UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL
I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK martedì 28 marzo 2017 www.corrieredellosport.it
Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano
Cinema e psicologia Filosofia La solitudine degli eroi Le sue relazioni in “La ragazza del lago” con l’economia > A PAGINA II
Special Olympics Quanti successi ai Mondiali invernali
> A PAGINA VI
> A pagina IV
luca argentero è tra i protagonisti del noir nuovo film di Claudio Amendola: «Il mio personaggio è di poche parole ma ha molto da dire»
> A PAGINA II
in permesso dalla commedia amici unicusano
Fisioterapia e ricerca ora vanno a braccetto > A PAGINA III
il punto
La formazione è il motore della società
L
eggevo recentemente un’intervista a un importante manager di un’azienda leader nel settore tecnologico. Nella sua biografia spiccavano una laurea e un master come punto di partenza per una carriera di successo. Ho subito pensato a chi in questo Paese continua a sostenere che lo studio e la formazione non abbiano importanza per il futuro dei nostri giovani. Nel dettaglio, poi, esiste una vera e propria propaganda dissuasiva verso la laurea e gli studi universitari, che li riduce alla stregua di un inutile perdita di tempo, di un passaggio nella propria vita che si può serenamente saltare in nome della ricerca immediata di un posto di lavoro. Lo studio viene quindi immerso in un limbo di relativismo culturale, in cui non si tiene minimamente conto della pericolosità del messaggio che viene divulgato. Un messaggio che qualche anno fa era solo subliminale, ma che oggi si palesa in modo esplicito, trasformando il dibattitto sulla formazione in un momento surreale. La crisi economica imporrebbe, infatti, una chiamata alle armi proprio sul fronte scolastico e universitario. La competenza, la cultura e la formazione didattica in generale rappresentano la spina dorsale dei paesi più forti dal punto di vista economico e, in alcuni casi, sono stati i laureati, le eccellenze formatesi nei corsi di laurea a risollevare le sorti di paesi che un tempo erano collocati tra quelli del cosidetto terzo mondo. Alcuni momenti di giornalismo illuminato hanno poi evidenziato l’importanza dell’insegnamento telematico, dell’e-learning, come strumento di emancipazione per tutti quei ragazzi che vivono nelle parti del mondo depauperate di risorse economiche e di strumenti didattici. La formazione è il motore della società. Chi non lo ha compreso è in malafede o non ha studiato abbastanza per comprenderlo. Gianluca Fabi Direttore Radio Cusano Campus
II UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
martedì 28 marzo 2017
cultura
dal 30 marzo
dal 2003
Quattro storie per raccontare la libera uscita
Una carriera in continua evoluzione
“Il permesso – 48 ore fuori” racconta i due giorni di permesso di quattro detenuti. Oltre a Luca Argentero, i protagonisti sono Claudio Amendola (che ha diretto il film), Giacomo Ferrara e Valentina Bellè.
l primo contatto con il mondo dello spettacolo per Argentero è stato nel 2003, quando ha partecipato alla terza edizione del “Grande Fratello”. Poi, la scalata verso il successo in televisione e al cinema.
il mio viaggio nell’oscurità è una prova di carattere
Luca Argentero è tra i protagonisti di “Il permesso - 48 ore fuori”, in cui è un detenuto a caccia di vendetta: «Nella vita preferisco lasciarmi i torti alle spalle e andare avanti» ra. Che sfida è stata per te e come ha approcciato questo ruolo? «È stata una bellissima opportunità ma non tanto per le tinte scure del personaggio, quanto piuttosto per la possibilità di creare un carattere in cui ciò che non è raccontato è più importante di quello che viene detto. Poche parole, insomma, ma un po’ più di sostanza. E soprattutto tanto lavoro di preparazione».
Una carriera attoriale in costante crescita. Dall’esordio quasi per caso nel padre dei reality show fino ai successi di botteghino sul grande schermo il passo è stato breve e il ritmo veloce. Negli anni, Luca Argentero si è costruito una solida filmografia, partendo dal suo fascino indiscutibile e arrivando lontano. La sua ultima prova
«è stato Amendola a propormi questo ruolo: cercava qualcuno di cui potersi fidare»
A proposito di preparazione: nella pellicola sfoggi un fisico tiratissimo e una discreta confidenza con i pu-
al cinema – in “Il permesso – 48 ore fuori”, diretto da Claudio Amendola – lo ha messo alla prova con un ruolo diverso da quelli interpretati finora: scuro, marcio, da lottatore, disposto a tutto e a perdere tutto. Chi lo ha apprezzato in “Lezioni di cioccolato” o in “Noi e la Giulia”, non può assolutamente lasciarsi scappare l’occasione di vederlo dal 30 marzo al cinema in una veste completamente differente e che ne mette in luce capacità interpretative da lasciare a bocca aperta.
Luca Argentero, protagonista del film di Claudio Amendola al cinema dal 30 marzo
gni. Ti riferivi anche a questo? «Sì, certo. Per qualche mese mi sono allenato duramente a Torino in una palestra di Thai boxe, sia a livello tecnico che fisico. E poi ho dovuto seguire una dieta rigidissima: alla fine ho perso otto chili». Il film racconta i due giorni di permesso di quattro detenuti con storie molto diverse tra loro. Evitando gli spoiler, la tua racconta quella di un uomo che cede alla vendetta. Ti è capitato di arrenderti al naturale istinto di volersi vendicare per
Fatta eccezione per alcuni casi (e penso a “Cha Cha Cha” di Marco Risi), gli spettatori ti hanno spesso visto protagonista della commedia italiana. Ne “Il permesso”, però, ti sei confrontato forse con il ruolo più scuro della tua carrie-
qualcosa? «Cerco di non essere vendicativo nella vita. Piuttosto mi lascio alle spalle i torti subiti e vado avanti». Il film è diretto da Claudio Amendola, attore di grande esperienza ma solo alla seconda opera come regista. Come è stato lavorare accanto a lui? «È molto rilassante avere al fianco un amico. Inoltre, un regista che è anche attore è molto bravo a spiegarti esattamente ciò che vuole, e quindi a fartelo vedere. È molto sicuro di sé e questo sgombra il campo da tante inutili incomprensioni e perdite di tempo sul set».
