Unicusano Focus 3 gennaio 2017

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UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma

ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL

I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK martedì 3 gennaio 2017 www.corrieredellosport.it

Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano

Disabilità Stati Uniti Il ruolo dello sport Riscoprire Reagan per l’inclusione nell’era di Trump > A PAGINA IV

Storia e cultura Libri, alle origini delle leggi razziali > A PAGINA VI

paola ferrari

il fascino della domenica

La conduttrice di 90° minuto: «Il calcio per me è una passione e una professione, ma quando si parla in tv non bisogna mai dimenticare l’ironia»

> A PAGINA II

LA VIGNETTA

basketartisti unicusano

Il 7 gennaio la solidarietà sul parquet di Camaiore > A PAGINA V Prodotto da “L’ Arte nel Cuore”, Testi di Andrea Giovalè, Disegni di Vincenzo Lomanto. www.fourenergyheroes.it

> A pagina V

IL PUNTO

L’anno passato e quello che verrà

N

el 2016, purtroppo, le cose non sono andate come ci si aspettava. L’economia a livello globale ha continuato a risentire della grande incertezza che si è generata nelle economie più avanzate in seguito alla crisi economico-finanziaria in atto dal 2008; quest’ultima, ancora non completamente superata, ha prodotto rilevanti mutamenti di scenario. Dopo decenni di espansione, il fenomeno della globalizzazione appare indebolito sia dalla minore intensità della crescita nei Paesi emergenti, sia dalla prospettiva di un’ondata protezionistica tra le economie più avanzate. Il FMI – dopo continue revisioni al ribasso maturate nel corso degli ultimi mesi – ha indicato nel World Economic Outlook di ottobre 2016 che la crescita del PIL mondiale dovrebbe essere del 3,1% nel 2016 e del 3,4% nel 2017 (+3,2% nel 2015); l’OCSE ha ipotizzato incrementi del 2,9% nel 2016 e del 3,3% nel 2017. Al minor tasso di variazione positiva del PIL rispetto alle aspettative, si associa la riduzione del tasso di crescita del volume delle transazioni mondiali. Il FMI, nel medesimo documento, osserva che i fattori che hanno attenuato la crescita nel 2016 e che manifesteranno la loro influenza anche nel 2017 sono molteplici. La ben nota e inaspettata Brexit, l’inattesa vittoria di Trump nelle elezioni statunitensi, il riequilibrio dell’economia cinese a favore della domanda interna, l’incertezza geopolitica legata ad alcune importanti aree e i potenziali mutamenti di strategia di alcuni grandi Paesi sono tra i più importanti fattori che hanno contribuito ad instaurare – e potrebbero ulteriormente alimentare in futuro – condizioni sfavorevoli per la crescita economica mondiale; soprattutto per i primi due, è ancora difficile fare previsioni attendibili nel medio-lungo termine, anche se le ipotesi catastrofistiche di alcuni studiosi e commentatori fortunatamente ad oggi non si sono realizzate. Ci troviamo, comunque, in un circolo vizioso generato da preoccupanti aspettative che condizionano gli investimenti, la produttività, i salari e il commercio. In generale, la combinazione di bassi tassi di crescita, accentuata disuguaglianza e redditi stagnanti rende difficile l’attuazione di politiche di stimolo in grado di sostenere una crescita inclusiva. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano


II UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 3 gennaio 2017

cultura e ricerca

al timone

carriera

90° minuto successo senza tempo

La signora del nostro calcio

Gli anni passano, la tv cambia ma Novantesimo Minuto rimane la trasmissione sportiva Rai a cui tantissimi italiani non vogliono rinunciare con uno share che regolarmente supera i dieci punti percentuali.

Nella stagione 20032004 Paola Ferrari ha condotto per la prima volta Novantesimo minuto, divenendo la prima donna al timone della trasmissione. Da allora è diventata la signora del calcio italiano per la Rai.

paola ferrari calcio e giornalismo? servono cultura e ironia Il volto femminile più popolare del calcio Rai confessa: «Ho dovuto “lottare” in un ambiente ostile. Dopo i Mondiali in Russia mi riposo» «Parlare di calcio mi appassiona, ma è un impegno notevole: vado avanti fino ai Mondiali in Russia e poi, magari, potrei dedicarmi ad altre forme di giornalismo». Inizia con questa piccola rivelazione la chiacchierata di Unicusano Focus con Paola Ferrari, conduttrice di Novantesimo Minuto e, in passato, de

«Cerco sempre di imparare dalle persone di valore come Rimedio e Sconcerti» La Domenica Sportiva, volto noto dei weekend calcistici di milioni di italiani. Tanti anni di prestigiosa carriera e di importanti obiettivi professionali raggiunti. Quanto è stato difficile emergere in un mondo come quello del giornalismo sportivo così prettamente “maschilista”? «è stata una grande sfida, il sogno da adolescente che si è realizzato attraverso mille fatiche e mille battaglie. Ho incontrato tanta diffidenza, soprattutto all’inizio. E poi incredulità e fastidio. Non tanto da parte del pubblico,

che mi ha sempre apprezzata e sostenuta, quanto piuttosto da parte del mondo del giornalismo e di alcuni colleghi uomini. Per loro era impensabile che una donna parlasse di calcio». Come è riuscita a combattere l’ambiente “ostile”? «Devo dire grazie a Marino Bartoletti, a Giorgio Tosatti, veri signori del giornalismo dai quali ho imparato molto. Sono loro i miei maestri. Gene Gnocchi è un amico al quale voglio molto bene. Mi è dispiaciuto non poter più lavorare con lui. Oggi la forza di andare avanti con entusiasmo mi viene data dall’avere come compagni di avventura Mario Sconcerti e Alberto Rimedio. Soprattutto con Sconcerti, ho ritrovato l’entusiasmo di lavorare con una persona seria, esperta e competente. Perché io cerco sempre di imparare dalle persone che sono in grado di trasmettermi qualcosa». Quali sono le regole che bisogna seguire per produrre, oggi in tv, un’informazione corretta? «Le chiavi per arrivare ad essere apprezzati da un pubblico generalista sono due: linguaggio tecnico e tanta ironia. Professionalità ma

A loro va il mio quotidiano ringraziamento».

«Sono felice che esista un Ateneo come la Cusano che investe sulla ricerca» anche il non prendersi troppo sul serio. La domenica serve soprattutto questo». Paola, è al corrente delle iniziative dell’Università Niccolò Cusano nel campo della prevenzione e della ricerca scientifica?

