Unicusano focus 24 aprile 2016

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UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma

ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL

I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK martedì 26 APRILE 2016 www.corrieredellosport.it

Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano

Istruzione Che cosa significa fare l’insegnante

Medicina Traumi concussivi i numeri dello sport

> A PAGINA IV

Militari paralimpici Il valore universale del gioco di squadra

> A PAGINA III

> A PAGINA V

Renzo arbore

special olympics

L’autonomia come sfida quotidiana

> Il suo successo come ambasciatore della musica italiana nel mondo è inarrestabile: «Per rimanere giovane tengo sempre allenato il cervello»

> A PAGINA VI

calcio, serie d

avanti

tutta

Mastroianni senso del gol e sacrificio

photoroom

> A PAGINA II

IL PUNTO

> A PAGINA VII

> A PAGINA II

L’Unione europea: vicini a una revisione del Patto di Stabilità? Come ben sappiamo, l’UE è ancora molto lontana dal processo d’integrazione che era nella mente di coloro che l’hanno costituita; in quel momento, infatti, nessuno avrebbe potuto pensare che nel 2016 ci saremmo trovati in una situazione di parziale e incompleta realizzazione degli obiettivi preposti. Molti eventi che si sono verificati nel corso del tempo hanno evidenziato la preoccupante mancanza di coesione e di convinta determinazione nel ricercarla; in generale, è necessaria una forte spinta a livello politico che consenta di valorizzare l’unione dei 28 Paesi e di renderla competitiva, in virtù dell’uni-

tà d’intenti, nel contesto globale e globalizzato. Gli ultimi anni poi hanno amplificato le difficoltà esistenti, soprattutto a causa della crisi economica che dal 2007 ha reso ancora più evidenti le carenze aggregative, alimentate in alcuni casi – come quello della Germania – da un atteggiamento che privilegia i singoli interessi rispetto a quelli generali. Nel contesto sinteticamente descritto, quindi, lo sforzo comune deve tendere a risolvere le problematiche accennate attraverso una visione politica che deve essere il frutto della condivisione, nel bene e nel male, di tutto ciò che ri-

guarda la vita degli Stati membri dell’UE. In campo economico, il discorso è sostanzialmente analogo e l’inefficace coesione costituisce un ostacolo alla necessaria competitività dell’UE nel contesto globale. Il 23 aprile i Ministri europei di Economia e Finanze, in una riunione di due giorni dell’Ecofin, hanno cominciato a discutere sull’opportunità di rivedere il ben noto Patto di Stabilità in relazione ai vincoli ai conti pubblici per renderlo più efficace, trasparente e in linea con i tempi; ciò fa seguito ad una sollecitazione italiana maturata in tal senso nelle scorse settimane e condivisa da

vari partner. In particolare, ad Amsterdam, dove si è svolto l’incontro, Jeroen Dijsselboem, Presidente dell’Eurogruppo e nel primo semestre 2016 anche dell’Ecofin, ha posto l’accento sulla forte intesa dei Ministri in merito alla necessità di sottoporre a revisione il Trattato e di snellirne il contenuto. Due i temi fondamentali proposti dal Presidente. Il primo si riferisce al parametro da utilizzare per la valutazione dell’andamento dei conti pubblici. Il Deficit strutturale non ha più – soprattutto per la sua volatilità – un elevato tasso di significatività, mentre la spesa pub-

blica – e la relativa evoluzione – appare un indicatore più adeguato. Il secondo aspetto riguarda la prospettiva temporale, nel senso che i Ministri sembrano d’accordo per analizzare i conti pubblici non solo nel breve ma anche nel medio periodo. È stata anche discussa la possibilità, evidenziata dalla richiesta italiana e di altri sette Paesi, di portare da due a quattro anni il riferimento temporale delle stime UE dell’output gay (differenza tra PIL effettivo e potenziale); questo indicatore sintetizza le condizioni cicliche dell’economia e viene calcolato sulla base di elementi che presentano un elevato gra-

do di discrezionalità. In sostanza, sembra che finalmente si stia prendendo coscienza della sopravvenuta inadeguatezza di alcuni aspetti del Patto di Stabilità e che si comincino a delineare interventi atti al miglioramento dei relativi contenuti e previsioni. Speriamo vivamente che questi primi segnali tangibili si rafforzino e che, in tempi accettabili, si possa intervenire per migliorare ed attualizzare alcuni parametri oggi esistenti. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano


II unicusano focus CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 26 APRILE 2016

ricerca E CULTURA

finale di tournée

pionieri

In concerto per tre giorni al Sistina

Un clamoroso successo radiofonico

La tournée di Renzo Arbore e dell’Orchestra Italiana avrà una chiusura in grande stile il 28, il 29 e il 30 aprile al Teatro Sistina di Roma, dopo aver riscosso successo in tutto il mondo, da New York a Shanghai, da Rio a Sidney.

Con le sue trasmissioni degli anni ’60, Arbore impone idee innovative rispetto ai canoni televisivi dell’epoca. Ma il primo clamoroso successo arriva dalla radio, con Alto gradimento, insieme a Gianni Boncompagni.

renzo arbore «mi tengo in forma usando il cervello» La musica, i sold out in tutto il mondo, un libro e una mostra: «Il segreto per vivere bene è lavorare, evitando alcol e fumo» Ambasciatore «L’italia dovrebbe approfittare della sua musica e fare di più per sostenerla anche all’estero» «Come mi mantengo in forma? Faccio lavorare molto il cervello». è lo showman italiano più conosciuto nel mondo, le sue trasmissioni hanno segnato la vita degli italiani e la sua carriera, lunga cinquant’anni, è un mix di creatività, originalità e soprattutto musica: italiana, napoletana, jazz, blues, swing. Renzo Arbore, 78 anni, si prepara a chiudere in grande stile la sua tournée invernale con l’Orchestra Italiana: il 28, il 29 e il 30 aprile sarà al Teatro Sistina in Roma. «Il segreto per la riuscita di uno spettacolo è dare sempre qualcosa in più al pubblico». Con l’Orchestra Italiana ha collezionato sold out in tutto il mondo. Che effetto fa? «Quando ho fondato l’Orchestra Italiana non mi aspettavamo che il successo durasse così tanto. Teniamo tantissimi concerti ogni anno, tutti prestigiosissimi e tutti sold out. La formula è molto semplice: l’Orchestra è di alto livello. Il pubblico da noi vuole uno spettacolo musicale vario, non si vuole annoiare. E noi non lo deludiamo. Io poi, cerco di dare

di più di quello che la gente si aspetta: dare di più significa privilegiare lo spettacolo, non promuovere un disco. Nei concerti facciamo escursioni anche nelle musiche di altri paesi. Poi un po’ di swing, canzoni napoletane: è un programma di arte varia. è bello perché coinvolge più generazioni. è sorprendete anche per me».

