UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL
I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK mercoledì 21 settembre 2016 www.corrieredellosport.it
Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano
Libri Il tempo materiale degli anni ‘70
Arte La sperimentazione di Gabriele Simei
> A PAGINA III
Personaggi L’etica prima di tutto nel calcio di Tesser > A PAGINA V
Daniele lupo
> A pagina VII
il punto
> A PAGINA II
L’educazione finanziaria
A
> Un mese dopo la storica medaglia nel beach volley a Rio, l’azzurro racconta le sue passioni e le sue sfide
argento vivo
lcuni mesi fa, la ben nota crisi delle quattro banche - che ha coinvolto molti risparmiatori, soprattutto in riferimento alle obbligazioni subordinate - ha riportato prepotentemente alla ribalta la necessità di favorire in modo significativo l’incremento delle conoscenze economico-finanziarie dei cittadini. È necessario agire in questo senso perché la continua evoluzione degli ultimi decenni unita alla notevole e sempre maggiore proliferazione e al grado di sofisticazione degli strumenti finanziari, ha accresciuto notevolmente numerosità e tipologie di questi ultimi. Spesso, i risparmiatori e, più in generale, gli investitori non hanno le idee chiare sulle scelte d’investimento e sui rischi a esse legati. Il problema riguarda in primo luogo coloro che hanno conoscenze economico-finanziarie limitate e frammentarie ma si estende anche ad altri soggetti più competenti per l’eccessiva lunghezza e complessità dei prospetti informativi che, in base alla normativa vigente, devono essere redatti con grandi cura e dettaglio al fine di garantire un’informazione quanto più possibile corretta e completa. In realtà, nella maggior parte dei casi l’estrema lunghezza e l’innegabile complessità di tali documenti contribuiscono negativamente a garantire effettive condizioni di correttezza e trasparenza informativa. È evidente che si debba trovare un sistema che risulti agevole per i risparmiatori per comprendere a quali rischi vanno incontro, senza ridurre l’informativa dei prospetti, a volte però ridondante. A questo proposito, da subito - ancor prima di importanti testate, come ad esempio Il Sole 24 ore - nel corso di vari interventi radiofonici, molti dei quali a Radio Cusano Campus, e televisivi - si è proposto di creare un paio di pagine iniziali da cui chiunque - anche i risparmiatori meno competenti o del tutto inesperti - possa capire quale sia il livello di rischio, se esista il pericolo di perdita totale del capitale investito e quali siano i frutti sicuri o eventuali dell’investimento. A tali suggerimenti ha fatto seguito una notevole manifestazione d’interesse da parte delle istituzioni competenti che, però, ancora non hanno prodotto nuove formulazioni che ne tengano conto; sembra che a breve si giungerà a una nuova articolazione dei prospetti. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano SEGUE A PAGINA III
LA VIGNETTA
sport e disabilità
Il sogno mondiale di Paola è alle porte > A PAGINA VI Prodotto da “L’ Arte nel Cuore”, Testi di Andrea Giovalè, Disegni di Vincenzo Lomanto. www.fourenergyheroes.it
II UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
mercoledì 21 settembre 2016
sport e ricerca
la carriera
in brasile
Un palmarés da autentico fuoriclasse
Fermati solo dai padroni di casa
Nato nel 1991 a Roma, Daniele Lupo ha vinto cinque Campionati italiani, tre dei quali giovanili. Ha trionfato in due tappe del World Tour, a Quarto e a Biel, e ha ottenuto sei podi ai Grand Slam e due agli Open.
La corsa all’oro olimpico di Daniele Lupo e Paolo Nicolai è stata fermata dalla coppia brasiliana composta da Bruno Schmidt e Alison Cerutti. Il risultato della finale è stato di 2-0 per i padroni di casa.
daniele lupo nella storia del beach volley Insieme a Paolo Nicolai, il romano ha vinto una medaglia indimenticabile. Oggi si racconta a un mese dai Giochi dotta da Emanuela Valente, in onda dal lunedì al venerdì dalle 7 alle 8. Ha parlato della famiglia, della fidanzata, dell’amore per il beach e delle sue passioni, la Roma e le carte. A occupare un posto importante nella sua vita, poi, sono gli amici, quelli di sempre, quelli di Fregene, la località balneare alle porte di Roma dov’è nato e cresciuto. «Gli amici mi hanno sempre seguito e anche stavolta mi hanno raggiunto in Brasile e siamo stati insieme, facevamo lunghe passeggiate. Abbiamo passato dei bei momenti. Sembrava di essere a casa», afferma Lupo.
Sul primo podio azzurro a Rio 2016 nella specialità: «Per me vale quanto un oro» Dalle spiagge di Fregene a quelle di Rio de Janeiro. Un cammino lungo, iniziato tanti anni fa, a dispetto della giovane età. Un cammino a volte faticoso, insidioso, altre agevole e bello. Ma percorso sempre con impegno e serietà, e con quel pizzico di coraggio che in certi momenti aiuta gli audaci. Daniele Lupo ha vinto la storica medaglia d’argento nel beach volley all’Olimpiade brasiliana, andata in scena nell’estate appena trascorsa, mettendo in campo tutto questo: un bagaglio di esperienze agonistiche e di vita vissuta, vicende di sport e private che spesso si sono intrecciate. L’avvincente cavalcata che ha portato Lupo e l’amico Paolo Nicolai alla finale olimpica ha appassionato gli italiani, che hanno fatto il tifo per loro e hanno imparato qualcosa in più sul beach volley. «Questa è stata la mia medaglia d’oro - dice soddisfatto l’atleta - sono contento che grazie a noi il nostro sport sia più conosciuto e più apprezzato. L’ho capito quando, tornando dal Brasile, abbiamo trovato tan-
Daniele Lupo, 25 anni, medaglia d’argento nel beach volley alle Olimpiadi di Rio 2016
«Guardando giocare mio padre e mio nonno ho imparato i piccoli trucchi di questo sport»
tissime persone ad aspettarci all’aeroporto. Un’accoglienza inaspettata. È stato bellissimo». Daniele Lupo, 25 anni, madre kazaka e papà italiano, si è raccontato ai microfoni di Radio Cusano Campus, durante la trasmissione “Il mattino ha la cultura in bocca”, con-
do campo e guardavo estasiato per ore e ore mio padre e mio nonno giocare con i loro amici. Partite agguerritissime tutto l’anno. Così ho imparato i piccoli trucchi del mestiere perché il 3 contro 3 non è beach volley, non ci sono regole. È stata la scuola migliore. Devo tanto anche a mio fratello, che mi ha spinto ad allenarmi, lo facevamo insieme e non solo sul campo. La sera appallottolavamo i calzini e li usavamo come palla mentre il divano era la rete. Abbiamo distrutto casa. Povera mamma…».
A chi hai mandato il primo messaggio dopo la finale contro i campioni del mondo del Brasile? «Alla mia fidanzata Alice, se lo è meritato. Non è facile la vita con me, lo so. Sono spesso fuori e quando mi accompagna nei vari tornei mi accorgo di essere noioso perché voglio stare in camera, oppure sono arrabbiato quando le cose non vanno bene. Lei è stata brava, mi ha aiutato tantissimo».
