Unicusano Focus - 14 giugno Balzaretti

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UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma

ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL

I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK martedì 14 giugno 2016 www.corrieredellosport.it

Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano

Migranti Medici in campo per l’inclusione

Start Up Disabilità La Cusano sostiene Quando il design le idee innovative diventa solidale

> A PAGINA III

> A PAGINA V

il punto

FEDERiCO

Le Olimpiadi 2024 a Roma: opportunità o minaccia?

BALZARETTI

formato europeo

> Calcio, spettacolo, famiglia e futuro l’ex azzurro racconta le proprie passioni: «Anche in televisione non indosso maschere» > A PAGINA II

LA VIGNETTA

special olympics

Nuoto, sci e autonomia una favola sportiva > A PAGINA IV Prodotto da “L’ Arte nel Cuore”, Disegni di Vincenzo Lomanto, Testi di Andrea Giovalè

> A PAGINA VI

I

l tema dell’organizzazione delle Olimpiadi a Roma nel 2024 è al centro dell’attenzione per la delicatezza delle scelta. è stato costituito un Comitato promotore per studiarne la fattibilità ma è doveroso ricordare che, nell’ipotesi della nostra candidatura, Parigi, Los Angeles e Budapest – e soprattutto i primi due – costituiscono concorrenti duri da sconfiggere. Molti sottolineano che le emergenze a Roma sono rilevanti ma ciò non deve costituire un ostacolo all’eventuale decisione positiva. I Giochi rappresentano un evento – non solo sportivo – che ha significative ripercussioni sull’economia del territorio in cui si svolge. È vero che la capitale si trova in una situazione di notevole difficoltà, ma ospitare le Olimpiadi può costituire un trampolino di lancio per lo sviluppo economico dell’area, soprattutto in considerazione dell’impatto occupazionale che queste ultime potrebbero originare. A tale proposito, si richiama l’attenzione sullo studio del Ceis dell’Università di Tor Vergata, secondo il quale a Roma si genererebbero 40 mila posti di lavoro e benefici per circa tre miliardi di euro: ciò è da dimostrare e verificare ma è comunque una previsione incoraggiante. Un sondaggio recentemente effettuato da SWG su un campione di 1.500 cittadini, inoltre, ha avuto un risultato positivo, nel senso che il 56% dei romani ha espresso parere favorevole, il 21% ha mostrato una tiepida propensione favorevole e soltanto il 23% è decisamente contrario. Tra le categorie maggiormente convinte, per motivazioni differenti ma convergenti, al primo posto gli studenti (76%), poi i giovani (66%), gli operai (65%) e i commercianti (59%). Esiste però un ampio fronte di aperta contrarietà per le note problematiche che Roma deve affrontare quotidianamente in relazione a sanità, istruzione, trasporti pubblici, infrastrutture, ecc. Chi ha ragione? Come in ogni situazione, qualunque scelta non può essere vincente al 100%: certo una decisione va presa tempestivamente, visti i tempi relativamente brevi, soprattutto se si propenderà per la candidatura. L’argomento è oggetto di controversia a livello politico – con una netta contrapposizione tra i due candidati alla carica di sindaco Giachetti (favorevole) e Raggi (contraria) – e potrebbe risultare determinante l’esito del ballottaggio del 19 giugno; in ogni caso, già molte dichiarazioni rese da soggetti direttamente coinvolti – tra cui il presidente del Coni, Giovanni Malagò, e il presidente del Comitato promotore, Luca Cordero di Montezemolo – evidenziano l’impossibilità di candidarsi nell’ipotesi di un sindaco contrario. Critiche e polemiche nascono dal fatto che all’evento a cinque cerchi si lega il sostenimento di ingenti costi, a cui spesso non corrisponde un ammontare di ricavi sufficiente a coprirli. L’esperienza maturata a livello internazionale dimostra che, a causa della rilevanza dei costi da sostenere, è molto difficile avere dei benefici significativi nel breve termine, ma sicuramente i vantaggi in termini economici arrivano, anche se sono diluiti in tempi medio-lunghi. L’eventuale organizzazione delle Olimpiadi a Roma gioverà soprattutto al recupero dell’immagine e della reputazione del nostro paese, fondamentali per renderlo più competitivo, attrarre investitori stranieri e rafforzare il settore del turismo, vitale per Roma e l’Italia. Si tratta di un’occasione importante per dimostrare al mondo intero che l’Italia, a 56 anni dalle ormai lontane Olimpiadi di Roma del 1960, è in grado di primeggiare in termini organizzativi e di tornare al rango che le compete nel novero dei paesi di riferimento nello scacchiere internazionale. Non è da sottovalutare, inoltre, l’entusiasmo che potrebbero generare sulla popolazione, come già è avvenuto per le Olimpiadi invernali di Torino e per l’Expo: in un periodo di così debole ripresa economica, la prospettiva di un evento del genere potrebbe essere estremamente importante per restituire fiducia ai cittadini. Credo che sia doveroso fronteggiare le emergenze ma che, nel contempo, si possa agire guardando al futuro, rendendole compatibili con l’organizzazione dei giochi e il conseguente sviluppo di progetti e opere destinati ad apportare benefici anche dopo la conclusione delle Olimpiadi. In fondo, stiamo parlando di un evento che si terrà nel 2024 – tra 8 anni – e c’è tutto il tempo per procedere in ambedue le direzioni. La soluzione ottimale, quindi, è da ricercarsi in un graduale ma deciso superamento delle attuali problematiche e nella contemporanea organizzazione dell’evento, ammesso che si vada avanti con la candidatura e si riesca a prevalere sugli agguerriti concorrenti. Fabio Fortuna, Magnifico Rettore Università degli Studi Niccolò Cusano


II unicusano focus CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 14 giugno 2016

sport E ricerca

la carriera

l’addio

Nel 2012 ko in finale con la Spagna

Un anno fa si è arreso alla pubalgia

Federico Balzaretti, 34 anni, ha vestito in carriera le maglie di Torino, Juventus, Fiorentina, Palermo e Roma. In Nazionale ha totalizzato 16 presenze, giocando l’Europeo 2012, chiuso con il ko in finale con la Spagna.

Costretto a chiudere con il calcio per la pubalgia, Balzaretti ha annunciato l’addio un anno fa con le lacrime agli occhi. «Il fisico mi ha fatto capire molto chiaramente che bisogna fermarsi. Nella vita a volte ci si trova a un bivio».

balzaretti «Porto in TELEVISIONE la mia passione»

Insieme a Sacchi e Tardelli commenta gli Europei sulla Rai: «La sfida è far convivere le analisi tecniche con lo show» «Il calciatore passa, l’uomo resta. Ed è bello essere apprezzati per quello che si è». Federico Balzaretti, torinese classe 1981, ex calciatore e ora dirigente della Roma, è rimasto nel cuore di tanti tifosi. Ora è alla conquista del pubblico televisivo di Rai1, tra i protagonisti de “Il grande match”, programma condotto da Flavio Insinna che va in onda dopo le partite degli Europei: «In tv sono me stesso. Nulla di costruito» racconta Balzaretti che sotto i riflettori del piccolo schermo appare disinvolto e a proprio agio: «Credo che la spontaneità e la genuinità vengano sempre premiate». Con lui in studio ci sono Arrigo Sacchi, Marco Tardelli, Katia Serra, Ivan Zazzaroni, Gianni Cerqueti e Jacopo Volpi. La parte tattica è invece curata da Marco Mazzocchi: «Una gran bella squadra» assicura Balzaretti. Come ti sei preparato per questa nuova avventura da opinionista? «Cerco di fare del mio meglio, il mondo della tv mi piace. Ci tengo molto e sono felice dell’opportunità che mi è stata data. Dopo una puntata mi rivedo sempre: ci tengo, voglio migliorare. Propongo le mie letture tecnico-tattiche dei match ma non c’è nulla di costruito. Vado a braccio, non recito un copione. Sono spontaneo, non maschero. Non sono mai stato bravo a farlo: mi si legge sempre tutto in faccia. Anche in tv mi presento per come sono».