«Certamente sì, sono felice che esista un Ateneo che, anche attraverso la sua Fondazione, si occupi di argomenti così importanti. La ricerca scientifica va sostenuta ad ogni costo e ha fatto passi da gigante. Vanno aiutati i nostri medici e

i nostri ricercatori. L’Italia non è solo malasanità, ma il mondo della medicina e della cura ai malati è fatto anche di tante persone sensibili, competenti, capaci e che si occupano con successo di portare avanti questa vera e propria missione.

salute

Inquinamento, il killer silenzioso: «La politica faccia di più» In Italia si contano ogni anno circa 90mila morti correlate all’inquinamento. Lo ha reso noto il dodicesimo Rapporto sulla qualità dell’ambiente ur-

L’allarme del prof. Dal Negro del Cesfar: «Ogni anno almeno 90mila vittime in Italia» bano redatto dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) che ha inoltre confermato, sia pure sulla base di dati di previsione, che il problema della qualità dell’aria nel nostro Paese è rimasto pressoché invariato rispetto al passato. Ne ha parlato durante la dirette del programma “Genetica

Oggi”, in onda su Radio Cusano Campus, il Prof. Roberto W. Dal Negro, Responsabile CESFAR, Centro Nazionale Studi di Farmacoeconomia e Farmacoepidemiologia Respiratoria con sede a Verona.

per coloro che sono portatori di patologie già invalidanti in chiave respiratoria».

Professore, 90mila morti sono i numeri di una strage «Purtroppo sì, sono morti silenziose che non fanno notizia perché ci mettono degli anni ad arrivare a questo

genetica oggi, in onda su radio cusano campus La trasmissione “Genetica Oggi”, condotta da Andrea Lupoli, va in onda dal lunedì al venerdì su Radio Cusano Campus (89.1 in Fm a Roma e nel Lazio, in streaming su www.radiocusanocampus.it) dalle ore 12 alle 13.

evento finale ma di fatto la matrice può essere riconosciuta in un’aria inquinata. Sono dati ufficiali che vengono dalla Comunità Europea e da documenti istituzionali nazionali. è un problema che ci riguarda tutti e che è più grande di noi. Il problema è ancora più grande per i più giovani, per gli anziani e

Quali sono le patologie legate all’inquinamento? «C’è un rischio di ammalarsi di tumore al polmone per inquinamento ambientale, oltre a questo c’è un aumento percentuale di forme varie di asma, delle tossi croniche e catarri cronici come la bronchite cronica. Direi poi che queste condizioni colpiscono soggetti sani sportivi compresi. Pensiamo al ciclista o al fondista, nel momento in cui fanno sport in un ambiente inquinato respirano una quantità di inquinanti spaventosamente più alta. Facendo uno sforzo infatti aumentano la ventilazione polmonare e quindi aumentano la quantità di inquinanti che

introducono. Per questo sono ad altissimo rischio». In un comune come quello di Frosinone, fra i più inquinati in Italia, è stato vietato ai bambini di fare sport all’aperto «Esattamente, è un accorgimento tampone per evitare di fargli respirare, 60 volte di più del normale, il quantitativo massimo degli inquinanti. Sono politiche di contenimento, tamponi emergenziali che vengono utilizzati nei momenti peggiori. Penso anche al blocco delle auto. Purtroppo passato il picco si torna come prima alle solite abitudini. Il picco di mortalità per motivo cardiaco dopo il picco inquinante dura 3-4 giorni. Il rischio di mortalità invece per motivo respiratorio si prolunga fino a 10 gior-

ni dopo il picco». Difficile parlare di soluzioni nella società moderna? «Le industrie hanno fatto molto, paradossalmente molto di più della politica disattenta. L’industria incide meno fra le tre grandi voci degli inquinanti: la prima è il traffico veicolare, la seconda sono le emissioni domestiche e terzo l’industria che una volta era la prima. Ritengo che l’industria, in quanto imprenditoria, si mette sul mercato e deve stare attenta a ciò che anche altre società fanno. Le emissioni domestiche e il traffico veicolare sono cause gravi date dal non controllo della cementificazione e da come viene organizzata la viabilità nelle città e quindi dalle istituzioni». © Copyright Università Niccolò Cusano

Sappiamo che lei è molto sensibile a questi argomenti. «Sì, e non solo per motivi personali o di vita vissuta. Mi rimarrà per sempre impresso nella mente un incontro avuto anni fa con il compianto professor Umberto Veronesi. Un colloquio durante il quale il professore mi diceva come i casi di tumore sarebbero aumentati a dismisura negli anni successivi, ma anche come almeno l’80% di essi sarebbero stati curabili. Rimasi allibita di fronte a quella previsione ma anche speranzosa per il futuro. La battaglia di oggi è proprio quella di rendere questo terribile male sempre più curabile». Quali sono i suoi progetti per il futuro? «Comincio ad avvertire un po’ di stanchezza. I tanti impegni sono esaltanti ma anche un po’ logoranti. Per il momento vado avanti con il calcio, almeno fino ai Mondiali in Russia del 2018. Poi potrei dedicarmi a qualcosa di diverso, sempre rimanendo nel mondo del giornalismo». © Copyright Università Niccolò Cusano

Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: gianluca.fabi@ unicusano.it


martedì 3 gennaio 2017

cultura e ricerca

Unicusano FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

crescita e lavoro cosa c’è nel 2017

L’Italia comincia, faticosamente, a uscire da un periodo di difficoltà. L’analisi di Fortuna, Rettore della Cusano

rivino dalla riduzione del carico fiscale per le imprese e dagli incentivi pubblici agli investimenti in macchinari e innovazione. Il finanziamento dei progetti d’impresa rimane difficoltoso per le imprese che non hanno accesso – o lo hanno molto limitato – ai mercati finanziari, cioè le PMI e quelle in crisi; su queste categorie di imprese grava anche lo stato di salute del sistema bancario che non consente di ottenere facilmente credito.

SEGUE DA PAGINA I

Le recenti previsioni della Commissione Europea confermano che la crescita economica in Europa prosegue a tassi moderati. Il PIL dell’Unione Europea dovrebbe avere un incremento dell’1,8% nel 2016 e dell’1,6% nel 2017 (+2,2% nel 2015), con un ridimensionamento rispetto alle aspettative. In generale, la modesta crescita del PIL deriva principalmente da limitati consumi privati e ci si aspetta che questa situazione possa

La ripresa di alcuni settori economici potrebbe essere favorita dal “Piano Industria 4.0” estendersi al 2018, anche se per quell’anno è previsto un aumento del PIL pari all’1,8%. Il costo dei finanziamenti, notevolmente basso in virtù di una politica monetaria eccezionalmente accomodante, rimane un fattore di ausilio alla crescita, anche se il 14 dicembre la FED ha iniziato, dopo vari rinvii, a dar vita al rialzo dei tassi, peraltro necessario per salvaguardare la stabilità economico-finanziaria dell’intero globo. Nell’area Euro, il PIL dovrebbe crescere dell’1,7% nel 2016 e dell’1,5% nel 2017 (+ 2% nel 2015); secondo il Fondo Monetario Internazionale, la crescita attesa del PIL nell’area Euro per il 2016 e per il 2017 è coincidente con le previsioni della Commissione europea.