Da cinque anni fai coppia con Paolo Nicolai. Siete campioni d’Europa e avete regalato all’Italia la prima medaglia olimpica nella storia del beach volley. Com’è nato il vostro sodalizio? «Lui si allenava e io lo ammiravo. Era fortissimo e aveva già vinto un Mondiale giovanile. Mi chiedevo: “chissà se un giorno potrò giocare con lui”. E così è stato, il sogno si è avverato. Siamo diventati amici, ormai ci conosciamo da quasi dieci anni».
Fregene è il tuo mondo. Sulle sue spiagge è nata la passione per il beach volley, passione che coltivavano già nonno Giorgio e papà Carlo. Com’erano quei 3 contro 3 al mare? «Ho un bellissimo ricordo. Da piccolo mi sedevo a bor-
Nel marzo del 2015, mentre ti stavi preparando per il Mondiale in Olanda, ti è stato diagnosticato un tumore. Una malattia scoperta in tempo che non ha lasciato conseguenze e hai potuto guardare avanti, riprendendo in mano
tecnologia
Smartphone e wifi, istruzioni per un uso “salutare” Design sempre più curato e funzionalità avanzate al massimo. Gli smartphone sono ormai un simbolo del progresso e della tecnologia a portata di mano. È interessante, però, comprendere se il loro utilizzo prolungato possa nuocere o meno alla salute. La domanda è stata fatta al dottor Fiorenzo Marinelli, ricercatore dell’Istituto di Genetica Molecolare del Cnr di Bologna, intervenuto durante la diretta del programma “Genetica Oggi” in onda su Radio Cusano Campus. Dottor Marinelli, quale effetto hanno i cellulari possono sulla salute dell’uomo? «Influenzano il metabolismo cellulare e il funziona-
mento delle cellule. Sono degli strumenti da usare con molta precauzione. La loro natura primitiva era quella di un apparato da utilizzare per le emergenze, ma quella natura ora è inevitabilmente venuta meno». Quale effetto hanno le loro radiofrequenze? «La Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, ha affermato, sulla base di diversi studi, che c’è un maggior rischio di tumori della glia. Per la precisione, la Iarc ha classificato le radiofrequenze come “possibili cancerogeni per l’uomo”». Gli smartphone più nuovi sono più sicuri? «Man mano che i dispositi-
vi si sono evoluti, le emissioni di microonde sono diminuite. C’è però il fatto che sono cambiate le frequenze, sono cambiati gli algoritmi
di trasmissione e ci vorrebbero più studi per determinare quale sia l’impatto biologico delle nuove tecnologie di trasmissione. Per quello che sappiamo finora, è comunque accertato che ci siano influenze biologiche profonde e danni alla salute».
E il wifi del computer? «Il segnale del forno a microonde ha la stessa frequenza del wifi, anche se il forno ha una potenza molto più elevata. Il wifi è sostanzialmente inutile, a cominciare dal fatto che per usare Internet con il pc ci dobbiamo comunque sedere in un punto. Tanto varrebbe attaccarsi con un cavo alla rete. Abbiamo poi collegato la terra con milioni di chilometri di fili per trasportare Internet e lo vogliamo trasformare in un segnale via radio negli ultimi cinque metri, rendendolo più instabile e meno sicuro che tramite cavo. Il segnale wifi è comunque un segnale più debole rispetto a quello dei cellulari, però in realtà quando acce-
so è una esposizione cronica di lungo periodo, a differenza del cellulare. Si pensi che i limiti di legge delle esposizioni sono stati studiati non sul lungo periodo, ma nell’immediato». Quali sono i consigli per un uso sicuro e consapevole? «Utilizzare un collegamento Internet con cavo. Per ciò che riguarda il cellulare il consiglio è di limitarne l’uso. Ad esempio, un auricolare riduce di circa dieci volte il campo emesso dal cellulare alla testa, è una precauzione ma non ci si sottrae dal campo elettromagnetico. C’è bisogno anche di prendere delle precauzioni a livello di normative». © Copyright Università Niccolò Cusano
la tua vita. Come ti ha cambiato questa esperienza? «Innanzitutto vorrei smentire quanto scritto finora sui giornali. Non ho avuto un tumore al ginocchio, ma preferisco non svelare di più. È una vicenda che vorrei tenere per me. La malattia ti fa capire tante cose e l’averla sconfitta ti dà forza e coraggio, anche in campo. Così è stato in semifinale, a Rio, contro i russi. Dopo aver perso il primo set non mi sono demoralizzato. Mi sono detto: “Dani, un anno fa eri in ospedale e adesso sei qui. Divertiamoci”». Non solo beach volley nella tua vita. È vero che sei un grande appassionato di carte? «Mi rilassa giocare a carte. Lo faccio con gli anziani, sono loro che mi hanno insegnato». Un’altra passione è la Roma. «La seguo da una vita, da bambino vedevo le partite con mio nonno. Il mio idolo è Francesco Totti. L’ho sempre sostenuto e spero che continui a giocare ancora per molto tempo. Non ho avuto il piacere di conoscerlo ma spero di farlo presto. È un grande campione e può insegnarmi molto. Se dovessi fare un pronostico, come ogni anno, dico che la Roma arriverà prima perché non bisogna mai smettere di sognare». © Copyright Università Niccolò Cusano
Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: ufficiostampa@ unicusano.it
mercoledì 21 settembre 2016
UNICUSANO FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
cultura e ricerca
L’importanza di capire i rischi di investimento L’istruzione finanziaria è ormai indispensabile per i risparmiatori L’analisi del rettore dell’Università Niccolò Cusano, Fabio Fortuna pri risparmi; si registra, tuttavia, l’aumento dal 18% al 28% di coloro che consultano un operatore specializzato. La consapevolezza della scarsa conoscenza e competenza nel settore si va sempre più rafforzando negli ultimi anni, in virtù della difficile comprensione delle numerosissime notizie di carattere economico-finanziario - che ormai permeano qualsiasi fonte di informazione - e delle problematiche di scelta derivanti dallo scarso rendimento - in alcuni casi negativo – di investimenti come i titoli del debito pubblico e le obbligazioni. Tentativi anche ben strutturati e seri per migliorare la situazione si sono realizzati nell’ambito di iniziative concepite da organi istituzionali.
