarda gli effetti fisici: è l’ideale per mantenersi in forma». Come ti comporti a tavola? «Curo molto l’alimentazione: è essenziale. Cerco di non esagerare e prediligo cibi sani». Quali saranno i tuoi prossimi impegni? «Sarò al Teatro Golden di Roma con “L’albero di Natale”, pièce scritta da Augusto e Toni Fornari, Andrea Maia e Vincenzo Sinopoli per la regia di Toni Fornari. C’è altro in ballo ma aspetto l’ufficialità».
per i giovani Protagonista all'ultimo Giffoni Film Festival, Simone Montedoro educa alla tecnologia con “Complimenti per la connessione”, spin off di Don Matteo in onda nell'access prime time di Rai 1 con Nino Frassica. Presto sarà al Teatro Golden di Roma con “L'albero di Natale”
per valorizzare il made in italy
Il professor Massimo Donà dirige il nuovo master in Filosofia del Cibo e del Vino foto Raffaella Toffolo
Il master in Filosofia del Cibo e del Vino «Insieme alla consapevolezza culturale forniremo le competenze tecniche» Dopo il grande successo di EXPO, Milano è la sede di una nuova importante esperienza formativa, per giovani capaci di far comprendere al mercato internazionale lo straordinario valore culturale del cibo e del vino italiani: nasce il nuovo master universitario in Filosofia del Cibo e del Vino, una collaborazione tra Università Vita – Salute San Raffaele, ISWA – Italian Signature Wine Academy e Intesa San Paolo. Ne parliamo con Massimo Donà, professore ordinario di Filosofia Teoretica e direttore del nuovo Master.
tenze tecniche sulla filiera agroalimentare dalla produzione al consumo, sulla nutrizione, sul marketing e la promozione tradizionale e digitale dei prodotti in Italia e soprattutto all’estero. Durante il master gli studenti parteciperanno a laboratori pratici per comprendere le dinamiche della comunicazione e della diffusione dei prodotti Made in Italy e dovranno portare a termine un “progetto sul campo”, all’interno di importanti aziende del comparto agroalimentare partner del nostro master».
Cosa ha da dirci la filosofia sul cibo e il vino? «Si sente parlare tantissimo, forse anche troppo, di cibo, di cucina, di vini, di ricette. Siamo travolti da una quantità di informazioni che però “non sanno di niente”, non ci appagano. Sentiamo la mancanza, ed è una mancanza sentita anche nel settore produttivo agroalimentare e vitivinicolo, di una visione “sapiente”, consapevole, che sappia mostrare cosa rappresentano il cibo e il vino nella nostra cultura e nella nostra storia e valorizzarli nello scenario internazionale. Nel mangiare e nel bere si stratificano e si mostrano le tradizioni di un territorio, i suoi costumi religiosi, il suo modo di vivere in comunità: ecco, la filosofia ci porta a scoprire il senso di questi comportamenti e a indagare quel mondo di relazioni, tecniche, miti e rappresentazioni di cui “parlano”, da sempre, i prodotti dell’uomo».
Come si accede al nuovo master? «È possibile inoltrare la propria domanda di ammissione fino al 10 ottobre 2016. Per il primo anno sono disponibili 30 posti, procederemo a dei colloqui di selezione nel caso le candidature fossero eccedenti, valutando in base al curriculum e ai titoli. Possono iscriversi i laureati di tutte le discipline che abbiano una laurea triennale, magistrale o del vecchio ordinamento. Sul sito dell’Università si trovano tutte le informazioni: www.unisr.it. Il master inizierà l’11 novembre e prevede 360 ore di attività didattica in aula che si svolgeranno a Milano, per due giorni a settimana, a cui si aggiungono i laboratori e lo stage in azienda (300 ore)».