Gioco di squadra «In trasmissione c’è un bel clima: “Il grande match” è un esperimento interessante» Vita privata «Educare i figli non significa solo dare il buon esempio ma anche farli esprimere»

La squadra di conduttori, giornalisti e opinionisti de “Il grande match” Foto Rai di Assunta Serviello

Che rapporto si è instaurato con il gruppo de “Il grande match” e com’è lavorare con Insinna? «In trasmissione c’è un bel clima: credo che “Il grande match” sia davvero un bell’esperimento. La squadra di opinionisti è fatta di personalità diverse ma tra tutti c’è stima reciproca oltre che grande competenza. A partire da Sacchi, con cui avevo avuto già modo di confrontarmi. E poi Katia, che è preparatissima, Ivan un vulcano di simpatia e Marco, un’icona del calcio italiano: mi emoziono solo a vederlo. Insinna, poi, è un gran padrone di casa: un vero professionista. È un programma per tutti: per chi non ne

Federico insieme alla moglie Eleonora Abbagnato

medicina

Le soluzioni contro la parodontite Il professor Martelli: «L’utilizzo del laser permette di battere l’infezione senza ricorrere al bisturi» Una ricerca destinata a rivoluzionare l’odontoiatria e in particolare la cura della parodontite, volgarmente conosciuta come piorrea, che ora è possibile debellare anche nelle sue forme più aggressive e spesso refrattarie alla terapia. è stato infatti recentemente presenta-

to il più grande studio mai realizzato in parodontologia a opera di un team di ricercatori italiani. Un addio al bisturi e alle incisioni per curare la piorrea. Ne ha parlato il professor Francesco Saverio Martelli, fondatore dell’EDN - Excellence Dental Network, medico chirurgo e odontoiatra, socio Fondatore dell’Accademia Italiana di Odontoiatria Microscopica, intervenendo su Radio Cusano Campus durante la diretta del programma “Genetica Oggi”. Prof. Martelli la parodon-

tite rappresenta una delle più complesse patologie del cavo orale. Ci aiuti a capire di cosa si tratta. «Parliamo di una malattia causata da una infezione, questa infezione però non è come le altre, legata a un microrganismo. è infatti un’infezione polimicrobica che la rende molto difficilmente aggredibile con gli antibiotici perché, essendoci molti batteri, qualcuno può risultare resistente. Questi batteri poi hanno la caratteristica di nascondersi in zone dove né gli antibiotici, né gli antisettici riescono a raggiungerli».

Perché dunque questa ricerca, che ha seguito in prima persona, è stata definita rivoluzionaria? «Perché ci consente di trattare tutti i pazienti, anche quelli con parodontiti gravissime o molto aggressive, quelle che portavano le nostre bisnonne a perdere tutti i denti a 20 anni. Il nuovo protocollo permette la guarigione grazie all’uso del laser selettivo, che colpisce e distrugge i batteri senza danneggiare le cellule che compongono la gengiva. Una volta che abbiamo distrutto i batte-

sa molto di calcio e che magari vuole scoprire qualcosa in più sugli Europei e per chi ha una conoscenza più ampia. “Il grande match” è una trasmissione tra show e calcio. Si alternano momenti più tecnici a momenti di leggerezza ed è giusto che sia così. Lo sport è questo: divertimento. Il calcio è un gioco fantastico, spero che il programma piaccia a chi è a casa». Che padre e che marito sei? «Non dovrei essere io a dirlo. Una cosa però è certa: ho messo, metto e metterò sempre la famiglia al primo posto. Vivo per la mia famiglia. Credo di essere un buon marito (è sposato dal 2011 con Eleonora Abbagnato, ndr) e un padre poco rompiscatole. So che educare non significa dare solo un buon esempio ma anche far crescere il mondo interiore dei propri figli, farli esprimere, maturare».

Come e dove vedi il tuo futuro? «Continuo il mio lavoro di dirigente sportivo alla Roma: mi piace molto e sono contento. La tv è certo una grande esperienza, per me costruttiva. Mi piace molto l’idea di “arrivare” alle persone e di trasmettere la mia passione per il calcio. So che continuerò a trasmettere tutto ciò anche ai miei ragazzi. È bello fare quello che si ama ed essere amati per quello che si è».. © Copyright Università Niccolò Cusano

Federico Balzaretti, 34 anni, fa parte della squadra della trasmissione “Il grande match”

«Non fingo, non recito copioni e dopo ogni puntata mi rivedo: ci tengo a migliorare sempre» ri in modo specifico abbiamo ricostruito un equilibrio in bocca. Il protocollo Perioblast permette quindi la guarigione del paziente che deve poi sottoporsi a controlli con regolarità». Una delle vostre ricercatrici ha parlato anche della correlazione fra parodontite e malattie sistemiche. Addirittura l’Alzheimer. «Sì è vero, una parodontite non curata in pazienti predisposti geneticamente può portare a malattie come l’Alzheimer. I batteri infatti, entrando nel circolo sanguigno, possono provocare malattie sistemiche anche molto gravi. La genetica ci aiuta in questo profilando il DNA dei pazienti». © Copyright Università Niccolò Cusano


martedì 14 giugno 2016

ricerca E CULTURA

medicina

il congresso

L’impegno della SIMM dal 1990

Le linee guida nel segno dell’inclusione

La Società Italiana di Medicina delle Migrazioni è stata istituita nel 1990 sotto la spinta di gruppi e organizzazioni che si occupavano di garantire il diritto all’assistenza sanitaria agli immigrati presenti sul territorio.

Si è di recente tenuto il XIV Congresso Nazionale della SIMM. Tra le indicazioni finali, anche quella di monitorare che gli interventi di assistenza siano orientati alla maggiore inclusione di donne, bambini e anziani.

