Unicusano focus 23 maggio

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UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma

ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL

I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK martedì 23 maggio 2017 www.corrieredellosport.it

Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano

Editoria Psicologia Alla scoperta Il fenomeno Blue Whale: dei flussi migratori guai a chiamarlo “gioco” > A pagina II

Ricerca La Fondazione va all’avanguardia

> A PAGINA IV

> A PAGINA V

Virginia Raffaele

è sui Rai 2 con il suo one woman show “Facciamo che io ero”: «Cerco di divertire e divertirmi. Sempre con leggerezza»

la satira in rosa

> A PAGINA II

sport e inclusione

Con il rugby si può conquistare l’autonomia > A PAGINA VII

il punto

La marcia silenziosa dei laureati

L

e marce tornano di moda. La politica le usa come strumento di lancio e consenso alla diffusione delle proprie idee. Da “En Marche” del presidente Macron, che segna un cambio di passo rispetto ai partiti tradizionali della Repubblica francese, alle marce italiane che hanno caratterizzato gli ultimi giorni. Quella di Milano, dei migranti che chiedono rispetto e diritti per superare, dopo le onde del mare, gli ostacoli posti dalla conflittualità sociale. Quella di Grillo, ad Assisi, per il reddito di cittadinanza, con un rischioso paragone con la filosofia francescana, che infatti gli è costato un pesante rimprovero dalla Chiesa. Marce di uomini, marce di speranza, marce forse inutili, anche se qualcuno ricorda che il senso del cammino è il camminare, non dove si arriva. Marce silenziose, poco raccontate, quelle di chi investe nella propria formazione, nello studio, nel conseguimento della laurea. Il pezzo di carta, come lo si chiamava un tempo per indicare l’atto ufficiale che emancipava socialmente l’individuo. Il “pezzo di carta”, come indicato oggi in modo sprezzante dagli specialisti dell’ignoranza. Il “pezzo di carta” che serve ancora, importante e veloce strumento verso il lavoro. Come testimonia l’indagine Almalaurea: il 70% dei laureati dopo un anno ottiene lavoro. Marciano silenti, questi giovani e le loro famiglie, coraggiosi protagonisti di una scelta vincente. Un eppur si muove, bisbigliato in un paese affaticato dalla crisi, che continua a cercare una strada per riprendere il cammino. Gianluca Fabi Direttore Radio Cusano Campus


II UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 23 MAGGIO 2017

cultura

one woman show

LE SERATE

Non solo le celebri imitazioni

Ancora tre appuntamenti il mercoledì

“Facciamo che io ero” è un programma ideato da Virginia Raffaele e Giovanni Todescan, e diretto da Piergiorgio Camilli. Non solo le imitazioni che hanno reso celebre la Raffaele: anche sketch comici e duetti canori.

A partire dalla puntata di domani, e fino alla puntata finale del 7 giugno, lo show “Facciamo che io ero” andrà in onda ogni mercoledì in prima serata su Rai 2. Il debutto, invece, è stato giovedì 18 maggio.

con virginia vince l’eleganza dell’ironia La Raffaele ha debuttato con “Facciamo che io ero” su Rai 2: «è un traguardo professionale e umano» «Debuttare in Rai per me è un lusso: quando si parte da lontano e si arriva in un posto che si è sempre visto come una meta, ti regala tante soddisfazioni, professionali e umane». Virginia Raffaele è approdata giovedì 18 maggio su Rai 2 con “Facciamo che io ero”, il suo primo one woman show. Performer, comica, attrice, caratterista, cantante, ballerina: quello che si annunciava come un successo, un successo è stato. E lo dicono i numeri: la prima puntata ha registrato 3 milioni 296 mila spettatori e uno share del 14,6 per cento. Lo show ha avuto anche un numero record di contatti con oltre dieci milioni e mezzo e ha fatto registrare il secondo miglior risultato d’ascolto per Rai2 nel 2017. Ad attenderci altre tre puntate tra maschere, risate e ricordi: «Parlerò di me, delle mie origini. Parlerò del circo e dei miei nonni». E poi tante imitazioni. Anzi no: «Non ho mai pensato di fare imitazioni, sono interpretazioni attoriali – precisa Virginia - ho come punti di rifermento attrici brillanti come Franca Valeri, Monica Vitti, Anna Marchesini, Bice Valori, Alida Valli. Le ho studiate, mi sono ispirata a loro. Amo la scorrettezza garbata. Non bisogna mai perdere l’eleganza».

Virginia Raffaele al Festival di Sanremo con Carlo Conti

«I miei riferimenti sono le attrici brillanti come Marchesini, Valeri, Vitti, Valori e Valli» «A chi mi chiede cosa avrei voluto fare da grande rispondo senza dubbi: “Questo!”»

Dopo le dirompenti partecipazioni al Festival di Sanremo e aver registrato sold out nei teatri di tutta Italia con il tuo spettacolo, torni in televisione da protagonista assoluta, in grado di ricoprire ruoli e volti diversi. «Quando mi chiedono cosa volessi fare da grande, rispondo che avrei voluto fare questo. Per me arrivare in prima serata su Rai2 è un lusso. Sono felice ed emozionata: oggi devo ringrazia-

re chi ha creduto in me e ha deciso di accompagnarmi in questa esperienza. Questo è un varietà contemporaneo sull’identità, sulla possibilità di giocare a essere chiunque. È come il gioco dei bambini: facciamo che io ero… Quello che chiedo al pubblico è di giocare con le mie maschere. Chiederò agli ospiti, che saranno tanti, di diventare qualcun altro, di provare a essere qualcosa che volevano essere. Ci saranno tanti sketch. Ma tra le varie maschere ci sarò anche io. E poi non mancheranno dei veri e propri corto circuiti perché arriveranno delle maschere vere. Con i miei personaggi non sono mai caduta nella cattiveria gratuita. Poi c’è chi è meno ironico, chi è più ironico, chi è più fragile e chi è meno fragile».

lui non poteva non esserci. Cercherò di divertirmi e di tenere accesa dentro di me curiosità e leggerezza. Farò degli errori? Siamo tutti un po’ strani, abbiamo tutti qualcosa di storto. È bello anche quello».