I fattori di instabilità e le loro conseguenze appaiono amplificati; l’incertezza a livello politico rappresenta un condizionamento cruciale e pesante per le aspettative a medio-lungo termine. Tale incertezza, unita alla bassa crescita dei paesi extra-UE e al rallentamento del commercio globale, pone un freno al potenziale incremento del PIL interno. La Commissione Europea, inoltre, sottolinea che in futuro potrebbero venir meno o attenuarsi i fattori transitori che hanno sostenuto l’attività produttiva, come, ad esempio, il basso prezzo del petrolio che nell’ultima parte del 2016 ha avuto un’impennata, soprattutto per effetto degli accordi maturati in sede OPEC.

In questo scenario così complesso, poco indirizzato a una decisa ripresa, la BCE e Mario Draghi si sono dimostrati assoluti protagonisti e hanno costantemente rassicurato i mercati; il Presidente ha sempre ribadito la volontà della BCE di intervenire in ogni modo nel pieno rispetto dei limiti del suo mandato. Nel corso dell’anno 2016 sono state varate misure di stimolo monetario senza precedenti per fronteggiare il netto peggioramento del quadro macroeconomico dell’Eurozona, caratterizzato dalla presenza di scenari ulteriormente deflattivi; l’8 dicembre è stato deciso l’allungamento del QE da marzo a dicembre 2017, con la diminuzione da 80 a 60 miliardi di euro destinati

ad acquisti di titoli. Anche in Italia, pur essendosi manifestati lievi progressi, le aspettative sono state disattese; si è registrata, infatti, una ripresa lenta, debole, fragile – anche se costante – e non sono mancati elementi dissonanti, soprattutto in riferimento a crescita, occupazione e mancato superamento della deflazione. Il PIL è atteso in crescita, secondo le stime della Commissione Europea e dell’OCSE, nel 2016 dello 0,7% e dello 0,9% nel 2017, secondo l’ISTAT, nel 2016 dello 0,8% e dello 0,9% nel 2017; le previsioni del Governo sono dello 0,8% nel 2016 e dell’1% nel 2017.

In ogni caso, si tratta di dati che denotano un continuo ridimensionamento, espressione di incrementi poco significativi e inadeguati al fine di invertire la tendenza e di virare definitivamente verso una situazione decisamente migliore. Il processo di crescita già delineato alla fine del 2015 è stato frenato a metà anno dal rallentamento del settore manifatturiero, anche se gli indicatori congiunturali sono orientati a una moderata crescita nel secondo semestre. Nel 2017, ci si attende che la crescita dell’occupazione migliori il reddito disponibile delle famiglie, sostenendone la domanda di beni di consumo e che benefici de-

Nel quadro generale delle possibilità di ripresa del sistema Italia, potrebbe assumere notevole rilevanza il “Piano nazionale Industria 4.0: investimenti, produttività, innovazione”; la denominazione è tutto un programma, includendo tre sostantivi che sono alla base di un’eventuale svolta. Il suo contenuto è permeato da una serie di caratteristiche che potrebbero riportare la giusta attenzione verso l’industria in generale e, in particolare, verso quella manifatturiera – così importante per il nostro Paese – facendole tornare al centro della politica economica nazionale. Non è semplice prevedere se tale piano potrà contribuire in modo decisivo a imprimere forza alla crescita, finora così modesta. Tuttavia, se verrà sviluppato in modo appropriato gioverà almeno ad apportare dinamismo e fiducia nell’ambito del nostro sistema economico. Le aspettative generate e alimentate dall’annuncio di importanti processi di riforma che avevano cominciato a

concretizzarsi nel 2015 almeno in alcuni settori, pur avendo registrato qualche passo in avanti, nel 2016 non hanno trovato pieno compimento e si spera che possano realizzarsi ed estendersi ad altri campi di attività nel 2017; ciò è assolutamente necessario per migliorare crescita, sviluppo e occupazione. C’è ancora molto da fare in Italia ma un minimo recupero di reputazione e un miglioramento della credibilità, a livello europeo e internazionale, sicuramente si sono avuti, soprattutto grazie all’uscita della Gran Bretagna che ha assicurato al nostro Paese maggior peso e conseguente forza contrattuale nell’ambito europeo. L’Italia comincia faticosamente a uscire da un periodo di grande difficoltà, comune a quello di tutta l’Eurozona, ma con picchi da assoluto primato – purtroppo negativo rispetto alla maggior parte degli altri Paesi dell’UE – che, come ben sappiamo, hanno avuto riflessi in tutti i settori di attività senza alcuna esclusione; di queste forti negatività, purtroppo, non siamo ancora riusciti a liberarci. Crescita economica più intensa, maggiori investimenti pubblici e privati, ricerca e innovazione più sviluppate, dati sull’occupazione più incoraggianti, riduzione del deficit e del debito pubblico, uscita definitiva dal tunnel deflattivo, devono essere gli obiettivi da perseguire con forza per essere più competitivi e liberarsi definitivamente dalla fase recessiva.

Il 18 novembre il Governo Renzi ha commentato i risultati dei primi 1000 giorni; positivi nel complesso ma non sufficienti a determinare una svolta significativa. Il risultato del referendum del 4 dicembre non ha determinato le conseguenze catastrofiche da qualcuno paventate, pur avendo originato le dimissioni di Renzi e la nascita del governo Gentiloni. Il Presidente del Consiglio nella conferenza stampa di fine anno ha evidenziato tra le priorità lavoro, sud e giovani, confermate anche dal Presidente Mattarella nel Suo discorso del 31 dicembre: speriamo bene! È in ogni caso indispensabile creare condizioni di contesto adeguate a favorire la realizzazione di un ambiente operativo che consenta di allontanare definitivamente il pericolo di perdere quei connotati che ci hanno consentito di essere considerati in passato tra i Paesi più importanti a livello mondiale. Ci si deve augurare, quindi, che la tanto desiderata ripresa possa rafforzarsi, magari anche più tempestivamente del previsto, consentendo un miglioramento della situazione interna e, soprattutto, un ulteriore recupero di competitività del sistema Italia nel contesto internazionale. A questo abbiamo idealmente brindato tutti noi italiani in questi giorni: speriamo che il 2017 ci sorprenda positivamente! Fabio Fortuna, Magnifico Rettore Università degli Studi Niccolò Cusano

medicina

Un programma terapeutico salva i bambini con eterotassia ssa Rita Carsetti a dimostrare - con uno studio all’inizio degli anni 2000 – per quale motivo i bambini senza milza sono più esposti alle infezioni. E’ stato infatti scoperto che l’assenza di questo organo provoca la drastica riduzione delle cellule che difendono l’organismo dall’aggressione dei patogeni (cellule B della memoria). Chi è privo di milza, «habitat» naturale di queste cellule, è in grado di produrle, ma non di mantenerle in vita a lungo, risultando più vulnerabile all’attacco dei batteri.

