Unicusano focus 21 marzo

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UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma

ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL

I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK martedì 21 febbraio 2017 www.corrieredellosport.it

Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano

Ecosostenibilità Il mondo ”green” ha tante facce

Università L’alternativa è possibile

> A PAGINA VI

LILLO & GREG

Fumetti Simple & Madama diventa un gioco > A PAGINA III

> A pagina II

ridere non è un mistero I

il punto

Decreto salva banche, crediti deteriorati e derivati

Il duo comico di scena al Sistina di Roma: «Lavoriamo insieme da tanti anni ma ci divertiamo ancora come al debutto»

l 16 febbraio è stato dato il via libera definitivo dalla Camera alla legge sulla tutela del risparmio nel settore creditizio, comunemente denominato “decreto salva banche” in virtù dello stanziamento di 20 miliardi per fronteggiare in primo luogo la crisi del Monte dei Paschi di Siena e, successivamente, quelle di altri istituti già manifestatesi - come nel caso di Veneto banca e Banca Popolare di Vicenza - o possibili in futuro. Si tratta, quindi, di un fondo creato per interventi dello Stato per ricapitalizzazioni precauzionali o, in altre ipotesi, per offrire garanzie pubbliche su operazioni straordinarie riguardanti la liquidità. Il piano di salvataggio del Monte dei Paschi di Siena è andato avanti a rilento e tra notevoli difficoltà di attuazione, legate alla cartolarizzazione dei crediti e, soprattutto, all’aumento del capitale sociale; per quest’ultimo, è stato ipotizzato un intervento dello Stato per 6,6 miliardi di euro (su 8,8 miliardi precauzionali richiesti dalla BCE). In ogni caso, non ci si può concedere il lusso di esporre l’istituto al bail in che, come ben sappiamo, dal 1 gennaio 2016 incombe sulle banche europee in stato di crisi e, quindi, è necessario procedere con concretezza e tempestività. Altro intervento importante riguarda le ben note vicissitudini che hanno interessato le tristemente famose quattro banche (Banca Marche, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio di Chieti); per tre di esse sono sorte le nuove banche (Nuova Banca Marche, Nuova Banca Etruria e Nuova Cassa di risparmio di Chieti formalmente cedute a UBI banca) e per Nuova CariFerrara si sta perfezionando la cessione a BPER. Per le operazioni di salvataggio, la Banca d’Italia ha stabilito il ricorso al Fondo di Risoluzione per ulteriori oneri pari a 1,5 miliardi che le banche dovranno versare mediante due quote di pari importo - in base a quanto disposto dalle nuove norme - entro cinque anni. L’intervento normativo, inoltre, riapre per gli obbligazionisti subordinati il termine per manifestare l’adesione al rimborso dell’80% del valore delle obbligazioni sottoscritte, fissandolo al 31 maggio 2017; tale facoltà è stata estesa anche a chi ha ricevuto bond da coniugi, conviventi more uxorio o parenti fino al secondo grado. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università degli Studi Niccolò Cusano

> A PAGINA II

LA VIGNETTA

diritto stradale

Incidenti simulati, attenti ai furbetti > A PAGINA IV Prodotto da “L’ Arte nel Cuore”, Testi di Andrea Giovalè, Disegni di Vincenzo Lomanto. www.fourenergyheroes.it

SEGUE A PAGINA IV


II UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 21 febbraio 2017

cultura e fumetti

sul palco

la commedia

Scritta e diretta dal duo

La metafora dei rapporti personali Ne “Il Mistero dell’assassino misterioso” si fa centrale la narrazione metateatrale. La commedia svela il delicato equilibrio su cui vivono alcune compagnie di teatroe su cui si fondano anche i rapporti umani.

Nato da un’idea di Greg, da lui scritto e diretto con Lillo, lo spettacolo vede protagonisti, insieme alla coppia, Vania Della Bidia, Danilo De Santis e Dora Romano. Le scene sono di Andrea Simonetti.

LILLO & GREG se il giallo è tutto da ridere La coppia porterà per la prima volta al Teatro Sistina “Il mistero dell’assassino misterioso”, ormai un cult «Tra noi non ci sono mai stati contrasti, passano gli anni ma continuiamo a divertirci. C’è sintonia e siamo sempre sulla stessa lunghezza d’onda». Lillo & Greg spiegano così il segreto del loro successo. Oggi si preparano per un nuovo grande debutto: porteranno da domani (e fino al 12 marzo) al teatro Si-

«Il nostro modo di fare comicità nasce sempre da situazioni comuni»

«Ci divertiamo a lavorare insieme ed è il segreto della nostra collaborazione» «Portiamo in scena questo spettacolo dal lontano 2000 ma sarà come un nuovo esordio» stina “Il mistero dell’assassino misterioso”, un autentico cult del loro repertorio. I ritmi serrati, le battute oblique, l’onnipresente umorismo di situazione e non ultima la cornice del giallo, rendono la commedia esilarante. «Anche se l’abbiamo inter-

Lillo & Greg, al secolo Pasquale Petrolo e Claudio Gregori

pretata tantissime volte, il Sistina ci dà l’idea di un nuovo esordio», dicono gli attori romani. «Alla risata “boa-

to” – precisano - preferiamo quella a “tappetino”, fissa, che magari ti porti avanti per un minuto».

È la vostra prima volta al Sistina. Cosa si prova? «Siamo felici di essere qui e strafelici di esordire al Si-

stina: un teatro storico dove portiamo per la prima volta in scena una nostra commedia storica. “Il mistero

dell’assassino misterioso” è andato per la prima volta in scena nel 2000 e ha conquistato anche il pubblico oltreconfine. Lo spettacolo è stato rifatto molte volte e anche da altre compagnie. È stato tradotto e rappresentato anche in Spagna e accade poche volte che uno spettacolo italiano arrivi all’estero. In Spagna non è stato toccato nulla del testo. Certi meccanismi umani appartengono a tutti e piacciono. È una storia senza tempo né confini».

gari ti porti avanti per un minuto, è più bella del classico boato e ci appaga di più».

va in onda tutti i giorni. Per ora nulla in programma in televisione».

Per il Sistina avete preparato qualche cambiamento? «La scenografia sarà più ricca rispetto alle prime volte. Tutte le volte che rimettiamo in scena lo spettacolo c’è qualcosa da migliorare, facciamo dei piccoli cambiamenti. Ad aprire la serata, sarà invece un nuovo corto della nostra web serie “Pupazzo criminale”».