Il film è prodotto da Claudio Bonivento, talent scout di decine di attori e registi che hanno costruito carriere fortunate. È stato lui a puntare su di te per questo ruolo che sembra un po’ di rottura nella tua filmografia? O è stato Amendola a volerti per la parte? «È stato Amendola a fare questa scommessa. Avevamo già fatto due film insieme e credo che avesse bisogno di qualcuno che conosceva bene, qualcuno di cui potersi fidare e a cui affidare un lavoro che richiedeva più disciplina del normale». Dopo “Il permesso”, che impegni ti attendono
CINEMA E psicologia
“La ragazza del lago” e la solitudine dei suoi eroi «Signori, benvenuti nel mondo della realtà: non c’è pubblico. Nessuno che applauda, che ammiri. Nessuno che vi veda. Capite? Ecco la verità: il vero eroismo non riceve ovazioni, non intrattiene nessuno, nessuno fa la fila per vederlo» (“Il re pallido”, David Foster Wallace). Gli eroi di cui parla Wallace non amerebbero essere considerati tali, anzi. Tra i tanti eroi (o non eroi), un esempio sono quelli descritti magistralmente in “La ragazza del lago”. Sono eroi diversi, per storia, provenienza ed età ma accumunati dal vivere vite complesse all’interno di nuclei familiari in cui la disabilità di uno dei componenti catalizza le energie fisiche, psichiche ed emotive di tutti. C’è la famiglia composta da un padre e un figlio, quest’ulti-
fastidio (in realtà semplicemente ignorandole), di non creare problemi ma, soprattutto, di non far sentire l’altro coinvolto, mostrandogli i propri sentimenti.
Un’immagine del film “La ragazza del lago”
mo con una disabilità intellettiva. C’è la famiglia del commissario, in cui la moglie, a causa dell’Alzheimer, non riconosce più la figlia e il marito. Infine, c’è quella che un tempo era una famiglia, ma non lo è più, poiché si è disgregata dopo la morte del figlio con un grave disturbo dello sviluppo (non esplicita-
to nel film, forse un disturbo dello spettro autistico severo). In realtà, sono loro i veri protagonisti del film, le loro storie vissute nel silenzio e nell’isolamento di questo paesino perduto tra i monti. Forse sarebbe meglio dire dimenticato, come lo sono queste famiglie a cui viene indirettamente chiesto di non dare
SOLITUDINI. La solitudine è tangibile, nei luoghi, nelle azioni e nei lunghi silenzi che, parafrasando Hrabal, sono molto, anzi troppo, rumorosi. Abbiamo la solitudine estrema del padre e figlio che vivono una distanza fisica ma anche intellettuale dagli altri abitanti. Il padre costretto sulla sedia a rotelle e il figlio con un corpo di uomo e una mente di bambino che trascorrono intere giornate in silenzio ma, come afferma il padre a un certo punto, «ormai ci teniamo compagnia». C’è quella del commissario nel non
condividere con nessuno la malattia della moglie, il fatto che lei non lo riconosca più e si sia dimenticata di avere una figlia. Un padre che sembra avere paura di raccontare alla figlia quello che sta accadendo alla madre, perché a quel punto il pensiero assumerebbe forma e la parola diverrebbe reale. Infine, c’è la solitudine di un uomo e di una donna, legata solo in parte alla perdita del figlio, ma sembra avere radici lontane che partono dalla difficoltà di accettare un figlio reale che si discosta in modo estremo dal figlio immaginato. Entrambi vivono, lavorano ma sembrano sempre sul punto di spezzarsi, di sbriciolarsi, di rompersi in mille pezzi e quello che in qualche modo li salva da tutto ciò è proprio la di-
stanza tra sé e l’altro (inteso in senso ampio). In questo caso le parole faticosamente arrivano fino a far prendere forma al dolore della madre mentre racconta del figlio che «piangeva sempre, urlava tutto il giorno per tutto», la difficoltà quotidiana, la fatica ma allo stesso tempo il dolore e la non tolleranza della morte del figlio reale. IL NON DETTO. In questo film le
parole (anche quelle non dette) sono centrali, così come i luoghi, le atmosfere a tratti oniriche e sembrano confluire in un unico linguaggio potente, angosciante che mette lo spettatore di fronte all’onestà dei protagonisti ma, soprattutto, di fronte alla sensazione di non poter tornare più indietro poiché il vaso
di pandora è stato scoperto e non si può più fingere. Non si può ignorare l’irreversibilità della malattia della moglie del commissario o la tragica sequenza di eventi che derivano dalla morte del bambino. In fondo, tutto sembra partire da quel momento, da quando i silenzi diventano insopportabili e colei che ha assistito alla morte del bambino non riesce più a non parlare, e per questo viene uccisa. Tutti, in qualche modo, hanno tradito. I protagonisti, finalmente, hanno parlato, raccontato e, non possiamo più fare finta di niente mentre sembrano proprio dirci «Signori, benvenuti nel mondo della realtà!». Caterina D’Ardia Facoltà di Psicologia Università Niccolò Cusano