Il Teatro 15 di Cinecittà si è trasformato in un luogo magico, in cui gioco, ironia, sogni e poesia fanno da fil rouge che tiene insieme le diverse anime del programma. «Con un po’ di fantasia e di sogno cercherò di farvi entrare nel mio mondo. La scenografia assomiglia a un circo a ricordare le mie origini, i miei nonni, l’avanspettacolo. Siamo nello Studio di 5 Fellini, qualcosa di legato a

Hai un fisico invidiabile, cosa fai per mantenerti in forma? «Faccio tanto sport ma… “magno”. Quando ci vuole ci vuole: non dico no, magari all’aperitivo, a un bel bicchiere di vino. Ovvio cerco di seguire una corretta alimentazione. La mia giornata inizia con una bella colazione con uova, pane, ricotta, marmellata di mirtilli».

Come scegli i tuoi personaggi? «Scelgo chi cattura la mia attenzione, in base a quello che arriva a me. Mi affascina l’interpretazione. Non mi colpisce l’attualità ma il mondo che si porta dietro una persona. A chi mi chiede se vestirò o meno i panni di un politico rispondo: non faccio satira politica ma satira di costume. Guarda caso, a volte, coincidono».

© Copyright Università Niccolò Cusano

«Faccio satira di costume e non politica ma il caso vuole che a volte coincidano»

il libro edicusano

Capire i flussi migratori attraverso un’indagine multidisciplinare Antonietta Pagano è docente di Geografia applicata e storia e istituzioni dell’Asia all’Università Niccolò Cusano. Studiosa di migrazioni internazionali, si interessa anche di capitale umano e di diffusione della conoscenza ed è membro del comitato di redazione della rivista francese OutreTerre. Recentemente ha pubblicato il libro “Migrazioni e identità: analisi multidisciplinari”, edito da Edicusano, casa editrice dell’Università Niccolò Cusano. Professoressa, qual è l’obiettivo del libro? «Mostrare al lettore quali sono le sfaccettature del fenomeno delle migrazioni e il loro contributo alle comunità di accoglienza e quelle

di partenza. Nel libro tento di analizzare, anche grazie all’aiuto di diversi esperti, i vari – e non tutti, comunque - ambiti in cui le migrazioni interagiscono. Quindi ci sono le letture del giurista, del politologo, del filosofo, del geografo per mostrare come la migrazione vada a intaccare la società in diversi ambiti, e quindi anche l’identità sia di chi migra sia di chi accoglie». La coralità è la forza del libro, offrendo punti di vista analitici che spesso non prendiamo in considerazione. «Esatto, vuole offrire una diversità di spunti per creare nel lettore uno spirito critico con il quale analizzare

successivamente altri aspetti del tema. È necessario capire il fenomeno sotto vari aspetti, come ad esempio

la complessità della nostro macchina statale o quella legale della comunità europea».

Lei ha raccolto le opinioni di molti studiosi ma naturalmente ha espresso anche la sua, in

merito alle nuove dinamiche migratorie asiatiche in Italia. Cosa sta accadendo su questo fronte? « Molti sono più concentrati sull’immigrazione africana, perché da lì provengono i grandi flussi migratori emergenziali che si stanno verificando lungo le coste italiane, e quindi è sotto gli occhi di tutti. Nel mio articolo cerco di analizzare come sia cresciuta la migrazione asiatica verso l’Italia. Una migrazione atipica, che a differenza di altri contesti territoriali, ad esempio europei, dove l’emigrazione asiatica è qualificata, noi purtroppo non riusciamo a fare an-

cora questo salto di qualità fondamentale nell’economia di un sistema territoriale. Filippine, Cina, India, Sri Lanka sono i paesi principali di questo flusso e molti sfruttano gli stessi stratagemmi che in passato avevano caratterizzato i flussi migratori italiani verso l’estero. Nel libro, infatti, c’è anche il contributo dell’esperienza migratoria italiana verso un altro stato, in cui non sempre eravamo accettati». A conclusione, nel libro si cerca di sviluppare un’immagine obiettiva dell’emigrazione. «Obiettiva e più variegata possibile. È fondamentale per far capire che ci sono luci e ombre nell’emigrazione, come in qualsiasi fenomeno». © Copyright Università Niccolò Cusano

Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: gianluca.fabi@ unicusano.it


Martedì 23 MAGGIO 2017

industria e università

Unicusano FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

il dinamismo offre nuove opportunità Studio Industria è tra i partner del progetto “Amici Unicusano”: «Ottimizziamo tutti gli aspetti legali ed economici delle imprese» Prosegue il progetto integrato dell’Università Niccolò Cusano in cui le assolute protagoniste sono le imprese che ruotano intorno a un polo accademico e culturale come quello dell’Ateneo romano. L’avvocato Andrea Tatafiore è uno dei partner di Studio Industria, che si occupa di consulenze aziendali in ambito economico-legale. E Studio Industria ha aderito al progetto “rete” della Cusano. Cosa vi ha portato a partecipare attivamente ad “Amici Unicusano”? «Il ragionamento non è sta-

to oggetto di grandi sforzi. Sport Industria nasce in un ambito di pura ricerca. Il dinamismo dell’Università Niccolò Cusano è cosa ben conosciuta e parte proprio dalla ricerca, toccando poi i settori in cui questa viene applicata entrando nelle maglie della vita industriale del Paese. Quindi da ciò non può non nascere qualcosa di buono, e anche noi vogliamo essere lì. È una rete sinergica e relazionale che permette di capitalizzare gli effetti positivi di questa relazione in progettualità comuni».