Perché questa commedia piace così tanto? «Ci sono tanti giochi di parole. La nostra è una comicità situazionale, che nasce dalle situazioni, che è la comicità che più amiamo. La risata a tappetino, che ma-

Dopo la tappa romana cosa c’è in programma? Vi rivedremo in tv? «Da fine marzo saremo in tournée con un “Best of”. Poi il cinema con un nuovo film per la Filmauro, come tutti gli anni. C’è poi la radio che

Qual è il segreto per far durare una coppia comica? Greg: «È fortuna. Sono le affinità e l’alchimia che ti saldano e che ti portano avanti. E anche il fatto di lasciarci l’un l’altro liberi di sperimentare in solitaria. Lillo: «Forse la spiegazione è quella più banale del mondo: se ti diverti a lavorare con una persona continui a farlo. Fino a che ti diverti non hai problemi perché questo è un lavoro basato sul divertimento. Certo, dietro c’è tanto lavoro e fatica ma il divertimento è fondamentale altrimenti non riesci a mettere in scena nulla di decente».

fumetti

Simple&Madama, l’amore è un gioco... da tavola «In fondo, l’amore è un gioco. E noi in questo c’abbiamo messo pure le istruzioni». Lorenza Di Sepio, ideatrice di Simple&Madama, è stata ospite degli studi di Radio Cusano Campus, nel corso del programma “Giochi a Fumetti”, per parlare del boardgame di una delle coppie più amate dal web. Il gioco è edito da Magic Press Edizioni ed è stato creato da Marco Mingozzi, con l’artwork e la supervisione della stessa Di Sepio. Come è nata l’idea del gioco? «Il creatore del gioco è Marco Mingozzi ed è lui che me l’ha proposto. All’inizio non avevo grande entusiasmo perché sono una giocatrice un po’ distratta e che non ricorda mai quando è il suo turno. All’inizio ho scaricato un po’ il barile alla Magic Press che ha dato l’ok e mi ha chiesto

di fare le illustrazioni. Ho curato la grafica e poi lo abbiamo presentato al Lucca Comics. Ero scettica perché ancora non avevo capito come si giocava e invece è stato bellissimo perché abbiamo fatto delle sessioni di gioco con i fan e ci siamo divertiti tanto. Per questo, ora quando vado in fiera riservo sempre un paio d’ore al gioco. Sono

davvero contenta e tra l’altro, all’inizio di gennaio, ho lavorato anche al regolamento a fumetti che verrà stampato più avanti per un’edizione speciale».

Con questo gioco si creano delle nuove coppie: come funziona? «Su questo ancora non ho riscontri positivi ma posso dire che ne ho viste diverse litigare. Le modalità di gioco sono tre. In quella a coppie lo scopo del gioco è di valutare le reali affinità che ci sono tra gli individui che le formano. Vengono fatte delle domande con risposte chiuse, i due partner della coppia devono dare la risposta il più simile possibile. Alla fine delle carte, la coppia che ha il punto più alto è la coppia più affine. Ci sono casi in cui coppie fidanzatissime fanno lo stesso punteggio di altre che invece non si conoscono, lì nascono gelosie e momenti divertenti. La seconda modalità è più sfiziosa, le domande sono aperte e si pos-

sono inventare. Ne scaturisce una dinamica diversa, con domande magari piccanti, e tutti quelli che sono al tavolo rispondono su un biglietto di carta. I biglietti vengono mischiati e chi ha fatto la domanda darà il punteggio alle risposte senza conoscerne l’autore. Alla fine le due persone che hanno il punteggio più alto, sono la coppia ideale. È un gioco molto semplice, tra l’altro anche in inglese per provare a portarlo all’estero.

La terza modalità è per due persone, inventata da Mingozzi: si prendono dieci carte dal mazzo, la coppia risponde e il punteggio finale dimostra se ci siano o no affinità». Ti fermi mai ad analizzare il successo di Simple& Madama? «In realtà ancora non me ne capacito ancora, all’inizio non lo avevo neanche detto ai miei genitori e quando l’ho fatto la mia pagina aveva già

GIOCHI A FUMETTI IN ONDA SU RADIO CUSANO CAMPUS Condotta da Andrea Di Ciancio e Andrea Lupoli, la trasmissione radiofonica “Giochi a Fumetti”, dedicata al mondo dell’arte sequenziale e al gaming, va in onda su Radio Cusano Campus (89.1 in Fm a Roma e nel Lazio, in streaming su www.radiocusanocampus.it) tutti i sabati dalle 11 alle 12.

10 mila like. Oggi sono a oltre 150 mila. All’inizio non avevo un reale progetto o una logica. Quando mi hanno contattata per il primo libro mi sono detta: “Ok, ora gli devo dare un senso”». Come stanno Simple& Madama? «Bene: lei sempre nevrotica, lui sempre paziente. Ora li sto mettendo all’opera con un nuovo libro che uscirà al Napoli Comicon, verso aprile o maggio. Ho cominciato da poco a scrivere la storia, 108 pagine a colori. Ormai i personaggi sono talmente cesellati nella loro caratterizzazione che in automatico arrivano le loro reazioni». Vedremo mai Simple& madama alle prese con un matrimonio? «Ragazzi, così mi fate spoilerare il prossimo libro!». © Copyright Università Niccolò Cusano

© Copyright Università Niccolò Cusano

Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: gianluca.fabi@ unicusano.it


martedì 21 febbraio 2017

Unicusano FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

università

un’altra università è possibile

Stefano Bandecchi, presidente della Società di Scienze Umane, fondatrice dell’Università Niccolò Cusano, prende la parola sulle potenzialità del sistema accademico nazionale Nel mondo aumentano gli iscritti all’Università: 200 milioni secondo un rapporto dell’Unesco. «L’Italia come al solito rimane al palo con un numero cronicamente basso di laureati», lo afferma Stefano Bandecchi, imprenditore, presidente della Società di Scienze Umane, fondatrice dell’Università degli Studi Niccolò Cusano. «Negli ultimi vent’anni - continua Bandecchi - ho sempre sentito dire che studiare e che laurearsi servisse a poco e si è sempre cercato in Italia di sminuire questa situazione». L’imprenditore invita tutti a leggere questi dati come la dimostrazione dell’inefficienza del sistema universitario italiano: «evidentemente c’è un problema nel sistema universitario che non si vuole affron-

«Con l’e-learning è possibile puntare alla comunicazione della didattica a tutti ma c’è chi fa ostracismo» tare». Bandecchi ha sottolineato come le università nel mondo sono «gestite da manager», e che l’espressione «più docenti più qualità non vuol dire nulla». IL DECRETO. Su quello che è

stato ribattezzato come decreto ammazza-telematiche, Bandecchi è categorico: «Il decreto è stato chiamato ammazza-telematiche per ignoranza. È proprio sbagliato il concetto, questo decreto ammazzava diverse università statali e diverse università

Stefano Bandecchi, presidente della Società di Scienze Umane, fondatrice dell’Università degli Studi Niccolò Cusano

private. Era sbagliato all’origine e l’Anvur se ne è accorto, così come la Conferenza dei rettori. Si parlava di qualità della didattica abbinata alla numerosità dei professori. La qualità non sta nella numerosità, e la numerosità degli studenti non può dare origine alla numerosità dei professori perché nelle università statali, e non in Italia, non c’è l’obbligo di frequenza. Le università italiane sono gestite male, sono in mano a dei professori che non hanno nessuna esperienza manage-

riale, non l’hanno mai avuta e nessuno gli ha mai insegnato né a fare i professori né a fare i manager. Mettiamo in mano le nostre università, per un valore di 5.8 miliardi, a persone che sono evidentemente inadeguate. Nel resto del mondo il mondo accademico e didattico è totalmente separato dal mondo amministrativo e logistico». OPPORTUNITÀ. Per Bandec-

chi «bisogna fare le cose nel modo giusto. Nel mondo non ci sono mai stati tan-

ti studenti che vanno all’università. In Inghilterra ci sono tanti studenti stranieri, come in Francia e Germania. In Italia invece non ne vengono dall’estero perché siamo complicati e articolati». Secondo Bandecchi, l’università italiana potrebbe cogliere un’opportunità fantastica. Con la Brexit gli inglesi hanno perso il 15% degli studenti europei e il 18% degli studenti extracomunitari. Si tratta di 650 mila studenti circa, un indotto miliardario che potrebbe va-

lere qualche punto del nostro prodotto interno lordo, che potrebbe essere reinvestito nella ricerca e che noi continuiamo a ignorare con un’altra legge assurda, quella che prevede che nelle università italiane ci sia un numero chiuso di stranieri che possano entrare. E-LEARNING. Bandecchi poi

ha detto la sua sull’importanza dell’insegnamento in metodologia e-learning: «Oggi abbiamo dei sistemi fantastici, se Einstein fosse anco-