La televisione «Rivendico di aver inventato format che hanno fatto la storia Oggi manca la stessa creatività di allora» perché nel mondo c’è simpatia per la musica italiana e grande considerazione per quello che la nostra cultura esprime. La canzone può essere uno straordinario mezzo di diffu-

Sul palco con lei ci sono 15 musicisti… «Sì. Esercito con questa Orchestra il mio vecchio mestiere di talent scout. L’ho fatto per anni in tv scoprendo nuovi comici e personaggi. Oggi lo faccio con i musicisti. Sono tutti dotati di grande talento: bravi ragazzi e amici con i quali mi diverte suonare. Ci divertiamo e ci appassioniamo e questo arriva al pubblico. Sappiamo emozionare poi con canzoni belle, regaliamo momenti musicali importanti».

sione della nostra cultura e della nostra lingua. La nostra musica non è stata esportata come si doveva e spero che presto le istituzioni se ne accorgano. C’è una chiave per fare apprezzare all’estero la cultura italiana e l’immagine del nostro Paese: la canzone. Una missione alla quale tengo molto poi è il recupero della canzone napoletana. Alcuni brani sono eterni e oggi le nuove generazioni li stanno scoprendo grazie a Internet. Ma questo vale anche per la canzone italiana: quando è buona è senza tempo». Lei ha fatto tanta tv: oggi cosa segue? «Rivendico il fatto di aver inventato una quindicina di format che si sono rivelati fondamentali nella storia della televisione. Ne sono orgoglioso. è stata una tv difficilmente ripetibile: io cercavo di fare la televisione artistica. Anche se si ricordano i programmi più popolari come “Quelli della notte” e “Indietro tutta”, è legato a me il primo talk show della tv

È un’icona della storia dello spettacolo italiano e ambasciatore della musica italiana nel mondo. Quasi una responsabilità? «Siamo stati nei giorni scorsi in Germania e ora ripartiamo per il Canada. L’anno scorso abbiamo fatto tappa a Mosca. L’Italia dovrebbe approfittare della sua musica: le istituzioni dovrebbero fare di più per sostenerla e promuoverla

Renzo Arbore, 78 anni, è in tour con l’Orchestra italiana

(“Speciale per voi”), o i programmi domenicali (“L’altra domenica” è nata prima di “Domenca In”) o il primo “programma nostalgia” dedicato agli anni della radio: “Cari amici vicini e lontani”. Oggi seguo soprattutto le fiction. Per televisione io intendo quella vera: la verità non costruita. Sarebbe bello che si tornasse a scrivere i programmi evitando di fare affidamento sempre a format che arrivano dall’estero. Siamo il paese della creatività e del bello: dovremmo inventare noi dei nuovi programmi».

Sclerosi multipla, il valore del dialogo

La locandina dell’evento in programma a Roma

Il segreto per vivere bene? «Evitare fumo e alcol. E far lavorare molto il cervello: se funziona lui, funziona tutto». © Copyright Università Niccolò Cusano

«Con l’Orchestra italiana esercito il mio vecchio mestiere di talent scout»

volontariato

Parlare di sclerosi multipla davanti a un aperitivo in un incontro informale rivolto ai più giovani. Nasce con questo scopo l’evento organizzato dall’AISM - Associazione Italiana Sclerosi Multipla previsto per giovedì 5 maggio alle ore 19 presso l’Ex mattatoio di Testaccio. Un evento organizzato dal gruppo giovani della sezione Aism di Roma, un’occasione diversa per comunicare senza mediazioni su argomenti riguardanti le terapie correnti e le prospettive della ricerca sulla sclerosi multipla. Con la presenza della dottoressa Fabrizia Monteleone, neurologa del Policlinico Ospedaliero Universitario di Tor Vergata di Roma, che sarà a disposizione per rispondere a tutte le domande di carattere medico e scientifico che i partecipanti vorranno rivolgerle. Ne ha parlato Filo-

Per i 50 anni di carriera si è regalato un cofanetto, un libro e una mostra. «Ho pensato che le mie passioni dovevano essere condivise con il pubblico. Nel libro ho cercato di raccontare quello che ho visto: i cambiamenti della società, il ’68, la guerra, gli americani. La mostra riguarda un aspetto della mia personalità: la ricerca dell’originalità».

mena Iacovantuono, volontaria Aism del Gruppo Young della sezione Aism di Roma, intervenuta durante la diretta del programma “Genetica Oggi” in onda su Radio Cusano Campus.

25-30 anni, cioè nel momento in cui i progetti di vita sono appena iniziati, avrà esigenze sicuramente diverse da quelle di un 60enne. Del nostro gruppo fanno parte sia giovani con la patologia sia senza».

re il proprio quesito attraverso l’indirizzo email giovaniaismroma@gmail.com. Sarà un’occasione per socializzare. La sclerosi spesso viene diagnosticata fra i 20 e i 40 anni e gli effetti sui giovani non sono solo fisici ma anche psicologici. Per questo vogliamo sensibilizzare e dimostrare che si può comunque vivere bene anche se si è colpiti da questa malattia».

Cos’è previsto in questo incontro del 5 maggio a Roma? «Si parlerà di argomenti riguardanti le attuali terapie e le prospettive della ricerca sulla sclerosi multipla. La dottoressa Monteleone risponderà, inoltre, a tutte le domande dei partecipanti che dovranno iscriversi, perché i posti sono limitati. Già in fase d’iscrizione si potrà invia-

Cosa significa per te essere una volontaria Aism? «Significa dedicare un piccolo spazio del proprio tempo, settimanale, mensile o annuale, per fare qualcosa che per noi può essere di poca importanza ma per una persona con la sclerosi multipla può essere fondamentale».

A Roma il 5 maggio l’AISM organizza un incontro per parlare apertamente della malattia

Filomena, cos’è il gruppo Young di Aism? «Il movimento Young è nato circa sei anni fa nella sezione di Roma dell’Aism, con lo scopo di rivolgersi a ragazzi con sclerosi multipla di età inferiore ai 40 anni, per parlare con un linguaggio giovanile di farmaci, scienza e sintomi della malattia, per andare incontro alle esigenze di tutti: una persona che riceve una diagnosi a

© Copyright Università Niccolò Cusano

Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: ufficiostampa@ unicusano.it


martedì 26 APRILE 2016

UNICUSANO FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

ricerca E CULTURA

il film

classificazione

Will Smith interpreta il dott. Omalu

Come si misura la gravità dello shock

Tratto da una storia vera, il film “Zona d’Ombra” racconta la storia dell’anatomopatologo nigeriano Bennet Omalu (Will Smith), che si trova a indagare la causa della morte di una leggenda del football americano.

Secondo l’American Academy of Neurology la concussione posttraumatica può essere lieve (confusione transitoria di meno di 15’), moderata (oltre 15’) e severa (perdita di coscienza e ricovero urgente).

traumi cranici e sport il rischio zona d’ombra Il professor Mastronardi spiega i pericoli legati ai colpi alla testa: «In Italia ogni anno 50mila nuovi casi di concussione cerebrale» della concussione cerebrale».