Vi occupate di consulenza economico-aziendale, quindi siete a stretto contatto con tante società. Quanto è importante fare squadra nel mondo imprenditoriale? «Siamo nati con l’obiettivo di far diventare la prestazione professionali come un partenariato professionale. La nostra è una missione culturale, perché diventiamo un riferimento per un’azienda e puntiamo al massimo risultato possibile per l’ottimizzazione dei suoi aspetti legali ed economici per prepararsi per un mercato che possa diventare sempre più ampio».

Si rivolgono a voi anche i giovani? «Certamente, soprattutto startup che derivano da esperienze industriali. Spesso sono figli di imprenditori o figure apicali di un’azienda che sentono l’esigenza di staccarsi o modificare le tecniche di investimento che hanno appreso dai genitori. Questo è un momento in cui le startup, specialmente quelle innovative, godono di molti vantaggi da parte del nostro ordinamento. Ne abbiamo costituite molte per i più importanti poli industriali italiani. Credo

la didattica dell’università niccolò cusano: il master

che questo sia un percorso molto importante e che può portare alla riqualificazione dell’offerta». Quali segnali positivi cogliete in ambito imprenditoriale? «Il maggior impatto rispetti agli scarsi indici di Pil resi noti ultimamente. Il sistema industriale è molto diverso da quello della piccola e media impresa, perché il primo è fiaccato da un sistema-paese che non riesce a facilitare i processi. La reazione non determina scoraggiamento ma il contra-

rio: le aziende hanno grande voglia di fare. Abbiamo appreso l’importanza della rete non solo per fare profitto ma come strumento grazie al quale alzare l’asticella della cultura industriale. Noi ci collochiamo lì nel mezzo. E il nostro lavoro sta diventando sempre più bello e stimolante perché anche nelle aziende che non hanno un’età giovanissima c’è la volontà di affidarsi ai giovani e credere in loro, di assumerli e coinvolgerli, perché sono in grado di captare i nuovi segnali». © Copyright Università Niccolò Cusano

Gestire i rapporti lavorativi e industriali In Italia, come nel resto d’Europa e del mondo, il tema della disoccupazione e del diritto al lavoro è uno dei più attuali e importanti, e riguarda ogni tipo di settore. Trovare soluzioni al precariato e ai problemi lavorativi generati dalla crisi, e saper gestire tutti quelli che sono i diritti e i doveri di un lavoratore sono diventate capacità necessarie all’interno di ogni tipo di società e azienda e, proprio per questo, ascoltando quelle che sono le necessità umane e del mondo del lavoro di oggi, l’Università Niccolò Cusano propone un nuovo, innovativo Master. Nell’intento di offrire un master online che sia al con-

tempo utile e specializzante, e che abbia anche forti sbocchi a livello lavorativo, la Cusano offre all’interno del suo piano formativo il Master di I livello in “Diritto del Lavoro”, che si propone di fornire tutti gli strumenti pratici e teorici necessari per gestire i rapporti lavorativi e le relazioni industriali, sia a livello nazionale, che transnazionale. IL PERCORSO. Si tratta di un

master altamente specializzante, che mira a formare figure professionali innovative, che sappiano dare risposte concrete alle problematiche del loro settore, ma anche proporre soluzioni e innovazioni a quelli che

sono i sistemi attuali. Si rivolge sia a tutti quei laureati che vogliono specializzarsi nelle materie lavoristiche, sia a tutti quei professionisti del settore, come avvocati, consulenti, commercialisti, sindacalisti, direttori del personale, risorse umane o funzionari pubblici. Gli sbocchi sono quindi molteplici e di respiro internazionale, trattandosi di un master particolarmente innovativo e che si predispone, per la stessa natura di Unicusano, alla transnazionalità. INFO. Per maggiori informa-

zioni: infomaster@unicusano.it © Copyright Università Niccolò Cusano


IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 23 maggio 2017

CULTURA

definirlo un gioco sarebbe un errore Il Blue Whale Game è ora anche all’attenzione dei media italiani Tragica realtà o assurda bufala? Proviamo a capirne la genesi Questi giorni sui media impazza la notizia del Blue Whale Game e da qui, come sempre accade, la domanda successiva: «Sarà vero?». Ci sono numerosi filmati che mostrano le modalità dei suicidi e di come ci si proponga nel “conquistare” ciò che, nel gioco, è la cinquantesima e ultima prova: il suicidio. Naturalmente non spetta a noi indagare sull’autenticità di quei filmati o quanto questo “gioco” possa impattare sulle statistiche dei suicidi. Perciò, assumendoli come veritieri, possiamo provare a cercare di capire di cosa si tratti e, magari, poter diventare noi stessi istanza di cambiamento personale e sociale. La notizia, con la sua tragicità, è arrivata a seguito del servizio proposto dal programma televisivo “Le Iene”, nel quale è stato spiegato come la partecipazione a questo “gioco”, in Russia, sia diventata una vera e propria emergenza sociale. Oltre centocinquanta

ragazzi, infatti, si sarebbero suicidati a seguito del salto nel vuoto previsto dal Blue Whale Game, con cui si può entrare in contatto attraverso un social network russo simile a Facebook. A tal riguardo, credo occorra precisare che nessun tipo di esperienza definibile come gioco, all’interno di una relazione in cui un adulto possa determinare, ai danni di un minore, sofferenza psichica e/o morale, possa essere contemplata seppure apparentemente condivisa. La questione è differente, invece, con il mutare degli ambiti e degli interlocutori, laddove si parli di soli adulti, anche nell’ambito della sessualità (sadomasochismo). ASSENZA DI EMPATIA. Ciò che