Come si svolgerà la didattica? «Abbiamo radunato dei grandissimi nomi provenienti da esperienze e formazioni diverse: i nostri studenti avranno modo di confrontarsi con teologi come Enzo Bianchi, il priore della comunità di Bose, ma anche con chef come Davide Oldani, con un esperto di arte come Philippe Daverio, un antropologo come Franco La Cecla, un esperto “gastrononauta” come Davide Paolini. Fino ai veri e propri filosofi come il sottoscritto, Massimo Cacciari e Andrea Tagliapietra. Vogliamo però che la consapevolezza culturale e la formazione sul campo vadano di pari passo: la filosofia, l’estetica, la sociologia, l’antropologia, la letteratura, la storia e la geografia dei territori si accompagneranno alle compe-
A quanto ammonta la retta? «Le tasse del Master e i contributi per l’iscrizione ammontano a 5.000 euro».
“Complimenti per la connessione” è un progetto che parte dallo spin off di Don Matteo. Ti vede protagonista con Nino Frassica di brevi episodi per avvicinare il pubblico al mondo del web. Qual è il tuo rapporto con i social? in forma «Ho solo un profi«A tavola sono lo Instagram, non amo particolarmolto attento: mente i social. A cerco di non volte penso che si esagerare perda troppo teme prediligo po dietro a certi dispositivi. La teci cibi sani» nologia invece è fondamentale ed è fondamentale saperla usare. Per certe cose, invece, penso sia meglio puntare sulla genuinità».
la carriera
è il Capitano di Don Matteo Nato a Roma nel 1973, Simone Montedoro ha debuttato in scena a teatro nel 1998, recitando in “No Exit” e “A chi toccherà stasera” di Massimiliano D’EpirWo. L’esordio televisivo è nell’anno successivo, con il film “Pepe Carvalho - Il centravanti è stato assassinato verso sera”, tratto dall’omonimo romanzo di Manuel Vázquez Montalbán. Ha avuto ruoli nelle più importanti fiction italiane, da “Distretto di Polizia” a “Il Commissario Montalbano” fino a “Un medico in famiglia”. La grande notorietà è arrivata con “Don Matteo”, in cui interpreta il Capitano dei Carabinieri Giulio Tommasi. Al cinema, ha recitato in “L’odore della notte” di Claudio Caligari, “Altromondo” di Fabio Massimo Lozzi e “Niente può fermarci” di Luigi Cecinelli. Ora è in televisione con “Complimenti per la connessione”, miniserie di Rai Uno spin off di “Don Matteo”, mentre si è appena conclusa la prima stagione di “Matrimoni e altre follie”, commedia corale andata in onda su Canale 5.
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I CONSIGLI degli ESPERTI del GSD
estate manteniamo la giusta pressione
il rischio di perdere fiducia Secondo il professor Smeraldi, a lungo andare gli attacchi di panico possono portare alla depressione: «Il soggetto perde fiducia in se stesso e si demoralizza e la demoralizzazione è l’anticamera della depressione»
Il dottor bedogni, dell'irccs policlinico san donato, ricorda: «la scarsa idratazione può essere la causa di bruschi cali» differenza della pressione alta, che rappresenta di per sé un fattore di rischio per insorgenza di eventi cardiovascolari, insufficienza renale, ictus e malattie cardiache, la pressione bassa, nella maggior parte dei casi, comporta solo un disturbo momentaneo. Una serie di accortezze possono prevenire cali di pressione, collassi o picchi pressori. Il dottor Francesco Bedogni, responsabile dell’Unità Operativa di Cardiologia all’IRCCS Policlinico San Donato, spiega le differenze tra pressione alta e pressione bassa e l’importanza di saper riconoscere i sintomi per assicurare al paziente la strategia terapeutica più efficace. Dottor Bedogni, cosa succede in caso di pressione bassa o ipotensione? «Talvolta, la pressione sanguigna può scendere al di sotto dei valori soglia e creare disturbi soggettivi, in genere temporanei, che costituiscono situazioni di nessun rischio particolare e che vengono, in genere, risolti assumendo una posizione supina con le gambe leggermente sollevate, questo per facilitare un maggiore flusso di sangue