«Nel caso del pugilato le conseguenze dovute alle continue sollecitazioni sono dimostrate da tempo» «Non è detto che i sintomi siano immediati, dipende dalla progressione delle microlesioni» In medicina vengono generalmente indicati come “traumi concussivi” ma nel linguaggio comune altro non sono che gli urti subiti dalla testa durante la pratica degli sport da contatto, su tutti boxe e football americano. Il film dal titolo “Zona d’ombra” e il libro dallo stesso titolo pubblicato da Piemme Edizioni stanno riportando l’attenzione su un aspetto drammatico spesso sottovalutato, dagli sportivi in primis, ossia quello dei danni neurologici dovuti dalle continue sollecitazioni a cui la te-

L’ex pugile Cassius Clay, affetto dal morbo di Parkinson

sta è sottoposta durante alcuni sport “a rischio”. A tal proposito si è espresso il professor Luciano Mastronardi, direttore Uoc Neurochirurgia dell’Ospedale San Filippo Neri di Roma - ASL Roma1 e presidente dell’Aida - Associazione italiana di dissezione anatomica, intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus nella diretta del programma “Genetica Oggi”. Professore, traumi cranici e sport: se ne parla in un libro e in un film appena usci-

ti. Una storia vera che ci porta a riflettere sui rischi degli sport da contatto. «I rischi sono stati ormai dimostrati da tempo. Il primo sport in assoluto che dimostrò con chiarezza, in un grandissimo campione, come i colpi ripetuti possano portare alla demenza è il pugilato. Il campione a cui faccio riferimento è Cassius Clay, che soffre di demenza post-parkinsoniana e Parkinson. Il football americano, di cui si parla nel libro, e altri sport di grande impatto possono dare il fenomeno

Il professor Luciano Mastronardi, direttore dell’Unità di Neurochirurgia del San Filippo Neri

«I danni possono accumularsi: agli esami diagnostici sono visibili come “aree di vuoto”»

Cosa si intende per concussione cerebrale? «La concussione cerebrale è un evento traumatico relativamente frequente. In Italia ogni anno si stimano almeno 40mila–50mila nuovi casi di questo tipo di traumi cranici per lo più correlati alla pratica sportiva. In rapporto alla gravità, vi sono diversi tipi di concussione cerebrale: si va dai casi in cui gli effetti possono essere poco significativi a situazioni più severe che possono giungere fino al pericolo di vita. Spesso, quando si fanno accertamenti diagnostici, come una Tac, in un paziente che ha subito traumi da concussione cerebrale, non si trovano grandi risvolti perché sono perlopiù dei danni funzionali. Ma se questi sono ripetuti nel corso del tempo, possono provocare delle microlesioni organiche che accumulandosi portando anche alla demenza. Questa è una cosa che era già abbastanza nota proprio per via del pugilato».

I sintomi clinici possono manifestarsi anche tardivamente? «Certamente. Non è detto, infatti, che si verifichino subito, perché dipende tutto dal numero ripetuto di impatti e dalla sede in cui si realizza progressivamente il danno. Un danno che normalmente non è visibile in fase precoce ma soltanto quando se ne accumulano degli altri. C’è una sorta di “effetto somma” e diventano visibili agli esami diagnostici come delle “aree di vuoto”,come dei piccoli infarti o delle piccole ischemie. Ciò può portare a una demenza presenile». Nel calcio invece? L’impatto della testa con la palla può dare problemi? «Su questo non ci sono grandi evidenze cliniche o dimostrazioni in letteratura medica. Direi che è decisamente molto meno importante rispetto ad altri sport. Anche se, non essendoci una dimostrazione il letteratura, questa è più una mia sensazione personale». © Copyright Università Niccolò Cusano

a 40 anni dall’elezione

Ecco perché Carter non deve cadere nell’oblio Il prossimo 28 aprile si terrà presso il Senato della Repubblica, e precisamente all’Istituto Santa Maria in Aquiro in piazza Capranica 72, il convegno internazionale su “La presidenza di James Earl Carter Junior. Tra pacifismo, riformismo e diritti umani”. Il convegno, patrocinato dall’Università Niccolò Cusano, intende concentrare l’attenzione, a quarant’anni dalle elezioni presidenziali del 1976, sulle linee guida della politica interna ed estera dello statista democratico. La partecipazione di relatori di primo piano, come ad esempio Giuseppe Mammarella, professore emerito alla Stanford University, permetterà di analizzare la personalità di Carter, che parte della storiografia italiana ha colpevolmente lasciato nell’oblio. DISCONTINUITÀ. La presidenza Carter,

sin dai suoi esordi, fu contraddistinta da una evidente discontinuità con il passato. Temi quali il rispetto dei diritti umani, il dialogo con lo storico nemico sovietico, il pacifismo quale arma di risoluzione della questione medio-

Jimmy Carter è stato presidente degli Stati Uniti dal 1977 al 1981

rientale, lo sviluppo industriale attra- primo presidente americano a visitaverso un approccio ecosostenibile fu- re le istituzioni comunitarie nel genrono introdotti proprio dal trentano- naio del 1978. vesimo inquilino della Casa Bianca. Se la politica estera di Carter fu con- LA SCONFITTA. Alle elezioni presidentraddistinta da complesse vicende, ziali del 1980, che lo videro scontrarcome quella legata al sequestro del si con il repubblicano Ronald Reagan, personale dell’ambasciata america- Carter pagò soprattutto gli insuccessi del suo riformismo e na presso Teheran del della sua politica eco1979, non possono essere dimenticati anche Giovedì 28 al Senato nomica: le difficoltà i successi della stessa. si terrà un convegno economiche statuniForse il più importan- patrocinato tensi e il significativo te fu il patrocinio staaumento del tasso di disoccupazione furo- La sala dell’Istituto Santa Maria in Aquiro tunitense degli accor- dall’Università no le principali ragioni di di Camp David nel Niccolò Cusano che gli costarono la ri- ve per il ripristino delle relazioni diplomasettembre del 1978, tra Egitto e Israele. In elezione. Il suo impe- tiche tra Washington e L’Avana, la questioquell’occasione, infatti, per la prima gno politico non fu comunque mor- ne del rispetto dei diritti umani. Come ha, volta, un paese arabo riconosceva lo tificato dalla mancata rielezione. An- infatti, sottolineato Caroline Evensen Lazo, Stato di Israele. Non può inoltre esse- cora nel 2002, ad esempio, anno nel «Carter likes to remind us that “the United re dimenticata un’altra peculiarità del- quale conseguì il premio Nobel per la States didn’t invent human rights; human la presidenza Carter, ovvero il suo sin- pace, Carter compì uno storico viag- rights invented the United States”». cero approccio europeista. Era infatti gio a Cuba dove venne ricevuto da FiSilvio Berardi convinto della necessaria integrazione del Castro. Fu la prima volta, dagli inizi non soltanto economica, ma soprat- degli anni Sessanta, che un presidenProfessore Associato di Storia Contemporanea tutto politica, dell’Europa occidenta- te americano visitava l’isola caraibiUniversità Niccolò Cusano le. Non è un caso, infatti, che fu lui il ca, ponendo al centro delle trattati-


IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 26 APRILE 2016

cultura

Il Campus dell’Università Niccolò Cusano, in Via Don Carlo Gnocchi 3 a Roma

SPECIALE UNIVERSITà - terza parte

«insegnare significa aiutare i nostri ragazzi a crescere» Il professor Ferri analizza il ruolo dei docenti, a tutti i livelli: «Il sapere non è un liquido da trasferire in un recipiente, attraverso la cultura si diventa adulti in senso compiuto» Personalizzare «Occorre stimolare gli studenti, tenendo conto del terreno sul quale si agisce con ciascuno di loro» La missione «Bisogna riuscire a stabilire un buon rapporto tanto sul piano didattico quanto umano» Continuiamo le nostre conversazioni con il professor Enrico Ferri, che insegna Filosofia del diritto e Storia dei paesi islamici alla Cusano. Dopo aver parlato delle scelte universitarie e delle diverse opzioni che si presentano a un giovane, affrontiamo un tema alla base di ogni scuola, l’insegnamento, centrale anche in ambito universitario. L’università e ogni tipo di scuola si fondano essenzialmente sulla relazione tra docente e studente, su un legame creato dall’insegnamento. È così?