colpisce, nel Blue Whale Game, è la modalità attraverso cui, anche in ragione della totale assenza di empatia, con la manipolazione delle aspiranti vittime, si cerchi di

rivisitare ciò che di malefico viene proposto con le costanti riformulazioni in positivo del dolore inflitto declinandolo nelle sue molteplici forme. Accade, così, che l’aguzzino che impone i comandi ai “giocatori” venga definito “il curatore”, il crescendo di umiliazioni, ricerca di dolo-

re fisico e morale, deprivazioni e la richiesta ultima di suicidio, vengano definiti “livelli di gioco”, la morte, sopraggiunta a seguito del superamento del cinquantesimo livello, “raggiungimento della libertà”. Come nel gioco d’azzardo, ciò che scatta ai partecipanti del Blue Whale Game, i quali sentono di appartenere a una piccola élite distinta e distante dai loro pari, è l’elemento competitivo e del-

la ricerca del piacere, nell’escaletion del dolore. Il paradosso, infatti, vuole che mentre questi si adoperano per superare un livello di gioco dietro l’altro, e rafforzano la loro autostima, a seguito dei “successi” crescenti, si adoperano per l’ostinata costruzione del loro baratro. NEL CERVELLO. Cosa accade nel cervello di queste persone, dal punto di vista biochimico, durante questo folle “gioco”? Entrano in ballo la dopamina, che determina la condizione di piacere, e la serotonina, che regola l’umore. A queste si somma l’azione dell’adrenalina, che subentra come conseguen-

za degli elementi stressogeni. Ciò, in maniera estremamente intensa, accade anche ai giocatori d’azzardo, come alle persone con altre dipendenze comportamentali (social, tecnologie, shopping, sessualità, etc.) e ai tossicodipendenti, laddove abbiano l’effetto chimico delle sostanze, legali o illegali che siano. In realtà, questi tipi di piacere, li proviamo anche noi tutti, più sfumati, mentre mangiamo alcuni cibi, viviamo alcune esperienze o svolgiamo un’attività intensa o sportiva, così come quando, purtroppo, attuiamo un comportamento a rischio. PREVENZIONE. Detto ciò, oc-

corre precisare che non tutti gli adolescenti possono diventare vittime del Blue Whale Game, così come non tutti possono diventare dipendenti patologici. Gran parte delle premesse, infatti, risiedono nella qualità di rapporto che i genitori offro-

no ai loro figli. Non occorre stare sempre con loro per evitare chissà quali traumi ma, certamente, occorre investire sulla qualità del rapporto; non occorre accontentarli su qualunque cosa, da un punto di vista materiale, bensì osservarli, ascoltarli, parlarci, guardarli negli occhi. Tutto ciò è difficile in un mondo in cui i genitori corrono sempre più per avere danari a sufficienza per riuscire a garantire i costi della loro famiglia, fondata anche su falsi bisogni materiali o tecnologici. Dobbiamo ricordare che la prevenzione è una forma di amore; amore e attenzione solo in pic-

psicologia: “tredici” la serie tv

cola parte delegabile a surrogati genitoriali, umani o tecnologici che siano. L’unica cosa di buono che si può assumere dal folle fenomeno Blue Whale, o da giochi similari, fondati o bufale che siano, credo sia la possibilità di riflettere al meglio affinché non accada altrettanto in Italia, nelle nostre famiglie. In tal senso, il destino è nelle nostre mani, nessuno escluso. Massimo Canu Presidente del Centro Italiano per la Psiche Docente Psicologia delle Dipendenze Università Niccolò Cusano

Vivere l’adolescenza ai tempi dei social network Nel 2001 lo scrittore statunitense Marc Prensky introdusse il concetto di nativi digitali per indicare tutti coloro che, nati dopo il 1985, hanno avuto accesso da subito alle tecnologie digitali e in-

evoluta o forse più specializzata, quella che utilizza prevalentemente solo una parte del mondo digitale, cioè Internet in tutte le sue funzioni e declinazioni. In particolare, usa i social quotidianamente con estrema naturalezza, e non potrebbe farne a meno perché vorrebbe dire Ecco il secondo appuntamento con non poter partecipare a una importante e central’approfondimento parte le di quel complesso mecdei temi affrontati canismo che porta all’essere parte del gruppo, al conel telefilm struire rapporti o all’essere sempre informati, o forse La serie “Tredici” è trasmessa da Netflix formatiche e, per tale moti- sarebbe più corretto dire esvo, le utilizzano con facilità sere sempre connessi, con radicata negli adolescenti. che si presta a facile frainNella serie tv tutto parte da tendimenti, ma poiché conogni giorno. Sicuramente gli quanto accade. una foto scattata con un cel- divisa non più contestabile. adolescenti di “13 Reasons Why” sono dei nativi digitali. LUOGHI VIRTUALI. La potenza lulare e condivisa con l’inte- I n t e r n e t , i s o c i a l , g l i Anzi, sono probabilmente la di questi strumenti è enorme ra scuola, una foto che rac- smartphone sono parte ingenerazione successiva, più ed è ormai profondamente conta una verità parziale, tegrante della vita dei pro-

i nostri I e II livello - 1500 ore - 60 CFU

tagonisti e lo sono a tal punto che non se ne parla mai in modo esplicito, perché è scontato che sia così: ci sono sempre, costantemente. Un adulto, proprio perché non è un nativo digitale, ha difficoltà a comprendere l’effettivo significato di questi mezzi o di come i rapporti sociali si siano modificati grazie a loro. In realtà, non sono cambiate le esigenze di base: per gli adolescenti è importante sentirsi accettati dai coetanei, avere amici, essere parte del gruppo e, soprattutto, non sentirsi troppo diversi. Quello che è cambiato, o forse che ha complicato le cose, è che ormai esistono due luoghi dove questo avviene, un luogo reale e un luogo virtuale, con rego-

le simili ma diverse. In “13 Reasons Why” tutto questo è molto ben descritto così come lo sono le ricadute nella vita reale di quanto accade in quella virtuale. La famosa foto influenzerà in modo significativo la vita reale di Hannah Baker e, allo stesso tempo, la cosa che colpisce è la facilità di diffusione, basta un «condividi con tutta la rubrica» e in pochi millesimi di secondi arriva a tutti, tutti la vedono e ne parlano, a voce o via social, con un meccanismo talmente ingarbugliato che diventa difficile per tutti capire cosa è reale e cosa è virtuale. IMPATTO.

