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UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma

ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL

I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK martedì 24 gennaio 2017 www.corrieredellosport.it

Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano

Grande Guerra 1916, l’anno senza ritorno

Insegnamento L’eredità di Bauman > A PAGINA VI

> A PAGINA III

IL TALENtO NON HA

limiti

La formula del futuro: 1L=1L

Q

uando una famiglia si assume la responsabilità d’investire le proprie risorse per far acquisire al proprio figlio una laurea, lo fa per un motivo: la laurea è il mezzo più importante per riuscire ad avere un’opportunità nel mondo del lavoro. Padri, madri e studenti ne sono certi, con la laurea possono farcela. Tra queste certezze e la realizzazione professionale solitamente il mondo universitario non crea alcun tipo di collegamento. Al contrario si apre una voragine profonda tra il percorso accademico e il mondo del lavoro, un vuoto creato da una concezione dello studente considerato un numero di matricola a cui l’università offre semplicemente la possibilità di seguire lezioni e dare esami. Osservando questo corto circuito, l’Università Niccolò Cusano ha deciso di uscire da questa routine accademica e didattica inserendo i suoi 20 mila iscritti nel mondo Unicusano. 1L =1L è la formula del futuro: una laurea un lavoro. Che significa una cosa diversa dall’essere semplicemente uno studente, che nasce e si laurea come tale. Dal primo giorno d’iscrizione si diviene una potenziale risorsa da inserire nel mondo del lavoro, si è inseriti in una rete di opportunità. Quali? Quelle che l’ateneo ha creato insieme a importanti realtà imprenditoriali italiane che hanno costituito la rete “Amici della Unicusano”. Lo studente, quindi, appena muove i primi passi nel suo percorso accademico ha affianco a se un gruppo d’imprese.

Attrice, cantante e... chissà cos’altro in futuro: storia e idee di una giovane che non accetta etichette

Per merito poi di una formazione universitaria altamente professionalizzante, una volta laureato, diviene immediatamente un profilo potenzialmente posizionabile all’interno della rete “Amici della Unicusano”. A potenziamento di questo lavoro di avvicinamento dello studente al mondo del lavoro è stato creato nel campus dell’Unicusano un ufficio Job Placement volto proprio a mettere in contatto gli studenti e i laureati con le aziende, e viceversa. Un’attività che ha già dato proficui risultati in quanto spesso sono proprio i datori di lavoro a ricercare determinati profili professionali. Una laurea, un lavoro, un’Università: la Niccolò Cusano. Gianluca Fabi Ufficio Stampa Università Niccolò Cusano

> A PAGINA II

cultura

Valori e vizi all’interno del pensiero occidentale > A PAGINA IV Prodotto da “L’ Arte nel Cuore”, Testi di Andrea Giovalè, Disegni di Vincenzo Lomanto. www.fourenergyheroes.it

> A pagina V

il punto

DIANA DEL BUFALO

LA VIGNETTA

Fumetti Fede in vignette secondo Don Berti


II UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 24 gennaio 2017

cultura e salute

la musica

“Che dio ci aiuti”

Pianoforte e chitarra i primi amori

è la nuova protagonista della serie

Diana Del Bufalo è nata a Roma l’8 febbraio del 1990. Il padre è archeologo e la madre cantante lirica. Proprio da lei ha ereditato la grande passione per la musica: suona il pianoforte e la chitarra.

Diana è Monica Giulietti, la nuova protagonista femminile della serie. 26 anni appoggiati su gambe da sedicenne. Si è da poco laureata in medicina e ha vinto il posto di specializzanda all’ospedale di Fabriano.

diana del bufalo Mai scegliere tra le passioni

Fotografa: Erica Fava Stylist: VALERIA MARCHETTI ABITO: compagnia italiana MAKE UP: CHIARA CORSALETTI @mks-milano using urban decay all nighter foundation HAIR:FRANCESCA CAPPELLI @makingbeuty using artègo

Alla ribalta con “Amici”, ora è un’apprezzata attrice: «Canto o recitazione? E perché non entrambi?» Forse qualcuno non l’ha riconosciuta subito. Del resto in “Che Dio ci aiuti ”, la fortunata serie di Rai1 giunta alla sua quarta stagione, la troviamo con un nuovo look: «Ho dovuto tingere i capelli di rosso per esigenze sceniche». Ma soprattutto la ritroviamo più donna. Sono infatti passati sette anni da quel provino che le ha cambiato la vita, quello fatto ad “Amici” come cantante, e ora Diana Del Bufalo, dopo tante esperienze in radio e in tv (ha lavorato con la Gialappa’s Band, è diventata un fenomeno sul web e due anni fa ha anche condotto “Colorado” su Italia1) sta vivendo un momento magico, «un’esplosione» come la definisce lei. Mentre si gode il successo della fiction con Elena Sofia Ricci nei panni della ormai mitica Suor Angela, ci anticipa che presto la vedremo il 13 e 14 febbraio nella mini serie tv, sempre per Rai1, dal titolo “Studio Uno”. E non solo. In cantiere progetti teatrali e naturalmente la musica: «Io voglio fare tutto. Chi l’ha detto che bisogna per forza fare o l’attore o il cantante?». Monica è la nuova protagonista della serie “Che Dio ci aiuti ”. In cosa ti somiglia? «È una che s’impegna, che programma. Che ama il con-

«Mi ha cambiato la vita. Ancora oggi ringrazio la mia amica Clio che mi accompagnò. Se non fosse stato per lei... I talent non regalano illusioni, sono un trampolino di lancio. “Amici” è stata un’esperienza bellissima». Hai stupito tutti per la tua voce, ma ti ricordiamo anche per la grande simpatia. «Maria de Filippi ha una grande capacità: è intuitiva. Sa quale lato di te può venire fuori. È riuscita a scovare una sfaccettatura del mio carattere, l’autoironia». Diana del Bufalo, 26 anni, sul set di “Che Dio ci aiuti - 4”

A febbraio andrà in onda la fiction “Studio Uno”. «Siamo negli anni ‘60. Racconta una delle prime trasmissioni Rai e quello che succede dietro le quinte. Io sono Rita, una ragazza madre con un grande sogno: fare la cantante. Nel cast con me Alessandra Mastronardi e Giusy Buscemi. Il mio personaggio dovrà affrontare un importante provino».

trollo. In questo sono come lei. Certo, sono un po’ più disordinata! In generale nella vita non ho mai fatto sciocchezze. Monica poi è una ragazza serissima in amore, proprio come me. Non ho delle basi da attrice e ho cercato di fare tutto nel modo più naturale possibile. Ho messo dentro anche un po’ di me stessa. Non mi aspettavo questo successo, sono felicissima: è un set affiatatissimo e credo che questo arrivi a casa».