quest’anno? «In autunno usciranno una serie per RaiUno, “Sirene”, di Davide Marengo, e al cinema l’opera prima di Simone Spada, “Hotel Gagarin”». In dieci anni la tua carriera è decollata partendo da un reality show. Sei stato tra i pochi a trovare uno spazio interessante nel mondo dello spettacolo. Se avessi 25 anni oggi, alla luce di come si sono trasformati i reality e i talent, faresti la stessa scelta fatta anni fa con il “Grande Fratello”? «Onestamente, oggi non penso che rifarei la stessa scelta». © Copyright Università Niccolò Cusano
Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: gianluca.fabi@ unicusano.it
martedì 28 marzo 2017
UNICUSANO FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
imprese e università
know-how condiviso per crescere insieme La dottoressa Petrini Rossi è la titolare del Centri Fisiò, ora parte della rete Amici Unicusano: «Con l’ateneo un dialogo costruttivo» Amici Unicusano: un progetto che guarda alla ricerca scientifica e alla rete di imprese che fanno sistema. Imprese che possono dialogare con una realtà virtuosa come l’Università Niccolò Cusano, condividendo il proprio know-how, guardando insieme nella direzione dello sviluppo. Ne ha parlato la dottoressa Laura Pe-
«Nel nostro Paese è necessaria più attività di ricerca nel campo della fisioterapia» trini Rossi, titolare dei Centri Fisiò ed “Amica Unicusano”, intervenuta nel corso del programma “Genetica Oggi”, in onda su Radio Cusano Campus. Cosa significa per lei fare parte di “Amici Unicusano”? «È un onore dialogare con realtà come quella dell’Università Niccolò Cusano, è qualcosa che fa una differenza enorme in termini di possibilità. Avere a che fare con l’università, con Radio Cusano Campus, con l’UnicusanoFondi e con i vostri canali di comunicazione tutti da modo a realtà, come quella che rappresento, di diffondere conoscenze. Nel mio caso conoscenze nel campo della fisioterapia». In Italia c’è poca considerazione della figura del fisioterapista? «Purtroppo nel nostro paese c’è molto spesso l’idea che il fisioterapista sia “colui
che fa i massaggi”. C’è molta confusione perché le persone tendono, in primis, a rivolgersi a Internet e a Google per delle autodiagnosi spesso pericolose (oltre che errate). Le diagnosi le fa esclusivamente il medico. Inoltre c’è un’offerta di pseudo centri fisioterapici che offrono servizi senza avere le competenze per farlo. Ci sono moltissime figure non professionali che per legge non possono toccare la patologia, che riguarda appunto solo medici e fisioterapisti, e che creano situazioni davvero molto rischiose. Mi capitano pazienti che prima di arrivare a me si sono rivolti, per esempio per un mal di schiena, al personal trainer, all’estetista o al massaggiatore. “Amici Unicusano” permette a una realtà come la mia di fare cultura dell’informazione e magari aiutare in questo modo i pazienti.
tre anni esami presso una facoltà universitaria appunto (con lunghi periodi di tirocinio) e infine ha sostenuto un esame di stato».
Come si distingue un centro fisioterapico vero da uno finto? «Il paziente deve esigere la laurea in fisioterapia e deve ricevere una regolare fattura al termine del trattamento. Ricordo che il vero fisioterapista è quello che ha superato un test di ammissione a numero chiuso all’università, ha sostenuto per
Per l’Università Niccolò Cusano la ricerca è fondamentale. Anche in campo fisioterapico si svolge ricerca? «Poca. Personalmente sono stata costretta a specializzarmi all’estero, in Spagna per la precisione, perché in Italia mancavano corsi dedicati alla fisioterapia dermatofunzionale, che è una nuo-
va metodica nella fisioterapia che agisce sulle patologie del derma e della cute. Andiamo dal piede diabetico alle problematiche del derma legate, per esempio, a interventi chirurgici. In Italia non c’è questo tipo di formazione, io sono dovuta andare a Madrid. È un esempio per far capire che in questo settore si investe poco. Aggiungo che siamo nel 2017 e non c’è nemmeno un albo dei fisioterapisti. A mio avviso l’albo può rappresentare una tutela nei confronti del paziente: avendone uno,
il paziente potrebbe essere molto più protetto. La cronaca ha raccontato casi drammatici di pazienti finiti nelle mani sbagliate. Il fisioterapista ha faticato tanto per
diventare un professionista e fatica sempre perché deve sempre aggiornarsi. Tutto questo è a garanzia del paziente». © Copyright Università Niccolò Cusano
genetica oggi, in onda su radio cusano campus La trasmissione “Genetica Oggi”, condotta da Andrea Lupoli, va in onda dal lunedì al venerdì su Radio Cusano Campus (89.1 in Fm a Roma e nel Lazio, in streaming su www.radiocusanocampus.it) dalle ore 12 alle 13.