«Quello che noi definiamo un tipo di insegnamento superiore, una formazione universitaria, nacque in Grecia, nel quinto e quarto secolo a.C., grazie a personaggi come Socrate, Protagora e Gorgia. Tale insegnamento, come ad esempio leggiamo nelle opere di Platone, si basava sul dialogo tra un maestro e un discepolo, intorno a una o più questioni. Tali conversazioni spesso avvenivano in un ginnasio, cioè in una palestra, oppure in un giardino o sulle rive di un ruscello; non servivano edifici, apparati amministrativi o burocrazie. Alla base dell’insegnamento c’era solo la curiosità di un giovane e le conoscenze di un sapiente». Professor Ferri, è possibile dare una definizione dell’insegnamento? In breve, cosa significa insegnare? «In greco insegnare si diceva didásko, in latino doceo. Stava a indicare un’azione dinamica, “far crescere costantemente qualcuno attraverso il sapere”. Insegnare, in altri termini, significa aiutare qualcuno a svilupparsi, a crescere, a migliorarsi attraverso il sapere, la cultura. A differenza di altre forme di vita, l’uomo ha caratteristiche come la memoria, il

linguaggio, la ragione e l’immaginazione, cioè è un soggetto culturale. Attraverso la cultura sviluppa la sua umanità, le sue potenzialità, diventa uomo in senso più compiuto». Quando si parla di insegnamento, però, generalmente si pensa alla trasmissione di nozioni, del sapere, da chi sa (il docente) a chi non sa (il discente) e desidera apprendere… «Il sapere non è come un liquido e la persona non è come un recipiente: la conoscenza non si trasmette versandola da un recipiente all’altro. Per aiutare una persona ad apprendere, ad esempio, occorre motivarla, stimolare la sua curiosità, farle capire l’importanza e l’utilità dello studio, della conoscenza… Occorre adeguare, “calibrare” l’insegnamento sulla persona, verificare prima il suo livello di conoscenze, cioè il terreno sul quale si va ad agire e così via… L’insegnante non può adottare modelli standard, non può prescindere dall’in-

terlocutore a cui si relaziona». Esistono caratteristiche comuni tra i vari tipi di insegnamento? In che cosa consistono? «Il docente, ogni tipo di docente, tanto quello che si rivolge a un bambino di sei-sette anni che chi interagisce con un ragazzo di venti, o con una persona matura, deve riuscire a stabilire un buon rapporto con lo studente, tanto sul piano didattico che umano. Deve mostrare di essere un docente che ha un’adeguata preparazione scientifica, ma anche disponibilità sul piano umano, di essere pronto ad ascoltare, attento alle richieste dello studente. Oltre i ruoli

professore/studente ci sono le persone. Il docente deve fare in modo che lo studente abbia nei suoi confronti non solo stima sul piano scientifico, ma pure fiducia su quello umano. Non è sempre un’impresa semplice!». Da questa prospettiva l’insegnamento nelle scuole primarie e secondarie è fondamentale. «Certamente! Io, ad esempio, ho avuto alle scuole elementari una maestra che ha terrorizzato me e i miei compagni, condizionando non solo la

Le difficoltà «Spesso ci troviamo a fare i conti con adolescenti distratti dai cellulari o poco interessati al futuro» Università «Aumentare gli iscritti vuol dire valorizzare il patrimonio della nazione e le sue potenzialità» nostra visione della scuola, ma pure il nostro carattere. Quando parlo con i miei amici che insegnano nelle scuole medie superiori mi dicono di quanto sia difficile motivare i ragazzi, di quanti sembrano avere interesse solo per cose superficiali e senza senso. L’altra settimana sono stato in una scuola superiore di Sora, l’istituto Cesare Baronio, per fare un incontro di orientamento con gli studenti delle ultime classi di ragioneria, del geometra e dell’Istituto eno-gastronomico. Ho parlato loro delle opzioni che si aprono a un ragazzo dopo il diploma, delle prospettive di scuola

e di vita, dei “costi” e dei risultati che comportano certe scelte. In breve, parlavo a questi studenti del loro futuro, delle scelte che dovranno fare non tra qualche anno, ma tra qualche mese. Ma alcuni non sembravano avere alcun interesse per queste problematiche, parlavano tra di loro, chattavano con i telefonini, uscivano dall’aula…». Che vuol dire, che è difficile motivare e creare interesse tra gli studenti anche su cose che riguardano le loro scelte e le loro vite? «Dopo l’incontro con gli studenti, il preside dell’istituto, il professor Vinicio Del Castello, ha avuto la cortesia di invitarmi a pranzo nella vicina scuola alberghiera, gestita anche da giovani studenti che lavorano all’accoglienza, nelle cucine e nel servizio. Hanno preparato un menù apprezzabile per inventiva ed equilibrio tra le pietanze, con un servizio pronto e con i tempi giusti, mostrando soprattutto impegno e passione e anche un po’ di emozione… La realtà giovanile è differenziata: bisogna avere la capacità di rendere flessibile l’insegnamento e riuscire ad adeguare didattica e formazione scolastica alle differenti realtà sociali

e umane che nella scuola sono presenti». Grazie, professor Ferri, in una prossima occasione parleremo delle peculiarità dell’insegnamento universitario. Ci può anticipare con una battuta quali sono le caratteristiche specifiche della formazione superiore di tipo universitario? «Gli studi universitari per un verso completano la formazione, il percorso scolastico, e per un altro preparano meglio ad affrontare la realtà del mondo del lavoro: hanno un ruolo importante da più punti di vista. Uno dei problemi aperti in Italia riguarda la percentuale di coloro che scelgono la formazione di tipo universitario, che è troppo bassa. Solo due studenti diplomati su tre si iscrivono a un corso di studi universitari, numero che si ridimensiona ulteriormente se consideriamo che già nel primo anno un iscritto su sette abbandona gli studi. Aumentare il numero degli iscritti e la percentuale di coloro che portano a compimento il corso di studi significherebbe aumentare il patrimonio culturale della nazione e le sue potenzialità in molteplici ambiti, non solo economici». © Copyright Università Niccolò Cusano


martedì 26 APRILE 2016

sport, industria e disabilità

Unicusano FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

la forza psicologica del gruppo paralimpico

«Grazie alle protesi moderne cammino bene, è quasi tutto possibile»

L’esperienza del Maresciallo Dati: «Oltre ai risultati sportivi, stare nella squadra della Difesa ci sostiene nel reinserimento sociale» bella squadra. Quando il Colonnello Iannuzzi, promotore del progetto, raccogliendo adesioni di militari disabili per formare il Gruppo, mi ha contattato, ne sono stato da subito entusiasta. Non è solo una questione di sport, questo gruppo ci aiuta nel reinserimento sociale, è un supporto psicologico: ci vogliamo bene e siamo di conforto l’un l’altro».