SEGUE DA PAGINA I
Qualche giorno fa è stato reso pubblico un Rapporto elaborato da Consob - Gfk Eurisco-Osservatorio su “L’approccio alla finanza e gli investimenti delle famiglie italiane” basato su un campione d’intervistati, in cui sono evidenti le carenze di conoscenze e competenze finanziarie idonee a permettere scelte d’investimento consapevoli. Al quesito riguardante il concetto d’inflazione, il 50% degli italiani ha risposto di non saper rispondere e il 7% lo ha fatto in modo errato; il 34% non conosce il significato dell’espressione rischio-rendimento e il 22% lo conosce in modo errato; il 78% non sa cosa siano i tassi negativi, di cui così spesso si parla in questo periodo. Per quanto riguarda le principali caratteristiche dei prodotti finanziari, sono emersi i seguenti risultati: il termine volatilità è sconosciuto al 47% e il 12% ne ha un’idea scorretta; azioni e obbligazioni non sono conosciute dal 46% e il 24% ne ha un’idea errata; il 57% non sa cosa siano i fondi comuni d’investimento e il 16% ha risposto erroneamente; l’espressione rischiosità dei prodotti è sco-
nosciuta al 50% degli intervistati e il 34% ne ha un’idea sbagliata; il 66% non sa cosa vuol dire l’espressione rendimenti a lungo termine e il 15% la conosce in modo errato. Se poi si passa a espressioni meno diffuse e più sofisticate, come, ad esempio, equity crowdfunding - che riguarda investimenti via web su piccole imprese non quo-
tate - la percentuale di coloro che non la conoscono sale al 74 per cento. Il problema dell’alfabetizzazione finanziaria, quindi, rimane di grande attualità, visto che prevale largamente la percentuale di persone che non hanno sufficienti conoscenze e competenze finanziarie. Più del 20% degli
intervistati dichiara di non conoscere sufficientemente le caratteristiche di nessuno strumento finanziario, l’8% non conosce bene i titoli di cui è in possesso. È molto elevata la percentuale di coloro che ancora fanno ricorso a parenti e amici (scesa comunque dal 44% al 38%) per avere consigli sulle modalità d’investimento dei pro-
Secondo un’indagine coordinata dalla Fondazione Rosselli con Banca d’Italia, Covip, Ivass, Consob, Museo del Risparmio e Feduf, sono circa 250 i soggetti che promuovono l’educazione finanziaria per adulti e studenti. Le iniziative nel triennio 2012-2014 sono state circa 200, con partecipazioni interessanti sotto il profilo della numerosità e diversificate a seconda dei soggetti desti-
ottica, è necessario un impegno dei mass media, che possono diventare insostituibili veicoli di trasmissione di concetti spiegati con semplicità e chiarezza e pienamente fruibili da qualunque fascia di destinatari, almeno tra gli adulti. Per gli studenti, è indispensabile pensare all’inserimento graduale nei vari livelli attraverso corsi specifici tenuti da soggetti adeguati, oppure trovando degli spazi all’interno di materie già esistenti.
natari (adulti o studenti). In particolare, nel mondo della scuola, la Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio (Feduf) ha elaborato un programma per favorire la diffusione di un minimo di cultura finanziaria con diversi gradi di approfondimento a seconda del diverso livello scolastico. L’impegno fino a oggi profuso, e qui sin-
teticamente descritto, è ammirevole ma è lasciato completamente alla buona volontà di alcune istituzioni, risultando quindi sporadico e frammentato. Se veramente si vuole migliorare in modo tangibile e produrre risultati significativi, è necessario muoversi con sistematicità e con l’impiego di risorse notevolmente maggiori. In questa
ciazione proprio per dare supporto agli afasici. «Si chiama AITA Onlus Regione Lazio, l’Associazione Italiana Afasici. È un’asso-
ciazione senza fini di lucro ed è rivolta alle persone affette da afasia. Si basa prevalentemente sul volontariato e la sua sede si trova presso
La frenetica evoluzione economico-finanziaria degli ultimi decenni, destinata peraltro a intensificarsi, determina l’esigenza di porsi il problema e di trovare soluzioni per attenuare fenomeni di preoccupante disinformazione che generano, in alcuni casi, veri e propri raggiri e truffe a danno degli investitori. Deve esistere un bagaglio minimo di conoscenze che possa consentire di capirci qualcosa. Non sarà sufficiente, ma non è una buona scusa per non fare molto di più di quanto si è fatto e si sta facendo. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano
medicina
Quando le parole diventano incubo il calvario dei malati di afasia melli di Roma ma ho perso l’uso della parola. Momenti terribili per me, per mia moglie Laura e tutta la mia famiglia, che mi è rimasta sempre accanto».
L’esperienza di Ercole Lauletta ai microfoni di Radio Cusano Campus Perdere la capacità di parlare, perdere il proprio linguaggio e cadere in un profondo abisso di silenzio. Quello che sembra l’inizio di un film dell’orrore è invece l’inizio della vera storia di un nutrizionista che delle parole aveva fatto gran parte della sua vita personale e professionale. Colpito da trombosi cerebrale, finisce in coma e al risveglio scopre di aver perso la capacità di parlare. Ercole Lauletta, questo il suo nome, inizia così il suo lungo viaggio verso vecchie amiche che deve riconquistare giorno dopo giorno: le sue parole, appunto. Ed è stato proprio il dottore Lauletta a raccontare questa condizione, quella di afasico, ad Andrea Lupoli, conduttore del programma “Genetica Oggi” su Radio Cusano Campus. Dottor Lauletta, lei è un nutrizionista che tre anni fa ha
incontrato l’afasia. «Sì, ho lavorato principalmente nel campo delle allergie e delle intolleranze alimentari. Tre anni fa mi trovavo all’estero proprio per lavoro. Ero a Tirana, in Albania, a metà gennaio, a un congres-
so dove dovevo presentare i risultati di una mia ricerca. Poco prima di iniziare la mia relazione mi sono sentito male, vittima di un forte mal di testa e alcuni miei amici medici, presenti con me quel giorno, mi hanno
prestato soccorso. Trasportato subito in aereo in Italia, a Roma, lì è finita la mia vita». Cos’era successo? «Sono entrato in coma a causa di una trombosi cerebrale. Sono stato operato al Ge-
La sua famiglia l’ha aiutata proprio nel suo percorso di recupero. «Sì, esattamente. Uscito fuori da quel momento difficile, a luglio sono tornato a casa. Avevo bisogno di riabilitazione perché in questi casi è fondamentale, e bisogna iniziarla subito. A casa la mia famiglia mi ha dato assistenza totale. Quando mi sono svegliato dal coma non riuscivo più a parlare e a camminare. Oggi parlo e cammino ma non so più leggere e scrivere. Tutti mi dicevano che soffrivano di afasia ma non sapevo cosa fosse. L’ho scoperto sulla mia pelle. Le persone colpite da afasia devono essere aiutate. Io ho iniziato a esercitarmi a parlare tutto il giorno dalla mattina alla sera. Ho visto tanti malati in stato di abbandono che ormai aspettano solo la morte». So che adesso collabora con sua moglie a un’asso-
genetica oggi, in onda su radio cusano campus La trasmissione “Genetica Oggi”, condotta da Andrea Lupoli, va in onda dal lunedì al venerdì su Radio Cusano Campus (89.1 in Fm a Roma e nel Lazio, in streaming su www.radiocusanocampus.it) dalle ore 12 alle 13.