E tu un provino importante lo hai fatto anni fa.

Fin da piccola ha sempre avuto una grande passione per la musica. «Vedevo su Disney Channel chi ballava, cantava e recitava. E pensavo: da grande vorrei essere come loro. Avere un’impronta americana perché in America se non sai fare tutte e tre le cose non lavori. In Italia dicono bisogna scegliere: o musica o recitazione sennò il pubblico si confonde. Io non la vedo così. Poi ho studiato per anni, non ho intenzione di accantonare la musica». © Copyright Università Niccolò Cusano

«Non mi aspettavo questo successo, sono felicissima La mia vita è cambiata»

salute

Acrilamide, quando la temperatura di cottura genera problemi Si nasconde nelle patatine fritte in primis e in molti altri alimenti. È l’acrilamide, una sostanza cancerogena che si forma quando le temperature di cottura superano la soglia di guarda. Ne ha parlato la dottoressa Elga Baviera, biologa esperta in Igiene e sicurezza degli alimenti, intervenuta ai microfoni di Radio Cusano Campus nel corso della diretta del programma “Genetica Oggi”.

Patatine fritte e caffè sono tra gli alimenti a rischio acrilamide

Dottoressa Baviera, quella realizzata dallo studio ABR e da lei condotta sull’acrilammide è una vera e propria inchiesta. «È vero, ci siamo concentrati sull’acrilammide, ossia quella molecola che normalmente si forma a seguito di processi di riscal-

damento ad alte temperature. Per intenderci, quelle che si raggiungono durante la cottura al forno, alla griglia o durante la frittura. È una sostanza che nella sua forma polimerica viene impiegata, però, per vari utilizzi. Si pensi che fu scoperto negli anni ‘90 e già allora

se ne capì la sua potenziale cancerogenicità». Parlando di alimenti, dove è presente l’acrilammide? «Tra i principali prodotti alimentari coinvolti nel rischio di formazione di acrilamide troviamo le patate fritte a bastoncino pronte

al consumo, le patatine fritte chips a base di patate, il caffè, i biscotti e pasticcini, il pane bianco, panini e crostini e alcuni altri alimenti. Per le patatine fritte il discorso è proprio la cottura e le temperature elevate che sviluppano acrilammide. Le abbiamo scelte perché sono un alimento molto trasversale che abbraccia una larga fetta di popolazione». Per il caffè, invece? «Lì il problema è la tostatura che arriva a temperature elevate oppure come nel caso della tostatura del malto per la birra. Sono considerazioni che l’industria valuta nei suoi processi». Ci sono controlli in Italia? «Da tempo sono in atto atti-

genetica oggi, in onda su radio cusano campus La trasmissione “Genetica Oggi”, condotta da Andrea Lupoli, va in onda dal lunedì al venerdì su Radio Cusano Campus (89.1 in Fm a Roma e nel Lazio, in streaming su www.radiocusanocampus.it) dalle ore 12 alle 13.

vità di prevenzione che vedono coinvolte sia le aziende del settore alimentare nei piani di autocontrollo, che le autorità sanitarie nelle attività di controllo ufficiale. È previsto un numero minimo di campioni che ogni stato membro (194 per l’Italia) deve fornire al fine di condurre l’indagine conoscitiva. I campionamenti vengono effettuati dalle autorità di controllo locali a livello della piccola, media e grande distribuzione, ovvero nei luoghi di produzione. Ove possibile, sottolinea il Ministero, “sarebbe opportuno sottoporre a campionamento le produzioni nazionali”. Solo per le patate è previsto un campionamento due volte l’anno, a marzo e novembre». © Copyright Università Niccolò Cusano

Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: gianluca.fabi@ unicusano.it


martedì 24 gennaio 2017

Unicusano FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

CULTURA

Il percorso inaspettato dei nobel a yunus e obama Entrambi hanno ricevuto il riconoscimento per la Pace ma con motivazioni molto diverse Due premi Nobel per la pace. Anche l’economista che offre una possibilità agli ultimi senza reddito riceve il Nobel per la pace. La crisi del capitalismo, ispira la necessità di una crescita solidale anche a Davos, nelle parole e nell’azione anche in Africa del presidente della People’s Republic of China. Muhammad Yunus ha ricevuto il Nobel per quello che ha fatto e va facendo in giro per il mondo al servizio dei “minus habens” prima con il Microcredito e la sua Grameen Bank, poi con il Social Business, partendo dal suo Bangladesh per poi espandersi negli Usa, in America Latina, Europa e Nord Africa, spesso contagiando le più grandi banche che hanno creato delle apposite sezioni specializzate in collaborazione con lui (vedi inter alia la Fondazione Grameen Italia, costituita dall’Unicredit, da Yunus e dall’Università di Bologna – di cui è cittadino onorario – che mi ha dato l’onore di frequentarlo per ascoltarlo).

e Ben Bella, tende a ottenere il riconoscimento di economia di mercato, si propone come dominus della intera grande Asia, controllando in qualche modo la nord-Korea, commerciando con Giappone e Taiwan e con l’alleanza con la Russia avrà via libera commerciale anche terrestre verso il vicino oriente e l’Africa. Intanto, insieme al Giappone dispone di enormi riserve in valute di conto valutario e detiene buona parte del debito pubblico e del debito estero statunitense, mentre i tesori esteri delle multinazionali Usa permangono all’estero, nonostante le varie “voluntary disclosures” succedutesi nel tempo (occorre ricordare che per fare il corso del dollaro Usa nel mondo in una qualsiasi mattina, basterebbe gettare sul mercato per la conversione una decina di miliardi).

volontariato solidarista verso iniziative di sostegno delle mini imprese, si pensi all’attività della Curia Vescovile nell’alto padovano da una parte e dall’altra parte facendo riscoprire alle grandi

banche europee - Raffaisen Kasse, Unicredit, Credit Agricole, Rabo Bank - quell’originario culto del bene comune in chiave cattolica o socialista che ha portato alla Fondazione Unicredit e a tutte le altre che con il coordinamento prezioso di Luisa Brunori sul piano formativo e operativo, di Maurizio Carrara e di Giorgio Ciaccio nella ricerca del modello anche filantropico, di Monsignor Domenico Mogavero sulla via del dialogo interreligioso, sociale e culturale che ha portato all’incontro del modello di social business europeo con quello nordafricano e del vicino oriente.