UNICUSANO FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

restiamo vicini ai dimenticati Il professor Aldo Morrone dell’Ospedale San Gallicano «Dobbiamo sostenere la salute dei nuovi migranti» «La guerra obbliga tante persone a lasciare il proprio paese, anche quelle colpite da malattie» Parlare di migranti e dei loro problemi di salute, oltre che di una società spesso distante dai problemi legati alla gestione sanitaria di queste persone. Il professor Aldo Morrone, direttore del Servizio salute globale dell’Ospedale San Gallicano di Roma, ospite in studio del programma “Genetica Oggi”, in onda su Radio Cusano Campus, ha presentato con straordinaria delicatezza e profonda conoscenza la propria esperienza di medico e di uomo, spesso presente in luoghi remoti insieme ai “dimenticati”. Una narrazione strutturata per capire le reali necessità di chi, trop-

po spesso, viene considerato solo un caso umano e inevitabilmente finisce nelle logiche drammatiche dell’assistenzialismo. Secondo gli ultimi dati, esiste un effetto “migrante sano”. In sostanza, emigra solo chi è in un buono stato di salute. è d’accordo? «Questo era vero fino a venti anni fa. L’effetto “migrante sano” era la realtà che caratterizzava le persone più sane, più forti e più acculturate nei vari paesi, sulle quali la famiglia investiva in questo viaggio della speranza (o della disperazione) in modo tale che arrivassero altrove e potessero in qualche modo contribuire, attraverso invii di risorse economiche, alle famiglie che avevano lasciato. Oggi non è più vero, perché qualche anno fa parlavamo di libera scelta all’emigrazione. Oggi con la

guerra abbiamo dei rifugiati che sono costretti a fuggire. Questo vanifica l’effetto migrante sano».

Il professor Aldo Morrone del San Gallicano di Roma

Il ministro della Salute ha parlato spesso della necessità di arrivare a una Carta sanitaria europea. Di cosa si tratta? «Il ministero si è molto impegnato da questo punto di vista. L’interesse da parte dell’Europa e dell’Italia di curare queste persone nasce per evitare che si possano diffondere malattie non soltanto infettive ma anche di altro genere come tumori, malattie dismetaboliche,

«Al centro della nostra attività ci sono i pazienti: ci mostrano la strada giusta da seguire»

malattie infiammatorie che determinerebbero un costo aggiuntivo in questi paesi. D’altra parte, in Italia, anche in passato, molto prima del fenomeno immigratorio, si guardava con una certa attenzione a malattie considerate sociali, come tubercolosi e sifilide che venivano curate gratuitamente per garantire un certo grado di salute per i cittadini». Quanto influisce l’aspetto religioso quando parliamo di medicina delle mi-

grazioni? «Io credo che l’elemento religioso, che personalmente apprezzo di qualunque religione si tratti e che mette al centro la persona umana e gli esseri viventi, sia molto importante. La componente religiosa è componente di sensibilità umana, che non viene purtroppo insegnata all’università. Non viene insegnato agli studenti di medicina l’approccio umano. Io dico sempre che i nostri pazienti devono essere posti al centro della nostra attività

e sono loro che insegnano a noi un percorso, non solo umano. Lo dico con molta sincerità: la maggior parte delle ricerche scientifiche che hanno portato all’individuazione di protocolli terapeutici si deve all’impegno delle persone malate, alle loro famiglie, alle loro comunità che hanno fatto in modo che la scienza si ponesse al servizio delle loro necessità. Credo dunque che la componente umana sia fondamentale». © Copyright Università Niccolò Cusano

l’analisi

Viaggio nelle primarie americane, queste sconosciute Sei mesi di voti: per i candidati alla presidenza ogni stato segue le proprie regole Proprio in questi giorni, il percorso delle primarie presidenziali degli Stati Uniti sta giungendo al giro di boa, e anche il pubblico nostrano si schiera: tutti ne parlano, ma pochi ne conoscono i meccanismi. Primarie americane e italiane sono due cose molto diverse. Partiamo dalle basi. Le primarie sono un metodo di selezione dei candidati che dovranno poi concorrere per acquisire cariche istituzionali monocratiche, cioè quelle cariche che pongono il potere esecutivo nelle mani di una sola persona. Ovviamente, le primarie che attirano le luci della ribalta è quella relativa alla selezione dei candidati per la presidenza. Na-

scono poco tempo dopo la fine della guerra di Secessione americana (1861-1865) in alcuni stati del sud degli Stati Uniti nei quali era rimasto un unico partito e i pertanto occorreva trovare un qualche accorgimento per rendere più competitiva la selezione dei candidati all’interno dell’unico partito rimasto e anche per impedire un eccessivo accentramento di potere all’interno delle direzioni locali dei partiti. caratteristiche. Da allora a oggi molta acqua è passata sotto i ponti e il sistema di selezione delle primarie si è esteso a quasi tutti gli stati. Ma con quali caratteristiche? In primo luogo, essendo gli Stati Uniti uno stato federale, ogni stato ha le proprie regole: ci sono molti modelli che variano da stato a stato. Questo è anche il motivo per cui si vota in date diverse nei 50 stati, in un periodo di tempo di circa sei mesi. Alcuni ele-

menti tuttavia sono valide per tutti come per esempio il fatto che le primarie americane sono un fatto pubblico e non privato, regolate da leggi statali e non sono quindi lasciate alla discrezione dei singoli statuti dei partiti, come in Italia: questo vuol dire, per esempio, che i loro risulta-

ti sono vincolanti per legge. Un altro elemento distintivo è quello della registrazione presso le liste di un partito, da non confondere con l’iscrizione a un partito. La registrazione in un partito non ha (necessariamente) implicazioni finanziarie o ideologiche, e avviene contestual-

mente alla registrazione nelle liste elettorali. E quindi è regolato dalle leggi statali e non dagli statuti partitici. Chiariamo che tale registrazione non incide sulla segretezza e la libertà di voto. Ci si può registrare come repubblicani, ma votare, al momento delle elezioni, per il candidato demo-

cratico o per un indipendente se si preferisce così. La registrazione alle liste elettorali, e contestualmente al partito, è un elemento che può apparire molto strano per un europeo. Infatti in molte nazioni europee non votare è un reato, e ricordiamo che la nostra stessa costituzione descrive il voto come un «dovere civico» (art. 48). Negli Stati Uniti il voto non è considerato un dovere, e per tale motivo il cittadino che voglia esercitare questo diritto deve registrarsi. Questo è anche visto come uno dei motivi che induce una bassa partecipazione al voto e per contrastare tale fenomeno in molti stati s’incentiva la registrazione, associandola all’apertura di una pratica amministrativa come, per esempio, la richiesta di esame per la patente. come funziona. Le

primarie possono essere fatte in una varietà di modi che rende quasi ogni stato un caso a

sé. Si va dai caucus, molto simili ad assemblee provinciali di partito in cui i membri del partito (attivisti o iscritti) ascoltano pro e contro sui diversi candidati e poi si esprimono con un voto per alzata di mano, alle primarie vere e proprie, che sono svolte in cinque diverse modalità: per semplificare possiamo distinguerle in primarie chiuse (partecipano solo coloro che sono registrati come elettori del partito), e primarie aperte, nelle quali sono accettati elettori di tutti gli schieramenti. In ogni caso, primarie chiuse o aperte che siano, il singolo elettore può votare solo una volta, cioè partecipare alle primarie di un solo partito. Non proprio quello che avviene nell’esperienza italiana (o europea). Roberto De Rosa Docente di Scienza politica e Sociologia dei Fenomeni politici Università Niccolò Cusano

Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: ufficiostampa@ unicusano.it


IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 14 giugno 2016

sport, disabilita’ E ricerca

Dalla cina all’austria una favola senza fine Luisa Polonia rappresenterà l’Italia ai Giochi mondiali invernali 2017 di Special Olympics, a dieci anni di distanza dal debutto a Shangai pare, nello sci alpino, ai Giochi mondiali invernali.