La disabilità causata da un inseguimento finito male: nuoto e rowing lo hanno aiutato a rinascere Obiettivo Florida: a maggio parteciperà con la delegazione militare italiana agli Invictus Games «Era il 1993, in quegli anni lavoravo nella “sezione catturandi”, il reparto operativo di Palermo. Un giorno, mentre stavo seguendo un latitante sono rimasto coinvolto in un grave incidente stradale». Avendo riportato lesioni gravissime, il Maresciallo Giovanni Dati dei Carabinieri riprese servizio solo due anni più tardi, con una riforma parziale e con un obiettivo in più: diventare un atleta paralimpico. Come per molti suoi colleghi sulla sedia a rotelle, anche nella sua riabilitazione ha giocato un ruolo fondamentale la vasca: «Ho sempre amato lo sport, quando ero ragazzo giocavo a pallanuoto e una volta arruolato ho continuato a pra-

L’ORO IN FRANCIA. Dopo Lon-

Al centro, il Maresciallo Giovanni Dati. In alto, durante una competizione

ticare attività fisica, anche se ho scoperto davvero il nuoto con la fisioterapia». I PROGRESSI. Ne ha fatta tanta

di strada Giovanni Dati, alle-

nandosi duraamente per raggiungere i podii più prestigiosi delle competizioni paralimpiche. Dalla fisioterapia alle gare, infatti, il passo non è breve ma neanche impos-

sibile e il Maresciallo non si è perso d’animo, gareggiando nel nuoto e nell’indoor rowing (canottaggio a secco). Campione italiano nella sua categoria nel 2000 con

la Federazione Italiana Sport Disabili, nel 2014 agli Invictus Games di Londra, organizzati dal Principe Henry, ha conseguito tre quarti posti, gareggiando con il Grup-

po Sportivo Paralimpico della Difesa, appena fondato. «In tredici abbiamo riportato cinque medaglie – racconta con soddisfazione – a dimostrazione che siamo davvero una

dra, nel 2015 per Dati è arrivata la medaglia d’oro a Fontainbleu, il centro militare dell’esercito francese, in una competizione tra 15 nazioni. «Non sono un velocista puro – spiega – mi difendo più sui 200 e sui 400». Ma lo fa molto bene, evidentemente. Lo dimostra la medaglia di bronzo vinta ai Master regionali con i normodotati. Una bella storia quindi, iniziata sì da un grande dolore, ma piena di risultati sportivi e anche affettivi: «Quando ho avuto l’incidente, avevo 24 anni. Con un arto amputato e gravi ferite alla testa, non pensavo che avrei recuperato. Ma quando vieni ricoverato in questi centri di riabilitazione ti rendi conto che ci sono situazioni molto peg-

giori e nella sfortuna incredibilmente ti senti fortunato». Con le moderne protesi, infatti, il Maresciallo Dati riesce a correre, a fare palestra, ad avere uno stile di vita piuttosto normale. «Le protesi sono molto tecnologiche, cammino bene, vado a ballare, faccio moto d’acqua, insomma è quasi tutto possibile». In questi giorni però l’attenzione è tutta su un obiettivo: la seconda edizione degli Invictus Games che si svolgeranno in Florida dall’8 al 12 maggio, e ai quali Giovanni Dati parteciperà con la Delegazione Militare Italiana. «Alla mia età può capitare di trovare avversari molto più giovani e con invalidità diverse, ma non mi scoraggio, anzi: cerco di allenarmi sempre meglio per diventare un atleta completo. Non mi sono arruolato da sportivo, sono un militare. Ho fatto sport solo in seguito, e per portare i colori di una Forza Armata alle gare internazionali ci vuole tanto impegno». Un po’ come dire che se si desidera fare una cosa, la si deve fare bene e fino in fondo. Appuntamento ad Orlando, Maresciallo. INVICTUS GAMES.

© Copyright Università Niccolò Cusano

pesistica paralimpica

Barbierato qualificata per Rio Si avvera un sogno per la Federazione italiana pesistica. Al termine di un percorso lungo e ricco di difficoltà iniziato ufficialmente nel 2011 con il riconoscimento da parte del CIP della Pesistica come disciplina sportiva paralimpica, l’azzurra Martina Barbierato ha compiuto l’impresa di centrare la prima storica qualificazione alle Paralimpiadi, portando a casa questo straordinario risultato per sé e per la Federazione, oltre che per l’intero movimento Paralimpico nazionale. Decisivi i risultati che l’azzurra ha ottenuto fin dalle sue prime uscite internazionali, dal titolo europeo juniores del 2013 arrivato insieme al record mondiale di classe, al titolo mondiale juniores di Dubai nel 2014, dove la torinese ha confermato i minimi per la qualificazione olimpica. Ancora in lizza un altro azzurro della pesistica paralimpica, Matteo Cattini.

SODDISFAZIONE. Sul sito della Federazio-

Martina Barbierato

ne, il presidente Antonio Urso, riconfermato alla guida della Fipe, ha commentato: «Lasciatemi parlare proprio di gioia umana oltre che sportiva e professionale. Questi sono atleti meravigliosi che sfidano le proprie oggettive difficoltà, oltre a quelle dell’agone sportivo. Con la pesistica paralimpica abbiamo iniziato ufficialmente solo dal 2011, e al primo quadriennio abbiamo subito centrato l’obiettivo della qualificazione, peraltro dopo un percorso lungo e faticoso, dal momento che i criteri per la qualificazione paralimpica dell’IPC sono complicatissimi; ha pagato – prosegue Urso – la nostra perseveranza, il fatto di essere presenti a tutte le gare, con un investimento economico notevole, perché le gare principali si svolgono di norma negli altri continenti e con una dotazione di risorse ancora troppo esigua per rilanciare a dovere la nostra disciplina paralimpica». © Copyright Università Niccolò Cusano

tecnologie

Google premia chi sfida i limiti Dalla mappa online delle barriere architettoniche alle stampanti 3D usate per dare a persone su sedie a rotelle i giusti supporti posturali. Sono alcuni dei progetti premiati, e finanziati, da Google.org nell’ambito della “Impact Challenge: Disabilities”. Lanciata l’anno scorso, l’iniziativa è rivolta al mondo no profit per la creazione di tecnologie che facciano la differenza per le persona disabili. In palio 20 milioni di dollari di finanziamenti. Il colosso informatico ha annunciato i 30 vincitori selezionati fra le idee arrivate in un anno da oltre mille orga-

nizzazioni di 88 diversi Paesi. Potenzialmente, spiega Google, ciascuna di queste soluzioni può «essere applicata su larga scala». LE IDEE. Tra i progetti segna-

lati c’è quello della britannica Motivation che usa le stampanti 3D per testare progetti di supporti posturali personalizzati e per condividere attraverso un database aperto i progetti più riusciti con altri fornitori di servizi. Soluzione pensata per le persone che utilizzano sedie a rotelle e che hanno bisogno di attrezzature per il supporto posturale - oltre la metà -