Riduzione dei ricoveri ospedalieri del 30% e azzeramento del tasso di mortalità a causa di infezione. Sono i risultati del nuovo programma terapeutico elaborato da medici e ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù per i bambini senza milza affetti da eterotassia, una rara malattia congenita che comporta lo sposta-

Lo ha elaborato il Bambin Gesù per i piccoli affetti da questio tipo di malattia rara mento e la malformazione di alcuni organi vitali come cuore e fegato e l’assenza o lo sviluppo anomalo della milza. La nuova strategia di cura prevede che tutti i bambini con eterotassia privi di mil-

ETEROTASSIA. L’eterotassia è

za - quindi ad alto rischio di infezione - vengano sottoposti fin dalla nascita a profilassi antibiotica e al programma vaccinale. I risultati di 7 anni di applicazione del protocollo sono stati appena pubbli-

cati sulla rivista scientifica Journal of Allergy and Clinical Immunology (JACI). Questo studio pone le basi per l’elaborazione di linee guida internazionali che garantiscano una migliore assistenza

e qualità di vita per i piccoli pazienti. INFEZIONI. Sono stati i ricer-

catori dell’area di Diagnostica e Immunologia del Bambino Gesù diretti dalla dott.

una malattia congenita rara che compromette gravemente il sistema cardiovascolare. Colpisce un bambino su 1020.000 ed è caratterizzata dal posizionamento anomalo e dalla malformazione di vari organi. In circa il 50% dei casi è associata a difetti della mil-

za che può essere completamente assente, frammentata o parzialmente sviluppata e non funzionante. In questo caso le infezioni, soprattutto batteriche, sono una complicanza grave, molto frequente e potenzialmente letale. TERAPIA DIFFERENZIATA. Poi-

ché la milza gioca un ruolo importante sul fronte delle infezioni, nel 2010 il team di medici dell’Unità operativa di Cardiologia e Aritmologia del Bambino Gesù guidato dalla dott.ssa Anwar Baban, ha disegnato e introdotto nella pratica clinica un protocollo di cura differenziato per i bambini affetti da eterotassia con milza (a basso rischio infettivo) e senza milza (ad alto rischio). I pazienti di quest’ultima categoria fin dalla nascita vengono sottoposti a un programma di sorveglianza immunologica e vaccinale associato

a terapia antibiotica. I dati dello studio appena pubblicato sulla rivista IACI dimostrano che questa strategia previene le infezioni batteriche gravi riducendo la frequenza dei ricoveri (-30%)

e la mortalità. Negli ultimi 7 anni, da quando è stato introdotto il nuovo protocollo, nessuno dei pazienti seguiti al Bambino Gesù è deceduto per infezione. © Copyright Università Niccolò Cusano


IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 3 gennaio 2017

disabilità e ricerca

perché Occorre credere nel valore dello sport

Il professor Rafael de Asis: «In Europa il suo ruolo sociale è troppo spesso sottovalutato Per le persone con disabilità dovrebbe essere un diritto come l’istruzione e il lavoro» Nella cultura giuridica, in par- ralmente accettati, la loro imticolare in quella europea- portanza nel contesto genecontinentale, l’analisi dello rale in cui si collocano, cioè sport, fino a poco tempo fa, nelle dinamiche dell’incluè stata un po’ sottovalutata sione o in quelle giuridiche, e molto residuale. La profes- è molto bassa. Quando parsionalizzazione dello sport liamo di individui e gruppi in e la sua mercificazione, ac- situazioni vulnerabili e procoppiate con un nuovo ap- poniamo strumenti per l’inprezzamento dell’imporclusione sociale, l’istruziotanza del tempo libene, il lavoro e le quero e del ruolo dello stioni di partecipazione politica sono sport per la salute e l’inclusione spesso temi presi sociale, hanno in considerazione, ma non avviecambiato un po’ ne così con lo sport. questa immagine. Oggi, importanQuando si parla della ti studi legali, catte- Rafael de Asis necessità di garantidre universitarie o re i diritti di persone ricerche in diverse discipli- o di gruppi umani con problene scientifiche sono dedica- mi di disabilità, la pratica delti allo sport. lo sport spesso non è presa in considerazione. INCLUSIONE. Tuttavia, questo cambiamento è anco- tempo libero. Dal punto di vira superficiale, soprattutto sta sociale, la ragione di queper quanto riguarda lo sport sta svalutazione è sicuramencome strumento di inclusio- te legata al fatto che lo sport ne sociale o per la pratica del- e la sua pratica hanno un’imlo sport riconosciuta come un portanza minore nelle prodiritto. Infatti, anche se que- blematiche di queste persone sti due principii sono gene- o gruppi. Nel campo della di-

sabilità, lo sport è strettamente legato all’approccio medico della disabilità. Nel migliore dei casi, da questi postulati si deduce che la cosa importan-

te è l’integrazione delle persone disabili nel settore dell’istruzione o sul posto di lavoro. Le dimensioni del tempo libero e dello sport nel tratta-

mento della disabilità sono spesso considerate come secondarie. Sono approcci che determinano forme di discriminazione e che dobbiamo

combattere. UN PROBLEMA DI TUTTI. Ora il

problema è che coloro che dovrebbero promuovere

e valorizzare questo cam- tà. Io credo che nessuna di biamento non lo fanno. Un queste due cose risponda a buon esempio di questa si- verità. Se non consideriatuazione è il Comitato del- mo lo sport come un diritle Nazioni Unite sui diritti to e come uno strumento di delle persone con disabilità, inclusione sociale, allo stesche ha il compito di valuta- so modo dell’educazione, re l’attuazione da parte degli del lavoro o della parteciStati che hanno aderito alla pazione politica e culturale, Convenzione dei diritti del- non possiamo combattere le persone la percezione sociale con disabilità. Se con- L’approccio medico della disasideriamo, non è sufficiente bilità come ad esemuna questioa garantire il pieno pio, le dodine esclusivaci osserva- superamento delle mente mezioni gene- discriminazioni dica. Querali fino ad sto problema riguarda oggi espresse da questo Comitato ai tutti noi, ma soprattutto le membri dell’Unione Euro- persone incaricate di ottepea, vedremo che l’atten- nere il soddisfacimento dei zione riservata allo sport è diritti delle persone con dipraticamente inesistente. sabilità e la loro inclusione Il Comitato sembrerebbe sociale. credere o che lo sport non è rilevante dal punto di vista Prof. Rafael de Asis, dell’inclusione sociale e dei Università Carlos III, Madrid diritti, o che nell’Unione Europea la pratica dello sport Traduzione dal castigliano sia riconosciuta e garantita del prof. Enrico Ferri, alle persone con disabili- Università Niccolò Cusano

innovazione

Sensori chimici per migliorare le prestazioni sportive (e non solo) Sport e ricerca vanno sempre più di pari passo. Si pensi alle Olimpiadi, più precisamente ai nuotatori. Indossare costumi integrali, ottenuti con materiali innovativi (un polimero su tutti, il poliuretano) che siano ultra leggeri e che minimizzino l’attrito con l’acqua, consente di risparmiare quei secondi che potranno valere una medaglia. Si pensi anche ai velocisti. Le loro scarpe devono essere leggere, ma al tempo stesso il sistema di ammortizzazione non può essere trascurato.