Il maestro Alberto Manzi durante la trasmissione “Non è mai troppo tardi”

ra vivo potrebbe fare lezioni a tutto il mondo attraverso la metodologia e-learning grazie a Internet. Per la prima volta da quando esiste l’umanità, c’è la possibilità di puntare realmente alla comunicazione dell’eccellenza a tutti e c’è chi vorrebbe negarla. Accadono davvero delle cose strane in questo Paese». PASSATO E FUTURO. Facendo un salto nel passato, Bandecchi ricorda la trasmissione televisiva “Non è mai trop-

po tardi” del maestro Alberto Manzi. «È stato lui - continua l’imprenditore - Il primo esempio di insegnamento telematico di grande successo. In Italia nessuno ha fatto meglio di lui», seguito da «21 milioni di adulti italiani. Ne è bastato uno di Manzi, che ha dato qualità». Il maestro Manzi, dunque, «ha dimostrato che il sistema di erogazione del corso telematico, se tenuto bene, è efficace e interessante da seguire», conclude Bandecchi. Infine l’appello al Ministro dell’Università

e della Pubblica Istruzione: «Bisogna aprire un tavolo di lavoro con esperti di didattica, didattica e-learning e didattica in presenza. La massima qualità può portare risultati eccellenti ed è ridicolo oggi pensare che il comparto universitario italiano possa essere un comparto che crei debiti per lo Stato invece di portare denaro a questa nazione». intervista a cura di Gianluca Fabi direttore di Radio Cusano Campus

l’analisi

Le opportunità delle telematiche Il professor Rossi: «Preziose per arginare il calo degli immatricolati» sua natura erogativa e interattiva: i docenti chiamati a produrre didattica erogativa devono essere esperti di strumenti telematici tanto da renderli interattivi».

Ci sarà tempo per adeguarsi fino all’anno accademico 2019/2020: la scelta di “buon senso” della Ministra Valeria Fedeli congela e, di fatto, differisce di circa 3 anni le nuove regole contenute nel decreto licenziato lo scorso 12 dicembre dall’uscente Stefania Giannini, regole che andranno a modificare nella sostanza alcuni parametri relativi al reclutamento dei docenti

Il docente di didattica Un momento di una lezione in aula presso il Campus della Cusano della Statale di Macerata: bisogna la didattica stessa. Dunque, «Intanto c’è da apprende- gli atenei italiani, non si può produrre didattica avere un numero maggiore re con favore la notizia del che essere d’accordo. Il prodi professori tra ordinari e as- suo momentaneo stop e si blema sorge nel momenerogativa di qualità universitari, con ripercussioni rilevanti soprattutto per quegli atenei il cui sistema di erogazione della didattica passa per una piattaforma e-learning. Al centro del dibattito il rapporto numerico docente/ studenti, fortemente sbilanciato e poco aderente con la premessa che lo genera: l’innalzamento della qualità del-

sociati può garantire un livello superiore della didattica? Abbiamo posto il quesito al prof. Pier Giuseppe Rossi, docente ordinario di didattica generale all’Università Statale di Macerata e presidente della Società Italiana di ricerca sull’Educazione Mediale. Prof. Rossi, c’è qualcosa che non va in questo decreto e se sì cosa?

può pensare che, ottimisticamente, ci saranno tre anni per ragionarci sopra, modificarlo e migliorarlo. Voglio sottolineare che il decreto di cui parliamo non nasce espressamente per le università telematiche ma riguarda l’intero sistema e, se ci concentrassimo sulla premessa dalla quale scaturisce, la volontà di innalzare il livello della didattica ne-

to in cui non si fa differenza tra atenei non telematici e atenei telematici. Nei primi può sussistere un rapporto docente/studenti, in quelli telematici per innalzare il livello della qualità della didattica vanno preparati materiali qualitativamente migliori e questo c’entra poco col numero di docenti che è incaricato di produrli. La didattica e-learning è per

Quindi non vale l’assunto più professori più qualità? «I professori ci devono essere ma devono essere bravi nel preparare materiali che verranno fruiti a distanza e non possono essere messi in rapporto col numero di studenti. Se il materiale è qualitativamente soddisfacente lo è per 10, 100 o 1000 studenti. Di contro, rispetto a ciò che viene scritto nel decreto, deve essere mag-

Il ministro Valeria Fedeli durante le dichiarazioni di voto nell’aula del Senato

giore il numero dei tutor, figure che risultano centrali nel percorso accademico di ogni studente telematico». Quando si parla di telematiche ci si sofferma sul grande successo che stanno riscuotendo negli ultimi anni in fatto di iscritti. Come può giustificarsi un fenomeno di tale portata se poi agli atenei a distan-

za si imputa una didattica di basso livello, rette alte e scarsa attenzione dei docenti verso gli studenti? «Io credo che non bisogna cadere nell’errore di generalizzare. Esistono atenei telematici di altissimo livello e altri di livello inferiore, stesso discorso va fatto per le università non telematiche. Il vero problema nel nostro paese è il calo de-

Open Day è on air dalle 18 alle 20 Di università e ricerca si parla a “Open Day”, il programma di Radio Cusano Campus condotto da Misa Urbano e Alessio Moriggi, in diretta dal lunedì al venerdì nella fascia oraria 18-20 sull’emittente dell’Ateneo (89.1 Fm a Roma e nel Lazio, in streaming su www.radiocusanocampus.it). Open Day tratta le tematiche principali dell’istituzione universitaria: l’offerta formativa, i servizi, le convenzioni, l’orientamento e gli eventi, accademici e non, organizzati dall’ateneo di via Don Carlo Gnocchi.

gli immatricolati, sono sempre meno e sempre meno sono i giovani laureati italiani. Per uscire da questo tunnel dobbiamo per forza di cose innalzare la qualità complessiva dell’intero sistema perché il discorso legato al long life learning ci riguarda tutti. In questo senso le università telematiche stanno assolvendo un compito fondamentale nell’ottica della formazione in servizio ma non meno importante è la possibilità che concedono a quei giovani studenti che non hanno modo di trasferirsi nelle grandi città per studiare. I numeri che stanno realizzando gli atenei a distanza non tolgono nulla alle università non telematiche perché in molti casi il target è diverso». © Copyright Università Niccolò Cusano


IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 21 febbraio 2017

cultura

cosa prevede il salva banche

Il rettore dell’Università Niccolò Cusano Fabio Fortuna spiega i punti salienti del decreto dopo l’ok delle Camere SEGUE DA PAGINA I