studenti made in cusano
Dall’università all’impiego: oggi è possibile Marco Mora, Sales Rep & digital marketing consultant presso l’azienda Visiant, ha conseguito una laurea in Economia e Management presso l’Università Niccolò Cusano nel 2015. Il suo percorso formativo, che lo ha portato a ricoprire l’attuale posizione lavorativa, si è svolto nell’ateneo romano per i motivi che lui stesso spiega: «Ho scelto l’Unicusano dopo aver visionato il percorso di studi e aver appreso le molteplici possibilità inerenti la
Marco Mora, laurea in Economia: «Ora lavoro alla Visiant Agli studenti dico di non mollare mai» fruizione dei tanti contenuti e servizi a disposizione». La motivazione e la passione sono i due elementi che
più emergono sentendolo parlare del suo lavoro, che ci descrive così: «Stimola la mia creatività, mi permette
di occuparmi del business di diverse tipologie di clienti. Il digital marketing è la mia passione da sempre ed è fan-
tastico fare quello che amo per vivere». SUGGERIMENTI. Se
dovesse
dare un consiglio agli studenti di un corso di laurea in Economia, ecco cosa suggerirebbe: «Non mollate, stringete i
denti e andate avanti anche quando gli ostacoli sembrano insormontabili. Quando avrete in mano quella pergamena vi sentirete invincibili». Secondo Marco, coloro che aspirano a lavorare nel mondo del digital Marketing devono necessariamente sviluppare queste competenze: «Creatività, vena commerciale, multitasking, velocità e precisione». La soddisfazione nei confronti del suo lavoro e dunque la determinazione nel voler continuare a crescere all’interno dello stesso ambito emergono anche dalle sue prospettive future: «Proseguire nel mondo del digital marketing ed elevare la mia figura professionale per mettermi sempre di più a disposizione delle persone che richiedono la mia figura». Ringraziamo Marco per la sua disponibilità e gli facciamo un in bocca al lupo per il suo futuro. © Copyright Università Niccolò Cusano
IV Unicusano FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
martedì 28 MARZO 2017
giochi, sport e disabilità
I racconti di Frodo diventano un gioco
special olympics
Giochi mondiali invernali, pieno di medaglie per gli azzurri Si chiama “Hobbit Tales” ed è un boardgame narrativo ambientato nel mondo del “Signore degli Anelli” creato dal genio di Tolkien
Prova personalmente tutti i giochi che pubblicate? «Io sono un appassionato di giochi, quindi in genere mi piace provarli o se non ho il tempo di farlo almeno cerco di leggere e vederne le regole. Questo fa parte della mia attività. Poi è una cosa divertente, quindi rende meno gravoso il lavoro».
Dopo quarantatré anni dalla sua morte, Tolkien, continua ad appassionare intere generazioni che oggi hanno anche la possibilità di incontrarsi intorno a un tavolo per vestire i panni di un gruppo di hobbit alle prese con la narrazione delle loro gesta. È lo scenario proposto da Hobbit Tales, un gioco di Marco Maggi e Francesco Nepitello, edito in Italia da Giochi Uniti. Luigi Ricciardi, amministratore delegato di Giochi Uniti è intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus, nel corso del programma “Giochi a Fumetti” per parlarne.
I giocatori devono ideare delle storie seguendo l’ordine che scaturisce pescando le carte Come si gioca a Hobbit Tales? «È un gioco che rientra nel filone dei giochi narrativi, che non sono molti in Italia. Viene da autori specializzati del mondo tolkeniano e i giocatori rappresentano degli hobbit che nella locanda si raccontano le loro storie e le loro avventure, ovviamente romanzandole e gonfiandole. Il gioco ha una meccanica molto semplice: ci sono una serie di carte che rappresentano personaggi, incontri e tesori. Bisogna raccontare e seguire il filo della storia in base a come escono le carte, gli altri giocatori hanno la possibilità di interagire giocando delle carte che rappresentano gli imprevisti. Marco e Francesco sono due autori che si sono specializzati sul mondo tolkeniano.
Qual è la mission di Giochi Uniti? «Siamo editori e distributori, abbiamo una serie di prodotti su licenza che vendiamo anche all’estero. Siamo forse il principale distributore in Italia per il gioco specializzato. Abbiamo un catalogo di oltre 500 titoli con argomenti e tipologie di gioco da tavolo diversi, dai tradizionali ai narrativi. Giochi Uniti opera dal 2006, abbiamo superato i dieci anni di attività e continuiamo a crescere». Sono due specialisti e garantiscono un livello di dettaglio che sarebbe difficilmente replicabile da altri operatori. Questo prodotto è stato commissionato da un’azienda straniera e noi lo abbiamo preso su licenza per l’Italia. Le sue regole sono semplici e si spiegano in po-
chi minuti. Piuttosto, c’è bisogno di tanta fantasia e un po’ di arguzia. Lo scopo del gioco è riusci-
re a terminare le carte e quindi a completare la propria storia nonostante le interferenze degli altri. È divertente anche per chi non partecipa e vuole solo assistere. I primi ad apprezzarlo sono gli amanti di Tolkien ma chi non lo conosce riesce a seguire il gioco considerandolo semplicemente un fantasy».
C’è una nuova “primavera” per il gioco da tavolo? «Sicuramente, e questo dipende in parte dal fatto che il settore giochi ha un andamento non correlato da quello congiunturale. Nei momenti di crisi, come già accaduto negli anni 70, c’è stata una forte crescita del gioco da tavolo. Oggi è arrivata una conferma che nei momenti di crisi si gioca di più. Probabilmente perché per famiglie e amici è un’alternativa economica e divertente a un’uscita. C’è poi un altro aspetto, quello sociale: il gioco avvicina e costringe le persone a stare insieme e a interagire. Giochi di questo tipo, infine, hanno anche una valenza didattica: ce ne sono anche di altre tipologie che hanno applicazioni diverse anche a livello terapeutico. È un mondo infinito quello dei giochi e una volta che si comincia a conoscere si scopre essere veramente interessante». © Copyright Università Niccolò Cusano
Giulia Colombi, Atleta di Special Olympics
Giulia aveva difficoltà a relazionarsi con i suoi coetanei che tendevano a isolarla, Mario, cresciuto in campagna in una famiglia di contadini, numerosa e semplice, non aveva mai avuto l’opportunità di viaggiare, Luisa credeva che non avrebbe più potuto coltivare la sua passione, Alessandro voleva a tutti i costi seguire la pista di suo fratello maggiore, istruttore di sci. Eravamo partiti così, con alcuni esempi di vita, storie vere, fatte di coraggio e determinazione per raccontare i 34 atleti azzurri chiamati a rappresentare l’Italia ai Giochi Mondiali Invernali Special Olympics. Il grande evento che in Austria, dal 14 al 25 marzo, ha coinvolto 2.700 atleti con e senza disabilità intellettiva, uniti dalla profonda volontà di dimostrare che lo sport è uno straordinario mezzo in grado di generare inclusione e di anteporre alle differenti capacità il rispetto comune di ogni atleta, di ogni essere umano; dallo sport, alla vita. Ci sono riusciti. IL VALORE DELLA MEDAGLIA.