YUNUS IN EUROPA. Particolarmente in Europa la sua azione si è rilevata preziosa incontrandosi con il fabianesimo nel Regno Unito di cui è culturalmente figlio, con la Mitbestimmung in Germania, e in Italia, Austria, Francia col mondo della cooperazione socialista e cattolico. Yunus ha saputo da una parte spingere sull’azione del

OBAMA. Il secondo

premio Nobel

Muhammad Yunus, 76 anni, Nobel nel 2006, e Barack Obama, 55, Nobel nel 2009

dato al presidente Obama non ripagava per le realizzazioni fatte, ma era un invito a trovare soluzioni per la pace economica , sociale e politica, concesso al presidente dell’unica potenza che ancora sedeva sullo scranno dei vincitori del secondo conflitto mondiale. Certamente, sul piano interno attraverso l’Obamacare, un sistema di assistenza sanitaria a una buona parte della popolazione statunitense fino a quel momento esclusa, è stata una buona iniziativa, ma per il resto solo la storia potrà dire. IL RUOLO DELLA NATO. Le Nazioni Unite anziché potenziate sono state umiliate fin agli ultimi giorni, durante i quali gli USA hanno offeso Israele senza offrire peraltro alcuna piattaforma per la pace in Palestina. La Nato/ Otan, divenuta nel pensiero di Obama, come in quello dei Bush, una sorta di Nazioni Unite private, ha spostato i suoi confini a oriente, costringendo la Federazione Russa a riprendere la via che

fu dell’imperialismo zarista prima e poi dell’Urss, annettendosi la Crimea dove già permaneva la sede della marina russa e poi a limitare i disordini ucraini, con l’annessione del Donbass; per poi riaffacciarsi nel mediterraneo non più per imporre anche con le armi la democrazia – discorso di Obama al Cairo – o rifare gli errori connessi a una unilaterale visione del mondo, come fu al tempo della collaborazione russa con Nasser prima e poi in Algeria e in Etiopia, con un sostanziale disprezzo dei nuovi alleati e dei loro valori non negoziabili, piuttosto sporcandosi le mani al servizio di quel residuo di governi anche di minoranza araba, comunque impregnati di una tradizione di valori che è andata perduta in Iraq e in Libia e in buona misura nell’Africa sub-sahariana, dove gli antichi mercenari di Gheddafi, hanno dato vita a quell’universo di sigle sintetizzato in Boko Haram che destabilizzano l’intera regione; né migliore soluzione ha saputo tro-

vare poi in Eritrea e in Somalia, concretamente mettendo in pericolo la sopravvivenza del Kenya e nel Congo Kinshasa, dove la speranza oggi si chiama forse Cina. TURCHIA E SUDAMERICA. L’indifferenza o peggio verso la nascita dell’Isis ha poi spinto la Turchia, ancora membro della Nato, fra le braccia della Russia e quindi del vicino Iran e del progetto euroasiatico russo-cinese. In America Latina, che per effetto della dottrina Monroe nessuna potenza non americana può essere presente, nonostante le promesse del primo Clinton di una comune crescita, conosce di nuovo le ragioni di una crisi senza fine non essendovi più un Celso Furtado a proporre soluzioni alle varie tensioni.

LA CINDIA. Se poi dalle tensioni in atto negli Usa dovesse derivare una nuova crisi radicale fra Nord ed Est e Sud, la Regina Elisabetta forse vedrebbe proporsi qualche nuovo Paese a membro del suo Commonwealth, senza più la questione fiscale del tè, anche perché la Compagnia delle Indie non esiste più, sostituita dalla Cindia che aspira, come la Gran Bretagna di una volta, al libero commercio nel mondo.

IN ORIENTE. Mentre Giappone e Russia si avviano a firmare quella pace che formalmente manca dal 1945, la Cina paese in via di sviluppo, nel ricordo dei paesi non allineati di Tito, Indira Ghandi

Prof. Vincenzo Porcasi Docente di Politica europea di vicinato e prossimità Università Niccolò Cusano

l’analisi

Bauman e il successo di un nuovo insegnamento Da docente di un’università telematica, devo molto a Zygmunt Bauman: la sua famosa teoria della modernità liquida trova forse la massima applicazione proprio nella trasformazione tecnologica e, prima ancora, socioculturale che ha consentito la diffusione e il successo delle università telematiche.

lavoro e quindi a una casa di proprietà e alla creazione di una propria famiglia purtroppo si è disciolto da tempo. Il mondo forse è più divertente così. Certo è anche molto più faticoso. L’individuo, spiegava Bauman, abbandonato a se stesso in questa società fluida in cui tutto può essere, deve combattere per sopravvivere e deve, soprattutto, sapersi reinventare continuamente. E qui entra in gioco, prepotentemente, l’università a distanza.

Il filosofo polacco aveva parlato della necessità di aggiornamento dell’individuo L’INDIVIDUO. In un mondo solido le istituzioni sono forti e ben salde: lo Stato forma i propri cittadini ai valori costitutivi della nazione e li educa, con i propri

Zygmunt Bauman è scomparso a 92 anni lo scorso 9 gennaio

strumenti formativi (scuole e università), a essere buoni cittadini, pronti a essere inseriti in un sistema altret-

tanto solido di lavoro sicuro e salde relazioni sociali. Così almeno è stato per qualche secolo. Ma questo

mondo di certezze, basato sulla sicurezza di un percorso di vita - che dalla famiglia portava alla scuola e poi al

LA SOCIETÀ CAMBIA. In questa battaglia per la sopravvivenza l’individuo deve essere aggiornato: non può permettersi di restare indietro, di perdere il contatto con il mondo che lo circonda e che, seguendo le regole di una società che si basa sulla velocità dei con-

ca – rende invece possibile e soprattutto agile questo aggiornamento: chi lavora - e non avrebbe tempo di seguire corsi tradizionali, di tipo “solido”, presso le università tradizionali - ha modo di studiare e aggiornarsi; chi vive lontano dai grandi centri dotati di un’università si ritrova, grazie alla tecnologia, l’università in casa; chi ha appena terminato la scuola e vorrebbe iscriversi a un corso universitario, ma non ha più fiducia nel sistema, proprio perché si sente tradito da un mondo che non è più solido e affidabile, trova nell’università a distanza uno strumento nuovo, giovane e, soprattutto, duttile. sumi, cambia in modo velocissimo. L’università tradizionale, espressione dello Stato educatore di ottocen-

tesca memoria, fatica a stare dietro al cambiamento. L’educazione a distanza – e quindi l’università telemati-

Marxiano Melotti Docente di Sociologia dei Processi culturali Università Niccolò Cusano


IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 24 gennaio 2017

cultura

valori, limiti e pensiero della civiltà occidentale Il professor Ferri della Cusano analizza l’ultima pubblicazione dell’antropologo La Cecla e si interroga sulla necessità di elogiare l’operato dei popoli europei e le loro ex colonie «Che ne pensa della Civiltà occidentale?», fu chiesto a Gandhi, che rispose: «Sarebbe una buona idea», alludendo a una realtà ancora da realizzare. La pensa in modo diverso l’antropologo Franco La Cecla nel suo recente libro “Elogio dell’Occidente”, recentemente edito da Elèuthera di Milano. Che cosa intende l’autore con “Occidente” e perché a suo avviso meriterebbe di essere elogiato? L’Occidente viene identificato da La Cecla essenzialmente con il modello liberal-democratico che ha un’economia capitalistica ed è rappresentato dall’Europa, dagli Stati Uniti e da nazioni come il Canada e l’Australia, cioè da popoli europei e dalle loro ex colonie.

no credere quanti parlano di “radici” dell’Europa, che attraverserebbero tutta la sua storia: radici greche, romane, cristiane… Nella storia europea, però, troviamo anche realtà diverse che ne hanno condizionato gli eventi e l’identità, come il comunismo, il fascismo e il nazismo, senza i quali la storia europea del XX se-

NELLA STORIA. L’idea o cate-

goria di Occidente e di “civiltà occidentale”, però, per avere una sua realtà consolidata nel tempo e nello spazio, dovrebbe rinviare a un’identità storica più antica e articolata, come ad esempio sembra-

colo, ma anche dei nostri giorni, sarebbe stata completamente diversa. Quando La Cecla parla di Occidente, pertanto, si riferisce di fat-

to al sistema che in politica è democratico e in economia liberista; agli ultimi due secoli di storia che vedono progressivamente affermarsi la democrazia nello spazio geografico che lui definisce Occidente. L’autore del libro è cosciente che la storia di questo Occidente sia piena di ombre e di tragedie: «L’Euro-

varicazione, di assoggettamento, di schiavismo, di distruzione delle culture e delle economie altrui. Se si legge le storia dell’Occidente non c’è massacro, disastro ambientale ed errore umano attuale che non abbia già avuto un’anticipazione nella politica, nell’ideologia e nell’arroganza occidentali». Questo però, precisa l’autore, è solo il dark side, il lato oscuro della cosiddetta civiltà occidentale, che ha pure una serie di caratteristiche che ne fanno una realtà meritevole non solo di essere dife-

pa, l’Occidente sono anche la sorgente di buona parte dei mali del mondo. Una storia di pre-

sa, ma pure elogiata, elementi che danno un senso al titolo del libro, “Elogio dell’Occidente”, appunto. L’IDEA. L’Europa

e gli Stati Uniti, secondo La Cecla, sono stati protagonisti di una serie di conquiste che fanno parte del patrimonio ideale e storico dell’Occidente, conquiste come il riconoscimento dell’individuo, la separazione tra religione e politica, il diritto al dissenso individuale e collettivo, l’idea che ogni potere per essere legittimo debba essere conforme alla giustizia. Sono questi caratteri ideali e non solo le conquiste della scienza e della tecnica, lo sviluppo dell’industria e il benessere economico che fanno dell’Occidente una realtà che attrae flussi migrat o ri da tre diversi continenti. Questa differenziazio-

“Ettore e Andromaca” di Giorgio De Chirico

ne tra gli errori, le colpe e i caratteri positivi dell’Occidente sembra realistica, anche se lascia aperte alcune

tra cinema e scienza

Da Hollywood al Nobel il passo è breve Solitamente il percorso che dal laboratorio porta al grande schermo, non è molto lungo. Sono molti i film di fantascienza, le serie televisive, i cartoni animati basati

Il film del 1966 “The fantastic Voyage” anticipò i risultati della nanomeccanica su fenomeni scientifici più o meno credibili. Sarebbe bello pensare a un percorso contrario. Sarebbe bello pensare che per una volta, Hollywood possa influenzare una sco-

perta scientifica. Questo non è poi tanto bizzarro se si fa riferimento alla frase poetica di Albert Einstein, secondo la quale «l’immaginazione è più importante della conoscenza». Come al solito, verrebbe da dire che aveva ragione lui. REALTÀ O FINZIONE? Un film

del 1966, intitolato “The fantastic voyage” (“Viaggio allucinante”), diretto da Richard Fleischer, riporta le gesta di un gruppo di scienziati che, a bordo di un sottomarino miniaturizzato, riescono a navigare nel corpo di un loro collaboratore, effettuando un intervento chirurgico, riuscendo a salvarlo da un embolo

cerebrale. Pura fantascienza? Sembrerebbe di no a giudicare dall’ultimo premio Nobel assegnato per la Chimica. I tre scienziati insigniti con questo prestigioso riconoscimento sono il francese Jean-Pierre Sauvage (Università di Strasburgo, Francia), lo scozzese Sir J. Fraser Stoddart (Northwestern University, USA) e l’olandese Bernard L. Feringa (Università di Groninga, Paesi Bassi). Il loro merito è stato quello di studiare e realizzare delle macchine molecolari in grado di compiere delle azioni in presenza di uno stimolo, sia questo un raggio luminoso, una fonte di calore o la presenza di una specifica molecola.

L’ITALIA. Questi studiosi sono

stati definiti “nanomeccanici”. Con il loro lavoro hanno contribuito alla realizzazione di ascensori, macchine con quattro ruote motrici, computer, robot, tutto a livello nanometrico (un nanometro è un miliardesimo di metro). Eppure, le nanomacchine sono di casa in Italia. Soprattutto grazie al lavoro svolto dal gruppo del professor Vincenzo Balzani dell’Università di Bologna il nostro paese ricopre un ruolo di leader internazionale nel campo delle macchine molecolari. Gli accademici italiani non hanno accolto molto bene l’assenza di Balzani dalla lista dei premiati, viste e con-

siderate le collaborazioni con Sauvage e Stoddart. Tuttavia, premiati e non, hanno riportato notevoli innovazioni nel campo delle macchine molecolari, quasi tutte attivate da impulsi ottici. INNOVAZIONE. Ma non ci si limita a queste tipologie. La corsa alla scoperta della nanomacchina più fenomenale è in pieno svolgimento. La possibilità di realizzare dispositivi miniaturizzati apre la possibilità a una vera e propria rivoluzione. Concetti come la nanomedicina e nanochirurgia non sono più così lontani. Medici in miniatura in grado di riconoscere una massa tu-

morale e operare localmente, navicelle che in particolari condizioni sono in grado di trasportare nel flusso sanguigno delle medicine intervenendo in una zona specifica, operatori ecologici in forma di microsfere che riescono a rimuovere selettivamente inquinanti dall’acqua, spingendosi fino a microcannoni che, in seguito all’impulso degli ultrasuoni, riescono a sparare dei farmaci penetrando i tessuti. Non è fantascienza, è l’immaginazione che rende la scienza fantastica. Stefano Cinti Docente di Chimica Generale Università Niccolò Cusano