La sorella Raffaella: «Lo sport le ha cambiato la vita Lei è un esempio per tutti noi» Dal nuoto allo sci alpino, dalla Cina fino in Austria con in mezzo numerose partecipazioni a eventi sportivi in giro per l’Italia. L’acquisizione di una maggiore consapevolezza nei propri mezzi, lo sport, nel corso del tempo, ha cambiato la vita di Luisa Polonia, una donna di 35 anni con la sindrome di Down che vive a Tolmezzo, in provincia di Udine. La sorella maggiore Raffaella e il papà, Valter, sono i suoi primi tifosi e descrivono la sua infanzia e i timori iniziali fino al raggiungimento di tanti traguardi, non solo sportivi, e la possibilità di sognare ancora, a distanza di dieci anni, la partecipazione a un evento mondiale. Dopo aver partecipato, nel nuoto, ai Giochi mondiali estivi di Shanghai nel 2007, Luisa, nel prossimo marzo, volerà in Austria per parteci-

Luisa Polonia ai recenti Giochi nazionali invernali di Bormio

NUOTO. «A 10 anni – racconta Raffaella – non sì è né piccoli né grandi, per me Luisa era una bambina normale tanto che pretendevo da lei tutte le cose che facevano gli altri suoi coetanei. Quando Luisa aveva quattro anni, abbiamo iniziato ad andare in piscina insieme. Ricordo ancora i suoi pianti quando doveva toccare l’acqua, ma io, forse incosciente, non la giustificavo e pretendevo che entrasse. Un atteggiamento, il mio, che con il tempo penso abbia dato i suoi frutti: Luisa non solo ha imparato ad amare l’acqua ma anche a nuotare bene». «Al ritorno da Shanghai – afferma il papà – è stata premiata dalla Regione del Friuli Venezia Giulia con l’Aquila d’Oro. In Cina, ha conquistato due medaglie d’oro, nella staffetta mista 4x100 e nei 100 metri rana, e una d’Argento nei 200 metri rana, ma quello che a distanza di anni ricorda con maggiore affetto è la gioia di essere stata accolta al ritorno in Italia da tan-

te persone del proprio paese, una grande festa organizzata dal comune in suo onore. Momenti forti di inclusione che vanno oltre il valore sportivo». SCI ALPINO. L’amore è sboc-

ciato anche per lo sci, Luisa si è scoperta un Atleta nell’anima, nello sport ha trovato il coraggio di non mollare mai perché ogni vetta è fatta per essere scalata. Come quelle di Bormio, in occasione degli ultimi Giochi nazionali, dove ha conquistato una medaglia d’oro nella discesa libera, una d’argento nel gigante e una di bronzo nello slalom. Le ultime di una lunga serie di successi sportivi che hanno trasformato i primi pianti di sconforto in lacrime di gioia. Le stesse dolci lacrime di quando ha saputo della convocazione ai Giochi mondiali invernali in Austria: «È rimasta senza parole – racconta il papà Valter – non si sarebbe mai aspettata di poter vivere nuovamente un’opportunità del genere; la prima è stata un’emozione unica anche per noi, questa la vivrà

Appuntamento in Austria nel 2017 per Luisa Polonia

con la stessa gioia ma probabilmente con una maggiore consapevolezza». CRESCITA. Lo sport attiva una

serie di processi che non si riducono alla sola sfera sportiva. Diviene uno strumento in grado di far sentire gli atleti in primo luogo delle persone migliori, ogni giorno di più. Le competizioni assumono la forma di una conquista al di là di tempi o prestazioni. Gli eventi divengono un luogo di incontro e confronto dove poter creare relazioni e amicizie: una strada che porta a una sempre crescente autonomia. Il nuoto ha rafforzato in lei lo spirito competitivo: «“Mi devo allenare per migliorare, per essere al pari degli altri e se riesco anche di più” dice mia sorella Luisa – prosegue Raffaella – che nel termine competizione ha sempre inteso la possibilità

di migliorare soprattutto in relazione ai propri limiti». SFIDE VINTE. A 18 anni Lui-

sa ha provato l’emozione di partecipare alla traversata dello Stretto di Messina su un percorso di 3,8 km, un’ora e 11 minuti di bracciate senza mai fermarsi e la soddisfazione di arrivare con forza a un traguardo che in termini di fiducia ha significato tanto. Una vita impegnata che l’ha vista protagonista in coppia con Erik, suo partner nonché fidanzato, anche nella danza sportiva. Dai primi passi di ballo liscio si sono specializzati nel tango argentino vincendo a Rimini, nel 2009, 2010 e 2012, tre titoli nazionali ai Campionati italiani di danza sportiva. «Lo sport – conclude Raffaella – può cambiare la vita di ognuno di noi, il percorso di Luisa ne è l’esempio». © Copyright Università Niccolò Cusano

università niccolò cusano

Calcio, capire gli infortuni e come recuperare gli atleti Il Campus dell’Ateneo ieri ha ospitato un convegno sul tema con le testimonianze di Roma e Lazio In uno degli ultimi studi sull’incidenza e modelli di infortuni nel calcio professionistico condotto dall’Uefa si riportano numeri abbastanza significativi che danno l’idea di un fenomeno in espansione e testimoniano che lo stress psicofisiologico a cui sono sottoposti i giocatori è sempre mag-

giore a causa dell’esponenziale aumento del numero di partite annue, degli impegni ravvicinati senza tempi di recupero validi e, non ultima, una inadeguatezza dei campi di gara e di allenamento. I DATI. In particolare, possiamo

riportare che in un periodo di sette stagioni sportive, prese in considerazione in un campione di circa 50 società sportive di élite, si sono verificati 4.483 infortuni durante 566 mila ore di gioco, dando una incidenza delle lesioni pari a 8 infortuni ogni mille ore. L’incidenza degli infortuni durante le partite

è stato superiore a quello degli allenamenti. Un giocatore ha subito in media due infortuni a stagione, e una squadra con 25 giocatori può quindi incorrere in circa 50 infortuni a stagione. Il tipo di lesione più comune è avvenuto alla muscolatura della coscia, pari al 17 per cento di tutte le lesioni. Le ricadute costituiscono il 12 per cento di tutte le lesioni, e hanno causato più assenze dal gioco rispetto alle lesioni del tipo non–ricadute. L’incidenza delle lesioni durante le gare ha mostrato una tendenza crescente di infortunio nel corso del match sia nel pri-

mo e secondo semestre della stagione. Le lesioni traumatiche e le lesioni ai muscoli femorali sono stati più frequenti durante la stagione agonistica, mentre le lesioni da overuse erano comuni durante la preparazione pre-campionato. L’incidenza degli infortuni durante gli allenamenti e nel corso delle gare agonistiche non ha mostrato differenze significative durante la stagione. IL CONVEGNO. Questi dati ci fan-

no capire quanto sia importante la gestione del recupero del calciatore nel post infortu-