Per quanto riguarda la pubblicazione delle liste dei debitori, dopo ampia discussione sulle modalità, è stato stabilito che non saranno resi noti i nomi ma i profili di rischio e di merito creditizio di coloro che hanno ricevuto prestiti per un ammontare superiore all’1% del patrimonio delle banche che chiedono il sostegno pubblico; il Tesoro, ogni quattro mesi, dovrà presentare una relazione in Parlamento su tali profili di rischio. GLI ALTRI INTERVENTI. Si se-

gnalano ancora: l’attenuazione del principio del burden sharing attraverso il riacquisto delle azioni in cambio di bond senior solo per le obbligazioni subordinate acquistate prima del 1 gennaio 2016, data di entrata in vigore del bail in; la definizione dei criteri di valorizzazione delle azioni delle banche che chiedono la ricapitalizzazione a seconda che siano quotate o meno; la fissazione di limiti ai compensi di consiglieri d’amministrazione e manager delle banche ogget-

to di ricapitalizzazione pubblica; la predisposizione di una “strategia nazionale per l’educazione finanziaria assicurativa e previdenziale” - le cui linee guida dovranno essere trasmesse dal governo al Parlamento entro sei mesi che sarà coordinata e attuata da un Comitato che resterà in carica tre anni. IN DIFFICOLTÀ. Il sistema ban-

cario italiano, come risulta evidente dalle novità normative introdotte e dalle notizie che quotidianamente sono sottoposte alla nostra attenzione, continua ad attraversare un periodo di indubbia difficoltà. Il grande problema delle nostre aziende di credito, come è noto, è costituito dai crediti deteriorati (circa 330 miliardi di euro) che, come indica l’espressione, presentano difficoltà più o meno rilevanti, in ordine alla loro riscossione. Essi comprendono: i crediti scaduti, cioè quelli ancora non riscossi a 90-180 giorni dalla scadenza, ma che spesso poi si regolarizzano (circa 10 miliardi di euro); le inadempienze probabili (circa 12 miliardi di euro) - espres-

sione che ha sostituito i crediti incagliati - che hanno problemi di buon fine e potrebbero purtroppo affluire tra quelli in sofferenza; i crediti in sofferenza (circa 200 miliardi lordi di euro, 86,9 al netto di svalutazioni operate dalle banche) che comprendono quelli per i quali sono iniziate le azioni legali volte a far pagare il debitore, nel tentativo di massimizzare il valore di recupero. Per queste problematicità, l’unica soluzione praticabile - per diminuirne significativamente la negativa incidenza sui bilanci delle banche - consiste nella cessione che dovrebbe concretizzarsi per un controvalore globale di almeno 70 miliardi. IN EUROPA. Non ci deve conso-

lare il fatto che il Parlamento europeo il 15 febbraio ha finalmente manifestato la volontà di richiamare l’attenzione sul rischio potenziale degli strumenti derivati a cui alcuni Paesi del Centro e Nord Europa sono fortemente esposti, il cui ammontare e, in molti casi, alcune peculiarità che riguardano origine e natura - costituiscono ele-

menti di notevole preoccupazione. In sostanza, si chiede alla Vigilanza europea di estendere e imporre i cosiddetti stress test agli attivi di livello tre (level-3), per evitare che la loro eccessiva presenza possa compromettere le condizioni di equilibrio tipiche della gestione bancaria e necessarie per la sopravvivenza degli istituti di credito. Con l’espressione level-3, si fa riferimento ad alcune attività finanziarie, ad esempio i derivati “over the counter” che, come indica l’espressione angloamericana, non sono quotati in mercati ufficiali e regolamentati. Tali strumenti finanziari non hanno un valore trasparente e ben individuabile; ciò ne rende più complessa la valutazione ai fini della stesura dei bilanci, visto che il loro valore si basa su parametri non riscontrabili sui mercati regolamentati. Sono presenti in larga misura nei bilanci di banche inglesi, tedesche e francesi. EQUILIBRIO. L’orientamento

maturato in sede europea rappresenta un elemento di riequilibrio per i Paesi del Sud Europa, Italia in pri-

mis, dove le maggiori banche non hanno grandi quantità di strumenti finanziari level-3 ma ne hanno altri precedentemente illustrati. Di gran lunga differente, infatti, risulta il loro peso nelle aziende di credito del Centro e Nord Europa in cui si concentrano i titoli level-3 derivati - come testimonia il rapporto tra questi ultimi e il CET 1 (coefficiente patrimoniale) - per un ammontare pari al 35,5% per le banche tedesche, al 25,4% per quelle britanniche e al 20,5% per le francesi; secondo i dati ABI nel caso italiano il dato medio, assolutamente inferiore, è pari al 15,1%. REDDITIVITÀ. È il tema della

redditività che rimane al centro dell’attenzione e preoccupa maggiormente in Italia, visto che il livello è in generale insufficiente a garantire lo sviluppo e, in alcuni casi, la sopravvivenza delle banche. Del resto, è innegabile che svalutazioni e perdite su crediti hanno raggiunto negli ultimi anni picchi difficilmente riscontrati in passato; ciò è derivato dalla ben nota crisi economico - finanzia-

ria e anche da concessioni di linee di credito, purtroppo non sempre accompagnate da adeguate garanzie. A tali problematiche comuni anche ad altre banche europee, si aggiungono il notevole assottigliamento della forbice dei tassi dovuto alla generalizzata riduzione degli stessi, l’elevatezza dei costi operativi e l’esistenza di un numero eccessivo di banche che certamente amplifica tutti gli elementi richiamati. E allora

non ci resta che sperare, anche grazie alle nuove norme, in un superamento delle difficoltà congiunturali - legato indissolubilmente ad una ripresa economica più decisa e duratura - che consenta di restituire alle nostre banche la necessaria tranquillità operativa fondamentale per garantire un più agevole accesso al credito da parte di famiglie e imprese. Le banche, infatti, nonostante gli interventi della BCE volti a mette-

re a loro disposizione ingenti quantitativi di denaro, sono sempre molto attente a concedere prestiti - nelle varie tipologie - per il gravoso problema dei crediti deteriorati, il cui flusso fortunatamente sembra destinato a regredire nel 2017, come già è avvenuto negli ultimi due mesi. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università degli Studi Niccolò Cusano

l’analisi

Attenzione ai “professionisti” degli incidenti stradali Oggi prendere l’automobile è più pericoloso che mai. Ne è convinto il professore Alì Abukar Hayo, docente di Diritto Penale presso l’Università Niccolò Cusano, intervenuto ai microfoni di “Legge o Giustizia” su Radio Cusano Campus. «Il cittadino consumatore, che usa la macchina nella quotidianità, non è consapevole oggi che rischia di non tornare più a casa – ha detto Alì Abukar Hayo, docente tra l’altro del Master in Omicidio Stradale attivo presso l’Ateneo romano - se è ubriaco o drogato, in caso

di incidente, il problema non si pone perché deve rispondere delle sue condotte. Un cittadino perbene, senza precedenti penali, che guidava nei limiti consentiti e senza aver alterato il suo stato psicofisico, può, con un semplice tamponamento, rischiare di finire in galera anche per tre anni». LA NORMATIVA. Il professore ne spiega i motivi: «Da aprile del 2016 il legislatore “emotivo” ha emanato una normativa modificando radicalmente la sanzione che è irra-

zionale rispetto al fatto minimo. La normativa in vigore consente, a una persona che vive simulando incidenti e che riesce a farsi prescrivere dal medico giorni in più di malattia, di ricattare chi lo tampona. Se un automobilista ha la sfortuna di trovare un “professionista” degli incidenti, potrebbe dover rispondere di lesione colpose, rischiando di andare in galera indipendentemente dallo stato psicofisico, dalla velocità, dal fatto se si è fermato o no a prestare soccorso o se abbia violato o no la nor-

ma preventiva. Oggi il sistema, così come è con il combinato disposto, è molto pericolosa per il cittadino perbene, non per il delinquente abituale».