questioni; viene da chiedersi, ad esempio, perché chiamare Occidente il sistema politico e culturale della de-

mocrazia contemporanea, o come possa considerarsi compatibile la libertà religiosa, che mette sullo stesso piano tutte le religioni, e la Chiesa cattolica, considerata da La Cecla parte integrante del cosiddetto Occidente? E ancora, verrebbe da domandare a La Cecla, perché quelle che sono le più importanti conquiste del mondo occidentale, come l’autodeterminazione individuale e collettiva, perdano spesso la loro rilevanza quando riguardano il resto del mondo, quando si esce dai protetti confini della “civiltà occidentale”? Quest’ultima, forse, più che essere una realtà da elogiare dovrebbe essere un obiettivo da raggiungere, «sarebbe una buona idea», come diceva Gandhi, da realizzare se possibile anche nel rispetto delle altre civiltà. Enrico Ferri, docente di Filosofia del diritto e Storia dei Paesi islamici Università Niccolò Cusano


martedì 24 GENNAIO 2017

Unicusano FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

sport, cultura e ricerca

ora il vangelo si legge a fumetti Don Giovanni Berti è l’autore di divertenti vignette con tema religioso: «Possono avvicinare alla fede» fermarsi al dito ma guardare a cosa indica. Se una vignetta può aiutare a ripensare il Vangelo e a incuriosirsi nella sua lettura, allora può essere importante».

«Se Dio è la matita, il diavolo è la gomma, che cerca di cancellare. Il foglio bianco siamo noi, è il mondo». Parole del parroco di Moniga del Garda, Don Giovanni Berti, che con i suoi disegni e le sue vignette ogni giorno raggiunge centinaia di visualizzazioni sia sulla sua pagina Facebook che sul suo blog (www.gioba. it). Vignette che fanno sorridere per la sottile ironia, che fanno emozionare e a

Ci sono ragazzi di Moniga che le hanno chiesto lezioni di disegno? «Sono io che avrei bisogno di corsi perché sono un autodidatta. A volte è stata l’occasione con qualcuno, anche con qualche giovane della parrocchia per parlare di qualcosa che riguardava la fede. Se la vignetta ha una provocazione sul sociale, da lì si parte per discuterne. L’importante è che ci sia sempre un punto di incontro».

«Questa passione è nata da bambino e ora ha dato nuovo slancio al mio ministero» volte hanno generato anche qualche critica per gli argomenti toccati. Don Giovanni è intervenuto per parlare della sua passione per le vignette a Radio Cusano Campus, nel corso del programma “Giochi a Fumetti”. Don Giovanni Berti, come nasce la sua passione per le vignette? «È nata da bambino, è sempre stato il mio modo di viaggiare con la fantasia e

vedere la realtà da un punto di vista diverso, mio personale. Ero al liceo e volevo fare studi artistici e invece sono stato chiamato a un altro percorso, in un altro ambiente. Al tempo del liceo disegnavo sul diario le caricature dei professori e ho portato questa passione sempre con me, anche durante e dopo il seminario». Come è avvenuto il passag-

gio ai social e l’approccio a un pubblico più ampio? «Sono nato in un’epoca preInternet e l’ho sognata nei film di fantascienza che immaginavano un mondo che per certi aspetti si sta realizzando. Per me è una cosa positiva ma come tutto va preso nella giusta maniera. Io ho sempre pensato che il mio primo social è stato il mio diario che girava tra i miei compagni e in al-

tre classi, e poi tornava tra le mie mani con commenti alle vignette e altri disegni. Internet ha amplificato questa possibilità di condivisione di contenuti e penso che questo sia positivo». Le vignette possono avvicinare i fedeli all’idea di religione e di Dio? «Ragionare in termini ironici e provocatori a volte può aiutare, l’importante è non

Ha mai ricevuto critiche per le tue vignette?

«Nel momento in cui uno si espone mette anche in conto che possono esserci persone che non condividono la singola vignetta. Anche il fatto di rappresentare argomenti legati alla religione in modo così ironico ha portato a qualche critica. Qualcu-

GIOCHI A FUMETTI IN ONDA SU RADIO CUSANO CAMPUS Condotta da Andrea Di Ciancio e Andrea Lupoli, la trasmissione radiofonica “Giochi a Fumetti”, dedicata al mondo dell’arte sequenziale e al gaming, va in onda su Radio Cusano Campus (89.1 in Fm a Roma e nel Lazio, in streaming su www.radiocusanocampus.it) tutti i sabati dalle 11 alle 12.

no si è sentito offeso ma ho ricevuto maggior appoggio rispetto alla contrarietà». È stato criticato per la vignetta dedicata a Carrie Fisher? «Nella vignetta ho disegnato Maria nei panni della principessa Leila. Da piccolo ho visto il primo episodio di “Guerre Stellari” al cinema quindi sono cresciuto con il mio mondo immaginario di Star Wars nel quale la principessa Leila è un personaggio fantastico pensato in modo caratteristico anche nel suo costume. L’attrice e il personaggio mi hanno colpito anche per la prematura scomparsa. Mi sembrava giusto dare

un omaggio ironico legato anche un discorso religioso, quindi immaginare che in paradiso si siano preparati ad accoglierla in modo ”stellare”. Ho fatto un parallelismo un po’ paradossale che però penso possa far riflettere. Mi è venuta in mente la storia di Guerre Stellari dove c’è un gruppo di oppressi che cerca di rovesciare una potenza che vuole spiazzare questa galassia. Il messaggio di Maria è molto forte, è rivoluzionario. Spesso il fenomeno religioso tende, se non si conosce bene il Vangelo, a ridurre la potenza dei personaggi. Maria ha un forte carattere rivoluzionario. Chi non conosce bene il Vangelo rischia di ridurla all’immaginetta che a volte ne facciamo. Oggi può essere una provocazione anche quella di chiedere di tornare alla verità del Vangelo». Don Giovanni, si sente più prete o vignettista? «A me piace molto la vita che faccio. Sono prete da 24 anni e magari anche il fare le vignette, questa modalità di esprimermi, ha dato un po’ di slancio al modo di vivere il mio ministero». © Copyright Università Niccolò Cusano

basketartisti unicusano

Una cena sociale per Amatrice Il momento difficile per il centro Italia, colpito nuovamente da una serie distruttiva di terremoti, non è ancora finito. In questo frangente, le iniziative di solidarietà sono fondamentali per raccogliere fondi che possano aiutare le comunità che vertono in situazioni delicate e drammatiche. L’Università Niccolò Cusano, insieme a BasketArtisti di cui è partner, alla Nazionale italiana cantanti e a Chef della solidarietà, ha deciso di mettersi nuovamente all’ope-