Barriere architettoniche, il progetto tedesco Wheelmap

per garantire la propria salute e la propria sicurezza, in particolare per quelle che nei Paesi in via di sviluppo spesso non hanno i mezzi per accedervi. C’è anche il progetto della fondazione olandese ProPortion che sta sviluppando “Majicast”, dispositivo automatizzato per la produzione di invasature protesi-

che destinato ai Paesi in via di sviluppo, in cui l’accesso alle protesi è fortemente limitato. Il progetto tedesco Wheelmap è volto invece a mappare le barriere architettoniche nei luoghi pubblici, per permettere ai disabili di pianificare le vie di accesso e di uscita. © Copyright Università Niccolò Cusano


VI UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 26 aprile 2016

sport, disabilità e cultura

così si può vincere la gara della vita

Daniele Carlini, 29 anni, parteciperà ai Giochi Mondiali Invernali Special Olympics nel 2017. Ma ha già dimostrato il suo valore nel 2003, un momento di incontro per noi familiari e per tutti gli Atleti un’opportunità di gareggiare per divertirsi, con la voglia di vincere, ma con un sano spirito di competizione». La curiosità e la possibilità di provare hanno portato Daniele molto lontano: «Il colpo più grosso – ricorda il papà Giulio – lo abbiamo avuto trovandolo sul motorino che il fratello aveva lasciato in garage. Dopo le preoccupazioni iniziali, decidemmo di lasciarlo provare. Durante gli esami aveva problemi con i quiz e l’ingegnere della motorizzazione mi disse: “Se vuole prendere il patentino, io pretendo sappia tutto”. A oggi, sono quindici anni che gira con il motorino per Savona: un’altra bella conquista».

Lo sport, il lavoro, la sfida del progetto “Dopo di noi”: il giovane savonese ha superato ogni limite Il padre: «Da 15 anni guida tranquillamente anche il motorino, noi stessi abbiamo dovuto ricrederci» Daniele Carlini, 29 anni appena compiuti, si sveglia ogni mattina alle sette, fa colazione e si prepara per andare a lavorare. L’autobus lo porta in un circolo di tennis dove è addetto alla manutenzione dei vialetti, ma è sempre disponibile a dare il proprio apporto anche in altre mansioni. Vive a Savona, insieme ad altri amici da diversi anni. Daniele, infatti, fa parte del progetto, “Dopo di noi”, che avvia le persone con disabilità intellettiva alla ricerca di autonomia, dando loro l’opportunità di imparare a gestire la propria vita quotidiana.

GIOCHI MONDIALI INVERNALI.

Daniele Carlini, 29 anni, durante una discesa sullo snowboard agli ultimi Giochi Nazionali Invernali Special Olympics

LA FAMIGLIA. La vita di Danie-

le è una testimonianza preziosa per comprendere come le persone con la sindrome di down, spesso relegate a un ruolo marginale nella società, attraverso impegni e attività di ogni genere, possano sentirsi parte integrante e protagoniste attive della loro vita, senza preconcetti. L’impegno responsabilizza e contribuisce all’annullamento dei limite, alla realizzazione dei propri desideri e delle proprie attitudini, contribuendo alla formazione di un atteggiamento propositivo per affrontare le difficoltà quotidiane. Daniele ama la vita e non vuole rinunciare a viverla in modo pieno per sentirsi felice e gratificato. Valori che sono il frutto di una famiglia che gli è sempre stata vicino. LO SPORT. Daniele, con le sue emozioni, i suoi incontri, le sue gioie e le sue cadute, le

Daniele premiato sul podio di Bormio

sue abilità e i suoi sbagli, non ha mai rinunciato alle proprie passioni. Una delle più forti è lo sport, in particolare lo sci e lo snowboard. Ha iniziato a sciare intorno ai 6 anni, vincendo per due volte i campionati nazionali studenteschi. I primi

insegnamenti sono arrivati da un’amica, Ramona. Una forte amicizia con lei, nata tra i banchi delle elementari e consolidata quando lei si è sposata: ha scelto Daniele come testimone di nozze: «Per quanto Daniele sia mio figlio – racconta Giulio, il

papà di Daniele - il fatto che Ramona abbia scelto proprio lui come testimone di un avvenimento così importante mi ha fatto emozionare tanto da non trattenere le lacrime. È la dimostrazione che l’affetto e l’amore sono in grado far superare ogni barrie-

ra». Alla ricerca di nuovi stimoli, seguendo le orme del fratello maggiore Davide, di sei anni più grande, Daniele ha quindi deciso di provare con lo snowboard. «Ha iniziato – racconta il papà – a partecipare alle gare nazionali di Special Olympics

Daniele non è un testardo, ma un ragazzo con il quale si può parlare e ragionare. Ha una memoria di ferro. È sempre allegro e altruista, si preoccupa sempre di tutti gli amici e dei compagni: «La sua capacità di capire al volo i discorsi che vengono fatti è una delle cose che più apprezzo in mio figlio. Ha voglia di fare, è pieno di impegni, sportivi e non. Suona il pianoforte all’Accademia di Savona da oltre 20 anni ed è sempre alla ricerca di nuove scoperte. Spesso in alcune cose che sperimenta ha qualche difficoltà in più, ma ha lo stesso desiderio, la stessa voglia e determinazione di qualunque altra persona». Quella stessa determinazione che ha portato Daniele a diventare un Atleta e a essere convocato per i prossimi Giochi Mondiali Invernali Special Olympics, che si terranno, in Austria, dal 14 al 25 marzo 2017. Daniele ha già vinto la gara più importante, la gara della vita. Al prossimo appuntamento sportivo non sarà determinante il colore di medaglia che riuscirà a conquistare, ma ciò che riuscirà a dimostrare, soprattutto a se stesso. © Copyright Università Niccolò Cusano

unicusano aurelia nuoto

Tor Bella Monaca dove si coltivano grandi speranze Il centro Roma 70 è stato a lungo la casa della società: il ruolo sociale resta sempre al primo posto La lunga storia dell’Unicusano Aurelia nuoto, che si snoda attraverso 40 anni di sacrifici e successi che l’hanno portata a essere una società natatoria di riferimento sia a livello regionale che nazionale, per larga parta, si è svolta all’interno di una delle sue sedi storiche: il centro sportivo Roma 70 di via di Tor Bella Monaca, che sin dal 1974 ha come obiettivo principale la promozione dell’educazione sportiva. Per conoscere meglio la re-

«Dal suo modo di stare in acqua, dalle sue capacità di galleggiamento e dalla sensazione di muoversi sulla superficie senza sforzo apparente. Queste sono le premesse, poi per diventare un campione la strada è lunga e faticosa al di là delle capacità innate che si posseggono».