GLI ASPETTI PRATICI. Secon-

do il professore, il legislatore non ha tenuto conto «dell’aspetto pratico. Un conto è produrre nelle aule delle biblioteche e un

Legge 0 giustizia, in onda su radio cusano campus Il programma “Legge o Giustizia”, condotto da Matteo Torrioli, è in onda su Radio Cusano Campo è dal lunedì al venerdì, dalle ore 20 alle ore 21. È realizzato in collaborazione con la facoltà di Giurisprudenza dell’Università Niccolò Cusano.

altro è l’applicazione. C’è il rischio dei ricatti. Il professionista che lavora per simulare gli incidenti oggi ha un’arma in più. Il cittadino inconsapevole evita, ab origine, di affrontare alcuni problemi, magari accettando la richiesta del malvivente di dargli dei soldi per evitare ulteriori guai. Il consumatore. quando prende la macchina, non ragiona sulle varie pene previste. Ripeto, il legislatore non ha tenuto conto dell’aspetto pratico di quanto deciso». © Copyright Università Niccolò Cusano


martedì 21 febbraio 2017

Unicusano FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

cultura

legalizzare la tortura?

Il libro di Marina Lalatta riapre il dibattito sull’argomento L’analisi del professor Enrico Ferri, docente alla Cusano Il silenzio della tortura. Contro il crimine estremo, edito da Derive-Approdi (2016), è un libro di Marina Lalatta Costerbosa che non affronta direttamente la questione della legalizzazione della tortura. La sistematica e coerente disamina del tema, di quello che viene definito “il crimine estremo”, produce però una serie di argomenti utili a dare una risposta a

Tesi a confronto: il volume riporta le posizioni di intellettuali e politologi quanti, dalle epoche più remote ai nostri giorni, presentano un’opzione possibilista sull’uso della tortura seppure (apparentemente) sottoposta a una serie di vincoli e regole che ne condizionerebbero l’uso e gli effetti. IL DIBATTITO. Al giorno d’og-

gi non esiste un pubblico dibattito sulla tortura, ma chi non ha mai sentito, nei contesti più diversi, considerazioni come “A mali estremi, estremi rimedi” o parafrasi di questa sintesi? Ogni ar-

gomento a favore della tortura invoca almeno due argomenti: il caso limite e l’eccezionalità di certe situazioni, come a dire: «Se si deve ricorrere alla tortura si può o si deve farlo solo in condizioni estreme, quando nessun altro metodo d’indagine può essere usato con qualche risultato». Il secondo si lega al primo e invoca le tutele della sicurezza collettiva, declinato più o meno in questi termini: «Se la sofferenza di una o più persone [sottoposte a tortura] può evitare la sofferenza di molti innocenti è moralmente lecito procurarla [la tortura] perché la tutela dei molti innocenti giustifica la sofferenza di uno o dei pochi [colpevoli?]». LA LOGICA. Argomento appa-

rentemente razionale, quasi umano perché riconosce il carattere violento e lacerante della tortura, ma solo per sminuirlo con la tesi del male minore, o meglio del male ad alcuni che eviterebbe quello ai molti. In realtà è solo un discorso ipocrita perché di fatto dà per scontato che il torturato sia colpe-

sare che la tortura sia utile alle indagini per raggiungere la “verità”. La tortura non è un mezzo di redenzione morale, attraverso il quale il torturato perviene alla coscienza di dover dire il vero. Prima di ogni altra cosa il torturato vuole che venga meno il tormento: è disposto a dire tutto ciò che possa servire a far cessare la tortura, tutto ciò che il suo torturatore vuol sentirsi dire. VIOLENZA. Se un di-

vole, altrimenti perché torturare un innocente? Ma se fosse dimostrato che la persona che si vuole torturare fosse colpevole perché torturarla? L’autrice del libro ricorda un dato elementare, che «è contro il diritto usare la tortura come pena». Ma, si potrebbe aggiungere, riprendendo un argomento ampiamente discusso nel libro, che è anche contro la logica pen-

battito sulla tortura non esiste, perché non ci sono realtà politiche, mediatiche e culturali che apertamente sostengano l’opportunità di legalizzare la tortura, esistono una serie di intellettuali o politologi che con argomenti diversi e con una serie di vincoli e condizioni riterrebbero lecito il ricorso alla tortura, in “casi estremi”, ovviamente, stabiliti semmai da un giudice che solo dopo attenta e ponderata analisi rilascerebbe un’autorizzazione (pro tempore, semmai) a torturare. Marina La-

latta riporta alcune di queste posizioni, le analizza e ne mostra i limiti, primo fra tutti il pretendere di legalizzare la barbarie, la disumanità e usare la violenza più cruda e concreta per far venire meno una presunta violenza, attraverso il supplizio di un capro espiatorio. I CASI NEL MONDO. Nel quinto capitolo del libro troviamo alcuni esempi che ci riportano alle recenti cronache nazionali e internazionali della tortura: “La scuola americana”, dove gli insegnati erano statunitensi e i discenti agenti di vari regimi dittatoriali sud-americani; “La Francia che tortura”, durante la guerra d’Algeria, ad esempio, come inconfutabilmente documentato; “La tortura dei Colonnelli” in Grecia, dove organizzarono una vera scuola per aspiranti torturatori; infine i “Supplizi made in Italy”, con riferimenti ad episodi degli anni di piombo e ai fatti del G8 di Genova nel 2015, recentemente condannati dalla Corte di Strasburgo. Gli episodi ricordati non rappresentano delle eccezioni: le inchieste di Amnesty International documentano che gli stati del tutto immuni dalla tortura

sono pochissimi, sono rare eccezioni. COME IL SILENZIO. La metafo-

ra che l’autrice ha adottato per descrivere la pratica della tortura è quella del silenzio: la tortura mette a tacere la ragione, la logica e ogni giustizia che non si riduca a mero esercizio formale; l’umanità del torturatore nel momento in cui nega, passa sotto silenzio, l’umanità del torturato. La tortura riduce al silenzio ogni

vincolo sociale perché di fatto priva della protezione sociale la vittima. La tortura cancella, rende muta la voce e l’identità del torturato, ridotto a cosa, ma riduce a un nulla l’identità del torturatore che accetta il ruolo di strumento per procurare sofferenze in nome di una presunta utilità sociale, dello stato, di un partito, di un gruppo umano, di una comunità, che però rimangono sempre in silenzio, dietro le quinte. Il silenzio ha ancora una ra-

gion d’essere: è il silenzio di chi dice “io non pensavo”, “io non sapevo”, per giustificare la sua acquiescenza. Questo libro sul silenzio della tortura è anche una voce chiara contro il silenzio di quanti preferiscono far finta di non sapere e di non vedere quello che è ancora una dramma contemporaneo. Prof. Enrico Ferri Filosofia del Diritto e Storia dei Paesi islamici Università Niccolò Cusano