L’Ospedale Santa Lucia di Roma. Sono tante le idee e tante le cose che si vorrebbero fare ma come sappiamo il volontariato ha bisogno di tempo, oltre che di altre risorse. Tutti noi cerchiamo di coinvolgere le persone anche grazie al nostro sito www.aita-lazio.it. L’idea di base è di coinvolgere familiari di persone afasiche e dargli supporto perché è la famiglia l’elemento che può fare la differenza per aiutare il paziente afasico». © Copyright Università Niccolò Cusano
IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
mercoledì 21 SETTEMBRE 2016
CULTURA
Gli anni settanta Mai così vicini
“Il tempo materiale” di Giorgio Vasta racconta il gioco-non-gioco di tre undicenni nella Palermo nuova durante gli anni di piombo Il professor Gullo della Cusano e il collega Lunetta analizzano il romanzo Fine anni ’70. Nimbo, Raggio e Volo sono i nomi di battaglia di tre preadolescenti, “non-ragazzini”, che si muovono nella Palermo nuova, quel segmento metropolitano che rappresenta, materialmente e culturalmente, l’evoluzione più recente di una città la cui vera anima esiste altrove, in una dimensione dialettale, sporca e vitale che non verrà nemmeno menzionata dall’autore. I tre protagonisti vivono e respirano, attraverso i racconti di tv e giornali, il clima cupo, ideologico e mortifero dell’Italia degli anni di piombo e, in un percorso di lenta e progressiva identificazione, inizieranno a progettare e replicare, localmente e in scala, una serie di attentati che culmineranno nell’uccisione di un loro compagno di classe. IL NARRATORE. Un romanzo crudele e delicato allo stes-
so tempo, nel quale l’autore, fin dall’inizio, riesce, attraverso una magistrale descrizione linguistica dell’iconografia del tempo (l’Intervallo, “giostra lenta dell’oblio”, il Carosello, “radiografia della gioia”, le polaroid, Mike Bongiorno, il salto dello steccato dell’Olio Cuore, la 127 bianca) a riproiettarci in un mondo e in un tempo lontani. I protagonisti, racchiusi all’interno di un corpo e di un mondo che riconoscono loro uno status esclusivamente infantile, pensano, parlano e agiscono con lucidità e determinazione da adulti. E il loro mondo interiore, pervaso da una freddezza e da una mancanza di affettività a tratti esasperante, è raccontato attraverso il linguaggio analitico, concettuale, rigoroso di cui l’autore dota il Nimbo, il ragazzino-cronista delle vicende, ossessionato dalla sintassi delle Brigate Rosse e convinto, dopo una bella interrogazione a scuola, di possedere una capacità “mitopoietica”.
IL NEMICO. Un gioco-non-gio-
Giorgio Vasta, autore de “Il tempo materiale” edito da Minimum Fax L’ATMOSFERA. Sarà alla fine lo
stesso Nimbo l’unico capace di tornare indietro dall’abisso, riscattando le proprie scelte nell’amore per una coetanea, e permettendo alla storia
di accedere a un finale arioso, vitale, raccontato da un linguaggio finalmente commosso e commovente. Una conclusione che riesce a trascendere e trasfigurare tutto
ciò che viene prima, rivelando quanto sia stata grande, nel corso di tutto il libro, l’abilità del narratore nel creare atmosfere e personaggi attraverso le parole.
Referendum
La riforma che non semplifica La riflessione sul voto di ottobre del professor Federico Girelli della Cusano «Io non credo che se entrasse in vigore la riforma ci sarebbe un pericolo per la democrazia o una deriva autoritaria. Ritengo però che questa riforma susciti serie perplessità per l’intervento sul processo legislativo». È la riflessione di Federico Girelli, docente di diritto costituzionale all’Uni-
versità Niccolò Cusano, sulla riforma costituzionale voluta dal governo Renzi e su cui pende il referendum. «Se l’intento era quello di snellire il funzionamento della macchina costituzionale - spiega il professore - non mi pare che le modifiche sull’iter legislativo vadano nel senso della semplificazione, anzi tutt’altro. È stato sì superato il bicameralismo perfetto però dobbiamo dire, per amore di verità, che il Senato non è stato soppresso: entra, e come, sul procedimento legislativo e se prima per il riparto di competenze litigavano Stato e Regio-
guardano in primis il fascino che tutte le ideologie e gli estremismi rivelano nell’incontro con il bisogno d’identità dell’ individuo: i tre protagonisti, non casualmente giovanissimi (chi più di loro, infatti, necessita di sapere chi è?), forse nemmeno casualmente collocati nella Palermo nuova, provano a trovare il loro posto nel mondo non attraverso una calda rivoluzione o una vera ribellione (per esempio alla normale anonimità delle loro famiglie), ma attraverso una profonda identificazione con estremismi lontani, assoluti, inumani, con gelide utopie totalitariste proposte da adulti le cui gesta vengono divulgate dai media e generano profondo scalpore, sgomento, desiderio di emulazione: pensieri, parole e azioni che separano nettamente, che creano cesure tra un mondo e un altro, ma che rappresentano al contempo rassicuranti ancore di senso e riconoscimento per tre bambini che sentono di non essere come gli altri («Lucidi, separati, ostili. Undicenni lettori di giornali, ascoltatori di telegiornali. Della cronaca politica. Concentrati e abrasivi. Critici, tetri. Preadolescenti anomali… i nostri compagni di classe non ci riconoscono. Per loro siamo delle anomalie»).
ni, ora inizieranno a farlo Camera e Senato. A questo punto dico che era meglio abolire davvero il Senato e passare al monocameralismo. Così mi pare un testo abbastanza pasticciato». I COSTI. Quanto alla tesi del ta-
punto di vista tecnico è una strada percorribile, ma non dobbiamo dimenticare che questo tipo di riforme hanno un fortissimo tasso di politicità e se facessimo finta che la politica non c’è non comprenderemo a fondo la questione». Le modifiche sulla decretazione d’urgenza «vanno bene - sottolinea il docente della Cusano - ma le nuove norme introdotte ripetono l’acquisizione della giurisprudenza in materia di Costituzione già operante».
glio dei costi, Girelli osserva: «Il risparmio è una cosa che si tira fuori per cercare il consenso. Sopprimere il Cnel o il Senato non porta a risanare i bilanci». Per snellire l’iter legislativo si poteva anche procedere con la modifica dei regolamenti parlamentari – con- LEGGE ELETTORALE. Capitolo tinua il professore - «da un Italicum. I sostenitori del no
al referendum temono che il combinato disposto della riforma costituzionale con la nuova legge elettorale metta a rischio la democrazia con la creazione di una camera monocolore. «Non credo - commenta Girelli - perché la presenza ingombrante del Senato non è stata soppressa». Certo l’Italicum, osserva l’esperto di diritto costituzionale, ha una criticità nel meccanismo scelto per il ballottaggio: «Rispetto al Porcellum, è stato introdotto indubbiamente il correttivo dell’accesso al premio di maggioranza con almeno il 4%, ma se nes-
ATTUALITÀ. Ma ciò che più col-
pisce ne “Il tempo materiale” è anche e soprattutto, all’interno di una cornice chiaramente metaforica, il riferimento a temi di stretta attualità che ri-
suno lo raggiunge, si pone rischio che i primi due che accedono al ballottaggio abbiano l’uno il 20% e l’altro il 19%, e uno dei due prenderebbe la maggioranza dei seggi in parlamento» con una «enorme discrasia tra il peso elettorale effettivo del partito vincente e il risultato in termini di seggi conquistati: questo potrebbe essere oggetto di censura da parte della Corte costituzionale». In ogni caso, per Girelli, anche se la legge elettorale cambiasse, le modifiche non farebbero venire meno le perplessità «che obiettivamente fa nascere il testo di riforma costituzionale approvato. Sul piano tecnico le cose vanno lette congiuntamente ma anche tenute distinte. Dire che mettendo a posto la legge elettorale la riforma della Costituzione funziona, è una lettura politica».