ra per raccogliere fondi che possano servire per aiutare nell’immediato e nel prossimo futuro. Così, mercoledì 8 febbraio, a partire dalle ore 20.45, al Grand Hotel Royal di Sanremo è stata organizzata una cena solidale dal titolo “100x100 Amatrice – La musica per non spegnere le luci”. All’appuntamento sarà presente anche il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, insieme a ospiti del mondo della musica e della televisione. © Copyright Università Niccolò Cusano

ingegneria meccanica: il progetto

Dalla Cusano il kart per tutti Oltre 50 anni di storia e una passione crescente tra gli amanti dei motori. Il karting è una disciplina sempre più apprezzata e che vede una grande partecipazione di giovani, che spesso la utilizzano come una categoria propedeutica al salto verso un livello superiore nel motorsport automobilistico. Negli ultimi anni, però, i costi per poter praticare il karting sono diventati insostenibili per molti. Alcune cifre: un anno di campionato italiano costa intorno ai 50 mila euro, su cui pesa no molto e soprattutto il costo dei motori. IL PROGETTO. Ma a Edoardo Bachis, studente di Ingegneria meccanica all’Università Niccolò Cusano, è venuta un’idea brillante che forse potrà rivoluzionare questo sport: utilizzare sul kart gli stessi motori che vengo-

questo progetto ne nasca uno più grande, magari commerciale, che permetta a tanti di correre in pista». OPPORTUNITÀ. Il progetto – che

no utilizzati per le pit bike, piccole moto nate per spostarsi nelle pit lane e poi diventate un vero e proprio oggetto di culto e una specialità per campionati dedicati. Nell’idea di Bachis, infatti, c’è un motore pit bike omologabile CIK-FIA che possa ridurre i costi di un campionato di karting, portandolo sotto i 10 mila euro, dando così la possibilità a più giovani di avvicinarsi a questo

sport. « Il progetto è nato perché, come molti italiani, facevo karting da bambino e ho dovuto smettere per problemi di budget – ha spiegato Edoardo – Così, con l’idea di ridurre i costi ho pensato a questa alternativa, da cui viene fuori un motore molto prestazionale e veloce in pista, il cui costo e i cui ricambi hanno un prezzo contenuto. Mi piacerebbe che da

dovrebbe portare un kart in pista con motore pit bike nel luglio 2017 - è stato finanziato dall’Università Nicccolò Cusano e il gruppo di lavoro, composto da altri due studenti di ingegneria meccanica (Luca Veni e Fabio Del Duchetto), è coordinato dal professor Oliviero Giannini, docente di Meccanica applicata alle macchine alla Cusano: «Questa storia è iniziata circa un mese e mezzo fa – ha dichiarato il professor Giannini - Parte da una passione condivisa, quella di Edoardo, Luca e Fabio per i motori. Grazie al nostro ateneo e ai nostri laboratori ora sarà possibile trasformarla in qualcosa di concreto». © Copyright Università Niccolò Cusano


VI UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 24 gennaio 2017

cultura, sport e disabilità

La grande guerra e l’anno senza ritorno

“La storia oscura” e Radio Cusano Campus hanno ripercorso i fatti principali del 1916 durante il primo conflitto mondiale Prima guerra mondiale: scenari bellici spaventosi e autentici “tritacarne” per le centinaia di migliaia di vittime causate, caratterizzarono il 1916. Le battaglie di Verdun e della Somme sul fronte occidentale, quelle che videro impegnato l’esercito italiano sul fronte dell’Isonzo fino alla presa di Gorizia, la battaglia navale dello Jutland, ovvero l’unica battaglia navale della Grande Guerra e i violenti scontri sul fronte orientale con l’offensiva russa guidata dal generale Brusilov. Per questi motivi e tanto altro, il 1916 fu ribattezzato “l’anno della guerra senza ritorno”. Per il ciclo dedicato al Centenario della Grande Guerra, se ne è parlato in chiusura di 2016 su Radio Cusano Campus a “La Storia Oscura”, tra-

sco. Una sorta di anticipo di quello che sarebbe stata nel 1917 la nostra Caporetto. Gli Imperi Centrali riuscirono a mettere fuorigioco la Romania così come la Serbia».

Il professor Caroli: «Fu l’anno in cui Il 1916 fu chiamato “l’anno della guerra senza ritorno” a causa dell’alto numero di vittime Nel 1916 si verificò la Strafexpedition, la spedizione punitiva austriaca contro l’Italia le battaglie si trasformarono te le aspettative iniziali sia da SPERANZA. Pertanto nel 1916, rono a essere interessate da ra sfortunato - ha spiegato il fensiva Brusilov fu una del- Russia, infatti, cominciò a riin stragi di uomini» parte dell’Intesa (Gran Bre- c’era la possibilità, o meglio vicino anche le stesse popo- professor Caroli – Ricordia- le cause che portarono alla sentire della stanchezza e delsmissione curata e condotta da Fabio Camillacci. Tra gli altri, è intervenuto lo storico Giuliano Caroli, professore associato di Storia delle relazioni internazionali all’Università Niccolò Cusano. SENZA RITORNO. «Il

1916 fu chiamato l’anno della guerra senza ritorno – spiega Caroli - perché si dimostrò proprio in quell’anno che le grandi battaglie trasformatesi in autentiche stragi di uomini non mutarono assolutamente le sorti della guerra, nonostan-

tagna, Francia, Italia e Russia) che della Triplice Alleanza (Germania, Austria-Ungheria e Impero ottomano). Quindi, grandi battaglie, tante vittime sul campo, ma nessun mutamento sostanziale se non la percezione che la guerra sarebbe andata avanti ancora per molto tempo. In sintesi, il 1916 è l’anno del tentativo con grandi attacchi e un grande potenziale di fuoco, di decidere le sorti della Prima guerra mondiale senza però riuscirci. E a farne le spese furono soprattutto i soldati e le popolazioni civili».