GIOCHI A FUMETTI IN ONDA SU RADIO CUSANO CAMPUS Condotta da Andrea Di Ciancio e Andrea Lupoli, la trasmissione radiofonica “Giochi a Fumetti”, dedicata al mondo dell’arte sequenziale e al gaming, va in onda su Radio Cusano Campus (89.1 in Fm a Roma e nel Lazio, in streaming su www.radiocusanocampus.it) tutti i sabati dalle 11 alle 12.
Sotto gli occhi ammirati di 3.000 volontari, 1.100 coach, circa 20.000 spettatori in loco e milioni attraverso i canali televisivi di tutto il mondo, le gare hanno presentato in totale nove discipline degli sport invernali: pattinaggio artistico (tradizionale e unificato), pattinaggio di velocità su ghiaccio, floorhockey (tradizionale e unificato), flo-
orball (tradizionale e unificato), corsa con le racchette da neve, sci alpino, sci nordico, snowboard e stickshooting. Gareggiando “con tutte le forze”, così come recita il giuramento dell’atleta Special Olympics, nello sci alpino, nel nordico, nella corsa con le racchette da neve e nello snowboard, gli azzurri sono rientrati in Italia con all’attivo 13 ori, 9 argenti e 14 bronzi. Ma, al di là delle medaglie conquistate, c’è un traguardo, oltre i gradini di un podio, che è stato sicuramente tagliato. Si trova dentro a ogni singolo atleta che ha preso piena coscienza delle proprie potenzialità, è cresciuto in autonomia, socialità e apertura al mondo, un mondo di 106 colori, culture, tanti quanti erano i paesi partecipanti all’evento, uniti sotto un’unica bandiera, quella dell’inclusione. LUCIANO. C’è chi, durante la gara, nonostante le difficoltà, vuole terminare a ogni costo il proprio percorso. È successo in Austria, per esempio, a Luciano, atleta azzurro che nella finale dei 100 metri di corsa con le racchette da neve è finito a terra quasi subito perdendo l’attrezzatura. Nella caduta una ciaspola è scivolata via. Luciano si è rialzato subito, ha preso sottobraccio la ciaspola più vicina, è corso per recuperare anche l’altra e poi non ha esitato a correre ancora, a piedi, verso il traguardo. Sempre con il sorriso. © Copyright Università Niccolò Cusano
martedì 28 marzo 2017
Unicusano FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
cultura e università
A CHE SERVE LA FILOSOFIA?
Una riflessione sull’utilità dello studio della materia e delle sue relazioni con l’economia Nelle sue Lezioni sulla storia della filosofia, Friedrich Hegel, parlando di quello che secondo la tradizione fu il primo dei filosofi, cioè di Talete di Mileto, racconta un episodio divertente, che riprende da “Le vite dei filosofi” di Diogene Laertio. Una sera mentre camminava su una stradina di campagna, Talete, intento a contemplare il cielo stellato, non si accorse di un fosso e vi cascò dentro. Una donna anziana, che si trovava lì vicino, commentò il fatto con queste parole: «Tu, o Talete, non sai vedere le cose che sono tra i tuoi piedi e credi di poter conoscere le cose celesti?».