COMPRENSIONE.

Un altro

aspetto interessante che emerge è la difficoltà per gli adulti di comprendere l’effettivo impatto che tutto ciò può avere nella vita emotiva dei figli. In effetti, a pensarci da adulti, è strano pensare che una cattiva recensione possa influenzare il futuro sociale di una persona o che avere pochi “amici” sui social o pochi follower sia indicativo dell’essere poco popolari nella vita di tutti i giorni. Ma pensare che sia strano, esagerato e forse anche un po’ assurdo, non vuol dire che sia poco importante per gli adolescenti o che possa essere sottovalutato dagli adulti. David Foster Wallace, nel discorso per i laureandi del 2005 che tenne al Kenyon College, raccontò una

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storia: «Ci sono due giovani pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice: “Salve ragazzi. Com’è l’acqua?”. I due pesci giovani nuotano un altro po’, poi uno guarda l’altro e fa: “Che cavolo è l’acqua?”». Prof.ssa Caterina D’Ardia Neuropsichiatra infantile Docente di Psicologia dello Sviluppo Facoltà di Psicologia Università Niccolò Cusano Dott.ssa Nicoletta Vegni Psicologa Psicoterapeuta Docente di Psicologia Clinica Facoltà di Psicologia Università Niccolò Cusano

o c i m o n o c E a Are Giuridica

STRATEGIE DI INNOVAZIONE NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE LA NUOVA LEGGE ANTICORRUZIONE NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ECONOMIA E DIRITTO DEI MERCATI FINANZIARI LA REDAZIONE DEL BILANCIO D'ESERCIZIO Regole civilistiche, principi contabili e disciplina fiscale

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martedì 23 MAGGIO 2017

Unicusano FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

ricerca, sport e disabilità

all’avanguardia della medicina

Il logo della Fondazione Università Niccolò Cusano per la ricerca impegnata nell’avanzamento delle conoscenze in campo scientifico

Il dottor Sciacchitano presenta alcune attività della Fondazione Università Niccolò Cusano È possibile nel nostro Paese fare ricerca biomedica competitiva, indipendente e di qualità? Una domanda alla quale si può rispondere attraverso una realtà particolarmente efficace e virtuosa come la Fondazione Università Niccolò Cusano per la ricerca medico-scientifica. Un luogo di vita e di scoperta dove ogni giorno ricercatori e professionisti del settore si confrontano con le sfide più grandi che il mondo

«Il punto di forza del nostro centro è l’indipendenza totale da interessi economici esterni» della medicina pone loro davanti. Perché se oggi è possibile curare malattie di varia natura lo si deve proprio a chi ha reso possibile realizzare il progredire di conoscenze e innovazioni, applicando la rigorosa metodologia della ricerca scientifica. Ne ha parlato il dottor Salvatore Sciacchitano, ricercatore presso la Fondazione Università Niccolò Cusano, intervenuto nel corso del programma “Genetica Oggi” condotto da Andrea Lupoli, riguardo uno studio su una delle ghiandole più impor-

tanti del nostro organismo, capace di regolare numerose funzioni vitali: la ghiandola tiroidea. Dottor Sciacchitano, raccontiamo una delle ultime ricerche, a livello temporale, della Fondazione Niccolò Cusano: la valutazione di un test capace di determinare la pericolosità dei noduli tiroidei «L’ambito dello studio si riferisce alle metodiche da applicare per ottenere una corretta diagnosi di una forma di tumore che colpisce le ghiandole endocrine e in particolare la tiroide, uno dei tumori endocrini più frequenti soprattutto nel sesso femminile, anche se gli uomini non sono esclusi. Parliamo dunque di una capacità di individuare quali siano, nell’ambito di tanti noduli che colpiscono la tiroide nell’arco della vita e che nella maggior parte dei casi sono di natura benigna, i casi in cui i nodu-

to diagnostico delle lesioni. Per far questo abbiamo delle classi diagnostiche citologiche (da I a V) che sintetizzano l’esito della diagnosi citologica stessa».

Il Med64 System è un registratore di potenziali d’azione eseguiti direttamente sulle cellule del cuore in coltura. Permette in pratica di fare un “elettrocardiogramma” direttamente alle singole cellule del cuore (cardiomiociti) in coltura. Nella parte destra della foto si vede il tracciato elettrocardiografico delle cellule che battono spontaneamente e che stanno in coltura nell’incubatore (parte sinistra della foto). Il macchinario proviene dal Giappone ed è uno degli strumenti più importanti e caratteristici del laboratorio della Fondazione Niccolò Cusano, indispensabile per lo studio della patologia del QT-Lungo.

genetica oggi, in onda su radio cusano campus La trasmissione “Genetica Oggi”, condotta da Andrea Lupoli, va in onda dal lunedì al venerdì su Radio Cusano Campus (89.1 in Fm a Roma e nel Lazio, in streaming su www.radiocusanocampus.it) dalle ore 12 alle 13.

li sono di origine tumorale maligna e devono essere asportati chirurgicamente. Parliamo dunque di metodiche di diagnostica e più precisamente di diagnostica pre-operatoria e di scelta di eventuali test da affiancare alla tradizionale citologia agoaspirativa».