al cervello. I sintomi più tipici di ipotensione sono, solitamente, senso di stanchezza, giramenti di testa, offuscamento del visus o sensazione di profonda debolezza. Può interessare sia persone assolutamente sane, in buone condizioni di salute generali, sia persone portatrici di determinate patologie o, ad esempio, soggetti in convalescenza in seguito a malattie infettive o interventi chirurgici. Molto frequenti sono i cali di pressione nella stagione estiva, in seguito a eccessiva esposizione al sole o a una scarsa idratazione». Cosa fare in questi casi? «Innanzitutto, è necessario che il soggetto colpito osservi un’adeguata idratazione, assumendo – nel contempo - integratori di sali minerali, soprattutto nelle stagioni calde durante le quali, molto spesso, si suda molto con perdita consistente di liquidi che può portare a una ridotta volemia (volume totale del san-
quando invece è alta... Quando un paziente ha la pressione alta, lo sport è la migliore medicina: validissimo anti-stress, crea un effetto di vaso-dilatazione favorevole all'organismo
VERO O FALSO? La liquirizia aiuta a innalzare la pressione? VERO Se consumata in grandi quantità, può favorire un innalzamento della pressione perché contiene sostanze chimicamente simili agli ormoni che agiscono sulla ritenzione dei liquidi. Il sale contribuisce al cambiamento dei livelli pressori? VERO Favorisce la ritenzione dei liquidi perché viene riassorbito dai reni insieme all’acqua. Una riduzione del sale nella dieta quotidiana, quindi, contribuisce a ridurre i valori della pressione. Lo zucchero contribuisce al cambiamento dei livelli pressori?
gue, ndr) e, quindi, a una progressiva riduzione della pressione. Altre indicazioni utili sono quelle di limitare l’esposizione al sole e di ripararsi il più possibile dal caldo e dalle situazioni afose, bagnandosi spesso la testa con acqua. Anche il mantenimento di una stazione eretta prolungata e da fermi porta all’accumulo dei liquidi nella parte inferiore del corpo e, quindi, alla tendenza ad avere meno liquidi nella parte alta con il rischio di avere sintomi di svenimento». Cosa si intende, invece, per sincope? «La sincope è una perdita completa di conoscenza che può verificarsi con o senza prodromi e che può portare il paziente, cadendo per terra, in seguito allo svenimento, a riportare traumi anche seri. Può essere dovuta a varie situazioni: sia per pressione bassa, sia per aritmie cardiache importanti come bradiaritmie (aritmie caratterizzate da un disturbo nella conduzione o nella formazione dell’impulso elettrico, ndr) o tachiaritmie (disturbo legato a un aumento eccessivo della frequenza cardiaca, ndr). In caso di sincope, è assolutamente necessario sottoporre il soggetto ad accertamenti cardiologici e neurologici per verificarne la causa».
Cosa ci dice, invece, della pressione alta? «Come già spiegato, un aspetto che differenzia la pressione bassa dalla pressione alta (o ipertensione) è che quest’ultima rappresenta uno dei fattori di rischio per le malattie cardiovascolari e non solo. È stato osservato, infatti, che in pazienti con pressione elevata è presente un rischio maggiore di incidenza di ictus, malattie cardiovascolari e insufficienza renale. Quindi, cuore, reni e cervello sono i tre organi bersaglio della pressione alta. Curare la pressione alta non significa solamente cercare di far stare meglio il paziente da un punto di vista soggettivo, bensì cercare di proteggere al meglio i propri organi bersaglio evitando che essi vengano danneggiati. La pressione alta, raramente, dà disturbi soggettivi, con il risultato che il paziente a stento si accorge di averla ed è per questo che, molto spesso, viene riconosciuta tardivamente. Quando ciò avviene, bisogna agire tempestivamente, stabilendo la strategia terapeutica migliore. Ovviamente esiste tutta una serie di co-fattori che ne favoriscono l’insorgenza come stress, obesità, fumo, cattiva alimentazione e familiarità».