Torniamo al ruolo sociale che riveste il nuoto, in particolar modo a Tor Bella Monaca: che tipo di lavoro svolgi con i ragazzi del quartiere? «L’impianto all’interno del quale svolgo il mio lavoro è un centro di riferimento per tutto il quadrante della città, una zona molto popolare di Roma, ricca di problemi ma anche di energia e risorse umane. Noi puntiamo alla crescita dei giovani e utilizziamo il nuoto come elemento di aggregazione. La nostra disciplina passa in secondo piano, almeno all’inizio, in favore della bellezza dello stare insieme e fare gruppo. Il nostro successo sta nel tenere i ragazzi all’interno del centro, farli staLo staff del centro sportivo Roma 70 re bene mentre praticano sport, poi se c’è altà di questo polo natato- qualcuno bravo andrà avanrio, Radio Cusano Campus ti, ma questa valutazione è ha intervistato Massimilia- successiva. Chi non si afferno Laudani, direttore tec- ma come grande atleta ponico del settore nuoto della trà comunque far parte del S.S.D. Sport Club Roma 70. nostro staff e diventare un nostro istruttore». Massimiliano, il nuoto a Tor Bella Monaca riveste Alcuni studi certificano un ruolo sociale e non sono come i ragazzi pratichimancati grandi atleti che lì no volentieri lo sport fino hanno mosso le loro prime a 12-13 anni, per poi prendere drasticamente le dibracciate. « L’esempio più recen- stanze dall’attività motote è quello di Alessia Filip- ria. Questo discorso vale pi, campionessa del mon- anche per la piscina? do che è transitata per Tor «Purtroppo è vero, ed è qui Bella Monaca ed è cresciu- che si inserisce la nostra fita grazie al lavoro di Riccar- gura professionale. Noi aldo Pontani. Alessia però non lenatori abbiamo anche il è l’unica, nella nostra pisci- dovere di far appassionare na hanno iniziato Martina i ragazzi, di farli divertire, di Caramignoli e Marco Som- coinvolgerli nella compemarita, per non parlare del- tizione giocosa, di non lale tante soddisfazioni che ci sciarli andare insomma. A siamo tolti nel nuoto per sal- Tor Bella Monaca cerchiamo vamento. Quotidianamen- il confronto continuo anche te lavoriamo con i giovani con le famiglie, per far capire e siamo alla continua ricer- loro come la partecipazione ca di nuove Alessia Filippi». dei loro figli e la pratica dello sport sia molto più che semDa cosa capisci se un giova- plice attività fisica». ne ha la stoffa del campione? © Copyright Università Niccolò Cusano

fumetti

PaperUgo, un viaggio nella solitudine

PaperUgo, il personaggio raccontato dai gemelli Rincione

PaperUgo, attore protagonista di film di successo, è in realtà un individuo solo e devastato dalla depressione. Dopo aver terminato le riprese, PaperUgo mette giù la sua maschera di attore e si prepara ad affrontare il suo dolore quotidiano: il senso di inadeguatezza e la depressione. È la storia raccontata dai gemelli Giulio e Marco Rincione in “PaperUgo”, il primo numero della trilogia “Paperi” (Shockdom). Sfogliare PaperUgo ha l’effetto di un pugno, violento e inatteso. È questione di un attimo e dal “lieto fine” della prima pagina si sprofonda, immagine dopo immagine, parola dopo parola, nell’oblio del dolore del protagonista. «I

nostri paperi fanno parte di un im- chi c’è dietro la maschera, cioè un maginario più o meno noto ai let- attore devastato dalla depressiotori del mondo dei fumetti, noi li ne». Sembra non esserci salvezza sfruttiamo per raccontare e trattare per PaperUgo: «L’idea che avevatematiche diverse: questa è la no- mo era di raccontare la depressiostra idea», ha spiene. Io ho fatto rifegato Marco Rinciorimento a persone ne, autore dei testi Il primo capitolo che ne hanno sofferto, le ho intervie della sceneggia- della trilogia tura, ai microfoni state e ho scremato le informazioni di Radio Cusano “Paperi” ci porta che mi hanno forCampus nel corso alla scoperta nito su questa madel format “Giochi della depressione lattia per darmi un a Fumetti”. ritratto più verosiL’IDEA. «Cominciamo con la fine di mile possibile. Il tratto più pesanun film, il personaggio che vedia- te della loro descrizione è l’assenmo sullo schermo è felice ma una za di speranza e anche la ripetitivolta spenti i riflettori scopriamo vità e negatività dei loro pensie-

ri che non lascia loro un secondo di tregua». IL PARERE DEL PUBBLICO. Una lettura scioccante, da metabolizzare. Cruda ed essenziale. Storia e disegni si sposano in una narrazione molto forte. «Le reazioni dei lettori sono state molto positive – ha spiegato ancora Marco Rincione - La critica che hanno rivolto soprattutto a me è quella del testo, troppo ridondante secondo alcuni. Quel testo però è il frutto della mia ricerca e rispecchia il modo ridondante di pensare delle persone che soffrono di questo male. Ripetono in continuazione un’oppressione negativa che pesa come un maci-

gno e dal quale non riescono a liberarsi. PaperUgo è solo nel suo appartamento, scopriamo che ci sono tracce di un passato felice che non torna più e pur di dimenticare il suo dolore prova a procurarsene uno nuovo». Dopo PaperUgo, Marco e Giulio Rincione proseguono la loro trilogia “Paperi” con “PaperPaolo”, presentato in anteprima da Shockdom a Napoli in questi giorni. «In “PaperPaolo” trattiamo un altro problema, la violenza domestica. Entreremo nella casa di un papero per fare esperienza di una situazione torbida subita da sua moglie e dai suoi bambini». © Copyright Università Niccolò Cusano


martedì 26 APRILE 2016

unicusano focus VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

La cusano racconta la serie d

Nardò va al tappeto mastroianni il gol Ila Francavilla in Sinni è questione d’istinto E la Virtus allunga il punto del girone h

L’attaccante dell’Este si racconta: «Allenarsi con serietà è alla base del nostro mestiere» Tante le affinità con Lasagna, oggi al Carpi: «Il calcio vive di queste storie, a me interessa il presente» «Se abbiamo fatto bene finora è merito della nostra società: ci sono le condizioni per dare il meglio» Neanche Baraye, l’attaccante del Parma del quali tutti parlano, ha fatto così bene finora. Dei giocatori classe 1992 che attualmente militano in Serie D, Ferdinando Mastroianni è quello più prolifico. Alto 190 centimetri per 88 chili, è il classico centravanti. Ma in questa stagione, oltre ad aver segnato 24 gol in campionato, ha imparato anche a giocare per la squadra, facendo le fortune dell’Este Calcio. E pensare che aveva cominciato con il basket: «Sono sono passato al calcio a dieci anni – racconta – quando vivevo a Caiazzo, in provincia di Caserta. Poi sono passato nelle giovanili della Casertana. A 14 anni sono andato via di casa per entrare nel settore giovanile del Pescara». Da lì Mastroianni ha iniziato a giraGLI ESORDI IN C2.