co che diviene inevitabilmente tragedia perché connesso alle distorsioni estreme di una comunicazione originariamente malata, che, arrivando senza alcun filtro interpretativo e affettivo, infetta come un virus le menti dei tre. I messaggi delle Br sono seducenti e spingono ad annullare le emozioni, gli affetti, le relazioni per ricercare a tutti i costi un nemico e, di fatto, un’identità. Alla fine della folle corsa i tre ragazzini vedono il nemico ovunque e sentono di potere colpire chiunque. Scelgono una vittima del tutto anonima, un compagno di classe
RIFORME. Ma soprattutto, con-
clude l’esperto di diritto costituzionale «l’errore fatto è stato quello di personalizzare la revisione della Carta costituzionale: quando si chiamano i cittadini a pronunciarsi su una questione delicatissima come la revisione della Costituzione, non si deve confondere il voto con l’apprezzamento o meno su una persona o su un indirizzo politico contingente. Quando si interviene sulla Costituzione dovrebbe prevalere il sentimento di unità nazionale». Il docente voterà no al referendum, «non per antipatia – precisa - ma per serie motivazioni tecniche. Mi sembra che ci sia innamorati dell’idea di cambiare per cambiare, tanto per dire che si è fatto un intervento di cambiamento, e invece occorre cambiare per fare quello che serve.
molto isolato che viene ucciso senza nemmeno opporsi. E il prodotto del loro grande sforzo intellettuale e identitario diventa semplicemente la morte, la negazione assoluta dell’altro. Un racconto che genera una forte risonanza con quello che sta avvenendo ai giorni nostri e che può indubbiamente aiutare a riflettere sulla genesi e l’evoluzione di percorsi di affiliazione apparentemente incomprensibili. IL SIMBOLISMO. Grandi protago-
nisti del romanzo sono anche i simboli, il linguaggio, le parole: elementi che questa volta non liberano e non curano, ma al contrario, nella loro connotazione più intensa inaspriscono, esaltano, forniscono un’immagine del mondo nella quale si può trovare posto e certezza («Le Br parlano, o meglio scrivono, come noi. I loro comunicati sono complessi, le frasi lunghe e potenti. Sono gli unici in Italia a scrivere così… le frasi delle Br fabbricano il mondo a forma di morto facendo finta di immaginare il futuro, la vita che verrà»). Parole che diventano anche una prigione inespugnabile per la mente. Esattamente come i comunicati terroristici dei giorni nostri, che viaggiano sulle reti generando proseliti e spinte emulative, le parole delle Br, e quelle riflesse dei protagonisti, divengono delle sovrastrutture che isolano emozionalmente. La salvezza di Nimbo avverrà quando, di fronte alla prospettiva di dover sacrificare la coetanea di cui è innamorato, tornerà a essere ragazzino e, mandando in pezzi l’utopia, riuscirà a recuperare il momento del dolore. Alessandro Lunetta Psicologo clinico Psicoterapeuta Salvatore Gullo Professore Associato di Psicologia Dinamica Università Niccolò Cusano
Mio zio medico mi ripeteva che “il primo comandamento del medico non è curare ma non peggiorare”». In ogni caso, conclude il professore, «non credo che se la riforma verrà approvata accadrà una catastrofe ma sarebbe meglio pensarci prima, perché le riforme devono durare nel tempo. La Costituzione mira all’eternità, gli interventi di modifica non hanno la stessa vocazione ma si devono inserire in un solco di durata, perché la Costituzione non si modifica a intermittenza. Considerato che la nostra è rigida, occorre trovare quel largo consenso che legittima l’intervento. L’opera politica è trovare la massimizzazione dei consensi. I padri costituenti avevano posizioni lontanissime eppure il patto fondamentale è stato stretto». © Copyright Università Niccolò Cusano
mercoledì 21 settembre 2016
Unicusano FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
Cultura
Fabbro e artista Una ricerca continua
La sperimentazione nei lavori di Gabriele Simei: sport e scienza sono gli elementi principali che caratterizzano le sue opere Alcune sue sculture sono esposte alla Cusano: «L’arte è una perenne mutazione» Si definisce “fabbro” con orgoglio perché la ricerca sui materiali – in questo caso sul ferro - e la sperimentazione incessante sono le linee guida di qualsiasi artista. E il termine “fabbro” è alto quanto la parola “artista” perché comprende una conoscenza delle linee e della materia. L’opera di Gabriele Simei (www.gabrielesimei.it) affonda le radici nel design contemporaneo e deriva dalla volontà di approfondire sempre la ricerca sui metalli all’insegna di un connubio tra nuove e antiche tecniche di lavorazione. Intervistato da Radio Cusano Campus, Simei ha parlato della sua visione artistica personale.
trata la passione per l’arte. Quando ero giovane, realizzavo delle grandi lime alte diversi metri, che simboleggiavano l’emblema del lavoro pulito. Qualche anno fa ho elaborato un concept sul lavoro dinamico, che ho chiamato “Flussi”: è come se fosse un’opera su un pentagramma dove si inseriscono delle sfere tra gli spazi; da qui deriva l’armonia che è connessione tra musica e cosmo». Alcune sue opere sono in esposizione al campus dell’Università Niccolò Cusano, in via Gnocchi a Roma. Una in particolare campeggia all’ingresso dell’Ateneo. «Si tratta di un quadro di lamiera, con delle mani di ferro che tengono un libro di bronzo: l’opera riporta una frase di Niccolò Cusano che trovo splendida: “In una creatura qualunque, l’uni-
Come è nata la sua passione? «Ho uno studio-laboratorio alla Magliana che la mia famiglia porta avanti da sempre. Ho cominciato con il lavoro artigianale poi è suben-
verso è questa stessa creatura”. In quel caso è la materia stessa che parla: il ferro ci dà la forza della frase e del personaggio che l’ha creata». Alcune delle sue opere traggono anche ispirazione dallo sport. «Ho sempre preferito sport che garantissero il contatto con la natura: in questo modo si è formato il mio corpo ed è cresciuta la mia mente. Non mi interessa molto la competizione, quanto più la condivisione e la natura. In questo senso lo sport è una continua fonte di ispirazione». Appassionati e curiosi possono visitare il suo laboratorio romano? «Certo, è uno spazio aperto a tutti. Si trova in vicolo Pian Due Torri 30, vicino al Tevere in un’area molto suggestiva». © Copyright Università Niccolò Cusano
libri
“Il buio” di Lemony Snicket che non fa paura ai bambini Nuovo romanzo di Daniel Handler con lo pseudonimo per la letteratura d’infanzia Marcel Proust diceva che i veri libri dovevano essere figli non della luce e delle chiacchiere ma dell’oscurità e del silenzio. Probabilmente allora avrebbe apprezzato “Il Buio” (edito da Salani) di Lemony Snicket, pseudonimo usato dall’autore Daniel Handler nei suoi libri per bambini. Un delizioso volume che in 48 pagine parla proprio del buio ma con una poesia e una leggerezza tale che potrà aiutare i più piccoli a superare la paura più grande: quella dell’oscurità. Un volume capace però di attirare l’attenzione anche dei più grandi che magari, in modo inconfessato, temono ancora che nell’ombra possa dimorare qualche strana creatura.