Una vota terminato lo sforzo fisico, o durante lo stesso, è importante recuperare le energie il più in fretta possibile. Sono sempre più diffuse le bevande che riforniscono gli atleti di integratori di sali minerali persi nel sudore durante prolungata attività fisica. RICERCA. Proprio in questo

spazio, tra le scarpe da corsa e i sali minerali che la ricerca sta facendo passi da gigante. In particolare, il sudore si rivela essenziale per il monito-

i nostri I e II livello - 1500 ore - 60 CFU

raggio delle condizioni fisiche degli atleti, e non solo. Si va verso dispositivi indossabili – tecnicamente si chiamano sensori – in grado di fornire una enormità di informazioni dall’analisi di un prodotto di scarto, come è il sudore. Un esempio di sensore è il braccialetto o la fascia pettorale per la misura della frequenza cardiaca. Attraverso l’invio di segnali elettrici o luminosi, sangue e tessuti rispondono in modi diversi a seconda del battito cardiaco. Questi sono sensori fisici.

FUTURO. I dispositivi del fu-

turo, hanno un qualcosa in più. Questo “più” ha una natura chimica. Sono altamente specifici e consentono di monitorare, in tempo reale, quello che il nostro corpo sta perdendo durante lo sforzo fisico, aiutandoci ad evitare dolori muscolari – i crampi – ed intervenire, anche questa volta in tempo reale. Il nostro sudore è ricco di informazioni sotto forma di sali minerali (sodio, potassio, magnesio, zinco, cloruri), ma anche molecole più complesse (glucosio,

lattato, colesterolo). Il monitoraggio avviene grazie all’utilizzo di sensori miniaturizzati, grandi qualche millimetro, che danno una risposta in seguito alla specifica interazione con il sodio piuttosto che con il potassio. Il sudore è semplicemente il trasportatore. La specie di interesse entra in contatto con la superficie del sensore, dove ci sono immobilizzati specifici recettori, e il suo riconoscimento genera una variazione di segnale che potrà essere visualizzata dall’atleta e venire in-

viata in tempo reale a qualsiasi smartphone o computer, in modo che chiunque possa analizzare i dati. SENSORISTICA. Solo sport? Ov-

viamente no. Non solo gli atleti potranno beneficiare di questi dispositivi. La prospettiva di una medicina personalizzata potrà avvalersi di dispositivi indossabili per la misura di specie di interesse clinico, velocizzando la diagnosi e garantendo il rapido inizio del percorso terapeutico. Sono molte le prospettive

legate al campo della sensoristica, in particolare a quella chimica. I dispositivi indossabili offrono grandi possibilità, catapultandoci verso un futuro all’insegna dell’auto diagnosi che consentirà di in-

tervenire il più in fretta possibile, e il tutto senza perdere tempo ma solo perdendo un po’ di sudore. Stefano Cinti Docente di Chimica Generale Università Niccolò Cusano

a c i t s i n a m U Area

MEDIAZIONE FAMILIARE RELAZIONI INTERNAZIONALI COUNSELLING PSICOLOGICHE PSICOLOGIA DELLA SALUTE ORGANIZZATIVA: TEORIE, STRUMENTI E METODOLOGIE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO STRESS LAVORO CORRELATO MEDIAZIONE INTERCULTURALE MANAGEMENT DEI SERIVZI SOCIALI ESPERTO IN POLITICHE E GESTIONE DEI FLUSSI MIGRATORI EDUCATORI DEI SERVIZI DELLA PRIMA INFANZIA Compila il form


martedì 3 gennaio 2017

Unicusano FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

cultura e sport

EBREI, ARMENI E RAZZISTI il mito del sangue Una rilettura analitica degli anni ’30 del Novecento vista da un’originale prospettiva in un recente libro di Enrico Ferri. Ne parliamo con l’autore, docente alla Cusano È recentemente uscito negli USA, edito dalla Nova Publishers di New York, lo studio “Armenians-Aryans”, che ha per sottotitolo “Il ‘mito del sangue’, le leggi razziali del 1938 e la comunità armena in Italia”. L’autore del libro, Enrico Ferri, insegna Filosofia del diritto e Storia dei Paesi Islamici all’Unicusano. A partire da un episodio poco conosciuto degli anni Trenta dello scorso secolo, la questione dell’appartenenza o meno degli Armeni alla presunta razza ariana, si ricostruisce il dibattito che in quegli anni coinvolse la Germania, l’Italia e molte nazioni europee, sui criteri per definire la presunta razza di un popolo, con la prima importante distinzione tra ariani e non ariani. Non si trattava di un dibattito puramente teorico, poiché la classificazione razziale di un popolo comportava il riconoscimento o la perdita di una serie di diritti fondamentali. Professor Ferri, vorrei cominciare dalla questione di fondo del suo libro, il razzismo. Lei parla del razzismo come di una forma estrema e degenerata di etnocentrismo, vuole definire in sintesi questa differenza?

«Etnocentrismo significa riconoscere la centralità della propria comunità di appartenenza , dei suoi valori e della sua cultura. Se però si ritiene il gruppo a cui si appartiene, la sua cultura e la sua storia, come la più alta espressione della civiltà, quindi come il solo veramente legittimo, le caratteristiche della propria

Nel volume viene ricostruito il dibattito sulla razza ariana e suoi effetti comunità sono prese come metro di misura del valore e del disvalore. In altre parole, per il razzista le altre comunità sono giudicate secondo la maggiore o minore vicinanza alla propria cultura e alle proprie caratteristiche. L’originalità, la diversità non costituiscono un valore, ma piuttosto un limite». Nel suo studio pubblicato negli USA lei analizza le vicende della comunità armena in Italia, proprio a partire dalla legislazione razzista promulgata prima in Germania, a parti-

re dal 1933, e poi in Italia, nel 1938. «Sì, con una formulazione molto ambigua si parlò di leggi in “difesa della razza”, come fossero delle misure di salvaguardia e di protezione. Vennero definite “leggi razziali”, non razziste, come se fossero finalizzate ad una scolastica classificazione delle razze e non ad una discriminatoria selezione». “Le leggi a difesa della razza” partivano dal presupposto che l’umanità era divisa in razze con diverse culture e valori, classificabili in modo gerarchico e che le razze superiori andavano protette dalla “contaminazione” e dagli incroci con

La cover del libro di Enrico Ferri

le razze inferiori. È così? «Sì, a partire da una macro classificazione, fra ariani e non ariani. Gli ariani o indoeuropei erano considerati ai vertici della gerarchia razziale, mentre i semiti, cioè gli ebrei, ed i neri

erano descritti come l’antitesi degli ariani». Lei, però, nel suo libro mette bene in evidenza che categorie classificatorie come quelle di ariano non avevano una base scientifica credibile. «Si partiva dal fatto che in quasi tutte le lingue europee ci sono una serie di caratteristiche comuni e da questo si deduceva che ci sarebbe stata una lingua originaria comune e, di deduzione in deduzione, un popolo che la parlava. Se c’era stato un popolo con la sua lingua e cultura c’era sicuramente stata anche una sua terra originaria. Questa però è una costruzione ideologica, non c’è nessuna prova che esistesse né una lingua, né un popolo, né una patria originaria. Era difficile persino trovare un nome certo per definire questo popo-

lo originario, chiamato volta per volta indo-europeo, indo-iranico, indo-germano, ariano… Senza considerare la presunta terra d’origine: l’India, il nord della Germania, l’alto Danubio, il Polo Nord, l’Atlantide…». In che modo gli armeni che vivevano in Italia furono coinvolti dalla legislazione razziale? «Se fossero stati considerati non ariani avrebbero perso una serie di diritti fondamentali: avrebbero avuto un destino simile a quello degli ebrei: discriminati prima, perseguitati poi».