nio e proprio questo è stato il tema discusso ieri all’Università Niccolò Cusano di Roma in un convegno organizzato dall’Accademia Preparatori Fisici, dal Laboratorio di Ricerca HERACLE e con la partecipazione del UnicusanoFondi Calcio. L’approccio al tema è stato volontariamente multidisciplinare coinvolgendo professionisti di diverse discipline: medici, fisioterapisti, preparatori fisici, osteopati, mental coach delle maggiori società sportive laziali, con in testa Roma, Lazio, Latina e Frosinone. La Cusano continua, così, nel proprio percorso di studio

e ricerca del mondo sportivo attraverso la struttura deputata, il laboratorio di ricerca HERACLE. è grazie alla colla-

borazione con realtà di primissimo livello come l’Aurelia Nuoto, la Virtus Roma Basket e l’UnicusanoFondi Calcio, perché riconosce la cultura dello sport come uno dei valori fondamentali da far crescere nella nostra società. Francesco Peluso Cassese Professore Associato Direttore Laboratorio di Ricerca H.E.R.A.C.L.E. Università Niccolò Cusano


martedì 14 giugno 2016

industria E CULTURA

Unicusano FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

start cup lazio un futuro di idee Fino al 30 giugno si può partecipare alla competizione che premia le proposte imprenditoriali più innovative I principali atenei e centri di ricerca della regione sono partner dell’iniziativa C’è anche la Cusano Metti insieme le migliori idee di impresa ad alto contenuto tecnologico di tutta la regione Lazio. Affianca a delle giovani menti brillanti un pool di esperti provenienti dal mondo accademico, imprenditoriale e finanziario. Metti in correlazione i progetti migliori con le università e i centri di ricerca di tutto il territorio. Sono questi gli ingredienti principali della Start Cup Lazio 2016, la business plan competion promossa dai principali atenei e centri di ricerca, incubatori, realtà imprenditoriali, finanziarie e associazioni di categoria presenti nel Lazio. In particolare, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Università degli Studi Roma Tre, Università degli Studi di Cassino e del lazio Meridionale, LUISS Università Guido Carli, Università di Roma LUMSA, Università degli Studi Niccolò Cusano, CNR, ENEA Parco Scientifico Romano,

Fondazione Inuit, Sapienza e Innovazione, CNA, Lazio Innova, BIC Lazio, Intesa Sanpaolo e Ambiente & Innovazione. I PROGETTI. La competizio-

ne, che si articola in una serie di step che garantiscono trasparenza e meritocrazia, vedrà in gara tra loro i team delle idee di impresa,

di volta in volta selezionati e scremati fino alla conquista di un premio che consisterà nell’assistenza alla stesura di un business plan e in un periodo di tempo dedicato ad attività di affiancamento e tutoraggio, il tutto finalizzato a un’esperienza di autoimprenditorialità e consolidamento d’impresa da sostenere all’interno

di una delle sedi del circuito tra incubatori, spazi attivi e fab lab del Lazio. I settori d’intervento che coinvolgeranno i team in gara riguardano quattro categorie, alle quali corrispondono quattro Sul sito startcuplazio.it tutte le informazioni sul concorso relativi premi: Life Sciences e Agrifood, ICT, Cleantech & nel modo migliore gli ele- sarà l’apporto dell’Universimenti caratterizzanti dell’i- tà Niccolò Cusano all’interEnergy, Industrial. niziativa e per circoscrivere no del progetto, Radio CuOPPORTUNITÀ. Per illustrare nello specifico quello che sano Campus ha chiesto al

preside della facoltà di Economia dell’ateneo, il professor Mario Risso, di spiegarne le caratteristiche. «Start Cup Lazio è una vera e propria competizione tra le migliori idee di impresa della nostra regione – ha dichiarato Risso - I partner che seguono e supportano l’iniziativa rappresentano i più importanti centri di alta formazione a livello regionale e sarà un orgoglio sia partecipare in quanto Università Niccolò Cusano, sia dare la possibilità di partecipare ai nostri studenti. Ma anche condurre un team laziale alla finale nazionale di Modena prevista per l’1 e 2 dicembre, in cui si concorrerà per aggiudicarsi il Premio nazionale innovazione 2016. L’intento dell’iniziativa è dare una possibilità concreta di realizzazione a una giovane impresa fondata su un’idea innovativa che nasca dalle menti fervide dei nostri studenti, dei nostri laureati e dei nostri ricercatori». L’APPORTO DELLA CUSANO.

«Start Cup Lazio ha la possibilità di tramutare un’idea valida in un’impresa reale – ha sottolineato il professore - e questo grazie a una rigida selezione della commis-

sione giudicante, che deciderà di mandare avanti solo le idee più adeguate in relazione ai criteri di selezione richiesti e all’aderenza delle stesse idee con le quattro categorie in gara. I proponenti ritenuti più capaci e in possesso delle idee potenzialmente più performanti, verranno affiancati per la realizzazione della presentazione dei loro progetti. In questa fase della competizione entra in gioco la nostra università che, al pari degli altri centri di alta formazione coinvolti, seguirà in un percorso di tutoraggio i diversi partecipanti fino alla realizzazione di un vero e proprio business plan che contenga le caratteristiche per competere anche nella fase successiva, quella che si svolge a livello nazionale». PER PARTECIPARE. C’è tempo

per candidarsi fino alle ore 12 del 30 giugno 2016, inviando idee ad alto contenuto innovativo all’indirizzo di posta elettronica segreteria@startcuplazio.it. L’iscrizione è gratuita, e il bando e il modulo di iscrizione possono essere consultati e scaricati sul sito ufficiale www. startcuplazio.it. © Copyright Università Niccolò Cusano

infanzia

Il diritto di essere bambini Giovanni Bollea, nel 1998, affermava che «il bambino e l’adolescente dovessero essere considerati membri di una classe con esperienze e bisogni fisici, psichici, culturali e anche politici propri, soggetti della storia, cittadini a pieno diritto». In realtà, già, nel 1923 fu scritta la prima Carta dei diritti del bambino, che sanciva appunto i diritti inviolabili di cui ogni bambino dovrebbe godere. A questo primo importante documento ne seguirono altri come la Dichiarazione dei diritti del fanciullo (Dichiarazione di Ginevra del 1924), la Dichiarazione dei diritti del bambino (Onu, 1959) e, infine, la Convenzione internazionale sui diritti dell’Infanzia (Onu, 1989) ancora oggi in vigore. la famiglia. Tutti

concordano nell’affermare il ruolo centrale della famiglia e dello stato nel tutelare la crescita e lo sviluppo del bambino, e questo proprio perchè sia l’infanzia sia l’adolescenza sono fasi della vita ricche di cambiamenti, in cui si pongono le basi per quella che sarà la vita adulta ma, cosa ancora più importante, sono totalmente diverse da questa. I bambini e gli adolescenti, in altri termini, non sono adulti in miniatura e per tale motivo richiedono un’attenzione e una tutela particolare. la condizione di bambino.