Tutte le scienze umane implicano valutazioni e scelte che coinvolgono la vita dell’uomo Hegel così commenta l’episodio: «La gente ride di queste cose, ma non capisce che i filosofi ridono di essa, che certamente non può cadere in un fosso, poiché vi si trova da sempre, per la sua incapacità di guardare verso l’alto». Per poi aggiungere: «Secondo Diogene (1,26) Talete dimostrò anche che il sapiente, volendo, può benissimo procacciarsi delle ricchezze. Più importante è il fatto che egli fissò l’anno solare in 365 giorni». Inoltre Talete, che fu «il primo a essere chiamato sapiente», scoprì l’Orsa Minore, «con la cui guida navigano i Fenici», sostenne l’im-
non si possono né comprare né vendere con un bonifico bancario. Tutte le cose importanti si devono conquistare e guadagnare, ma il loro costo non è in dollari. Ci si può iscrivere all’università pagando una retta più o meno onerosa, ma non si può comprare la cultura. In alcuni casi si può comprare un diploma di laurea, ma non si posso comprare le competenze che quel titolo dovrebbe certificare. La filosofia si occupa di cose che sembrano astratte e lontane, come il senso della vita e delle cose che facciamo. Ma ognuno di noi, ogni mattina, quando suona la sveglia, in modo più o meno esplicito si pone le stesse domande: se vale la pena alzarsi, se hanno un senso le cose che si accinge a fare. E se è depresso, se è malato, non riesce ad alzarsi dal letto, perché non ri-
esce a dare un senso alle cose che dovrebbe fare. Per un altro verso è pur vero che ogni scienza umana, come la politica e l’economia, poiché implica valutazioni e scelte che coinvolgono la vita dell’uomo, non può prescindere dalla filosofia. ECONOMIA E FILOSOFIA. L’eco-
nomia, ad esempio, esiste in quanto si pone il problema della destinazione di risorse e beni limitati suscettibili di usi alternativi e di come utilizzare le energie umane, cioè che cosa produrre. L’economia è sempre “politica” perché è sempre orientata da valori e interessi che determinano un tipo o un altro di scelta. Perché “produrre”, ad esempio, migliaia di testate nucleari, spendendo centinaia di miliardi di euro per strumenti destinati allo sterminio dell’umanità? Un po-
litico alla Donald Trump risponderà che le testate nucleari servono per difendere la libertà che vale più della stessa vita. Senza entrare nel merito di questo ragionamento, si può notare come il criterio di utile economico e quello di ricchezza possano diventare una cosa ben diversa dalla crescita del benessere materiale e spirituale. Nella logica del primato militare, il popolo più ricco è quello che meglio si può difendere ma che, semmai, non ha diritto all’assistenza sanitaria, riservata solo a chi è in grado di pagarsi un’assicurazione. Anche dal punto di vista dell’astrattezza, l’economia, certa economia, non sembra aver nulla da insegnare ai filosofi. Prof. Enrico Ferri Filosofia del Diritto e Storia dei Paesi islamici Università Niccolò Cusano
La “Scuola di Atene”, affresco di Raffaello all’interno della Stanza della Segnatura ai Musei Vaticani
mortalità dell’anima e calcolò l’altezza delle piramidi dalla loro ombra. Fu anche il primo a coltivare l’astronomia, a predire le eclissi solari e a fissare i solstizi d’inverno. FILOSOFIA SIGNIFICA “AMORE PER LA SAPIENZA”. Come
si sarà notato, Talete non fu solo un filosofo, ma pure un astronomo, un geometra e persino un ingegnere capace di deviare la corrente del fiume Alis. Forse sarebbe meglio dire che Talete, in quanto filosofo, fu pure uno scienziato, cosa ovvia per i Greci che “inventarono” la filosofia che significa “amore per
la sapienza”. Per i Greci «Le parti della filosofia sono tre: la fisica, l’etica e la dialettica», cioè il mondo, l’uomo e i suoi costumi e le relazioni tra queste parti. Come sarebbe possibile studiare l’uomo prescindendo dal mondo e dalle relazioni in cui vive? Ma che la filosofia sia astratta e inconcludente è una critica ricorrente: chi ha mai sentito dire a un bambino che da grande vorrà fare il filosofo? Meglio diventare un manager, un imprenditore che guadagna tanti soldi, ha una Ferrari fiammante e una barca di 25 metri. L’economia crea benessere, la filosofia parole.
Già ai tempi di Talete, 2.600 anni fa, si accusavano la filosofia e i filosofi di inconcludenza. Ma Aristotele, proprio riferendosi a un episodio della vita del filosofo di Mileto, fa notare che le cose non stanno proprio in questi termini. Scrive Aristotele, nel primo libro della Politica: «Siccome povero com’era gli [a Talete] rinfacciavano l’inutilità della filosofia, dicono che avendo previsto in base a calcoli astronomici un abbondante raccolto di olive, ancora nel cuore dell’inverno con una piccola somma si accaparrò tutti i frantoi di Mileto e di Chio, che poi det-
te a nolo al prezzo che volle e così, raccolte molte ricchezze, dimostrò che per i filosofi è davvero facile arricchirsi, se lo vogliono, e invece non è di questo che si preoccupano». Aristotele parla di quest’episodio per spiegare le caratteristiche del monopolio, un espediente economico che permette a un unico (monos) venditore (poleo) la gestione esclusiva di un prodotto. LA FILOSOFIA ORIENTA LE SCELTE UMANE. I filosofi si occu-
pano di cose che pur avendo valore non hanno prezzo; beni come l’amore e l’amicizia, l’affetto e la stima che
Viaggio di istruzione in Grecia, ottobre 2016: il professor Enrico Ferri insieme a un gruppo di studenti dell’Università Niccolò Cusano sull’Acropoli di Atene
più efficaci grazie ai tutor
A tutta velocità verso la laurea il segreto è nel metodo di studio A oggi i social network, con la loro pervasività e la loro onnipresenza, hanno donato a tutti una maggiore confidenza con Internet e con i suoi innumerevoli mezzi: è quindi ormai semplice, logico e agevole prendere dimestichezza con un’e-learning ricco di contenuti utili come la Piattaforma Unicusano. Riuscire a capire come utilizzarla e come manipolarla al fine di implementare un metodo di studio sarà, per qualunque tipologia di studente, la risorsa numero uno per completare il percorso prescelto. In ciò, il consigliere dello studente, il tutor, potrà avere un ruolo addirittura cruciale. il metodo. Risiede