diritto sportivo

Sci, la responsabilità dei gestori degli impianti e degli utenti L’attività sportiva che si pratica in montagna, purtroppo, può riservare imprevisti e incidenti per i quali spesso si devono individuare eventuali responsabilità. La ricostruzione delle dinamiche di questi e la ricerca delle prove è il compito affidato agli operatori del soccorso svolto da personale della Polizia di Stato, del Corpo forestale dello Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, nonché dai corpi di polizia locali, che oltre a prestare aiuto e assistenza sanitaria agli infortunati, devono svolgere tutte le attività utili all’accertamento dei fatti accaduti. La materia è regolata dalla legge che definisce le aree sciabili attrezzate e la loro gestione. I gestori degli impianti sciistici hanno l’obbligo di assicurare agli utenti la pratica delle attività sportive e ricreative in condizioni di sicurezza. Gli stessi devono provvedere alla messa in sicurezza delle piste, secondo quanto stabilito dalle Regioni. Inoltre hanno l’obbligo di proteggere gli utenti da ostacoli presenti lungo le piste, mediante l’utilizzo di adeguate protezioni degli stessi e segnalazioni delle situazioni di pericolo. PREVENZIONE. Il gestore, qua-

le titolare di una posizione di controllo sull’area sciistica, ha un obbligo di sicurezza a carattere preventivo, nel senso che deve rendere sicura la pista da sci in modo che non presenti pericoli per i soggetti terzi che con essa vengono in contatto. Egli ha l’onere di provvedere all’ordinaria e straordinaria manutenzione delle aree di competenza, secondo quanto stabilito

precedenza e l’omissione di soccorso. Quest’ultima rappresenta, insieme all’omicidio colposo e alle lesioni personali, una delle fattispecie di reato che si può configurare a seguito di un incidente sulle piste da sci. IN CASO DI SCONTRO. Con una

dalle Regioni, tenendo conto che le suddette possiedano i necessari requisiti di sicurezza e che siano munite della prescritta segnaletica. Ne consegue che il gestore può assolvere l’obbligo limitandosi a segnalare adeguatamente il pericolo agli utenti, ovvero può essere tenuto a rimuovere la fonte di rischio, non risultando sufficiente a garantire l’incolumità delle persone la mera segnalazione. Ove ciò risulti impossibile, sarà tenuto a chiudere la pista. Tutte le segnalazioni riguardanti lo stato della pista o la sua chiusura vanno poste, in modo ben visibile al pubblico, all’inizio della stessa, nonché presso le stazioni di valle degli impianti di trasporto. GLI UTENTI. Tuttavia, l’obbligo

di garanzia del gestore della pista da sci non si estende fino a comprendere l’ob-

bligo di evitare che gli utenti della pista stessa tengano comportamenti scorretti e imprudenti, che possano costituire fonte di pericolo per loro e per le altre persone che frequentano gli impianti sciistici. Ne deriva che lo stesso gestore non potrà essere dichiarato responsabile per gli eventi dannosi cagionati dagli sciatori, o da altri utenti della pista da sci con la propria condotta colposa. Ciò anche in considerazione del fatto che il gestore non ha il potere di interferire e di inibire il comportamento dei singoli utenti, che intraprendono l’attività sciistica assumendone la piena e consapevole responsabilità. La legge prescrive le norme di comportamento a cui devono attenersi gli utenti. In particolare, fornisce indicazioni circa le modalità di sorpasso, lo stazionamento sulle piste, la velocità, il diritto di

formulazione che richiama alla materia in fatto di incidenti stradali, «nel caso di scontro tra sciatori, si presume, fino a prova contraria, che ciascuno di essi abbia concorso ugualmente a produrre gli eventuali danni» Pertanto, qualora avvenga uno scontro tra sciatori (intendendo per tali, ovviamente, anche gli snowboardisti) la responsabilità si presume in parti uguali. Ciascuno avrà quindi l’onere di provare che l’accaduto sia riconducibile all’altra parte, ovvero al caso fortuito. Qualora si pratichi sci fuori pista, invece, nessuna responsabilità potrà essere ascritta in capo al gestore dell’impianto e al concessionario. Leggendo quanto sopra, è chiaro come sia fondamentale dimostrare se l’incidente sciistico oggetto di causa sia stato cagionato da fonti di rischio presenti sulla pista da sci, che il gestore della pista aveva l’obbligo di rimuovere, o quantomeno di segnalare, ovvero dalla condotta colposa degli utenti dell’impianto. Vista la sottile linea di confine, basilari saranno il ruolo e le competenze degli avvocati chiamati a curare gli interessi. Dott.ssa Valentina Porzia Cultore della materia Diritto sportivo Università Niccolò Cusano


VI UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 21 febbraio 2017

cultura, sport e disabilità

La sostenibilità ha tante facce

Dall’organizzazione delle Olimpiadi ai parchi di quartiere l’ambiente può essere aiutato con impegno su più fronti neo sostenibile, con iniziative che vanno dall’utilizzo di dispenser dell’acqua, la navetta gratuita e l’utilizzo della piattaforma telematica che consente allo studente di studiare senza dover ricorrere a materiali cartacei.

Dopo Londra 2012 anche i Giochi di Rio 2016 sono stati classificati “green” La parola sostenibilità è entrata di fatto a far parte del nostro quotidiano. Se ne sente parlare sempre più spesso, e nonostante l’impegno mediatico e commerciale, il significato e l’applicazione di questo concetto rimangono alle volte vaghi. La sostenibilità riguarda la compatibilità tra lo sviluppo e la gestione di risorse. Tuttavia, questo concetto non deve esser visto come applicabile esclusivamente a un determinato ambito, ma riguarda principalmente un impegno sociale, economico e ambientale.

NELLO SPORT. Si parla di so-

NELLA SOCIETà. La sosteni-

bilità sociale deve essere intesa come la capacità di garantire benessere (welfare), offrendo le migliori condizioni possibili ai lavoratori. Questa rappresenta la base di partenza per le altre due categorie, che forse sono le più note. Economicamente, essere sostenibili significa essere capaci di generare lavoro e reddito combinando al meglio le risorse, con lo scopo di valorizzare i prodotti e servizi derivanti. E poi? LE RINNOVABILI. C’è la soste-

nibilità ambientale, che non

può prescindere dai precedenti ambiti. Significa garantire la stabilità di un ecosistema. Non inquinare e non utilizzare delle risorse naturali fino a completo esaurimento delle stesse. Ecco quindi, in termini energetici, l’introduzione delle energie rinnovabili. Energia solare, eolica e idroelettrica, le biomasse, sono solo alcune delle fonti che provano a ridurre, e a sostituire un giorno, l’utilizzo delle fonti fossili. La sostenibilità sta nell’assenza

di prodotti di scarto, come ad esempio l’anidride carbonica (CO2) che comporta non pochi disagi climatici. La sostenibilità parte anche dalla scrivania del nostro ufficio, quando riceviamo una e-mail, i mittenti “più verdi” possono chiederci di evitare di stampare quella pagina (se non indispensabile). Si pensi alle bottiglie di acqua. Molte aziende sono impegnate nello studio di imballaggi che rispettino sempre di più l’ambiente.