Come gestirla? Qualche consiglio per l’estate? «La prima cosa da fare, quando un paziente ha la pressione alta, è cercare di modificarne le norme igieniche prima di passare alla terapia: è necessario che il soggetto perda peso, segua una determinata dieta, faccia attività fisica. A questo proposito, lo sport rappresenta non solo un efficace strumento di controllo ponderale, ma anche un validissimo anti-stress; crea, infatti, un effetto favorevole, provocando una vasodilatazione con corrispondente calo della pressione. Il fumo, in qualche modo, e il diabete potrebbero anch’essi rappresentare situazioni correlate da gestire. Una volta normalizzate le norme igieniche del paziente, si può passare al trattamento vero e proprio. Abbiamo a disposizione moltissimi farmaci per curare la pressione anche se, in realtà, i principi farmacologici sono cinque: diuretici, betabloccanti, ACE-inibitori, Sartani e Vasodilatatori diretti. In ogni paziente, dobbiamo scegliere quello che, da un punto di vista teorico e in base al quadro clinico, possa risultare il più indicato. Molto meglio associare due farmaci insieme piuttosto che aumentare il do-
FALSO Lo zucchero non contribuisce in alcun modo né al rialzo né all’abbassamento della pressione. Ha, però, un’utilità in caso di crisi ipoglicemiche.
saggio di uno solo. Ovviamente, la gestione della pressione del sangue non può essere una terapia che si prescrive una sola volta e che quindi risulti valida per tutta la vita. Va seguita nel tempo soprattutto perché il quadro clinico soggettivo di molti pazienti potrebbe subire variazioni tali da dover richiedere - di conseguenza - una rimodulazione dei farmaci».
sostieni cor, la ricerca italiana sul cuore www.gsdfoundation.it
campioni della moda
Sobri o eccentrici, i calciatori trend-maker nel parco auto solo bolidi di lusso Nel parco auto dei calciatori c’è più di una possibilità di trovare vetture da sogno. Uno dei più ricchi è quello di Mario Balotelli, che tra i vari modelli ha scelto due Ferrari (458 Italia e F12 Berlinetta), una Bentley Continental Supersports mimetica e l’inconfondibile Lamborghini Aventador nero opacizzato. Gigi Buffon spazia molto: una Fiat 500 per gli spostamenti di tutti i giorni, una Maserati Quattroporte per conciliare eleganza ed esigenze familiari. Claudio Marchisio possiede una Ferrari GTO rossa, una Lamborghini Aventador nera (come quella di Balotelli) e una Jeep grigia. Fresco del trasferimento a Torino, Gonzalo Higuain è un grande amante delle Audi fin dai tempi del Real Madrid e ne possiede diversi modelli. Con le sue auto, Maxi Lopez è spesso finito sulle pagine dei quotidiani: prestata a un amico e rubata all’aeroporto di Fiumicino una Ferrari 599 Gtb Fiorano, al centro di una delle abituali dispute con l’ex moglie una Mercedes Benz SLS AMG e una Lamborghini Gallardo.
Fuoriclasse in campo e – qualcuno – anche nel vestirsi. I look dei calciatori più conosciuti e amati sono spesso analizzati ai raggi x, proprio per la capacità di questi sportivi di influenzare lo stile dei consumatori. Il rapporto tra moda e calcio è molto solido e lo testimoniano sia il fatto che negli anni i club e le federazioni abbiano affidato a stilisti il design degli abiti ufficiali dei loro tesserati, sia che gli stessi calciatori si siano spesso trasformati con successo in imprenditori del settore. Tra eleganza e originalità, quindi, non è raro che le stelle del calcio – non solo quello italiano – finiscano per dettare la moda.