Questo può sembrare ovvio e, probabilmente, nessuno affermerebbe il contrario se venisse intervistato a riguardo però i fatti ci raccontano un’altra storia. è la storia di bambini che nascono in paesi in cui vi sono guerre e che crescono vedendo combattimenti, distruzione delle loro case, persone (spesso fami-

gliari) che muoiono intorno a loro. Sono bambini dove cose che dovrebbero essere scontate, come l’andare a scuola, imparare, giocare e crescere pensando di poter avere un futuro assumono la valenza di un desiderio, se non di un’utopia. i dati. I numeri forniti dalle

diverse organizzazioni sono impressionanti, basti pensare che dal 2015 si calcola che sono arrivati in Europa, via mare, più di 427 mila bambini e, tra gennaio e maggio del 2016, in Italia sono arrivati più di 7 mila minori non accompagnati. Quasi mezzo milione di bambini in un anno è un dato che deve far riflettere, soprattutto perchè sono bambini che effettuano viaggi drammatici, a volte con un solo genitore, e con

un unico obiettivo la salvezza e, invece, sono esposti, di nuovo, a eventi che difficilmente sono elaborabili anche da un adulto. Un viaggio verso un paese sconosciuto, una lingua nuova non capita, il rischio di essere vittime di abusi e violenze, di perdere (nei vari smistamenti) una o più persone della famiglia, senza contare la mancanza di informazioni su quanto effettivamente stia accadendo. Le immagini ci raccontano di bambini spaventati, confusi ed esposti a qualcosa di più grande di loro. futuro. Questi bambini cre-

sceranno, un giorno diventeranno degli adulti, ma a che prezzo? Saranno stati esposti in modo cronico a eventi stressanti, cresceranno con delle ferite psicologiche che

difficilmente potranno essere rimarginate e, molti, ricorderanno la loro infanzia come il periodo in cui gli adulti, ovvero le persone che dovevano tutelarli e aiutarli a diventare grandi, hanno fallito. I bambini devono essere considerati bambini ma, questo non vuol dire che non vedono quello che accade intorno a loro, che non si fanno delle domande, che non pensano e ragionano. I bambini ci guardano ma gli adulti troppo spesso se lo dimenticano e, soprattutto, raramente provano a osservare la realtà con i loro occhi. Caterina D’Ardia Neuropsichiatra Infantile Ricercatore di Psicologia dello Sviluppo Facoltà di Psicologia Università Niccolò Cusano


VI UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 14 giugno 2016

sport, INDUSTRIA e disabilità

la solidarietà ora va di moda

Il progetto della cooperativa Vite Vere Down Dadi e di T&F vede ragazzi con sindrome di Down nelle vesti di designer I partecipanti hanno creato una collezione di prodotti tessili per la casa L’inserimento nel mondo del lavoro delle persone con disabilità è un tema sempre più all’ordine del giorno nel nostro paese. Le cifre delle regioni sottolineano come ci sia un calo dell’occupazione nella categoria e quanto siano necessari interventi da parte dello Stato. Ci sono però aziende che hanno deciso di dare il proprio contributo in prima persona, creando progetti volti proprio al coinvolgimento negli ingranaggi della macchina produttiva e creativa di ragazzi e ragazzi con diverse patologie. “Colora la tua casa con la solidarietà” è lo slogan che accompagna la collezione di prodotti tessili per la casa sviluppata da T&F – azienda di design di Valdobbiadene , in provincia di Treviso - sulla base dei disegni e della creatività di persone con sindrome di Down della cooperativa Vite Vere Down Dadi. Tutti i prodotti sono stati messi in vendita prima sul canale online di Coop Italia - www.cooponline.it - da sabato 28 maggio al 5 giugno. Un’operazione solidale in cui i ragazzi hanno dimostrato non solo la loro natura estrosa, ma anche quella imprenditoriale. VALORIZZAZIONE. Un proget-

to portato avanti grazie alla collaborazione della Regione Veneto: «Fate un clic e acquistate un prodotto Down Dadi», è l’appello di Manuela Lanzarin, assessore ai servizi sociali della Regione Veneto, sponsor e partner del proget-

Tutta la collezione disegnata dai ragazzi di Vite Vere è stata messa in commercio sul web

valorizzando le loro capacità creative al pari di quelle di altri illustratori, riconoscendo il valore del loro lavoro e contribuendo a renderli autonomi. La T&F poi devolverà alla Cooperativa Vite Vere Down Dadi una quota del ricavato dalla vendita dei prodotti della collezione: un vero e proprio sodalizio commerciale. «È un progetto di cui siamo molto orgogliosi – ha commentato Stefano Falcone, proprietario e fondatore della T&F, che opera nel mercato del tessile per la casa da oltre dieci anni - e in cui crediamo molto. La creatività di questi ragazzi e la resa che ha avuto nei nostri prodotti tessili ci ha dato molte soddisfazioni. Si tratta di una collezione che ha un valore sociale ma anche un elevato valore estetico e di design». PROGETTO DI VITA. «Il labora-

to “Colora la tua casa”. La Regione Veneto ha infatti lanciato un nuovo programma di sostegno e valorizzazione della disabilità: «Il cuore di questi progetti – ha spiegato l’assessore - è dare dignità e normalità alla vita di queste persone che, nonostante la disabilità intellettiva, sono

creative e autonome, capaci di parlare il linguaggio dell’arte e di realizzare opere uniche e originali. Grazie all’intelligenza e alla sensibilità di una azienda innovativa come T&F, i loro progetti artistici diventano prodotti, che grazie alla fiducia di Coop Italia entrano nel mercato».

PARTENERSHIP. La collabora-

zione tra la T&F e la Down Dadi prosegue da anni. Attraverso l’iniziativa “Colora la Casa”, l’azienda di Valdobbiadene ha voluto realizzare un progetto più completo, partendo dalle doti artistiche dei ragazzi disabili e realizzando dei prodotti finiti,

torio Atelier è parte del grande progetto di vita “Reti di inclusione sociale” portato avanti dalla cooperativa Vite Vere – ha spiegato Patrizia Tolot, presidente della cooperativa e del coordinamento regionale per l’inclusione sociale - Insieme ad altri progetti presentati dal coordinamento regionale, rientra nella rosa delle progettualità innovative finanziate dall’Assessorato ai servizi sociali. Esperienze come questa dimostrano che nella disabilità intellettiva è possibile abbattere il muro dell’assistenzialismo, molto costoso alla comunità e demotivante per la persona. Così, invece, la persona da costo diventa risorsa. L’idea di impresa sociale, quindi, riesce a superare quella barriera culturale della protezione assistenziale che fino a oggi è stata per questi ragazzi l’unica forma di vita possibile». © Copyright Università Niccolò Cusano