Questi test sono di tipo diagnostico? «Dobbiamo dire che la diagnostica delle patologie nodulari della tiroide, come per molti altri organi, si avvale di diversi strumenti, primo fra tutti è l’esame ecografico. Una corretta valutazione della tiroide con ecografia è fondamentale per verificare la presenza dei noduli e il grado di rischio in base alla forma, ai margini e alla presenza di microcalcificazioni e di parametri vascolari. Sulla base di questa accurata valutazione ecografica selettiva, ci si avvale, quindi, dell’esame citologico con ago aspirato dei noduli selezionati per completare la diagnosi. In questa fase le valutazioni del citologo si fondano sulle attuali linee guida, formulate dalle associazioni mediche competenti per un corretto inquadramen-

Cosa indicano in particolare queste classi citologiche? «La classe I indica un campione cellulare non adeguato per formulare la diagnosi, quindi va ripetuto il prelievo. La classe II indica una lesione benigna. Le classi IV e V danno indicazioni di lesioni altamente sospette di tumore maligno o quasi sicuramente maligne. La classe III rimane una classe di lesioni indeterminate, in cui il rischio di malignità è pari al 25-30 per cento. Qui entra in gioco il nostro lavoro perché davanti a una classe III il citologo si trova in difficoltà nel formulare una diagnosi definita, possibile solo dopo una valutazione istologica più completa, ma che richiederebbe l’esecuzione di un intervento di tiroidectomia. Il test che abbiamo studiato aiuta il citologo nel formulare un corretto responso per evitare interventi chirurgici non indispensabili». Tornando al vostro studio, come avete proceduto? «In primo luogo, nel 2008 abbiamo completato uno studio relativo all’applicazione di un metodo di valutazione immuno-istochimica per l’espressione di un marcatore tumorale, la Galectina-3. Questo metodo è stato clinicamente validato grazie a uno studio multicentrico, prospettico, nazionale, italiano, promosso e coordinato dall’Ospedale S.Andrea e dall’Università Sapienza. Più di recente, abbiamo eseguito

un’estensiva ricerca dei dati pubblicati nella letteratura, concernenti i vari test disponibili, proposti per lo stesso fine, ossia la più accurata caratterizzazione dei noduli indeterminati, classificati come classe III. Questi test, alcuni ematici, altri scintigrafici, e altri ancora genetico-molecolari, sono stati sottoposti a una rigorosa meta-analisi, per verificarne la loro efficienza nell’individuare un tumore o nell’escluderlo e anche per compararne il costo. La nostra è stata un’analisi molto accurata che ha “eletto” il ThyroTest alla Galectina-3 come il migliore test di screening, capace di combinare un basso costo a una buona accuratezza diagnostica. Sulla base di tale analisi, il test alla Galectina-3 può essere considerato utile nella caratterizzazione preoperatoria dei noduli tiroidei citologicamente indeterminati e lo proponiamo come test da inserire nell’algoritmo diagnostico di questi noduli».

In cosa la Fondazione Niccolò Cusano si distingue rispetto ad altre realtà di ricerca? «Qui all’Unicusano abbiamo la disponibilità di apparecchi estremamente sofisticati (vedi box di approfondimento, ndr) che ci permettono di fare tutta una serie di analisi molto dettagliate e che ci consentiranno di portare avanti altri tipi di ricerche soprattutto in ambito cardiologico ma anche in ambito oncologico, che è il nostro filone originale di ricerca, in particolare per i tumori alla tiroide e alla mammella. Il punto di forza è rappresentato dalla reale indipendenza della ricerca, non soggetta a pressioni e condizionamenti da parte di ditte farmaceutiche o di compagnie, nonché dall’impegno della Fondazione nel rendere disponibili attrezzature che i nostri ricercatori, grazie alla loro competenza e alle loro conoscenze, sono in grado di impiegare nel miglior modo possibile». © Copyright Università Niccolò Cusano

Il corso

L’Università Niccolò Cusano lancia il corso di preparazione al concorso per allievi agenti della Polizia di Stato. La didattica include video-lezioni e approfondimenti, nonché la simulazione di prove concorsuali. Per ulteriori informazioni 06.45678363, infomaster@unicusano.it e www.unicusano.it

special olympics

Ecco la European Football Week nel segno dello sport unificato «Ho una disabilità intellettiva ma non per questo non posso vivere una vita piena». Si è aperta con questa dichiarazione di Marco Antonazzi, atleta Special Olympics di 21 anni, la conferenza stampa di presentazione della XVII Special Olympics European Football Week che si è svolta mercoledì 17 maggio a Roma, presso la Sala del Consiglio Federale della Figc in via Allegri, alla presenza del Presidente Carlo Tavecchio. «Grazie allo sport che amo, il calcio, ho lottato contro i miei limiti - ha continuato Marco – Oggi posso affermare con certezza che lo sport mi ha fatto crescere, mi ha permesso di dimostrare le mie capacità. Ma soprattutto mi ha insegnato che le difficoltà possono essere affrontate». Marco è uno dei 45 mila atleti Special Olympics protagonisti della settimana europea interamente dedicata al calcio unificato che, con il supporto della Uefa, si terrà in contemporanea in 50 paesi europei coinvolgendo calciatori con e senza disabilità intellettiva, per un totale di 450