è uno straordinario libro che con una storia immediata e dolcissima può davvero fare la differenza nella lotta contro il profondo nero. Il volume, di pregio, è un cartonato con sovraccoperta che fa dei di-
segni il punto di forza dell’intera narrazione. L’illustratore Jon Klassen riesce a giocare con ombre e luci realizzan-
Jon Klassen ha disegnato tavole e fumetti che danno forza alla narrazione do una serie di tavole evocative e dalla straordinaria forza narrativa. Passo dopo passo Lucio - questo il nome del protagonista - scoprirà che il buio può essere un amico e che alla fine si ha paura di lui solo perché non lo si conosce. La Salani si dimostra, ancora una volta, una delle realtà editoriali più attente a un certo tipo di lettori, portando in Italia libri dall’alto potere formativo e dall’incantevole veste grafica. © Copyright Università Niccolò Cusano
LE TAVOLE DI KLASSEN.
Se guardi nel buio a lungo, c’è sempre qualcosa. È la paura per eccellenza, atavica e spesso difficile da superare quando si è ormai adulti. Il buio rappresenta l’ignoto e nell’oscurità tutto può nascondersi, comprese le nostre altre paure. Ma se un adulto possiede strumenti cognitivi capaci di aiutarlo a fare luce, cosa rimane a un bambino? “Il Buio”
L’interno del libro “Il buio” di Lemony Snicket in una delle illustrazioni di Klassen
VI unicusano focus CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
sport, disabilità e cultura
il sogno mondiale adesso è realtà
mercoledì 21 settembre 2016
disabili e occupazione
Coop La Via e il progetto di lavoro Sama
Ai Giochi Invernali Special Olympics in programma nel marzo 2017 in Austria ci sarà anche Paola Bagliardo: gareggerà nello sci di fondo turo che si è via via costruito sulla base di continue attenzioni e ricerca di opportunità per Paola. Impegno e attività che per lei, come per ogni altra persona nel mondo, seppur con tempi e modalità differenti, hanno rappresentato quei presupposti fondamentali per una crescita costante».
La 32enne di Cuneo è stata selezionata nella squadra azzurra insieme ad altri 33 Atleti La madre Paola: «Grazie allo sport ha fatto esperienze difficilmente realizzabili» «Abbiamo saputo che Paola aveva la sindrome di Down solo nel momento in cui è nata, a Cuneo, 32 anni fa. In quel momento non ho avuto il tempo di pormi troppe domande, il primo pensiero era rivolto alla sua salute, al fatto che non vi fossero complicazioni», racconta Elsa Bagliardo, la madre di Paola. «Successivamente, l’attenzione si è spostata sul cercare di capire quali difficoltà avrebbe potuto maggiormente incontrare mia figlia – continua la madre In questo senso, mia cognata, insegnante di sostegno, è stata per noi di grandissimo aiuto».
Lo sport. «Tra
Paola Bagliardo difenderà l’azzurro ai Giochi Mondiali Invernali Special Olympics
questi presupposti – prosegue Elsa – si colloca l’attività sportiva che Paola ha iniziato a praticare quando era in terza media grazie alla professoressa di educazione fisica, la stessa che ci ha poi permesso di conoscere AmicoSport, team Special Olympics di Cuneo, facendoci scoprire un’opportunità preziosa, che non si è ridotta al praticare sport, ma si è tradotta nello sperimentare nuove esperienze altrimenti difficilmente realizzabili. Oggi Paola è più forte, più autonoma». CHIAVE DI VOLTA. Il suo per-
corso con Special Olympics è iniziato con il nuoto e parallelamente con lo sci di fondo. Si allenava con regolarità ma richiedeva l’attenzione di un tecnico che la seguisse individualmente, poi sono iniziate le gare, la partecipazione agli eventi: «Forse in questo momento qualcosa è iniziato a cambiare in modo sostanziale – spiega il genitore di Paola Vivere l’evento da atleta, da protagonista, ha rappresentato la chiave di volta del suo percorso verso l’autonomia. Ogni volta che faceva ritorno a casa, il suo viso era radioso, era sempre allegra e soddisfatta, anche se stanca. Partecipando alle gare di Special Olympics Paola ha conosciuto tante persone: un’ottima scuola per mettere alla prova le sue capa-
i primi anni. «Quando Pao-
la aveva circa 7 mesi - spiega la madre - ci siamo messi in contatto con il Cepim di Torino e attraverso uno psicologo abbiamo iniziato, a livello motorio, a stimolarla nel fare esercizi utili all’equilibrio. Spostamenti continui e a casa un lavoro costante: è iniziata così la nostra vita con Paola e, attraverso lei, la conoscenza di una dimensione prima sconosciuta, che spaventa ma che allo stesso tempo ti impone, come genitore, di affrontarla nel migliore dei modi per garantire, ai propri figli, il miglior futuro possibile. Un fu-
cità, non solo sportive, ma anche relazionali». I GIOCHI. Paola ha partecipato ogni anno ai Giochi Nazionali Special Olympics, estivi e invernali e ha già vissuto due eventi internazionali, e non solo in qualità di Atleta. Nel 2006, infatti, Paola è stata chiamata a partecipare agli Special Olympics European Youth Games a Roma come volontaria speciale, dando il suo contributo alla macchina organizzativa dei Giochi. Nel 2011, invece, ha partecipato con il suo team Amico Sport ai Giochi Nazionali Estivi di Special Olympics in Germania. AUTONOMIA. Grazie allo sport
Paola ha iniziato a viaggiare da sola, con la sua squadra: «Prepara le valigie per tempo, con molta cura e attenzione, non dimentica mai nulla – rivela mamma Elsa Per lei è importante la precisione che ben si sposa con il suo piccolo mondo fatto di certezze. Per lei conta l’impegno e oggi è proprio questa sua forte determinazione ad averla premiata con un’altra opportunità, la più grande». Paola, infatti, parteciperà ai Giochi Mondiali Invernali Special Olympics che si terranno in Austria dal 14 al 25 marzo 2017. Sarà una dei 34 Atleti che rappresenteranno l’Italia all’evento più importante dell’anno, gareggiando nello sci di fondo. «Pazienza, non ho vinto, sarà per la prossima volta, sono contenta così», è la frase che Paola ripete ogni volta in cui non riesce a raggiungere l’obiettivo. L’Austria è alle porte e Paola proverà, come sempre, a dare il meglio di sé. Ma la vittoria è già arrivata con la convocazione e una nuova esperienza di vita.