molti si auguravano che ci fosse la possibilità di mettere fine al conflitto: «E invece no - precisa ancora il docente della Cusano - perché proprio tutte quelle carneficine dimostrarono come la guerra sarebbe andata avanti grazie anche al potenziale militare che, in quel momento, era stato raggiunto dagli eserciti belligeranti e che non consentiva una rapida vittoria a nessuno dei contendenti. Così la Prima guerra mondiale purtroppo andò avanti ancora per molto tempo terminando solo sul finire del 1918. Come detto, comincia-

lazioni civili, non solo quelle che si trovavano a vivere nei vari fronti della Grande Guerra. Una situazione che causò anche un forte flusso di profughi. Inoltre, per quanto riguarda la società civile interna, i grandi sacrifici iniziarono a farsi sentire seriamente». COLPO DI CODA. Il 1916 come

detto fu anche l’anno dell’offensiva Brusilov sul fronte orientale: si trattò di fatto dell’unica vittoria della Grande Guerra a prendere il nome di un comandante: «Fu un po’ un colpo di coda della Russia zarista dopo un inizio di guer-

mo, infatti, le vittorie tedesche a Tannenberg e ai Laghi Masuri nel 1914 proprio all’inizio del conflitto; successivamente il fronte si stabilizzò. Però, possiamo dire che l’of-

fine dell’Impero austro-ungarico. Senza dubbio la monarchia austro-ungarica ricevette un colpo mortale da questa offensiva che però a un certo punto si arrestò. La

Raccontare la storia per capire l’attualità La “Storia Oscura” va in onda dal lunedi al venerdi dalle 13.00 alle 15.00. Il programma condotto da Fabio Camillacci racconta, analizza e approfondisce i fatti del passato: dalle origini ai giorni nostri con l’obiettivo di far luce su fatti ed eventi storici avvolti nel mistero. La ricerca della verità è sempre stato il desiderio di Niccolò Cusano.

le tante perdite umane a livello di esercito e di popolazioni civili, aspetti che aumentarono l’insofferenza interna fino allo scoppio delle due rivoluzioni: quella bianca del febbraio 1917 e soprattutto quella bolscevica dell’ottobre 1917, che trasformò radicalmente la Russia facendola successivamente uscire dalla Grande Guerra. Senza dimenticare che il 1916 registrò anche l’entrata in guerra della Romania, rapidamente sconfitta malgrado qualche iniziale successo; i romeni furono messi in ginocchio dall’attacco combinato austro-tede-

LA STRAFEXPEDITION. Il 1916 fu anche l’anno della spedizione-punitiva austriaca contro l’Italia, la famosa Strafexpedition, respinta dalle nostre truppe che arrivarono fino alla presa di Gorizia. E proprio sull’onda dell’entusiasmo, sempre nel 1916, l’Italia decise di dichiarare guerra anche alla Germania. Ma con l’arrivo del 2017 entriamo in un nuovo centenario per la Grande Guerra: «Il 1917 fu un anno terribile - ha concluso il professor Caroli - proprio perché l’anno precedente era stato dimostrato che la prima guerra mondiale sarebbe andata avanti ancora per molto tempo. Un anno in cui la rivoluzione bolscevica di Lenin giocò un ruolo fondamentale per la Russia, come d’altronde successivamente giocò un ruolo importante l’ingresso degli Stati Uniti nel conflitto al fianco dell’Intesa, in pratica proprio in sostituzione della Russia che optò per l’uscita dalla guerra». Ovviamente, evento principe del 1917 fu lo sfondamento sul fronte italiano dell’Isonzo. Dopo le tante “spallate” sul Carso volute da Cadorna e che avevano permesso la presa di Gorizia e dell’altopiano della Bainsizza, arrivò il dramma di Caporetto che fece arretrare il fronte italiano. Ma questa è un’altra storia che approfondiremo presto. © Copyright Università Niccolò Cusano

special olympics

Giochi invernali italiani la Valtellina si mette in “luce” è partita ieri da Madesimo la torcia olimpica che giungerà il 7 febbraio prossimo, alle ore 16.30 in piazza Cavour/Kuerc, a Bormio per accendere il tripode e dare il via ufficiale alla Cerimonia di Apertura della XXVIII edizione dei Giochi nazionali invernali Special Olympics. La fiaccola, simbolo originario della volontà di diffusione tra le po-

Ieri da Madesimo è partita la corsa della torcia per l’evento di Bormio Arrivo il 7 febbraio polazioni dei valori olimpici, attraverserà la Valtellina per mettere in luce, prima di ogni altra cosa, il ruolo dello sport e dei Giochi nella costruzione di comunità inclusive. LE TAPPE. Il Torch Run, reso

possibile grazie al sostegno

di Iperal, vede coinvolti, con all’apporto del Coni e della Fidal, il mondo dello sport locale e le scuole, grazie alla direzione provinciale scolastica. La torcia, scortata da tutte le forze dell’ordine (polizia, carabinieri,forestale, guardia di finanza e vigili del fuoco), dopo aver fatto tappa nella giornata di ieri a Chiavenna riprenderà a correre, questa mattina, partendo da Delebio per giungere a Morbegno. Nella mattina di mercoledì 25

da Chiesa Valmalenco arriverà a Sondrio. Tra giovedì 26 e venerdì 27, toccherà i comuni di Aprica, Tirano, Grosio e a seguire, Sondalo, Valdisotto e Valfurva. Prima di arrivare a Bormio, nella giornata di lunedì 30, attraverserà quelli di Valdidentro e Livigno. CRESCITA. Quando si affron-

ta il tema della disabilità, nello specifico intellettiva, si ragiona spesso esclusivamente in termini di intervento sul-

la persona, analisi, classificazione e intervento educativo da adottare; così come, in riferimento all’attività sportiva, alla capacità di attivare in ogni individuo una costante crescita psicofisica. I Giochi nazionali invernali Special Olympics, da questo punto di vista, collocano in primo piano il valore e l’essenza più pura dello sport, delle gare e delle competizioni che rappresentano per gli atleti Special Olympics, in primo luo-

go, una sfida con loro stessi; l’opportunità di una nuova conquista da un punto di vista sportivo, ma soprattutto umano. INCLUSIONE. Notevole impor-

tanza, dall’altra parte, riveste anche il lavorare sui contesti, sull’ambiente per creare le corrette condizioni di integrazione e inclusione. Condizioni che consentono agli altri di scoprire il significato della diversità e dell’agire insieme, di

costruire nuove competenze e consapevolezze che arricchiscono tutti coloro i quali vivono quel determinato contesto e consentono, altresì, di sviluppare e promuovere valori etici e culturali tesi al rispetto di ogni individuo e di ogni capacità. La corsa della torcia e il messaggio che porta con sé assumono quindi, ancor prima dell’inizio dei Giochi, il valore fondamentale della coesione, del sentirsi parte integrante di un messaggio globale di inclusione in grado di coinvolgere, come parte attiva, istituzioni, scuole, famiglie e tutti gli abitanti della Valtellina. I NUMERI. Sono 465 gli atleti che, provenienti da 15 differenti regioni d’Italia e da Mendrisio, in Svizzera, e

rappresentativi di 48 delegazioni Special Olympics, gareggeranno nello sci alpino, sci nordico, corsa con le racchette da neve e snowboard. PROVA LO SPORT.