La presentazione dell’evento alla Figc Credit Gianfranco Sforzin

eventi in programma dal 27 maggio al 4 giugno. Lo sport unificato. Il pro-

gramma di sport unificato proposto da Special Olympics unisce, aiuta la comprensione e la conoscenza, favorendo una cultura del rispetto alla quale educare i giovani. Un mezzo che può contribuire a operare una trasformazione culturale creando inclusione. In tal senso emblematiche sono state, in conferenza stampa, le dichiarazioni di Mat-

teo Palmieri, atleta partner, senza disabilità intellettiva: «Lo sport unificato è un mezzo che unisce tante persone creando inclusione. La diversità non deve rappresentare una paura ma un’opportunità di crescita e di arricchimento per ognuno di noi. Con mio fratello gemello Marco, così come con tanti altri atleti, condividiamo la passione per il calcio e la gioia di far parte di un gruppo, di un’unica squadra». In Italia. In Italia, con il pa-

trocinio della Figc, della Lega Serie A, della Lega Serie B e dell’AIC, saranno oltre 4 mila gli atleti che parteciperanno a percorsi e tornei di calcio unificato con il coinvolgimento delle scuole e dei team Special Olympics presenti sul territorio per un totale di 30 eventi su 12 regioni; un progetto che va al di là di ogni confine geografico e sociale. «Lo sport unificato – ha dichirato Maurizio Romiti, presidente di Special Olympics Italia - rappresenta la base della nostra attività: uno strumento straordinario che permette di stare insieme e di rispettarsi; presupposti fondamentali che favoriscono la crescita della società. Ognuno di noi ha delle capacità che bisogna imparare a conoscere. L’impegno preso del presidente della Figc Carlo Tavecchio ci permetterà di avere una marcia nel perseguire i nostri obiettivi. In Italia ci sono oltre 1 milione 300 mila persone con disabilità intellettiva, i nostri Atleti sono circa 16 mila: si può e si deve lavorare ancora tanto». © Copyright Università Niccolò Cusano


VI Unicusano FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

FUMETTI

La storia

Ecco cosa è successo nelle puntate precedenti La super-forza di Teresina, la super-velocità di Pietro, la super-empatia di Marietta e il super-udito di Milko: questi sono gli incredibili poteri dei Four Energy Heroes, supereroi legati da un’amicizia grande quanto il loro destino: cambiare il mondo e salvarlo, prima che sia troppo tardi. L’apparente redenzione di Amilcare, vecchia nemesi criminale del gruppo, ora imprenditore e politico, aveva messo in crisi i quattro ragazzi: dovevano fidarsi di lui? Ci ha pensato Gaia, mistica incarnazione della Terra, a rispondere. Trasportandoli in un futuro nel quale nessuno ha fermato Amilcare in tempo, ha mostrato loro come si sarebbe ridotto il pianeta: grigio, coperto interamente di cemento, metallo e smog, e segnato da un’opprimente dittatura. I Four Energy Heroes, quindi, tornati alla Terra del presente, hanno ordito un piano contro il loro nemico: travestiti da persone comuni, gli hanno teso un tranello per mostrare al mondo il suo vero volto. La strategia ha funzionato a dovere ma è giunto il momento, per gli eroi e Amilcare, di affrontarsi a carte scoperte. Chi avrà la meglio? (Prodotto da L’Arte nel Cuore da un’idea di Daniela Alleruzzo; testi di Andrea Giovalè; disegni e colori di Vincenzo Lomanto). © Copyright Università Niccolò Cusano

il progetto

L’inclusione come primo obiettivo Milko, Pietro, Teresina e Marietta sono i Four Energy Heroes, protagonisti del primo fumetto italiano interpretato da ragazzi disabili. L’iniziativa editoriale, prodotta dalla Onlus “L’Arte nel Cuore”, ha come obiettivo rappresentare la disabilità come valore aggiunto e sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’integrazione. Il fumetto viene da un’idea della presidente della Onlus, Daniela Alleruzzo, e una sua striscia è pubblicata ogni settimana sulla prima pagina di “Unicusano Focus – Sport & Ricerca”, settmanale dell’Università Niccolò Cusano, prova della volontà dell’ateneo romano di dare voce a tutte le iniziative che sensibilizzino sul tema della disabilità. Ma da qualche mese la sinergia tra l’Ateneo e i Four Energy Heroes si è rafforzata ancora di più, con una tavola intera che viene ospitata ogni due settimane sulle pagine “Unicusano Focus - Sport & Ricerca”, in allegato il martedì con il Corriere dello Sport-Stadio. Prodotto da L’Arte nel Cuore – Da un’idea di Daniela AlleruzzoTesti di Andrea Giovalè – Disegni e Colori di Vincenzo Lomanto [Le precedenti avventure dei Four Energy Heroes sono disponibili gratuitamente all’indirizzo www.fourenergyheroes.it ]

martedì 23 maggio 2017


martedì 23 maggio 2017

unicusano focus VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

la cusano e lo sport

integrazione Ora la meta è raggiunta

Il vivaio dell’UnicusanoFondi

Play off Under 17 gli universitari e l’obbligo di vincere

A Roma si è chiusa la XXI edizione del Torneo Gabrielli: il rugby diventa strumento per conquistare l’autonomia Una splendida giornata di sole ha fatto da cornice alla XXI edizione del Torneo “Piero Gabrielli”, dedicato alla categoria minirugby Under 6 e Under 8, che si è tenuto lo scorso 21 maggio. Il torneo, con il patrocinio della Fir e del Comitato Nazionale Italiano fair Play, si è svolto nel Campo della URC Unione Rugby Capitolina, con il titolo “Rugby: uno sport per l’integrazione”. Hanno partecipato circa 300 ragazzi di sette club, che provengono da località diver-

La manifestazione ha visto in campo anche Under 6 e Under 8 con sindrome di Down se - ASR Milano, Gipsi Prato, Ianus Ostia, Frascati, Arvalia, Primavera, URC - con venti squadre, otto dell’Under 6 e dodici dell’Under 8. Presenti circa 600 persone. Il torneo, come di consueto, si è svolto, con un format consolidato, senza vinti né vincitori e all’insegna del Fair Play, ma con fasi di grande competizione e sportività. Soprattutto è stato bello vedere già i ragazzi più piccoli dell’Under 6 che si sono battuti con grande caparbietà e si sono fatti onore, divertendosi e praticando anche un buon gioco, mentre tra gli Under 8 si è visto alcuni già con una forte predisposizione a questo gioco.