ATENEO VERDE. Il materiale comunemente utilizzato è il PET (polietilenetereftalato), un polimero che è riciclabile al 100%. Un rimedio è quello di ridurre il peso delle bottiglie, che comporta utilizzare meno plastica. Questa riduzione comporta un risparmio sia dal punto di vista produttivo che a livello di prodotti di scarto: seppur il riciclo sia una soluzione, questa soluzione non è gratis. Sotto questo punto di vista, l’Unicusano è un Ate-

stenibilità anche nello sport. Un esempio è quello delle olimpiadi. Dopo Londra 2012, anche Rio 2016 è stata classificata come una Olimpiade sostenibile, e questo ha riguardato l’utilizzo di cibo sostenibile certificato, riduzione dell’emissione di CO2 e anche medaglie fatte di materiali riciclati. Si pensi che i medagliati d’oro, in realtà hanno portato a casa una medaglia fatta per quasi il 99% di argento, e che addirittura le medaglie di bronzo si sono rivelate essere di ottone (lega di rame e zinco, per un valore di circa 3 euro). La medaglia d’argento è stata l’unica a non nascondere sorprese. Ed i nastri? Rigorosamente ottenuti con il 50% di PET riciclato. Riportando la sostenibilità allo sport più vicino a noi, si può essere sostenibili facendo uso e valorizzando le risorse ambientali che ci circondano, attraverso la diffusione di una cultura dello sport “al parco”. Essere sostenibili, vuol dire proteggere le risolse ecologiche dall’incuria e dall’abbandono. Stefano Cinti Docente di Chimica Generale Università Niccolò Cusano

Ivan Lion, campione in carica a Pinerolo

wheelchair tennis

La stagione riparte con un classico

La 7a edizione del Trofeo Città di Pinerolo si gioca dal 23 febbraio. La finale è il 26 Il Piemonte è di nuovo protagonista del wheelchair tennis. Da giovedì 23 febbraio, infatti, per il settimo anno torna il Trofeo Città di Pinerolo sui campi del Cir-

Nel main draw 34 partecipanti Per la prima volta è stato inserito il tabellone Quad colo Tennis Pinerolo. Il torneo, che apre ufficialmente la stagione del tennis in carrozzina in Italia, è organizzato dall’Associazione Sport di Più di Torino. Questa edizione è l’ennesima conferma del lavoro ben fatto negli anni precedenti dagli organizzatori e dal Circolo, visto il numero alto di iscritti (34 atleti) e con l’inserimento per la

prima volta del tabellone Quad(sei partecipanti). I PARTNER. Per la realizzazio-

ne dell’evento continuano a essere coinvolte realtà del territorio e non: gli alberghi Hotel Barrage e Hotel Villa Glicini, che grazie alle loro strutture senza barriere architettoniche permettono di ospitare gli atleti disabili; Fiat Autonomy, che con i suoi mezzi attrezzati permette il trasporto degli atleti; il Circolo Tennis Pinerolo, che oltre a essere agibile al cento per cento propone dei campi in terra perfetti, illuminati e riscaldati; il ristorante Papriciok che offre pranzi e cene; l’acqua Lauretana sempre presente sui campi durante il torneo; gli sponsor Coloplast, SanPaolo Invest e INAIL Direzione Regionale Piemonte che consentono di mettere in palio un montepre-

mi di 3 mila euro, oltre ad altre aziende che offrono i loro prodotti per la sempre ricca welcome bag. Il torinese Ivan Lion, attualmente numero 12 nella classifica italiana, torna per difendere il titolo nel tabellone di singolare maschile, dove nuovi atleti agguerriti gli renderanno sicuramente vita difficile. La novità del tabellone Quad farà scoprire questa categoria del tennis in carrozzina in costante crescita di numeri. Gli incontri inizieranno giovedì 23 febbraio alle ore 8.30 e avranno il loro epilogo domenica mattina 26 con le finali e le premiazioni. Per chiunque voglia assistere agli incontri (gratuiti), l’ingresso al Circolo Tennis Pinerolo è in piazza Matteotti 12. LION DIFENDE IL TITOLO.

© Copyright Università Niccolò Cusano

special olympics

Disabilità intellettiva e inclusione, con lo sport si può Quarant’anni fa le persone con disabilità intellettiva erano esonerate dalla pratica sportiva e non potevano entrare in palestra. Oggi, che lo sport faccia bene a tutti, nessuno escluso, è un fatto consolidato. L’urgenza per un cambiamento radicale che venga condiviso e diffuso, però, richiede l’abbattimento di stereotipi e pregiudizi ancora radicati nella società odierna. Lo Sport può edu-

La Sala della Lupa della Camera ha ospitato un interessante incontro sul tema care, formare, integrare, includere. Questo vale per tutti, ma per le persone con disabilità intellettiva è ancora più vero. «Prima non facevo niente, se praticavo sport lo facevo da solo. Ora gioco in una famiglia che mi dà l’opportunità di confrontarmi». Sono le parole di Federico Correzzo-

Il panel del convegno che si è tenuto alla Camera lo scorso 13 febbraio

la, atleta Special Olympics, e uno dei protagonisti del convegno “Disabilità intellettiva e inclusione possibile: lo sport può” che si è tenuto lo scorso 13 febbraio nella Sala della Lupa della Camera dei Deputati. L’appuntamento è stato organizzato da Special Olympics Italia e da La Ruo-

ta Internazionale, organizzazione non profit nata per realizzare progetti e attività solidali svolte sia a livello nazionale che internazionale, con particolare attenzione ai Paesi in via di sviluppo. AUTONOMIA. I

saluti iniziali sono stati di Anna Maria

Pollak e Maurizio Romiti, presidenti rispettivamente della Ruota Internazionale e di Special Olympics Italia: «Non appena abbiamo saputo di Special Olympics e della campagna “Adotta un Campione” - ha dichiarato la Pollak - ci siamo subito adoperati per aderire grazie anche

al contributo dell’ambasciatore d’Austria. Vogliamo conoscere l’atleta o gli atleti che adotteremo insieme alle loro famiglie. Desideriamo partecipare, esserci». «Oggi gli atleti Special Olympics Italia sono 16mila, pochissimi rispetto al numero di persone con disabilità intellettiva presente nel nostro paese – sono state le parole di Romiti - Abbiamo bisogno di incontri come questo. Lo sport è uno strumento che compie dei veri e propri miracoli, unisce paesi in guerra, nell’ultimo evento internazionale, ad esempio, a Los Angeles nel 2015, 7 mila atleti provenienti da ogni parte del mondo, sono stati felicemente insieme uniti da uno spirito positivo e gioioso. Dall’atleta si arriva alla famiglia, al team, l’associazione locale, fino a coinvolgere la comunità intera. Lo sport ha un potere enorme che offre all’atleta in primis, con Special Olympics, delle esperienze altrimenti difficili, che lo rendono sempre più autonomo».