Durante i Giochi sarà, inoltre, promossa l’iniziativa ludico-sportiva “Prova lo Sport”, che consiste in attività di floorball e pattinaggio sul ghiaccio finalizzate alla sensibilizzazione di nuovi potenziali atleti in queste stesse discipline. La conferenza stampa di presentazione dei Giochi nazionali invernali Special Olympics 2017 si terrà il giorno 7 febbraio, a Bormio, alle ore 14.30 in via Roma 131, presso la sala conferenze della Banca Popolare di Sondrio. © Copyright Università Niccolò Cusano


martedì 24 gennaio 2017

unicusano focus VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

LA CUSANO E il calcio

A francavilla si può sognare in grande La Virtus è la grande sorpresa del girone C di Lega Pro Il ds Tronchera: «Merito del club, tecnico e giocatori» È lì, in alto, tra le grandi. La neopromossa Virtus Francavilla, che fino a pochi anni fa militava in Eccellenza, ha conquistato il quinto posto nel girone C, a ridosso delle corazzate Matera, Lecce, Juve Stabia, Foggia. Una vera rivo-

preso un palo. Sabato ci approcceremo in maniera diversa e con la massima attenzione possibile. Questo campionato ci insegna che non si possono concedere distrazioni contro certe formazioni. Dobbiamo stare molto attenti. A Foggia c’è entusiasmo, grande aspettativa. Loro ci affrontano consapevoli che avranno di fronte una matricola che sta dando filo da torcere a tutti. Dobbiamo stare molto attenti».

«Qui ci sono tutte le condizioni per fare bene Occhio a Nzola: ha richieste in A» luzione in questo campionato tra i più belli ed equilibrati degli ultimi anni: «Sin da subito abbiamo sempre avuto la consapevolezza che questo fosse un girone difficile e impegnativo – racconta il diesse Stefano Trinchera, tra gli artefici di questo “miracolo” - non ci siamo mai scoraggiati nonostante le difficoltà iniziali. A metà percorso abbiamo intrapreso la direzione giusta, con la convinzione di poter fare benissimo anche in questa categoria. Per noi è grande soddisfazione competere a questi livelli».

Doppio successo e primato in solitaria per le Under 15 e 17 si non arrivi quella doppia cifra che avrebbe un sapore particolare. BERRETTI KO. La Berretti ha ripreso purtroppo in malo modo il proprio percorso in campionato, perdendo d’un colpo partita e primato. Il Lecce ha saputo essere preciso e cinico a Madonna degli Angeli, costringendo i rossoblù di Alessandro Parisella a cedere la vittoria. Ora sarà fondamentale per i rossoblù riprendere subito la marcia nelle due partite in programma a Taranto e in casa contro il Foggia che precederanno la nuova sosta del torneo.

IL TALENTO. Sul

foto Gianni di Campi

questa piazza non ci sono particolari pressioni. La società è solida e il gruppo di lavoro è composto da professionisti del settore. Il nostro allenatore Calabro è giovane, determinato, vincente e ha fatto parlare molto di sé. C’è il mix giusto che ci fa guardare al futuro».

MIX VINCENTE. Il timore reve-

renziale che sembrava aver bloccato la squadra nelle prime giornate è stato presto superato: «In tante occasioni siamo stati molto sfortunati. Contro il Foggia, all’andata, perdemmo 1-0 in casa: una sconfitta immeritata. Ci sono state delle battute d’arresto ma avevamo messo in conto qualche scivolone. Ora ci siamo abituati bene non vorremmo fermarci». Prima la vittoria dell’Eccellenza, l’anno dopo il successo in serie D e ora in Lega Pro da protagonisti: «La nostra è una realtà emergente, che presenta molti aspetti positivi. In

UnicusanoFondi

Antonio Calabro, allenatore della Virtus A destra, il talento dei pugliesi M’Bala Nzola

SFIDA CON IL FOGGIA. La prossima giornata derby pugliese contro il Foggia, l’occasione giusta per avere un acuto contro una grande: «Abbiamo steccato le gare con Lecce e Matera. Con Juve Stabia e Foggia abbiamo perso immeritatamente. A Castellamare, ad esempio, abbiamo subito un rigore dubbio e

fronte mercato, si parla dell’interessamento di molte società di categoria superiore per l’attaccante M’Bala Nzola: «È un giocatore incredibilmente forte. Neanche lui se ne rende conto. Ero dell’avviso, a inizio mercato, che questo ragazzo dovesse rimanere a tutti i costi fino alla fine del campionato. Comincio ad avere qualche dubbio perché ci sono stati approcci di società di serie A. Questo, per noi, è motivo di orgoglio. In estate ci è stato segnalato da alcuni agenti, sono andato ad approfondire guardando qualche video. Poi l’ho fatto venire a Francavilla e, dopo averlo nuovamente visionato, lo abbiamo subito tesserato». © Copyright Università Niccolò Cusano

Non mancano sorrisi in campo regionale, come quelli degli Allievi fascia B, facili vincitori in casa e al successo per la seconda domenica di fila con la conferma del terzo posto, e dei Giovanissimi fascia B, che nella sfida d’alta graduatoria giocata a Sermoneta hanno pareggiato dopo un doppio svantaggio. Senza dimenticare i risultati positivi che arrivano anche a livello provinciale, domani pomeriggio toccherà alla Juniores nazionale chiudere la lunga serie di impegni: in terra fondana arriverà il Gavorrano, e nel team di Mariano Esteso c’è il desiderio di raccogliere un nuovo risultato di rilievo. DOMANI LA JUNIORES.

Doppio successo esterno, conferma del primo posto in entrambe le classifiche e di una serie di risultati che va oltre le più rosee aspettative. Continua come un treno il percorso dell’Under 15 e dell’Under 15 dell’UnicusanoFondi, che prendono la copertina del weekend del settore giovanile rossoblù con la duplice affermazione ottenuta sul campo della Sambendettese. le under. Gli Allievi di Dani-

lo Ligori mettono all’incasso la seconda vittoria del nuovo anno, la settima nelle ultime nove giornate, firma-

ta Lampis-La Penna (14 reti totali in due) e conservano quel primato che già domenica saranno chiamati nuovamente a difendere, quando in riva al Tirreno arriverà la Fidelis Andria, seconda a tre punti dai rossoblù. I Giovanissimi sono invece arrivati al nono successo consecutivo, e quello centrato in terra marchigiana è stato determinante per tenere a bada il ritorno della Juve Stabia, che insegue la truppa di mister Dino Di Iulio a una sola lunghezza. Adesso l’auspicio è proseguire su questa splendida strada, e chissà che nella gara con i pari età andrie-

© Copyright Università Niccolò Cusano



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