Entro il 31 dicembre di ogni anno, le aziende devono comunicare alla Provincia il progetto sui dipendenti svantaggiati come indicato della legge 68 del 1999. Per alcune realtà la normativa può sembrare un obbligo. Ma nel bellunese c’è un progetto della Cooperativa La Via che ha come obiettivo trasformare questa legge in una risorsa, in un’opportunità. La cooperativa opera da anni in Veneto e la sua sede è ad Agordo, in provincia di Belluno, e da lì ha sviluppato il proprio radicamento territoriale. In quanto cooperativa sociale di tipo B, il suo obiettivo principale è il benessere psicofisico delle persone in difficoltà attraverso il loro inserimento attivo nel mondo del lavoro. COME FUNZIONA. Il progetto si
chiama Sama ed è una vera e propria fabbrica. Aperta 16 anni fa a Sedico, realizza prodotti metalmeccanici, elettronici, per l’occhialeria e per il polo del freddo. I suoi dipen-
L’associazione ha dato vita a un’azienda i cui dipendenti sono disabili denti, che hanno toccato quota 60, sono persone con disagi fisici o psichici, tutte retribuite. L’idea alla base è semplice: formare questi nuovi lavoratori per tre anni grazie a una squadra di otto tecnici e un ingegnere affinché possano poi proseguire il loro percorso in aziende “normali”. E sono già 15 i dipendenti della Sama che hanno trovato un nuovo contratto, dimostrazione dell’efficacia del progetto. In questo modo, le società che devono assumere dipendenti secondo la legge 68/99 possono farlo con la sicurezza di avere una reale risorsa, contribuendo al loro inserimento nella società come figure attive e produttive. © Copyright Università Niccolò Cusano
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giustizia, parla il professor giunchedi
Depenalizzazione dei reati, una scelta ponderata Lo scorso febbraio il governo ha depenalizzato 41 reati, di fatto spariti dal Codice penale e dalle leggi speciali (salva la presenza di aggravanti che assurgono a figure di reati autonomi), per trasformarsi in illeciti civili e amministrativi puniti con sanzioni pecuniarie. Il professor Filippo Giunchedi, docente di Diritto processuale penale all’Università Niccolò Cusano, è intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus durante la diretta della trasmissione “Legge o giustizia” per fare chiarezza sul tema. Professore, qual è stata la genesi di queste depenalizzazioni? «Da qualche anno siamo di fronte a una saturazione della giustizia. Sfrondare il catalo-
«Una decisione presa per evitare ulteriori sanzioni da Strasburgo alle nostre carceri» go dei reati, soprattutto quelli penali, è diventata una necessità. Da qualche parte bisognava intervenire e lo ha fatto il legislatore mediante due decreti legislativi che sono entrati in vigore all’inizio del 2016, il numero 7 e il numero 8. La decisione è conseguenza di una legge delega entrata in vigore nel 2014, la numero 67, che aveva lo scopo di evitare che l’Italia venisse reiteratamente condannata dalla Corte di Strasburgo in riferimento allo stato di ina-
deguatezza delle sue carceri. Per questo motivo sono stati messi in atto una serie di interventi per evitare di far accedere agli istituti di pena troppe persone. Ovviamente il problema andava risolto alle radici e non solo nella fase terminale ed esecutiva, ciò quella dell’ingresso nelle carceri». Che tipo di reati sono stati depenalizzati? «I due decreti legislativi numero 7 e numero 8 del 2016 sono stati emanati in immediata successione facendo sì che, con sfumature abbastanza evidenti, si impedisse di far sfociare in materia penale qualcosa che prima lo era. Il decreto numero 7 si riferisce ai reati a istanza di parte, e prevede la sostituzione di
re i loro sforzi in indagini su casi più consistenti e su reati che offendono di più determinati beni».
determinati illeciti penali con le sanzioni di carattere civilistico. Con il decreto numero 8 il legislatore ha depenalizzato dei reati con delle pene più alte rispetto a quelle che fanno riferimento al numero 7, erogando delle sanzioni di carattere amministrativo. Se con il decreto 7 si è gridato meno allo scandalo, perché ad esempio sono stati depenalizzati i reati di ingiuria, appropriazioni indebi-
te minori, danneggiamento, cioè reati che tutto sommato hanno una natura prettamente civilistica, hanno creato qualche problema maggiore in più quelli afferenti al numero 8». Gli effetti di questo taglio si sono avvertiti? «Certamente. I due decreti hanno sfrondato il carico penale delle Procure, permettendogli di poter concentra-
Può farci un esempio concreto? «Prendiamo in esame un reato depenalizzato come l’ingiuria. In una mattinata, in un’aula di giustizia ce ne sono almeno tre, quattro casi. Sono processi che comportano un certo carico di lavoro perché bisogna citare i testimoni ed è molto frequente che si snodino in quattro o cinque udienze. Io ritengo che i benefici di queste depenalizzazioni siano maggiori degli svantaggi. Se ci si lamenta del sovraccarico della giustizia, da qualche parte bisogna intervenire, anche se inevitabilmente si scontenta qualcuno».
Quali reati non avrebbe depenalizzato? «Credo che il legislatore non abbia sbagliato nulla. Forse si sarebbe potuto incrementare, addirittura, il numero dei reati. Ad esempio, io eviterei la procedibilità per la querela, che tutela interessi privatistici che finiscono per intasare la giustizia. Da un episodio banale, che si può risolvere con una stret-
ta di mano o una lite sostenuta, si moltiplicano i processi. Capisco che certi settori della classe forense lamenteranno queste depenalizzazioni, e penso soprattutto ai giovani avvocati che si occupano di questi casi e non avranno più la possibilità di patrocinare queste cause perché non hanno più rilevanza penale». © Copyright Università Niccolò Cusano
Legge 0 giustizia, in onda su radio cusano campus Il programma “Legge o Giustizia”, condotto da Matteo Torrioli, è in onda su Radio Cusano Campo è dal lunedì al venerdì, dalle ore 20 alle ore 21. È realizzato in collaborazione con la facoltà di Giurisprudenza dell’Università Niccolò Cusano.