in questa fase la ricerca e la comprensione di quale sia il metodo di studio più adatto e intelligente per il discente, che ne distribuisca le attività in modo ragionato e equilibrato. Il metodo deve tenere sempre presente il fattore fondamentale della costanza nello studio ed essere implementato, evitando la frammentarietà nella gestione dei tempi e nella suddivisione degli argomenti componenti il programma del corso. Ed è il metodo giusto che consentirà allo studente di concedersi una preparazione degna di un positivo confronto sui temi trattati con il docente. EFFICACIA. All’appros-
simarsi dell’esame, il tutor può ricordare al
discente l’importanza della prenotazione e dare consigli inerenti la conformazione della prova. Molte volte, in sede di appello orale, si troverà ad assistere agli esami affiancando il titolare di cattedra con un ruolo da osservatore: altrimenti da dove verrebbero le “dritte” che solo questa figura può elargire? Nel dirigere positivamente il futuro candidato al titolo di laurea, è il tutor che si prende l’impegno di svolgere ogni azione possibile per ottenere il miglior equilibrio realizzabile e che, identificandosi e comprendendo il fatto che ogni studente è prima di tutto un essere umano, agirà in base a questa caratteristica predominante. In questo percorso comune appare utile procedere in modo da raggiungere l’efficacia dello studio e portare al compimento un progetto impor-
tante come quello di essere proclamati dottore in Economia, in Scienze politiche, in Psicologia o in Ingegneria. CONNESSIONI. In altri conte-
sti, affrontare una sfida di questo genere in autonomia non è sempre facile, mentre appare invece molto utile la presenza di un supporto morale che eviti sconforto e perdita di determinazione. È evidente il bisogno di qualcosa che nelle relazioni umane è indispensabile: la comunicazione, quindi la presenza un contatto. Sarebbe ottimale, se non necessario, che si stabilisse una vera e propria connessione tra tutti i partecipanti al gioco. È proprio questo il senso della presenza in ateneo della figura del tutor: creare un legame tra partecipanti diversi che in realtà condividono tutti lo stesso obiettivo finale, un obiet-
tivo che è molto più grande di quello che banalmente si pensa. In definitiva, non si parla solo di rappresentare la figura guida per alcune persone che desiderano raggiungere il sogno della laurea, ma la questione è sicuramente più ampia. Incrementare il numero di laureati in Italia significa innalzarne il prestigio, significa migliorare il Paese, significa costituire uno spiraglio di luce in grado di accrescerne livello culturale e possibilità di investimento. Leslie Fadlon Tutor Disciplinare Università Niccolò Cusano
VI Unicusano FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
FUMETTI
La storia
Ecco cosa è successo nelle puntate precedenti Chi sono i Four Energy Heroes? Teresina e la sua super-forza, Pietro e la sua super-velocità, Marietta e la sua super-empatia, Milko e il suo super-udito, quattro amici accomunati da un grande potere e quindi da una grande responsabilità: cambiare il mondo, e salvarlo, prima che sia troppo tardi. L’apparente redenzione di Amilcare, ex incallito criminale deciso a fare strada in politica, aveva messo in crisi i Four Energy Heroes: dovevano forse dargli una chance e fidarsi? A chiarire la faccenda è intervenuta Gaia, incarnazione mistica del pianeta Terra, mostrando loro come sarebbe stato il futuro se nessuno avesse fatto niente per evitarlo: cemento ovunque, neanche un metro cubo di verde rimasto, smog e tecnologia dappertutto. Ora che i quattro ragazzi sono tornati al presente, dopo averne scampate delle belle, hanno aperto gli occhi sul proprio obiettivo. Ma per fermare Amilcare, che finge di rigare dritto, servirà un piano ben preciso. (Prodotto da L’Arte nel Cuore da un’idea di Daniela Alleruzzo; testi di Andrea Giovalè; disegni e colori di Vincenzo Lomanto). © Copyright Università Niccolò Cusano
il progetto
L’inclusione come primo obiettivo Milko, Pietro, Teresina e Marietta sono i Four Energy Heroes, protagonisti del primo fumetto italiano interpretato da ragazzi disabili. L’iniziativa editoriale, prodotta dalla Onlus “L’Arte nel Cuore”, ha come obiettivo rappresentare la disabilità come valore aggiunto e sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’integrazione. Il fumetto viene da un’idea della presidente della Onlus, Daniela Alleruzzo, e una sua striscia è pubblicata ogni settimana sulla prima pagina di “Unicusano Focus – Sport & Ricerca”, settmanale dell’Università Niccolò Cusano, prova della volontà dell’ateneo romano di dare voce a tutte le iniziative che sensibilizzino sul tema della disabilità. Ma da qualche mese la sinergia tra l’Ateneo e i Four Energy Heroes si è rafforzata ancora di più, con una tavola intera che viene ospitata ogni due settimane sulle pagine “Unicusano Focus - Sport & Ricerca”, in allegato il martedì con il Corriere dello Sport-Stadio. Prodotto da L’Arte nel Cuore – Da un’idea di Daniela AlleruzzoTesti di Andrea Giovalè – Disegni e Colori di Vincenzo Lomanto [Le precedenti avventure dei Four Energy Heroes sono disponibili gratuitamente all’indirizzo www.fourenergyheroes.it ]
martedì 28 marzo 2017
martedì 28 marzo 2017
LA CUSANO E il calcio
il padova di brevi verso il derby con vista serie b «Fin quando la matematica non sancirà la promozione del Venezia non molleremo: teniamo vivo il sogno» I due punti rosicchiati nell’ultimo turno hanno riacceso i sogni dei tifosi del Padova, alla caccia del Venezia capolista. La vittoria per 1-0 sul Bassano ha permesso ai ragazzi di mister Brevi di accorciare le distanze dai lagunari, fermati sull’1-1 dal Santarcangelo. Per l’ex giocatore di Torino e Venezia la corsa alla vetta è difficile ma non impossibile: «Il discorso è che hanno ancora un ampio vantaggio - afferma Brevi - stiamo ragionando di giornata in giornata. Fin quando la matematica non assegnerà la vittoria al Venezia, cercheremo di non mollare
«Fra tre giornate avremo lo scontro diretto in casa Inzaghi fuoriclasse anche in panchina» e giocarci ogni gara come se fosse una finalissima. Fra tre partite avremo lo scontro diretto in casa. Dobbiamo tenere vivo questo sogno anche se è complicato». Finora il Venezia ha avuto qualcosa in più delle altre squadre: «È una formazione forte, allenata da un bravo mister come Filippo Inzaghi. E, a differenza nostra, ha vinto parecchie partite negli ultimi minuti. Parliamo quindi di un gruppo che non molla mai, molto pericoloso sulle palle inattive e con granCONTRO PIPPO.