La nazionale italiana di rugby in carrozzina, per la prima volta padrona di casa agli Europei

europei di wheelchair rugby

Italia, Norvegia Russia e Israele in campo a Lignano Dal 16 al 18 giugno si disputa la Divisione C Le due migliori accederanno alla fase B Si svolgono per la prima volta in Italia i Campionati europei di rugby in carrozzina. La Federazione internazionale di wheelchair rugby (IWRF) ha assegnato all’Italia l’organizzazione dei Campionati europei di Divisione C. L’evento sarà ospitato a Lignano Sabbiadoro presso gli impianti sportivi GeTur dal 16 al 18 giugno prossimi. Quattro le squadre partecipanti: oltre alla nazionale italiana, ci saranno Norvegia, Russia e Israele. BATTESIMO. Questo evento

farà registrare una serie di primati di notevole interesse per lo sport paralimpico internazionale: si tratta infatti del primo campionato IWRF di rugby in carrozzina mai organizzato in Italia, vedrà la prima partecipazione storica in una rassegna con-

tinentale da parte della squadra israeliana, nonché il ritorno della Norvegia, assente in una competizione europea dal 2005. Le formazioni che si classificheranno nelle prime due posizioni conquisteranno il diritto a partecipare agli Europei di Divisione B, che si svolgeranno dal 3 al 10 ottobre prossimi a Nottwil, in Svizzera. Il presidente della Federazione italiana sport paralimpici e sperimentali, Sandrino Porru ha presentato l’evento: «Una nuova sfida ci attende con l’organizzazione di questi Europei. Sono orgoglioso, insieme a tutta la famiglia Fispes, di essere riusciti in pochi anni ad affacciarci in modo importante nello scenario internazionale del rugby paralimpico, avviando un nuovo movimento sportivo nazionale e ad aver ottenuto la completa fiducia

dalla Federazione internazionale per questo evento di così grande rilevanza. Sono sicuro che, nonostante la tenera età della nostra rappresentativa, riusciremo a ben figurare dando un’immagine positiva del rugby paralimpico». AZZURRI. Il team Italia è nato nel 2011 e si è notevolmente sviluppato in questi anni, fino a entrare nel ranking europeo e mondiale. Il rugby in carrozzina è una disciplina paralimpica di grande impatto e molto divertente da seguire, lo scontro infatti è ammesso, ma solo tra carrozzine. Un successo che continua a crescere, visto che è stato la disciplina con maggior numero di spettatori alle Paralimpiadi di Londra nel 2012. E ci si aspetta sarà lo stesso a Rio 2016. © Copyright Università Niccolò Cusano

Verso Rio 2016

Olimpiadi, una nuova identità nel segno dello sport Nell’antica Grecia i Giochi Olimpici, come è noto, portavano alla sospensione di qualunque attività bellica tra le poleis. Avevano una valenza profondamente religiosa, anche nell’età romana; uno status superiore alla politica, alla guerra, alle divisioni tra Stati. Quando l’umanità parecchi secoli dopo, grazie alla passione del barone francese de Coubertin, li riscoprì, essi furono perennemente condizionati dalle guerre e dalle tensioni internazionali. Infatti, fin dall’inizio, l’evoluzione imprevedibile delle relazioni internazionali rese le Olimpiadi moderne una manifestazione sportiva destinata, nell’ottica dei governi, a proiettare nelle sfide agonistiche anche i livelli di potenza militare, economica e sociale raggiunti da una nazione. E le ri-

In passato i Giochi hanno spesso subito le conseguenze di conflitti bellici: l’analisi della Cusano valità, profonde, tra le grandi potenze europee soprattutto, tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del XX secolo, si fecero sentire, e come, anche nelle gare olimpiche. IN GUERRA. Così, il “suicidio

dell’Europa” del 1914 portò alla inevitabile sospensione dei Giochi due anni più tardi nel pieno della prima guerra mondiale. Non poche volte negli anni successivi le medaglie conquistate dagli atleti, sottratte abusivamente al loro reale significato sportivo, ri-

flettevano le rivalità e le ostilità tra i vincitori e i vinti del primo conflitto mondiale. A Berlino, nel 1936, le Olimpiadi dovevano magnificare i successi del III Reich e la forza della razza bianca, e quasi inconsapevolmente divennero con le vittorie di atleti afroamericani una fotografia memorabile della futura resistenza al nazismo. Le immani devastazioni su scala mondiale del secondo conflitto mondiale sembrarono addirittura eliminare la volontà stessa di tornare alle gare olimpiche. E quando, con il successivo emergere del mondo dalle distruzioni morali e materiali, si ritrovarono gli ideali olimpici, le dure e fredde contrapposizioni ideologiche e politico-militari della guerra fredda sembrarono porre una costante pesante spada di Damocle. Che non annul-

lò comunque uno slancio e un entusiasmo crescente, quasi a simboleggiare - perché no una sotterranea voglia dei popoli di sottrarsi proprio con le Olimpiadi alle incertezze e alle

paure di una guerra non guerreggiata, spesso gestita sul filo del rasoio nucleare. TENSIONI. Non ci sono state più interruzioni dal 1945, è vero,

ma le incursioni da parte del confronto bipolare non sono mancate, e a esse si sono anzi aggiunte altre problematiche di diversa natura, anche sociale (Messico 1968). I Giochi

furono quasi sul punto di interrompersi quando vennero sporcate di sangue dal terrorismo internazionale (Monaco di Baviera 1972). Iniziò a pesare la questione delle politiche razziste (Montreal 1976), ma soprattutto il riaccendersi della nuova guerra fredda tra gli anni Settanta e Ottanta consolidò purtroppo la prassi del “boicottaggio” dei Giochi da parte dei governi. Il caso più eclatante, le Olimpiadi di Mosca del 1980 disertate dagli Usa e da altri stati a causa dell’invasione sovietica dell’Afghanistan, con l’Urss e i suoi alleati pronti però a restituire la cortesia agli americani nella successiva edizione olimpica di Los Angeles. IDEALI. La fine della guerra

fredda, pur seguita dalla lunga e disordinata transizione del

sistema internazionale, sembrava finalmente aver inaugurato un’era di maggiore indipendenza dei Giochi, grazie anche al più alto numero di paesi partecipanti. In questa ritrovata autonomia delle gare olimpiche nei confronti delle crisi internazionali, da Barcellona ad Atene, da Sidney a Londra, non sono mancate polemiche e si vive perennemente nel timore di un terrorismo dalle molte origini, dall’11 settembre in poi. Ma almeno si è rimasti di più nel campo delle prestazioni e dei primati. E gradualmente, le Olimpiadi sembrano davvero essersi riappropriate del loro antico ideale: unire i popoli nello sport. Prof. Giuliano Caroli Associato di Storia delle Relazioni Internazionali Università Niccolò Cusano


martedì 14 giugno 2016

unicusano focus VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

La cusano racconta la serie d

cavese la lega pro Il ds Germano: «Una stagione non è solo un sogno ricca di gioie» UnicusanoFondi

Il presidente Campitiello ha già dato la disponibilità al pagamento del fondo perduto per il ripescaggio Il numero uno del club: «Sarebbe un’opportunità unica per la città e per i tifosi» Lui è stato il primo a rompere gli indugi. Domenico Campitiello, imprenditore di successo e proprietario del gruppo affettati Jomi, ha dato immediatamente la buona notizia alla città: la Cavese farà richiesta di ripescaggio. Dopo una stagione terminata al terzo posto, la squadra di Cava de’ Tirreni ha trionfato nei play off, assicurandosi il diritto di chiedere l’ammissione nei professionisti. C’era timore per la riunione del Consiglio federale della Figc che, rispetto allo scorso anno, ha abbassato il fondo perduto da versare per il ripescaggio da 500 mila a 250 mila euro. «Se hanno ritenuto giusto fare così, non posso fare altro che adeguarmi – afferma Campitiello - In linea di massima, non la ritengo una cosa equa. Io avrei triplicato il valore della fideiussione per vedere la vera forza economica delle società. Se il fondo perduto fosse stato di 500 mila euro, non avrei partecipato. Ho fatto una valutazione aziendale ma infastidisce un po’ pagare questa cifra. Solitamente sono le aziende che ricevono contributi per fare un’attività. Nelle mie aziende, quando faccio qualcosa, sono aiutato e non vessato». IL PROGETTO. La solidità del gruppo, del resto, è fuori discussione: «Ho finito di pagare tutti i calciatori. La Cavese è in regola con tutto quello che compete la stagione 201516». Un’annata ricca di soddisfazioni: «Per me è stata positiva. Sotto l’aspetto del risultato sportivo siamo soddisfatti, perché abbiamo costruito la squadra dal nulla, partendo da due giocatori del campionato precedente. Purtroppo, e credo sia il motivo per cui non abbiamo vinto il campionato, nella piazza di Cava è mancato