BUFFON E BALOTELLI Tra gli azzurri, il più apprezzato è Gigi Buffon. Il capitano della Nazionale e della Juventus sceglie uno stile classico che piace molto al pubblico sportivo. La sua sobrietà è in contrapposizione al look eccentrico di Mario Balotelli. L’ex enfant prodige del calcio italiano si fa notare spesso per le sue scelte esuberanti in fatto di abiti, scarpe e tagli di capelli, tanto che molti tifosi sembrano apprezzare il suo estro anche fuori dal campo. LE BARBE DI PIRLO E DE ROSSI Ora è volato oltreoceano, ma uno dei più efficaci trend-maker sporti-
MARIO BALOTELLI
DANIELE DE ROSSI
DANIEL OSVALDO
vi in Italia è stato per anni Andre Pirlo. Elegante nel selezionare camicie e pantaloni, selvaggio con i suoi capelli lunghi, è stato pioniere anche nella scelta della barba tra i calciatori, moda ormai diffusa in tutto il mondo e in qualsiasi contesto. Una tendenza, quella della barba folta, seguita con successo da Daniele De Rossi. Il centrocampista della Roma, però, le associa abiti più casual ma non per questo meno apprezzati dal pubblico. Semplici le combinazioni di Montolivo, e per questo di semplice emulazione: jeans e t-shirt, a volte camicie e giacche più eleganti.
BOATENG E OSVALDO Anche se la carta d’identità non è italiana, ci sono spunti. Leo Messi ha stupito tutti quest'estate tingendosi i capelli di biondo e sfoggiando tatuaggi sotto magliette tipicamente da hipster. Oriundo e molto apprezzato Daniel Osvaldo. Nonostante la sua carriera calcistica sia sempre in bilico, minata da uno stile di vita bohémienne, è senza problemi, invece, lo stile nello scegliere il look, spesso accostato a quello di un’altra icona, Johnny Depp: barba incolta, capelli stravaganti, orecchini etnici, occhiali vintage, jeans washed. Il più creativo in assoluto è sempre Kevin Prince Boateng. Lui e sua moglie Melissa Satta, a spasso per le vie della moda a Milano, sono un catalogo semovente di stile e nuove tendenze. Grazie al trequartista ghanese abbiamo conosciuto i pantaloni con cavallo basso e la mise da matrimonio senza calzini sotto i mocassini.
la passione dei tennisti è tutta per gli orologi Racchetta in mano e orologio al polso, e non uno qualunque. Quasi a ribadire il fatto che il braccio sia la parte del corpo più preziosa per un tennista, i campioni della volée scendono sempre più in campo indossando il meglio dell’orologeria. Durante il Roland Garros di due anni fa, da lui vinti per la quinta volta, Rafael Nadal ha sfoggiato un Richard Mille. Una scelta che lo spagnolo ha confermato anche quest’anno, in cui è ancora ambassador del marchio svizzero. Serena Williams è affezionata al suo Audemars Piguet, che la costringe ad applicare un cerotto sul polso per evitare irritazioni per lo sfregamento. Nonostante la piccola complicazione, la campionessa statunitense non ha rinunciato a lui neanche nell’ultima finale di Wimbledon, vinta contro la tedesca Kerber. Forse è il più amato dai tifosi per la sua grande tecnica e la capacità di vincere – spesso – e perdere – molto raramente – sempre con il sorriso: Roger Federer ama i Rolex. Il primatista del numero di settimane in testa alla classifica Atp è testimonial del brand, che vanta un impegno come sponsor nel mondo del tennis che prosegue ininterrottamente dal 1978, quando fu scelto come orologio ufficiale di Wimbledon.
alpitazioni, tremori, sensazione di soffocamento, dolore al petto, paura di morire o di impazzire. E, spesso, la corsa al pronto soccorso con la convinzione di avere una malattia grave. Dagli esami di rito non emerge nulla di organico, eppure il malessere e l’angoscia c’erano davvero. Così si manifesta l’attacco di panico, un disturbo che secondo le statistiche più recenti colpisce circa il 3,5% della popolazione mondiale, con una leggera prevalenza nelle donne e nei giovani tra i 20 e i 30 anni.