Quali furono gli argomenti a favore e/o contro la loro presunta arianità? «Secondo alcuni razzisti gli Armeni erano simili agli Ebrei, entrambi popoli diasporici e con una spiccata vocazione mercantile. Altri razzisti, invece, sottolinearono che gli Armeni erano il primo popolo ad aver adottato il cristianesimo e che nel medio-oriente rappresentavano un popolo con una cultura ed un’identità europee». Lei però evidenzia anche una serie di altri motivi che ebbero un ruolo importante nella classificazione raz-

ziale degli armeni, alla fine considerati ariani. «Sì, ma non solo in quest’occasione. Basti pensare che i Giapponesi, asiatici non ariani, furono i principali alleati dell’Italia fascista e della Germania nazista e che Mussolini si proclamò come la “spada dell’Islam” ed il protettore degli arabi, che erano semiti. Nel caso degli Armeni giocarono fattori storici importanti: erano stati perseguitati e sterminati dai Turchi nel 1915, contro i quali l’Italia aveva combattuto nella Prima guerra mondiale e tra le due nazioni c’erano stati importanti legami storici che risalivano ai tempi di Roma, senza considerare la limitata presenza degli armeni in Italia che non superava le 2000 unità». Esiste una riflessione che può riassumere il senso della sua ricerca? «Che si deve sempre ricorrere alla falsificazione e all’ideologia quando si vuole negare un dato elementare che Cicerone riassume con la frase che riporto all’inizio del mio libro: “Quale che sia la definizione di uomo che adottiamo, essa è valida per ogni uomo». © Copyright Università Niccolò Cusano

il 7 gennaio a camaiore

La solidarietà va a canestro con Basketartisti Unicusano Il Palazzetto di Camaiore ospiterà sabato 7 gennaio (ore 17) l’incontro di beneficenza tra Basketartisti Unicusano e Versilia All Stars. L’incontro riunirà tanti amici artisti e sportivi per dare una mano concreta alla piccola Maman, una bimba di 5 anni con origini senegalesi, ma nata in Italia, che a causa delle difficoltà economiche della sua mamma ha dovuto forzatamente tornare in Senegal. Questo trasferimento la sta facendo soffrire, non capisce la lontananza dagli amici dell’asilo e dall’affetto che l’Italia le ha sempre dato. Un triste esempio di integrazione al contrario. La famiglia vive ora in una casa con il solo materasso e con carenze di igiene; la piccola Maman chiede alla madre perché non vada più all’asilo: ciò che serve è un sostegno concreto per una vita dignitosa e per assicurare l’istruzione di base. Basketartisti Unicusano scenderà in campo in una gara piena di stelle: hanno confermato la loro presenza a Camaiore Miss Italia 2015 Alice Sabatini, la cantante Cecile, gli attori Sebastiano Rizzo, Gianguido Baldi, Lorenzo Sarcinelli, Domenico Fortunato, i comici Stefano Nosei e Stefano Sarcinelli, il modello e attore francese Brice Martinet, i campioni di basket Mario Boni e Ciccio Dellafiori. Da non escludere sorprese lastminute. Ad affrontare amichevolmente la Basketartisti Unicusano sarà la All Stars Versilia, una formazione composta dai ragazzi del Vela Basket CamaioLE SQUADRE.

Alice Sabatini, capitano Basketartisti Unicusano

re mista ad autorità e amici della Versilia. RINGRAZIAMENTI. La partita inizierà alle 17 preceduta da un mini torneo di minibasket con i bambini del Vela Basket. Basketartisti Unicusano ringrazia il sindaco di Camaiore Alessandro Del Dotto, gli assessori al Turismo e allo Sport Carlo Alberto Carrai e Francesco Santini e il direttore della società Pluriservizi Spa per aver messo a disposizione la struttura e concesso il patrocinio in tempo da record. Il biglietto posto unico costa 10 euro e si può trovare in prevendita tra Pietrasanta e Camaiore oppure il giorno della partita al botteghino, dalle 16. Info su www. basketartisti.it. © Copyright Università Niccolò Cusanow


VI UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 3 gennaio 2017

cultura

lo spettacolo deve ancora cominciare

I trascorsi da attore, la campagna elettorale da star e la “pancia” del Paese. Trump sulle orme di Reagan? Manca poco ormai all’insediamento ufficiale del 45° presidente degli Stati Uniti. Donald Trump, eletto l’8 novembre scorso, si insedierà ufficialmente alla Casa Bianca il 20 gennaio del 2017. Per alcune caratteristiche mostrate in campagna elettorale dal successore di Barack Obama, in molti hanno paragonato Trump a Reagan. Del 40° presidente americano, per il ciclo dedicato alla storia degli USA e dei suoi presidenti, si è parlato a “La Storia Oscura” (trasmissione curata e condotta da Fabio Camillacci) su Radio Cusano Campus. È intervenuto il professor Silvio Berardi.

Il professor Berardi ripercorre Donald Trump si insedierà alla Casa Bianca il prossimo 20 gennaio le mosse di Ronald cerne pure la sua campagna tutti, il tema della sicurezza. Reagan parlerà di iniziatidalla sicurezza per le elezioni presidenziali. Reagan, parla di un paese, ve particolari che poi non si La spettacolarizzazione del- gli Stati Uniti, che all’epoca, realizzeranno, una tra tutte all’economia STRATEGIE. Il professore as-

sociato di Storia Contemporanea e di Storia e Istituzioni delle Americhe all’Università Niccolò Cusano ha subito scattato questa fotografia di Ronald Reagan: «Reagan ex governatore, anche lui come Trump con un’esperienza nel mondo dello spettacolo che certo ebbe un ruolo rilevante poi per quanto con-

la politica negli Stati Uniti si sviluppa proprio con Ronald Reagan. E come quella di Donald Trump, quella di Reagan fu una campagna elettorale che parlò alla pancia del Paese. Una campagna elettorale che cercò di prendere come punti di riferimento le sconfitte che il suo predecessore alla Casa Bianca, Jimmy Carter, subì nel corso del quinquennio presidenziale. Un punto su

in regime di “Guerra Fredda”, a suo dire non si trova al sicuro dalla minaccia sovietica, Reagan parla di un Paese che deve rispondere in modo fermo, assolutamente rigido, preparato alla minaccia comunista, alla minaccia proveniente dall’Est. Cioè quell’URSS che Reagan poi definì l’Impero del Male, un “Impero” che deve essere assolutamente fatto arretrare. Per questo motivo

quella dello “Scudo Spaziale”, proprio per far comprendere agli Stati Uniti come il futuro presidente, cioè colui che sarebbe stato eletto come 40° presidente degli States, avrebbe proprio puntato sul tema della sicurezza in politica estera come uno dei principali capisaldi della sua azione di governo». L’ECONOMIA. Ronald