re tutta l’Italia, dalla primavera dell’Ancona a quella del Bari, fino alla prima esperienza in Lega Pro nel 2011, a Montichiari: «Ero nell’allora serie C2, dove ho trovato un gruppo che mi ha fatto crescere molto, anche se non giocavo sempre. Sono migliorato sotto tanti aspetti, determinanti per fare questo mestiere. Ogni allenamento doveva essere affrontato col massimo della serietà. Se nel settore giovanile non fai caso a quanto sia importante allenarsi, quando sai che il calcio è il tuo lavoro le cose cambiano, ti alleni e ti impegni in maniera diversa. Quella era una squadra di giocatori esperti, ai quali sono ancora grato». Non avevi mai realizzato tutte queste reti: cosa è scattato quest’anno? «Sono venuto qui grazie a mister Pagan, che lo scorso anno era con me a Chioggia, in Serie D. Nonostante avessi fatto pochi gol, lui ha deciso di portarmi qui a Este e mettermi al centro dell’attacco, avvicinandomi alla porta. Grazie ai suoi consigli sono diventato più istintivo, cambiando il mio modo di giocare. Lui mi ha insegnato a partecipare alla manovra della squadra: gli devo tanto e ci tenevo a ripagare la sua fiducia». TORRES NEL CUORE. Kevin La-

sagna, attaccante del Car-

Mastroianni festeggia un gol con i compagni photoroom

pi, è arrivato in Serie A partendo dall’Este. Anche lui attaccante, anche lui classe 1992 e con un fisico molto simile. L’accostamento sembra obbligatorio: «In molti me lo hanno fatto notare – sorride Mastroianni - È inevitabile che il calcio viva anche di queste storie. Ma quando sei in un momento del genere, cerchi solo di concentrarti il più possibile sul finale di stagione. Fanno piacere degli accostamenti, sui quali si può costruire l’autostima. Ripeto, però, che voglio restare concentrato fino alla fine dell’anno». Hai un idolo o qualcuno al quale ti ispiri? «Per molti anni ho perso la testa per Fernando Torres, soprattutto ai tempi all’Atletico Madrid». Quale è stato il gol al quale tieni di più tra quelli messi a segno quest’anno? «Quello contro la Virtus Vecomp Verona, una rete con la quale abbiamo pareggiato al 92’. È stato un bel gol di testa e da lì abbiamo dato la svolta alla stagione. Avevamo iniziato col freno a mano tirato ma quel pareggio ci ha dato una scossa». L’AMBIENTE. È difficile ren-

dere quando non ci si trova bene con la squadra e la città: «Sono dieci anni che giro per l’Italia e devo ringraziare la società che mi ha dimostrato tanta stima ed affetto,

I tifosi della Virtus Francavilla FOTO GIANNI DI CAMPI

Il bomber dell’Este Calcio Ferdinando Mastroianni photoroom

specialmente nei primi periodi quando le cose non andavano a gonfie vele. I dirigenti ci hanno sempre sostenuti. Se abbiamo fatto bene è grazie alla serenità di questa società. Non è un caso che da qui siano usciti diversi giocatori. Quando arrivi qui, ti rendi conto che ti trattano come uno di famiglia, mettendoti nelle condizioni di dare sempre il meglio». © Copyright Università Niccolò Cusano

In Serie D, la qualificazione alla finale della Coppa Italia da parte dell’UnicusanoFondi ha rappresentato il fatto di maggior rilievo della settimana calcistica che si è da poco conclusa. I rossoblù hanno superato anche nella gara di ritorno i toscani della Sangiovannese, e approdano così all’atto conclusivo in programma a Firenze per la metà di maggio, nel quale contenderanno ai lombardi dell’Oltrepovoghera l’ambito trofeo tricolore. CAMPIONATO. Affermazione che ha preceduto gli esiti della terzultima giornata di campionato, nella quale i rossoblù sono stati costretti ancora una volta a rinviare la certezza dell’approdo ai play off. Il pareggio raccolto contro il San Severo, oltre a lasciare i pugliesi nel pieno della lotta per non

Finalista in Coppa, l’UnicusanoFondi rinvia l’appuntamento con la qualificazione ai play off retrocedere, non permette agli universitari, quindi, di staccare definitivamente il Pomigliano, sesto a tre lunghezze. Il tutto, mentre in vetta la Virtus Francavilla sembra aver allungato in maniera quasi decisiva. I biancocelesti possono vantare quattro punti in più rispetto al Francavilla in Sinni, salito al secondo posto proprio grazie alla vittoria centrata contro il Nardò con il quale condivide la seconda piazza; ha perso leggermente contatto il Taranto, fermato sul pari a Marcianise. La capolista sa che non deve abbassare la guardia, mentre gli stessi ta-

unicusanofondi

allievi provinciali

Juniores sconfitti ai play off, pari per i Giovanissimi

CLASSIFICA Pt UnicusanoFondi 55 Don Bosco Gaeta 44 Monte San Biagio 42 SS. Cosma e Damiano 40 Formia 1905 36 Vigor Gaeta 33 Mondo Calcio Formia 33 Virtus Lenola 20 Don Bosco Formia 18 Insieme Ausonia 9 Briganti Itri 4 A.V. Scauri 3

Un pareggio e una sconfitta hanno animato il fine settimana del settore giovanile in casa UnicusanoFondi. Lo stop, purtroppo doloroso, è arrivato dalla Juniores Nazionale, sconfitta per la prima volta in casa proprio nella sfida più importante, quella dei play off. Lo stop, senza appello, rimediato per mano dell’Albalonga, estromette i rossoblù dalla corsa alla fase tricolore, e lascia con un po’ di amaro in bocca l’ambiente fondano, che pure ha condotto l’intera stagione su alti livelli e da protagonista del proprio girone. Il pari, che vale la conferma di una posizione medio-alta di graduatoria, è arrivato dai Giovanissimi regionali, che ad Anzio hanno posto un altro tassello in un cammino decisamente positivo; adesso rimangono due partite (in casa con il Sezze e fuori con l’Unipomezia) per provare a superare la soglia finale dei 40 punti.

rantini proveranno adesso il tutto per tutto contro il Pomigliano, e all’ultima giornata proprio in casa dei lucani, per riagguantare la poltrona d’onore, sebbene lo stesso Nardò (di scena contro il Manfredonia e poi a Fondi) abbia ancora le carte in regola per dire la sua fino in fondo. PERICOLANTI. Fluida la situa-

zione in coda. Retrocesso il Gallipoli, difficilissima la posizione dell’Aprilia (i pontini possono arrivare solamente terzultimi, ma il problema nasce soprattutto in relazione alla normativa riguardante gli otto punti di distacco dalla sestultima), complicato il percorso del Picerno, chiamato a incontrare San Severo e Turris: due confronti diretti, tra i tanti ancora in programma, che rendono di fatto impossibile qualsiasi previsione. © Copyright Università Niccolò Cusano

giovanissimi REGIONALI CLASSIFICA Pt La Selcetta 61 Sermoneta 59 Aprilia 59 Albalonga 58 Pomezia 44 Virtus Nettuno 43 UnicusanoFondi 39 Podgora 38 Anzio 30 Calcio Sezze 28 Unipomezia 23 Agora 21 Pontinia 20 Sabotino 12 Don Bosco Gaeta 7 Priverno Calcio 0



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