Franco Pieretto, padre degli Special Olympics Carlo e Filippo

Gerda Vogl insieme a un’atleta Special Olympics

I PARTECIPANTI. L’incontro è proseguito con gli interventi di Paolo Lucattini, dottore di ricerca dell’Università del Foro Italico di Roma e direttore regionale Special Olympics Italia Team Toscana; Claudia Condoluci, del Dipartimento di Scienze delle Disabilità Congenite ed Evolutive, Motorie e Sensoriali dell’IRCCS San Raffaele di Roma; Gerda Vogl, ministro Plenipotenziario Ambasciata d’Austria, paese che ospiterà i i prossimi Giochi Mondiali Invernali Special Olympics dal 14 al 25 marzo; Raniero Regni, ordinario di Pedagogia speciale all’Università LUMSA di Roma; i parlamentari Laura Bignami e Lucio Romano. Della squadra Special Olympics, hanno raccontato le proprie esperienze ed emozioni anche gli atleti Matteo Parsi, Martina Casagrande; il tecnico Paolo Spagnoli; i genitori Franco Pieretto, padre degli atleti Carlo e Filippo, ed Elisa Orlandini, madre di Raffaele Boscolo. © Copyright Università Niccolò Cusano


martedì 21 febbraio 2017

unicusano focus VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

LA CUSANO E il calcio

niccolò romero il gigante del gol che ama i libri L’attaccante con fisico da cestista riparte da Piacenza: «Sogniamo i play off ma oltre il calcio c’è l’università» Voleva più spazio e ora lo sta trovando. Niccolò Romero ha deciso, nel mercato di riparazione, di lasciare la Feralpisalò per tentare una nuova avventura con la maglia del Piacenza. Una scelta audace che sta dando i suoi frutti. Nell’ultimo turno, ha messo a segno una tripletta contro l’Olbia, portandosi a casa il pallone. «Ho cominciato a giocare dall’oratorio e poi nel Saluzzo, la squadra della mia città – racconta l’attaccante classe 1992 sono rimasto lì fino agli Allievi regionali e ogni tanto mi allenavo con la prima squadra in serie D. Poi sono stato preso dal Genoa, dove sono stato tre anni. Ho cominciato a girare l’Italia con i prestiti, sono sceso fin giù in Calabria a Lamezia. Poi ho giocato a Pavia e Savona. Quando non ero più di proprietà del Genoa sono andato alla Feralpi Salò dove sono stato tre anni». CALCIO E LIBRI. Di stazza im-

ponente, alto due metri, Romero racconta che alcuni allenatori «si arrabbiavano quando non prendevo una palla alta. Il gioco aereo è quello che mi piace di più. Negli anni, però, sono stato elogiato per come mi muovo palla al piede. Ormai gli attaccanti che fanno solo il lavoro in area sono pochi. Mi hanno detto tutti che somiglio a Toni, specialmente quando eravamo entrambi al Genoa». Laurea triennale in Scienze motorie all’Università di Genova, Romero sta ora studiando per la specialistica: «Una cosa è certa: per me era fondamentale studiare. Non sono stato baciato dal talento del fenomeno. Sono un giocatore normale di Lega Pro. Oggi ci sono, domani chi può saperlo.

Il vivaio dell’UnicusanoFondi

I ragazzi della Berretti tornano a correre Bene anche l’Under 17 Sono la Berretti e l’Under 17 le due stelle del fine settimana che ha visto in campo le squadre giovanili dell’UnicusanoFondi. Doppio successo di assoluto spessore che conferma la leadership delle due compagini, entrambe pronte a vivere un finale di stagione su livelli importanti. BERRETTI. La squadra di Ales-

Niccolò Romero insieme al presidente del Piacenza Marco Gatti

Devo dire che il calcio mi ha aiutato negli studi. Magari studiavo metodi di allenamenti, materie da “campo”, cose che avevo dentro da anni». LA NUOVA LEGA PRO. Romero è stato praticamente sempre un professionista ed è testimone dei cambiamenti della categoria: «I primi anni, quando c’erano ancora C2 e C1, c’era molta differenza tra le due categorie. Con la Lega Pro hanno fatto una grandissima cosa. È stato aumentato alla grande il livello dei campionati. Negli ultimi cinque o sei anni ci sono società che hanno speso milioni per vincere il campionato. Sta diventando un torneo con giocatori di livello superiore stimolati a scendere per vincere mentre prima, magari, giocatori a fine carriera

Già laureato in Scienze motorie sta proseguendo il suo percorso con la specialistica scendevano per guadagnare gli ultimi soldi». IL PRESENTE. A gennaio il pas-

saggio al Piacenza. «Ho sempre avuto un ottimo rapporto con la Feralpisalò. Il primo anno dovevo essere la scorta di Abbruscato. Purtroppo lui ha avuto tanti problemi in quella stagione e mi sono potuto mettere in mostra. Avevo fatto buon campionato, da dicembre a fine anno realizzai sette gol. Anche lo scorso anno sono andato bene. Quest’anno le aspettative del presidente sono aumentate e voleva

una squadra più competitiva. Sono arrivati giocatori importanti, anche da categorie superiori. Il mister ha sempre scelto Gerardi e non posso dire nulla, visti i risultati. A me piace giocare, sono giovane. Preferivo rimettermi in gioco e il Piacenza mi è stato dietro per molto tempo. Hanno fatto dei sacrifici economici per avermi e sono riuscito a ripagare la fiducia. Sono molto contento, la scelta è giusta». L’obiettivo play off è possibile: «Queste due vittorie sono state importanti. Intanto ci mancano tre punti per salvarci, poi si potrà giocare per qualcosa in più. Come squadra non valiamo una semplice salvezza. Noi non ne parliamo ma ci crediamo. Sarebbe anche il modo di ridare visibilità alla società e aumentare la fiducia per i prossimi anni». © Copyright Università Niccolò Cusano

sandro Parisella ha saputo riprendere le mosse vincendo sul campo del Racing Club. Un successo tanto rotondo quanto rocambolesco (i fondani hanno chiuso addirittura in nove) ma determinante per conservare il primo posto in solitudine; viatico più importante per preparare senza ansie e con la giusta convinzione la partitissima sul campo del Monopoli secondo della classe con tre punti di ritardo sugli stessi rossoblù. LA “DECIMA”. L’Under 17 viag-

gia invece con il vento in poppa, forte della decima vittoria nelle ultime dodici partite. Il successo messo all’ incasso contro la Paganese non solo consolida il primo posto della squadra di Danilo Ligori, ma a sei giornate dalla fine della regular season la lancia ormai dritta verso i play off. Affermazione che consente anche di lenire la delusione per la brutta sconfitta patita dall’Under 15, battuta duramente dai pari età paganesi. Il risultato avverso non intacca co-

Successo contro la Racing Roma per la Berretti rossoblù

munque il cammino dei ragazzi del tecnico Dino Di Iulio (che pure hanno perduto le ultime tre partite) nel percorso verso la seconda fase. I REGIONALI. In campo regio-

nale hanno frenato gli Allievi fascia B, bloccati sul pareggio dai romani del G. Castello e ora costretti a perdere nuovamente contatto rispetto alle prime due della classe. Se non altro, i giovanotti di Simone Mazzarella hanno confermato, anche per questa settimana, di avere la seconda miglior difesa dell’in-

tera categoria. Dal prossimo week end toccherà nuovamente ai Giovanissimi, che hanno messo da parte le due settimane di sosta del loro calendario e che sono pronti a ripartire con la sfida al Pomezia capolista. In campo ci sarà anche la Juniores nazionale che, dopo il viaggio inutile a Grosseto (partita non disputata, nelle prossime ore arriverà la vittoria a tavolino), si appresta a ricevere la visita del Trastevere capolista per un appuntamento di assoluto prestigio. © Copyright Università Niccolò Cusano



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