Reagan, 40° presidente degli Sta-

ti Uniti, è passato alla storia non solo dal punto di vista internazionale ma anche dal punto di vista della politica interna con la famosa “Reaganomics”. Cosa è stata la politica economica ribattezzata “Reaganomics”? «Non dimentichiamoci – sottolinea il professor Berardi – che Carter si era ritrovato alla Casa Bianca in piena crisi energetica, in piena crisi petrolifera che tra l’altro diede il colpo di grazia alla presidenza Carter e in particolare alla politica economica proposta dall’amministrazione democratica di Carter. Chiaramente, la ricetta di politica economica di Reagan fu antitetica a quella carteriana. Ed è una ricetta che vede in qualche modo un disimpegno dello Stato dal mercato, che vede una profonda riduzione della spesa pubblica e che vede un modello liberale e liberista quale “antidoto” ai mali dell’economia americana. Una ricetta che sot-

Ronald Reagan è stato presidente degli Stati Uniti dal 1981 al 1989

to certi punti di vista porterà a dei risultati concreti nel senso che l’economia americana si riprese, seppur in modo non del tutto indolore. Non dimentichiamoci infatti di tutte le problematiche legate al tasso d’occupazione e soprattutto i tagli assistenziali ai ceti meno abbienti che ovviamente subiranno con Reagan un drastico aumento. Quindi, ripresa economica, regole del libero mercato che vengono a trovare un punto di riferimento

Raccontare la storia per capire l’attualità La “Storia Oscura” va in onda dal lunedi al venerdi dalle 13.00 alle 15.00. Il programma condotto da Fabio Camillacci racconta, analizza e approfondisce i fatti del passato: dalle origini ai giorni nostri con l’obiettivo di far luce su fatti ed eventi storici avvolti nel mistero. La ricerca della verità è sempre stato il desiderio di Niccolò Cusano.

specifico nel sistema economico reaganiano; ma dall’altro lato certamente tagli pesanti all’allora Welfare State statunitense». RISULTATI. Ma quella ricetta economica reaganiana, che molti accomunano a quella della Thatcher in Gran Bretagna, portò a dei risultati concreti? «Certamente nel medio periodo la ricetta economica di Reagan portò a dei risultati – spiega il professore della Cusano – l’economia americana si riprende, perché come detto viene ridotto drasticamente anche l’intervento pubblico, i capitali statali americani vengono distolti da quel sistema assistenziale di Welfare State che era stato proposto da Carter. Certo è che, però, se parliamo in termini di ammortizzatori sociali è chiaro che il venir

meno di quell’aspetto assistenzialista messo in campo nella seconda metà degli anni ’70 dall’amministrazione carteriana, è chiaro che il venir meno di questi ammortizzatori sociali, creerà dei grossi problemi soprattutto anche tra le frange della popolazione afroamericana con tutte le ricadute del caso sul sistema occupazionale che si riveleranno negative. Per cui, sì quella reaganiana fu una ricetta che permise agli USA di riprendere il cammino verso la crescita economica ma pur sempre una ricetta che sotto certi punti di vista avrà dei forti impatti sociali che non verranno risolti nemmeno nel secondo mandato di Ronald Reagan alla Casa Bianca». Ronald Reagan restò in carica per due mandati: dal 1981 al 1989. © Copyright Università Niccolò Cusano

l’analisi

Le basi del dialogo tra i popoli del Mediterraneo Se la cultura fosse tutto ciò che non è natura non potremmo capire il mondo mediterraneo, dove innanzitutto il colore prima del calore pervade di sé ogni cosa, influenza e muove passioni; suoni e percussioni non voluti dall’uomo scorrono lungo i whadi aridi ormai divenuti piste che congiungono anche villaggi lontani. Il mediterraneo non è luogo di città è un luogo di villaggi e di aree sacre, perennemente si attraversa per ogni dove alla ricerca del Dio sconosciuto e di quello adorato, del popolo che immagina che un remo sia la pala per muovere il grano e la paglia sull’aia. Il Mediterraneo non aveva frontiere ma ha posti di controllo, ha muri di divisione, aveva una lingua comune quella franca o il parsi, la lingua del mare, altri soggetti i marinai che si muovevano perennemente e avevano casa dovunque approdavano, ma si è persa, e ora le navi

non entrano più in porto: le bettoline scaricano le merci. Altri naviganti quelli del deserto lo attraversano. Non sono i bisognosi a farlo, è gente normale che lascia case, famiglie e attività economiche alla ricerca di una sfida da vincere, quella con la vita, alla ricerca di quel ruolo sociale che a casa propria non crede di poter mai averne la possibilità. Il Mediterraneo è innanzitutto un immenso camposanto, nella cara Trieste quello musulmano è in pieno centro urbano, il luogo della memoria e del grande viaggio come insegna il libro dei morti egiziano, nonché l’Odissea. E a Ghardaïa, città una e trina, e Le Corbusier che costruisce e disegna il cimitero delle donne. Ma il viandante non ha da scrivere, arriva in un luogo e diviene cantastorie. Nelle campagne tunisine come in quelle siciliane durante i lavori in gruppo: la raccol-

ta o la “scavusa” qualcuno aveva il compito di raccontare per distrarre i compagni dalla fatica e dalla ripetitività nell’arsura che le ore più calde si portano appresso, non importava la religione, il colore della pelle o l’oggetto del racconto. Vita e morte, eros e thanatos, si teneva-

no compagnia in una ballata senza tempo, non musicata ma reci–cantata. Innanzitutto, alla stessa maniera la comunicazione passava, diveniva dialogo, e poi lo struscio dinnanzi alla porta della bella di turno che portava alla fuitina fra i poveri o alla richiesta della mano e della

dote fra gli abbienti. La vita aveva comunque un significato e il dialogo comunque realizzato, nasceva un bambino, fino al prossimo racconto alla prossima stagione. Poi sono venuti i tempi dei localismi, alla fine del XIX secolo sono nati lo sloveno,

l’ebraico moderno e l’albanese inter alia, poi gli antichi mercanti hanno dovuto fermare i loro commerci e poi far distruggere gli stabilimenti. Il Canto della Miorita e quello della baronessa di Carini odorosa di mediterraneo, mentre per le valli di Sicilia si consumano i riti della primavera che rinasce e fa rinascere il mondo, così come descritti dai poeti dell’anno mille della scuola di Bagdad i primi umanisti misconosciuti dalla storia. Il fuoco che brucia i mobili vecchi per San Giuseppe, se ben ricordo, la dote dei pastori del deserto che le donne in oro portavano addosso per provvedere ai figli nel caso restassero vedove. Ciò come premessa al dialogo oggi con al centro l’isola dell’anello di Dio, la Sicilia. Se ci prendessimo la briga di riandare per le valli che la compongono ritroveremmo tracce della comunanza per-