Il direttore sportivo degli universitari: «La società consente di lavorare al meglio Il successo è di tutti» Al secondo anno da direttore sportivo dell’UnicusanoFondi, dopo alcune stagioni in rossoblù che lo hanno visto prima nella veste di calciatore e poi nei panni di allenatore delle giovanili, anche per Emanuele Germano è arrivato il momento di raccogliere i frutti del suo lavoro. La stagione si è conclusa in maniera eccezionale e il ds l’ha vissuta tutta d’un fiato, fino all’epilogo che ha regalato agli universitari due vittorie, in Coppa Italia e ai play off, da consegnare alla storia. «Vittorie che ci hanno tolto il respiro, soprattutto per il modo con il quale sono arrivate», commenta Germano, «se ripenso ai rigori di Firenze e alla Coppa Italia che abbiamo vinto, ancora mi vengono le palpitazioni, le gioie che successivamente abbiamo vissuto tutti insieme hanno cancellato tutte le tensioni e le paure che ci portavamo dietro».

La squadra campana festeggia davanti ai suoi sostenitori digital photo agency

ESTASI. Paure che sono poi di-

ventate estasi, grazie alle imprese di Taranto e di Francavilla che hanno portato la squadra sul tetto dei play off: «Vittorie incredibili. Tre partite, inclusa la serata della finale di Coppa, che hanno tutte una storia diversa, e una marcia di avvicinamento totalmente differente, ma con una sola matrice, ovvero la piena volontà da parte nostra di andare a caccia del risultato pieno». PROTAGONISTI.

Il presidente della Cavese, Domenico Campitiello

La curva sud dei tifosi biancoblù Ciro pisani

quell’entusiasmo che non dovrebbe mai venire meno. C’è stato scetticismo invece che calore. Chissà perché. Per un altro anno ci provo: se la gente capisce che questa società è seria e ha un progetto importante, sarà un bene, altrimenti ne prenderemo atto». Campitiello specifica: «Quelli che vengono al campo devono avere più entusiasmo e calore. Altri devono cambiare ed evolversi: ho perso il conto delle multe pagate. Il calcio

sione per tutta la città: «Penso sia una soddisfazione unica e che tutti vorrebbero avere. Per la città credo sia un motivo di orgoglio. Cava è bella e conosciuta, e penso sia un aspetto molto positivo sia per la città che per il calcio». La Cavese ha buone probabilità di tornare tra i Pro: «Siamo sesti in graduatoria. Noi ci crediamo. Non so in quanti hanno la forza e le possibilità per fare quello che stiamo facendo noi. Io ci credo, anche perché i po-

deve cambiare anche in questo. La Cavese è di chi la gestisce e i tifosi devono difendere questo bene, con tanto fair play. Lo scorso anno questa tifoseria faceva le collette per pagare i calciatori. Quest’anno non ce ne è stato bisogno. Invece, abbiamo avuto il campo squalificato per tre giornate e qualcuno addirittura si è lamentato». SOGNO RIPESCAGGIO. La Lega

Pro sarebbe una grande occa-

sti sono più di sei. Abbiamo i conti in ordine, una piazza blasonata, l’impianto a norma e una società solida». È lo stesso Campitiello a voler alzare l’asticella: «Sono un ex calciatore e mi sono avvicinato a questo mondo come imprenditore. Ho un’azienda leader del mondo dei salumi con la quale ho fatto sponsorizzazioni importanti, anche con società di Serie A. Il calcio mi ha sempre affascinato». © Copyright Università Niccolò Cusano

Il dirigente

Emanuele Germano, direttore sportivo dell’UnicusanoFondi

fondano non fa alcuna fatica nell’indicare le strade maestre che hanno condotto la squadra dell’Ateneo verso una primavera dai mille sorrisi: «Innanzitutto, credo siano state le vere vittorie del gruppo, dai calciatori sino all’ultimo dei collaboratori. Solamente tutti insieme avremmo potuto realizzare quanto abbiamo visto, e il mio pensiero va in particolare a quegli atleti che hanno lavorato in silenzio, attendendo il loro turno e che alla fine hanno potuto raccogliere le loro soddisfazioni. Ma se devo indicare un protagonista principale di questo cammino non faccio fatica a parlare di mister Mariani – prosegue Germano – Ha fatto un grosso lavoro, imponendo i propri dettami dentro e fuori dal campo, ma soprattutto bravo a gestire il successo di Coppa Italia in chiave mentale, e a ricaricare tutti nel modo migliore». RINGRAZIAMENTI. Nel sottoli-

neare che «in chiave futura stiamo già lavorando per es-

sere pronti a ogni situazione», il ds non manca di ringraziare «il patron Bandecchi e il dottor Ranucci, che ci permettono di operare nella condizione ideale e perfetta per ogni dirigente e giocatore, e il presidente Nicola Ciarlone, che vive a 360 gradi con noi tutte le circostanze, con l’entusiasmo di un tifoso passionale e genuino». RICONOSCIMENTI. Un altro rico-

noscimento per l’UnicusanoFondi, rivolto in particolare al presidente Ciarlone, è arrivato proprio domenica a Montecompatri: gli organizzatori del Memorial “Giuseppe Augello”, torneo giovanile a carattere internazionale riservato alla categoria Esordienti (caratterizzato dalla presenza di tanti club di alto livello), hanno premiato il massimo dirigente rossoblù, che ha preso parte alla cerimonia che ha fatto seguito alla finale, nella quale i piccoli calciatori dell’Inter hanno prevalso sui pari età del Napoli. © Copyright Università Niccolò Cusano

settore giovanile

Allievi in campo per le finali provinciali Ultimi fuochi della stagione per il settore giovanile. Domani pomeriggio gli Allievi dell’UnicusanoFondi giocheranno la seconda e ultima gara delle finali per l’assegnazione del titolo provinciale della loro categoria. Ottanta minuti da giocare in quel di Latina (ore 17.30) sul campo della Samagor, ma che avranno da dire davvero poco sul conto dei giovani diretti da Roberto Quinto, la cui strada è stata compromessa dalla sconfitta (la prima della

stagione, dopo un cammino esaltante terminato con il primo posto nel girone e la promozione nei campionati regionali) subita per mano del San Michele in una sfida rocambolesca. I fondani sono usciti sconfitti dopo una gara nella quale avrebbero meritato miglior sorte e hanno visto ormai pregiudicata la rincorsa al titolo provinciale. Ciò non toglie che ci sia la volontà di concludere al meglio una stagione che si può certamente definire importante e costruttiva.



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