mercoledì 21 settembre 2016
unicusano focus VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
la cusano E il calcio
Tesser e l’importanza di lavorare con etica
Il tecnico punta a riportare in Serie B la Cremonese dopo 10 anni: «Difendo il rispetto per la maglia come simbolo di una comunità» «Nel calcio puoi vincere o perdere ma con la certezza di aver fatto tutto nel modo giusto» Rampulla, Favalli, Gualco, Zmuda, Cabrini, Prandelli, Lombardo, Limpar, Maspero, Dezotti, Vialli. Magari non sarà l’undici all-time più forte nella storia della Cremonese ma è quello che senza particolare fatica può venire in mente agli appassionati di calcio, magari lasciando in panchina qualche pezzo da novanta come Chiesa o Sirigu. I tempi di Luzzara sono lontani, così come le stagioni con Gigi Simoni o il gol di Rampulla, primo portiere ad andare a segno in Serie A. Il segreto di quella società era tutta nella passione del patron Domenico Luzzara, imprenditore cremonese doc e tifoso grigiorosso. Dopo venti anni spesi nel tentativo di tornare tra i grandi e dieci di pochissima fortuna in Serie C (soprattutto ai play off), ecco che gli ingredienti per un piccolo grande passo in avanti ci sono tutti: il patron è il cavalier Arvedi, imprenditore di successo, innamorato della squadra e anche lui cremonese doc. Dopo aver rilevato la società, salvandola da una situazione economica precaria, sta puntando al ritorno tra i cadetti costruendo squadre sempre competitive, oltre a un centro per il settore giovanile nuovo di zecca. Il problema più grande per la proprietà è stato trovare il tecnico giusto per completare l’opera, e ne sono passati oltre una dozzina finora. In questa stagione c’è Attilio Tesser: esperto, già vincente e soprattutto uomo molto intelligente. Mister, dove e come inizia il suo lavoro quando intraprende una nuova avventura sportiva? «Sono un allenatore tutto casa e campo, quindi mi dedico completamente ai giocatori. L’aspetto a cui do sem-
Un obiettivo non semplice: la B manca da 10 anni, la A addirittura da 20. «Cremona ha visto un bel calcio per tanti anni ma ora fatica a ritrovare la sua giusta dimensione, quindi io e i giocatori dobbiamo ridare fiducia nel futuro ai tifosi. La proprietà Arvedi ce la sta mettendo tutta per salire ma la Lega Pro ormai è davvero difficile. I club che riescono a salire in Serie B ci hanno provato per anni, e penso alla mia esperienza a Novara o quella recentissima del Benevento».
pre maggiore importanza, e non solo all’inizio di una stagione, è fare capire alla squadra quanto sia importante avere rispetto per la maglia che si indossa, rispettandola io per primo per dare il giusto esempo. Una maglia rappresenta il simbolo che identifica una comunità, una città, spesso una provincia. E rispetto significa mantenere sempre un comportamento professionale dentro e fuori dal campo tutti i giorni». È possibile fare un ragionamento del genere a qualsiasi livello? «Ritengo di sì, anche se più il club è grande più è difficile. Io credo fortemente alla necessarietà della correttezza nello sport per vincere, e anche in una società di valore internazionale questo può fare la differenza. Penso possa fungere da mastice per unire la squadra e unire in genere tutto il club. Può sembrare un pensiero banale ma è importante lavorare con etica. Poi si può vincere, si può perdere ma dentro biAttilio Tesser, 58 anni, è alla prima stagione sulla panchina della Cremonese
sogna essere convinti di aver fatto tutto nel modo giusto». Da dove nasce questo approccio? «Da mio padre. Mi diceva di impegnarmi sempre e rispettare tutti. Ormai ne ho fatto una ragione di vita». Oggi è alla Cremonese. Lei ha scelto di fare un passo indietro in una categoria in cui lei mancava dai tempi del Novara. Che tipo di scelta è stata la sua? «Una scelta ponderata. Non nascondo che sarei potuto restare in categorie superiori ma ho voluto tentare questa sfida perché l’ho sentita mia. Da qualche anno c’era l’opportunità di lavorare a Cremona e la città, il seguito dei tifosi, la bontà delle strutture e in primis gli obiettivi della società mi hanno convinto. Non ho dato grande importanza alla categoria ma alla volontà condivisa di far bene e di tornare in alto».
Siete partiti bene ma il campionato è lunghissimo. Possiamo dichiarare l’obiettivo della Cremonese? «Insieme ad Alessandria, Livorno e Arezzo giochiamo per un posto al sole. Mi aspetto anche che si aggiunga un’outsider, come in tutte le stagioni. Avere coscienza di dover vincere non significa nulla nell’approccio alle partite, e avere giocatori conosciuti o fuori categoria non significa nulla: ogni partita è una battaglia, serve un gruppo che creda davvero ai tre punti in tutte le partite, soprattutto in quelle che appaiono più semplici sulla carta e dove si decide la stagione». In passato lei ha sottolineato come la comunicazione in ambito calcistico tenda a dare risalto ad alcuni gesti tecnici, quelli più spettacolari, mettendo in secondo piano quelli meno “a effetto”, come una diagonale ben fatta. «Il gesto tecnico sarebbe l’essenza del gioco. Vedere un dribbling o un colpo di tacco fa battere le mani a tutto uno stadio, e anche a me. Ma nella considerazione che nel calcio valgono i numeri, una diagonale può impedire di subire un gol, quindi può avere lo stesso peso di un gol fatto. È un’operazione di intelletto non indifferente in una logica collettiva. Mi piacerebbe che le due giocate avessero lo stesso valore». © Copyright Università Niccolò Cusano
L’esultanza di uno dei ragazzi della Juniores nazionale
Il vivaio dell’UnicusanoFondi
Un weekend in perfetto equilibrio Esordio con pari per la Juniores Successo e ko delle due Under contro la Samb Una vittoria, un pareggio, una sconfitta. Perfetto equilibrio nel bilancio delle gare che hanno visto in campo nel fine settimana le squadre giovanili dell’UnicusanoFondi. Il weekend è iniziato con il pareggio della Juniores nazionale, alla sua gara d’esordio sul campo del Città di Ciampino; un 2-2 frutto di una doppia rimonta da parte dei giovanotti rossoblù, che adesso attendono il battesimo casalingo, in programma sabato contro il Monterosi. UNDER 15 E 17. Domenica mat-
tina è arrivata l’affermazione dell’Under 15, che a Madonna degli Angeli si è regalata contro la Sambenedet-
tese un successo utile a fare il paio con quello della settimana precedente; le reti di Valdes (secondo gol per lui) e di Di Preso hanno siglato una vittoria importante e meritata. Nel pomeriggio è poi giunta la sconfitta da parte degli Under 17, battuti sempre dalla Samb e ancora a secco dopo due turni. In attesa che il torneo riprenda (domenica prossima ci sarà un turno riposo), ci sarà tempo e modo per crescere e migliorare. ESORDIO DELLA BERRETTI. Sa-
bato pomeriggio prenderà il via anche il cammino della Berretti, ormai pronta a fare il suo esordio stagionale dopo un lungo e soddisfacente precampionato. I giovani fondani giocheranno la loro prima gara sul campo del Lecce, per un confronto di assoluto prestigio che precederà la sfida casalinga in programma la settimana prossima contro il Taranto. © Copyright Università Niccolò Cusano
L’Under 15 vittoriosa contro la Sambenedettese