duta dei luoghi dove greci e punici, cartaginesi e romani hanno firmato accordi e poi si sono combattuti, con onore. Scipione l’Africano per 10 anni fu a Siracusa per preparare con i siciliani Zama, facendo grande Roma, ma i siciliani furono gli ultimi a diventare cittadini dell’impero: Caracalla il libico l’aveva già concessa a tutti gli altri. La Sicilia è terra non violenta forte del fatto che tutti i siciliani sono cittadini del mondo così come il viaggiatore che arriva in Sicilia diviene siciliano, pensiamo agli amici albanesi di Piana che da alcuni secoli con il loro esarcato sono là, ha un problema: acquisire un ruolo attivo e propositivo nel contesto mediterraneo vuoi come dialogo fra poteri ma soprattutto come dialogo fra genti del Mediterraneo. Molte persone non sono ancora autosufficienti, mentre nuovi soggetti mandano nuovi vettori sulla luna. L’Islam rico-

nosce il principio della libera cooperazione e rigetta la competizione e il conflitto economico che portano alla formazione della pura economia finanziaria, il modello che si può, quindi, perseguire è quello della crescita comune, non del kibbuz ormai scomparso, tanto quanto la comunità di nomadelfia e i fasci dei lavoratori di Montelepre, ma della cooperazione socialmente inclusiva e tollerante, che consenta di superare le presenti zone d’ombra ridando dignità alle miriadi di giovani altamente scolarizzati che possono essere il lievito per la crescita sociale ed economica dell’intera area e che hanno davanti la competizione globale cui il mondo li chiama, in una chiave nuova di regole che incardinino il capitalismo verso la solidarietà. Vincenzo Porcasi Docente di politica europea di vicinato e prossimità Università Niccolò Cusano


martedì 3 gennaio 2017

unicusano focus VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

LA CUSANO E il calcio

unicusanofondi mucciante scalda i motori La sfortuna è alle spalle, il difensore sta per tornare a disposizione di Pochesci: «Voglio aiutare la squadra» Due terzi del girone d’andata li ha vissuti sulle tribune, a fare il tifo per i suoi compagni. Ormai il peggio è passato e l’UnicusanoFondi sta per ritrovare una delle pedine più importanti dello scacchiere di mister Sandro Po-

Ha vissuto due terzi del girone d’andata tra fisioterapia e palestra: i rossoblù recuperano un big chesci. Tiziano Mucciante, dopo l’infortunio al ginocchio di fine settembre, ha bruciato le tappe e ora, con il nuovo anno, vuole tornare a dare il suo contributo. Mucciante continuerà ad allenarsi anche durante le feste, confermando quindi di essere un uomo di parola. Nei mesi scorsi aveva promesso un suo rientro a gennaio: a meno di imprevisti l’UnicusanoFondi potrà riabbracciare il suo forte difensore. Mucciante, pronto a rientrare? «L’ultima partita che ho giocato è stata quella contro la Juve Stabia. Da quel momento in poi le cose non sono andate bene - racconta a Radio Cusano Campus, la radio dell’Università Niccolò Cusano - La riabilitazione sta andando molto bene. Sto lavorando per cercare di rientrare il prima possibile. Voglio farcela per il 22 di gennaio per la prima gara dopo la sosta. Sono stato operato a Latina dal dottor Tucciarone mentre la riabilitazione l’ho fatta a Roma. Il primo mese e mezzo sono stato nella Capita-

le, costantemente monitorato per vedere come il ginocchio rispondeva all’intervento. Poi sono tornato a Fondi per continuare ad allenarmi. Devo ringraziare la società che mi è stata molto vicino. I dirigenti mi hanno messo a disposizione tutto quello di cui avevo bisogno. Anche i compagni di squadra mi sono stati vicini. Ci sono stati dei gesti molto significativi che mi hanno fatto stare bene, dando-

mi la forza di andare avanti». Cosa pensi del campionato vissuto fin qui dagli universitari? «Tutto sommato stiamo giocando un buon calcio. Non c’è nulla da rimproverare alla squadra. Forse c’è stato qualche passaggio a vuoto. Nessuno però si aspettava l’UnicusanoFondi così in alto: basterebbero pochi punti in più per stare tra il quinto e il sesto posto».

Tiziano Mucciante, reduce da un infortunio al ginocchio

UnicusanoFondi

Impegno senza sosta i primi passi nel 2017 del vivaio rossoblù

Prima dell’infortunio stavi disputando un grande campionato. Ora Signorini e Fissore hanno dimostrato affidabilità e continuità: è possibile vedere, in futuro, una difesa a tre? «Io non posso dirlo. La squadra ha giocatori validi per interpretare qualsiasi tipo di modulo. L’importante è l’atteggiamento, è come si scende in campo. Agli schemi e al resto ci pensa il mister. Io mi metto a disposizione, il mio primo obiettivo è dare una mano alla squadra». © Copyright Università Niccolò Cusano

I Giovanissimi regionali saranno ospiti del Podgora. In alto, gli Allievi di Simone Mazzarella

Per molti, ma non per tutti. Le vacanze invernali proseguono per alcuni campionati giovanili che vedono di scena le squadre dell’UnicusanoFondi, invece volgono al termine per altri. Chi si appresta ormai a tornare in campo, e a “sentire” l’odore delle sfide vere, sono i ragazzi che disputano i propri tornei in terra laziale con obiettivi importanti. Il riferimento va alle squadre regionali Fascia B, che nel prossimo fine settimana apriranno il nuovo anno solare con una partenza che richiederà il massimo dell’impegno. Mucciante in azione nel match UnicusanoFondi-Reggina dello scorso agosto

CHE SFIDE. In particolare per

gli Allievi, che attendono la visita della capolista Pomezia contro la quale riprendere la caccia al primo posto; i giovani di Simone Mazzarella sono a quattro punti dalla prima posizione, e quella in arrivo potrebbe essere una delle occasioni di rilievo per accorciare le distanze. Non vogliono essere da meno i Giovanissimi, anche loro a pochi passi dal primato e desiderosi di avvicinarsi in maniera sensibile, sulla scorta delle prestazioni e dei numeri che il team di Piero Parisella ha saputo mettere insieme finora; la gara da giocare sul campo del Podgora non è impossi-

bile: sarà importante affrontarla con il piglio giusto. Torneranno di scena nel prossimo fine settimana anche le due compagini Allievi e Giovanissimi che giocano i campionati provinciali. E riprenderà la sua marcia anche la Juniores Nazionale, che ospita il Città di Ciampino nella partita valevole per la prima giornata di ritorno, sperando che l’esordio nel nuovo anno porti la sospirata vittoria casalinga. Per le tre compagini “maggiori” (Berretti, Under 17 ed Under 15) le vacanze proseguono: per molti, ma non per tutti. © Copyright Università Niccolò Cusano



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