sintomi «Il panico si manifesta con sintomi che sarebbero appropriati in una situazione pericolosa, ma che si scatenano in condizioni di assoluta tranquillità. Tuttavia i singoli episodi di panico, in sé, non necessitano di una cura, perché dopo circa 10 minuti passano da soli», spiega il professor Enrico Smeraldi, primario di Psichiatria generale dell’Ospedale San Raffaele Turro. «Il problema insorge quando questi attacchi si ripetono, spesso in presenza delle stesse condizioni in cui si è verificato il primo attacco. Queste crisi, definite situazionali, portano il soggetto a sviluppare un’ansia anticipatoria, cioè ad avere paura di essere colto da un nuovo attacco, e a instaurare condotte di evitamento, ovvero a evitare luoghi e situazioni in cui è insorto l’attacco. Se la crisi di panico è scoppiata in metropolitana o in ascensore, per esempio, si tenderà a evitare questi luoghi. Tipicamente accade che si pensi “se la crisi di panico mi è venuta in quel posto, se ci ritorno tornerà il panico. Devo perciò evitare quella situazione”. Si entra così in un circolo vizioso che porta il soggetto a evitare sempre più luoghi e a perdere la continuità della propria vita. L’immediata conseguenza di tale stress è un notevole peggioramento della qualità di vita», continua l’esperto. disagio Il rischio che ne deriva è che per ovviare al disagio si faccia abuso di ansiolitici, come le benzodiazepine, e di alcol, complicando il quadro clinico. «È importante non sottovalutare la situazione e rivolgersi a uno psichiatra, perché a lungo andare attacchi di panico, ansia anticipatoria e condotta di evitamento potrebbero portare alla depressione: il soggetto perde fiducia in se stesso e si demoralizza e la demoralizzazione è l’anticamera della depressione». Esistono sostanze che possono indurre attacchi di panico? La scienza dice di sì. «La cannabis, ad esempio, può causare attacchi di panico molto forti. Poiché le crisi acute di ansia hanno una base genetica e biologica occorre che l’individuo sia predisposto a svilupparli. In parole povere, non tutti i soggetti che fumano cannabis avranno un attacco di panico, ma certamente la cannabis aumenta la probabilità di scaturire un attacco negli individui predisposti» spiega Smeraldi, che aggiunge: «Attenzione anche ai locali molto riscaldati e con poco ricambio d’aria: in queste condizioni può aumentare il livello di anidride carbonica nel sangue e possono insorgere crisi improvvise». Proprio come quella fisica, la salute mentale è fondamentale per il benessere dell’individuo a 360 gradi. Il professor Smeraldi conclude: «Non bisogna avere paura o vergogna di manifestare il proprio disturbo e consultare uno psichiatra, che saprà dire come procedere in modo da affrontare il problema con serenità».
attacchi di panico quando l'ansia va fuori controllo colpiscono circa il 3,5% della popolazione mondiale il professor smeraldi: «situazioni da non sottovalutare»
giovani sotto stress Secondo le statistiche gli attacchi di panico sono più frequenti nelle donne e nei giovani tra i 20 e i 30 anni
COME CURARSI
Medicine e rilassamento La cura del disturbo di panico è in prima battuta farmacologica e ha l’obiettivo di ridurre il rischio di ricorrenza delle crisi acute per consentire al soggetto di riprendere in mano la propria vita e di tornare ad avere fiducia in se stesso. «In genere – spiega ancora il professor Enrico Smeraldi, primario di Psichiatria generale dell’Ospedale San Raffaele Turro – in questi casi si somministra una cura a base di paroxetina, un antidepressivo che genera un aumento della disponibilità della serotonina, un neurotrasmettitore che regola il tono dell’umore». La risoluzione di questo stato, però, necessita anche di un aiuto psicologico, soprattutto se si sono già instaurate complicanze a livello comportamentale. «In sostanza, terapia farmacologica e psicologica devono andare a braccetto» riassume Smeraldi. Un aiuto efficace può arrivare anche da yoga, training autogeno e altre tecniche di rilassamento, utili soprattutto perché possono essere messe in atto in qualsiasi momento.