Pareggio per 2-2 per l’Under 17 dell’UnicusanoFondi contro il Padova nel quarti di finale

brielli. Promotori del torneo la Unione Rugby Capitolina Onlus, l’Associazione “Mille bambini a via Margutta Onlus”,il Comitato Nazionale Italiano Fair Play e la sezione di Roma dell’Associazione Italina Persone Down, con il Progetto “Una meta per Crescere”. Naturalmente l’Università Niccolò Cusano ha offerto il proprio supporto all’evento, dandone ampia diffusione sui propri media. Anche quest’anno in campo, insieme agli altri, ci sono stati una decina di bambini con sindrome di Down. IL PROGETTO. Piero Gabrielli -

grande campione della Rugby Roma e Nazionale - fu tra i principali sostenitori della importanza del rugby come gioco educativo, terapeutico e mezzo di integrazione, socializzazione e inclusione per tutti i bambini di diverse fisicità e in particolare per quelli con disagio sociale, fisico o psichico. Il progetto educativo e terapeutico “Una meta per Cresce-

re” attraverso il rugby proposto dalla URC, dal 2005 - grazie alla attenta regia di Francesca Rebecchini, al sostegno del presidente della URC, Giorgio Vaccaro, a quello di “Mille bambini a via Margutta” (associazione creata da Piero Gabrielli per la prevenzione e l’integrazione), del Comitato Nazionale Italiano Fair Play e all’appoggio incondizionato dell’Associazione Persone Down - è una realtà oramai consolidata, un modello invidiato da molti altri club. L’obiettivo è di per-

mettere a bambini e bambine, ragazzi e ragazze con sindrome di Down di praticare sport e di sviluppare valori umani fondamentali, quali la solidarietà, la cooperazione e la lealtà. I successi finora ottenuti, sono sotto gli occhi di tutti: i bambini Down, vincendo la diffidenza di genitori e operatori, hanno conquistato, giocando a rugby insieme agli altri bambini, oltre a una notevole fisicità, autostima e indipendenza, raggiungendo mete e risultati insperati a detta degli stessi addetti ai lavori e acquistando indipendenza e autostima.

Il fine settimana agonistico dell’UnicusanoFondi è stato principalmente caratterizzato dalla gara dell’Under 17, scesa in campo per la disputa dei quarti di finale valevoli per i play off di categoria. La sfida d’andata giocata a Madonna degli Angeli contro il Padova è terminata con un 2-2 che rimanda tutto alla partita da disputare domenica prossima in terra veneta, ma che numeri alla mano sembra dare un piccolo vantaggio all’undici padovano, che per ottenere il passaggio del turno potrà giocare per due risultati. «Noi, invece, dovremo cercare solo la vittoria, in quanto il regolamento andrebbe a premiare loro, che in campionato hanno fatto qualcosa meglio di noi - ha affermato a fine gara Danilo Ligori, tecnico degli Allievi fondani - Sotto questo aspetto posso ritenermi fiducioso, pensiamo di potercela giocare fino in fondo,

convinti di poter approdare a questa sospirata Final Four». Una gara difficile e spigolosa quella disputata domenica a Madonna degli Angeli (due volte avanti gli ospiti, rimonta con la doppietta di Galeoto, avversari che hanno chiuso in dieci per l’espulsione del portiere ed emozioni sino al fischio finale), conclusa con una serie di lamentele su ambo le sponde: «Ma a questo punto della stagione sono cose fanno parte del gioco, tutti vogliono arrivare fino in fondo - afferma l’allenatore dei rossoblù - Quello che è importante sarà ricaricarci al meglio, perché l’impegno che ci attende non è dei più semplici, e se vogliamo cercare il risultato pieno, allora dovremo prepararci nel modo migliore». I GIOVANISSIMI. Nel frattempo, si è concluso anche il cammino dei Giovanissimi regionali Fascia B, che hanno vin-

to in bello stile il recupero di campionato giocato contro i pari categoria del Sermoneta. Una vittoria netta e limpida, esatta fotografia di una stagione che i ragazzi di Piero Parisella hanno saputo giocare sempre su alti livelli. La classifica finale dei giovanotti rossoblù parla infatti di un secondo posto finale (una sola sconfitta su 26 partite giocate) che magari può destare qualche rammarico, ma che al tempo stesso può definirsi più che soddisfacente per tutto il gruppo e per la società stessa. I TORNEI. Per alcuni di que-

sti ragazzi, la stagione continuerà con la partecipazione al Torneo “Città di Sezze”, una delle classiche competizioni di fine anno. E stasera sarà in campo anche la Berretti, di scena al “Memorial Caporuscio” e che andrà a caccia dell’accesso alla finale. © Copyright Università Niccolò Cusano

© Copyright Università Niccolò Cusano

LA VIGNETTA

SOSTEGNO. Premiazioni costi-

tuite, oltre che dalle maglie ricordo, da palloni ovali, simbolo del giocare insieme, messi a disposizione quest’anno dall’avvocato Gherardo Sassoli Della Rosa, giudice sportivo della Fir, ex campione della Rugby Roma e compagno di squadra e amico di Piero Ga-

Alcune immagini della XXI edizione del Torneo “Piero Gabrielli” che si è tenuto domenica 21 maggio a Roma

Prodotto da “L’ Arte nel Cuore”, Testi di Andrea Giovalè, Disegni di Vincenzo Lomanto. www.fourenergyheroes.it



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