unicusano focus VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
de fisico. Tante componenti che, alla fine, fanno la differenza». Oscar Brevi a caccia di Pippo Inzaghi come accadeva quando entrambi erano calciatori: «Era difficile da marcare. Oltre a essere un grande goleador aveva la capacità di scomparire. Non lo vedevi mai, non sapevi dove era e a un certo punto riusciva a segnare. Un campione, senza dubbio». BILANCIO. Brevi cerca di trac-
ciare un bilancio parziale del campionato del Padova: «Avevamo un obiettivo, migliorare quello che era stato fatto l’anno prece-
dente. Non abbiamo ancora raggiunto l’obiettivo finale. Al momento possiamo ritenerci soddisfatti anche se abbiamo ancora sette gare e dobbiamo cercare di migliorare il più possibile, rimanendo sempre in corsa». L’ambiente ha certamente aiutato: «Ho trovato una società seria fatta di gente preparata. Ho avuto al fianco Giorgio Zamuner, che è un ottimo direttore. Lo cono-
sco da tanti anni e fa molto bene il suo lavoro. È un supporto importante per me. All’inizio abbiamo avuto qualche difficoltà con i tifosi. Lo zoccolo duro ci ha sempre sostenuto: è una parte importante del nostro ambiente e del nostro lavoro. I tifosi sono molto attaccati al Padova e cerchiamo di fare il massimo anche per loro. Ci hanno sempre sostenuto anche nei momenti di difficoltà». RIVINCITA. L’ottima stagione potrebbe avere l’aspetto di una rivincita nei confronti di quelle società che non hanno creduto fino in fondo nelle qualità di Brevi: «Rivincite? Direi di no. Ho fatto delle buone esperienze a Cremona e Catanzaro. Lo scorso anno ho sbagliato ad andare in una società che aveva troppe difficoltà e la troppa voglia di lavorare mi ha portato a commettere un errore. Il lavoro, però, alla fine paga. Il nostro è un mestiere complicato, può capitare di essere esonerati ma non bisogna mai mollare. Il calcio è questo».
Il vivaio dell’UnicusanoFondi
Berretti, attenzione al ritorno del Monopoli Under al rush finale Alti e bassi, gioie e delusioni, momenti felici e negativi. C’è un po’ di tutto nel percorso che il settore giovanile dell’UnicusanoFondi sta portando avanti. Ma all’avvicinarsi della fase cruciale dell’intera annata, l’intento è fare in modo che le cose possano prendere la piega desiderata. Nelle ultime settimane, il cammino della Berretti si è decisamente complicato. Alcuni risultati poco felici (ultimo, lo stop casalingo subito per mano del Teramo) ha fatto scivolare la squadra rossoblù in terza posizione, l’ultima utile per accedere ai play off, e con il Monopoli attualmente quarto che si è rifatto sotto. Nelle tre partite che restano da giocare si dovrà sbagliare il meno possibile, e in tale ottica la nuova e ultima sosta stagionale in programma per il prossimo fine settimana sarà certamente utile per fare ordine a livello mentale e tecnico. Anche perché alla ripresa ci sarà da affron-
tare la trasferta in casa della capolista Andria, e in quell’occasione ci vorrà davvero una gara di alto livello. LE UNDER. Ritornano invece
da uno stop, il penultimo del calendario, le formazioni dei campionati Under 15 e Under 17, anche loro alle prese con le ultime tre gare della loro regular season delle quali due da giocare in casa (Racing Roma e Foggia) e una in campo avverso (Teramo). Se gli Allievi stanno ormai attendendo solo la certificazione del primo posto - che potrebbe arrivare già nel derby regionale con i capitolini - per i Giovanissimi ci sarà da dare maggior battaglia, puntando dritti alla difesa del terzo posto che darebbe la qualificazione alla seconda fase. I REGIONALI. C’è ancora parec-
chio da vedere in campo regionale, dove le due compagini partecipanti ai campiona-
ti Fascia B sono alle prese con le sfide decisive per le posizioni più importanti. Gli Allievi sono in campo nel vero senso della parola, visto che hanno giocato ieri pomeriggio e saranno sul rettangolo di gioco anche domani per un importante recupero, con il quale provare a dare l’assalto alla seconda piazza. I Giovanissimi, secondi nel loro campionato, stanno invece per preparare la gara sul campo della capolista, e arrivarci in un momento di grande forma e spinta come testimoniato dai recenti risultati - potrà essere aspetto particolarmente significativo. JUNIORES. Chi invece è agli sgoccioli del proprio percorso è la Juniores nazionale, chiamata a disputare le ultime due partite della propria annata: sabato pomeriggio si giocherà l’ultima in casa, e si proverà a chiudere questo ciclo in bellezza. © Copyright Università Niccolò Cusano
© Copyright Università Niccolò Cusano
LA VIGNETTA
Oscar Brevi, alla sua prima stagione a Padova Agenzia Fotografica Piran
Prodotto da “L’ Arte nel Cuore”, Testi di Andrea Giovalè, Disegni di Vincenzo Lomanto. www.fourenergyheroes.it